Piroscafo da carico
da 4785 tsl, 2899 tsn e 6850 tpl, lungo 110,60-114,9 metri, largo 14,98 e
pescante 7,09-7,5, con velocità di 10,5-12 nodi. Iscritto con matricola 2349 al
Compartimento Marittimo di Genova, in gestione alla Compagnia Genovese di
Navigazione a Vapore, con sede a Genova.
Breve e parziale cronologia.
2 (o 3) febbraio 1923
Varato (in mattinata)
come Pasteur presso gli Ateliers et
Chantiers de la Gironde di Harfleur, Le Havre (altre fonti parlano di Bordeaux
o Graville, ma si tratta di un errore). Numero di cantiere p1.
11 luglio 1923
Completato come Pasteur e consegnato alla Plisson &
Cie. di Bayonne. Appartiene ad una serie di nove navi gemelle da 4800 tsl
(serie chiamata infatti «4800 tons»), ordinate dal governo francese nell’ambito
del programma di ricostruzione della flotta mercantile francese dopo le gravi
perdite subite nella prima guerra mondiale.
10 agosto 1923
Posto in servizio, sotto
bandiera francese.
1924
Acquisito dalla
Compagnie Des Chargeurs Francais (Plisson & Cie., Les Chargeurs Réunis),
con sede a Parigi.
1925
Noleggiato alla
Compagnie Navale de l’Océanie (sussidiaria degli armatori Ballande & Fils),
con sede a Nouméa, e posto in servizio sulla linea per la Nuova Caledonia.
28 gennaio 1926
Il Pasteur arriva a Londra con parte del
carico in fiamme; l’incendio viene estinto.
31 dicembre 1927
Proveniente
dall’Algeria e diretto a Le Havre, il Pasteur
s’incaglia all’imbocco della Senna. Sei rimorchiatori ed alcune bettoline
vengono inviate ad assisterlo.
Giugno 1928
Acquistato dalla
Compagnie Générale d’Armements Maritimes (una controllata della Compagnie
Générale Transatlantique), con sede a Rouen, e ribattezzato Aveyron (nominativo di chiamata OVUX).
Posto in servizio sulla linea della C.G.T. Bordeaux-Antille e successivamente
sulla Nantes-Bordeaux-Algeri-Tunisi.
1934
Registrato presso il
porto di Rouen.
1939
Trasferito alla
Compagnie Générale Transatlantique, avente anch’essa sede a Parigi. Nominativo
di chiamata FNUX.
5 novembre 1939
L’Aveyron salpa da Brest insieme al
convoglio «12 B», composto da otto mercantili francesi (Aveyron, Aden, Bourgogne, Nancéen, Paul Emile Javary,
Schiaffino, Rose Schiaffino e Monique
Schiaffino) scortati dal cacciatorpediniere Sirocco, dalla torpediniera Frondeur
e dall’avviso-dragamine Chevreuil.
11 novembre 1939
Il convoglio giunge a
Gibilterra.
12 novembre 1939
Il quartiermastro
cannoniere Paul Pierre Marie Pézennec, in servizio sull’Aveyron, viene trovato annegato nel porto di Casablanca.
29 febbraio 1940
L’Aveyron salpa da Le Verdon con il
convoglio «36 XS», composto da otto mercantili (i francesi Aveyron, Cap Saint-Jacques,
Château Larose ed Alice Robert, i britannici Fendris e Baron Elphinstone, il
danese Dux, il polacco Hel) scortati dall’avviso-dragamine Commandant Duboc.
6 marzo 1940
Il convoglio arriva a
Casablanca.
21 maggio 1940
Lascia Casablanca
insieme al convoglio «KS 99», formato da tredici mercantili (i francesi Aveyron, Cap El Hank, Château Latour
e Carimaré, i britannici Anadara e British Pride, gli svedesi Liguria
e Calabria, gli olandesi Wanderburgh e Sanderburgh, i norvegesi Dagfred
e Skrim, il greco Zeus).
27 maggio 1940
Il convoglio giunge a
Brest.
24 luglio 1940
Imbarca a Liverpool 1047 marittimi francesi internati
nel campo di Aintree, e li rimpatria, trasportandoli a Marsiglia.
9-10 luglio 1941
Trasferito all’Italia
a seguito di un accordo tra la Commissione d’Armistizio Tripartita di Wiesbaden
ed il governo della Francia di Vichy, con il quale quest’ultimo cede all’Italia
tre navi mercantili (l’Aveyron e le
navi cisterna Massis e Beauce) a titolo di indennizzo per la
perdita di tre navi mercantili italiane cagionata da azione francese durante il
breve periodo di belligeranza tra Francia ed Italia nel giugno 1940. L’Aveyron, in particolare, deve “sostituire”
il piroscafo Capo Olmo (di dimensioni
pressoché analoghe), catturato a Marsiglia all’atto della dichiarazione di
guerra e trasferito a Gibilterra, sotto controllo britannico, al momento della
resa della Francia (Massis e Beauce rimpiazzano invece le petroliere Dentice ed Alabama, intercettate al largo del Venezuela dall’incrociatore
ausiliario francese Barfleur ed
incendiate dai loro equipaggi per evitare la cattura).
L’Aveyron, la cui cessione avviene proprio
a Marsiglia, viene consegnato alla Compagnia Genovese di Navigazione a Vapore Società
Anonima (già proprietaria del Capo Olmo)
e ribattezzato Capo Pino.
Non verrà mai
requisito dalla Regia Marina, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
1° novembre 1941
Trasporta un carico
di materiali da Brindisi a Patrasso, insieme al piroscafo Hermada, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Arborea.
20-27 novembre 1941
Un’informativa
settimanale del War Cabinet britannico afferma, tra l’altro, che il Capo Pino, partito da Salonicco per
Istanbul, non sarebbe arrivato, e vi sarebbe notizia del suo affondamento. Si
tratta, ovviamente, di un errore.
14 dicembre 1941
Il Capo Pino, in convoglio con i piroscafi Audace, Loreto e Carlo Zeno,
trasporta truppe e materiali dal Pireo a Kavaliani, con la scorta della
torpediniera Castelfidardo e di due
motovedette tedesche.
16 dicembre 1941
Il Capo Pino lascia Kavaliani e raggiunge
Salonicco, insieme al piroscafo Pier
Luigi e di nuovo scortato dalla Castelfidardo.
6 gennaio 1942
Lascia Salonicco e
viene scortato da un cacciasommergibili tedesco fino allo stretto dei
Dardanelli, poi entra in Mar Nero.
4 marzo 1942
Il Capo Pino ed il piroscafo Merano, scortati dalle torpediniere Lupo e Calatafimi, lasciano lo stretto dei Dardanelli, diretti al Pireo.
Si unisce poi al convoglio anche il piroscafo Volta, proveniente da Mudros.
5 marzo 1942
All’1.01 il convoglio
viene avvistato a nordest del Canale di Doro dal sommergibile britannico Turbulent (capitano di fregata John
Wallace Linton), su rilevamento 225°, mentre procede su rotta 210° ad otto
miglia di distanza. Alle 2.49 il Turbulent
lancia quattro siluri da 3660 metri, ma non vanno a segno.
Alle 11.10 il
convoglio raggiunge il Pireo.
15 giugno 1942
Compie un viaggio
senza scorta da Bari a Durazzo, trasportando materiali vari.
22 agosto 1942
Il Capo Pino ed il piroscafo Motia compiono un viaggio da Brindisi a
Patrasso, scortati dal vecchio cacciatorpediniere Augusto Riboty.
7 gennaio 1943
Il Capo Pino ed il piroscafo Polcevera salpano da Brindisi e raggiungono
Patrasso, scortati dall’incrociatore ausiliario Brindisi.
1° febbraio 1943
Compie un viaggio da
Valona a Bari, isolato e senza scorta.
13 febbraio 1943
Salpa da Brindisi
insieme al piroscafo Probitas, e
raggiunge Patrasso, scortato dall’incrociatore ausiliario Lorenzo Marcello.
16 aprile 1943
Compie un viaggio da
Valona a Brindisi, da solo e senza scorta.
4 maggio 1943
Parte da Bari in
convoglio con il piroscafo Ginetto e
raggiunge Valona, sotto la scorta del piccolo incrociatore ausiliario Pola.
8-9 settembre 1943
L’annuncio
dell’armistizio tra Italia ed Alleati sorprende il Capo Pino a Patrasso; la nave tenta di rientrare in Italia, ma
aerei della Luftwaffe la costringono a tornare a Patrasso, dove viene catturato
dalle forze tedesche.
10 settembre 1943
Ribattezzato Petrella ed affidato alla Mittelmeer
Reederei GmbH (con sede ad Amburgo), la compagnia tedesca incaricata di armare
il naviglio mercantile catturato dalle forze tedesche nel Mediterraneo, per
conto della Wehrmacht, con equipaggi civili sotto giurisdizione militare.
Un membro
dell’equipaggio del Capo Pino, il
cuoco Germano Malfatti, di Ameglia, morirà in prigionia in Germania il 7
novembre 1943, durante un bombardamento aereo (esistono informazioni
contrastanti; il suo nome viene anche riportato come Gennaro Malfanti, di La
Spezia, e la data di morte in prigionia come il 21 luglio 1944).
