venerdì 11 luglio 2014

Niobe


La Niobe (g.c. Mauro Millefiorini)


Nave cisterna per nafta della Regia Marina, da 3160-3120-3498 (o 3740) tonnellate di dislocamento (e 1765 tonnellate di stazza lorda). Lunga 79,9-80,31 metri e larga 11,43, pescaggio 4,57 m, velocità 9,5-11 nodi, 62 uomini di equipaggio, armata con tre cannoni antiaerei da 76/40 mm (in precedenza con due cannoni da 120 mm ed uno da 76). Capacità di carico: 2000 tonnellate di nafta.

Breve e parziale cronologia.

1916
Impostata nei cantieri Reiherstieg Schiffswerfte & Maschinenfabrik AG di Amburgo (numero di cantiere 493).
1916
Varata nei cantieri Reiherstieg Schiffswerfte & Maschinenfabrik AG di Amburgo.
1917
Entra in servizio per la Kaiserliche Marine (la Marina imperiale tedesca) come cisterna militare Sylt, presso il Kaiserliche Werft di Kiel.
23 luglio 1921
Consegnata all’Italia in conto riparazione danni di guerra.
27 novembre 1921
Entra in servizio per la Regia Marina come Niobe (altra fonte data il cambio di nome al febbraio 1921, altra ancora al 1919).
5 luglio 1923
L’iscrizione della Niobe nei quadri del naviglio da guerra dello Stato viene temporaneamente sospesa, per dare la nave in gestione al Consorzio Utenti Nafta, con sede a Genova.
1925
Data in gestione alla Società Nazionale Olii Minerali, con sede a Genova.
1929
Data in gestione all’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP), con sede a Genova.
17 settembre 1931
Reiscritta nei quadri del naviglio da guerra dello Stato.
1934
Si trova in Mar Rosso alle dipendenze del locale Comando Superiore Navale, insieme all’incrociatore leggero Bari, all’esploratore Pantera, al cacciatorpediniere Palestro, alla torpediniera Audace ed ai posamine Azio ed Ostia.

