L’Asteria ed il gemello Giada in allestimento (foto tratta dal supplemento al n. 11 della Rivista Marittima, novembre 1998, “I sommergibili di Monfalcone” di Alessandro Turrini, via www.betasom.it)
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16 ottobre 1940
Impostazione presso i
Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone. Numero di costruzione 1262.
25 giugno 1941
Varo presso i
Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone.
8 novembre 1941
Entrata in servizio.
Subito ha inizio un periodo di intenso addestramento.
9 febbraio 1942
Il marinaio motorista Antonio Pardo, 21 anni, da Portici, muore sull'Asteria nel Mediterraneo centrale.
Inizio della prima
missione di guerra, nelle acque della Cirenaica.
15 maggio 1942
L’Asteria, mentre sta emergendo di sera
per iniziare l’agguato notturno in superficie, avvista un cacciatorpediniere
che si sta avvicinando ad elevata velocità nel tentativo di speronarlo: il
sommergibile si deve rapidamente re-immergere rapidamente e viene poi sottoposto
a caccia con bombe di profondità per lungo tempo, ma i danni non sono gravi. Il
battello prosegue nella missione, concludendola il 25 maggio.
7 luglio 1942
L’Asteria (TV Pasquale Beltrame) assume
l’agguato tra Cipro e la Siria. Per una settimana non si verificano
avvistamenti.
14 luglio 1942
Alle 02.00 del 14
luglio avvista a poca distanza un’unità che identifica come un
cacciatorpediniere e lo attacca con il lancio di un siluro, che viene evitato
con la manovra; l’Asteria ne lancia
un altro e sente poi una forte esplosione, ma nessuna unità nemica risulterà
danneggiata.
Nella serata dello
stesso 14 luglio, alle 23.47, il battello italiano viene avvistato in posizione
33°57’ N e 34°34’ E (una cinquantina di miglia ad ovest di Beirut), mentre
naviga in superficie con rotta 100°, dal sommergibile britannico Turbulent (da mezzo miglio di distanza).
L’Asteria, avendo già avvistato a sua
volta il Turbulent da 1000 metri di
distanza e ritenendolo un sommergibile italiano avente rotta 290° (la posizione
data, 33°52’ N e 34°46’ E, risulta leggermente differente da quella indicata
dall’unità britannica), vira a dritta e si allontana alla massima velocità per
perdere il contatto (probabilmente allo scopo di evitare incidenti). Il Turbulent, che ha correttamente
identificato il sommergibile sconosciuto come un’unità italiana, ritiene
erroneamente che questi si sia immerso, pertanto, un minuto dopo (alle 23.48)
s’immerge a sua volta. Così si conclude l’incontro.
12 agosto 1942
Dislocato ad ovest di
Malta per contrastare l’operazione britannica “Pedestal” (battaglia di Mezzo
Agosto). Nessun evento di rilievo.
13 novembre 1942
L’Asteria (TV Dante Morrone) avvista due
unità minori nelle acque di Capo Carbon ed alle 02.05 lancia due siluri contro
una di esse. Causa l’elevata fosforescenza dell’acqua, la nave avvista i siluri
per tempo e li evita con la manovra, poi l’Asteria
viene sottoposto a dura caccia con parecchie bombe di profondità, da cui riesce
tuttavia ad evadere riportando solo danni lievi.
Alle 12.45 dello
stesso giorno l’Asteria, in rotta per
la base (secondo altra versione per tornare nell’area d’agguato), viene
attaccato da un Lockheed Hudson della USAAF, che lo attacca con bombe sganciate
a bassa quota, ma il battello evita le bombe con la manovra – una sola esplode,
in coperta, senza incredibilmente arrecare danni gravi – e risponde al fuoco
con le mitragliere, danneggiando l’aereo che si allontana con un motore in
fiamme.
