venerdì 3 giugno 2016

Capo Pino, poi Petrella

La nave al largo di Tolone, sotto il precedente nome di Aveyron (da "Il naviglio mercantile nel Mediterraneo nella storia dei rapporti tra la Francia di Vichy e l'Asse tedesco italiano (1940-43)" di Francesco De Domenico, sul Bollettino AIDMEN n. 24, giugno 2009)

Piroscafo da carico da 4785 tsl, 2899 tsn e 6850 tpl, lungo 110,60-114,9 metri, largo 14,98 e pescante 7,09-7,5, con velocità di 10,5-12 nodi. Iscritto con matricola 2349 al Compartimento Marittimo di Genova, in gestione alla Compagnia Genovese di Navigazione a Vapore, con sede a Genova.

Breve e parziale cronologia.

2 (o 3) febbraio 1923
Varato (in mattinata) come Pasteur presso gli Ateliers et Chantiers de la Gironde di Harfleur, Le Havre (altre fonti parlano di Bordeaux o Graville, ma si tratta di un errore). Numero di cantiere p1.
11 luglio 1923
Completato come Pasteur e consegnato alla Plisson & Cie. di Bayonne. Appartiene ad una serie di nove navi gemelle da 4800 tsl (serie chiamata infatti «4800 tons»), ordinate dal governo francese nell’ambito del programma di ricostruzione della flotta mercantile francese dopo le gravi perdite subite nella prima guerra mondiale.
10 agosto 1923
Posto in servizio, sotto bandiera francese.
1924
Acquisito dalla Compagnie Des Chargeurs Francais (Plisson & Cie., Les Chargeurs Réunis), con sede a Parigi.
1925
Noleggiato alla Compagnie Navale de l’Océanie (sussidiaria degli armatori Ballande & Fils), con sede a Nouméa, e posto in servizio sulla linea per la Nuova Caledonia.
28 gennaio 1926
Il Pasteur arriva a Londra con parte del carico in fiamme; l’incendio viene estinto.
31 dicembre 1927
Proveniente dall’Algeria e diretto a Le Havre, il Pasteur s’incaglia all’imbocco della Senna. Sei rimorchiatori ed alcune bettoline vengono inviate ad assisterlo.
Giugno 1928
Acquistato dalla Compagnie Générale d’Armements Maritimes (una controllata della Compagnie Générale Transatlantique), con sede a Rouen, e ribattezzato Aveyron (nominativo di chiamata OVUX). Posto in servizio sulla linea della C.G.T. Bordeaux-Antille e successivamente sulla Nantes-Bordeaux-Algeri-Tunisi.
1934
Registrato presso il porto di Rouen.

Un’altra foto della nave sotto bandiera francese (French Line Archives)

1939
Trasferito alla Compagnie Générale Transatlantique, avente anch’essa sede a Parigi. Nominativo di chiamata FNUX.
5 novembre 1939
L’Aveyron salpa da Brest insieme al convoglio «12 B», composto da otto mercantili francesi (Aveyron, Aden, Bourgogne, Nancéen, Paul Emile Javary, Schiaffino, Rose Schiaffino e Monique Schiaffino) scortati dal cacciatorpediniere Sirocco, dalla torpediniera Frondeur e dall’avviso-dragamine Chevreuil.
11 novembre 1939
Il convoglio giunge a Gibilterra.
12 novembre 1939
Il quartiermastro cannoniere Paul Pierre Marie Pézennec, in servizio sull’Aveyron, viene trovato annegato nel porto di Casablanca.
29 febbraio 1940
L’Aveyron salpa da Le Verdon con il convoglio «36 XS», composto da otto mercantili (i francesi Aveyron, Cap Saint-Jacques, Château Larose ed Alice Robert, i britannici Fendris e Baron Elphinstone, il danese Dux, il polacco Hel) scortati dall’avviso-dragamine Commandant Duboc.
6 marzo 1940
Il convoglio arriva a Casablanca.
21 maggio 1940
Lascia Casablanca insieme al convoglio «KS 99», formato da tredici mercantili (i francesi Aveyron, Cap El Hank, Château Latour e Carimaré, i britannici Anadara e British Pride, gli svedesi Liguria e Calabria, gli olandesi Wanderburgh e Sanderburgh, i norvegesi Dagfred e Skrim, il greco Zeus).
27 maggio 1940
Il convoglio giunge a Brest.
24 luglio 1940
Imbarca  a Liverpool 1047 marittimi francesi internati nel campo di Aintree, e li rimpatria, trasportandoli a Marsiglia.
9-10 luglio 1941
Trasferito all’Italia a seguito di un accordo tra la Commissione d’Armistizio Tripartita di Wiesbaden ed il governo della Francia di Vichy, con il quale quest’ultimo cede all’Italia tre navi mercantili (l’Aveyron e le navi cisterna Massis e Beauce) a titolo di indennizzo per la perdita di tre navi mercantili italiane cagionata da azione francese durante il breve periodo di belligeranza tra Francia ed Italia nel giugno 1940. L’Aveyron, in particolare, deve “sostituire” il piroscafo Capo Olmo (di dimensioni pressoché analoghe), catturato a Marsiglia all’atto della dichiarazione di guerra e trasferito a Gibilterra, sotto controllo britannico, al momento della resa della Francia (Massis e Beauce rimpiazzano invece le petroliere Dentice ed Alabama, intercettate al largo del Venezuela dall’incrociatore ausiliario francese Barfleur ed incendiate dai loro equipaggi per evitare la cattura).
L’Aveyron, la cui cessione avviene proprio a Marsiglia, viene consegnato alla Compagnia Genovese di Navigazione a Vapore Società Anonima (già proprietaria del Capo Olmo) e ribattezzato Capo Pino.
Non verrà mai requisito dalla Regia Marina, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.

Il Capo Pino sotto bandiera italiana (Coll. Marco Ghiglino)

1° novembre 1941
Trasporta un carico di materiali da Brindisi a Patrasso, insieme al piroscafo Hermada, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Arborea.
20-27 novembre 1941
Un’informativa settimanale del War Cabinet britannico afferma, tra l’altro, che il Capo Pino, partito da Salonicco per Istanbul, non sarebbe arrivato, e vi sarebbe notizia del suo affondamento. Si tratta, ovviamente, di un errore.
14 dicembre 1941
Il Capo Pino, in convoglio con i piroscafi Audace, Loreto e Carlo Zeno, trasporta truppe e materiali dal Pireo a Kavaliani, con la scorta della torpediniera Castelfidardo e di due motovedette tedesche.
16 dicembre 1941
Il Capo Pino lascia Kavaliani e raggiunge Salonicco, insieme al piroscafo Pier Luigi e di nuovo scortato dalla Castelfidardo.
6 gennaio 1942
Lascia Salonicco e viene scortato da un cacciasommergibili tedesco fino allo stretto dei Dardanelli, poi entra in Mar Nero.
4 marzo 1942
Il Capo Pino ed il piroscafo Merano, scortati dalle torpediniere Lupo e Calatafimi, lasciano lo stretto dei Dardanelli, diretti al Pireo. Si unisce poi al convoglio anche il piroscafo Volta, proveniente da Mudros.
5 marzo 1942
All’1.01 il convoglio viene avvistato a nordest del Canale di Doro dal sommergibile britannico Turbulent (capitano di fregata John Wallace Linton), su rilevamento 225°, mentre procede su rotta 210° ad otto miglia di distanza. Alle 2.49 il Turbulent lancia quattro siluri da 3660 metri, ma non vanno a segno.
Alle 11.10 il convoglio raggiunge il Pireo.
15 giugno 1942
Compie un viaggio senza scorta da Bari a Durazzo, trasportando materiali vari.
22 agosto 1942
Il Capo Pino ed il piroscafo Motia compiono un viaggio da Brindisi a Patrasso, scortati dal vecchio cacciatorpediniere Augusto Riboty.
7 gennaio 1943
Il Capo Pino ed il piroscafo Polcevera salpano da Brindisi e raggiungono Patrasso, scortati dall’incrociatore ausiliario Brindisi.
1° febbraio 1943
Compie un viaggio da Valona a Bari, isolato e senza scorta.
13 febbraio 1943
Salpa da Brindisi insieme al piroscafo Probitas, e raggiunge Patrasso, scortato dall’incrociatore ausiliario Lorenzo Marcello.
16 aprile 1943
Compie un viaggio da Valona a Brindisi, da solo e senza scorta.
4 maggio 1943
Parte da Bari in convoglio con il piroscafo Ginetto e raggiunge Valona, sotto la scorta del piccolo incrociatore ausiliario Pola.
8-9 settembre 1943
L’annuncio dell’armistizio tra Italia ed Alleati sorprende il Capo Pino a Patrasso; la nave tenta di rientrare in Italia, ma aerei della Luftwaffe la costringono a tornare a Patrasso, dove viene catturato dalle forze tedesche.
10 settembre 1943
Ribattezzato Petrella ed affidato alla Mittelmeer Reederei GmbH (con sede ad Amburgo), la compagnia tedesca incaricata di armare il naviglio mercantile catturato dalle forze tedesche nel Mediterraneo, per conto della Wehrmacht, con equipaggi civili sotto giurisdizione militare.
Un membro dell’equipaggio del Capo Pino, il cuoco Germano Malfatti, di Ameglia, morirà in prigionia in Germania il 7 novembre 1943, durante un bombardamento aereo (esistono informazioni contrastanti; il suo nome viene anche riportato come Gennaro Malfanti, di La Spezia, e la data di morte in prigionia come il 21 luglio 1944).

