La Rosolino Pilo nel maggio 1942, fotografata dal cacciatorpediniere Euro (Archivio Centrale dello Stato, via
Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
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Motonave da carico da
8325,52 tsl, 5019 tsn e 9206 tpl, lunga 144 metri e larga 18,6, con velocità di
14 nodi. Appartenente alla Società Anonima Cooperativa Garibaldi, con sede a
Genova, ed iscritta con matricola 2332 al Compartimento Marittimo di Genova.
Faceva parte di un
gruppo di quattro moderne motonavi gemelle (le altre tre erano Nino Bixio, Luciano Manara ed Agostino
Bertani) ordinate in origine dalla Cooperativa Garibaldi per il servizio di
trasporto merci di linea da e per l’Africa Orientale Italiana. Erano le più
grandi navi da carico costruite in Italia fino a quel momento; avevano
confortevoli sistemazioni per 12 passeggeri oltre a capaci stive per il carico,
mentre i motori FIAT a sette cilindri da 6000 HP garantivano la buona velocità
di 14-16 nodi.
Naturalmente, nessuna
delle navi fu impiegata per lo scopo designato, dato che furono completate in
piena guerra e subito utilizzate sulle rotte per la Libia; la Pilo, ultima ad entrare in servizio, fu
anche l’unica ad andare definitivamente perduta in guerra (la Manara fu silurata due volte ma
sopravvisse al conflitto, mentre Bixio
e Bertani, affondate in porto,
vennero recuperate e ricostruite nel dopoguerra).
Breve e parziale cronologia.
6 marzo 1939
Impostata nei cantieri
Ansaldo di Sestri Ponente (numero di cantiere 325).
11 ottobre 1941
Varata nei cantieri
Ansaldo di Sestri Ponente.
Il varo della Pilo (sopra: Tony Ferrando via Nedo B.
Gonzales; sotto: g.c. Pietro Berti; entrambe da www.naviearmatori.net)
15 maggio 1942
Completata per la S.
A. Cooperativa Garibaldi di Genova e subito requisita a Genova dalla Regia
Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
29 maggio 1942
La Pilo salpa da Taranto per Tripoli alle
17, con la scorta del cacciatorpediniere Euro
(capitano di fregata Giuseppe Cigala Fulgosi). È il suo primo viaggio per la
Libia; Pilo ed Euro costituiscono il convoglio «P».
30 maggio 1942
Verso le 6.30, un
centinaio di miglia a sudest di Punta Stilo, il convoglio «P» si unisce al
convoglio «L», cioè la motonave Gino
Allegri ed il cacciatorpediniere Nicoloso
Da Recco, provenienti da Brindisi. Il convoglio unico così formato
(caposcorta è il capitano di vascello Aldo Cocchia, del Da Recco) imbocca la rotta di levante per la Libia, passando a
circa 200 miglia ad est di Malta.
Nella notte del 30, a
seguito della segnalazione della presenza di un sommergibile sul percorso,
nonché della presenza di ricognitori britannici, la rotta viene cambiata più
volte per confondere le idee al nemico. Il Da
Recco lancia delle bombe di profondità contro un sommergibile dalla
nazionalità dubbia.
Alle 22.30 il
convoglio si scinde di nuovo, ma scambiandosi le navi scorta: la Pilo dirige per Tripoli con la scorta
del Da Recco, mentre l’Allegri fa rotta verso Bengasi, scortata
dall’Euro.
31 maggio 1942
Pilo
e Da Recco raggiungono indenni
Tripoli alle 12.45. Non sarà così per l’Allegri,
che, attaccata per due volte da aerei e poi dal sommergibile britannico Proteus, salterà in aria con la perdita
di quasi tutto il personale imbarcato.
