Il Tricheco fotografato probabilmente durante la guerra (da www.navyworld.narod.ru)
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Sommergibile di media
crociera della classe Squalo (dislocamento di 963 tonnellate in superficie e
1142 in immersione).
In guerra effettuò 13
missioni offensive/esplorative e 6 di trasferimento, percorrendo in tutto 12.435
miglia in superficie e 2678 in immersione.
È ricordato come
sommergibile particolarmente sfortunato, per quanto non sia chiaro se ebbe
questa “reputazione” già alla sua epoca, tra gli equipaggi della Regia Marina,
o se tale “fama” sia nata in seguito, alimentata da chi ne lesse e diffuse la
storia costellata, in effetti, da diversi incidenti, culminati nella tragedia
del Gemma.
Breve e parziale cronologia.
10 novembre 1928
Impostazione nel
Cantiere Navale Triestino di Monfalcone (numero di costruzione 210).
11 settembre 1930
Varo nel Cantiere
Navale Triestino di Monfalcone. Secondo alcune fonti, durante o poco dopo il
varo il Tricheco avrebbe riportato
alcuni danni alla prua, ma non è chiaro se ciò sia effettivamente accaduto o
piuttosto parte della “leggenda” sulla sfortuna che si sarebbe accanita su
questo battello fin dal principio.
Subito dopo il varo,
il Tricheco viene posto alle
dipendenze del Comando Marina di Pola, pur restando a Monfalcone per
l’allestimento ed i collaudi.
Il Tricheco poco prima del varo (Naval History and Heritage Command)
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16 gennaio 1931
Durante le prove in
mare, alle 00.35, al largo di Orsero, il Tricheco
entra in collisione con un peschereccio, riportando gravi danni che ne
ritarderanno l’entrata in servizio (anche il peschereccio rimane gravemente
danneggiato, e rischia di affondare).
Nel corso delle prove
in mare, come tutte le unità della classe, il battello metterà in evidenza
problemi di stabilità che richiederanno importanti lavori di modifica: a prua
le strutture dello scafo vengono rialzate per inserire una cassa autoallagabile
per mitigare il beccheggio, creando così un “nasone”; per aumentare la
stabilità, inoltre, vengono installate controcarene laterali.
23 giugno 1931
Entrata in servizio.
Assegnato alla II Squadriglia Sommergibili di Media Crociera, con base a La
Spezia, insieme ai gemelli Squalo, Delfino e Narvalo ed a sommergibili di altre classi.
1933
Il Tricheco ed il gemello Delfino compiono una lunga crociera in
Mar Nero (allo scopo di constatare quali siano le condizioni di attraversamento
dello stretto dei Dardanelli), toccando Batum, Costanza, Varna ed Istanbul.
All’andata passano anche per il Dodecaneso.
In questo periodo è
ufficiale di rotta del Tricheco il
guardiamarina Athos Fraternale, futuro asso in Atlantico.
Maggio 1933
Durante la crociera
in Mar Nero, Tricheco e Delfino fanno visita al porto sovietico
di Batum (oggi Batumi, in Georgia): è in assoluto la prima visita di
sommergibili stranieri in Unione Sovietica. È una visita di cortesia a seguito
della stipula, il 6 maggio, di accordi economici tra Italia e URSS: i comandanti
dei due battelli, insieme all’ambasciatore italiano a Mosca Bernardo Attolico,
all’addetto militare ten. col. Aldo De Ferrari, ed al console italiano a Tbilisi,
incontrano ufficiali della Marina sovietica, partecipano a banchetti e visitano
la zona. Per ricambiare, fanno visitare ad ufficiali sovietici i loro
sommergibili. Tricheco e Narvalo lasciano Batum il mattino del 27
maggio.
Durante la sosta a
Varna, in Bulgaria, i sommergibili vengono visitati dal Ministro della Marina
bulgaro, dopo di che i due comandanti italiani si recano nella capitale Sofia,
dove incontrano re Boris di Bulgaria.
Il Tricheco all’ormeggio (da www.marcosieni.it)
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3 novembre 1933
Mentre il Tricheco è in mare al largo di La
Spezia, il carter di uno dei motori diesel esplode, scatenando un incendio, che
tuttavia si riesce rapidamente ad estinguere.