La nave a Patrasso nel 1943 (da www.ww2wrecks.com) |
Ecatombe nell’Egeo
Una delle tragedie
più dimenticate tra quelle della seconda guerra mondiale, è quella che
coinvolse migliaia di prigionieri italiani catturati dalle forze tedesche nelle
isole del Mar Egeo (Creta, Dodecaneso, Isole Ionie) a seguito dell’armistizio
tra Italia ed Alleati del settembre 1943, e dell’invasione tedesca di tali
arcipelaghi. I prigionieri italiani – classificati in realtà come “internati
militari” per eludere gli obblighi della Convenzione di Ginevra sui prigionieri
di guerra – furono imbarcati su un miscuglio di navi ex italiane, greche,
francesi, spagnole, norvegesi ora sotto controllo tedesco (spessissimo stipati
nelle stive riempite all’inverosimile, senza alcun riguardo per la sicurezza)
per il trasferimento dalle isole al continente, e da qui ai campi di prigionia
in Germania; ma parecchie di queste navi, in gran parte unità piccole, lente e
decrepite, affondarono nell’Egeo, colpite da mezzi aeronavali britannici,
causando ogni volta una strage. Furono almeno 13.000 i prigionieri italiani che
persero così la vita: la catastrofe più grave fu quella del piroscafo norvegese
Oria, naufragato il 12 febbraio 1944
con la perdita di oltre quattromila vite, il più grande disastro navale mai
avvenuto nel Mediterraneo.
Il Petrella, che aveva preceduto l’Oria in fondo al mare di soli quattro
giorni, detiene il secondo “posto” in questa “classifica” dell’orrore.
Alle 9.35 del 23
gennaio 1944, il Petrella entrò a
Suda con un carico di 4178 tonnellate di materiali imbarcati al Pireo ed a
Salonicco. Il giorno seguente il piroscafo ebbe un guasto al timone mentre si
spostava dal posto di ancoraggio, così che attraccò al molo con un’ora e mezza
di ritardo, iniziando a sbarcare il carico alle 8.30. Il 28 gennaio la forte
pioggia ritardò le operazioni di scarico, che sul Petrella dovettero essere sospese dalle 11 alle 14 a causa della
rottura di un tubo del vapore.
Alle 17 del 4
febbraio, una cupa giornata invernale con vento da ovest/sudovest e mare forza
3-4 (localmente anche forza 5), il Petrella
iniziò ad imbarcare un ingente carico umano: 2800 prigionieri («internati
militari») italiani da trasportare in Grecia, nonché altri 41 prigionieri non
italiani, 72 italiani che avevano aderito alla Wehrmacht («Kampfwillige»,
volontari combattenti) e 193 militari tedeschi di scorta ai prigionieri. Il
comandante della nave ricevette gli ordini per il viaggio, e ad ogni soldato
tedesco fu consegnato un salvagente. Alle magre dotazioni di sicurezza della
nave – quattro zattere ed altrettanti battelli gonfiabili – vennero aggiunte
altre quattro zattere, ciascuna in grado di contenere 24 persone: mezzi di
salvataggio penosamente insufficienti per l’enorme massa umana che si trovava a
bordo.
Alla data
dell’armistizio tra Italia ed Alleati, Creta era presidiata da una forza mista
italiana e tedesca: i reparti italiani, appartenenti alla Divisione «Siena» ed
alla 51a Brigata Speciale «Lecce», assommavano in tutto a 21.700
uomini, mentre i militari tedeschi
sull’isola erano in numero circa doppio. Il generale comandante il presidio
italiano, Angelico Carta, aveva deciso per la resa ed il disarmo dei suoi
uomini, poi era fuggito in Egitto via mare.
I tedeschi avevano
presentato agli italiani quattro possibilità: combattere insieme alle forze
tedesche; lavorare, disarmati, per la Germania; lavorare, disarmati, senza
impegni di sorta (allo scopo esclusivo di “guadagnarsi” il diritto di mangiare;
rifiutare ogni collaborazione ed essere trasferiti sul continente ed essere
avviati ai campi di prigionia come internati militari. Circa un decimo dei
prigionieri aveva scelto la prima opzione, due decimi la seconda e la terza, ed
i restanti sette decimi la quarta. Un primo gruppo di 2400 prigionieri era
stato trasferito al Pireo già tra il 12 ed il 14 settembre 1943; altri 3885
erano stati trasferiti il 24 settembre dai piroscafi Trapani e Kari; altri
3754 il giorno seguente, dai piroscafi Sonja
e Pier Luigi; il 18 ottobre era salpata
la motonave Sinfra con 2389
prigionieri, ma quello stesso giorno era stata affondata da un attacco aereo
britannico, portando con sé almeno 1850 prigionieri italiani. In dicembre altri
1142 prigionieri italiani erano stati trasferiti via mare al Pireo, ed altri
289 nel gennaio 1944. Quelli destinati a partire col Petrella, provenienti dal campo di prigionia di Mastamba, erano gli
ultimi: dopo, a Creta, non sarebbero più rimasti italiani. Il loro
trasferimento, dopo la quasi pausa di gennaio, era reso molto urgente dalla
carenza dei rifornimenti inviati alle isole dell’Egeo occupate dalle forze
tedesche: i tedeschi, a corto di cibo, dovevano liberarsi di quelle bocche da
sfamare, mandandole sul continente.
Il Petrella in un porto greco (forse Iraklion) durante un attacco aereo, qualche tempo prima dell’affondamento (da forum AIDMEN) |
La partenza del Petrella, a causa del maltempo, venne
rimandata al 6 febbraio, ore 6.
Il 5 febbraio, in
seguito a nuovi ordini, 98 dei 193 militari tedeschi imbarcati sul Petrella vennero fatti sbarcare, mentre
furono caricati sulla nave altri 282 prigionieri italiani e 19 «Kampfwillige»
anch’essi italiani. Persistendo il maltempo (vento da ovest/nordovest, mare
forza 5-6), la partenza venne ancora rinviata, stavolta al 7 febbraio sempre
ore 06.00.
Il 7 febbraio il
tempo non accennava a migliorare (vento da sud/sudovest, mare forza 3-4, cielo
coperto e forte pioggia, visibilità ridotta a 8-10 miglia), così la partenza
subì un ulteriore rinvio: 8 febbraio, sempre alle ore 6.
L’8 febbraio il tempo
era leggermente migliorato: ancora vento da nord, ma il mare era calato a forza
2-3 (tendente però a 4), la visibilità era risalita a 12 miglia. Alle 6.30 il Petrella lasciò la baia di Suda diretto
al Pireo. Gli italiani a bordo erano, secondo i registri tedeschi del
Seetransportstelle Suda, 3173: 3082 prigionieri e 91 «Kampfwillige». Erano
inoltre presenti sulla nave 34 uomini di equipaggio, 36 artiglieri tedeschi
addetti all’armamento contraereo, 95 militari tedeschi di scorta ai prigionieri
ed altri militari tedeschi di passaggio; in tutto erano almeno 3350 gli uomini
a bordo del Petrella.
Secondo il libro «In
Titanic's Shadow», la nave
imbarcò ben 1500 soldati tedeschi oltre ai 3173 prigionieri italiani, nonché un
carico di armi da fuoco, munizioni ed altro materiale bellico, comprese 60.000
lunghezze di tubature. Di tutto ciò, però (e del bilancio riportato da questo
libro, 2700 vittime italiane e circa mille tedesche, con rispettivamente 475 e
circa 500 sopravvissuti), non si trova traccia nel resoconto del
Seetransportstelle Suda, né in nessun’altra fonte, dunque è probabile che
l’autore si sia confuso con un’altra delle navi affondate in Egeo con
prigionieri italiani.
I «Kampfwillige»,
avendo accettato di collaborare con i tedeschi, avevano trattamento migliore
degli altri italiani: erano sistemati in una stiva separata dagli altri (la
stiva di carico prodiera), avevano libero accesso al ponte di coperta, ed
avevano anche sovrinteso l’imbarco degli altri prigionieri italiani, insieme alle
guardie tedesche.
I prigionieri
imbarcati sul Petrella erano in
massima parte personale dell’Esercito, ma c’erano anche alcuni uomini della
Regia Marina. Uno di essi era il sergente segnalatore Nicola Dell’Olio, 23
anni, di Bisceglie (Bari). In merito alle condizioni dei prigionieri italiani,
Dell’Olio avrebbe in seguito riferito delle differenze praticate nel
trattamento di quelli che rifiutavano la collaborazione con i tedeschi (la
maggioranza) e di quelli collaborazionisti; questi ultimi furono alloggiati
nella stiva di prua, erano trattati meglio ed esercitavano persino un servizio
di guardia insieme ai tedeschi, fin dal giorno dell’imbarco. I non cooperanti,
invece, vennero stipati nelle stive di poppa, e fu loro rigidamente vietato di
salire in coperta.
La nave viaggiava in
convoglio con un’altra più piccola nave tedesca, la Susanne (che trasportava anch’essa un gruppetto di prigionieri
italiani), ed era scortata da diverse motovedette tedesche. Dopo un’ora e mezza
(secondo la testimonianza del sergente Dell’Olio, che però anticipa l’orario di
partenza alle 5, ciò avvenne alle 6.30) le guardie avvertirono i prigionieri
che a breve le unità della scorta avrebbero lanciato delle bombe di profondità,
raccomandando di restare calmi; ciò fu detto per giustificare eventuali boati.
