martedì 7 febbraio 2017

Tricheco

Il Tricheco fotografato probabilmente durante la guerra (da www.navyworld.narod.ru

Sommergibile di media crociera della classe Squalo (dislocamento di 963 tonnellate in superficie e 1142 in immersione).
In guerra effettuò 13 missioni offensive/esplorative e 6 di trasferimento, percorrendo in tutto 12.435 miglia in superficie e 2678 in immersione.
È ricordato come sommergibile particolarmente sfortunato, per quanto non sia chiaro se ebbe questa “reputazione” già alla sua epoca, tra gli equipaggi della Regia Marina, o se tale “fama” sia nata in seguito, alimentata da chi ne lesse e diffuse la storia costellata, in effetti, da diversi incidenti, culminati nella tragedia del Gemma.

Breve e parziale cronologia.

10 novembre 1928
Impostazione nel Cantiere Navale Triestino di Monfalcone (numero di costruzione 210).
11 settembre 1930
Varo nel Cantiere Navale Triestino di Monfalcone. Secondo alcune fonti, durante o poco dopo il varo il Tricheco avrebbe riportato alcuni danni alla prua, ma non è chiaro se ciò sia effettivamente accaduto o piuttosto parte della “leggenda” sulla sfortuna che si sarebbe accanita su questo battello fin dal principio.
Subito dopo il varo, il Tricheco viene posto alle dipendenze del Comando Marina di Pola, pur restando a Monfalcone per l’allestimento ed i collaudi.

Il Tricheco poco prima del varo (Naval History and Heritage Command)

16 gennaio 1931
Durante le prove in mare, alle 00.35, al largo di Orsero, il Tricheco entra in collisione con un peschereccio, riportando gravi danni che ne ritarderanno l’entrata in servizio (anche il peschereccio rimane gravemente danneggiato, e rischia di affondare).
Nel corso delle prove in mare, come tutte le unità della classe, il battello metterà in evidenza problemi di stabilità che richiederanno importanti lavori di modifica: a prua le strutture dello scafo vengono rialzate per inserire una cassa autoallagabile per mitigare il beccheggio, creando così un “nasone”; per aumentare la stabilità, inoltre, vengono installate controcarene laterali.
23 giugno 1931
Entrata in servizio. Assegnato alla II Squadriglia Sommergibili di Media Crociera, con base a La Spezia, insieme ai gemelli Squalo, Delfino e Narvalo ed a sommergibili di altre classi.
1933
Il Tricheco ed il gemello Delfino compiono una lunga crociera in Mar Nero (allo scopo di constatare quali siano le condizioni di attraversamento dello stretto dei Dardanelli), toccando Batum, Costanza, Varna ed Istanbul. All’andata passano anche per il Dodecaneso.
In questo periodo è ufficiale di rotta del Tricheco il guardiamarina Athos Fraternale, futuro asso in Atlantico.
Maggio 1933
Durante la crociera in Mar Nero, Tricheco e Delfino fanno visita al porto sovietico di Batum (oggi Batumi, in Georgia): è in assoluto la prima visita di sommergibili stranieri in Unione Sovietica. È una visita di cortesia a seguito della stipula, il 6 maggio, di accordi economici tra Italia e URSS: i comandanti dei due battelli, insieme all’ambasciatore italiano a Mosca Bernardo Attolico, all’addetto militare ten. col. Aldo De Ferrari, ed al console italiano a Tbilisi, incontrano ufficiali della Marina sovietica, partecipano a banchetti e visitano la zona. Per ricambiare, fanno visitare ad ufficiali sovietici i loro sommergibili. Tricheco e Narvalo lasciano Batum il mattino del 27 maggio.
Durante la sosta a Varna, in Bulgaria, i sommergibili vengono visitati dal Ministro della Marina bulgaro, dopo di che i due comandanti italiani si recano nella capitale Sofia, dove incontrano re Boris di Bulgaria.

Il Tricheco all’ormeggio (da www.marcosieni.it)

3 novembre 1933
Mentre il Tricheco è in mare al largo di La Spezia, il carter di uno dei motori diesel esplode, scatenando un incendio, che tuttavia si riesce rapidamente ad estinguere.
1934
Mentre si ormeggia a La Spezia, il Tricheco urta una gru a ponte, subendo gravi danni ad uno dei periscopi (forte flessione dell’estremità superiore del periscopio, con avaria delle parti ottiche).
1934
Trasferito a Napoli ed assegnato alla IV Squadriglia Sommergibili, insieme a Squalo, Delfino e Narvalo.
Tricheco e Delfino compiono una seconda lunga crociera, con partenza da Napoli, facendo scalo in vari porti greci, del Dodecaneso e del Medio Oriente.