1934
Mentre si ormeggia a
La Spezia, il Tricheco urta una gru a
ponte, subendo gravi danni ad uno dei periscopi (forte flessione dell’estremità
superiore del periscopio, con avaria delle parti ottiche).
1934
Trasferito a Napoli
ed assegnato alla IV Squadriglia Sommergibili, insieme a Squalo, Delfino e Narvalo.
Tricheco e Delfino compiono una
seconda lunga crociera, con partenza da Napoli, facendo scalo in vari porti
greci, del Dodecaneso e del Medio Oriente.
In transito sotto il ponte
girevole di Taranto (da www.marcosieni.it)
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1935
Trasferito a Massaua,
effettua missioni di addestramento in Mar Rosso. In questo periodo è comandante
in seconda il tenente di vascello Junio Valerio Borghese, futuro comandante
della X Flottiglia MAS (in precedenza già imbarcato sul Tricheco nel 1933-1934).
Il Tricheco resterà dislocato a Massaua per
tutta la durata della Guerra d’Etiopia e fino al 1937, insieme al Narvalo, per valutare le prestazioni
della classe in mari caldi. Durante questo periodo dimostra buone qualità
operative in climi tropicali, tanto che al rientro riceverà un particolare
elogio ministeriale per l’ottimo servizio svolto.
1936
E' comandante del Tricheco il capitano di corvetta Costanzo Casana.
1° gennaio 1937
Il comando del Tricheco passa dal capitano di corvetta Casana al parigrado Max Ponzo.
1936
E' comandante del Tricheco il capitano di corvetta Costanzo Casana.
1° gennaio 1937
Il comando del Tricheco passa dal capitano di corvetta Casana al parigrado Max Ponzo.
1937
Torna in Italia.
17 agosto 1937
Il Tricheco (tenente di vascello Benedetto
Lucchetti) parte da Messina per effettuare una missione clandestina a nord di
Pantelleria, durante la guerra civile spagnola. Scopo della missione è
attaccare i mercantili sovietici che dal Mar Nero trasportano in Spagna
rifornimenti per le forze spagnole repubblicane; il Tricheco viene inviato a pattugliare una zona situata al centro del
Canale di Sicilia, a nord di Pantelleria.
Durante la missione
verrà effettuata una sola manovra d’attacco, non portata a termine.
29 agosto 1937
Termina la missione
rientrando a Messina.
1938
Trasferito a Fiume e
poi a Messina, in seno alla XXXIII Squadriglia Sommergibili (sempre insieme a Squalo, Delfino e Narvalo). Si
reca ripetutamente a Fiume per controlli e periodi di lavori.
In questo periodo è
imbarcato sul Tricheco il marinaio
palombaro Giovanni Magro, futura MOVM.
Il Tricheco nel 1939 (g.c. STORIA militare)
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1940
Trasferito a Lero, in
seno al V Gruppo Sommergibili.
10 giugno 1940
All’ingresso
dell’Italia nella seconda guerra mondiale, il Tricheco (tenente di vascello Alberto Avogadro di Cerrione) fa
parte della LI Squadriglia Sommergibili (V Gruppo Sommergibili), di base a
Lero, insieme ai gemelli Squalo, Delfino e Narvalo.
Il giorno stesso, il Tricheco parte per la prima missione di
guerra, 20 miglia a levante di Punta Castello (Scarpanto), nel canale tra
Scarpanto e Rodi.
14 giugno 1940
Rientra a Lero senza
aver colto risultati.
19-23 giugno 1940
Seconda missione, a
nord di Creta, di nuovo senza risultati.
3 luglio 1940
Inviato tra
Alessandria d’Egitto e Capo Kupho (Creta) quale misura a tutela della sicurezza
di un importante convoglio italiano in mare.
7-8 luglio 1940
Rileva intensa
attività nemica.
9 luglio 1940
Unico avvistamento
della missione, un’unità leggera britannica; il Tricheco non riesce a ridurre le distanze abbastanza da poter
lanciare i siluri.
10 luglio 1940
Rientra alla base.
6-16 agosto 1940
Missione offensiva
nel Canale di Doro (Egeo settentrionale). Non vengono avvistate navi
britanniche.
