L’Acciaio nel cantiere Odero-Terni-Orlando del Muggiano (La Spezia) prima del varo, il 22 giugno 1941 (g.c. Marcello Risolo, via Giorgio Parodi) |
Sommergibile di piccola crociera della classe Platino (712 tonnellate di dislocamento in superficie e 865 in immersione).
Durante la seconda guerra mondiale effettuò 24 missioni di guerra, nove
offensive e quindici di trasferimento, percorrendo complessivamente 13.848
miglia nautiche in superficie e 1650 in immersione.
Breve e parziale cronologia.
21 novembre 1940
Impostazione nei cantieri Odero Terni Orlando di La Spezia.
22 giugno 1941
Varo nei cantieri Odero Terni Orlando di La Spezia.
4 settembre 1941
Uscita da La Spezia per esercitazione, dalle 6.35 alle 20.25.
10 settembre 1941
Uscita da La Spezia per esercitazione, dalle 6.25 alle 19.35.
11 settembre 1941
Uscita da La Spezia per esercitazione, dalle 9.45 alle 13.50, con la scorta
del MAS 568.
23 settembre 1941
Uscita da La Spezia per esercitazione, dalle 8.55 alle 14.35, con la scorta
del MAS 505, del posamine Crotone e del rimorchiatore Capodistria.
25 ottobre 1941
Uscita da La Spezia per esercitazione, dalle 9.15 alle 16.45, con la scorta
del MAS 570 e del rimorchiatore Capodistria.
27 ottobre 1941
Uscita da La Spezia per esercitazione, dalle 9 alle 17.10, insieme al
sommergibile Mocenigo e con la scorta del MAS 570.
30 ottobre 1941
Uscita da La Spezia per esercitazione, dalle 9 a mezzogiorno, con la scorta
del MAS 573.
Lo stesso giorno, l'Acciaio entra in servizio.
10 novembre 1941
Uscita dal Muggiano per prove in mare, dalle 10.30 alle 17.30, al comando
del capitano di fregata Giulio Chialamberto. Percorse 50 miglia.
15 novembre 1941
Uscita dal Muggiano per prove in mare, dalle 10 alle 17, al comando del
capitano di fregata Giulio Chialamberto, insieme al sommergibile H 1 e
con la scorta del MAS 570 e del cacciatorpediniere Premuda.
Percorse 48 miglia.
18 novembre 1941
Uscita dal Muggiano per prove in mare, dalle 9.30 alle 17.30, al comando
del capitano di fregata Giulio Chialamberto, insieme ai sommergibili Mocenigo
e Marcantonio Colonna e con la scorta del Crotone, del Capodistria
e del rimorchiatore militare Sant’Antioco. Percorse 61 miglia.
9 dicembre 1941
Uscita dal Muggiano per prove in mare, dalle 9 alle 14, al comando del
capitano di fregata Giulio Chialamberto, insieme al sommergibile Ambra e
con la scorta del Crotone, del Capodistria e del rimorchiatore
militare Taormina. Percorse sette miglia.
16 dicembre 1941
Uscita dal Muggiano per prove in mare, dalle 9.05 alle 18.05, al comando
del capitano di fregata Giulio Chialamberto, insieme ai sommergibili Platino e H 6 e con la scorta di Premuda,
Crotone, Capodistria, Sant’Antioco, della torpediniera Giacinto
Carini e dei rimorchiatori militari Torre Annunziata e Favignana.
Percorse 72 miglia.
29 dicembre 1941
Uscita dal Muggiano per prove in mare, dalle 8.40 alle 17.15, al comando
del capitano di fregata Giulio Chialamberto. Percorse 49 miglia.
22 gennaio 1942
Uscita dal Muggiano alle 8.49 alle 16.30 per prove in mare, insieme al
sommergibile Cobalto e con la scorta del MAS 505, del Favignana
e del rimorchiatore Mesco. Percorse 36 miglia.
26 gennaio 1942
Lascia il Muggiano alle 8.46 per trasferirsi a La Spezia, effettuando prove
in mare strada facendo.
Arriva a La Spezia alle 17.25, dopo aver percorso 48 miglia.
4 febbraio 1942
Uscita da La Spezia dalle 8.55 alle 17.36, al comando del tenente di
vascello Raul Galletti, per esercitazioni con i siluri elettrici G7e, sotto la
scorta del Crotone. Percorse 60,5 miglia.
6 febbraio 1942
Uscita da La Spezia dalle 10.30 alle 17.30, al comando del tenente di
vascello Raul Galletti, per prove della girobussola. Percorse due miglia.
7 febbraio 1942
Uscita da La Spezia dalle 9.07 alle 15.53, al comando del tenente di
vascello Raul Galletti, per prove di navigazione silenziosa.
9 febbraio 1942
Uscita da La Spezia dalle 9 alle 16.18, al comando del tenente di vascello
Raul Galletti, per prove d’immersione a 80 metri e di tiro con le mitragliere.
Percorse 50,2 miglia.
16 febbraio 1942
Uscita da La Spezia dalle 9 alle 17.45, al comando del tenente di vascello
Raul Galletti, per esercitazione. Percorse 12,5 miglia.
19 febbraio 1942
Uscita da La Spezia dalle 8.48 a mezzogiorno, al comando del tenente di
vascello Raul Galletti, insieme ai sommergibili Ambra e Francesco
Rismondo e con la scorta del Crotone e del rimorchiatore Porto
Sdobba. Percorse 5,5 miglia.
20 febbraio 1942
Uscita da La Spezia dalle 8.20 alle 14.37, al comando del tenente di
vascello Raul Galletti, per prove di tiro con il cannone. Percorse 20,7 miglia.
2 marzo 1942
Uscita da La Spezia dalle 7.53 alle 17, al comando del tenente di vascello
Raul Galletti, per prove di lancio siluri diurno. Percorse 40,8 miglia; lo
scortano la torpediniera Giuseppe La Masa nonché il Crotone, il Sant’Antioco
ed il Torre Annunziata.
11-12 marzo 1942
Uscita da La Spezia dalle 18.35 dell’11 all’1.35 del 12, al comando del
tenente di vascello Raul Galletti, per prove di lancio siluri notturno. Lo
scorta la Carini; percorse 35 miglia.
12 marzo 1942
Uscita da La Spezia dalle 7.40 alle 11.37, al comando del tenente di
vascello Raul Galletti, per cercare i siluri lanciati. Percorse 35 miglia.
14 marzo 1942
Lascia La Spezi alle 9.45, al comando del tenente di vascello Raul
Galletti, per trasferirsi ad Augusta.
16 marzo 1942
Arriva ad Augusta alle 17.55, dopo aver percorso 710,2 miglia in un viaggio
di trasferimento tranquillo.
26 marzo 1942
Salpa da Augusta alle 18.54, al comando del tenente di vascello Raul
Galletti, per un pattugliamento a nord della costa libica, tra i meridiani
22°50’ E e 23°50’ E ed i paralleli 33°55’ N e 34°05’ N. In uscita da Augusta è
scortato dai dragamine ausiliari Maria e Capo Colonne.
