L’RD 4 (Coll. Guido Alfano via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
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Dragamine della
classe RD 3 (196 tonnellate di dislocamento, lungo 38 metri, largo 6 e pescante
1,54, velocità 12 nodi, armato con un cannone da 76/40 mm e due mitragliere da
13,2 mm). In servizio per la Guardia di Finanza.
Durante il periodo in
cui fu dislocato in Sicilia fu impiegato in dragaggio esplorativo ed esecutivo,
pilotaggio e scorta di singole navi e di convogli nonché di scorta ai traghetti
in servizio nello stretto di Messina. Eseguì in tutto 277 missioni di guerra,
percorrendo 16.156 miglia nautiche e trascorrendo 2618 ore in mare.
Breve e parziale cronologia.
19 febbraio 1916
Impostazione nel
Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia (numero di costruzione 107).
27 agosto 1916
Varo nel Regio
Cantiere Navale di Castellammare di Stabia.
1° gennaio 1917
Entrata in servizio
per la Regia Marina.
1927
L’RD 4, insieme ad altri dieci
rimorchiatori-dragamine (RD 11, RD 12, RD 18, RD 21, RD 25, RD 28, RD 36, RD 37, RD 42 e RD 43), viene temporaneamente concesso alla Regia
Guardia di Finanza, venendo così armato da un equipaggio appartenente a tale
corpo.
L’RD 4 e gli altri RD della Finanza vengono adibiti alla vigilanza in
alto mare, ma al contempo seguiteranno a prendere parte ad esercitazioni e
manovre militari, anche con la Squadra Navale (come nel 1932, quando due gruppi
di dragamine partecipano alle manovre della Squadra Navale nel Mediterraneo
centrale, fino a Tripoli, prendendo anche parte ad esercitazioni di cooperazione
con le forze aeree). Questa collaborazione con la Marina – prevista
dall’accordo per il passaggio dei dragamine alla Finanza – ha un impatto
positivo sugli equipaggi, che sono così meglio addestrati.
L’RD 4 continuerà ad operare per la Guardia di Finanza, con equipaggio
del suo “ramo mare”, sino alla perdita nel gennaio 1943. (Una fonte ne riporta
la restituzione alla Regia Marina nel 1939, ma in realtà la nave operava ancora
con equipaggio della Guardia di Finanza al momento della sua perdita).
19-21 settembre 1929
Il 19 settembre l’RD 4 lascia Pola insieme ai
rimorchiatori militari Marittimo e Parenzo, ad alcune bettoline con quattro
palombari ed ad un grosso pontone da 250 tonnellate, per tentare il recupero
del sommergibile Giacinto Pullino,
incagliatosi nel 1916 sulla costa dalmata (episodio che aveva causato la
cattura e successiva esecuzione del suo pilota, il famoso irredentista Nazario
Sauro) ed affondato poco dopo a 56 metri di profondità, ad un miglio e mezzo
dall’isola della Galiola, a seguito del suo tentato recupero da parte della
Marina austroungarica. L’operazione è organizzata e diretta dal generale del
Genio Navale Ferruccio Boscaro. I palombari Culiat e Varesco trovano il relitto
del Pullino e, lavorando per due ore
in condizioni di grande difficoltà e pericolo, riescono ad imbragarne la prua e
la poppa.
Alle 19.30 del 20
settembre inizia il sollevamento dello scafo del Pullino, che viene risollevato da 56 a 20 metri di profondità, come
previsto, poi, dopo che la bandiera italiana è stata simbolicamente issata su
di un’asta appositamente piantata sulla poppa del Pullino, alle 22.30 il convoglio si mette in navigazione alla volta
di Pola (il Pullino deve restare a 20
metri sino all’ingresso in porto). Le navi, che procedono ad appena un nodo e
mezzo, arrivano al largo del semaforo di Musil il 21 settembre sera, e qui
vengono raggiunte da un motoscafo con il prefetto dell’Istria, Leone Leone, il
capo di Stato Maggiore della base di Pola ed il commendator Attilio Boccabella.
Il convoglio entra poi nella parte esterna del porto: non rimane che sollevare
ancora il Pullino da 20 a 10 metri di
profondità per permetterne l’ingresso nella parte interna del porto, ma un cavo
si spezza ed il relitto del sommergibile scivola fuori dall’imbragatura,
adagiandosi sul fondale a 30 metri. Il recupero verrà ripreso e completato solo
due anni più tardi.
1939
Viene mobilitato.
10 giugno 1940
All’ingresso
dell’Italia nella seconda guerra mondiale l’RD
4 si trova a Pola.
10-29 giugno 1940
Compie dragaggi quotidiani
sulle rotte di sicurezza tra Pola ed Arsa.
