Il
MAS 501 (da www.navyworld.ru)
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Varato l’8 luglio 1936 nel cantiere Picchiotti di Limite d’Arno ed
entrato in servizio il 2 gennaio 1937, il MAS 501 era la prima unità – il
“prototipo” – della classe MAS 501 (ossia tipo 500 Velocissimo, prima serie) di
Motoscafi Armati Siluranti del numeroso tipo «500». Lungo 17 metri e largo 4,7
con un pescaggio di 1,25-1,3 m, il MAS 501 dislocava 20,7 tonnellate ed era
armato con due tubi lanciasiluri da 450 mm e due mitragliere da 13,2 mm. Due
motori principali Isotta Fraschini «Asso 1000» da 2000 HP e due ausiliari da 80
HP, insieme ad una carena idroplana ad un gradino (lo scafo era in legno),
permettevano una velocità di 42 nodi, con un’autonomia di 400 miglia a tale
velocità. L’equipaggio era composto da undici uomini. Le unità del tipo diedero
eccezionali prestazioni di velocità, ma si rivelarono inadatte ad operare in
condizioni di mare sfavorevoli.
All’ingresso in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, il MAS 501 era dislocato a La Maddalena,
formando la IV Squadriglia MAS insieme ai gemelli MAS 502, 503 e 504. Nel 1943 tale Squadriglia sarebbe
stata ridenominata V Flottiglia MAS.
L’attività in guerra del MAS 501
fu priva di eventi di rilievo.
Il 10 aprile 1943 il MAS 501
si trovava ai lavori, insieme al gemello 503,
nell’arsenale della Maddalena, quando alle 14.45 una formazione di 84
bombardieri Boeing B-17 “Flying Fortress” della 9th, 12th
e 15th USAAF, decollati da basi algerine, comparve nei cieli della
base. Volando a 5700 metri di quota, i bombardieri si divisero in tre gruppi
aventi ciascuno il proprio obiettivo: 24 attaccarono l’incrociatore pesante Trieste (che venne affondato), 36
l’incrociatore pesante Gorizia (che
fu danneggiato gravemente) ed altri 24, del 301st Group del 32nd
Bomb Squadron (9th USAAF), sganciarono il loro carico – cinque bombe
di quasi 500 kg ciascuna su ogni aereo – sulla base stessa, sede del VII Gruppo
Sommergibili.
I risultati del bombardamento furono devastanti: le bombe demolirono
la centrale elettrica, l’officina sommergibili, l’officina siluri, l’officina
artiglieria, l’officina autoreparto, parte dell’officina falegnameria, il
locale argano, lo scalo d’alaggio, l’ufficio spedizioni, l’ufficio ragioneria e
parecchie banchine; vennero pesantemente danneggiati anche gli alloggi ufficiali
e sottufficiali, la caserma del locale distaccamento, la casermetta dei MAS, la
caserma dei carabinieri ed il magazzino dei fari; la caserma degli equipaggi
dei sommergibili fu resa inabitabile al pari di alloggio ed ufficio del capo
del VII Grupsom. L’energia elettrica venne a mancare, così come gran parte
delle comunicazioni telefoniche e telegrafiche. Furono distrutti due
idrovolanti della III Divisione Navale (quella composta da Trieste e Gorizia), sei
imbarcazioni, cinque bettoline e tutti gli automezzi in riparazione, ed
affondati i motovelieri V 266 Eliana,
O 88 Maria Pia e V 143 Carmen Adele della vigilanza foranea insieme a cinque
bettoline. I morti furono una ventina ed i feriti una settantina, escludendo
quelli su Trieste (77 vittime e 75
feriti gravi) e Gorizia (63 morti e
97 feriti).
Nel corso del bombardamento, anche il MAS 501 fu colpito e distrutto dove si trovava; stessa sorte ebbe
il MAS 503.
Descrizione perfetta e notevole ricostruzione storica
RispondiEliminaLa ringrazio.
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