La nave a Patrasso nel 1943 (da www.ww2wrecks.com)

Ecatombe nell’Egeo

Una delle tragedie più dimenticate tra quelle della seconda guerra mondiale, è quella che coinvolse migliaia di prigionieri italiani catturati dalle forze tedesche nelle isole del Mar Egeo (Creta, Dodecaneso, Isole Ionie) a seguito dell’armistizio tra Italia ed Alleati del settembre 1943, e dell’invasione tedesca di tali arcipelaghi. I prigionieri italiani – classificati in realtà come “internati militari” per eludere gli obblighi della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra – furono imbarcati su un miscuglio di navi ex italiane, greche, francesi, spagnole, norvegesi ora sotto controllo tedesco (spessissimo stipati nelle stive riempite all’inverosimile, senza alcun riguardo per la sicurezza) per il trasferimento dalle isole al continente, e da qui ai campi di prigionia in Germania; ma parecchie di queste navi, in gran parte unità piccole, lente e decrepite, affondarono nell’Egeo, colpite da mezzi aeronavali britannici, causando ogni volta una strage. Furono almeno 13.000 i prigionieri italiani che persero così la vita: la catastrofe più grave fu quella del piroscafo norvegese Oria, naufragato il 12 febbraio 1944 con la perdita di oltre quattromila vite, il più grande disastro navale mai avvenuto nel Mediterraneo.
Il Petrella, che aveva preceduto l’Oria in fondo al mare di soli quattro giorni, detiene il secondo “posto” in questa “classifica” dell’orrore.

Alle 9.35 del 23 gennaio 1944, il Petrella entrò a Suda con un carico di 4178 tonnellate di materiali imbarcati al Pireo ed a Salonicco. Il giorno seguente il piroscafo ebbe un guasto al timone mentre si spostava dal posto di ancoraggio, così che attraccò al molo con un’ora e mezza di ritardo, iniziando a sbarcare il carico alle 8.30. Il 28 gennaio la forte pioggia ritardò le operazioni di scarico, che sul Petrella dovettero essere sospese dalle 11 alle 14 a causa della rottura di un tubo del vapore.
Alle 17 del 4 febbraio, una cupa giornata invernale con vento da ovest/sudovest e mare forza 3-4 (localmente anche forza 5), il Petrella iniziò ad imbarcare un ingente carico umano: 2800 prigionieri («internati militari») italiani da trasportare in Grecia, nonché altri 41 prigionieri non italiani, 72 italiani che avevano aderito alla Wehrmacht («Kampfwillige», volontari combattenti) e 193 militari tedeschi di scorta ai prigionieri. Il comandante della nave ricevette gli ordini per il viaggio, e ad ogni soldato tedesco fu consegnato un salvagente. Alle magre dotazioni di sicurezza della nave – quattro zattere ed altrettanti battelli gonfiabili – vennero aggiunte altre quattro zattere, ciascuna in grado di contenere 24 persone: mezzi di salvataggio penosamente insufficienti per l’enorme massa umana che si trovava a bordo.
Alla data dell’armistizio tra Italia ed Alleati, Creta era presidiata da una forza mista italiana e tedesca: i reparti italiani, appartenenti alla Divisione «Siena» ed alla 51a Brigata Speciale «Lecce», assommavano in tutto a 21.700 uomini, mentre  i militari tedeschi sull’isola erano in numero circa doppio. Il generale comandante il presidio italiano, Angelico Carta, aveva deciso per la resa ed il disarmo dei suoi uomini, poi era fuggito in Egitto via mare.
I tedeschi avevano presentato agli italiani quattro possibilità: combattere insieme alle forze tedesche; lavorare, disarmati, per la Germania; lavorare, disarmati, senza impegni di sorta (allo scopo esclusivo di “guadagnarsi” il diritto di mangiare; rifiutare ogni collaborazione ed essere trasferiti sul continente ed essere avviati ai campi di prigionia come internati militari. Circa un decimo dei prigionieri aveva scelto la prima opzione, due decimi la seconda e la terza, ed i restanti sette decimi la quarta. Un primo gruppo di 2400 prigionieri era stato trasferito al Pireo già tra il 12 ed il 14 settembre 1943; altri 3885 erano stati trasferiti il 24 settembre dai piroscafi Trapani e Kari; altri 3754 il giorno seguente, dai piroscafi Sonja e Pier Luigi; il 18 ottobre era salpata la motonave Sinfra con 2389 prigionieri, ma quello stesso giorno era stata affondata da un attacco aereo britannico, portando con sé almeno 1850 prigionieri italiani. In dicembre altri 1142 prigionieri italiani erano stati trasferiti via mare al Pireo, ed altri 289 nel gennaio 1944. Quelli destinati a partire col Petrella, provenienti dal campo di prigionia di Mastamba, erano gli ultimi: dopo, a Creta, non sarebbero più rimasti italiani. Il loro trasferimento, dopo la quasi pausa di gennaio, era reso molto urgente dalla carenza dei rifornimenti inviati alle isole dell’Egeo occupate dalle forze tedesche: i tedeschi, a corto di cibo, dovevano liberarsi di quelle bocche da sfamare, mandandole sul continente.

Il Petrella in un porto greco (forse Iraklion) durante un attacco aereo, qualche tempo prima dell’affondamento (da forum AIDMEN)

La partenza del Petrella, a causa del maltempo, venne rimandata al 6 febbraio, ore 6.
Il 5 febbraio, in seguito a nuovi ordini, 98 dei 193 militari tedeschi imbarcati sul Petrella vennero fatti sbarcare, mentre furono caricati sulla nave altri 282 prigionieri italiani e 19 «Kampfwillige» anch’essi italiani. Persistendo il maltempo (vento da ovest/nordovest, mare forza 5-6), la partenza venne ancora rinviata, stavolta al 7 febbraio sempre ore 06.00.
Il 7 febbraio il tempo non accennava a migliorare (vento da sud/sudovest, mare forza 3-4, cielo coperto e forte pioggia, visibilità ridotta a 8-10 miglia), così la partenza subì un ulteriore rinvio: 8 febbraio, sempre alle ore 6.
L’8 febbraio il tempo era leggermente migliorato: ancora vento da nord, ma il mare era calato a forza 2-3 (tendente però a 4), la visibilità era risalita a 12 miglia. Alle 6.30 il Petrella lasciò la baia di Suda diretto al Pireo. Gli italiani a bordo erano, secondo i registri tedeschi del Seetransportstelle Suda, 3173: 3082 prigionieri e 91 «Kampfwillige». Erano inoltre presenti sulla nave 34 uomini di equipaggio, 36 artiglieri tedeschi addetti all’armamento contraereo, 95 militari tedeschi di scorta ai prigionieri ed altri militari tedeschi di passaggio; in tutto erano almeno 3350 gli uomini a bordo del Petrella.
Secondo il libro «In Titanic's Shadow», la nave imbarcò ben 1500 soldati tedeschi oltre ai 3173 prigionieri italiani, nonché un carico di armi da fuoco, munizioni ed altro materiale bellico, comprese 60.000 lunghezze di tubature. Di tutto ciò, però (e del bilancio riportato da questo libro, 2700 vittime italiane e circa mille tedesche, con rispettivamente 475 e circa 500 sopravvissuti), non si trova traccia nel resoconto del Seetransportstelle Suda, né in nessun’altra fonte, dunque è probabile che l’autore si sia confuso con un’altra delle navi affondate in Egeo con prigionieri italiani.
I «Kampfwillige», avendo accettato di collaborare con i tedeschi, avevano trattamento migliore degli altri italiani: erano sistemati in una stiva separata dagli altri (la stiva di carico prodiera), avevano libero accesso al ponte di coperta, ed avevano anche sovrinteso l’imbarco degli altri prigionieri italiani, insieme alle guardie tedesche.
I prigionieri imbarcati sul Petrella erano in massima parte personale dell’Esercito, ma c’erano anche alcuni uomini della Regia Marina. Uno di essi era il sergente segnalatore Nicola Dell’Olio, 23 anni, di Bisceglie (Bari). In merito alle condizioni dei prigionieri italiani, Dell’Olio avrebbe in seguito riferito delle differenze praticate nel trattamento di quelli che rifiutavano la collaborazione con i tedeschi (la maggioranza) e di quelli collaborazionisti; questi ultimi furono alloggiati nella stiva di prua, erano trattati meglio ed esercitavano persino un servizio di guardia insieme ai tedeschi, fin dal giorno dell’imbarco. I non cooperanti, invece, vennero stipati nelle stive di poppa, e fu loro rigidamente vietato di salire in coperta.
La nave viaggiava in convoglio con un’altra più piccola nave tedesca, la Susanne (che trasportava anch’essa un gruppetto di prigionieri italiani), ed era scortata da diverse motovedette tedesche. Dopo un’ora e mezza (secondo la testimonianza del sergente Dell’Olio, che però anticipa l’orario di partenza alle 5, ciò avvenne alle 6.30) le guardie avvertirono i prigionieri che a breve le unità della scorta avrebbero lanciato delle bombe di profondità, raccomandando di restare calmi; ciò fu detto per giustificare eventuali boati.

