La Niobe (g.c. Mauro Millefiorini)
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Breve e parziale cronologia.
1916
Impostata nei
cantieri Reiherstieg Schiffswerfte & Maschinenfabrik AG di Amburgo (numero
di cantiere 493).
1916
Varata nei cantieri
Reiherstieg Schiffswerfte & Maschinenfabrik AG di Amburgo.
1917
Entra in servizio per
la Kaiserliche Marine (la Marina imperiale tedesca) come cisterna militare Sylt, presso il Kaiserliche Werft di
Kiel.
23 luglio 1921
Consegnata all’Italia
in conto riparazione danni di guerra.
27 novembre 1921
Entra in servizio per
la Regia Marina come Niobe (altra
fonte data il cambio di nome al febbraio 1921, altra ancora al 1919).
5 luglio 1923
L’iscrizione della Niobe nei quadri del naviglio da guerra
dello Stato viene temporaneamente sospesa, per dare la nave in gestione al
Consorzio Utenti Nafta, con sede a Genova.
1925
Data in gestione alla
Società Nazionale Olii Minerali, con sede a Genova.
1929
Data in gestione
all’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP), con sede a Genova.
17 settembre 1931
Reiscritta nei quadri
del naviglio da guerra dello Stato.
1934
Si trova in Mar Rosso
alle dipendenze del locale Comando Superiore Navale, insieme all’incrociatore
leggero Bari, all’esploratore Pantera, al cacciatorpediniere Palestro, alla
torpediniera Audace ed ai posamine Azio ed Ostia.
La perdita
Il 10 giugno 1940,
all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Niobe risultava formalmente dislocata a Massaua, assegnata al
Gruppo Navi Ausiliarie Dipartimentali del Comando Navale Africa Orientale
Italiana, del quale era l’unica nave cisterna per nafta. In realtà, sin
dall’inizio dell’aprile 1940 la nave si trovava ad Assab, l’unico altro porto
eritreo di rilievo oltre a Massaua (ma situato molto più a sud, in Dancalia,
quasi all’estremità sudorientale dell’Eritrea), sede di una piccola base
navale.
Al pari del resto del
naviglio ausiliario di base in Eritrea, la Niobe
trascorse il periodo compreso tra il giugno 1940 e l’aprile 1941 stazionando inattiva
in porto, in attesa dell’evolversi degli eventi, e bersagliata nel mentre dai
bombardamenti aerei britannici. Incursioni che purtroppo sortirono effetto: la Niobe venne infatti ripetutamente
colpita, con seri danni e perdite tra l’equipaggio.
Il fuochista
ordinario Bartolomeo Bacino si trovava a terra quando, durante uno di questi
attacchi aerei, suonò l’allarme e la Niobe
venne colpita da raffiche di mitragliatrice che uccisero o ferirono tutti i
serventi di uno dei pezzi. Bacino risalì subito sulla lancia di servizio con la
quale era sceso a terra, remò fin sottobordo alla nave e risalì a bordo,
trovando il cannone che era stato colpito inattivo, essendo tutti i suoi
serventi – tra cui uno degli ascari dell’equipaggio, suo grande amico – morti o
feriti. Pur essendo un fuochista, Bacino accorse al cannone e regolò da sé le
spolette dei proiettili, aprendo il fuoco contro gli aerei e ritenendo di averne
colpito uno, il cui abbattimento fu tuttavia in seguito attribuito alle
batterie di terra (per l’abbattimento di un velivolo nemico era stato anche
fissato un consistente premio in denaro). Il comandante della Niobe espresse anche il volere di voler
proporre Bacino per una Medaglia d’Argento al Valor Militare, ma ciò non ebbe
seguito a causa della successiva caduta dell’Eritrea.
Il 5 gennaio 1941, in
base ad ordini superiori, la cisterna danneggiata lasciò Assab per Massaua,
dove alcuni dei cannoni da 76/40 mm del suo armamento, non essendo più necessari
a bordo, vennero sbarcati ed andarono a rinforzare la difesa di Massaua, venendo
impiegati per realizzate la batteria contraerea «Ma. 596» di «Quota 21» (che
disponeva di 4 pezzi da 76/40 mm), situata nei pressi della città e
precisamente nella località Otummulu, nella piana di Mon Gul, davanti ad un
vecchio aeroporto e rivolta verso il mare. La batteria – che andava a
rafforzare le preesistenti batterie Forte Vittoria ed Abedercar, situate alla
sua sinistra – prese appunto il nome di «Niobe», e fu armata con personale
sbarcato dalla cisterna eponima.