In transito sotto il ponte girevole di Taranto (da www.marcosieni.it

1935
Trasferito a Massaua, effettua missioni di addestramento in Mar Rosso. In questo periodo è comandante in seconda il tenente di vascello Junio Valerio Borghese, futuro comandante della X Flottiglia MAS (in precedenza già imbarcato sul Tricheco nel 1933-1934).
Il Tricheco resterà dislocato a Massaua per tutta la durata della Guerra d’Etiopia e fino al 1937, insieme al Narvalo, per valutare le prestazioni della classe in mari caldi. Durante questo periodo dimostra buone qualità operative in climi tropicali, tanto che al rientro riceverà un particolare elogio ministeriale per l’ottimo servizio svolto.
1936
E' comandante del Tricheco il capitano di corvetta Costanzo Casana.
1° gennaio 1937
Il comando del Tricheco passa dal capitano di corvetta Casana al parigrado Max Ponzo.
1937
Torna in Italia.
17 agosto 1937
Il Tricheco (tenente di vascello Benedetto Lucchetti) parte da Messina per effettuare una missione clandestina a nord di Pantelleria, durante la guerra civile spagnola. Scopo della missione è attaccare i mercantili sovietici che dal Mar Nero trasportano in Spagna rifornimenti per le forze spagnole repubblicane; il Tricheco viene inviato a pattugliare una zona situata al centro del Canale di Sicilia, a nord di Pantelleria.
Durante la missione verrà effettuata una sola manovra d’attacco, non portata a termine.
29 agosto 1937
Termina la missione rientrando a Messina.
1938
Trasferito a Fiume e poi a Messina, in seno alla XXXIII Squadriglia Sommergibili (sempre insieme a Squalo, Delfino e Narvalo). Si reca ripetutamente a Fiume per controlli e periodi di lavori.
In questo periodo è imbarcato sul Tricheco il marinaio palombaro Giovanni Magro, futura MOVM.

Il Tricheco nel 1939 (g.c. STORIA militare)

1940
Trasferito a Lero, in seno al V Gruppo Sommergibili.
10 giugno 1940
All’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, il Tricheco (tenente di vascello Alberto Avogadro di Cerrione) fa parte della LI Squadriglia Sommergibili (V Gruppo Sommergibili), di base a Lero, insieme ai gemelli Squalo, Delfino e Narvalo.
Il giorno stesso, il Tricheco parte per la prima missione di guerra, 20 miglia a levante di Punta Castello (Scarpanto), nel canale tra Scarpanto e Rodi.
14 giugno 1940
Rientra a Lero senza aver colto risultati.
19-23 giugno 1940
Seconda missione, a nord di Creta, di nuovo senza risultati.
3 luglio 1940
Inviato tra Alessandria d’Egitto e Capo Kupho (Creta) quale misura a tutela della sicurezza di un importante convoglio italiano in mare.
7-8 luglio 1940
Rileva intensa attività nemica.
9 luglio 1940
Unico avvistamento della missione, un’unità leggera britannica; il Tricheco non riesce a ridurre le distanze abbastanza da poter lanciare i siluri.
10 luglio 1940
Rientra alla base.
6-16 agosto 1940
Missione offensiva nel Canale di Doro (Egeo settentrionale). Non vengono avvistate navi britanniche.