Poco dopo le 8.30 il Petrella, che si trovava in quel momento ad una quindicina di miglia da Suda, venne silurato dal sommergibile britannico Sportsman.
Lo Sportsman non era lì per caso: nei giorni precedenti alcuni partigiani ed informatori greci dello Special Operations Executive britannico, tra cui George Psychoundakis, avevano osservato le operazioni di imbarco da un nascondiglio in una grotta, lungo la costa cretese. Avevano poi appreso la data e ora di partenza, che avevano provveduto a segnalare al Cairo. Non è chiaro se essi sapessero che la nave era carica di prigionieri: Psychoundakis, nel suo libro “The Cretan Runner”, parla di «truppe tedesche ed italiane», il che potrebbe indicare che credeva che gli uomini imbarcati sulla nave fossero militari tedeschi ed italiani che collaboravano con essi. D’altra parte, occorre dire che in altre occasioni i britannici, pur sapendo della presenza di prigionieri (anche britannici) su determinate navi, non avevano esitato ad attaccarle ugualmente, per non far insospettire il nemico circa la possibilità che essi disponessero di fonti d’informazione che permettevano loro di sapere quali navi trasportavano rifornimenti, e quali portavano prigionieri.
Lo Sportsman, al comando del tenente di vascello Richard Gatehouse, aveva avvistato il Petrella in uscita da Suda alle 7.50, ed aveva lanciato quattro siluri alle 8.33, in posizione 35°34’ N e 24°18’ E (a nord della baia di Suda, e 8,5 miglia ad est di Capo Trypete), da una distanza di 2740 metri.
Secondo lo storico tedesco Jürgen Rohwer, autore di diverse monumentali opere sulla guerra sul mare, tra cui «Allied Submarine Attacks of World War II», Gatehouse vide le lettere «P. O. W.» (Prisoners Of War) dipinte sulla murata, che indicavano che la nave trasportava prigionieri di guerra, ma decise di silurarla ugualmente. I tedeschi, sebbene negligenti in quasi qualsiasi altra cosa a questo riguardo, avevano provvisto a contrassegnare con scritte «P. O. W.», per renderle riconoscibili, almeno parte delle navi che adibirono al trasporto di prigionieri italiani in Egeo (ciò traspare ad esempio da un video dell’inizio del 1944, che mostra i piroscafi Oria e Tanais, ambedue successivamente affondati con spaventose perdite umane, che recano tali vistose scritte). Nel giornale di bordo dello Sportsman non si fa alcun cenno di scritte sulla murata della nave, ma nel rapporto di missione di Gatehouse, rintracciato negli archivi britannici dal ricercatore canadese Platon Alexiades, è scritto chiaramente che le lettere c'erano: "...(la nave) aveva P.O.W. in grandi lettere bianche dipinte sulla murata" ("He was unmistakably identified as the CAPO PINO and had P.O.W. in large white letters painted on his side"). Il diretto superiore di Gatehouse, capitano di vascello David Caldicott Ingram (comandante la 1st Submarine Flotilla di Beirut), dopo aver letto il rapporto avrebbe espresso le più vive congratulazioni al comandante dello Sportsman per aver privato i tedeschi di un'altra delle poche navi mercantili di cui disponevano in Egeo, senza dedicare una sola parola alla strage di prigionieri che questo "attacco finemente eseguito" aveva scientemente causato ("SPORTSMAN is to be most heartily congratulated on a finely executed attack and an extremely useful contribution to the Aegean war effort, observing that lack of shipping is causing the gravest embarrassment to the enemy").

Il rapporto dello Sportsman (g.c. Platon Alexiades, via forum AIDMEN)

Il Petrella venne scosso da due violente esplosioni (ed infatti furono due i siluri che andarono a segno), che ne deformarono lo scafo; i prigionieri rinchiusi nelle stive (che i tedeschi si rifiutarono di aprire), in preda al panico, si arrampicarono sulle scalette e tentarono di forzare le aperture e salire in coperta, ma le guardie tedesche, posizionate vicino ai portelloni, dapprima spezzarono le dita di coloro che tentavano di afferrare le aperture dei portelloni, poi – dato che questo non bastava ad arrestare la marea umana in cerca di salvezza – giunsero ad usare bombe a mano e mitragliatrici per fermare i prigionieri. Le granate, esplodendo nelle stive piene di uomini ammassati, provocarono una carneficina, che proseguì ininterrotta fino a che il personale tedesco non ebbe abbandonato la nave al competo.
Il comando tedesco di Suda, informato del siluramento alle 8.55, fece subito uscire in mare i motovelieri Agios Nicolaos (Pi 783), Athina (Pi 722), Ipapanti (Sy 631), Agia Matrona (Pi 823), Agios Mattheus (Pi 55), Agios Nicolaos (Ch 54) ed Agios Nicolaos (Ch 51, omonimo del precedente), che si diressero sul luogo dell’incidente. Alle 10.05 partirono da La Canea altri tre motovelieri: l’Agios Nicolaos Ch 216 (ancora un omonimo), l’Agios Dimitrios Pi 2302 ed il Pi 22. Alle 10.35, su ordine del comandante del porto di Suda, prese il mare il rimorchiatore Voltaire, per tentare di prendere a rimorchio il Petrella, che ancora galleggiava.
Nella stiva dove si trovava il sergente Dell’Olio vennero sentite due esplosioni, che scossero violentemente tutta la nave, facendola sbandare a sinistra. Dalla stiva situata più a proravia si sentiva gridare e chiedere aiuto; tutti i prigionieri si avventarono sui boccaporti, per tentare di uscire in coperta e mettersi in salvo, ma le guardie tedesche reagirono mitragliandoli furiosamente, per ricacciarli nelle stive. Decine, o forse centinaia, di prigionieri furono falciati mentre tentavano di uscire; i superstiti furono respinti sottocoperta, e non tentarono più di uscire, dal momento che ogni tentativo equivaleva a morte certa per mano delle guardie. Anche i prigionieri che erano riusciti a fuggire e gettarsi in mare vennero mitragliati e uccisi. Nicola Dell’Olio, approfittando della confusione, era riuscito a salire in coperta e qui si nascose al riparo di un verricello, rimanendovi fino a quando il mitragliamento non fu cessato. Nel frattempo, le motovedette si erano portate sottobordo al Petrella ed avevano iniziato a trasbordare il personale tedesco.
Un altro prigioniero sopravvissuto, Luigi Stoppini, si trovava proprio nella stiva colpita: rimase gravemente ferito al ginocchio a causa dell’esplosione del siluro, ma riuscì ad uscire dalla stiva quasi interamente allagata grazie anche all’intervento di un compagno. Quando uscì in coperta, si ritrovò di fronte a due soldati tedeschi con le armi puntate e dovette dire “Mussolini” per non essere ucciso.
Nel frattempo, le unità della scorta giunsero sottobordo al Petrella, per soccorrere i militari tedeschi imbarcati sul piroscafo. Fu in questo frangente, una volta che tutti i tedeschi a bordo furono evacuati, che i prigionieri italiani ancora vivi riuscirono finalmente a salire in coperta e tuffarsi in mare (naturalmente, a nessuno fu permesso di salire sulle imbarcazioni di salvataggio); secondo le testimonianze di almeno due sopravvissuti italiani, le unità di scorta tedesche continuarono a sparare con armi automatiche anche sugli uomini in mare.
Luigi Stoppini si calò in mare con una lunga fune e nuotò verso una lancia sulla quale si trovavano tre tedeschi, che attendevano di essere recuperati da una loro nave. Gli occupanti della lancia, vedendolo, gli spararono addosso, per fortuna senza riuscire a colpirlo; Stoppini attese che i tedeschi venissero presi a bordo da una delle unità soccorritrici, poi si arrampicò a bordo della scialuppa vuota ed issò a bordo altri otto prigionieri italiani. Soccorso da un’imbarcazione greca, venne portato a terra ove incontrò il cappellano militare Nello Ceci, anch’egli ferito.
Il sergente Dell’Olio, essendo uno dei pochi marinai presenti tra i prigionieri sopravvissuti al massacro, diede ai compagni dei consigli sul da farsi, poi si gettò in mare verso le 8.30. Rimase in acqua per un paio d’ore, aggrappato ad una tavola, tentando di avvicinarsi alla costa cretese; da questa precaria posizione assisté all’affondamento del Petrella, che giudicò essere avvenuto verso le 9.30.
Subito dopo il siluramento, alle 8.36, lo Sportsman era sceso in profondità, dopo di che aveva subito una debole e saltuaria caccia (una bomba di profondità alle 8.36, sganciata da un aereo; altre due alle 8.37, da una nave della scorta; altre due alle 8.41 ed un’ultima alle 8.59) per poi tornare a quota periscopica alle 9.30. Vedendo che il Petrella era spezzato in chiglia ma ancora galleggiante, con un cacciasommergibili e diverse piccole unità tedesche che gli giravano intorno e tre idrovolanti Arado nel cielo, Gatehouse decise di dare il colpo di grazia alla sua preda, ed iniziò l’avvicinamento alle 10.22.
Alle 12.15, lo Sportsman lanciò un ultimo siluro da 3660 metri, così compiendo l’ultimo atto di un’assurda tragedia. Un minuto dopo, il sommergibile scese in profondità; sarebbe tornato a quota periscopica ancora alle 13.12, per sincerarsi del risultato. (Altra fonte indica però l’orario dell’affondamento del Petrella come le 11.32, ed anche il registro del Seetransportstelle Suda riporta che alle 11.20 la nave stava affondando).
Colpita anche dall’ultimo siluro (evidentemente non notato: da parte tedesca, l’esplosione fu attribuita allo scoppio delle caldaie), la nave si spezzò in due tronconi, che seguitarono a galleggiare per un altro po’, per poi inabissarsi a tre ore dal siluramento.
Le unità tedesche della scorta si allontanarono, per evitare il risucchio causato dell’affondamento; a mezzogiorno, le unità di scorta GK 61 e GK 91 e la Susanne giunsero a Suda con i primi naufraghi. Nelle ore successive giunsero sul luogo dell’affondamento i motovelieri greci, che recuperarono i pochi italiani ancora in vita.