Poco dopo le 8.30 il Petrella, che si trovava in quel momento
ad una quindicina di miglia da Suda, venne silurato dal sommergibile britannico
Sportsman.
Lo Sportsman non era lì per caso: nei
giorni precedenti alcuni partigiani ed informatori greci dello Special
Operations Executive britannico, tra cui George Psychoundakis, avevano
osservato le operazioni di imbarco da un nascondiglio in una grotta, lungo la
costa cretese. Avevano poi appreso la data e ora di partenza, che avevano
provveduto a segnalare al Cairo. Non è chiaro se essi sapessero che la nave era
carica di prigionieri: Psychoundakis, nel suo libro “The Cretan Runner”, parla
di «truppe tedesche ed italiane», il che potrebbe indicare che credeva che gli
uomini imbarcati sulla nave fossero militari tedeschi ed italiani che
collaboravano con essi. D’altra parte, occorre dire che in altre occasioni i
britannici, pur sapendo della presenza di prigionieri (anche britannici) su
determinate navi, non avevano esitato ad attaccarle ugualmente, per non far
insospettire il nemico circa la possibilità che essi disponessero di fonti
d’informazione che permettevano loro di sapere quali navi trasportavano
rifornimenti, e quali portavano prigionieri.
Lo Sportsman, al comando del tenente di
vascello Richard Gatehouse, aveva avvistato il Petrella in uscita da Suda alle 7.50, ed aveva lanciato quattro
siluri alle 8.33, in posizione 35°34’ N e 24°18’ E (a nord della baia di Suda,
e 8,5 miglia ad est di Capo Trypete), da una distanza di 2740 metri.
Secondo lo storico
tedesco Jürgen Rohwer, autore di diverse monumentali opere sulla guerra sul
mare, tra cui «Allied Submarine Attacks of World War II», Gatehouse vide le
lettere «P. O. W.» (Prisoners Of War) dipinte sulla murata, che indicavano che la
nave trasportava prigionieri di guerra, ma decise di silurarla ugualmente. I tedeschi, sebbene negligenti in quasi
qualsiasi altra cosa a questo riguardo, avevano provvisto a contrassegnare con scritte
«P. O. W.», per renderle riconoscibili, almeno parte delle navi che adibirono
al trasporto di prigionieri italiani in Egeo (ciò traspare ad esempio da un
video dell’inizio del 1944, che mostra i piroscafi Oria e Tanais, ambedue
successivamente affondati con spaventose perdite umane, che recano tali vistose
scritte). Nel giornale di bordo dello Sportsman non si fa
alcun cenno di scritte sulla murata della nave, ma nel rapporto di missione di Gatehouse, rintracciato negli archivi britannici dal ricercatore canadese Platon Alexiades, è scritto chiaramente che le lettere c'erano: "...(la nave) aveva P.O.W. in grandi lettere bianche dipinte sulla murata" ("He was unmistakably identified as the CAPO PINO and had P.O.W. in large white letters painted on his side"). Il diretto superiore di Gatehouse, capitano di vascello David Caldicott Ingram (comandante la 1st Submarine Flotilla di Beirut), dopo aver letto il rapporto avrebbe espresso le più vive congratulazioni al comandante dello Sportsman per aver privato i tedeschi di un'altra delle poche navi mercantili di cui disponevano in Egeo, senza dedicare una sola parola alla strage di prigionieri che questo "attacco finemente eseguito" aveva scientemente causato ("SPORTSMAN is to
be most heartily congratulated on a finely executed attack and an extremely
useful contribution to the Aegean war effort, observing that lack of shipping
is causing the gravest embarrassment to the enemy").
Il rapporto dello Sportsman (g.c. Platon Alexiades, via forum AIDMEN) |
Il Petrella venne scosso da due violente
esplosioni (ed infatti furono due i siluri che andarono a segno), che ne
deformarono lo scafo; i prigionieri rinchiusi nelle stive (che i tedeschi si
rifiutarono di aprire), in preda al panico, si arrampicarono sulle scalette e
tentarono di forzare le aperture e salire in coperta, ma le guardie tedesche,
posizionate vicino ai portelloni, dapprima spezzarono le dita di coloro che
tentavano di afferrare le aperture dei portelloni, poi – dato che questo non
bastava ad arrestare la marea umana in cerca di salvezza – giunsero ad usare
bombe a mano e mitragliatrici per fermare i prigionieri. Le granate, esplodendo
nelle stive piene di uomini ammassati, provocarono una carneficina, che
proseguì ininterrotta fino a che il personale tedesco non ebbe abbandonato la nave
al competo.
Il comando tedesco di
Suda, informato del siluramento alle 8.55, fece subito uscire in mare i
motovelieri Agios Nicolaos (Pi 783), Athina (Pi 722), Ipapanti (Sy 631), Agia Matrona (Pi 823), Agios Mattheus (Pi 55), Agios Nicolaos (Ch 54) ed Agios Nicolaos
(Ch 51, omonimo del precedente), che
si diressero sul luogo dell’incidente. Alle 10.05 partirono da La Canea altri
tre motovelieri: l’Agios Nicolaos Ch 216
(ancora un omonimo), l’Agios Dimitrios Pi
2302 ed il Pi 22. Alle 10.35, su
ordine del comandante del porto di Suda, prese il mare il rimorchiatore Voltaire, per tentare di prendere a
rimorchio il Petrella, che ancora
galleggiava.
Nella stiva dove si
trovava il sergente Dell’Olio vennero sentite due esplosioni, che scossero
violentemente tutta la nave, facendola sbandare a sinistra. Dalla stiva situata
più a proravia si sentiva gridare e chiedere aiuto; tutti i prigionieri si
avventarono sui boccaporti, per tentare di uscire in coperta e mettersi in
salvo, ma le guardie tedesche reagirono mitragliandoli furiosamente, per
ricacciarli nelle stive. Decine, o forse centinaia, di prigionieri furono
falciati mentre tentavano di uscire; i superstiti furono respinti sottocoperta,
e non tentarono più di uscire, dal momento che ogni tentativo equivaleva a
morte certa per mano delle guardie. Anche i prigionieri che erano riusciti a
fuggire e gettarsi in mare vennero mitragliati e uccisi. Nicola Dell’Olio,
approfittando della confusione, era riuscito a salire in coperta e qui si
nascose al riparo di un verricello, rimanendovi fino a quando il mitragliamento
non fu cessato. Nel frattempo, le motovedette si erano portate sottobordo al Petrella ed avevano iniziato a
trasbordare il personale tedesco.
Un altro prigioniero
sopravvissuto, Luigi Stoppini, si trovava proprio nella stiva colpita: rimase
gravemente ferito al ginocchio a causa dell’esplosione del siluro, ma riuscì ad
uscire dalla stiva quasi interamente allagata grazie anche all’intervento di un
compagno. Quando uscì in coperta, si ritrovò di fronte a due soldati tedeschi
con le armi puntate e dovette dire “Mussolini” per non essere ucciso.
Nel frattempo, le
unità della scorta giunsero sottobordo al Petrella,
per soccorrere i militari tedeschi imbarcati sul piroscafo. Fu in questo
frangente, una volta che tutti i tedeschi a bordo furono evacuati, che i
prigionieri italiani ancora vivi riuscirono finalmente a salire in coperta e
tuffarsi in mare (naturalmente, a nessuno fu permesso di salire sulle
imbarcazioni di salvataggio); secondo le testimonianze di almeno due
sopravvissuti italiani, le unità di scorta tedesche continuarono a sparare con
armi automatiche anche sugli uomini in mare.
Luigi Stoppini si
calò in mare con una lunga fune e nuotò verso una lancia sulla quale si
trovavano tre tedeschi, che attendevano di essere recuperati da una loro nave.
Gli occupanti della lancia, vedendolo, gli spararono addosso, per fortuna senza
riuscire a colpirlo; Stoppini attese che i tedeschi venissero presi a bordo da
una delle unità soccorritrici, poi si arrampicò a bordo della scialuppa vuota
ed issò a bordo altri otto prigionieri italiani. Soccorso da un’imbarcazione
greca, venne portato a terra ove incontrò il cappellano militare Nello Ceci,
anch’egli ferito.
Il sergente
Dell’Olio, essendo uno dei pochi marinai presenti tra i prigionieri
sopravvissuti al massacro, diede ai compagni dei consigli sul da farsi, poi si
gettò in mare verso le 8.30. Rimase in acqua per un paio d’ore, aggrappato ad
una tavola, tentando di avvicinarsi alla costa cretese; da questa precaria
posizione assisté all’affondamento del Petrella,
che giudicò essere avvenuto verso le 9.30.
Subito dopo il
siluramento, alle 8.36, lo Sportsman
era sceso in profondità, dopo di che aveva subito una debole e saltuaria caccia
(una bomba di profondità alle 8.36, sganciata da un aereo; altre due alle 8.37,
da una nave della scorta; altre due alle 8.41 ed un’ultima alle 8.59) per poi
tornare a quota periscopica alle 9.30. Vedendo che il Petrella era spezzato in chiglia ma ancora galleggiante, con un
cacciasommergibili e diverse piccole unità tedesche che gli giravano intorno e
tre idrovolanti Arado nel cielo, Gatehouse decise di dare il colpo di grazia
alla sua preda, ed iniziò l’avvicinamento alle 10.22.