4 dicembre 1942
Nella serata del 4
dicembre l’Asteria, durante la
manovra di emersione a sei miglia per 45° da Capo Fer nel corso di una missione
al largo dell’Algeria, urta con la torretta la chiglia di una corvetta
britannica. Il battello si reimmerge immediatamente, ma subisce un lungo
bombardamento con cariche di profondità, subendo gravi danni (in aggiunta a
quelli già riportati nella collisione), che lo costringeranno a rientrare a
Cagliari.
16 dicembre 1942
Il sottotenente del Genio Navale Pietro Eugeni, 21 anni, da Roma, muore sull'Asteria nel Mediterraneo centrale.
L’ultima missione e l’affondamento
(La versione riferita
in occasione della morte del comandante Brooke del Wheatland, invece, differisce in varie parti. Secondo tale versione
il Wheatland era in pattugliamento al
largo di Bougie insieme a Bicester, Easton e Lamerton, quando poco prima della mezzanotte del 16 febbraio il Wheatland avvistò una forma scura
davanti a sé e passò all’attacco; il contatto scomparve ed il Wheatland, nonostante difficoltà con
l’ecogoniometro, proseguì la caccia per tutto il giorno successivo sino a poco
prima di mezzanotte, quando l’Asteria,
che era stato seriamente danneggiato sin dal primo attacco del Wheatland e non aveva potuto
allontanarsi, dovette emergere, avendo finito l’aria, si arrese e si
autoaffondò. Questa versione presenta comunque vari errori, ad esempio negli
orari, perché le foto scattate all’Asteria
in affondamento mostrano chiaramente che il battello affondò quando il sole
ancora illuminava il giorno, dunque non certo intorno alla mezzanotte).
L’11 febbraio 1943,
conclusi i lavori di riparazione, l’Asteria,
al comando del tenente di vascello Dante Morrone, lasciò Napoli per la sua nona missione di guerra, un agguato
a contrasto del traffico alleato da e per il porto di Bougie (Algeria). Il 13
febbraio il sommergibile arrivò nella zona assegnatagli per la missione, al
largo di Capo Carbon. Per quattro giorni non vennero avvistate navi, ma alle
tre di notte del 17 febbraio il battello individuò due unità nemiche poco
lontane, intente nella ricerca di sommergibili. Erano i cacciatorpediniere di
scorta britannici Wheatland (talvolta
menzionato erroneamente come “Westland”;
al comando del capitano di corvetta Ronald L. Brooke, che per l’azione avrebbe
ricevuto il Distinguished Service Order) ed Easton
(al comando del tenente di vascello C. Wickham Malins, che per l’azione avrebbe
ricevuto una seconda Distinguished Service Cross), della classe Hunt, che
insieme ad altri due cacciatorpediniere della stessa classe, il Lamerton (già autore in Atlantico
dell’affondamento del sommergibile Ferraris)
ed il Bicester, stavano scortando un
convoglio alleato al largo della costa algerina. L’Asteria, restando in superficie, subito manovrò per avvicinarsi
sino alla distanza di lancio e, giunto a 700 metri, si preparò ad attaccare con
i siluri, ma il Wheatland e l’Easton (il Bicester ed il Lamerton
presero parte alla ricerca del sommergibile, a difesa del convoglio, ma non
alla caccia) localizzarono il sommergibile con il radar e dapprima tentarono di
speronarlo, poi, dopo che il battello ebbe effettuato l’immersione rapida per
evitare la collisione, lo bombardarono con cariche di profondità. Secondo la
versione riportata dal libro “Ultra Versus U-Boats: Enigma Decrypts in the
National Archives”, invece, furono il Wheatland
e l’Easton ad avvistare per primi l’Asteria, che stava navigando verso ovest
ad otto nodi, quando i loro ASDIC segnalarono un contatto a meno di 1200 metri
di distanza. L’Asteria, da parte sua,
avvistò i due cacciatorpediniere, in condizioni di scarsa visibilità, ed il
comandante Morrone ordinò l’immersione.