La perdita

Il 10 giugno 1940, all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Niobe risultava formalmente dislocata a Massaua, assegnata al Gruppo Navi Ausiliarie Dipartimentali del Comando Navale Africa Orientale Italiana, del quale era l’unica nave cisterna per nafta. In realtà, sin dall’inizio dell’aprile 1940 la nave si trovava ad Assab, l’unico altro porto eritreo di rilievo oltre a Massaua (ma situato molto più a sud, in Dancalia, quasi all’estremità sudorientale dell’Eritrea), sede di una piccola base navale.
Al pari del resto del naviglio ausiliario di base in Eritrea, la Niobe trascorse il periodo compreso tra il giugno 1940 e l’aprile 1941 stazionando inattiva in porto, in attesa dell’evolversi degli eventi, e bersagliata nel mentre dai bombardamenti aerei britannici. Incursioni che purtroppo sortirono effetto: la Niobe venne infatti ripetutamente colpita, con seri danni e perdite tra l’equipaggio.
Il fuochista ordinario Bartolomeo Bacino si trovava a terra quando, durante uno di questi attacchi aerei, suonò l’allarme e la Niobe venne colpita da raffiche di mitragliatrice che uccisero o ferirono tutti i serventi di uno dei pezzi. Bacino risalì subito sulla lancia di servizio con la quale era sceso a terra, remò fin sottobordo alla nave e risalì a bordo, trovando il cannone che era stato colpito inattivo, essendo tutti i suoi serventi – tra cui uno degli ascari dell’equipaggio, suo grande amico – morti o feriti. Pur essendo un fuochista, Bacino accorse al cannone e regolò da sé le spolette dei proiettili, aprendo il fuoco contro gli aerei e ritenendo di averne colpito uno, il cui abbattimento fu tuttavia in seguito attribuito alle batterie di terra (per l’abbattimento di un velivolo nemico era stato anche fissato un consistente premio in denaro). Il comandante della Niobe espresse anche il volere di voler proporre Bacino per una Medaglia d’Argento al Valor Militare, ma ciò non ebbe seguito a causa della successiva caduta dell’Eritrea.
Il 5 gennaio 1941, in base ad ordini superiori, la cisterna danneggiata lasciò Assab per Massaua, dove alcuni dei cannoni da 76/40 mm del suo armamento, non essendo più necessari a bordo, vennero sbarcati ed andarono a rinforzare la difesa di Massaua, venendo impiegati per realizzate la batteria contraerea «Ma. 596» di «Quota 21» (che disponeva di 4 pezzi da 76/40 mm), situata nei pressi della città e precisamente nella località Otummulu, nella piana di Mon Gul, davanti ad un vecchio aeroporto e rivolta verso il mare. La batteria – che andava a rafforzare le preesistenti batterie Forte Vittoria ed Abedercar, situate alla sua sinistra – prese appunto il nome di «Niobe», e fu armata con personale sbarcato dalla cisterna eponima.
Nel frattempo le forze dell’Africa Orientale Italiana, circondate da colonie britanniche e prive di possibilità di rifornimento, dopo le prime vittorie dell’estate 1940 erano dovute progressivamente arretrare, perdendo terreno. Nella primavera del 1941 era chiaro che era questione di tempo prima che le truppe del Commonwealth occupassero l’intera colonia.
Il comandante delle forze navali italiane in Africa Orientale, contrammiraglio Mario Bonetti, esaminò cosa fare delle navi militari e mercantili sotto il suo comando, tutte stazionarie a Massaua od Assab. Bonetti decise che le poche navi che avrebbero avuto concrete possibilità di raggiungere la Francia occupata od il neutrale Giappone sarebbero dovute partire tra febbraio e marzo, i cinque cacciatorpediniere a disposizione sarebbero stati lanciati in un attacco senza ritorno contro Porto Sudan, e tutte le altre navi si sarebbero autoaffondate, in parte nell’arcipelago delle Dahlak (alcune fonti danno anzi la stessa Niobe come autoaffondata nel canale tra Nocra e Dahlak Kebir il 15 aprile 1941, ma si tratta di un errore) ed in parte nel porto di Massaua: in questo modo si sarebbe ottenuto non solo di non far cadere le navi intatte in mano nemica, ma anche di rendere inutilizzabile il porto per lungo tempo. In tutto sedici navi, oltre a naviglio minore, si sarebbero autoaffondate a Massaua: cinque, più due bacini galleggianti, avrebbero ostruito l’imbocco del porto militare, quattro, oltre ad un pontone gru, avrebbero bloccato l’ingresso del porto commerciale, e sette (Alberto Treves, Niobe, Vesuvio, Frauenfels, Brenta, Colombo e Liebenfels) si sarebbero autoaffondati all’imbocco del porto meridionale (la più ampia delle tre), formando una vera e propria barriera di relitti disposti in linea di fila. La Niobe era destinata a quest’ultima fine: prima, però, compì il suo ultimo viaggio e la sua ultima missione come cisterna militare, trasportando da Assab a Massaua l’ultima riserva rimasta di carburante, destinata ai cacciatorpediniere in partenza per l’attacco contro Porto Sudan.
Poi, tra il 2 e l’8 aprile 1941 (per una fonte l’8 aprile, giorno della caduta di Massaua, contemporaneamente al posamine Ostia ed alla cannoniera Biglieri), la Niobe si autoaffondò all’imboccatura del porto meridionale di Massaua, tra i piroscafi Alberto Treves (a proravia) e Vesuvio (a poppavia).
Gli uomini del suo equipaggio, addetti alla batteria «Niobe» sistemata a terra, si arresero il 7 aprile, quando un carro armato britannico sopraggiunto puntò il proprio cannone su di loro, intimando la resa. Massaua era caduta.
L’ equipaggio della Niobe, fatto prigioniero, venne internato nel grande campo di prigionia di Zonderwater, in Sudafrica, restandovi per diversi anni, per poi essere trasferito in un campo di prigionia in India (nei pressi di Bhopal) negli ultimi sei-sette mesi del conflitto. Altri finirono, apparentemente, nel Regno Unito. I superstiti rientrarono in Italia solo nel gennaio 1946.
Il relitto della Niobe venne recuperato e demolito nell’immediato dopoguerra.

Caduti della Niobe:

Armando Gatti, capo meccanico di terza classe, disperso l'8.4.1941

Sergio Naccari, marinaio, deceduto in prigionia nel Regno Unito il 4.7.1943


Di seguito, una serie di foto e documenti gentilmente forniti da Aldo Bacino, figlio del fuochista Bartolomeo Bacino.

Bartolomeo Bacino a Massaua con altri marinai, nel 1938-1939:









 “Salvatore”, l’ascaro (eritreo) di Marina amico di Bartolomeo Bacino, nonché ottimo pugile. Durante un attacco aereo sulla Niobe, fu colpito alle cosce da due proiettili di mitragliatrice sparati da un aereo e morì per dissanguamento.



Bartolomeo Bacino ed alcuni compagni sull’albero della Niobe ad Assab, il 16 giugno 1940:



Bartolomeo Bacino durante la prigionia in Sudafrica:



Bartolomeo Bacino a La Spezia con altri due reduci, il 23 marzo 1949:


Concessione della Croce al Merito di Guerra:


Precisazione sulle ultime vicende della Niobe:


Documenti sul ricovero in ospedale durante la prigionia:


 
Dichiarazione sulla perdita del corredo, e disimpegno dalla Marina:
 


Richiesta di congedo e pagamento delle spettanze arretrare:







Relitti del Mar Rosso

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