Alle 4.25 Pilo e Da Recco (che la precede a 1-2 miglia compiendo ampi zig zag)
vengono avvistate, in posizione 33°34’ N e 18°30’ E, dal sommergibile
britannico Taku (capitano di corvetta
Jack Gethin Hopkins), rispetto al quale si trovano a 5 miglia per 230°. Il
sommergibile si avvicina a tutta forza in superficie, poi alle 4.40 s’immerge e
prosegue nell’avvicinamento, sempre alla massima velocità.
Alle 4.43 il Taku lancia tre siluri (un quarto non
parte per un problema ad una valvola del tubo) dalla distanza di 5500 metri (la
presenza del Da Recco gli impedisce
di avvicinarsi di più). Nonostante Hopkins ritenga di aver avvertito esplosioni
e visto fiamme al periscopio, nessuna nave viene colpita, e l’attacco non è
anzi nemmeno notato.
Due immagini di una sequenza scattata dall’Euro alla Pilo, con ogni probabilità il 29 o 30 maggio 1942 (Archivio Centrale dello Stato, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
7 giugno 1942
La Pilo lascia Tripoli alle 23 insieme alle
motonavi Lerici e Reichenfels (tedesca), con la scorta dei
cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi
(caposcorta) e Lanzerotto Malocello e
della torpediniera Polluce. Le navi
formano il convoglio «K».
8 giugno 1942
Alle 17.25 il
convoglio «K», al largo di Ras Iddah, ne incontra un altro proveniente da
Palermo e diretto a Tripoli, con il piroscafo Numidia e la nave cisterna Caucaso
scortate dalle torpediniere Castore e
Clio. La Polluce, come prestabilito, passa al convoglio nuovo arrivato,
assumendone il comando, mentre il «K» prosegue verso la sua destinazione.
9 giugno 1942
Il convoglio arriva a
Napoli a mezzogiorno.
20 giugno 1942
La Pilo parte da Napoli per Tripoli alle
2.30 (od alle 2), insieme alla Reichenfels,
trasportando 2892 tonnellate di materiali vari, munizioni e materiali
d’artiglieria, 25 tonnellate di carburante e lubrificante, un pontone da 554
tonnellate, 135 tra veicoli e rimorchi, quattro carri armati e 153 militari (la
Reichenfels ha invece a bordo 3671
tonnellate di munizioni, materiale d’artiglieria e materiali vari, 613
tonnellate di carburante e lubrificante, 241 tra automezzi e rimorchi e 137
uomini); la scorta è formata dai cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (caposcorta, capitano di vascello Aldo Cocchia) e
Strale (capitano di corvetta Maresca)
e dalla torpediniera Centauro. Il
convoglio segue una rotta che passa tra la Tunisia e l’isola di Zembra, passa a
circa un miglio da Capo Bon e percorre il Caale di Sicilia.
21 giugno 1942
Fino alle 00.47 il
convoglio mantiene la prua sul faro di Capo Bon (rilevamento 88°) con Da Recco in testa, seguito da Reichenfels al centro e Pilo in coda in linea di fila, con lo Strale in scorta laterale sulla dritta e
Centauro in scorta laterale sulla
sinistra, a circa 700
metri dalle due motonavi. A quell’ora, però, il
caposcorta ordina di passare a rilevamento 68° ed ordina allo Strale di accostare a sinistra ed
accodarsi alla Pilo per non passare
troppo vicino alla costa; il cacciatorpediniere (che ha ufficiali inesperti ed
un comandante alla sua prima missione dopo lungo impiego a terra), tuttavia,
accosta invece a dritta e, all’una di notte, s’incaglia su una secca presso Ras
el Ahmar, a 3 km
dalla rotta che avrebbe dovuto seguire.
La Centauro viene distaccata per assisterlo
(lo Strale non potrà essere
disincagliato, e andrà così perduto), mentre Pilo e Reichenfels
proseguono con la scorta del solo Da
Recco.