27 marzo 1942
Alle 8.45 l’Acciaio s’immerge in
seguito all’avvistamento di un aereo. Riemerso, alle 13.20 avvista una nave da
7000 metri di distanza; si porta all’attacco in superficie, ma ridotte le
distanze a 4000 metri viene avvistato un altro aereo. La nave viene poi
identificata come una nave ospedale italiana.
30 marzo 1942
Alle 4.20 avvista un idrovolante PBY Catalina a trecento metri di distanza,
in volo su rotta 110° a 300-400 metri di quota; s’immerge con la rapida per
evitare di essere attaccato.
8 aprile 1942
Riceve ordine di spostarsi nei quadranti 7610 e 7636, sessanta miglia ad
ovest del suo settore d’agguato originario, ma viene poi colto da gravi avarie
ai motori, che richiederanno due mesi di riparazione.
12 aprile 1942
Conclude la missione rientrando ad Augusta alle 8.15, dopo aver percorso
1751 miglia.
28 aprile 1942
Uscita da Augusta per prove in mare dalle 15.25 alle 18.35, al comando del
tenente di vascello Raul Galletti. Percorse sette miglia.
30 aprile 1942
L’Acciaio viene visitato ad
Augusta dal principe di Piemonte, Umberto di Savoia, in visita alla locale base
sommergibilistica, che passa in rivista l’equipaggio.
2 maggio 1942
Uscita da Augusta per esercitazione, dalle 8.10 alle 11.30, al comando del
tenente di vascello Raul Galletti e con la scorta della nave ausiliaria Diversi.
Percorse 14,1 miglia.
6 maggio 1942
Uscita da Augusta per esercitazione, dalle 8.10 alle 9.49, al comando del
tenente di vascello Raul Galletti e con la scorta della Diversi.
Percorse 12 miglia.
8 maggio 1942
Uscita da Augusta per esercitazione, dalle 8.50 alle 12.28, al comando del
tenente di vascello Ottorino Beltrami. Percorse nove miglia.
13 maggio 1942
Uscita da Augusta per esercitazione, dalle 8.37 alle 12.27, al comando del
tenente di vascello Ottorino Beltrami e con la scorta della Diversi.
Percorse 14,3 miglia.
27 maggio 1942
Uscita da Augusta per esercitazione, dalle 8.13 alle 14.05, al comando del
tenente di vascello Ottorino Beltrami e con la scorta della torpediniera Partenope.
Percorse 34 miglia.
29 maggio 1942
Uscita da Augusta per esercitazione, dalle 5.05 alle 14.50, al comando del
tenente di vascello Ottorino Beltrami e con la scorta delle torpediniere Partenope
e Lince. Percorse 55,9 miglia.
Alle 19.20, sempre al comando del tenente di vascello Ottorino Beltrami, l’Acciaio riparte da Augusta insieme al
gemello Giada, per un pattugliamento
ad ovest di Malta: obiettivo è intercettare una squadra di incrociatori di cui
è stata riferita la partenza da Gibilterra, con rotta verso est. Al contempo
prendono il mare per intercettarli anche il sommergibile Alagi (da
Trapani) e gli incrociatori leggeri Eugenio di Savoia e Raimondo
Montecuccoli con i cacciatorpediniere Ascari ed Alfredo Oriani.
La formazione partita da Gibilterra è in realtà composta da un solo
incrociatore, l’HMS Charybdis, scortato dai cacciatorpediniere Wrestler
e Westcott: sono usciti in mare nel tentativo, fallito, di intercettare
il sommergibile italiano Argo, gravemente danneggiato da una serie di
attacchi aerei nel Mediterraneo occidentale.
Nel tratto iniziale della navigazione l’Acciaio
è scortato dal Diversi. Alle 22.27 l’Acciaio
viene richiamato alla base da Maricosom: la forza britannica ha infatti
invertito la rotta. Anche le altre unità ricevono ordine di tornare alla base.
30 maggio 1942
L’Acciaio rientra ad Augusta
all’1.48, dopo aver percorso 80,6 miglia.
1° giugno 1942
Al comando del tenente di vascello Ottorino Beltrami, l’Acciaio lascia Augusta alle 2.10 per
trasferirsi a Cagliari, insieme al Giada.
2 giugno 1942
Arriva a Cagliari alle 15.12, dopo aver percorso 421,3 miglia.
4 giugno 1942
Salpa da Cagliari alle 3.25, al comando del tenente di vascello Ottorino
Beltrami, per un pattugliamento a nord di Capo Caxine (Algeria), tra i
meridiani 01°40’ E e 02°20’ E ed i paralleli 37°20’ N e 37°40’ N.
10 giugno 1942
Alle 7.35 viene avvistato da 4 km di distanza un bombardiere Bristol
Bombay, e l’Acciaio s’immerge per
sottrarsi ad eventuali attacchi.
12 giugno 1942
Rientra a Cagliari alle 9.43, dopo aver percorso 926,5 miglia.
Già alle 15.33 riparte, sempre sotto il comando di Beltrami, per un nuovo
pattugliamento a nord di Capo Caxine, nel quadrante 9025 (tra i meridiani
05°20’ E e o5°40’ E ed i paralleli 37°20’ N e 37°40’ N), insieme ai
sommergibili Bronzo, Giada, Emo,
Uarsciek e Mocenigo: compito di questi battelli è ostacolare il
passaggio del convoglio britannico «Harpoon», in navigazione da Gibilterra a
Malta, nel quadro della battaglia aeronavale di Mezzo Giugno.
Dopo che una precedente operazione di rifornimento di
Malta svoltasi nel marzo 1942 (e sfociata nell’inconclusivo scontro navale
della seconda battaglia della Sirte) si è conclusa con la perdita, causata
dagli attacchi aerei, di 24.000 delle 25.000 tonnellate di rifornimenti
inviati, la situazione di Malta è divenuta molto critica: in maggio si è dovuto
introdurre il razionamento dei viveri, e le calorie fornite quotidianamente
alla guarnigione sono state dimezzate (da 4000 a 2000) mentre per la
popolazione civile la riduzione è stata ancora più marcata (1500 calorie).
I comandi britannici, pertanto, hanno programmato per
metà giugno una duplice operazione di rifornimento, articolata su due
sotto-operazioni: «Harpoon», il cui convoglio partirà da Gibilterra, e
«Vigorous», che partirà invece da Alessandria. Quest’ultima consiste nell’invio
di un convoglio di undici navi mercantili, scortati da sette incrociatori
leggeri, un incrociatore antiaereo, 26 cacciatorpediniere, 4 corvette, due
dragamine, quattro motosiluranti e due navi soccorso, in aggiunta alla vecchia
nave bersaglio Centurion, una ex
corazzata camuffata di nuovo, per l’occasione, da corazzata nel tentativo –
fallito – di far credere ai ricognitori italiani che la scorta includa appunto
anche una nave da battaglia. Contro «Vigorous» prenderà il mare il grosso della
flotta da battaglia italiana, al comando dell’ammiraglio di squadra Angelo
Iachino.