Alle 12.15, lo Sportsman lanciò un ultimo siluro da 3660
metri, così compiendo l’ultimo atto di un’assurda tragedia. Un minuto dopo, il
sommergibile scese in profondità; sarebbe tornato a quota periscopica ancora
alle 13.12, per sincerarsi del risultato. (Altra fonte indica però l’orario
dell’affondamento del Petrella come
le 11.32, ed anche il registro del Seetransportstelle Suda riporta che alle
11.20 la nave stava affondando).
Colpita anche
dall’ultimo siluro (evidentemente non notato: da parte tedesca, l’esplosione fu
attribuita allo scoppio delle caldaie), la nave si spezzò in due tronconi, che
seguitarono a galleggiare per un altro po’, per poi inabissarsi a tre ore dal
siluramento.
Le unità tedesche
della scorta si allontanarono, per evitare il risucchio causato
dell’affondamento; a mezzogiorno, le unità di scorta GK 61 e GK 91 e la Susanne giunsero a Suda con i primi
naufraghi. Nelle ore successive giunsero sul luogo dell’affondamento i
motovelieri greci, che recuperarono i pochi italiani ancora in vita.
Agios Nicolaos Pi 783, Agios
Nicolaos Ch 51, Agios Mattheus Pi 55,
Agia Matrona Pi 823 ed Athina Pi 722 giunsero a Rethymno con 71
italiani: 67 vivi e quattro morti. L’Agia
Matrona, che aveva a bordo anche 44 tonnellate di munizioni, toccò il fondo
nell’entrare nel porto di Rethymno, riportando una falla; dovette sbarcare le
munizioni per poter entrare in porto.
Nicola Dell’Olio venne
recuperato intorno alle undici del mattino, insieme ad altri naufraghi, da un
piccolo piroscafo greco, che lo portò a Suda. Qui i prigionieri superstiti
vennero portati nel carcere di La Canea; anche in questo tragitto venne
sottolineata la discriminazione tra italiani collaborazionisti e non, i primi
viaggiavano in autocarro mentre i secondi dovevano seguirli a piedi.
In tutto, risultarono
tratti in salvo 30 membri dell’equipaggio, 35 addetti all’armamento contraereo,
75 o 79 militari tedeschi di scorta, altri 12 soldati tedeschi «non elencati» e
soltanto 527 italiani, dei quali 24 morirono per le ferite riportate.
Nei giorni seguenti,
il mare gettò decine, se non centinaia, di cadaveri sulle spiagge di La Canea;
i loro commilitoni superstiti ed alcuni frati cretesi diedero loro sepoltura in
fosse comuni. Una lapide li ricorda oggi sulla spiaggia di Georgiopoulis,
insieme ai morti della Sinfra.
I superstiti vennero
inviati nei campi di prigionia situati nei pressi di La Canea; nei giorni
successivi la maggior parte di loro venne trasferita al Pireo, non più in nave,
ma per via aerea.
Nicola Dell’Olio e
gli altri prigionieri rinchiusi a La Canea rimasero in carcere per tre giorni,
periodo durante il quale alcuni ufficiali italiani tentarono di convincerli,
con scarso successo, alla collaborazione con i tedeschi; poi vennero trasferiti
in una moschea abbandonata, adibito ad improvvisato luogo di concentramento, e
successivamente all’aeroporto di La Canea. Il secondo tentativo di
trasferimento verso la Grecia, questa volta, si sarebbe svolto per via aerea.
Il 18 febbraio 1944 Dell’Olio, in gruppo con altri 25 prigionieri, venne
trasferito da Creta ad Atene in aereo: questa volta andò tutto bene. Dopo
l’arrivo ad Atene, il gruppo di Dell’Olio fu condotto in una fabbrica di armi,
dove rimase per quattro giorni, e successivamente nel campo di Gulj, dove
rimasero a lavorare per sei giorni. Vennero poi mandati a lavorare al Pireo e
da qui, a fine giugno 1944, Dell’Olio ed altri prigionieri vennero trasferiti a
Gastumi, nel Peloponneso, per essere impiegati nei lavori di una batteria. Il
25 agosto 1944 i tedeschi, in ritirata dalla Grecia, lasciarono liberi i
prigionieri, e al contempo li abbandonarono a loro stessi, senza cibo od altro.
Dell’Olio ed altri sopravvissero alla meglio, anche mendicando, per circa un
mese, con l’aiuto dei partigiani greci dell’ELAS; il 24 settembre 1944
s’imbarcarono clandestinamente sulla nave cisterna Nettuno, a Patrasso, venendo scoperti ma lasciati a bordo dopo aver
spiegato di essere ex prigionieri italiani dei tedeschi. Riuscirono finalmente
a tornare in Italia, a Taranto, il 10 novembre 1944.
Come scritto più
sopra, i dati più attendibili attestano la presenza sul Petrella di 3173 italiani. Tra di essi i morti furono 2646, secondo
lo storico tedesco Gerhard Schreiber (autore del libro «I militari italiani
internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945: traditi,
disprezzati, dimenticati», pubblicato in Germania nel 1990 e tradotto in
Italia, dall’Ufficio Storico dell’Esercito, nel 1997); i sopravvissuti furono
527 (sebbene il registro del Seetransportstelle Suda, in data 9 febbraio,
indicasse in soli 424 il numero degli italiani salvati). Altre fonti riportano
lo stesso numero di prigionieri ma cifre leggermente differenti per i morti ed
i superstiti, rispettivamente 2670 e 503; la discrepanza è causata dalla morte
di 24 dei prigionieri dopo il salvataggio, dunque le vittime italiane furono,
effettivamente, 2670. Poche le vittime tra i tedeschi, venticinque in tutto
(quattro membri dell’equipaggio, un artigliere addetto all’armamento
contraereo, e venti dei soldati di scorta ai prigionieri).
Il sergente Nicola
Dell’Olio affermò nel suo rapporto (datato 19 gennaio 1947) che sul Petrella si trovassero circa 6500
italiani, dei quali circa 1500 riuscirono a salire in coperta ed a gettarsi in
mare prima che le guardie tedesche aprissero nuovamente il fuoco; Dell’Olio
citava altri testimoni, Attilio Borelli, Sergio Porcelli, Leonardo Capurso ed
Antonio Sabino, che potevano confermare quanto da lui riferito.
Tale dato è
apparentemente ripreso anche dal volume “Navi mercantili perdute” dell’USMM,
che per l’affondamento del Petrella
riporta sia la cifra di 2670 prigionieri periti secondo fonti della Wehrmacht,
sia la stima di circa 6500 prigionieri a bordo, dei quali poco più di 1500
salvati «da un piroscafo greco».
La cifra di circa
6500 italiani sul Petrella è
menzionata anche nel rapporto del generale Francesco Imbriani, che citava come
testimoni che potevano confermare lo stesso Dell’Olio, gli altri quattro uomini
da questi citati, nonché Franco Viscardi, Rocco Fabio, Nello Ceci e Luigi
Morali.
Dato che sia la cifra
fornita, sia i testimoni citati, sono gli stessi, e che la stima di 6500
vittime appare una stima fatta “ad occhio” da Dell’Olio, appaiono più
verosimili i numeri che emergono dai documenti ufficiali tedeschi. Ne emerge,
in ogni caso, una delle più grandi tragedie mai consumatesi nelle acque del
Mediterraneo, quasi completamente dimenticata in Italia e quasi del tutto
ignorata al di fuori di essa.
Elenco parziale (489 nominativi) dei militari
italiani periti sul Petrella:
Osvaldo Accursi, caporale 8° Centro Auto
Giuseppe Aiello, aviere Deposito Comando R.
Aeronautica dell’Egeo
Vincenzo Aldorasi, soldato 51a
Compagnia Controcarro Div. “Siena”
Giuseppe Alesi, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Giuseppe Allegretti, soldato 3a
Compagnia Mitraglieri XXXV Corpo d’Armata
Antonio Alpi, soldato 18° Reggimento Fanteria
Div. “Acqui”
Luigi Aluigi, sergente 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Nino Amaini, aviere reparto servizi Aeroporto
di Rodi
Aniello Amore, soldato 31° Reggimento Fanteria
Div. “Siena”
Michele Anselmo, soldato R. Esercito addetto
ai servizi di aviazione (Cp. Sqd.)
Giuseppe Antinolfi, soldato 39° Reggimento
Fanteria Div. “Bologna”
Virgilio Anzani, soldato addetto ai depositi e
magazzini Genio
Ottavio Arena, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Emilio Armani, capitano 4° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Giacomo Artioli, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Armando Asiatico, soldato 160a
Compagnia Genio
Emilio Bagnasco, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Lorenzo Baiocchi, soldato dei Gruppi
Lavoratori del Genio
Salvatore Balsamo, camicia nera 141°
Battaglione della M.V.S.N.