Durante la mattinata
le tre navi, in navigazione nel Canale di Sicilia con una scorta aerea di tre
velivoli (un bombardiere tedesco Junkers Ju 88, un aerosilurante italiano
Savoia Marchetti S. 79 “Sparviero” ed un idrovolante italiano CANT Z. 501),
vengono avvistate da ricognitori Martin Maryland del 69th Squadron,
e ripetutamente attaccate dagli aerei britannici di base a Malta.
A mezzogiorno (le
12.55 per l’orario britannico, probabilmente avanti di un’ora causa il fuso
orario) si verifica l’attacco più intenso, con ben nove aerosiluranti Bristol
Beaufort del 217th Squadron della Royal Air Force (guidati dal
maggiore Robert Gran Lynn; gli altri sono pilotati dai tenenti A. H. Aldridge e
W. J. Stevens, sottordini di Lynn, dal tenente Phillips, dal sottotentente
McSharry e dai sergenti Downe, Smyth e Fenton) scortati da sei caccia Bristol
Beaufighter del 235th Squadron (tre, guidati dal maggiore A. E.
Cook, in scorta ravvicinata, e tre, al comando del maggiore W. C. Wigmore, per
copertura in quota). Gli aerei britannici (decollati da Malta alle 11.15; uno
dei Beaufort è però dovuto tornare indietro) attaccano da poppa sinistra,
intendendo lanciare contro entrambe le motonavi; giunti però ad un miglio di
distanza, il Da Recco apre un
violento tiro contraereo (lo stesso fanno anche Pilo e Reichenfels) ed
abbatte dapprima il caposquadriglia degli aerosiluranti, e subito dopo altri
due Beaufort (i Beaufort abbattuti sono il W6052 del maggiore Lynn, l’AW342 del
sergente William Dennis Smyth ed il DD996 del tenente Phillips; da parte
britannica, però, si afferma che solo Lynn e Phillips furono direttamente
abbattuti dal tiro del Da Recco,
mentre l’aereo di Smyth venne accidentalmente colpito dal siluro dell’aereo di
Lynn, staccatosi dal velivolo colpito). La formazione attaccante viene così
scompaginata e due altri aerosiluranti vengono danneggiati gravemente (per
altra fonte sono tre i Beaufort danneggiati, dagli aerei tedeschi della scorta
aerea), ma gli aerei superstiti riescono egualmente a lanciare i loro siluri,
uno dei quali colpisce a prua il Reichenfels.
Gli aerei britannici invertono poi la rotta per andarsene; i tre aerei della
scorta aerea del convoglio li attaccano, ma vengono tutti abbattuti dai
Beaufighter.
Abbandonato
ordinatamente dall’equipaggio e dalle truppe tedesche imbarcate, il Reichenfels affonda in un quarto d’ora,
senza perdite umane. Si tratta della prima nave affondata dai Beaufort di Malta
(e proprio la Pilo, due mesi dopo,
sarà la seconda).
La Pilo prosegue da sola verso Tripoli,
mentre il Da Recco recupera gli
uomini imbarcati sulla nave tedesca ed i superstiti degli aerei abbattuti (4
superstiti dello Ju 88 abbattuto dai Beaufighter, un sopravvissuto del Beaufort
di Smyth e tutto l’equipaggio di quello di Phillips, che è riuscito ad
ammarare, mentre tutto l’equipaggio del caposquadriglia Lynn è perito); poi questi
raggiunge la motonave italiana, con la quale arriva a Tripoli alle 20.40 (dopo
essere state raggiunte, nell’ultimo tratto, dalle torpediniere Circe e Generale Antonio Cantore, salpate da Tripoli alle 6 per andare
incontro al convoglio).
23 giugno 1942
La Pilo lascia Tripoli alle 4.50, scortata
dalle torpediniere Circe (caposcorta)
e Generale Carlo Montanari, diretta a
Bengasi.
24 giugno 1942
Le tre navi arrivano
a Bengasi alle otto del mattino.