Gli ultimi attimi del Petrella ed il recupero dei naufraghi in una serie di foto scattate da un aereo che sorvolò la scena del disastro (da www.ww2wrecks.com)



Agios Nicolaos Pi 783, Agios Nicolaos Ch 51, Agios Mattheus Pi 55, Agia Matrona Pi 823 ed Athina Pi 722 giunsero a Rethymno con 71 italiani: 67 vivi e quattro morti. L’Agia Matrona, che aveva a bordo anche 44 tonnellate di munizioni, toccò il fondo nell’entrare nel porto di Rethymno, riportando una falla; dovette sbarcare le munizioni per poter entrare in porto.
Nicola Dell’Olio venne recuperato intorno alle undici del mattino, insieme ad altri naufraghi, da un piccolo piroscafo greco, che lo portò a Suda. Qui i prigionieri superstiti vennero portati nel carcere di La Canea; anche in questo tragitto venne sottolineata la discriminazione tra italiani collaborazionisti e non, i primi viaggiavano in autocarro mentre i secondi dovevano seguirli a piedi.
In tutto, risultarono tratti in salvo 30 membri dell’equipaggio, 35 addetti all’armamento contraereo, 75 o 79 militari tedeschi di scorta, altri 12 soldati tedeschi «non elencati» e soltanto 527 italiani, dei quali 24 morirono per le ferite riportate.
Nei giorni seguenti, il mare gettò decine, se non centinaia, di cadaveri sulle spiagge di La Canea; i loro commilitoni superstiti ed alcuni frati cretesi diedero loro sepoltura in fosse comuni. Una lapide li ricorda oggi sulla spiaggia di Georgiopoulis, insieme ai morti della Sinfra.
I superstiti vennero inviati nei campi di prigionia situati nei pressi di La Canea; nei giorni successivi la maggior parte di loro venne trasferita al Pireo, non più in nave, ma per via aerea.
Nicola Dell’Olio e gli altri prigionieri rinchiusi a La Canea rimasero in carcere per tre giorni, periodo durante il quale alcuni ufficiali italiani tentarono di convincerli, con scarso successo, alla collaborazione con i tedeschi; poi vennero trasferiti in una moschea abbandonata, adibito ad improvvisato luogo di concentramento, e successivamente all’aeroporto di La Canea. Il secondo tentativo di trasferimento verso la Grecia, questa volta, si sarebbe svolto per via aerea. Il 18 febbraio 1944 Dell’Olio, in gruppo con altri 25 prigionieri, venne trasferito da Creta ad Atene in aereo: questa volta andò tutto bene. Dopo l’arrivo ad Atene, il gruppo di Dell’Olio fu condotto in una fabbrica di armi, dove rimase per quattro giorni, e successivamente nel campo di Gulj, dove rimasero a lavorare per sei giorni. Vennero poi mandati a lavorare al Pireo e da qui, a fine giugno 1944, Dell’Olio ed altri prigionieri vennero trasferiti a Gastumi, nel Peloponneso, per essere impiegati nei lavori di una batteria. Il 25 agosto 1944 i tedeschi, in ritirata dalla Grecia, lasciarono liberi i prigionieri, e al contempo li abbandonarono a loro stessi, senza cibo od altro. Dell’Olio ed altri sopravvissero alla meglio, anche mendicando, per circa un mese, con l’aiuto dei partigiani greci dell’ELAS; il 24 settembre 1944 s’imbarcarono clandestinamente sulla nave cisterna Nettuno, a Patrasso, venendo scoperti ma lasciati a bordo dopo aver spiegato di essere ex prigionieri italiani dei tedeschi. Riuscirono finalmente a tornare in Italia, a Taranto, il 10 novembre 1944.

Come scritto più sopra, i dati più attendibili attestano la presenza sul Petrella di 3173 italiani. Tra di essi i morti furono 2646, secondo lo storico tedesco Gerhard Schreiber (autore del libro «I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945: traditi, disprezzati, dimenticati», pubblicato in Germania nel 1990 e tradotto in Italia, dall’Ufficio Storico dell’Esercito, nel 1997); i sopravvissuti furono 527 (sebbene il registro del Seetransportstelle Suda, in data 9 febbraio, indicasse in soli 424 il numero degli italiani salvati). Altre fonti riportano lo stesso numero di prigionieri ma cifre leggermente differenti per i morti ed i superstiti, rispettivamente 2670 e 503; la discrepanza è causata dalla morte di 24 dei prigionieri dopo il salvataggio, dunque le vittime italiane furono, effettivamente, 2670. Poche le vittime tra i tedeschi, venticinque in tutto (quattro membri dell’equipaggio, un artigliere addetto all’armamento contraereo, e venti dei soldati di scorta ai prigionieri).
Il sergente Nicola Dell’Olio affermò nel suo rapporto (datato 19 gennaio 1947) che sul Petrella si trovassero circa 6500 italiani, dei quali circa 1500 riuscirono a salire in coperta ed a gettarsi in mare prima che le guardie tedesche aprissero nuovamente il fuoco; Dell’Olio citava altri testimoni, Attilio Borelli, Sergio Porcelli, Leonardo Capurso ed Antonio Sabino, che potevano confermare quanto da lui riferito.
Tale dato è apparentemente ripreso anche dal volume “Navi mercantili perdute” dell’USMM, che per l’affondamento del Petrella riporta sia la cifra di 2670 prigionieri periti secondo fonti della Wehrmacht, sia la stima di circa 6500 prigionieri a bordo, dei quali poco più di 1500 salvati «da un piroscafo greco».
La cifra di circa 6500 italiani sul Petrella è menzionata anche nel rapporto del generale Francesco Imbriani, che citava come testimoni che potevano confermare lo stesso Dell’Olio, gli altri quattro uomini da questi citati, nonché Franco Viscardi, Rocco Fabio, Nello Ceci e Luigi Morali.
Dato che sia la cifra fornita, sia i testimoni citati, sono gli stessi, e che la stima di 6500 vittime appare una stima fatta “ad occhio” da Dell’Olio, appaiono più verosimili i numeri che emergono dai documenti ufficiali tedeschi. Ne emerge, in ogni caso, una delle più grandi tragedie mai consumatesi nelle acque del Mediterraneo, quasi completamente dimenticata in Italia e quasi del tutto ignorata al di fuori di essa.