Alessandro Balzarotti, caporale 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Gino Baraldi, soldato 51° Battaglione Mortai
Michele Barile, soldato 56° Reggimento
Artiglieria Div. “Casale”
Ubaldo Barozzi, soldato 9° Reggimento
Artiglieria Div. “Brennero”
Guglielmo Barraco, tenente 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Ferdinando Basciano, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Sergio Baseggio, aviere reparto servizi
Aeroporto Radura
Francesco Basile, soldato 6° Reggimento
Fanteria Div. “Aosta”
Sergio Bedei, aviere reparto servizi Aeroporto
di Rodi
Marco Bellani, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Biagio Bellapianta, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi Giuseppe Bergo, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Alfredo Bernardini, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Astolfo Bernardini, soldato 3° Reggimento
Artiglieria Div. “Pistoia”
Giovanni Bernasconi, soldato 177a
Compagnia Genio
Adelmo Bertani, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Renzo Bertani, tenente 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Giulio Bertelli, caporale III Gruppo
Artiglieria di Corpo d’Armata
Gianfranco Bertocchi, sergente 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Vittorio Bianchi, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Andrea Blando, aviere deposito Comando R.
Aeronautica dell’Egeo
Bernardo Boccongelli, soldato 36° Reggimento
Artiglieria Div. “Forlì”
Ernesto Bodini, soldato dei Gruppi Lavoratori
del Genio
Mario Bodo, sergente 63° Reggimento Fanteria
Div. “Cagliari”
Ido Bolognesi, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Lelio Bonaretti, soldato 2° Reggimento
Artiglieria Div. “Messina”
Pietro Bondavalli, aviere 166° Deposito R.
Aeronautica C.do Aeronautica dell’Egeo
Luigi Bonomini, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Natale Bordoni, caporale maggiore 12a
Compagnia di Sanità
Attilio Borini, soldato 4a
Compagnia Costiera
Alberto Bortoletto, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Rolando Bossi, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Filippo Bozzi, soldato 31° Reggimento Fanteria
Div. “Siena”
Antenore Brambilla, caporale maggiore 892a
Autosezione Pesante Div. “Siena”
Paolo Brambilla, soldato 128° Ospedale da
Campo Div. “Cuneo”
Michele Brarda, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Angelo Brichese, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Pasquale Briganti, soldato 430a
Batteria Artiglieria Div. “Siena”
Nello Brizzi, soldato III Gruppo d’Artiglieria
di Corpo d’Armata
Vito Brunetti, soldato 9° Reggimento Fanteria
Div. “Regina”
Marcello Brutti, soldato 18° Reggimento
Fanteria Div. “Acqui”
Andrea Bruzzone, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Bugna, caporale maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Mario Bulla, caporale maggiore 4° Gruppo
Artiglieria
Alessandro Vincenzo Busso, aviere reparto
servizi Aeroporto di Rodi
Riccardo Cacciamani, aviere Compagnia Presidio
Comando Aeroporto di Rodi – C.do R. Aeronautica dell’Egeo
Francesco Cagnetta, sergente 56° Reggimento
Artiglieria Div. “Casale”
Ottavio Calandrini, aviere Compagnia Presidio
Comando Aeroporto di Rodi – C.do R. Aeronautica dell’Egeo
Nunzio Calia, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Nunzio Calia, soldato 341° Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Caminale, aviere 166° Deposito R.
Aeronautica C. do R. Aeronautica dell’Egeo
Gaetano Campisi, soldato 177a
Compagnia Genio
Ermenegildo Cannone, soldato 27° Reggimento
Fanteria Div. “Pavia”
Luigi Capobianco, soldato 61a
Compagnia Fanteria
Domenico Cappelletti, soldato 84° Reggimento
Fanteria Div. “Venezia”
Giuseppe Cappelletti, soldato CXI Gruppo
Artiglieria 9a Armata
Roberto Cappelletti, soldato III Gruppo
Artiglieria II Corpo d’Armata
Cosimo Caputi, soldato 37° Gruppo Artiglieria
Antonio Caputo, soldato 32° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Cataldo Caputo, sergente 37° Gruppo
Artiglieria
Marino Cardoni, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Francesco Cariello, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Armando Carlini, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Michele Carlucci, caporale 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Renato Carrozza, soldato depositi e magazzini
Genio
Tarcisio Casarotto, soldato 5° Reggimento
Artiglieria Contraerea
Primo Casotto, aviere reparto servizi Aeroporto
di Rodi
Filiberto Castagnasso, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Leopoldo Castaldi, soldato 35a
Sezione di Sanità Div. “Siena”
Giuseppe Castelnuovo, caporale 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Giovanni Cavallari, caporale maggiore Gruppi Lavoratori
del Genio
Spirito Cavallo, caporale 331° Reggimeto
Fanteria Div. “Regina”
Renato Ceccagnoli, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Dante Celeghin, sergente 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Felice Ceppi, soldato Gruppi Lavoratori del
Genio
Brizio Cera, sottotenente 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Nicola Cerrato, soldato soldato 341° Ospedale
da Campo Div. “Siena”
Luigi Cesari, soldato 9° Reggimento Fanteria
Div. “Regina”
Armando Chiarelli, caporale maggiore 51a
Autosezione Div. “Siena”
Primo Chiarelotto, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Chiarle, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Giovanni Chieppa, soldato 36° Reggimento
Artiglieria Div. “Forlì”
Pietro Chiocchetti, soldato 4° Reggimento
Genio
Dario Chionne, caporale 9° Reggimento Fanteria
Div. “Regina”
Armando Cianchetti, soldato 10° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Francesco Cicala, soldato Battaglione Alpini
“Val Venosta” 4a Armata
Don Antonio Ciervo, tenente 32° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Michele Cipriani, soldato 9° Reggimento Alpini
Div. “Julia”
Francesco Codispoti, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Vincenzo Colaneri, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Angelo Colato, soldato 128° Ospedale da Campo
Div. “Cuneo”
Cataldo Colucci, sergente maggiore 50°
Magazzino Speciale Viveri di Rodi
Umberto Cominale, soldato 36° Raggruppamento
Costiero Artiglieria
Antonio Congedo, soldato 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Candido Conti, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Conti, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Domenico Coppola, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Luigi Corrado, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Salvatore Cortese, caporale 88a
Compagnia Genio Div. “Sforzesca”
Luigi Marcello Corvo, sergente del Genio
Antonio Costituzionale, soldato 4° Gruppo
Artiglieria Div. “Siena”
Angelo Crippa, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Gino Cristofoli, caporale maggiore 5°
Reggimento Artiglieria Contraerea
Giuseppe Cruciani, 1° aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Pietro Cucinotta, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Biagio Cutellè, sergente 51a
Compagnia Carri L6/40 Brig. “Lecce”
Marino D’Achille, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Ciro D’Agresti, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Gaetano Dal Maso, soldato dei Gruppi
Lavoratori del Genio
Giuseppe Dalla Bona, soldato 34° Reggimento
Fanteria Div. “Livorno”
Vincenzo D’Alò, soldato 35° Raggruppamento
Costiero Artiglieria
Angiolino Andrea D’Alonzo, 1° aviere 166° Deposito
R. Aeronautica – C.do Aeronautica dell’Egeo
Alberto Dalsiè, soldato 10° Reggimento Genio
Antonio D’Angelo, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Raffaele Daries, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Marcellino D’Auria, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi De Bellis, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Guido De Biasio, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Battista De Blasio, soldato 341°
Ospedale da Campo Div. “Siena”
Attilio De Giorgi, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Vincenzo De Luca, soldato III Gruppo
Artiglieria di Corpo d’Armata
Tommaso De Lucia, soldato 56° Raggruppamento
Costiero d’Artiglieria
Giulio De Marco, soldato 9° Reggimento di
Fanteria Div. “Siena”
Alberto De Negri, soldato 27° Reggimento
Artiglieria Div. “Cuneo”
Emilio De Ponti, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Michele De Vivo, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Gustavo Francesco Decimino, caporale maggiore
31° Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Carmelo Luigi Cesidio Decina, soldato 265°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Ugo Deimichei, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Domenico Del Conte, soldato 3a
Compagnia Costiera Fanteria
Francesco Del Nevo, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Antonio Dell’Orto, soldato 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Domenico Desenzani, soldato 199a
Batteria Artiglieria Brig. “Lecce”
Florindo Desiderò, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Pasquale Di Blasio, soldato 341° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Nazzareno Di Bona, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Domenico Di Cesare, soldato 225° Reggimento
Fanteria Div. “Arezzo”
Giuseppe Di Cesaris, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Eduardo Di Fraia, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Gustavo Di Genova, tenente 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Luigi Di Giosia, soldato III Gruppo
Artiglieria di Corpo d’Armata
Pasquale Di Lazzaro, caporale 10° Centro Auto
Div. “Siena”
Sabatino Di Loreto, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Camillo Di Matteo, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Michele Di Rienzo, soldato 331a