Foto aerea del Tricheco (da www.marcosieni.it)
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1° ottobre 1940
Inviato in agguato
nel settore meridionale del Canale di Caso, ad est di Creta, per pattugliare
gli accessi da sudest del Mar Egeo. Nelle vicinanze sono in agguato altri due
sommergibili italiani: l’Ametista, a
nord del Tricheco, ed il Gemma, a nord dell’Ametista.
7 ottobre 1940
A seguito del grave
infortunio di un membro dell’equipaggio, il Tricheco
(capitano di corvetta Alberto Avogadro di Cerrione) deve interrompere la
missione per rientrare a Lero, in anticipo rispetto al previsto. La rotta
seguita nella navigazione di ritorno lo porterà a passare vicino alla costa
orientale di Scarpanto, cioè nella nuova zona d’agguato assegnata al Gemma: ma né quest’ultimo né il Tricheco, per un ritardo nella
trasmissione delle comunicazioni, vengono informati della reciproca presenza
nella medesima zona. Non essendo possibile riconoscere di notte un’unità
subacquea, è norma considerare come nemici i sommergibili sconosciuti,
avvistati in zone dove non è stata comunicata la prevista presenza di altri
battelli nazionali.
Ciò che segue è uno
dei più tragici incidenti di fuoco amico occorsi nella storia della Marina
italiana.
8 ottobre 1940
All’1.15, il Tricheco avvista nel buio la sagoma di
un sommergibile in superficie: non sapendo della presenza del Gemma, il comandante Avogadro ritiene
che il battello sconosciuto sia nemico.
All’1.21, pertanto,
il Tricheco lancia due siluri da
breve distanza contro l’unità “nemica”, che altri non è se non il Gemma: colpito a centro nave da entrambe
le armi, quest’ultimo affonda immediatamente con l’intero equipaggio (44
uomini), nel punto 35°30’ N e 27°18’ E, a tre miglia per 78° da Kero Panagia
(Scarpanto).
28 ottobre 1940
È tra i sommergibili
inviati a formare uno sbarramento tra Mar Ionio e Mar Egeo. Nonostante l’uscita
in mare della Mediterranean Fleet (che opera proprio in quell’area, spingendosi
fino ad ovest delle Isole Ionie), il Tricheco,
inviato a sud di Creta, non avvista nulla: lo sbarramento che forma con altri
tre battelli (Ciro Menotti, Dessiè, Luigi Settembrini) è infatti a maglie troppo larghe.
Il Tricheco in navigazione (www.marcosieni.it)
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29 ottobre-5 novembre 1940
Missione offensiva al
largo di Gaudo (a cavallo della congiungente Alessandria-Gaudo), a 150 miglia
da Alessandria. Nessun avvistamento.
8 maggio 1941
Inviato in agguato
difensivo nel Golfo di Taranto.
19-23 maggio 1941
In agguato a 30
miglia da Ras Uleima, a nord del Golfo di Sollum, per insidiare la rotta che
unisce Alessandria alla piazzaforte di Tobruk, tenuta dai britannici, assediata
dagli italo-tedeschi e rifornita via mare dalla Royal Navy (per altra fonte, in
appoggio all’invasione tedesca di Creta, Operazione «Merkur»). Deve effettuare
brevi puntate verso la costa, per attaccare eventuali piccole imbarcazioni
britanniche impegnate nel traffico costiero. Non avvista nulla.
25 settembre 1941
Il Tricheco (tenente di vascello Carlo
Gandolfo) viene inviato in agguato a 60 miglia da Ras Aamer, durante
l’operazione britannica «Halberd», consistente nell’invio a Malta di un
convoglio di 9 mercantili scortati dalla Forza X (5 incrociatori e 9
cacciatorpediniere) e con l’appoggio della Forza H con le corazzate Rodney, Nelson e Prince of
Wales, la portaerei Ark Royal, 9 cacciatorpediniere, un’unità
rifornitrice ed una corvetta; oltre al contemporaneo rientro da Malta a
Gibilterra di tre mercantili scortati da una corvetta ed ad un’azione diversiva
della Mediterranean Fleet di Alessandria.