Foto aerea del Tricheco (da www.marcosieni.it

1° ottobre 1940
Inviato in agguato nel settore meridionale del Canale di Caso, ad est di Creta, per pattugliare gli accessi da sudest del Mar Egeo. Nelle vicinanze sono in agguato altri due sommergibili italiani: l’Ametista, a nord del Tricheco, ed il Gemma, a nord dell’Ametista.
7 ottobre 1940
A seguito del grave infortunio di un membro dell’equipaggio, il Tricheco (capitano di corvetta Alberto Avogadro di Cerrione) deve interrompere la missione per rientrare a Lero, in anticipo rispetto al previsto. La rotta seguita nella navigazione di ritorno lo porterà a passare vicino alla costa orientale di Scarpanto, cioè nella nuova zona d’agguato assegnata al Gemma: ma né quest’ultimo né il Tricheco, per un ritardo nella trasmissione delle comunicazioni, vengono informati della reciproca presenza nella medesima zona. Non essendo possibile riconoscere di notte un’unità subacquea, è norma considerare come nemici i sommergibili sconosciuti, avvistati in zone dove non è stata comunicata la prevista presenza di altri battelli nazionali.
Ciò che segue è uno dei più tragici incidenti di fuoco amico occorsi nella storia della Marina italiana.
8 ottobre 1940
All’1.15, il Tricheco avvista nel buio la sagoma di un sommergibile in superficie: non sapendo della presenza del Gemma, il comandante Avogadro ritiene che il battello sconosciuto sia nemico.
All’1.21, pertanto, il Tricheco lancia due siluri da breve distanza contro l’unità “nemica”, che altri non è se non il Gemma: colpito a centro nave da entrambe le armi, quest’ultimo affonda immediatamente con l’intero equipaggio (44 uomini), nel punto 35°30’ N e 27°18’ E, a tre miglia per 78° da Kero Panagia (Scarpanto).
28 ottobre 1940
È tra i sommergibili inviati a formare uno sbarramento tra Mar Ionio e Mar Egeo. Nonostante l’uscita in mare della Mediterranean Fleet (che opera proprio in quell’area, spingendosi fino ad ovest delle Isole Ionie), il Tricheco, inviato a sud di Creta, non avvista nulla: lo sbarramento che forma con altri tre battelli (Ciro Menotti, Dessiè, Luigi Settembrini) è infatti a maglie troppo larghe.

Il Tricheco in navigazione (www.marcosieni.it

29 ottobre-5 novembre 1940
Missione offensiva al largo di Gaudo (a cavallo della congiungente Alessandria-Gaudo), a 150 miglia da Alessandria. Nessun avvistamento.
8 maggio 1941
Inviato in agguato difensivo nel Golfo di Taranto.
19-23 maggio 1941
In agguato a 30 miglia da Ras Uleima, a nord del Golfo di Sollum, per insidiare la rotta che unisce Alessandria alla piazzaforte di Tobruk, tenuta dai britannici, assediata dagli italo-tedeschi e rifornita via mare dalla Royal Navy (per altra fonte, in appoggio all’invasione tedesca di Creta, Operazione «Merkur»). Deve effettuare brevi puntate verso la costa, per attaccare eventuali piccole imbarcazioni britanniche impegnate nel traffico costiero. Non avvista nulla.
25 settembre 1941
Il Tricheco (tenente di vascello Carlo Gandolfo) viene inviato in agguato a 60 miglia da Ras Aamer, durante l’operazione britannica «Halberd», consistente nell’invio a Malta di un convoglio di 9 mercantili scortati dalla Forza X (5 incrociatori e 9 cacciatorpediniere) e con l’appoggio della Forza H con le corazzate RodneyNelson e Prince of Wales, la portaerei Ark Royal, 9 cacciatorpediniere, un’unità rifornitrice ed una corvetta; oltre al contemporaneo rientro da Malta a Gibilterra di tre mercantili scortati da una corvetta ed ad un’azione diversiva della Mediterranean Fleet di Alessandria.

Il Tricheco in una foto scattata durante la seconda guerra mondiale, dopo i lavori di riduzione della torretta (da www.marcosieni.it