Autosezione Pesante Div. “Siena”
Silvano Di Sozio, soldato 251a
Compagnia Controcarro Brig. “Lecce”
Angelo Dionisi, soldato 51° Battaglione Mortai
Umberto D’Odorico, aviere reparto servizi
Aeroporto di Maritza
Lorenzo Domenichetti, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giacomo Domeniconi, soldato 50° Reggimento
Artiglieria Div. “Regina”
Emidio Donatucci, maresciallo ordinario 31°
Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Rosario Donzelli, caporale maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Doria, soldato 1° Reggimento Fanteria
Div. “Re”
Orazio Drago, aviere reparto servizi Aeroporto
di Rodi
Giuseppe Duilio, soldato 1° Reggimento
Artiglieria Div. “Cacciatori delle Alpi”
Orazio Esposto, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Colombano Fabbri, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Ferdinando Fagiolini, soldato CXI Gruppo
d’Artiglieria 9a Armata
Emilio Falchero, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Francesco Falsetti, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Biagio Fargnoli, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Francesco Fasano, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Raffaele Fascio, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Bruno Fava, soldato 341° Reggimento Fanteria
Brig. “Lecce”
Davide Luigi Fava, soldato 23° Reggimento
Fanteria Div. “Isonzo”
Luigi Favotto, sergente 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Ferruccio Feduzi, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Antonino Ferrara, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Paolo Ferrario, caporale maggiore 31°
Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Pietro Ferrero, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Filardi, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Francescantonio Fiore, soldato 83a
Compagnia Genio 8a Armata
Antonio Florean, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Ernesto Foconi, soldato III Gruppo
d’Artiglieria II Corpo d’Armata
Giuseppe Fofi, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Alfo Foianesi, soldato 7° Reggimento Fanteria
Div. “Cremona”
Primo Francavilla, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Melchiore Franceschinis, soldato 265°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Guido Franchetti, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Francesco Frandina, soldato 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Rosalio Franzon, soldato 535° Battaglione
Costiero Div. “Modena”
Giovanni Fregonese, soldato 33° Reggimento
Fanteria Carrista Div. “Littorio”
Libero Frigerio, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Gaetano, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Filippo Gambino, soldato 56° Raggruppamento
Artiglieria Contraerea
Roberto Ganapini, sergente C.di ed enti vari
di fanteria
Carmine Gangale, soldato 51° Battaglione
Mortai
Emidio Garbini, sergente maggiore 37° Gruppo
Artiglieria
Quinto Garbino, brigadiere XVI Battaglione
Mobilitato Guardia di Finanza, Brig. “Lecce”
Italo Gardan, caporale maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giacomo Garola, caporale maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Raffaele Gaudioso, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Salvatore Gentile, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Bruno Ghersi, sergente maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Francesco Giaccio, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Pasquale Giacobbe, soldato 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Giuseppe Giamportone, sergente maggiore 51°
Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Nicola Giannino, soldato 31° Reggimento Fanteria
Div. “Siena”
Germano Giorgetti, caporale maggiore 3°
Ospedale da Campo Div. “Siena”
Luigi Giorgi, soldato dei Gruppi Lavoratori
del Genio
Secondo Giorza, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Leonardo Giumentaro, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Mario Giustiniani, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Silvio Gobbin, soldato C.di ed enti vari
artiglieria
Amante Granci, soldato III Gruppo Artiglieria
di Corpo d’Armata
Giulio Grazzini, soldato 176a
Compagnia Genio
Aldrovando Gregnol, aviere scelto 166°
Deposito R. Aeronautica – C.do Aeronautica dell’Egeo
Bruno Giacomo Gremese, sergente maggiore 11°
Reggimento Genio
Adolfo Griffo, sergente 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi Guarguaglini, soldato III Gruppo
d’Artiglieria II Corpo d’Armata
Giovanni Guerriero, soldato 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Giuseppe Guidati, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Santo Iacono, sergente 9° Reggimento Fanteria
Div. “Regina”
Saverio Iacovelli, soldato base militare n.
024 C.do FF. AA. Egeo
Antonio Iermano, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Michele Ilardo, soldato 83a
Compagnia Genio 8a Armata
Angelo Imbriano, soldato C.di ed enti vari
fanteria
Domenicantonio Infantino, soldato 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Salvatore Interlando, sergente maggiore 265°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Ambrogio Invernizzi, soldato 55°
Raggruppamento Artiglieria di Corpo d’Armata
Michele Iorio, soldato XXIX Battaglione Misto
Genio Brig. “Lecce”
Luigi Iovino, soldato 341° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Antonio Iuffredo, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Francesco La Corte, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Bruno La Rosa, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Carmine La Sorella, soldato addetto ai depositi
e magazzini del Genio
Mario Ladisi, soldato 31° Reggimento Fanteria
Div. “Siena”
Ettore Larsoli, sergente 56° Reggimento
Artiglieria Div. “Casale”
Fortunato Lecchi, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Leo, aviere reparto servizi Aeroporto
di Rodi
Angelo Letizia, soldato 53° Raggruppamento
Artiglieria Costiera
Reno Liani, soldato 23° Reggimento Artiglieria
Div. “Re”
Valentino Ligas, soldato 44a
Sezione Sanità Div. “Acqui”
Clemente Liguori, soldato 35a
Sezione Sanità Div. “Siena”
Domenico Liuzza, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Orazio Lo Faro, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Lo Porto, soldato dei Gruppi
Lavoratori del Genio
Filomeno Lo Russo, soldato 255° Reggimento
Fanteria Div. “Veneto”
Oberdan Lodi, aviere 060 Deposito C.do R.
Aeronautica dell’Egeo
Giovanni Logallo, soldato 81° Gruppo
Artiglieria
Antonio Lombardo, soldato 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Giuseppe Lopez, sergente 24 Mag. V. E. Creta
Div. “Siena”
Giulio Loreto, sottotenente 10a
Compagnia Costiera
Giovanni Lugli, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Filippo Luongo, caposquadra 141° Battaglione
M.V.S.N. Div. “Siena”
Leonardo Luongo, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Elio Luzzi, marinaio Comando Marina di Rodi
Antonio Maccioni, caporale III Gruppo
Artiglieria di Corpo d’Armata
Mario Madesani, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Cataldo Maira, soldato 4° Gruppo Artiglieria
Francesco Malerba, soldato 56° Raggruppamento
Costiero d’Artiglieria
Salvatore Mangione, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Francesco Mantica, tenente 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Andrea Manuzzi, aviere scelto 166° Deposito R.
Aeronautica – C.do Aeronautica dell’Egeo
Giuseppe Marasco, soldato 83° Battaglione
Genio Div. “Siena”
Anastasio Marchetti, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Arturo Mariani, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Carlo Mariani, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Michele Marigliano, soldato 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Rosario Marigliano, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Giovanni Marinelli, caporale maggiore 56°
Reggimento Artiglieria Div. “Casale”
Raffaele Marinelli, soldato 56° Reggimento
Artiglieria Contraerea
Vittorio Veneto Marini, tenente 51a
Compagnia Genio Div. “Siena”
Giuseppe Marta, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Agostino Martella, soldato 251a
Compagnia Controcarro Brig. “Lecce”
Rosario Marullo, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi Masera, sergente 4° Gruppo Artiglieria
Giovanni Massa, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Domenico Mastroberardino, soldato 31°
Reggimento Fanteria Div. “Siena”
Giovanni Mastromarino, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Carmine Matteo, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Mattioli, soldato dei Drappelli
Automobilistici
Luigi Mautone, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Lorenzo Mazzone, sergente 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Mario Meante, soldato 126° Ospedale da Campo
Div. “Cuneo”
Domenico Meina, sergente 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Angiolo Meini, caporale III Gruppo Artiglieria
II Corpo d’Armata
Lorenzo Rocco Melissano, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Salvatore Melissano, soldato 56° Reggimento
Artiglieria Div. “Casale”
Matteo Memme, soldato III Gruppo Artiglieria
II Corpo d’Armata
Fiorillo Merlo, soldato 36° Raggruppamento
Costiero d’Artiglieria
Antonino Messana, caporale 2° Reggimento Genio
Carmelo Messina, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Pietro Messina, soldato dei Gruppi Lavoratori
del Genio
Rino Milanese, sergente maggiore III Gruppo
Artiglieria di Corpo d’Armata
Antonio Miletta, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Amedeo Minissale, capitano 32° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Franco Minotti, aviere 166° Deposito R.