Elenco parziale (489 nominativi) dei militari italiani periti sul Petrella:

Osvaldo Accursi, caporale 8° Centro Auto
Giuseppe Aiello, aviere Deposito Comando R. Aeronautica dell’Egeo
Vincenzo Aldorasi, soldato 51a Compagnia Controcarro Div. “Siena”
Giuseppe Alesi, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giuseppe Allegretti, soldato 3a Compagnia Mitraglieri XXXV Corpo d’Armata
Antonio Alpi, soldato 18° Reggimento Fanteria Div. “Acqui”
Luigi Aluigi, sergente 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Nino Amaini, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Aniello Amore, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Michele Anselmo, soldato R. Esercito addetto ai servizi di aviazione (Cp. Sqd.)
Giuseppe Antinolfi, soldato 39° Reggimento Fanteria Div. “Bologna”
Virgilio Anzani, soldato addetto ai depositi e magazzini Genio
Ottavio Arena, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Emilio Armani, capitano 4° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giacomo Artioli, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Armando Asiatico, soldato 160a Compagnia Genio
Emilio Bagnasco, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Lorenzo Baiocchi, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Salvatore Balsamo, camicia nera 141° Battaglione della M.V.S.N.
Alessandro Balzarotti, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Gino Baraldi, soldato 51° Battaglione Mortai
Michele Barile, soldato 56° Reggimento Artiglieria Div. “Casale”
Ubaldo Barozzi, soldato 9° Reggimento Artiglieria Div. “Brennero”
Guglielmo Barraco, tenente 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Ferdinando Basciano, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Sergio Baseggio, aviere reparto servizi Aeroporto Radura
Francesco Basile, soldato 6° Reggimento Fanteria Div. “Aosta”
Sergio Bedei, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Marco Bellani, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Biagio Bellapianta, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi Giuseppe Bergo, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Alfredo Bernardini, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Astolfo Bernardini, soldato 3° Reggimento Artiglieria Div. “Pistoia”
Giovanni Bernasconi, soldato 177a Compagnia Genio
Adelmo Bertani, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Renzo Bertani, tenente 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giulio Bertelli, caporale III Gruppo Artiglieria di Corpo d’Armata
Gianfranco Bertocchi, sergente 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Vittorio Bianchi, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Andrea Blando, aviere deposito Comando R. Aeronautica dell’Egeo
Bernardo Boccongelli, soldato 36° Reggimento Artiglieria Div. “Forlì”
Ernesto Bodini, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Mario Bodo, sergente 63° Reggimento Fanteria Div. “Cagliari”
Ido Bolognesi, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Lelio Bonaretti, soldato 2° Reggimento Artiglieria Div. “Messina”
Pietro Bondavalli, aviere 166° Deposito R. Aeronautica C.do Aeronautica dell’Egeo
Luigi Bonomini, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Natale Bordoni, caporale maggiore 12a Compagnia di Sanità
Attilio Borini, soldato 4a Compagnia Costiera
Alberto Bortoletto, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Rolando Bossi, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Filippo Bozzi, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Antenore Brambilla, caporale maggiore 892a Autosezione Pesante Div. “Siena”
Paolo Brambilla, soldato 128° Ospedale da Campo Div. “Cuneo”
Michele Brarda, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Angelo Brichese, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Pasquale Briganti, soldato 430a Batteria Artiglieria Div. “Siena”
Nello Brizzi, soldato III Gruppo d’Artiglieria di Corpo d’Armata
Vito Brunetti, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Marcello Brutti, soldato 18° Reggimento Fanteria Div. “Acqui”
Andrea Bruzzone, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Bugna, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Mario Bulla, caporale maggiore 4° Gruppo Artiglieria
Alessandro Vincenzo Busso, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Riccardo Cacciamani, aviere Compagnia Presidio Comando Aeroporto di Rodi – C.do R. Aeronautica dell’Egeo
Francesco Cagnetta, sergente 56° Reggimento Artiglieria Div. “Casale”
Ottavio Calandrini, aviere Compagnia Presidio Comando Aeroporto di Rodi – C.do R. Aeronautica dell’Egeo
Nunzio Calia, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Caminale, aviere 166° Deposito R. Aeronautica C. do R. Aeronautica dell’Egeo
Gaetano Campisi, soldato 177a Compagnia Genio
Ermenegildo Cannone, soldato 27° Reggimento Fanteria Div. “Pavia”
Luigi Capobianco, soldato 61a Compagnia Fanteria
Domenico Cappelletti, soldato 84° Reggimento Fanteria Div. “Venezia”
Giuseppe Cappelletti, soldato CXI Gruppo Artiglieria 9a Armata
Roberto Cappelletti, soldato III Gruppo Artiglieria II Corpo d’Armata
Cosimo Caputi, soldato 37° Gruppo Artiglieria
Antonio Caputo, soldato 32° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Cataldo Caputo, sergente 37° Gruppo Artiglieria
Marino Cardoni, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Francesco Cariello, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Armando Carlini, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Michele Carlucci, caporale 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Renato Carrozza, soldato depositi e magazzini Genio
Tarcisio Casarotto, soldato 5° Reggimento Artiglieria Contraerea
Primo Casotto, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Filiberto Castagnasso, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Leopoldo Castaldi, soldato 35a Sezione di Sanità Div. “Siena”
Giuseppe Castelnuovo, caporale 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giovanni Cavallari, caporale maggiore Gruppi Lavoratori del Genio
Spirito Cavallo, caporale 331° Reggimeto Fanteria Div. “Regina”
Renato Ceccagnoli, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Dante Celeghin, sergente 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Felice Ceppi, soldato Gruppi Lavoratori del Genio
Brizio Cera, sottotenente 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Nicola Cerrato, soldato soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Luigi Cesari, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Armando Chiarelli, caporale maggiore 51a Autosezione Div. “Siena”
Primo Chiarelotto, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Chiarle, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Giovanni Chieppa, soldato 36° Reggimento Artiglieria Div. “Forlì”
Pietro Chiocchetti, soldato 4° Reggimento Genio
Dario Chionne, caporale 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Armando Cianchetti, soldato 10° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Francesco Cicala, soldato Battaglione Alpini “Val Venosta” 4a Armata
Don Antonio Ciervo, tenente 32° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Michele Cipriani, soldato 9° Reggimento Alpini Div. “Julia”
Francesco Codispoti, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Vincenzo Colaneri, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Angelo Colato, soldato 128° Ospedale da Campo Div. “Cuneo”
Cataldo Colucci, sergente maggiore 50° Magazzino Speciale Viveri di Rodi
Umberto Cominale, soldato 36° Raggruppamento Costiero Artiglieria
Antonio Congedo, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Candido Conti, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Conti, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Domenico Coppola, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Luigi Corrado, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Salvatore Cortese, caporale 88a Compagnia Genio Div. “Sforzesca”
Luigi Marcello Corvo, sergente del Genio
Antonio Costituzionale, soldato 4° Gruppo Artiglieria Div. “Siena”
Angelo Crippa, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Gino Cristofoli, caporale maggiore 5° Reggimento Artiglieria Contraerea
Giuseppe Cruciani, 1° aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Pietro Cucinotta, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Biagio Cutellè, sergente 51a Compagnia Carri L6/40 Brig. “Lecce”
Marino D’Achille, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Ciro D’Agresti, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Gaetano Dal Maso, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Giuseppe Dalla Bona, soldato 34° Reggimento Fanteria Div. “Livorno”
Vincenzo D’Alò, soldato 35° Raggruppamento Costiero Artiglieria
Angiolino Andrea D’Alonzo, 1° aviere 166° Deposito R. Aeronautica – C.do Aeronautica dell’Egeo
Alberto Dalsiè, soldato 10° Reggimento Genio
Antonio D’Angelo, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Raffaele Daries, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Marcellino D’Auria, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi De Bellis, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Guido De Biasio, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Battista De Blasio, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Attilio De Giorgi, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Vincenzo De Luca, soldato III Gruppo Artiglieria di Corpo d’Armata
Tommaso De Lucia, soldato 56° Raggruppamento Costiero d’Artiglieria
Giulio De Marco, soldato 9° Reggimento di Fanteria Div. “Siena”
Alberto De Negri, soldato 27° Reggimento Artiglieria Div. “Cuneo”
Emilio De Ponti, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Michele De Vivo, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Gustavo Francesco Decimino, caporale maggiore 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Carmelo Luigi Cesidio Decina, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Ugo Deimichei, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Domenico Del Conte, soldato 3a Compagnia Costiera Fanteria
Francesco Del Nevo, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Antonio Dell’Orto, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Domenico Desenzani, soldato 199a Batteria Artiglieria Brig. “Lecce”
Florindo Desiderò, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Pasquale Di Blasio, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Nazzareno Di Bona, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Domenico Di Cesare, soldato 225° Reggimento Fanteria Div. “Arezzo”
Giuseppe Di Cesaris, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Eduardo Di Fraia, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Gustavo Di Genova, tenente 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Luigi Di Giosia, soldato III Gruppo Artiglieria di Corpo d’Armata
Pasquale Di Lazzaro, caporale 10° Centro Auto Div. “Siena”