28 giugno 1942
Il tenente di vascello Gaetano Di Meglio, da Genova, imbarcato sulla Pilo dal precedente 25 maggio (in precedenza aveva lungamente prestato servizio sui sommergibili), muore a
bordo della nave per malattia, all'età di 34 anni, mentre la Pilo si trova ancora a Bengasi.
Il tenente di vascello Gaetano Di Meglio, deceduto sulla Rosolino Pilo il 28 giugno 1942 (per g.c. del nipote Matteo Nardoni) |
4 luglio 1942
La Pilo lascia Bengasi per Brindisi alle
8.15, scortata dalle torpediniere Castore,
Pegaso ed Antares. Verso le 19 le quattro navi si uniscono ad un altro gruppo
partito da Tripoli con analoga destinazione (motonavi Sestriere e Vettor Pisani,
scortate dal cacciatorpediniere Nicoloso
Da Recco e dalle torpediniere Lince
e Calatafimi), così formando il
convoglio «M».
5 luglio 1942
Alle 7 del mattino la
scorta viene rinforzata dalle torpediniere Polluce
e Sagittario, ed alle 8.30 dal
cacciatorpediniere Giovanni Da Verrazzano.
Quest’ultimo, però, lascia la scorta già alle 11.30, e successivamente (in base
a disposizioni prestabilite) anche le due torpediniere se ne vanno, Polluce diretta a Patrasso (alle 24) e Sagittario diretta a Taranto (alle
5.30).
6 luglio 1942
Il convoglio arriva a
Brindisi alle 14.
20 luglio 1942
La Pilo salpa da Brindisi alle 21.50,
scortata dai cacciatorpediniere Antonio
Pigafetta (caposcorta) e Premuda,
così costituendo il convoglio «M». A bordo della motonave si trovano 2907
tonnellate di munizioni, materiale d’artiglieria e materiali vari, 717
tonnellate di carburanti e lubrificanti, 106 veicoli, 19 carri armati e 146
militari; il carico è di particolare importanza perché comprende parte delle
batterie costiere assegnate alla difesa di Tobruk, riconquistata da un mese.
21 luglio 1942
Un dispaccio di
“ULTRA” delle 11.24 del 21 luglio informa i comandi britannici che, stando alle
decrittazioni, la Luftwaffe organizzerà la scorta aerea di questo convoglio per
il 22 luglio. Un Supermarine Spitfire del 69th Squadron RAF, inviato
a cercare il convoglio, riesce presto a localizzarlo.
Di conseguenza, alle
11.30, nove aerosiluranti Bristol Beaufort (due del 39th Squadron,
quattro dell’86th Squadron e tre del 217th Squadron,
decollati da Malta alle 9.55, al comando del tenente colonnello Reginald Patrick
Mahoney Gibbs), scortati da cinque caccia Bristol Beaufighter (un sesto caccia
è dovuto tornare indietro) attaccano il convoglio al largo di Capo Gherogambo (Navarino).
I Beaufort attaccano il convoglio sia da prua che da poppa, volando a bassa
quota e cogliendo di sorpresa la scorta, il cui fuoco contraereo riesce a
danneggiare solo uno degli attaccanti; ma non ha miglior esito l’attacco
britannico, perché nessun siluro va a segno. La Pilo non subisce danni di rilievo, sebbene il mitragliamento
contemporaneamente effettuato dai Beaufort causi alcune perdite tra il
personale imbarcato.
I britannici
ritengono invece di aver colpito la Pilo,
ma dopo meno di un’ora ci pensa “ULTRA” ad avvisare che probabilmente non è
così, rincarando la dose alle 18.16 (il convoglio sta “quasi certamente
proseguendo verso Bengasi”).
A seguito dell’attacco,
però, il convoglio viene temporaneamente dirottato a Navarino per rinforzare la
scorta, e anche di questo “ULTRA” apprende ed informa i comandi britannici,
alle 20.03.
