Piroscafo da carico
da 5827 (per altra fonte 5915 o 5952) tsl e 3681 tsn, lungo 118 metri, largo
16,5 m, pescaggio 9 m e velocità 10 nodi. Di proprietà della Società Anonima di
Navigazione Lloyd Triestino, avente sede a Trieste, ed iscritto con matricola
208 al Compartimento marittimo di Venezia.
Breve e parziale cronologia.
1924
Costruito nello
Stabilimento Tecnico Triestino di Trieste per la Navigazione Libera Triestina
S. A. (con sede a Trieste) come Salvore,
ma subito ribattezzato Sistiana
(altra fonte data il cambio di nome al 1937, con il passaggio al Lloyd
Triestino, ma è con ogni probabilità un errore).
Insieme ad altri tre
piroscafi della NLT (Maiella, Perla e Sabbia), viene impiegato sulla linea che compie il periplo
dell’Africa, con partenza dall’Italia, attraversamento del canale di Suez,
discesa della costa orientale africana fino al Sudafrica e poi risalita della
costa occidentale africana, rientro nel Mediterraneo ed arrivo in Italia.
Trascorrerà su queste rotte pressoché tutta la sua vita sotto bandiera
italiana.
1927
Compie un viaggio in
Sudafrica come fiera itinerante di prodotti italiani, con esposizione di
prodotti di circa 200 aziende italiane, tra cui la FIAT, la Cirio, l’Alfa Romeo
la Perugina.
1928
Tra i suoi passeggeri
vi è il giornalista e funzionario fascista Gigi Maino, intento in un periplo
propagandistico dell’Africa che racconterà poi nel libro “L’Africa senza
sfingi”.
1937
Con l’assorbimento
della Navigazione Libera Triestina nel Lloyd Triestino, il Sistiana viene trasferito a tale compagnia.
Maggio 1940
Il Sistiana viene fermato da navi da guerra
britanniche per controlli e costretto a sbarcare 51 sacchi di posta, che
vengono sequestrati.
La perdita
Il Sistiana fu una delle numerosissime navi
italiane che, il 10 giugno 1940, la dichiarazione di guerra dell’Italia sorprese
non solo in un porto al di fuori del Mediterraneo, ma addirittura nemico: il
piroscafo si trovava infatti nella Table Bay (Capetown), con a bordo un carico
di 600 tonnellate di merci destinate appunto a Capetown.
Prima ancora della
dichiarazione di guerra, nell’ormai evidente imminenza di quanto sarebbe
accaduto, il comandante del Sistiana
avrebbe voluto salpare le ancore e prendere il mare senza scaricare la merce,
per evitare la cattura, ma i mercanti destinatari del carico richiesero ed ottennero
un’interdizione che obbligava la nave italiana a sbarcare il proprio carico,
così che il Sistiana fu portato alle
banchine della Table Bay e posto sotto sorveglianza di un guardie armate,
alloggiate in un treno che venne parcheggiato sui binari accanto alla nave.
Alle 21.30 (ora
locale) del 10 giugno, due ore e mezzo prima dell’inizio delle ostilità tra
Italia ed Alleati, le guardie armate ed uomini della Seaward Defence Force
(l’embrionale Marina sudafricana) salirono a bordo del Sistiana e lo sequestrarono. Secondo il libro “Forzate il blocco!”
di Dobrillo Dupuis, mentre i militari sudafricani salivano a bordo il piroscafo
si autoaffondò, rovesciandosi su un fianco ed in tal modo ostruendo le banchine
del porto ed intralciando il traffico portuale, ma in realtà l’equipaggio fu
sopraffatto prima di poter tentare l’autoaffondamento, e la nave fu catturata
intatta.
Equipaggio e
passeggeri, circa 200 persone, vennero sbarcati sotto sorveglianza, e l’intera
nave fu minuziosamente ispezionata. Non fu opposta nessuna resistenza, né
sarebbe stato possibile altrimenti (il diario di guerra del locale comando in
capo afferma addirittura che l’equipaggio si sarebbe avviato all’internamento
cantando “Rule Britannia”, ma questo appare quanto meno eccessivo).
A bordo del Sistiana, poco dopo la cattura, venne
anche girato un filmato propagandistico della Pathé Gazette (dal titolo
“Italian Steamer Seized”), che mostrava sentinelle di guardia sulla nave
catturata, l’affissione dell’ordinanza che sanciva la formale cattura del
piroscafo, la bandiera sudafricana issata sopra quella italiana, e soldati
sudafricani che esibivano trofei presi a bordo della nave, come un salvagente
del Sistiana ed un ritratto fracassato
di Benito Mussolini.