Aeronautica C.do Aeronautica dell’Egeo
Giuseppe Minutillo, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Castrese Miranda, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Innocenzo Mirone, sergente 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Pompilio Molesti, soldato 16° Reggimento Genio
Francesco Monaco, caporale maggiore addetto ai
magazzini d’artiglieria
Giovanni Montanari, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Antonino Monteleone, sergente maggiore 51°
Battaglione Mortai
Giuseppe Montuori, marinaio Comando Marina di
Rodi
Enrico Morello, tenente 4° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Francesco Morena, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Armando Moriero, soldato 36° Raggruppamento
Costiero d’Artiglieria
Auro Moroni, soldato III Gruppo Artiglieria di
Corpo d’Armata
Angelo Mosci, soldato dei Gruppi Lavoratori
del Genio
Ciro Mungiguerra, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Giulio Mutti, soldato 199a Batteria
Artiglieria Brig. “Lecce”
Antonio Muzzana, sergente 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Felice Napolitano, soldato 35a
Sezione Sanità Div. “Siena”
Italo Nardecchia, soldato 26° Reggimento
Fanteria Div. “Bergamo”
Quirino Nardelli, finanziere XVI Battaglione
Mobilitato Guardia di Finanza – Brig. “Lecce”
Antonio Natale, soldato 64a Sezione
Fotoelettrica Genio
Angelo Ninzatti, aviere reparto servizi
Aeroporto di Scarpanto
Giulio Niola, soldato 31° Reggimento Fanteria
Div. “Siena”
Giuseppe Notario, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Pietro Notturni, soldato 8° Reggimento Genio
Giovanbattista Nova, aviere scelto 166°
Deposito R. Aeronautica – C.do Aeronautica dell’Egeo
Antonio Oberti, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Spirito Occelli, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Oliva, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Saverio Oliverio, soldato 33a
Sezione Sanità Div. “Bari”
Gino Olivieri, soldato 341° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Alfonso Olivo, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Angelo Orecchia, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Mario Ornato, soldato 341° Reggimento Fanteria
Brig. “Lecce”
Pietro Ortolani, soldato 5° Reggimento
Fanteria Alpina Div. “Pusteria”
Filippo Ostrodoto, soldato 56° Raggruppamento
Artiglieria di Corpo d’Armata
Paolo Pacella, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Vito Pagliaccio, marinaio Comando Marina di
Rodi
Eugenio Pagliani, soldato 32° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Salvatore Pandolfi, vicebrigadiere XVI
Battaglione Mobilitato Guardia di Finanza – Brig. “Lecce”
Marino Paolucci, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Quinto Paolucci, soldato CXI Gruppo
Artiglieria 9a Armata
Francesco Paparella, soldato 36° Reggimento
Artiglieria Div. “Forlì”
Pasquale Pasqual, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Guido Pasquali, soldato 331° Reggimeto
Fanteria Div. “Regina”
Andrea Passaretta, sergente maggiore 251a
Compagnia Controcarro Brig. “Lecce”
Giovanni Passeri, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Primo Pastorello, soldato dei Gruppi
Lavoratori del Genio
Francesco Pavone, soldato 53° Gruppo
Artiglieria
Galdino Peco, soldato 341° Reggimento Fanteria
Brig. “Lecce”
Vincenzo Pellosio, caporale maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Penoncello, soldato 34° Reggimento
Fanteria Div. “Livorno”
Vincenzo Pepe, soldato 35a Sezione
Sanità Div. “Siena”
Guido Pernigotti, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Guido Pesce, caporale maggiore 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Pietro Pessina, caporale maggiore 3° Ospedale
da Campo Div. “Siena”
Vincenzo Petrarca, soldato 9° Reggimento Genio
Santi Petrola, caporale maggiore 3° Ospedale
da Campo Div. “Siena”
Romano Pezzana, caporale maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Piano, caporale maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Donato Picciallo, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Giovanni Piccini, soldato 51° Battaglione
Mortai
Igino Pieralisi, sergente 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Giuseppe Pin, soldato 341° Reggimento Fanteria
Brig. “Lecce”
Carlo Pioltelli, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Eugenio Pogliani, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Leucio Polese, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Filippo Polito, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Giuseppe Pollini, sergente 128° Ospedale da
Campo Div. “Cuneo”
Pasquale Pontillo, soldato 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Giuseppe Pontoriero, soldato 35a
Sezione Sanità Div. “Siena”
Salvatore Ponzo, soldato 4° Gruppo Artiglieria
Francesco Povero, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Princigalli, soldato C.di ed enti
vari fanteria
Francesco Principe, sergente maggiore 35a
Sezione Sanità Div. “Siena”
Antonino Priola, soldato 36° Reggimento
Artiglieria Div. “Forlì”
Emilio Priolo, soldato 56° Raggruppamento
Costiero Artiglieria
Francesco Prosperi, soldato 265° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Luigi Prussino, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Virginio Quintini, soldato III Gruppo
Artiglieria di Corpo d’Armata
Giuseppe Raffa, sergente 22a
Compagnia Costiera Fanteria
Giuseppe Raffa, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Valentino Raimondi, soldato 51° Battaglione
Mortai
Lorenzo Ramaglia, soldato 50° Reggimento
Artiglieria Div. “Regina”
Domenico Rao, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Francesco Raucci, camicia nera 141°
Battaglione M.V.S.N.
Oddo Ravaglia, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Domenico Ravina, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Vito Renzo, soldato 47° Reggimento Artiglieria
Div. “Bari”
Serafino Riva, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Arturo Rocca, caporale maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Renato Rosi, aviere Deposito 060 – C.do R.
Aeronautica dell’Egeo
Aniello Rossi, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Gino Rossi, caporale maggiore 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giorgio Rossi, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Giovanni Rossi, sergente maggiore 341°
Reggimento Fanteria Brig. “Lecce”
Giuseppe Rossi, soldato CXI Gruppo Artiglieria
9a Armata
Mario Rossi, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Paolo Rossi, soldato 10° Reggimento
Artiglieria Div. “Bologna”
Carlo Rossini, soldato CXI Gruppo Artiglieria
9a Armata
Carmine Rotondi, soldato 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Pasquale Ruggieri, caporale 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Bartolomeo Ruggiero, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Girolamo Runfola, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Michelino Mario Russo, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Salvatore Russo, soldato 175a
Compagnia Genio
Luigi Saccavini, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Cesario Sacco, soldato 56° Raggruppamento
Artiglieria di Corpo d’Armata
Mario Saibeni, caporale dei Gruppi Lavoratori
del Genio
Battista Salami, soldato 341° Reggimento Fanteria
Brig. “Lecce”
Cosmo Salamida, soldato 341° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Pasquale Salemme, caporale maggiore Autogruppi
Giuseppe Salubro, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Egisto Sama, aviere reparto servizi Aeroporto
di Rodi
Pasquale Santella, soldato 65° Reggimento
Fanteria Div. “Trieste”
Roberto Sappa, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Nicola Saragaglia, aviere reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Giovanni Scagliola, soldato 56° Reggimento
Artiglieria Div. “Casale”
Luigi Scarpati, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Schirripa, soldato 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Bruno Scopel, caporale 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Antonino Seguenzia, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Raffaele Semprini, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Carmelo Sessa, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Sessanta, soldato 51° Battaglione
Mortai
Silvano Sfogli, sergente C.di ed enti vari
artiglieria
Bernardino Sica, sergente 339° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Giuseppe Sigona, sergente 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Donato Silvelli, caporale 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Stanislao Sodini, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Vincenzo Solano, soldato 341° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Sante Soldan, soldato 5° Reggimento
Artiglieria Div. “Superga”
Salvatore Spanò, soldato 83a
Compagnia Genio 8a Armata
Franco Spertini, caporale Quartier Generale
Divisione “Siena”
Antonino Spinella, soldato 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Gastone Squazzini, marinaio Comando Marina di
Rodi
Pietro Stancanelli, soldato 111° Reggimento
Artiglieria di Marcia
Vittorio Stanizzo, soldato 31° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Rocco Stefanelli, soldato 3° Ospedale da Campo
Div. “Siena”
Luigi Strippoli, soldato Depositi e Magazzini
del Genio
Giulio Taddei, soldato 3a Compagnia
Sanità
Carlo Tallone, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Pietro Tamburrini, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Michelino Tavaniello, soldato C.di ed enti vari
fanteria
Angelo Taverna, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Andrea Telesca, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Antonio Tenaglia, soldato 35° Raggruppamento
Costiero Artiglieria
Pasquale Terenghi, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Gino Terragni, aviere scelto reparto servizi
Aeroporto di Rodi
Giuseppe Tira, soldato 178a
Compagnia Genio
Cosimo Tramacere, soldato 35a
Sezione Sanità Div. “Siena”
Francesco Traverso, soldato 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Antonio Tremolizzo, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Mario Procioni, soldato CXI Gruppo Artiglieria
9a Armata
Matteo Troiano, soldato 121a
Sezione Sussistenza Div. “Siena”
Antonio Trombetta, aviere reparto servizi
Aeroporto di Prevesa
Antonio Tundo, soldato III Gruppo Artiglieria
II Corpo d’Armata
Mario Turco, soldato 341° Reggimento Fanteria
Brig. “Lecce”
Riccardo Ugge, caporale dei Gruppi Lavoratori
del Genio
Pasquale Undicino, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Aurelio Unicelli, soldato dei Gruppi
Lavoratori del Genio
Enrico Vacchini, soldato dei Gruppi Lavoratori
del Genio
Gino Valente, aviere reparto servizi Aeroporto
di Maritza
Olivo Valentini, soldato 4° Reggimento
Artiglieria Contraerea 4a Armata
Giovanni Vallero, soldato 341° Reggimento Fanteria
Brig. “Lecce”
Andrea Varni, soldato 341° Reggimento Fanteria
Brig. “Lecce”
Antonio Varvaro, soldato 22a
Compagnia Costiera Fanteria
Michele Vendola, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Evasio Vercellone, soldato 51° Reggimento
Artiglieria Div. “Siena”
Giulio Vernelli, soldato 9° Reggimento
Fanteria Div. “Regina”
Alfredo Vianelli, soldato 341° Reggimento
Fanteria Brig. “Lecce”
Nicola Vicario, soldato 10° Centro
Automobilistico
Pietro Vidotto, soldato 23° Reggimento
Fanteria Div. “Isonzo”
Domenico Vigliarolo, soldato 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Filomeno Villani, soldato 32° Reggimento
Fanteria Div. “Siena”
Armando Volpicina, sergente maggiore 51°
Reggimento Artiglieria Div. “Siena”
Vito Vozza, soldato 35a Sezione
Sanità Div. “Siena”
Emilio Zambra, sottotenente 3° Ospedale da
Campo Div. “Siena”
Gino Zampar, soldato 51° Battaglione Mortai
Natale Zamparo, soldato 23° Reggimento
Fanteria Div. “Isonzo”
Giuseppe Zanaboni, soldato dei Gruppi
Lavoratori del Genio
Raffaele Zanon, soldato 177a Compagnia
Genio
Ferdinando Zeolla, soldato 84a
Sezione Fotoelettrica Genio
Egidio Zerio, caporale maggiore 5° Reggimento
Artiglieria Contraerea
Fedele Zero, soldato 56° Reggimento
Artiglieria Div. “Casale”
Nunzio
Calia, nato il 19 febbraio 1922 ad Altamura (Bari), soldato del 341° Reggimento
di fanteria Brigata "Lecce", scomparso nell’affondamento del Petrella. Scrive il pronipote
Nicola Oliva, che si ringrazia per le informazioni e per le foto: “Ufficialmente disperso, grazie ad una
commovente testimonianza scritta del 1947 di un suo commilitone sopravvissuto,
Primerano Antonino da Zaccanopoli, allora Catanzaro, oggi Vibo Valentia, è
stato possibile ricostruire gli ultimi mesi di vita. Fatto prigioniero dai
tedeschi, dopo l’armistizio del 8 settembre 1943, insieme a tutti i reparti di
stanza a Creta, fu avviato, insieme a circa 300 compagni, al lavoro coatto
presso l’aeroporto militare di Kastelli. Imbarcato la sera del 6 febbraio 1944
sul piroscafo Petrella, insieme a migliaia di soldati italiani, è scomparso in
mare la mattina dell’8 febbraio 1944, a 60 miglia dalla costa di Creta, nella
baia di Suda, in seguito all’affondamento del Petrella da parte del
sommergibile inglese Sportsman. Il compagno sopravvissuto, Primerano Antonino,
racconta di essersi buttato nelle acque tempestose del mare, dove è rimasto per
circa 9 ore in balia delle onde, assistendo inerte alle fasi dell’affondamento
della nave. Attorno al collo si era legato il suo portafogli contenente i nomi
e gli indirizzi di residenza di 34 amici più stretti, i quali si erano
impegnati reciprocamente a dare notizie ai propri cari in caso di necessità.
