La Loasso (Coll. Giorgio Spazzapan, via www.promotorimuseimare.org) |
Motonave da carico da
5968 tsl e 3491 tsn, lunga 120,1 metri e larga 15,8, pescaggio 10,7 metri,
velocità 10 nodi. Di proprietà della Società Anonima di Navigazione Polena di
Genova, iscritta con matricola 1048 al Compartimento Marittimo di Genova.
Breve e parziale cronologia.
1921
Costruita dai
cantieri Ansaldo-San Giorgio di La Spezia (per altra fonte G. Ansaldo & Co.
di Sestri Ponente), con numero di cantiere 195, come piroscafo Vejo, per la Società di Navigazione
Romana (avente sede a Roma).
1929
Acquistato dalla
Società Anonima Italiana di Navigazione (di Genova) e ribattezzato Messico.
1936
Acquistato dalla
Polena Società di Navigazione (di Genova), trasformato in motonave e
ribattezzato Loasso.
Marzo 1940
A guerra mondiale già
scoppiata, ma durante la non belligeranza italiana, la Loasso finisce al centro di un incidente internazionale insieme ad
un’altra nave, l’Orata. Entrambe le
unità, partite da Rotterdam e dirette in Italia con un carico di carbone tedesco,
il 5 marzo 1940 vengono infatti sequestrate e dirottate da cacciatorpediniere
britannici nella rada delle Downs (al largo di Deal, nel Kent, dove è stata
stabilita una base britannica per i controlli sul contrabbando) dalle unità
britanniche che assicurano il blocco navale contro la Germania (dal 1° marzo è
entrato in vigore il divieto, imposto dal Regno Unito, dell’esportazione di
carbone tedesco da Rotterdam in Italia, pena l’intercettazione in alto mare e
conseguente sequestro delle navi e confisca dei carichi come preda bellica),
per effettuare controlli. Stessa sorte subiscono anche altre sette navi
italiane anch’esse cariche di carbone, i piroscafi Absirtea, Felce, Numidia, Liana, Rapido, Ernesto e Caterina, ed entro l’8 marzo il numero salirà a 15, tra cui i
mercantili Pozzuoli, Ischia, Integritas, Pamia, Semien e San Luigi (in tutto in quei giorni vi sono a Rotterdam 17 navi
intente a caricare carbone: l’Italia, per questa risorsa di energia, dipende
infatti dalle importazioni, ed il 60 % del carbone importato – 11.000.000 di
tonnellate – viene dalla Germania). In tutto più di 100.000 tonnellate di
carbone vengono confiscate. Il governo italiano invia a Londra una forte nota
di protesta, dicendo che l’accaduto mette in discussione le relazioni politiche
ed economiche stabilite tra i due paesi, e la notizia viene riportata da
numerosi giornali tedeschi (che parlano di pirateria e furto ai danni
dell’Italia), britannici (alcuni dei quali rivendicano il diritto del Regno
Unito di interdire le esportazioni di carbone della Germania, mentre altri
prospettano una crisi con l’Italia ed ipotizzano i suoi risvolti), italiani
(tra i quali “Il popolo d’Italia” denuncia l’accaduto come imperdonabile,
mentre altre testate auspicano una soluzione che non nuoccia ai rapporti
anglo-italiani), australiani, americani. A Venezia un folto gruppo di studenti
universitari organizza una manifestazione di protesta (la prima manifestazione
antibritannica dai tempi della guerra d’Etiopia) contro il blocco navale
britannico sotto il consolato del Regno Unito, venendo disperso da polizia e
carabinieri. L’accaduto sconcerta anche molti circoli italiani usualmente
favorevoli ai britannici.
Il 6 marzo la Loasso, dopo i controlli effettuati al
largo di Deal dal comitato britannico sulle esportazioni nemiche, viene
rilasciata insieme al suo carico di carbone tedesco, unica delle navi
sequestrate (le altre verranno rilasciate solo dopo aver sbarcato il carico),
perché è partita da Rotterdam prima del 1° marzo (od il giorno stesso), data
stabilita come inizio del blocco, sebbene sia stata ritardata da problemi alle
macchine. La Loasso può così
raggiungere l’Italia, mentre il carbone trasportato dalle altre navi viene
invece confiscato.
L’affondamento
Intorno alle 3.30 del
26 giugno 1940, appena sedici giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, la Loasso, in navigazione (da sola) da
Venezia a Bari carica di carbone, urtò a tre miglia da Mattinata, nel golfo di
Manfredonia (per altra fonte nei pressi di Torre Preposti od a tre miglia dal
Gargano), una mina appartenente ad uno sbarramento di 50 ordigni posato il 14
giugno precedente, due miglia e mezzo ad est di Brindisi, dal sommergibile
posamine britannico Rorqual. Altra
fonte (Historisches MarineArchiv) puntualizza che in zona era presente anche un
campo minato difensivo italiano, ma le fonti ufficiali italiane, mentre
evidenziano la possibilità che quest’ultimo sia stato la causa della perdita
del piroscafetto Rina Croce,
affondato su mine nella stessa zona tre mesi più tardi, sembrano invece
attribuire con certezza alle mine del Rorqual
la perdita della Loasso. L’intero
equipaggio della motonave poté porsi in salvo, ma dopo una lunga agonia la Loasso affondò alle 6.50 dello stesso 26
giugno.
Il volume "Navi mercantili perdute" dell'USMM indica la posizione dell'affondamento come 41°40' N e 16°20' E, ma in realtà il relitto della Loasso giace molto più vicino alla costa, a 3,3 miglia da Torre Preposti (Gargano), in posizione 41°46.588' N e 16°16.144' E. La nave si presenta spezzata in quattro tronconi, ormai collassati, sui quali l'immersione è vietata in quanto estremamente pericolosa.
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