7 ottobre 1941
Mentre rientra ad Augusta in emersione, senza aver avvistato alcuna nave nel corso della missione, viene attaccato da un aereo identificato come un bombardiere Bristol Blenheim, che lo mitraglia. È costretto all’immersione per sfuggire all’attacco, ma prima riesce a colpire il presunto “Blenheim” col tiro delle proprie mitragliere (costringendolo a desistere dall’attacco), senza però abbatterlo. In realtà l’attaccante è un Martin Maryland (bombardiere di aspetto simile al Blenheim), pilotato nientemeno che dal tenente Adrian Warburton, asso dell’aviazione maltese.
23 novembre 1941
Il Tricheco (capitano di corvetta Alberto Campanella) viene inviato in agguato ad est di Malta (area compresa tra 34°00’ N e 34°20’ N e tra 15°40’ E e 16°00’ E) a copertura del traffico con la Libia; suo compito è avvistare e segnalare (e se possibile attaccare) eventuali uscite in mare da parte della Forza K (incrociatori leggeri Aurora e Penelope e cacciatorpediniere Lance e Lively) di base nell’isola, già autrice, il 9 novembre, della distruzione del grosso convoglio “Duisburg”.
30 novembre 1941
In mattinata il Tricheco rileva agli idrofoni e poi avvista una forza navale (poi identificata come composta da quattro incrociatori e due cacciatorpediniere) in navigazione nei paraggi (posizione 34°23’ N e 15°46’ E), a media velocità, in linea di fila e con rotta verso est. Ridotte le distanze a 1500 metri, alle 11.47 il sommergibile lancia tre siluri da breve distanza contro un incrociatore, indi s’immerge in profondità; dopo 75 secondi si avverte nettamente una forte esplosione, ma nessuna nave viene colpita. La formazione attaccata e mancata è proprio la Forza K (Aurora, Penelope e Lively; c’è anche la Forza B, con gli incrociatori leggeri Ajax e Neptune ed i cacciatorpediniere Kingston e Kimberley, poi separatasi dalla Forza K), salpata quel mattino da Malta, che durante questa scorreria affonderà l’incrociatore ausiliario Adriatico (30 novembre), il cacciatorpediniere Alvise Da Mosto e la motonave cisterna Iridio Mantovani (1° dicembre).
Il giorno stesso, il Tricheco lascia la zona d’agguato per rientrare alla base.
Gennaio 1942
Inviato in agguato a levante di Malta.
Metà febbraio 1942
Inviato al largo della Cirenaica per partecipare alle operazioni a contrasto dell'operazione britannica «M.F. 5» (invio di un convoglio da Alessandria a Malta, tra il 12 ed il 16 febbraio). Per contrastare tale operazione, Supermarina ha schierato dieci sommergibili al largo della Cirenaica, lasciandoveli poi fino al 24 febbraio.
21 febbraio 1942
Un’avaria ai motori diesel lo costringe a rientrare alla base, scortato dal sommergibile Dandolo, avendo anch’esso avuto ordine di rientro (inizialmente il Comando Sommergibili aveva disposto l’uscita da Taranto, per dare assistenza al Tricheco, del sommergibile Ammiraglio Millo, con questo resasi non necessaria).


Il battello in manovra nei cantieri di Monfalcone (da “I sommergibili di Monfalcone” di Alessandro Turrini, supplemento alla “Rivista Marittima” n. 11 del  novembre 1998, via www.betasom.it
L’affondamento

La sera del 16 marzo 1942 il Tricheco, al comando del capitano di corvetta Giovanni Cunsolo, lasciò Augusta diretto a Brindisi, per essere sottoposto a lavori di manutenzione nella base pugliese, dopo l’intensa attività bellica svolta fino a quel momento.
Ma proprio nelle acque al largo di Brindisi, in quel momento, si trovava in agguato il sommergibile più pericoloso della Royal Navy: l’Upholder, al comando del capitano di corvetta Malcolm David Wanklyn. Questi, avendo notato che le navi in entrata ed uscita dal porto di Brindisi non sembravano seguire una rotta che indicasse la presenza di un canale dragato, e concludendo dunque che non vi fossero in zona campi minati, si era portato molto più vicino al porto di quanto era solito fare: un atteggiamento che il suo superiore Simpson, comandante dei sommergibili di Malta, avrebbe poi disapprovato perché ritenuto troppo rischioso; ma che portò i suoi frutti.
Già alle 15.36 del 18 marzo, in posizione 40°41’ N e 17°57’ E, l’Upholder aveva avvistato un sommergibile italiano, della classe Perla, in navigazione verso Brindisi: era l’Ondina (tenente di vascello Gabriele Andolfi), che rientrava a Brindisi dopo un’esercitazione mattutina. Il battello britannico aveva tentato di portarsi all’attacco, ma non era riuscito ad avvicinarsi a meno di 4600 metri, così aveva dovuto rinunciare.
Quando alle 17.08, in posizione 40°45’ N e 17°57’ E, si materializzò l’immagine di un altro sommergibile italiano – era appunto il Tricheco, giunto ormai a sole quattro miglia dal porto di Brindisi, che procedeva in superficie sulla rotta di sicurezza –, che procedeva in superficie a 12 nodi su rotta 185°, Wanklyn non si lasciò sfuggire questa seconda occasione. Nell’avvicinarsi al bersaglio, l’Upholder scese temporaneamente in profondità, per evitare di essere avvistato da quattro pescherecci che incrociavano nelle vicinanze; poi tornò a quota periscopica. Alle 17.26, dalla distanza di appena 500 metri – praticamente a bruciapelo –, l’Upholder lanciò una salva di quattro siluri (ad un intervallo di otto secondi l’uno dall’altro) contro il Tricheco.
Poco dopo (fonti italiane parlano delle 17.30, con discrepanza di qualche minuto rispetto all’orario britannico) uno dei siluri colpì il Tricheco a proravia della torretta: spezzato in due, il sommergibile italiano affondò in pochi secondi nel punto 40°41'20" N e 17°59'12" E (secondo Marina Brindisi; 40°41.6' N e 17°57' E secondo l’Upholder, 40°45’ N e 17°56’ E per altra fonte), ad est di Brindisi, portando con sé un ufficiale (il comandante in seconda, tenente di vascello Ermanno Tonti), dieci sottufficiali e 27 tra sottocapi e marinai. 
Si salvarono soltanto quattro ufficiali (tra cui il comandante Cunsolo) e sette tra sottufficiali e marinai: tutti si trovavano in torretta e vennero gettati in mare dall’esplosione del siluro ad eccezione del motorista Luciano Zambelli, che al momento del siluramento si trovava sottocoperta nei pressi della garitta di poppa e riuscì fortunosamente ad uscire prima che fosse troppo tardi. Furono recuperati dal piroscafo Nazario Sauro e dal veliero San Spiridione.