L’Asteria subì sette ore di bombardamento,
riportando gravi danni a vari impianti: dapprima, subito dopo la
localizzazione, il Wheatland gettò
cinque bombe di profondità regolate per una profondità di 15 metri, che
causarono alcuni danni, poi la caccia continuò per un’ora circa, dopo di che il
contatto venne poi perso per due ore. Poi l’Easton
effettuò un altro attacco, molto efficace, che mise totalmente fuori controllo
i motori dell’Asteria: il sommergibile,
avendo esaurito l’aria compressa – e non potendo quindi più cambiare la propria
quota (profondità) in maniera adeguata – ed essendosi scaricate le batterie dei
motori elettrici, dovette emergere,
affinché almeno l’equipaggio potesse mettersi in salvo. Appena fu giunto in superficie, l’Asteria fu subito colpito dal tiro dei
cannoni del Wheatland e dell’Easton, che provocò altri danni ed uccise
quattro uomini. Quando si resero conto che il sommergibile stava affondando, i
due cacciatorpediniere cessarono il fuoco. Il resto dell’equipaggio si arrese,
avviò le manovre per l’autoaffondamento (per altra versione le procedure per
l’autoaffondamento erano iniziate già durante la manovra di emersione) ed
abbandonò l’unità, che alle 9.40 del mattino del 17 febbraio affondò di poppa nel
punto 37°14’ N e 04°27’ E (per altra fonte 37°14’ N e 04°50’ E), circa 25
miglia a nordovest di Bougie.
Gli ultimi momenti dell’Asteria (Rickard, J, 12 May 2010, Italian Submarine Asteria sinking, 17 February 1943, http://www.historyofwar.org/Pictures/pictures_asteria_sinking.html)
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Il comandante
Morrone, dopo aver ordinato all’equipaggio di abbandonare l’unità, rimase a
bordo sino alla fine, mettendosi in salvo per ultimo (ricordando l’episodio a
decenni di distanza disse che rischiò “di venire colpito dalle mitraglie degli
aerei nemici”); gli venne conferita una medaglia d’argento al Valor Militare,
la seconda per lui (la prima gli era stata conferita nel 1940 per la sua
attività di osservatore su ricognitori). I 46 sopravvissuti (per altra versione
47 o 48) vennero recuperati dal Wheatland
e dall’Easton, e finirono in
prigionia in Nordafrica, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Il comandante
Morrone rientrò in Italia nel 1946.
Morirono con l’Asteria:
Ugo Baldini, sottocapo motorista, 22 anni, da Ancona
Biagio Di Salvo, marinaio elettricista, 21 anni, da Caronia
Giovanni Mazzon, sottocapo silurista, 20 anni, da Roncade
Umberto Terigi, sottocapo cannoniere, 20 anni, da Camaiore
Uno dei sopravvissuti, il marinaio nocchiere Nicola Daugenti, 21 anni, da Noicattaro, morì in prigionia negli Stati Uniti il 27 agosto 1943.
Il sommergibile subito dopo l’entrata in servizio (tratta da “I sommergibili italiani” di Alessandro Turrini ed Ottorino Ottone Miozzi, USMM, Roma 1999, via www.betasom.it)
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La foto con la didascalia :
RispondiElimina"L’Asteria (sulla sinistra la prua del Giada) a Pola (sede della Scuola Sommergibili) il 25 febbraio 1942, durante l’addestramento (Collezione A. Molinari, tratta da “Uomini sul fondo” di Giorgio Giorgerini, Mondadori, Milano 1994)
e' stampata in modo riflesso. Si vede infatti l'ancora del battello affiancato (non il GIADA ,ma un battello costruito dal cantiere OTO LA SPEZIA ) sul lato di dritta, mentre invece l'ancora era installata sul lato di sinistra
CORDIALI SALUTI