Dei 35, solo lui si è salvato. Dei 300 di Kastelli solo 4 si sono salvati.
Scrive il sopravvissuto: «Apprendo che né il ministero né il Vaticano né la
croce rossa vi hanno potuto dare in merito notizie… sapete perché? Perché
quando siamo stati imbarcati, si imbarcò senza ruolino d’imbarco ed ecco la
ragione: secondo i tedeschi noi non eravamo che pecore e traditori… ma per
dimostrare di essere veri Italiani e non combattere contro i nostri fratelli
stessi si contentò avventurarsi al destino». Si conferma la difficoltà ad avere
un elenco degli imbarcati, come disponibile, per esempio per l'Oria, perché
furono imbarcati senza elenco. Primerano Antonino parla di 5500 imbarcati.
Riferisce che i sopravvissuti furono 480. Con Decreto del Presidente della
Repubblica del 16/12/2019 è stata concessa, alla memoria di Nunzio Calia, la
medaglia d’onore di cui alla Legge n. 296/2006”.
Già il 16 febbraio
1944, l’Admiralty Mediterranean War Diary identificava correttamente la nave
affondata come il Capo Pino (ai
britannici non era noto l’avvenuto cambio di nome), indicando che era stata
silurata alle 8.32 ed era affondata alle 10.15 dopo una colossale esplosione,
in posizione 35°35’ N e 24°90’ E.
Il relitto del Petrella giace al largo della baia di
Suda, nel punto 35°32’ N e 24°18’ E.
Testimonianza del sergente segnalatore Nicola Dell’Olio sull’affondamento del Petrella (reperita da Gianfranco Bruno, pervenuta tramite Elisabetta Ardanese, che si ringrazia) |
L’affondamento del Petrella nel giornale di bordo dello Sportsman (da Uboat.net):
“0750 hours - A
merchant ship was seen leaving Suda Bay. Closed and started attack.
0833 hours - In
position 35°34'N, 24°18'E fired four torpedoes from 3000 yards. It is thought
that two hits were obtained.
0836 hours - Went
deep. An aircraft dropped a bomb reasonably close.
0837 hours - The
escorting UJ boat started a counter attack. Two depth charges were dropped.
0841 hours - Two
depth charges were dropped.
0859 hours - One
depth charge was dropped.
0930 hours - Returned
to periscope depth. Saw that the target was still afloat but that her back was
broken. The UJ boat was circling her as were several small craft. Three Arado
floatplanes was also overhead.
1022 hours - Started
closing the target again to finish her off.
1215 hours - Fired
one torpedo from 4000 yards. After 2 minutes and 30 seconds an explosion was
heard and upon looking it was seen to be a hit on the target.
1216 hours -
Commenced going deep.
1217 hours - Two
aircraft bombs were dropped close.
1224 hours - One
aircraft bomb was dropped.
1312 hours - Returned
to periscope depth. The target was not seen but masts were seen where she had
been. Proceeded to clear the area.”
Saranno stati feroci i tedeschi, ma gli inglesi....
RispondiEliminaHo letto la lista dei militari imbarcati sul Petrella....non configura il nome di mio nonno.Non esiste una lista completa? Grazie. Mario
RispondiEliminaBuongiorno, non so se esista una lista completa...
EliminaHa guardato all archivio di stato sul figlio matricolare?
EliminaHo letto la lista dei militari imbarcati sul Petrella....non configura il nome di mio nonno.
RispondiEliminasi sono in possesso del foglio matricolare ma su quel foglio non cè mica la lista d'imbarco.
RispondiEliminaQuanta tristezza leggere tanta vigliaccheria tedesca ed inglese. Ho trovato il nome di mio zio, Vincenzo Solano. I ricordi sbiaditi della buonanima di mio Papà all’epoca tredicenne che aveva letto il telegramma del ministero della guerra che ne comunicava la notizia di disperso a causa del siluramento della nave Petrella ne trova triste conferma dopo tantissimi anni.😭
RispondiEliminaC'è anche mio zio stessa sorte
EliminaGrazie Lorenzo Colombo per questa Sua preziosa ricerca. Conoscerne la Storia è già una consolazione.
RispondiEliminaAiello Giuseppe aviere 06.08.1921 era mio zio, mia nonna non volle più guardare il mare.
RispondiEliminaE possibile inviare documenti o foto in mio possesso?
EliminaCertamente, mi farebbe anzi molto piacere. Può inviarli a lorcol94@gmail.com
Eliminaanche io trovato il nome di mio zio ASIATICO ARMANDO, io abito in un paese di mare e anche mia nonna non è voluta mai a venirmi a trovare per non vedere il mare
EliminaSolo adesso, grazie a questa ottima documentazione, trovo un riferimento al fratello di mia madre Michele Carlucci, Caporale, 341mo ospedale da campo, div. Siena. Era di Ruvo di Puglia, studente di medicina al terzo anno presso l'università di Bari. Sono in grado di fornire una sua foto. Riconosco inoltre il nominativo di un cittadino del paese limitrofo , Terlizzi, e chiedero alla famiglia il permesso di precisare il suo nome o fornire ulteriori dettagli. Gradirei ricevere altre informazioni al fine di completare alcune note sulle vicende familiari. Grazie ancora, ottimo lavoro.
RispondiEliminaLa ringrazio. Purtroppo non possiedo ulteriori informazioni su di lui; è in possesso del suo foglio matricolare?
EliminaAvrei piacere ad inserire la sua foto nella pagina con il suo permesso.
ho trovato il nome di mio prozio angelo taverna grazie per vostra laboriosa ricerca
EliminaPetrella.
RispondiEliminaBuon giorno Sig.Colombo, Le ho inviato la foto di Michele Carlucci e la ringrazio della Pubblicazione. Ho appena iniziato le ricerche che spero mi porteranno a scrivere qualcosa sulla storia in argomento. Le chiedo cortesemente se fosse possibile essere messo in contatto con i sigg. Nicola oliva (Nunzio Calia, sono nato vicino Altamura) e Piero Signor G (Aiello Giuseppe). Avendo vissuto la stessa tragedia familiare potremmo scambiare qualche aneddoto o altro. Mi impegno a citare il Suo blog e condividere i risultati dei miei sforzi.
Cordialmente. Michele Barile
Buonasera,
Eliminapuò contattare il signor Oliva all'indirizzo oliva.nicola11@alice.it. Non possiedo invece informazioni di contatto per il signor Piero.
Buon giorno sig. Colombo, suggerisco una piccola correzione nella bibliografia del Petrella. Il titolo corretto del libro è "In Titanic's Shadow: merchant ships Lost with greater fatalities" di David L. Williams. La precisazione si rende necessaria essendo pubblicato un altro libro "Shadow of the Titanic" inerente solo il Titanic. Sempre grato per l'ottimo lavoro sul Petrella. Michele Barile
RispondiEliminaLa ringrazio per la segnalazione, provvedo subito a correggere.
EliminaGrazie per avermi fatto conoscere questa triste semidimenticata Storia dal popolo italiano. Riposa in pace Zio Vincenzo Solano.
RispondiElimina3173 prisinors and 1500 Germans = 4673 total and Dad stated that he was less than 10% that survived this terror
RispondiElimina2670 Died = 2003 survived this
Reply
@ettoretavilla3081
February 8th 1944,,, my dad wouldve been 5 weeks away from his 21st birthday ,,,very young he was
The source (probably wrong) that claims that there were 4673 claims that the survivors were fewer than one thousand.
Elimina