22 luglio 1942
La Pilo riprende la navigazione verso
Bengasi, con il rinforzo delle torpediniere Polluce,
Circe e Clio. Ancora una volta “ULTRA” intercetta e decifra le relative
comunicazioni, riferendo la nuova rotta del convoglio alle 3.34.
23 luglio 1942
Dodici bombardieri
Consolidated B-24 “Liberator” attaccano la Pilo
al largo di Bengasi, ma la nave non subisce alcun danno. Il
convoglio arriva a Bengasi alle 17.
Qualche ora dopo l'arrivo in porto della Pilo, Bengasi subisce un bombardamento aereo, a seguito del quale viene dichiarato disperso il marittimo civile Vito Lacenere, nato a Monopoli e residente a Genova.
Qualche ora dopo l'arrivo in porto della Pilo, Bengasi subisce un bombardamento aereo, a seguito del quale viene dichiarato disperso il marittimo civile Vito Lacenere, nato a Monopoli e residente a Genova.
1° agosto 1942
La Pilo lascia Bengasi per Napoli alle 11,
scortata dalla torpediniera Circe (così
formando il convoglio «K»).
2 agosto 1942
Pilo
e Circe arrivano a Tripoli alle 12.30
e vi sostano fino alle 19, prima di proseguire; la Pilo imbarca 3000 prigionieri da trasportare in Italia.
4 agosto 1942
Pilo
e Circe arrivano a Napoli alle 6.45.
Il viaggio, per i
prigionieri, è avvenuto in condizioni pessime, essendo stipati in stive
sovraffollate e prive di servizi igienici; un prigioniero è deceduto per
soffocamento durante la traversata. Un altro prigioniero, il sergente John
Verdun Kelley, definirà in seguito la Pilo
una “nave negriera”, ricordando libici che calpestavano le dita di chi non
scendeva abbastanza in fretta le scalette di corda che portavano nelle stive,
secchi d’acqua salata rovesciati attraverso le grate, caldo soffocante nelle
stive, odore di nafta e rumore di motori che ostacolavano il sonno,
dissenteria.
Un’altra immagine della Pilo durante il viaggio del 29-30 maggio 1942 (Archivio Centrale dello Stato, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net) |
L’affondamento
Alle otto del mattino
del 15 agosto 1942 la Rosolino Pilo,
dopo aver caricato 112 tra automezzi e rimorchi, 17 cannoni, tre barche a
motore e 3439 tonnellate di materiali vari, oltre a 101 militari di passaggio,
salpò da Napoli per Tripoli, scortata dai cacciatorpediniere Maestrale (caposcorta, capitano di
vascello Riccardo Pontremoli) e Vincenzo
Gioberti (capitano di fregata Gianroberto Burgos). Comandante militare
della Pilo era il tenente di vascello
F. Pepe.
Si trattava
dell’unica nave di grandi dimensioni avviata a Tripoli nell’agosto 1942, mese
nel quale i rifornimenti più consistenti venivano inviati direttamente a
Tobruk, Derna e Bengasi, più vicine al fronte egiziano dove le forze
italo-tedesche stavano compiendo la loro ultima, illusoria avanzata.
Prima di partire da
Napoli, il caposcorta Pontremoli aveva personalmente domandato a Supermarina
notizie su quali forze britanniche si trovassero in quel momento a Malta, ma
gli fu risposto che mancavano informazioni precise; Marina Messina gli avrebbe
dato informazioni più particolareggiate l’indomani. Ciò, però, non accadde.
Giunto a Trapani
nelle prime ore del 16 agosto, il piccolo convoglio vi sostò per circa un
giorno, poi ripartì alle 6.30 del 17 a 15 nodi, diretto a Tripoli. Oltre che
dai due cacciatorpediniere (in posizione di scorta avanzata prodiera, Gioberti a dritta e Maestrale a sinistra), la Pilo
godeva anche della scorta di numerosi velivoli della Luftwaffe.