Le vittime:

Adolfo Abt, marinaio, da Tremezzo
Caterino Baccarin, sottocapo cannoniere, da Torreglia
Brenno Begani, marinaio fuochista, da Brescello
Pasquale Benassi, capo elettricista di seconda classe, da Torrile
Umberto Benati, secondo capo radiotelegrafista, da Portomaggiore
Antonino Giuseppe Bocina, sottocapo motorista, da Mazara del Vallo
Lorenzo Bonci, sottocapo silurista, da Arezzo
Ferruccio Callegari, sottocapo motorista, da Volpago del Montello
Giuseppe Campobello, marinaio motorista, da Palermo
Mario Capezzuto, capo silurista di terza classe, da Napoli
Giuseppe Cardone, marinaio motorista, da Taranto
Antonino Chiappara, sottocapo nocchiere, da Palermo
Virginio Cornelli, marinaio fuochista, da Brescia
Sebastiano Cuva, sottocapo radiotelegrafista, da Mistretta
Mario D'Albenzio, marinaio silurista, da Torre Annunziata
Salvatore Della Pia, sergente radiotelegrafista, da Mercogliano
Alfredo De Michel, marinaio motorista, da Napoli
Cherubino Fontanini, marinaio, da Seravezza
Antonio Furio, marinaio motorista, da Mola di Bari
Matteo Giacalone, sottocapo motorista, da Marsala
Gaetano Grumo, marinaio elettricista, da Melzo
Giuseppe Iodice, sottocapo elettricista, da Napoli
Giovanni Lai, sottocapo cannoniere, da Macomer
Giordano Luxardo, marinaio elettricista, da Bonassola
Achille Manzotti, marinaio silurista, da Fara Gera d'Adda
Giulio Marchisio, secondo capo silurista, da Cuneo
Rinaldo Marcuzzi, secondo capo furiere, da Forgaria nel Friuli
Quintalino Mozzetta, sergente segnalatore, da San Polo dei Cavalieri
Donato Negro, sottocapo cannoniere, da Lecce
Rino Pardini, sottocapo silurista, da Viareggio
Roberto Parnoffe, sottocapo elettricista, da La Spezia
Erco Picchi, sottocapo silurista, da Viareggio
Angelo Ronzino, capo silurista di seconda classe, da Margherita di Savoia
Attilio Sabatini, capo meccanico di prima classe, da La Maddalena
Carlo Tibaldi, marinaio silurista, da Milano
Ermanno Tonti, sottotenente di vascello (comandante in seconda), da Rionero Sannitico
Giovanni Troncone, marinaio silurista, da Napoli
Roberto Viaggi, secondo capo motorista, da Grosseto


L'affondamento del Tricheco nel giornale di bordo dell'Upholder (da Uboat.net):

"1536 hours - In position 40°41'N, 17°57'E sighted a Perla class submarine steering for Brindisi and attempted to attack but could not close to less than 5000 yards. [Si trattava dell’Ondina che rientrava a Brindisi].
1708 hours - In position 40°45'N, 17°57'E sighted another submarine [il Tricheco] steering 185° at 12 knots. Started attack.
1726 hours - Fired four torpedoes from 550 yards. Two hits were obtained and the submarine quickly sank.
1830 hours - Several small vessels were seen searching the attack area."
 