Il convoglio dell’operazione «Harpoon», partito da
Gibilterra il 12 giugno, è invece composto da sei navi mercantili: i piroscafi
britannici Burdwan, Orari e Troilus, la motonave olandese Tanimbar, la motonave statunitense Chant e la nuovissima nave cisterna statunitense Kentucky, che trasportano in tutto
43.000 tonnellate di rifornimenti. La scorta diretta del convoglio, denominata
Forza X, consiste nell’incrociatore antiaerei Cairo (capitano di vascello Cecil Campbell Hardy, comandante
della Forza X), nei cacciatorpediniere di squadra Bedouin, Marne, Matchless, Ithuriel e Partridge (appartenenti
alla 11th Destroyer Flotilla), nei cacciatorpediniere di scorta
(classe “Hunt”) Blankney, Badsworth, Middleton e Kujawiak (appartenenti
alla 19th Destroyer Flotilla), nei dragamine Hebe, Speedy, Hythe e Rye ed in sei “motolance” impiegate
per il dragaggio (ML-121, ML-134, ML-135, ML-168, ML-459, ML-462). Tutte le unità della scorta sono britanniche con
l’eccezione del Kujawiak, che è polacco.
In aggiunta alla scorta diretta, nel primo tratto
della navigazione (da Gibilterra fino a poco prima dell’imbocco del Canale di
Sicilia) il convoglio è accompagnato anche da una poderosa forza di copertura,
la Forza W del viceammiraglio Alban Curteis: la compongono la corazzata Malaya, le portaerei Eagle ed Argus, gli incrociatori leggeri Kenya (nave ammiraglia di Curteis), Charybdis e Liverpool ed
i cacciatorpediniere Onslow, Icarus, Escapade, Wishart, Antelope, Westcott, Wrestler e Vidette.
Secondo un articolo di Enrico Cernuschi, Supermarina è
stata allertata dal Reparto Informazioni della Marina già il mattino dell’11
giugno, in seguito a decrittazioni di comunicazioni britanniche ed a
rilevazioni radiogoniometriche dalle quali emerge che un convoglio britannico
diretto a Malta si appresta ad entrare in Mediterraneo dallo stretto di
Gibilterra. A queste hanno fatto seguito segnalazioni da parte di osservatori
italiani appostati ad Algeciras (vicino a Gibilterra) e da spie italiane
operanti su pescherecci spagnoli che navigano in quelle acque; infine, all’una
del pomeriggio del 12 giugno, la ricognizione aerea ha fugato ogni dubbio.
Secondo la storia ufficiale dell’USMM, invece,
Supermarina ha ricevuto le prime notizie su «Harpoon» alle 7.55 del 12 giugno,
quando informatori di base nella zona di Gibilterra hanno comunicato la
partenza da Gibilterra di una poderosa squadra navale composta da Malaya, Eagle, Argus, almeno
tre incrociatori e numerosi cacciatorpediniere (la Forza W), diretta verso est,
nonché il passaggio nello stretto, a fanali spenti, di numerose navi
provenienti dall’Atlantico. Il Comando della Marina italiana ha correttamente
ipotizzato che sia dunque in navigazione da Gibilterra a Malta un grosso
convoglio proveniente dall’Atlantico, impressione confermata dai successivi
avvistamenti della ricognizione aerea (pur non essendo del tutto esclusa la
possibilità che si tratti invece di un’operazione diretta contro il Nordafrica,
la Corsica, la Sardegna od il Golfo di Genova, eventualità però ritenute poco
probabili). Per contrastare tale convoglio, Supermarina ha messo a punto un
piano che prevede: l’invio di un ingente schieramento di sommergibili nel
Mediterraneo occidentale; la dislocazione di torpediniere e MAS in agguato nel
Canale di Sicilia; la cooperazione con la Regia Aeronautica affinché il
convoglio sia pesantemente attaccato da aerei a sud della Sardegna,
indebolendone la scorta; e l’invio di una formazione navale leggera (la VII
Divisione dell’ammiraglio Alberto Da Zara, con gli incrociatori Eugenio di Savoia e Raimondo
Montecuccoli e due squadriglie di cacciatorpediniere), particolarmente
adatta ad un combattimento in acque circoscritte ed insidiate, per attaccare il
convoglio a sorpresa all’alba del 15.
In tutto sono 16 i sommergibili schierati nel
Mediterraneo centrale e centro-occidentale per contrastare «Harpoon»; la dottrina d’impiego dei sommergibili è mutata
rispetto al passato: ora è previsto l’impiego a massa contro navi o gruppi di
navi avvistati e segnalati dagli aerei.
Più precisamente, l’Acciaio dovrà formare uno
sbarramento tra Capo Bougaroni e Capo Ferrat, insieme a Giada, Otaria
e Uarsciek, mentre altri cinque sommergibili (Ascianghi, Aradam, Corallo, Onice e Dessiè) vengono
schierati tra Malta, Pantelleria e Lampedusa, quattro (Bronzo, Zaffiro, Velella ed Emo) tra Capo
Ferrat e Capo Falcon (al largo del Golfo di Orano), ed uno (l’Alagi) a nord di Capo Blanc.
Durante la navigazione di trasferimento verso la zona
assegnata, il mattino dello stesso 13 giugno, il Bronzo viene attaccato da un idrovolante Short Sunderland, ma
riesce a sottrarsi indenne all’attacco con l’immersione rapida. Il suo
avvistamento, tuttavia, determina un cambiamento nella rotta del convoglio
britannico, che si allontana dalla zona d’agguato assegnata a parte dei
sommergibili.
Il Bronzo
non riuscirà ad entrare in contatto con le navi di «Harpoon», che subiranno
invece gravi perdite a causa degli attacchi aerei e degli incrociatori della
VII Divisione.
14 giugno 1942
Riceve ordine di spostarsi nel quadrante 5801, sessanta miglia più ad est.
Alle 22 viene informato che due mercantili danneggiati passeranno vicino
alla sua posizione, ed accosta per 330° per intercettarli.
15 giugno 1942
Alle 00.30, non avendo avvistato niente, l’Acciaio rientra nella zona d’agguato originaria.
17 giugno 1942
Alle 16.50 l’Acciaio fa ritorno a
Cagliari dopo aver percorso 626 miglia.
19 giugno 1942
Alle 23.45 l’Acciaio, sempre al
comando del tenente di vascello Ottorino Beltrami, salpa da Cagliari per un
pattugliamento tra i meridiani 16°00’ E e 19°00’ E ed i paralleli 34°20’ N e
36°00’ N, dove deve formare uno sbarramento insieme ai sommergibili Emo,
Otaria e Uarsciek a contrasto di un possibile nuovo tentativo di
transito del convoglio britannico «Vigorous», partito da Alessandria per Malta
durante la battaglia di Mezzo Giugno ma poi tornato indietro per evitare
l’incontro con la squadra da battaglia italiana, inviata ad intercettarlo.
Supermarina predispone questo sbarramento per l’eventualità che i britannici,
calmatesi le acque, possano tentare di far nuovamente partire «Vigorous» per
Malta.