Il Tricheco in una foto scattata durante la seconda guerra mondiale,
dopo i lavori di riduzione della torretta (da www.marcosieni.it)
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7 ottobre 1941
Mentre rientra ad
Augusta in emersione, senza aver avvistato alcuna nave nel corso della
missione, viene attaccato da un aereo identificato come un bombardiere Bristol
Blenheim, che lo mitraglia. È costretto all’immersione per sfuggire
all’attacco, ma prima riesce a colpire il presunto “Blenheim” col tiro delle
proprie mitragliere (costringendolo a desistere dall’attacco), senza però
abbatterlo. In realtà l’attaccante è un Martin Maryland (bombardiere di aspetto simile al Blenheim), pilotato
nientemeno che dal tenente Adrian Warburton, asso dell’aviazione maltese.
23 novembre 1941
Il Tricheco (capitano di corvetta Alberto
Campanella) viene inviato in agguato ad est di Malta (area compresa tra 34°00’
N e 34°20’ N e tra 15°40’ E e 16°00’ E) a copertura del traffico con la Libia;
suo compito è avvistare e segnalare (e se possibile attaccare) eventuali uscite
in mare da parte della Forza K (incrociatori leggeri Aurora e Penelope e
cacciatorpediniere Lance e Lively) di base nell’isola, già autrice,
il 9 novembre, della distruzione del grosso convoglio “Duisburg”.
30 novembre 1941
In mattinata il Tricheco rileva agli idrofoni e poi
avvista una forza navale (poi identificata come composta da quattro
incrociatori e due cacciatorpediniere) in navigazione nei paraggi (posizione
34°23’ N e 15°46’ E), a media velocità, in linea di fila e con rotta verso est.
Ridotte le distanze a 1500 metri, alle 11.47 il sommergibile lancia tre siluri da
breve distanza contro un incrociatore, indi s’immerge in profondità; dopo 75
secondi si avverte nettamente una forte esplosione, ma nessuna nave viene
colpita. La formazione attaccata e mancata è proprio la Forza K (Aurora, Penelope e Lively; c’è
anche la Forza B, con gli incrociatori leggeri Ajax e Neptune ed i
cacciatorpediniere Kingston e Kimberley, poi separatasi dalla Forza
K), salpata quel mattino da Malta, che durante questa scorreria affonderà
l’incrociatore ausiliario Adriatico
(30 novembre), il cacciatorpediniere Alvise
Da Mosto e la motonave cisterna Iridio
Mantovani (1° dicembre).
Il giorno stesso, il Tricheco lascia la zona d’agguato per
rientrare alla base.
Gennaio 1942
Inviato in agguato a
levante di Malta.
Metà febbraio 1942
Inviato al largo
della Cirenaica per partecipare alle operazioni a contrasto dell'operazione
britannica «M.F. 5» (invio di un convoglio da Alessandria a Malta, tra il 12 ed
il 16 febbraio). Per contrastare tale operazione, Supermarina ha schierato
dieci sommergibili al largo della Cirenaica, lasciandoveli poi fino al 24
febbraio.
21 febbraio 1942
Un’avaria ai motori diesel
lo costringe a rientrare alla base, scortato dal sommergibile Dandolo, avendo anch’esso avuto ordine
di rientro (inizialmente il Comando Sommergibili aveva disposto l’uscita da
Taranto, per dare assistenza al Tricheco,
del sommergibile Ammiraglio Millo,
con questo resasi non necessaria).
Il battello in manovra nei cantieri di Monfalcone (da “I sommergibili di Monfalcone” di Alessandro Turrini, supplemento alla “Rivista Marittima” n. 11 del novembre 1998, via www.betasom.it) |
L’affondamento
La sera del 16 marzo
1942 il Tricheco, al comando del
capitano di corvetta Giovanni Cunsolo, lasciò Augusta diretto a Brindisi, per
essere sottoposto a lavori di manutenzione nella base pugliese, dopo l’intensa
attività bellica svolta fino a quel momento.
Ma proprio nelle
acque al largo di Brindisi, in quel momento, si trovava in agguato il
sommergibile più pericoloso della Royal Navy: l’Upholder, al comando del capitano di corvetta Malcolm David
Wanklyn. Questi, avendo notato che le navi in entrata ed uscita dal porto di
Brindisi non sembravano seguire una rotta che indicasse la presenza di un
canale dragato, e concludendo dunque che non vi fossero in zona campi minati,
si era portato molto più vicino al porto di quanto era solito fare: un
atteggiamento che il suo superiore Simpson, comandante dei sommergibili di Malta,
avrebbe poi disapprovato perché ritenuto troppo rischioso; ma che portò i suoi
frutti.