Il Tricheco all’ormeggio, visto da prua (da www.marcosieni.it

Il relitto del Tricheco è stato localizzato all’inizio del 2005 dal subacqueo brindisino Stefano Maghelli, a meno di tre chilometri (per altra fonte, 1,67 miglia) dalla costa brindisina; nel dicembre del 2006 una squadra guidata dallo storico Pietro Fagioli ne ha ampiamente documentati i resti. Il sommergibile, spezzato in tre tronconi, giace a profondità compresa tra i 72 e gli 80 metri, con un lato parzialmente insabbiato. Il troncone maggiore è quello centrale, lungo una cinquantina di metri, sbandato di circa 45 gradi a dritta; il troncone prodiero (la rottura dello scafo si è verificata poco a proravia del cannone), lungo 15-20 metri, è posizionato “di traverso” rispetto a quello centrale, quasi perpendicolare ad esso, distante qualche decina di metri. Il terzo troncone, il più piccolo, è costituito dagli ultimi metri della poppa estrema (in considerazione di ciò, è possibile che il Tricheco sia stato colpito da almeno due siluri, uno a proravia della torretta e l’altro a poppa mentre già stava affondando, come registrato nel rapporto dell’Upholder, contrariamente alle fonti italiane, che parlano di un solo siluro a segno). Cannone e mitragliere sono ancora in posizione; tutto è ricoperto da un fitto strato di ostriche. Diverse reti da pesca sono impigliate nel relitto.
 
Un’altra immagine del Tricheco (g.c. Marcello Risolo)

13 commenti:

  1. ciao, ottima pagina, noto nella cronistoria del sommergibile Tricheco una anomalia:7 marzo 1941 attaccato da un idrovolante Martin Maryland. Questo aereo impiegato a Malta era in realtà un bombardiere leggero bimotore di fabbricazione americana, simile anche dimensionalmente al Blenheim.

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  2. Salve, vorrei sapere se è possibile avere l elenco di chi si è salvato. Grazie infinite

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    1. Buongiorno,
      è probabile che esista, ma non lo possiedo. Dovrebbe trovarsi all'Ufficio Storico della Marina Militare; potrebbe provare a chiedere a questo indirizzo email: ufficiostorico@marina.difesa.it

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  3. Bsera. Il comando del Tricheco nel 1936 fu del CC Costanzo Casana, futura MOVM Mem nel 1942. Dal 1° gennaio 1937 passò al CC Max Ponzo.

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  4. Buongiorno mi chiamo Davide Tubaro mio padre era nostromo sul tricheco ed è stato colui che per primo in torretta ha avvistato i siluri. È rimasto in acqua a lungo essendo caduto dopo la prima esplosione.lontano dai soccorsi, iltricheco continuuava a proseguire, non è stato salvato insieme agli altri ma è rimasto in acqua a lungo fino a che un peschereccio oer caso lo nota. Confermo gli 11 salvati, così mi ha sempre detto miopadre. Non ha mai incontrato un altro superstite dopo la guerra. Grazie

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    1. Buongiorno Davide, volevo chiederti alcune informazioni. Sono Candreva Sergio e nipote di uno dei marinai scomparsi nel naufragio del Tricheco. Mio zio si chiamava Cornelli Virginio.
      Hai qualche fotografia dell'equipaggio o altri ricordi da condividere ?
      Ti invio la mia email : sergiocandri@tiscali.it
      Grazie e buona giornata

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  5. Mio padre Giuca Vincenzo classe 1910 faceva pure lui parte dell'equipaggio del tricheco sia quando si trovava all'Ero ( fuoco amico) sia quando è affondato davanti Brindisi. Mi raccontava che si è salvato, pur essendo andato giù in fondo al mare perché essendo di guardia in torretta era usuale gonfiarsi il giubbotto salvagente per attutire i colpi al torace contro il parapetto. È stato recuperato all'alba. Tra i sopravvissuti c'era ,mi diceva, un certo Serra o Inserra del napoletano che è andato a trovare nel dopoguerra

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  6. Sono Giuca Ignazio figlio di Vincenzo Giuca uno dei sopravvissuti all'affidamento del Tricheco I siluri mi diceva mio padre sono stati due uno prima e mentre scendeva giù il secondo

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  7. Mio padre era uno dei quattro ufficiali sopravvissuti quel 18 marzo....per chi volesse contattarmi flodato@yahoo.it

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  8. Bgiorno. Altro superstite fu il motorista Luciano Zambelli che si trovava nei pressi della garitta di poppa al momento dello scoppio del siluro. Fu raccolto da una barca di pescatori mezzo tramortito... Aria alla rapida n. 53. - marzo 2007.

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