30 giugno-6 luglio 1940
Compie dragaggi
quotidiani sulle rotte di sicurezza tra Pola e Lussino.
12 luglio 1940
Esegue una missione
antisommergibile.
13 luglio 1940
Svolge una seconda
missione antisommergibile.
14 luglio-13 agosto 1940
Lascia Pola in serata
e si trasferisce in Libia in quattro tappe, seguendo il percorso
Ravenna-Ancona-Brindisi-Gallipoli-Capo Spartivento
Calabro-Messina-Milazzo-Termini Imerese-Trapani-Pantelleria-Lampedusa.
13-29 agosto 1940
Dislocato a Tripoli,
senza svolgere attività.
29 agosto 1940
Lascia Tripoli per
trasferirsi a Bengasi.
3 settembre 1940
Arriva a Bengasi.
3-13 settembre 1940
Dislocato a Bengasi.
16 settembre 1940-5 gennaio 1941
Dislocato a Tobruk.
Nei successivi 110 giorni svolgerà in tutto 52 missioni di dragaggio sulle
rotte di sicurezza del settore Tobruk.
5 gennaio 1941
Lascia Tobruk per
trasferirsi a Tripoli.
12 gennaio 1941
Arriva a Tripoli,
dove resterà di base sino al 2 febbraio 1941 senza tuttavia effettuare alcuna
attività.
2 febbraio 1941
Lascia Tripoli per
tornare in Italia, trasferendosi a Trapani in due tappe; il mare mosso lo
costringono però a fermarsi a Zuara per una settimana.
12 febbraio 1941
Provenendo da Zuara,
giunge a Trapani.
12 febbraio-2 marzo 1941
Si trasferisce da
Trapani a Messina con quattro tappe.
2 marzo-23 aprile 1941
Presta servizio con
base a Messina.
24 aprile-7 maggio 1941
Si trasferisce da
Messina a Lampedusa in quattro tappe.
7 maggio-18 giugno 1941
Dislocato a
Lampedusa.
19 giugno-3 luglio 1941
Dislocato a
Pantelleria.
6 luglio-6 settembre 1941
Presta servizio a
Marsala, Palermo e Trapani.
7 settembre-1° dicembre 1941
Nuovamente dislocato
a Pantelleria e Lampedusa.
22 settembre 1941
Soccorre dei
naufraghi al largo di Lampedusa.
3-5 dicembre 1941
Sosta a Trapani
durante il trasferimento verso Palermo.
6 dicembre 1941-10 febbraio 1942
Ha base a Palermo.
13 febbraio-9 maggio 1941
Dislocato ad Augusta,
dove viene sottoposto a più di due mesi di lavori di riparazione.
9-18 maggio 1942
Si trasferisce da
Augusta a Lampedusa facendo scalo a Messina, Trapani e Pantelleria.
18 maggio-11 giugno 1942
Presta a servizio a
Lampedusa e Pantelleria.
12 giugno-1° luglio 1942
Dislocato a Trapani.
3 luglio-10 ottobre 1942
Presta servizio a
Messina.
13 agosto 1942
Partecipa alle
operazioni di soccorso dell’incrociatore pesante Bolzano, silurato dal sommergibile britannico Unbroken nelle acque delle Eolie (a nord di Messina) durante la
grande battaglia aeronavale di Mezzo Agosto. Il Bolzano potrà essere portato a poggiare su bassifondali a Panarea.
11 ottobre 1942-1° dicembre 1942
Circumnaviga la
Sicilia e viene trasferito da Messina a Termini Imerese, poi a Trapani, poi a
Porto Empedocle, poi a Licata, poi ad August (il 14 ottobre, rimorchiando una
motosilurante tedesca in avaria), poi di nuovo a Licata, quindi di nuovo a
Porto Empedocle, poi a Mazara, poi a Marsala, quindi nuovamente a Trapani, poi
a Favignana ed infine ancora a Trapani.
2 dicembre 1942
Lascia Trapani
diretto in Tunisia.
4 dicembre 1942
Dopo un breve scalo a
Zembra, arriva a La Goletta.
4-19 dicembre 1942
Dislocato a La
Goletta, svolgendovi attività di dragaggio.
11 dicembre 1942
Va in soccorso al
piroscafo Numidia, che si trova in
difficoltà.
14 dicembre 1942
Durante la notte,
mentre si trova ormeggiato, viene danneggiato da una bomba caduta in mare nelle
sue vicinanze durante una pesante incursione aerea su Tunisi e La Goletta.
L’esplosione apre una modesta via d’acqua, che può essere riparata in breve
tempo.
19 dicembre 1942
Trasferito a Biserta:
sarà la sua ultima base. Anche qui viene impiegato nel dragaggio.