Già alle 15.36 del 18
marzo, in posizione 40°41’ N e 17°57’ E, l’Upholder
aveva avvistato un sommergibile italiano, della classe Perla, in navigazione
verso Brindisi: era l’Ondina (tenente
di vascello Gabriele Andolfi), che rientrava a Brindisi dopo un’esercitazione
mattutina. Il battello britannico aveva tentato di portarsi all’attacco, ma non
era riuscito ad avvicinarsi a meno di 4600 metri, così aveva dovuto rinunciare.
Quando alle 17.08, in
posizione 40°45’ N e 17°57’ E, si materializzò l’immagine di un altro
sommergibile italiano – era appunto il Tricheco,
giunto ormai a sole quattro miglia dal porto di Brindisi, che procedeva in
superficie sulla rotta di sicurezza –, che procedeva in superficie a 12 nodi su
rotta 185°, Wanklyn non si lasciò sfuggire questa seconda occasione. Nell’avvicinarsi
al bersaglio, l’Upholder scese
temporaneamente in profondità, per evitare di essere avvistato da quattro
pescherecci che incrociavano nelle vicinanze; poi tornò a quota periscopica. Alle
17.26, dalla distanza di appena 500 metri – praticamente a bruciapelo –, l’Upholder lanciò una salva di quattro
siluri (ad un intervallo di otto secondi l’uno dall’altro) contro il Tricheco.
Poco dopo (fonti
italiane parlano delle 17.30, con discrepanza di qualche minuto rispetto
all’orario britannico) uno dei siluri colpì il Tricheco a proravia della torretta: spezzato in due, il
sommergibile italiano affondò in pochi secondi nel punto 40°41'20" N e
17°59'12" E (secondo Marina Brindisi; 40°41.6' N e 17°57' E secondo
l’Upholder, 40°45’ N e 17°56’ E per
altra fonte), ad est di Brindisi, portando con sé un ufficiale (il comandante
in seconda, tenente di vascello Ermanno Tonti), dieci sottufficiali e 27 tra
sottocapi e marinai.
Si salvarono soltanto quattro ufficiali (tra cui il
comandante Cunsolo) e sette tra sottufficiali e marinai: tutti si trovavano in
torretta e vennero gettati in mare dall’esplosione del siluro ad eccezione del motorista Luciano Zambelli, che al momento del siluramento si trovava sottocoperta nei pressi della garitta di poppa e riuscì fortunosamente ad uscire prima che fosse troppo tardi. Furono recuperati
dal piroscafo Nazario Sauro e dal
veliero San Spiridione.
Le vittime:
Adolfo Abt, marinaio, da Tremezzo
Caterino Baccarin, sottocapo cannoniere, da Torreglia
Brenno Begani, marinaio fuochista, da Brescello
Pasquale Benassi, capo elettricista di seconda classe, da Torrile
Umberto Benati, secondo capo radiotelegrafista, da Portomaggiore
Antonino Giuseppe Bocina, sottocapo motorista, da Mazara del Vallo
Lorenzo Bonci, sottocapo silurista, da Arezzo
Ferruccio Callegari, sottocapo motorista, da Volpago del Montello
Giuseppe Campobello, marinaio motorista, da Palermo
Mario Capezzuto, capo silurista di terza classe, da Napoli
Giuseppe Cardone, marinaio motorista, da Taranto
Antonino Chiappara, sottocapo nocchiere, da Palermo
Virginio Cornelli, marinaio fuochista, da Brescia
Sebastiano Cuva, sottocapo radiotelegrafista, da Mistretta
Mario D'Albenzio, marinaio silurista, da Torre Annunziata
Salvatore Della Pia, sergente radiotelegrafista, da Mercogliano
Alfredo De Michel, marinaio motorista, da Napoli
Cherubino Fontanini, marinaio, da Seravezza
Antonio Furio, marinaio motorista, da Mola di Bari
Matteo Giacalone, sottocapo motorista, da Marsala
Gaetano Grumo, marinaio elettricista, da Melzo
Giuseppe Iodice, sottocapo elettricista, da Napoli
Giovanni Lai, sottocapo cannoniere, da Macomer
Giordano Luxardo, marinaio elettricista, da Bonassola
Achille Manzotti, marinaio silurista, da Fara Gera d'Adda
Giulio Marchisio, secondo capo silurista, da Cuneo
Rinaldo Marcuzzi, secondo capo furiere, da Forgaria nel Friuli
Quintalino Mozzetta, sergente segnalatore, da San Polo dei Cavalieri
Donato Negro, sottocapo cannoniere, da Lecce
Rino Pardini, sottocapo silurista, da Viareggio
Roberto Parnoffe, sottocapo elettricista, da La Spezia
Erco Picchi, sottocapo silurista, da Viareggio
Angelo Ronzino, capo silurista di seconda classe, da Margherita di Savoia
Attilio Sabatini, capo meccanico di prima classe, da La Maddalena
Carlo Tibaldi, marinaio silurista, da Milano
Ermanno Tonti, sottotenente di vascello
(comandante in seconda), da Rionero Sannitico
Giovanni Troncone, marinaio silurista, da Napoli
Roberto Viaggi, secondo capo motorista, da Grosseto
L'affondamento del Tricheco nel giornale di bordo dell'Upholder (da Uboat.net):
"1536 hours - In
position 40°41'N, 17°57'E sighted a Perla class submarine steering for Brindisi
and attempted to attack but could not close to less than 5000 yards. [Si
trattava dell’Ondina che rientrava a Brindisi].