Sabatino Di Loreto, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Camillo Di Matteo, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Michele Di Rienzo, soldato 331a Autosezione Pesante Div. “Siena”
Silvano Di Sozio, soldato 251a Compagnia Controcarro Brig. “Lecce”
Angelo Dionisi, soldato 51° Battaglione Mortai
Umberto D’Odorico, aviere reparto servizi Aeroporto di Maritza
Lorenzo Domenichetti, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giacomo Domeniconi, soldato 50° Reggimento Artiglieria Div. “Regina”
Emidio Donatucci, maresciallo ordinario 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Rosario Donzelli, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Doria, soldato 1° Reggimento Fanteria Div. “Re”
Orazio Drago, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Giuseppe Duilio, soldato 1° Reggimento Artiglieria Div. “Cacciatori delle Alpi”
Orazio Esposto, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Colombano Fabbri, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Ferdinando Fagiolini, soldato CXI Gruppo d’Artiglieria 9a Armata
Emilio Falchero, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Francesco Falsetti, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Biagio Fargnoli, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Francesco Fasano, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Raffaele Fascio, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Bruno Fava, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Davide Luigi Fava, soldato 23° Reggimento Fanteria Div. “Isonzo”
Luigi Favotto, sergente 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Ferruccio Feduzi, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonino Ferrara, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Paolo Ferrario, caporale maggiore 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Pietro Ferrero, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Filardi, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Francescantonio Fiore, soldato 83a Compagnia Genio 8a Armata
Antonio Florean, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Ernesto Foconi, soldato III Gruppo d’Artiglieria II Corpo d’Armata
Giuseppe Fofi, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Alfo Foianesi, soldato 7° Reggimento Fanteria Div. “Cremona”
Primo Francavilla, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Melchiore Franceschinis, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Guido Franchetti, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Francesco Frandina, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Rosalio Franzon, soldato 535° Battaglione Costiero Div. “Modena”
Giovanni Fregonese, soldato 33° Reggimento Fanteria Carrista Div. “Littorio”
Libero Frigerio, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Gaetano, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Filippo Gambino, soldato 56° Raggruppamento Artiglieria Contraerea
Roberto Ganapini, sergente C.di ed enti vari di fanteria
Carmine Gangale, soldato 51° Battaglione Mortai
Emidio Garbini, sergente maggiore 37° Gruppo Artiglieria
Quinto Garbino, brigadiere XVI Battaglione Mobilitato Guardia di Finanza, Brig. “Lecce”
Italo Gardan, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giacomo Garola, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Raffaele Gaudioso, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Salvatore Gentile, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Bruno Ghersi, sergente maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Francesco Giaccio, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Pasquale Giacobbe, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giuseppe Giamportone, sergente maggiore 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Nicola Giannino, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Germano Giorgetti, caporale maggiore 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Luigi Giorgi, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Secondo Giorza, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Leonardo Giumentaro, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Mario Giustiniani, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Silvio Gobbin, soldato C.di ed enti vari artiglieria
Amante Granci, soldato III Gruppo Artiglieria di Corpo d’Armata
Giulio Grazzini, soldato 176a Compagnia Genio
Aldrovando Gregnol, aviere scelto 166° Deposito R. Aeronautica – C.do Aeronautica dell’Egeo
Bruno Giacomo Gremese, sergente maggiore 11° Reggimento Genio
Adolfo Griffo, sergente 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi Guarguaglini, soldato III Gruppo d’Artiglieria II Corpo d’Armata
Giovanni Guerriero, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giuseppe Guidati, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Santo Iacono, sergente 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Saverio Iacovelli, soldato base militare n. 024 C.do FF. AA. Egeo
Antonio Iermano, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Michele Ilardo, soldato 83a Compagnia Genio 8a Armata
Angelo Imbriano, soldato C.di ed enti vari fanteria
Domenicantonio Infantino, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Salvatore Interlando, sergente maggiore 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Ambrogio Invernizzi, soldato 55° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d’Armata
Michele Iorio, soldato XXIX Battaglione Misto Genio Brig. “Lecce”
Luigi Iovino, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Antonio Iuffredo, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Francesco La Corte, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Bruno La Rosa, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Carmine La Sorella, soldato addetto ai depositi e magazzini del Genio
Mario Ladisi, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Ettore Larsoli, sergente 56° Reggimento Artiglieria Div. “Casale”
Fortunato Lecchi, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Leo, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Angelo Letizia, soldato 53° Raggruppamento Artiglieria Costiera
Reno Liani, soldato 23° Reggimento Artiglieria Div. “Re”
Valentino Ligas, soldato 44a Sezione Sanità Div. “Acqui”
Clemente Liguori, soldato 35a Sezione Sanità Div. “Siena”
Domenico Liuzza, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Orazio Lo Faro, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Lo Porto, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Filomeno Lo Russo, soldato 255° Reggimento Fanteria Div. “Veneto”
Oberdan Lodi, aviere 060 Deposito C.do R. Aeronautica dell’Egeo
Giovanni Logallo, soldato 81° Gruppo Artiglieria
Antonio Lombardo, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giuseppe Lopez, sergente 24 Mag. V. E. Creta Div. “Siena”
Giulio Loreto, sottotenente 10a Compagnia Costiera
Giovanni Lugli, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Filippo Luongo, caposquadra 141° Battaglione M.V.S.N. Div. “Siena”
Leonardo Luongo, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Elio Luzzi, marinaio Comando Marina di Rodi
Antonio Maccioni, caporale III Gruppo Artiglieria di Corpo d’Armata
Mario Madesani, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Cataldo Maira, soldato 4° Gruppo Artiglieria
Francesco Malerba, soldato 56° Raggruppamento Costiero d’Artiglieria
Salvatore Mangione, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Francesco Mantica, tenente 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Andrea Manuzzi, aviere scelto 166° Deposito R. Aeronautica – C.do Aeronautica dell’Egeo
Giuseppe Marasco, soldato 83° Battaglione Genio Div. “Siena”
Anastasio Marchetti, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Arturo Mariani, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Carlo Mariani, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Michele Marigliano, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Rosario Marigliano, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Giovanni Marinelli, caporale maggiore 56° Reggimento Artiglieria Div. “Casale”
Raffaele Marinelli, soldato 56° Reggimento Artiglieria Contraerea
Vittorio Veneto Marini, tenente 51a Compagnia Genio Div. “Siena”
Giuseppe Marta, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Agostino Martella, soldato 251a Compagnia Controcarro Brig. “Lecce”
Rosario Marullo, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi Masera, sergente 4° Gruppo Artiglieria
Giovanni Massa, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Domenico Mastroberardino, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Giovanni Mastromarino, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Carmine Matteo, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Mattioli, soldato dei Drappelli Automobilistici
Luigi Mautone, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Lorenzo Mazzone, sergente 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Mario Meante, soldato 126° Ospedale da Campo Div. “Cuneo”
Domenico Meina, sergente 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Angiolo Meini, caporale III Gruppo Artiglieria II Corpo d’Armata
Lorenzo Rocco Melissano, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Salvatore Melissano, soldato 56° Reggimento Artiglieria Div. “Casale”
Matteo Memme, soldato III Gruppo Artiglieria II Corpo d’Armata
Fiorillo Merlo, soldato 36° Raggruppamento Costiero d’Artiglieria
Antonino Messana, caporale 2° Reggimento Genio
Carmelo Messina, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Pietro Messina, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Rino Milanese, sergente maggiore III Gruppo Artiglieria di Corpo d’Armata
Antonio Miletta, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Amedeo Minissale, capitano 32° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Franco Minotti, aviere 166° Deposito R. Aeronautica C.do Aeronautica dell’Egeo
Giuseppe Minutillo, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Castrese Miranda, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Innocenzo Mirone, sergente 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Pompilio Molesti, soldato 16° Reggimento Genio
Francesco Monaco, caporale maggiore addetto ai magazzini d’artiglieria
Giovanni Montanari, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Antonino Monteleone, sergente maggiore 51° Battaglione Mortai
Giuseppe Montuori, marinaio Comando Marina di Rodi
Enrico Morello, tenente 4° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Francesco Morena, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Armando Moriero, soldato 36° Raggruppamento Costiero d’Artiglieria
Auro Moroni, soldato III Gruppo Artiglieria di Corpo d’Armata
Angelo Mosci, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Ciro Mungiguerra, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Giulio Mutti, soldato 199a Batteria Artiglieria Brig. “Lecce”
Antonio Muzzana, sergente 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Felice Napolitano, soldato 35a Sezione Sanità Div. “Siena”