Né le navi italiane
né gli aerei tedeschi, tuttavia, furono in grado di fermare i dieci aerei britannici che assalirono la motonave alle
15.30 (o 15.40) dello stesso 17 agosto (a detta di Pontremoli, anzi, la scorta
aerea aveva “forse concorso a ritardare la messa in allarme delle unità”).
I britannici avevano
saputo che la Pilo era pronta già il
14 agosto, mediante le decrittazioni di “ULTRA”, che avevano anche precisato la
composizione del carico. Lo stesso 17 agosto, poi, nuove intercettazioni avevano
rivelato che la Pilo, giunta a
Trapani, ne sarebbe ripartita alle sei del mattino del 17, con arrivo a Tripoli
previsto per le 12.30 del 18. Un ricognitore, pilotato dal capitano (Flight
Lieutenant) Donald Charles Scharman, aveva localizzato il convoglio, e da Malta
erano decollati sei aerosiluranti Bristol Beaufort dell’86th
Squadron della Royal Air Force (altra fonte parla del 39th
Squadron), scortati da cinque caccia Bristol Beaufighter ed otto Supermarine
Spitfire degli Squadrons 235 e 252.
Mentre i Beaufighter
e gli Spitfire attaccavano gli Ju 88 della scorta aerea e li allontanavano dal
convoglio, gli aerosiluranti sganciarono i loro siluri nei settori poppieri
della Pilo (lasciati completamente
scoperti dalla posizione di scorta avanzata prodiera di Maestrale e Gioberti:
Pontremoli criticò anche questa decisione nel suo rapporto, affermando la
necessità che almeno una terza nave scorta si trovasse in coda al convoglio,
per proteggere dalle provenienze poppiere; era necessario tenere a proravia le
altre due unità, non solo per attacchi aerei provenienti da prua, ma anche per
la difesa contro i sommergibili), da 550 metri, ed intanto altri aerei da
caccia (i Beaufighter del 252nd Squadron del maggiore Derek Frecker,
che mitragliò personalmente la Pilo)
effettuarono mitragliamento di tutte e tre le navi.
La Pilo ebbe la peggio ed alle 15.50 venne
colpita a poppa da un siluro, restando immobilizzata con incendio a bordo ad
una cinquantina di miglia per 190° da Pantelleria (per altra fonte, 45 miglia a
sud dell’isola). Il Maestrale venne
mitragliato ma ebbe pochi danni, mentre il Gioberti,
mitragliato (forse non solo dagli aerei, ma anche dalla Pilo stessa, i cui artiglieri tirarono forse troppo basso nella
concitazione dell’attacco) e colpito da alcuni spezzoni, ebbe danni più seri,
principi d’incendio, sette morti e parecchi feriti, tra cui il comandante e
quasi tutti gli ufficiali in plancia, tanto che ad assumere il comando dovette
essere un sottotenente di vascello.
Questo attacco fu il
primo colto dai velivoli di Malta dopo che l’isola era stata rinvigorita dai
rifornimenti giunti a seguito dell’accanita battaglia di Mezzo Agosto, pochi
giorni prima.
Mentre il malconcio Gioberti si allontanava verso nord, il Maestrale iniziò a recuperare equipaggio
e “passeggeri” della Pilo; i soldati
tedeschi imbarcati, che non erano accompagnati da alcun ufficiale, avevano
perduto la calma.
Alle 18.45 il Maestrale era ancora impegnato
nell’operazione di salvataggio – la Pilo
era immobilizzata, ma resisteva bene a galla – quando avvistò in lontananza,
verso nord (su rilevamento vero 30°), un nutrito fuoco contraereo che sembrava
provenire da qualche nave da guerra di grandi dimensioni, almeno un
incrociatore. Subito dopo, agli uomini del Maestrale
parve di vedere una sagoma profilarsi lontana sull’orizzonte; il comandante
Pontremoli, pertanto, lanciò il segnale di scoperta, comunicando la propria
posizione, ed assunse rotta 30° e massima velocità per dirigere incontro al
presunto nemico, con l’intenzione di impegnarlo e portarlo lontano dalla inerme
Pilo, in attesa che intervenisse
l’aviazione. Poco dopo, però, la sagoma avvistata svanì. Pontremoli avrebbe
voluto inviare gli aerei tedeschi ad esplorare la zona in cui si era svolto
l’avvistamento, ma non era stato imbarcato alcun operatore radio tedesco per la
missione, dunque non c’era modo di contattarli.