20 giugno 1942
Appurato che «Vigorous» è ormai da considerarsi cancellato, alle 15.15 l’Acciaio riceve ordine di rientrare ad
Augusta.
21 giugno 1942
Dopo aver incontrato la torpediniera Partenope ed i sommergibili Alagi
e Dessiè, rientra ad Augusta alle 16.15, sotto la scorta della
torpediniera Giuseppe Cesare Abba, dopo aver percorso 403,9 miglia.
25 giugno 1942
Lascia Augusta alle 23.45 al comando del tenente di vascello Ottorino
Beltrami, per trasferirsi a Cagliari.
27 giugno 1942
Arriva a Cagliari alle 14.56, dopo aver percorso 429,2 miglia.
10 luglio 1942
Lascia Cagliari alle 14.10, sempre al comando del tenente di vascello
Beltrami, per trasferirsi alla Maddalena, insieme al gemello Platino.
11 luglio 1942
Arriva alla Maddalena alle 10.20, dopo aver percorso 219,5 miglia.
22 luglio 1942
Parte da La Maddalena alle 14, al comando del tenente di vascello Ottorino
Beltrami, per un pattugliamento a sud delle Baleari, tra i meridiani 02°20’ E e
02°40’ E ed i paralleli 37°40’ N e 38°00’ N.
30 luglio 1942
Alle 8.38, in posizione 37°52’ N e 02°48’ E, viene avvistato un aereo in avvicinamento:
siccome sembra essere un biplano britannico Fairey Swordfish, l’Acciaio s’immerge.
6 agosto 1942
Alle 5.18 viene avvistata in posizione 37°49’ N e 02°06’ E, in condizioni
di scarsa visibilità, una sagoma scura che potrebbe essere la torretta di un
sommergibile. L’Acciaio cerca di
avvicinarsi, ma alle 5.23 l’unità sconosciuta apre il fuoco, dopo di che viene
perso il contatto.
7 agosto 1942
Alle 6.52 viene avvistato un mercantile in navigazione verso nord a 14
nodi, a quindici miglia di distanza, in posizione 38°58’ N e 03°20’ E; troppo
lontana per tentare un attacco.
8 agosto 1942
L’Acciaio conclude la missione
con il rientro alla Maddalena alle 13.45, dopo aver percorso 1369,7 miglia.
19 agosto 1942
Uscita da La Maddalena per prove in mare dalle 10.58 alle 14.42, al comando
del tenente di vascello Ottorino Beltrami. Percorse 22 miglia.
20 agosto 1942
Uscita da La Maddalena per prove in mare dalle 12.38 alle 16.15, al comando
del tenente di vascello Ottorino Beltrami. Percorse 20 miglia.
11 settembre 1942
Uscita da La Maddalena per esercitazione dalle otto alle 13, al comando del
tenente di vascello Ottorino Beltrami. Percorse 32 miglia.
13 settembre 1942
Lascia La Maddalena alle 23.55, al comando del tenente di vascello Ottorino
Beltrami, per trasferirsi ad Augusta, insieme ai gemelli Platino e Bronzo.
15 settembre 1942
Arriva ad Augusta alle 14.50, dopo aver percorso 459 miglia.
3 ottobre 1942
Uscita per esercitazione da Augusta dalle 8.29 alle 12.55, al comando del
tenente di vascello Ottorino Beltrami. Percorse 28 miglia.
14 ottobre 1942
Uscita da Augusta dalle 7.28 alle 13.26, al comando del tenente di vascello
Ottorino Beltrami, per prove di velocità. Percorse 57 miglia.
5 novembre 1942
Al comando del tenente di vascello Ottorino Beltrami, l’Acciaio lascia Augusta alle 7.25 per
trasferirsi a Cagliari.
Alle 17.12, in posizione 38°45’ N e 15°16’ E, la vedetta di poppavia
sinistra avvista una grossa bolla d’aria ad ottocento metri di distanza, e
subito dopo tre scie di siluri; il sommergibile vira con tutta la barra a
dritta (verso nord) per evitarli, e due lo mancano passandogli a poppavia (il
più vicino, a venti metri di distanza) mentre il terzo gli passa sotto la
chiglia, vicino al cannone (con un angolo di 160°), senza esplodere.
Alle 17.13 viene avvistato un quarto siluro; l’Acciaio continua a virare a dritta, ed il siluro passa una
sessantina di metri a sinistra, con rotta parallela.
I siluri sono stati lanciati dal sommergibile britannico P 43 (poi Unison; tenente di vascello Arthur Connuch Halliday), che ha
avvistato l’Acciaio alle 16.58,
stimandone rotta e velocità in 267° e 12 nodi, ed alle 17.10 ha lanciato una
salva di quattro siluri da 1280 metri di distanza.
6 novembre 1942
Alle 23.40 l’Acciaio arriva a
Cagliari, dopo aver percorso 477 miglia.
7 novembre 1942
Alle 3.20 l’Acciaio, sempre al
comando del tenente di vascello Ottorino Beltrami, parte da Cagliari per un
pattugliamento tra i meridiani 07°30’ E e 08°00’ E ed i paralleli 37°05’ N e
37°15’ N.
8 novembre 1942
Raggiunge l’area d’agguato alle 2.15. Alle 4.41 avvista in posizione 37°10’
N e 07°45’ E un’unità navale che spara contro un aereo con le sue mitragliere;
Beltrami ritiene si tratti di un altro sommergibile italiano.
Lo stesso giorno, riceve ordine di portarsi al largo di Capo Bougaroni e
pattugliare tra il parallelo 37°20’ N e la costa.
9 novembre 1942
Alle 20.55 l’Acciaio avvista in
posizione 37°05’ N e 04°16’ E un sommergibile classe Dandolo avente rotta
opposta alla sua (più probabilmente è il più piccolo Axum, che rientra da una
missione).
10 novembre 1942
Riceve ordine di pattugliare le acque al largo di Algeri, tra i meridiani
02°40’ E e 03°00’ E, il parallelo 37°00’ N e la costa.
Alle 6.04 avvista una grossa nave da guerra al traverso a dritta, a 5000
metri di distanza; sei minuti più tardi, il comandante Beltrami la identifica
come un incrociatore classe Leander, avendo notato un unico fumaiolo e quattro
torri del calibro principale. La sua velocità viene stimata in otto nodi.
Alle 6.17, in posizione 36°59’ N e 02°51’ E, l’Acciaio lancia due siluri dai tubi prodieri da 1300 metri di
distanza, ed un minuto più tardi ne lancia un’altra coppiola. Il terzo siluro
viene visto passare tra la torre numero 4 e la poppa della nave nemica, ma non
si vede nessuna esplosione, anche se viene sentito il rumore di una
detonazione.
Alle 6.26 vengono sentite le esplosioni di tre bombe di profondità, seguite
da altre due; Beltrami ritiene che siano state lanciate dall’incrociatore, L’Acciaio subisce lievi danni. Altri lanci
di bombe di profondità si verificano alle 6.28, alle 7.14 ed alle 9.15, ma il
sommergibile riesce ad eludere indenne questi attacchi.