Italo Nardecchia, soldato 26° Reggimento Fanteria Div. “Bergamo”
Quirino Nardelli, finanziere XVI Battaglione Mobilitato Guardia di Finanza – Brig. “Lecce”
Antonio Natale, soldato 64a Sezione Fotoelettrica Genio
Angelo Ninzatti, aviere reparto servizi Aeroporto di Scarpanto
Giulio Niola, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Giuseppe Notario, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Pietro Notturni, soldato 8° Reggimento Genio
Giovanbattista Nova, aviere scelto 166° Deposito R. Aeronautica – C.do Aeronautica dell’Egeo
Antonio Oberti, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Spirito Occelli, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Oliva, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Saverio Oliverio, soldato 33a Sezione Sanità Div. “Bari”
Gino Olivieri, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Alfonso Olivo, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Angelo Orecchia, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Mario Ornato, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Pietro Ortolani, soldato 5° Reggimento Fanteria Alpina Div. “Pusteria”
Filippo Ostrodoto, soldato 56° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d’Armata
Paolo Pacella, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Vito Pagliaccio, marinaio Comando Marina di Rodi
Eugenio Pagliani, soldato 32° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Salvatore Pandolfi, vicebrigadiere XVI Battaglione Mobilitato Guardia di Finanza – Brig. “Lecce”
Marino Paolucci, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Quinto Paolucci, soldato CXI Gruppo Artiglieria 9a Armata
Francesco Paparella, soldato 36° Reggimento Artiglieria Div. “Forlì”
Pasquale Pasqual, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Guido Pasquali, soldato 331° Reggimeto Fanteria Div. “Regina”
Andrea Passaretta, sergente maggiore 251a Compagnia Controcarro Brig. “Lecce”
Giovanni Passeri, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Primo Pastorello, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Francesco Pavone, soldato 53° Gruppo Artiglieria
Galdino Peco, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Vincenzo Pellosio, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Penoncello, soldato 34° Reggimento Fanteria Div. “Livorno”
Vincenzo Pepe, soldato 35a Sezione Sanità Div. “Siena”
Guido Pernigotti, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Guido Pesce, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Pietro Pessina, caporale maggiore 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Vincenzo Petrarca, soldato 9° Reggimento Genio
Santi Petrola, caporale maggiore 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Romano Pezzana, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Piano, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Donato Picciallo, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Giovanni Piccini, soldato 51° Battaglione Mortai
Igino Pieralisi, sergente 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Giuseppe Pin, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Carlo Pioltelli, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Eugenio Pogliani, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Leucio Polese, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Filippo Polito, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giuseppe Pollini, sergente 128° Ospedale da Campo Div. “Cuneo”
Pasquale Pontillo, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giuseppe Pontoriero, soldato 35a Sezione Sanità Div. “Siena”
Salvatore Ponzo, soldato 4° Gruppo Artiglieria
Francesco Povero, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Princigalli, soldato C.di ed enti vari fanteria
Francesco Principe, sergente maggiore 35a Sezione Sanità Div. “Siena”
Antonino Priola, soldato 36° Reggimento Artiglieria Div. “Forlì”
Emilio Priolo, soldato 56° Raggruppamento Costiero Artiglieria
Francesco Prosperi, soldato 265° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi Prussino, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Virginio Quintini, soldato III Gruppo Artiglieria di Corpo d’Armata
Giuseppe Raffa, sergente 22a Compagnia Costiera Fanteria
Giuseppe Raffa, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Valentino Raimondi, soldato 51° Battaglione Mortai
Lorenzo Ramaglia, soldato 50° Reggimento Artiglieria Div. “Regina”
Domenico Rao, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Francesco Raucci, camicia nera 141° Battaglione M.V.S.N.
Oddo Ravaglia, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Domenico Ravina, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Vito Renzo, soldato 47° Reggimento Artiglieria Div. “Bari”
Serafino Riva, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Arturo Rocca, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Renato Rosi, aviere Deposito 060 – C.do R. Aeronautica dell’Egeo
Aniello Rossi, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Gino Rossi, caporale maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giorgio Rossi, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Rossi, sergente maggiore 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Rossi, soldato CXI Gruppo Artiglieria 9a Armata
Mario Rossi, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Paolo Rossi, soldato 10° Reggimento Artiglieria Div. “Bologna”
Carlo Rossini, soldato CXI Gruppo Artiglieria 9a Armata
Carmine Rotondi, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Pasquale Ruggieri, caporale 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Bartolomeo Ruggiero, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Girolamo Runfola, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Michelino Mario Russo, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Salvatore Russo, soldato 175a Compagnia Genio
Luigi Saccavini, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Cesario Sacco, soldato 56° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d’Armata
Mario Saibeni, caporale dei Gruppi Lavoratori del Genio
Battista Salami, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Cosmo Salamida, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Pasquale Salemme, caporale maggiore Autogruppi
Giuseppe Salubro, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Egisto Sama, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Pasquale Santella, soldato 65° Reggimento Fanteria Div. “Trieste”
Roberto Sappa, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Nicola Saragaglia, aviere reparto servizi Aeroporto di Rodi
Giovanni Scagliola, soldato 56° Reggimento Artiglieria Div. “Casale”
Luigi Scarpati, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Schirripa, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Bruno Scopel, caporale 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonino Seguenzia, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Raffaele Semprini, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Carmelo Sessa, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Sessanta, soldato 51° Battaglione Mortai
Silvano Sfogli, sergente C.di ed enti vari artiglieria
Bernardino Sica, sergente 339° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Giuseppe Sigona, sergente 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Donato Silvelli, caporale 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Stanislao Sodini, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Vincenzo Solano, soldato 341° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Sante Soldan, soldato 5° Reggimento Artiglieria Div. “Superga”
Salvatore Spanò, soldato 83a Compagnia Genio 8a Armata
Franco Spertini, caporale Quartier Generale Divisione “Siena”
Antonino Spinella, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Gastone Squazzini, marinaio Comando Marina di Rodi
Pietro Stancanelli, soldato 111° Reggimento Artiglieria di Marcia
Vittorio Stanizzo, soldato 31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Rocco Stefanelli, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Luigi Strippoli, soldato Depositi e Magazzini del Genio
Giulio Taddei, soldato 3a Compagnia Sanità
Carlo Tallone, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Pietro Tamburrini, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Michelino Tavaniello, soldato C.di ed enti vari fanteria
Angelo Taverna, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Andrea Telesca, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Tenaglia, soldato 35° Raggruppamento Costiero Artiglieria
Pasquale Terenghi, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Gino Terragni, aviere scelto reparto servizi Aeroporto di Rodi
Giuseppe Tira, soldato 178a Compagnia Genio
Cosimo Tramacere, soldato 35a Sezione Sanità Div. “Siena”
Francesco Traverso, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Antonio Tremolizzo, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Mario Procioni, soldato CXI Gruppo Artiglieria 9a Armata
Matteo Troiano, soldato 121a Sezione Sussistenza Div. “Siena”
Antonio Trombetta, aviere reparto servizi Aeroporto di Prevesa
Antonio Tundo, soldato III Gruppo Artiglieria II Corpo d’Armata
Mario Turco, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Riccardo Ugge, caporale dei Gruppi Lavoratori del Genio
Pasquale Undicino, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Aurelio Unicelli, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Enrico Vacchini, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Gino Valente, aviere reparto servizi Aeroporto di Maritza
Olivo Valentini, soldato 4° Reggimento Artiglieria Contraerea 4a Armata
Giovanni Vallero, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Andrea Varni, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Varvaro, soldato 22a Compagnia Costiera Fanteria
Michele Vendola, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Evasio Vercellone, soldato 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Giulio Vernelli, soldato 9° Reggimento Fanteria Div. “Regina”
Alfredo Vianelli, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Nicola Vicario, soldato 10° Centro Automobilistico
Pietro Vidotto, soldato 23° Reggimento Fanteria Div. “Isonzo”
Domenico Vigliarolo, soldato 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Filomeno Villani, soldato 32° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Armando Volpicina, sergente maggiore 51° Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Vito Vozza, soldato 35a Sezione Sanità Div. “Siena”
Emilio Zambra, sottotenente 3° Ospedale da Campo Div. “Siena”
Gino Zampar, soldato 51° Battaglione Mortai
Natale Zamparo, soldato 23° Reggimento Fanteria Div. “Isonzo”
Giuseppe Zanaboni, soldato dei Gruppi Lavoratori del Genio
Raffaele Zanon, soldato 177a Compagnia Genio
Ferdinando Zeolla, soldato 84a Sezione Fotoelettrica Genio
Egidio Zerio, caporale maggiore 5° Reggimento Artiglieria Contraerea
Fedele Zero, soldato 56° Reggimento Artiglieria Div. “Casale”