Gli uomini del Sistiana passarono il resto della guerra
in campi di internamento. Non tutti fecero ritorno: il marittimo Giuseppe
Cavallarin, di Lussinpiccolo, morì il 27 novembre 1943.
Quanto al Sistiana, dopo la confisca da parte
delle autorità sudafricane, il 30 giugno 1940 venne consegnato all’azienda
statale “South African Railways and Harbours” e ribattezzato Myrica dal governo del Sudafrica
(nominativo radio MSJP). Nel 1941 (o 1942) il piroscafo venne trasferito al
Regno Unito (e registrato a Glasgow od a Londra), ed il Ministry of War
Transport lo ribattezzò Empire Union,
dandolo in gestione alla Canadian Pacific Steamship Ltd. di Montreal. La nave
fu quindi impiegata con equipaggio britannico, sotto il controllo del
Commonwealth, facendo parte di numerosi convogli, quali l’OB 300 (Atlantico,
marzo 1941), l’OG 57 (Africa occidentale, aprile 1941), il WN 134 (Scozia,
maggio 1941), l’FS 506 (Mare del Nord, giugno 1941), l’FN 482 (giugno 1941),
l’EC 36 (Inghilterra, giugno 1941), il WN 179 (Scozia, settembre 1941), l’FS
594 (Mare del Nord, settembre 1941), l’EC 79 (Inghilterra, settembre 1941),
l’ON 23 (Nordatlantico, ottobre 1941), il WN 211 (Scozia, novembre 1941), l’FS
662 (Mare del Nord, dicembre 1941), l’FS 664 (dicembre 1941), l’FN 595 (gennaio
1942), l’EN 30 (Inghilterra, gennaio 1942),
l’SC 72 (Nordatlantico, febbraio 1942), il BB 150 (Mar d’Irlanda, marzo
1942), il WP 130 (canale della Manica, marzo 1942), il PW 135 (aprile 1942), il
BX 18 (Canada, maggio 1942), l’HS 5 (maggio 1942), l’HS 25 (luglio 1942), l’SQ
19 (luglio 1942), il QS 22 (luglio 1942), il WN 325 (Scozia, agosto 1942), l’FS
888 (Mar del Nord, agosto 1942), l’FN 812 (settembre 1942), l’EN 138 (settembre
1942), l’HF 7 (ottobre 1942), l’FH 10 (ottobre 1942), il WN 360 (Scozia,
novembre 1942), l’FS 961 (Mare del Nord, novembre 1942), l’FN 884 (dicembre
1942) e l’EN 171 (dicembre 1942).
Il 27 dicembre 1942
l’Empire Union (avente un carico di 934
tonnellate di merci varie, tra cui rifornimenti governativi) si trovava in
navigazione da Londra a St. John, New Brunswick, via Loch Ewe (dove aveva fatto
scalo il 19 dicembre) con il convoglio ON. 156, quando, verso le 2.40, fu
silurato, insieme al piroscafo Melrose
Abbey, dal sommergibile tedesco U 356,
che mezz’ora dopo silurò anche i trasporti Soekaboemi
e King Edward, prima di essere a sua
volta affondato con tutto l’equipaggio dalle unità della scorta.
L’Empire Union affondò in posizione 47°30’
N e 24°30’ O, al largo delle Azzorre, portando con sé il suo comandante, Hubert
Arthur MacCallum, altri quattro membri dell’equipaggio civile ed un cannoniere
della Royal Navy, mentre i rimanenti 59 marittimi e 4 cannonieri che
componevano il suo equipaggio furono recuperati dalla nave soccorso Toward, che
li sbarcò ad Halifax il 9 gennaio 1943.
Solo il 30 gennaio
1947, dopo sei anni e mezzo di prigionia, l’equipaggio del Sistiana, insieme a quello del piroscafo Timavo (autoaffondatosi presso Durban nel giugno 1940) ed ai
fascisti più irriducibili tra i prigionieri italiani in Sudafrica, poté
imbarcarsi sul piroscafo Chitral per
lasciare quella terra. Il 10 febbraio 1947, finalmente, gli uomini del Sistiana sbarcarono nel porto di Napoli,
in una nuova Italia che mai prima avevano visto.
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