È possibile che bersaglio dell’Acciaio
fosse il ben più piccolo piropeschereccio armato antisommergibili HMT Lord Lotham di 464 tsl, di scorta al
convoglio T.E. 1, che riferì di essere stato mancato da un siluro alle 5.30
(ora britannica, con differenza di un’ora nel fuso orario) in posizione 36°38’
N e 02°02’ E (a 22 miglia per 174° dal punto 37° N e 02° E, il che per la
verità non combacia gran che con la posizione indicata dall’Acciaio).
12 novembre 1942
Alle 21.35 l’Acciaio avvista un
sommergibile in posizione 37°49’ N e 07°12’ E.
13 novembre 1942
Rientra a Cagliari alle 13.44, dopo aver percorso 903 miglia.
17 novembre 1942
Lascia Cagliari alle 16.55 per trasferirsi a Napoli, al comando del tenente
di vascello Beltrami.
18 novembre 1942
Arriva a Napoli alle 21.10, dopo aver percorso 295 miglia.
4 gennaio 1943
Uscita da Napoli per prove in mare ed esercitazione dalle 11.11 alle 18.06,
al comando del tenente di vascello Beltrami. Percorse 28 miglia.
6 gennaio 1943
Uscita da Napoli per prove del periscopio dalle 13.54 alle 16.44, al
comando del tenente di vascello Beltrami. Percorse due miglia.
8 gennaio 1943
Uscita da Napoli per esercitazione dalle 8.27 alle 15.12, al comando del
tenente di vascello Beltrami. Percorse 28 miglia.
9 gennaio 1943
Uscita da Napoli per prove in mare ed esercitazione dalle 9.12 alle 15.30,
al comando del tenente di vascello Beltrami. Percorse 24 miglia.
11 gennaio 1943
Uscita da Napoli per prove in mare ed esercitazione dalle 8.15 alle 14.30,
al comando del tenente di vascello Beltrami. Percorse 29 miglia.
12 gennaio 1943
Uscita da Napoli per prove del periscopio dalle 14.55 alle 17.25, al
comando del tenente di vascello Beltrami. Percorso un miglio.
13 gennaio 1943
Lascia Napoli alle 11.35 per trasferirsi a La Spezia, al comando del
tenente di vascello Beltrami.
14 gennaio 1943
Arriva a La Spezia alle 20.35, dopo aver percorso 340 miglia.
19 gennaio 1943
Uscita da La Spezia per esercitazione di lancio siluri dalle 7.15 alle
14.04, al comando del tenente di vascello Beltrami. Percorse 30 miglia.
20 gennaio 1943
Uscita da La Spezia per prove di velocità dalle 12.52 alle 20.50, al
comando del tenente di vascello Beltrami. Percorse 55 miglia.
23 gennaio 1943
Uscita da La Spezia per prove della girobussola dalle 8.12 alle 15.18, al
comando del tenente di vascello Beltrami. Percorse due miglia.
25 gennaio 1943
Lascia La Spezia alle 2.30 per trasferirsi a Cagliari, al comando del
tenente di vascello Beltrami.
26 gennaio 1943
Arriva a Cagliari alle 11.10, dopo aver percorso 365 miglia.
27 gennaio 1943
Salpa da Cagliari alle 17.30, al comando del tenente di vascello Ottorino
Beltrami, per un pattugliamento tra Capo Carbon e Capo Bougaroni, in un’area
delimitata dai meridiani 06°00’ E e 06°20’ E, dal parallelo 37°20’ N e dalla
costa africana.
2 febbraio 1943
Alle 00.53 un bombardiere mitraglia per due volte l’Acciaio in posizione 36°58’ N e 05°13’ E, ma senza riuscire a
colpirlo.
7 febbraio 1943
Alle 23.24, in posizione 37°22’ N e 06°14’ E, l’ufficiale di guardia
avvista un oggetto all’orizzonte, e poco dopo questo viene identificato come un
cacciatorpediniere classe Jervis, in navigazione a 18 nodi su rotta 230°.
Alle 23.27 l’Acciaio lancia una
coppiola di siluri dai tubi poppieri, da una distanza di duemila metri, per poi
immergersi; dopo 80 ed 87 secondi vengono sentite delle esplosioni. Il
bersaglio era il posamine veloce britannico Abdiel, che la notte
precedente ha posato un campo minato al largo di Biserta: in realtà, avvistati
i siluri dell’Acciaio alle 23.30, li
ha evitati entrambi.
Alcune fonti hanno per lungo tempo attribuito a questo attacco
l’affondamento del piropeschereccio armato antisommergibili britannico Tervani,
ma in realtà ad affondare questa nave fu il Platino.
17 febbraio 1943
Conclude la missione arrivando a Cagliari alle 12.25, dopo aver percorso
1864 miglia.
Lo stesso giorno, meno di due ore dopo l’arrivo in porto dell’Acciaio, Cagliari subisce un pesante
bombardamento aereo statunitense: 43 bombardieri quadrimotori Boeing B-17
“Flying Fortress” della 12th U. S. Air
Force (24 del 97th Bomb Group,
decollati alle 12.20 dalla base algerina di Bistra, e 25 del 301st Group, decollati alle 12.24 dalla base di Ain M’lila,
anch’essa in Algeria), scortati da 26 caccia pesanti bimotori Lockheed P-38
“Lightning” (altre fonti parlano di 105 aerei in tutto, tra B-17 e P-38),
piombano sulla città poco dopo le due del pomeriggio, sganciando spezzoni e
bombe a frammentazione. A sganciare, da 7000 metri di quota, sono 24 B-17 del
301st Group (che
alle 14.06 sganciano 3296 spezzoni e dodici bombe da 500 libbre, mancando però
l’aeroporto) e solo sette del 97th (che sganciano
spezzoni alle 14.10, colpendo la base navale e la città); l’obiettivo è la base
aerea di Elmas, ma a causa della fitta copertura nuvolosa – che induce gli
altri bombardieri a rinunciare allo sgancio – la maggior parte delle bombe
finisce invece sulla città, provocando una carneficina: rimangono uccisi 44 militari
e circa duecento civili, sorpresi nelle strade dove si erano riversati ignari
del pericolo (fino a questo momento, gli attacchi aerei su Cagliari sono sempre
stati condotti con un limitato numero di aerei, ed hanno causato ben pochi
danni e vittime: questo è il primo bombardamento di grandi proporzioni subito
dalla città, ed è una sorpresa per tutti), a causa anche del ritardo con cui è
stato suonato l’allarme aereo. I feriti sono almeno 255 o 292. Le zone più
colpite sono quelle del Terrapieno e Genneruxi ed i quartieri di Stampace,
Villanova e Castello nonché il centro città, specialmente tra le vie Nuoro,
Barone Rossi, Bonaria e Diaz, l’area antistante la chiesa di San Michele, la
stazione ferroviaria e le vie Sant’Efisio e Santa Restituta, nonché Via Diaz,
Via Fara e Villanova. Tra gli obiettivi militari, vengono gravemente colpiti
sia la base navale che il Molo Levante, e sono danneggiate le caserme di
Castello.