Non riuscendo più a
trovare la presunta unità nemica, il Maestrale
proseguì in direzione di Pantelleria, finché Supermarina lo contattò
orinandogli di non impegnarsi contro forze superiori e di dirigere per Trapani;
qui giunto, vi stazionò fino all’indomani.
Di fatto, tanto le
salve contraeree quanto la sagoma “vista” dagli uomini del Maestrale non erano state altro che un’illusione ottica: nessuna
nave britannica, infatti, si trovava quel giorno a Malta o nel Canale di
Sicilia.
La Pilo in fiamme fotografata da uno degli aerei attaccanti (foto
Roger Hayward, via Kelvin Youngs e www.aircrewremembered.com)
Intanto, però, sulla Pilo, ora sola e indifesa in mezzo al
mare, rimaneva ancora parte dell’equipaggio. Il comandante militare Pepe,
pensando che il Maestrale se ne fosse
andato per qualche grave motivo, e che potessero quindi essere in arrivo nuovi
attacchi, che avrebbero trovato la motonave come un bersaglio immobile, decise
di abbandonare la nave. Cercò una delle lance di salvataggio più grandi, la
prese a rimorchio, la portò sottobordo alla Pilo
e vi fece imbarcare tutti gli uomini che erano ancora a bordo; dopo aver
attrezzato tutte le imbarcazioni per una lunga permanenza in mare, si allontanò
di qualche miglio dalla nave danneggiata. Erano ormai le 21 quando l’equipaggio
lasciò la Pilo, il sole era
tramontato.
La decisione del
comandante Pepe si rivelò a breve essere stata una saggia scelta: alle 21.30,
infatti, i naufraghi sentirono rumori di motori di aerei, seguiti dopo mezz’ora
dall’accensione di un bengala. Ne furono lanciati altri cinque, illuminando a
giorno il mare intorno alla Pilo, e
l’ultimo si spense alle 23.30. Alle 00.10 del 18 agosto l’equipaggio della Pilo vide un’enorme fiammata, alta un
chilometro, levarsi là dov’era stata la loro nave.
Quello che era
accaduto era che l’immobilizzato mercantile, avvistato da dei velivoli Vickers
Wellington, era stato segnalato con comunicazioni radio e bengala; il
sommergibile britannico United
(tenente di vascello Thomas Erasmus Barlow), che si trovava nelle vicinanze,
aveva ricevuto l’ordine di cercare la nave danneggiata, la cui posizione gli
era stata indicata come 16 miglia per 295° da Lampione. Alle 20.50 Barlow aveva
assunto una rotta che lo portasse in quella direzione, ed alle 22.34 aveva
avvistato il primo bengala di quelli che, gli era stato detto, la RAF avrebbe
lanciato sulla Pilo per segnalarne la
posizione. Mentre si avvicinava, l’United
aveva avvistato alle 22.39 un secondo bengala, nella cui luce si era riuscita
ad intravedere anche la sagoma della nave italiana; altri bengala erano stati
lanciati alle 22.46, alle 22.50, alle 23.03 ed alle 23.07, ed a quell’ora la Pilo era ormai perfettamente visibile, a
sei miglia di distanza, nella luce dell’ultimo bengala. L’United si era ancora avvicinato alla motonave, che appariva immobilizzata
ed appoppata, a 29 miglia per 302° da Lampione; ed alle 00.09, restando in
superficie, aveva lanciato un siluro da 1370 metri di distanza.