Nel frattempo le
forze dell’Africa Orientale Italiana, circondate da colonie britanniche e prive
di possibilità di rifornimento, dopo le prime vittorie dell’estate 1940 erano
dovute progressivamente arretrare, perdendo terreno. Nella primavera del 1941
era chiaro che era questione di tempo prima che le truppe del Commonwealth
occupassero l’intera colonia.
Il comandante delle
forze navali italiane in Africa Orientale, contrammiraglio Mario Bonetti,
esaminò cosa fare delle navi militari e mercantili sotto il suo comando, tutte
stazionarie a Massaua od Assab. Bonetti decise che le poche navi che avrebbero
avuto concrete possibilità di raggiungere la Francia occupata od il neutrale
Giappone sarebbero dovute partire tra febbraio e marzo, i cinque
cacciatorpediniere a disposizione sarebbero stati lanciati in un attacco senza
ritorno contro Porto Sudan, e tutte le altre navi si sarebbero autoaffondate,
in parte nell’arcipelago delle Dahlak (alcune fonti danno anzi la stessa Niobe come autoaffondata nel canale tra
Nocra e Dahlak Kebir il 15 aprile 1941, ma si tratta di un errore) ed in parte
nel porto di Massaua: in questo modo si sarebbe ottenuto non solo di non far
cadere le navi intatte in mano nemica, ma anche di rendere inutilizzabile il
porto per lungo tempo. In tutto sedici navi, oltre a naviglio minore, si
sarebbero autoaffondate a Massaua: cinque, più due bacini galleggianti,
avrebbero ostruito l’imbocco del porto militare, quattro, oltre ad un pontone
gru, avrebbero bloccato l’ingresso del porto commerciale, e sette (Alberto Treves, Niobe, Vesuvio, Frauenfels, Brenta, Colombo e Liebenfels) si sarebbero autoaffondati
all’imbocco del porto meridionale (la più ampia delle tre), formando una vera e
propria barriera di relitti disposti in linea di fila. La Niobe era destinata a quest’ultima fine: prima, però, compì il suo
ultimo viaggio e la sua ultima missione come cisterna militare, trasportando da
Assab a Massaua l’ultima riserva rimasta di carburante, destinata ai
cacciatorpediniere in partenza per l’attacco contro Porto Sudan.
Poi, tra il 2 e l’8
aprile 1941 (per una fonte l’8 aprile, giorno della caduta di Massaua, contemporaneamente
al posamine Ostia ed alla cannoniera Biglieri), la Niobe si autoaffondò all’imboccatura del porto meridionale di
Massaua, tra i piroscafi Alberto Treves
(a proravia) e Vesuvio (a poppavia).
Gli uomini del suo
equipaggio, addetti alla batteria «Niobe» sistemata a terra, si arresero il 7 aprile,
quando un carro armato britannico sopraggiunto puntò il proprio cannone su di
loro, intimando la resa. Massaua era caduta.
L’ equipaggio della Niobe, fatto prigioniero, venne
internato nel grande campo di prigionia di Zonderwater, in Sudafrica, restandovi
per diversi anni, per poi essere trasferito in un campo di prigionia in India
(nei pressi di Bhopal) negli ultimi sei-sette mesi del conflitto. Altri finirono, apparentemente, nel Regno Unito. I superstiti
rientrarono in Italia solo nel gennaio 1946.
Il relitto della Niobe venne recuperato e demolito
nell’immediato dopoguerra.
Caduti della Niobe:
Armando Gatti, capo meccanico di terza classe,
disperso l'8.4.1941
Sergio Naccari, marinaio, deceduto in
prigionia nel Regno Unito il 4.7.1943
Di seguito, una serie di foto e
documenti gentilmente forniti da Aldo Bacino, figlio del fuochista Bartolomeo
Bacino.
Bartolomeo
Bacino a Massaua con altri marinai, nel 1938-1939:
“Salvatore”, l’ascaro (eritreo)
di Marina amico di Bartolomeo Bacino, nonché ottimo pugile. Durante un attacco
aereo sulla Niobe, fu colpito alle
cosce da due proiettili di mitragliatrice sparati da un aereo e morì per
dissanguamento.
Bartolomeo Bacino ed alcuni
compagni sull’albero della Niobe ad
Assab, il 16 giugno 1940:
Bartolomeo Bacino durante la
prigionia in Sudafrica:
Bartolomeo Bacino a La Spezia
con altri due reduci, il 23 marzo 1949:
Concessione della Croce al
Merito di Guerra:
Precisazione sulle ultime
vicende della Niobe:
Documenti sul ricovero in
ospedale durante la prigionia:
Dichiarazione sulla perdita
del corredo, e disimpegno dalla Marina:
Richiesta di congedo e
pagamento delle spettanze arretrare:
Mio padre fu imbarcato sulla R.N. Niobe a metà degli anni 30
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