Molte delle vittime perdono la vita in Via Sant’Efisio, nella cripta della
chiesa di Santa Restituta, un’antichissima grotta (in parte naturale, in parte
ampliata dall’uomo nel III secolo a.C.) adibita a rifugio: le schegge
proiettate dagli spezzoni e dalle bombe a frammentazione investono la folla che
si accalca all’ingresso della cripta (l’interno della cripta resiste alle
esplosioni, ma non così il muro paraschegge, costruito in modo approssimativo),
provocando una carneficina. Tra le vittime dell’incursione c’è anche il
pittore, disegnatore e caricaturista Tarquinio Sini, ucciso da uno spezzone
vicino al suo studio di Stampace (per un’altra versione, invece, sarebbe stato
tra le vittime della cripta di Santa Restituta).
Gravi le perdite anche tra il personale della Marina: si registrano 20
morti e 30 feriti; mentre non vi sono vittime tra l’equipaggio dell’Acciaio (che non subisce alcun danno
nell’incursione), il comandante Beltrami rimane gravemente ferito e deve subire
l’amputazione di una gamba. Il difficile intervento è eseguito nientemeno che
da Raffaele Paolucci, uno dei due inventori (con il collega Raffaele Rossetti)
della “mignatta” nella Grande Guerra (precorritrice del siluro a lenta corsa)
ed autori, con essa, dell’affondamento della corazzata austroungarica Viribus Unitis nel porto di Pola:
appartenente al Corpo Sanitario Militare Marittimo, è stato richiamato in
servizio allo scoppio della guerra, come tenente generale medico della riserva.
Al posto del comandante Beltrami assume temporaneamente il comando dell’Acciaio il tenente di vascello Sergio
Puccini.
24 febbraio 1943
Uscita da Cagliari per esercitazione dalle 13.27 alle
17.34, al comando del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 22 miglia.
27 febbraio 1943
Lascia Cagliari alle 9.15, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per trasferirsi a La Maddalena, dove dovrà essere sottoposto ad un
periodo di lavori di riparazione. La rotta per il trasferimento passa per il
punto convenzionale "B" di Cagliari, il punto 39°20’ N e 10°20’ E, il
punto 41°00’ N e 10°20’ E ed il punto convenzionale "A" (40°55’ N e
09°30’ E).
28 febbraio 1943
Arriva a La Maddalena alle 9.05, dopo aver percorso 219 miglia.
12 marzo 1943
Uscita da Cagliari per esercitazione dalle 13.17 alle 18.53, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 27 miglia.
30 marzo 1943
Uscita da Cagliari per esercitazione dalle 10.15 alle 12.50, al comando del
tenente di vascello Vittorio Pescatore. Percorse 28 miglia.
3 aprile 1943
Salpa da La Maddalena alle 15.08, al comando del tenente di vascello
Vittorio Pescatore, per un pattugliamento al largo di Cap de Fer, tra i
meridiani 05°00’ N e 05°40’ E ed i paralleli 39°00’ N e 39°40’ N. Deve formare
uno sbarramento insieme ai sommergibili Argo, Velella ed Axum.
Lo stesso giorno risulta deceduto in territorio metropolitano il marinaio
cannoniere Ernesto Carani dell’Acciaio,
22 anni, da Genova.
4 aprile 1943
Alle 20.10 s’immerge in seguito all’avvistamento di tre aerei in posizione
39°40’ N e 05°14’ E.
5 aprile 1943
Alle 21.25 avvista un aereo a 1500 metri di distanza, in posizione 39°10’ N
e 05°34’ E, e s’immerge per evitare di essere attaccato.
17 aprile 1943
Rientra a La Maddalena alle 6.40, dopo aver percorso 1523 miglia.
18 aprile 1943
Salpa da La Maddalena alle 11, al comando del tenente di vascello Vittorio
Pescatore, per trasferirsi a Napoli.
19 aprile 1943
Arriva a Napoli alle 8.30, poi ne riparte alle 9.44 diretto a Castellammare
di Stabia, dove arriva alle 11.30. Ha percorso 246 miglia dalla partenza da La
Maddalena.
30 aprile 1943
Uscita da Castellammare di Stabia per esercitazione dalle 8.05 alle 12.05,
al comando del tenente di vascello Vittorio Pescatore. Percorse 12 miglia.
5 maggio 1943
Lascia Castellammare di Stabia alle 2.10, al comando del tenente di
vascello Vittorio Pescatore, per trasferirsi a Bonifacio. Durante la traversata
capta rumori all’idrofono.
7 maggio 1943
Arriva a Bonifacio alle 8.34, dopo aver percorso 269 miglia.
9 giugno 1943
Lascia Bonifacio alle 5.30, al comando del tenente di vascello Vittorio
Pescatore, per trasferirsi a La Maddalena, dove giunge alle 7.40, dopo aver
percorso venti miglia.
12 giugno 1943
Al comando del tenente di vascello Vittorio Pescatore, l’Acciaio salpa da La Maddalena alle 17.15
per un pattugliamento in un settore delimitato dai meridiani 05°40’ E e 06°20’
E e dai paralleli 38°40’ N e 39°20’ N.
13 giugno 1943
Alle 8.15 viene avvistato un aereo a 15 km di distanza in posizione 40°30’
N e 07°50’ E, e l’Acciaio s’immerge
per sottrarsi ad eventuali attacchi.
15 giugno 1943
All’1.22 viene avvistato un aereo a duemila metri di distanza, in posizione
38°14’ N e 06°40’ E, ed all’1.30 l’Acciaio
s’immerge.
17 giugno 1943
Alle 23.10 il sommergibile s’immerge in 38°17’ N e 07°06’ E in seguito
all’avvistamento di un aereo.
18 giugno 1943
Riceve ordine di spostarsi in una nuova area, delimitata dai meridiani 06°34’
N e 07°20’ E, dal parallelo 37°40’ N e dalla congiungente Capo Bougaroni-Cap de
Fer.
19 giugno 1943
Alle 22.08 viene avvistato un aereo a tremila metri di distanza, in
posizione 37°10’ N e 07°05’ E, e di nuovo l’Acciaio
s’immerge.
22 giugno 1943
Conclude la missione con il rientro a La Maddalena alle 7.22, dopo aver
percorso mille miglia.
L’Acciaio in navigazione (da “Sommergibili italiani” di Alessandro Turrini e Ottorino Ottone Miozzi, via www.betasom.it) |
Ultima missione
Alle 2.15 del 10 luglio 1943 l’Acciaio,
al comando del tenente di vascello Vittorio Pescatore, lasciò La Maddalena
diretto verso sud, insieme al gemello Argento.
Gli Alleati stavano sbarcando in Sicilia, e la flotta subacquea italiana
era chiamata a contrastarli: l’Acciaio, però, non era diretto verso la zona degli
sbarchi. I suoi ordini erano di pattugliare le zone 108 (delimitata dai
meridiani 08°20’ E 08°40’ E e dai paralleli 37°20’ N e 37°40’ N) e 102 (tra i
meridiani 08°20’ E e 08°40’ E ed i paralleli 37°40’ N e 38°00’ N), al largo
della costa tunisina, per ostacolare la navigazione della flotta d’invasione
Alleata diretta verso le coste della Sicilia. Per raggiungere il settore
d’agguato sarebbe dovuto passare per il punto B (41°08’ N e 08°19’ E, al largo
di Punta Scorno) ed il punto 40°40’ N e 07°50’ E, indi dirigere verso sud fino
al parallelo 38°00’ N e da lì verso la zona assegnata.