L’affondamento
Alle 5.30 del 29
gennaio 1943 l’RD 4, al comando del
maresciallo capo Salvatore Parente, prese il mare insieme al similare RD 55 (tenente di vascello Salvatore
Leotta, caposquadriglia della Squadriglia cui appartenevano entrambi i
dragamine) per effettuare un dragaggio a partire da un punto due miglia a nord
dell’Isola dei Cani e verso il banco di Skerki, in modo da liberare dalle mine
il settore d’avvicinamento alla rotta di sicurezza, essendo questo infestato,
per sei miglia, dalle mine. Così l’ammiraglio comandante di Marina Biserta
aveva ordinato a voce al tenente di vascello Leotta.
Alle 7.45 i due
dragamine giunsero al traverso dell’Isola dei Cani, e tre quarti d’ora più
tardi iniziarono la navigazione d’esplorazione su rotta 60°, mettendo in mare l’apparato
per il dragaggio a sciabica.
Alle 10.20 fu l’RD 4 ad avvistare per primo una mina
quasi affiorante, nel punto 37°33’ N e 10°29’45” E, segnalandola all’RD 55, che poco dopo si accorse di
averne incocciata una nel proprio apparato; quest’ultimo tentò di issarla a
bordo, ma lo sforzo fece rompere la sciabica, e la mina rimase sul ramo rotto
dell’RD 4, che manovrò per portarla
in affioramento. Alle 11.20 i due dragamine videro che un convoglio che avevano
già avvistato in precedenza, in lontananza, era sotto attacco da parte di
numerosi velivoli nemici. Leotta sull’RD
55 ordinò all’RD 4 di portare la
velocità al massimo e tenersi pronto al posto di combattimento in caso di
attacco nemico. L’accelerazione del moto dell’RD 4 fece rompere la sciabica: la mina rimase nel punto 37°33’30” N
e 10°30’ E, ed il dragamine, non più gravato dall’ordigno, poté manovrare più liberamente.
Alle 11.27 una
quindicina di bombardieri bimotori e quadrimotori, scortati da parecchi caccia,
attaccarono anche i due dragamine: cinque bombardieri quadrimotori, volando in
formazione a bassissima quota, si avvicinarono alle piccole unità italiane
provenendo da poppa. L’RD 55 aprì il
fuoco con cannone e mitragliere ed evitò le bombe con la manovra, ma alle 11.30
l’RD 4 fu raggiunto da una bomba che
colpì nei pressi del centro, distruggendo il piccolo dragamine, i cui pezzi
furono proiettati tutt’attorno in una densa colonna di fumo. Nel volgere di pochi
attimi, l’RD 4 era affondato.
Mentre gli aerei,
concluso l’attacco, si allontanavano verso Biserta, l’RD 55 si portò subito nel punto in cui era affondata la nave
gemella, e ne trasse in salvo i sopravvissuti: erano 14, in maggioranza feriti
(sette in modo grave), su 30 uomini che componevano l’equipaggio dell’RD 4.
Dopo essersi
accertato che non vi fossero altri naufraghi in mare, alle 11.50 l’RD 55 rimise in moto per tornare a
Biserta, dove si ormeggiò alle 15.20. I feriti, dopo aver già ricevuto tutte le
cure disponibili durante la navigazione, furono trasbordati sui mezzi giunti
alle 15.40 insieme al capitano di vascello Mengarini, capo di Stato Maggiore di
Marina Tunisi, che diresse tale operazione: dapprima i sette feriti gravi e poi
gli altri sette superstiti dell’RD 4,
che furono trasportati nell’ospedale della città.
Dell’RD 4 risultarono dispersi 16 uomini,
compresi il comandante Parente e tutti i graduati di coperta e di macchina.
Tra di essi:
Antonino Botto, finanziere m. r., 34 anni, da Catania
Giuseppe
Cannata, finanziere m. s., 33 anni, da Giardini (Messina)
Antonino Cumbo, brigadiere m., 34 anni, da
Gela
Aldo Mainardi, brigadiere m., 43 anni, da
Firenze
Carlo Michelini, finanziere m. r., 33 anni, da
Pola
Primo Michieli, finanziere m. r., 36 anni, da
Venezia
Catello Mirto, maresciallo ordinario m. t., 48
anni, da Castellammare di Stabia
Salvatore Parente, maresciallo capo
(comandante), 40 anni, da Margherita di Savoia
Rosario Ragonese, finanziere m. r., 34 anni,
da Catania
Si ringrazia il Museo Storico
della Guardia di Finanza.
Mio nonno Michieli Primo. La storia come la raccontava mia nonna Forte Augusta rimasta vedova con 4 figli. La più piccola non aveva 2 anni.
RispondiEliminaUna lapide lo ricorda a Venezia punta della Salute
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