La Pilo era stata colpita ed era esplosa
immediatamente, con tale violenza che lo stesso sommergibile britannico era
stato investito da una grandinata di suoi rottami e seriamente danneggiato
(innumerevoli frammenti avevano perforato lo scafo resistente, aprendo vie
d’acqua nel locale motori, un pezzo di metallo lungo più di tre metri e mezzo
aveva centrato e semidistrutto parte della torretta, restandovi incastrato, e
tutti gli strumenti di navigazione e comunicazione erano stati messi fuori uso),
tanto da obbligarlo a tornare a Malta per le riparazioni. Quando la pioggia di
rottami era cessata, della Rosolino Pilo
non restava più traccia.
Il rimorchiatore Montecristo, salpato da Pantelleria la
mattina del 18, non trovò nessuna nave da rimorchiare; insieme al Maestrale, ripartito da Trapani alle
6.20, ed al cacciatorpediniere Lanzerotto
Malocello, anch’esso fatto partire
per quello scopo da Trapani il 18 mattina, provvide al salvataggio dei
naufraghi.
Tra il personale
imbarcato sulla Pilo vi fu un’unica
vittima, un membro dell’equipaggio civile.
L’affondamento della Pilo nel giornale di bordo dell’United (da Uboat.net):
“In the evening P 44 was
ordered to investigate the scene of a successful RAF attack on a merchant
vessel in position 295°, Lampion Island, 16 nautical miles.
2050 hours - Set course to comply with the orders. Several new positions
were signalled later on.
2234 hours - Sighted a flare. Closed the scene as it had been signalled
that the RA would drop flares over the damaged ship.
2239 hours - A second flare was fired. Sighted the target in the light
of the flare. More flares were dropped at 2246, 2250, 2303 and 2307 hours.
2307 hours - The merchant vessel could now clearely be seen in the light
of the last flare. Range was 6 nautical miles. Closed. No escort was seen and
the merchant, of 7000 to 8000 tons, was stopped and down by the stern. She was in
position 302°, Lampion Island, 29 nautical miles.
18 August 1942
0009 hours - Fired one torpedo from 1500 yards. The result was gratifying, if
unexpected. The explosion of the torpedo was followed instantaneously by
another of gigantic porportions as the whole merchant ship exploded. As the
commanding officer left the bridge a violent hot blast reached P 44 and debris was already clattering
on the casing and before it was possible to dive, a report of the motor room
was received of water coming in fast. P
44 therefore remained on the surface as no escort seemed to be present and
when the hailstorm of debris had descended, it was found that the bridge was
partially wrecked by a 12 foot lenght of one-inch frame embedded in the
starboard side. Jumping wire had parted and loop and main aerials broken. In
addition, upper steering was wrecked. There was no sign of the merchant ship.
The pressure hull aft was examined and a 6" gash was found which
was then caulked with wood and cotton waste.
A signal was then sent to Malta reporting the situation.
1309 hours - Received orders to return to Malta. Set course accordingly.”
L’United al rientro a Malta, con i danni causati dall’esplosione
della Pilo (foto tratta dal libro “The
History of the British U-Class Submarine”)
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Buona sera sig. Colombo, ho letto questa nota sulla M/n Rosolino Pilo. Potrei avere ulteriori informazioni sulla "......Tra il personale imbarcato sulla Pilo vi fu un’unica vittima, un membro dell’equipaggio civile."? questa è la mia mail: mlafronza@libero.it Grazie
RispondiEliminaLe risulta che 2 Beaufort e 2 Beaufighter venissero danneggiati nell'attacco?
RispondiEliminaBuongiorno,
Eliminami risulta un solo Beaufort danneggiato, quello del capo formazione, capitano Donald Charles Sharman, rientrato a Malta con seri danni. Non ho notizie circa danni ai Beaufighter.