Alle 19.43 del 13 luglio venne ordinato all’Acciaio di portarsi nella zona 171, ed alle 13.45 del 16 luglio, di
portarsi nella zona 80 al largo della costa orientale della Sicilia, passando
per i punti 39°00’ N e 15°00’ E (a nordovest di Stromboli) e M3 (Capo Vaticano);
avrebbe dovuto rimpiazzare il sommergibile Brin,
assegnato a quella zona ma costretto ad abbandonare la missione da un’avaria.
Gli ordini imponevano anche di tenersi ad est del parallelo 15°50’ E durante la
carica delle batterie.
Alle 13.15 del
23 luglio, Maricosom ordinò all’Acciaio
di condurre una ricognizione offensiva partendo dall’angolo sudorientale della
sua zona, seguendo rotta 149° fino al punto 36°16’ N e 16°05’ E, indi verso sud
fino al parallelo 36°06’ N e poi fino alla metà meridionale della zona 83.
Al termine della missione, il sommergibile avrebbe dovuto fare rotta per
Napoli, dove era previsto che sarebbe arrivato intorno al 27 luglio. Il 24
luglio Marina Messina venne informata che l’Acciaio,
diretto a Napoli, sarebbe passato per lo stretto di Messina transitando per i
punti S.1 (Capo Dell’Armi, 37°57’ N e 15°41’ E) e M3 (Capo Vaticano): avrebbe
dovuto essere scortato in quel tratto della navigazione, ma non c’erano unità
disponibili per la scorta.
Però, all’imbocco dello stretto di Messina, l’Acciaio non ci arrivò mai. In realtà, non diede nemmeno il ricevuto
a nessuno degli ordini ricevuti nel corso della missione, né si mise mai in
contatto con la base: dopo la partenza da La Maddalena, il sommergibile del
comandante Pescatore non diede più notizia di sé. Scomparve nel Mediterraneo
senza lasciare traccia, insieme ai cinque ufficiali e 41 sottufficiali e
marinai che componevano il suo equipaggio.
Dopo la guerra che si apprese che alle 20.22 (per altra versione 20.36) del
13 luglio 1943, al largo del promontorio di Capo Vaticano (nel comune di
Ricadi, in provincia di Vibo Valentia), a nord dello stretto di Messina ed a
sud del golfo di Gioia Tauro, il sommergibile britannico Unruly – inviato con altri nelle acque della Sicilia per attaccare
le forze navali italiane, qualora fossero state inviate a contrastare lo sbarco
–, mentre si trovava in immersione, aveva avvistato un sommergibile, diretto
verso sud, che si avvicinava a Capo Vaticano e comunicava intanto con la locale
stazione semaforica mediante segnali ottici. L’unità britannica si era
avvicinata per attaccare con i siluri: alle 20.44 i due sommergibili erano in
avvicinamento (quello italiano con rotta 140° e velocità 11 nodi, l’Unruly con rotta 08°) ed il comandante
britannico, tenente di vascello John Paton Fyfe, che riteneva di essere stato
avvistato da un’unità di superficie, aveva modificato il piano d’attacco; alle
20.49.08 (giornale di bordo dell’Unruly;
il comandante della flottiglia in un rapporto indicò le 18.49, probabilmente
riferendosi all’ora inglese) l’Unruly
aveva lanciato il primo siluro da 2700 metri, e subito dopo altri tre, contro
il sommergibile italiano.
Dopo due minuti, alle 20.51.08, l’Unruly
aveva avvertito una prima esplosione, poi un’altra alle 20.52.59, un’altra
ancora alle 20.53.03 e l’ultima alle 20.53.14. Il lancio dei siluri aveva fatto
perdere temporaneamente l’assetto all’Unruly
(cambiando involontariamente la profondità a cui si trovava immerso), che così
non aveva avuto modo di osservare al periscopio l’esito dell’attacco; dopo
altri due giorni di agguato, l’Unruly
era rientrato a Biserta, dove il comandante della 10th Submarine
Flotilla, controllato il giornale di bordo, aveva concluso che i siluri,
lanciati contro un sommergibile italiano (la cui identità, in quel momento,
chiaramente non poteva essere nota), non lo avevano colpito. Anche l’U-Boat
Assessment Committee era giunto ad analoga conclusione ("U-boat
present. No damage").
A guerra finita queste conclusioni vennero invece riviste: associando
l’attacco dell’Unruly alla scomparsa
dell’Acciaio, si pensò che il
sommergibile di Pescatore, dopo la partenza da La Maddalena, avesse
attraversato il Tirreno sino a raggiungere la costa dell’Italia continentale, e
che avesse poi costeggiato verso sud, navigando in immersione di giorno, per
evitare attacchi da parte della preponderante aviazione nemica, ed in
superficie di notte; fino a giungere al fatale appuntamento con il battello
britannico la sera del 13 luglio. In considerazione dei diversi tempi
intercorsi tra i lanci e gli scoppi dei siluri (due minuti esatti per il primo,
più di tre per gli altri), venne ipotizzato che solo il primo siluro avesse
colpito l’Acciaio, mentre gli altri
tre fossero scoppiati contro la costa. Devastato dallo scoppio, l’Acciaio era affondato all’istante,
portando con sé l’intero equipaggio, in posizione 38°35’ N e 15°49’ E, su un
fondale di oltre di 300 metri (per altra fonte di circa 250).
Il 13 luglio 2013, settantesimo anniversario dell’affondamento, il Gruppo
ANMI di Gioia Tauro e la Guardia Costiera locale hanno commemorato l’equipaggio
dell’Acciaio con una messa ed una
cerimonia conclusasi con la lettura della Preghiera del Marinaio ed il lancio
in mare nel golfo di Gioia Tauro, da parte di della motovedetta CP 827
della Capitaneria di Porto, di una corona d’alloro sul punto dell’affondamento.
In epoca più recente, tuttavia, il ricercatore canadese Platon Alexiades,
analizzando i documenti conservati all’Ufficio Storico della Marina Militare,
ha scoperto un rapporto del sommergibile Brin
che nel dopoguerra doveva essere evidentemente sfuggito alla commissione
incaricata di stabilire cosa fosse successo all’Acciaio. Il Brin era
proprio il sommergibile per sostituire il quale l’Acciaio era stato inviato al largo della costa orientale della
Sicilia; la sera del 13 luglio 1943 stava navigando in superficie a 8 nodi
diretto a Napoli, quando alle 20.50 aveva avvistato le scie di tre siluri che
il suo comandante, tenente di vascello Luigi Andreotti, aveva giudicato fossero
stati lanciati da un sommergibile immerso da circa tremila metri di distanza.