Il caporale di sanità Michele Carlucci, da Ruvo di Puglia, scomparso nell’affondamento del Petrella. Ventiduenne, studente di medicina al terzo anno presso l’Università di Bari, faceva parte del 341° Ospedale da Campo (per g.c. del nipote Michele Barile)

L’aviere Francesco Falsetti, nato a Trenta (CS) il 19 agosto 1922. Assegnato al reparto servizi dell’aeroporto di Rodi, fu qui catturato dopo l’armistizio e, avendo rifiutato la collaborazione con i tedeschi, fu trasferito via nave a Creta, dove fu imprigionato per alcuni mesi in un campo di prigionia ad Iraklion. Scomparve nell’affondamento del Petrella, che lo portava verso la Grecia continentale; nel dopoguerra la sua famiglia contattò invano la Croce Rossa, l’Aeronautica, il Vaticano ed anche anziani abitanti di Rodi per scoprire le circostanze della sua morte, riuscendo infine a ricostruirle soltanto a distanza di diversi decenni (per g.c. della nipote Danièle Longo)


Nunzio Calia, nato il 19 febbraio 1922 ad Altamura (Bari), soldato del 341° Reggimento di fanteria Brigata "Lecce", scomparso nell’affondamento del Petrella. Scrive il pronipote Nicola Oliva, che si ringrazia per le informazioni e per le foto: “Ufficialmente disperso, grazie ad una commovente testimonianza scritta del 1947 di un suo commilitone sopravvissuto, Primerano Antonino da Zaccanopoli, allora Catanzaro, oggi Vibo Valentia, è stato possibile ricostruire gli ultimi mesi di vita. Fatto prigioniero dai tedeschi, dopo l’armistizio del 8 settembre 1943, insieme a tutti i reparti di stanza a Creta, fu avviato, insieme a circa 300 compagni, al lavoro coatto presso l’aeroporto militare di Kastelli. Imbarcato la sera del 6 febbraio 1944 sul piroscafo Petrella, insieme a migliaia di soldati italiani, è scomparso in mare la mattina dell’8 febbraio 1944, a 60 miglia dalla costa di Creta, nella baia di Suda, in seguito all’affondamento del Petrella da parte del sommergibile inglese Sportsman. Il compagno sopravvissuto, Primerano Antonino, racconta di essersi buttato nelle acque tempestose del mare, dove è rimasto per circa 9 ore in balia delle onde, assistendo inerte alle fasi dell’affondamento della nave. Attorno al collo si era legato il suo portafogli contenente i nomi e gli indirizzi di residenza di 34 amici più stretti, i quali si erano impegnati reciprocamente a dare notizie ai propri cari in caso di necessità. Dei 35, solo lui si è salvato. Dei 300 di Kastelli solo 4 si sono salvati. Scrive il sopravvissuto: «Apprendo che né il ministero né il Vaticano né la croce rossa vi hanno potuto dare in merito notizie… sapete perché? Perché quando siamo stati imbarcati, si imbarcò senza ruolino d’imbarco ed ecco la ragione: secondo i tedeschi noi non eravamo che pecore e traditori… ma per dimostrare di essere veri Italiani e non combattere contro i nostri fratelli stessi si contentò avventurarsi al destino». Si conferma la difficoltà ad avere un elenco degli imbarcati, come disponibile, per esempio per l'Oria, perché furono imbarcati senza elenco. Primerano Antonino parla di 5500 imbarcati. Riferisce che i sopravvissuti furono 480. Con Decreto del Presidente della Repubblica del 16/12/2019 è stata concessa, alla memoria di Nunzio Calia, la medaglia d’onore di cui alla Legge n. 296/2006”.


Già il 16 febbraio 1944, l’Admiralty Mediterranean War Diary identificava correttamente la nave affondata come il Capo Pino (ai britannici non era noto l’avvenuto cambio di nome), indicando che era stata silurata alle 8.32 ed era affondata alle 10.15 dopo una colossale esplosione, in posizione 35°35’ N e 24°90’ E.
Il relitto del Petrella giace al largo della baia di Suda, nel punto 35°32’ N e 24°18’ E.

Testimonianza del sergente segnalatore Nicola Dell’Olio sull’affondamento del Petrella (reperita da Gianfranco Bruno, pervenuta tramite Elisabetta Ardanese, che si ringrazia)

L’affondamento del Petrella nel giornale di bordo dello Sportsman (da Uboat.net):

“0750 hours - A merchant ship was seen leaving Suda Bay. Closed and started attack.
0833 hours - In position 35°34'N, 24°18'E fired four torpedoes from 3000 yards. It is thought that two hits were obtained.
0836 hours - Went deep. An aircraft dropped a bomb reasonably close.
0837 hours - The escorting UJ boat started a counter attack. Two depth charges were dropped.
0841 hours - Two depth charges were dropped.
0859 hours - One depth charge was dropped.
0930 hours - Returned to periscope depth. Saw that the target was still afloat but that her back was broken. The UJ boat was circling her as were several small craft. Three Arado floatplanes was also overhead.
1022 hours - Started closing the target again to finish her off.
1215 hours - Fired one torpedo from 4000 yards. After 2 minutes and 30 seconds an explosion was heard and upon looking it was seen to be a hit on the target.
1216 hours - Commenced going deep.
1217 hours - Two aircraft bombs were dropped close.
1224 hours - One aircraft bomb was dropped.
1312 hours - Returned to periscope depth. The target was not seen but masts were seen where she had been. Proceeded to clear the area.”
 
La scopertura, nel 1993, di una lapide dedicata alle vittime del Petrella e della Sinfra; a sinistra Paolo Mazza, superstite della Sinfra (da “L’affondamento della Sinfra” di Paolo Mazza, via Elisabetta Ardanese)


23 commenti:

  1. Saranno stati feroci i tedeschi, ma gli inglesi....

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  2. Ho letto la lista dei militari imbarcati sul Petrella....non configura il nome di mio nonno.Non esiste una lista completa? Grazie. Mario

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    1. Buongiorno, non so se esista una lista completa...

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    2. Ha guardato all archivio di stato sul figlio matricolare?

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  3. Ho letto la lista dei militari imbarcati sul Petrella....non configura il nome di mio nonno.

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  4. si sono in possesso del foglio matricolare ma su quel foglio non cè mica la lista d'imbarco.

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  5. Quanta tristezza leggere tanta vigliaccheria tedesca ed inglese. Ho trovato il nome di mio zio, Vincenzo Solano. I ricordi sbiaditi della buonanima di mio Papà all’epoca tredicenne che aveva letto il telegramma del ministero della guerra che ne comunicava la notizia di disperso a causa del siluramento della nave Petrella ne trova triste conferma dopo tantissimi anni.😭

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  6. Grazie Lorenzo Colombo per questa Sua preziosa ricerca. Conoscerne la Storia è già una consolazione.

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  7. Aiello Giuseppe aviere 06.08.1921 era mio zio, mia nonna non volle più guardare il mare.

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    1. E possibile inviare documenti o foto in mio possesso?

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    2. Certamente, mi farebbe anzi molto piacere. Può inviarli a lorcol94@gmail.com

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    3. anche io trovato il nome di mio zio ASIATICO ARMANDO, io abito in un paese di mare e anche mia nonna non è voluta mai a venirmi a trovare per non vedere il mare

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  8. Solo adesso, grazie a questa ottima documentazione, trovo un riferimento al fratello di mia madre Michele Carlucci, Caporale, 341mo ospedale da campo, div. Siena. Era di Ruvo di Puglia, studente di medicina al terzo anno presso l'università di Bari. Sono in grado di fornire una sua foto. Riconosco inoltre il nominativo di un cittadino del paese limitrofo , Terlizzi, e chiedero alla famiglia il permesso di precisare il suo nome o fornire ulteriori dettagli. Gradirei ricevere altre informazioni al fine di completare alcune note sulle vicende familiari. Grazie ancora, ottimo lavoro.

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    1. La ringrazio. Purtroppo non possiedo ulteriori informazioni su di lui; è in possesso del suo foglio matricolare?
      Avrei piacere ad inserire la sua foto nella pagina con il suo permesso.

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    2. ho trovato il nome di mio prozio angelo taverna grazie per vostra laboriosa ricerca

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  9. Petrella.
    Buon giorno Sig.Colombo, Le ho inviato la foto di Michele Carlucci e la ringrazio della Pubblicazione. Ho appena iniziato le ricerche che spero mi porteranno a scrivere qualcosa sulla storia in argomento. Le chiedo cortesemente se fosse possibile essere messo in contatto con i sigg. Nicola oliva (Nunzio Calia, sono nato vicino Altamura) e Piero Signor G (Aiello Giuseppe). Avendo vissuto la stessa tragedia familiare potremmo scambiare qualche aneddoto o altro. Mi impegno a citare il Suo blog e condividere i risultati dei miei sforzi.
    Cordialmente. Michele Barile

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    1. Buonasera,
      può contattare il signor Oliva all'indirizzo oliva.nicola11@alice.it. Non possiedo invece informazioni di contatto per il signor Piero.

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  10. Buon giorno sig. Colombo, suggerisco una piccola correzione nella bibliografia del Petrella. Il titolo corretto del libro è "In Titanic's Shadow: merchant ships Lost with greater fatalities" di David L. Williams. La precisazione si rende necessaria essendo pubblicato un altro libro "Shadow of the Titanic" inerente solo il Titanic. Sempre grato per l'ottimo lavoro sul Petrella. Michele Barile

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    1. La ringrazio per la segnalazione, provvedo subito a correggere.

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  11. Grazie per avermi fatto conoscere questa triste semidimenticata Storia dal popolo italiano. Riposa in pace Zio Vincenzo Solano.

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  12. 3173 prisinors and 1500 Germans = 4673 total and Dad stated that he was less than 10% that survived this terror
    2670 Died = 2003 survived this



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    @ettoretavilla3081

    February 8th 1944,,, my dad wouldve been 5 weeks away from his 21st birthday ,,,very young he was

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    1. The source (probably wrong) that claims that there were 4673 claims that the survivors were fewer than one thousand.

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