Con pronta contromanovra il Brin li
aveva evitati; i siluri gli erano passati pochi metri a proravia, per poi
esplodere contro la costa.
L’orario indicato dal Brin, le
20.50, combaciava alla perfezione con quello dell’attacco dell’Unruly, le 20.49; anche la posizione
indicata dal comandante Andreotti, 38°35’ N e 15°50’ E, distava solo pochi
chilometri da quella indicata dall’Unruly,
38°35’ N e 15°49’ E (uno scarto più che normale, le posizioni indicate da
attaccanti ed attaccati all’epoca, dati gli strumenti nautici allora in uso,
non erano mai perfettamente corrispondenti). Persino la distanza
dell’attaccante stimata dal comandante del Brin,
circa tremila metri, si discostava di poco dalle tremila iarde (2700 metri)
indicate dal comandante britannico. Risulta dunque evidente che il sommergibile
attaccato dall’Unruly era il Brin, non l’Acciaio, e che il comando della 10th Submarine Flotilla
e l’U-Boat Assessment Committee avevano ragione: l’Unruly aveva attaccato un sommergibile, ma non l’aveva colpito.
Stando così le cose, però, chi aveva affondato l’Acciaio?
Alle 00.20 del 12 luglio 1943 il bombardiere Lockheed Hudson "Q"
del 608th Squadron della Royal Air Force, pilotato dal sottotenente
R. F. Burling, aveva localizzato al radar un sommergibile che navigava emerso
con rotta 110° e velocità 6-8 nodi, a nove miglia di distanza, in posizione
39°40’ N e 05°14’ E. L’Hudson era passato all’attacco, e mentre il sommergibile
s’immergeva precipitosamente, si era buttato in picchiata su di esso lanciando
otto razzi da 150 metri di quota. I primi cinque razzi avevano mancato il
bersaglio, passando 6-12 metri più in alto; Burling non aveva potuto osservare
gli altri tre, perché nel frattempo l’aereo aveva superato il punto in cui si
trovava il sommergibile, ma quando era tornato sul posto aveva osservato una
grossa chiazza di nafta, lunga circa 550 metri e larga 45.
Il settore d’agguato dell’Acciaio
si trovava appena qualche miglio più ad ovest del punto in cui l’aereo di
Burling aveva condotto il suo attacco; il suo gemello Giada occupava il settore adiacente (quadranti 107 e 114) ed alle
5.15 del 12 luglio si trovava in posizione 38°20’ N e 08°20’ E, ma non riferì
di aver subito alcun attacco, il che induce a concludere che il sommergibile
attaccato da Burling fosse quasi certamente l’Acciaio. Fu questa la sua fine? Il pilota britannico non lo vide
affondare, e l’avvistamento di una chiazza di nafta, per giunta di notte,
costituisce una prova tutt’altro che conclusiva: certo è, però, che dopo questo
attacco nessuno vide più l’Acciaio,
né negli archivi Alleati risultano altri attacchi aerei o navali che possano
averne causato la perdita.
L’equipaggio dell’Acciaio, scomparso
al completo con il battello:
Giovanni Ascione, marinaio
nocchiere, da Torre del Greco
Ivo Siro Baggiani, sergente
silurista, da Monopoli in Val d’Arno
Edo Barsuglia, sottocapo silurista,
da Lucca
Ugo Basso, sergente motorista, da
Ormea
Giovanni Bau, secondo capo elettricista,
da Spilimbergo
Ciro Belluzzi, secondo capo elettricista,
da Monte San Giusto
Luigi Berti, marinaio elettricista,
da Firenze
Tito Bodani, sergente cannoniere, da
San Benedetto del Tronto
Mario Bruno, marinaio motorista, da
Napoli
Giovanni Castaldi, marinaio
nocchiere, da Napoli
Carlo Castellini, sottotenente di
vascello, da Novara
Antonio Cignoni, sottocapo
elettricista, da Rio Marina
Olivio Corvatta, sottocapo
segnalatore, da Recanati
Mario Costa, marinaio nocchiere, da
Marciana
Gennaro De Simone, sottocapo
motorista, da Napoli
Umberto Dell’Oro, sottocapo
motorista, da Civate
Vincenzo Di Cicco, marinaio
silurista, da Maddaloni
Vincenzo Di Giacomo, marinaio
elettricista, da Napoli
Giuseppe Ernani, marinaio motorista,
da Torre Annunziata
Mario Esposito, capo radiotelegrafista
di terza classe, da Salerno
Nicola Filannino, marinaio
motorista, da Barletta
Angelo Franzini, capo motorista di
seconda classe, da Venezia
Pasquale Fusco, sottocapo silurista,
da Cardito
Antonio Garofalo, marinaio
motorista, da Torre del Greco
Michele Genghi, marinaio cannoniere,
da Bari
Danilo Giannotti, marinaio
elettricista, da Seravezza
Alessandro Giaretto, capo silurista
di seconda classe, da Alessandria
Francesco Giraldi, marinaio
cannoniere, da Pontebba
Giuseppe Iacono, marinaio furiere,
da Ischia
Vincenzo Maggio, aspirante
guardiamarina, da San Pietro Vernotico
Quintino Mastrochicco, marinaio
motorista, da Taranto
Armando Melfi, sottocapo silurista,
da Brindisi
Battista Mercurio, sottocapo
cannoniere, da Orosei
Adriano Morasso, guardiamarina, da
Genova
Giovanni Ospite, marinaio silurista,
da Napoli
Vittorio Pescatore, tenente di
vascello (comandante), da Mirabello Sannitico
Giuseppe Prezioso, marinaio
nocchiere, da Napoli
Raffaele Riccardi, sottocapo
elettricista, da Boscotrecase
Nello Rossi, sottocapo
radiotelegrafista, da Perugia
Antonio Ruini, capitano del Genio
Navale (direttore di macchina), da Modena
Renato Sannazzaro, sottocapo
radiotelegrafista, da Alessandria
Italo Scarelli, sergente motorista,
da Grado
Salvatore Scognamiglio, marinaio
silurista, da Pozzuoli
Antonio Tomasetig, operaio militarizzato, da San Pietro al Natisone
Filippo Truglio, sergente nocchiere,
da Campobello di Mazara
Mario Vinti, sottocapo
radiotelegrafista, da Perugia
(USMM) |
Pagina di Wikipedia sull’Acciaio
Ho una foto con alcuni matinai con il fratello di mio padre; di cicco Vincenzo.
RispondiEliminaSe vuole gliela mando.
Buonasera
Buongiorno, glie ne sarei molto grato. Il mio indirizzo e-mail è lorcol94@gmail.com.
EliminaNell'affondamento dell'ACCIAIO è deceduto anche mio zio Michele Genchi, (di cui porto il nome) fratello di mio padre oggi novantasettenne, sarei molto grato al sig. Colombo se volesse inoltrare anche a me la foto di cui parla nella quale potrebbe esserci anche mio zio e farebbe felice anche mio padre . Questo
RispondiEliminail mio indirizzo mail migench@libero.it
GRAZIE
Purtroppo il signor Di Cicco non mi ha più mandato la foto di cui parlava.
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