1708 hours - In
position 40°45'N, 17°57'E sighted another submarine [il Tricheco] steering 185° at 12 knots. Started attack.
1726 hours - Fired
four torpedoes from 550 yards. Two hits were obtained and the submarine quickly
sank.
1830 hours - Several
small vessels were seen searching the attack area."
Il Tricheco all’ormeggio, visto da prua (da www.marcosieni.it) |
Il relitto del Tricheco è stato localizzato all’inizio
del 2005 dal subacqueo brindisino Stefano Maghelli, a meno di tre chilometri
(per altra fonte, 1,67 miglia) dalla costa brindisina; nel dicembre del 2006
una squadra guidata dallo storico Pietro Fagioli ne ha ampiamente documentati i
resti. Il sommergibile, spezzato in tre tronconi, giace a profondità compresa
tra i 72 e gli 80 metri, con un lato parzialmente insabbiato. Il troncone
maggiore è quello centrale, lungo una cinquantina di metri, sbandato di circa
45 gradi a dritta; il troncone prodiero (la rottura dello scafo si è verificata
poco a proravia del cannone), lungo 15-20 metri, è posizionato “di traverso”
rispetto a quello centrale, quasi perpendicolare ad esso, distante qualche
decina di metri. Il terzo troncone, il più piccolo, è costituito dagli ultimi
metri della poppa estrema (in considerazione di ciò, è possibile che il Tricheco sia stato colpito da almeno due
siluri, uno a proravia della torretta e l’altro a poppa mentre già stava
affondando, come registrato nel rapporto dell’Upholder, contrariamente alle fonti italiane, che parlano di un
solo siluro a segno). Cannone e mitragliere sono ancora in posizione; tutto è
ricoperto da un fitto strato di ostriche. Diverse reti da pesca sono impigliate
nel relitto.
ciao, ottima pagina, noto nella cronistoria del sommergibile Tricheco una anomalia:7 marzo 1941 attaccato da un idrovolante Martin Maryland. Questo aereo impiegato a Malta era in realtà un bombardiere leggero bimotore di fabbricazione americana, simile anche dimensionalmente al Blenheim.
RispondiEliminaGrazie, hai ragione: provvedo subito a correggere.
Eliminafigurati e ancora complimenti per il sito.
EliminaSalve, vorrei sapere se è possibile avere l elenco di chi si è salvato. Grazie infinite
RispondiEliminaBuongiorno,
Eliminaè probabile che esista, ma non lo possiedo. Dovrebbe trovarsi all'Ufficio Storico della Marina Militare; potrebbe provare a chiedere a questo indirizzo email: ufficiostorico@marina.difesa.it
Bsera. Il comando del Tricheco nel 1936 fu del CC Costanzo Casana, futura MOVM Mem nel 1942. Dal 1° gennaio 1937 passò al CC Max Ponzo.
RispondiEliminaBuongiorno mi chiamo Davide Tubaro mio padre era nostromo sul tricheco ed è stato colui che per primo in torretta ha avvistato i siluri. È rimasto in acqua a lungo essendo caduto dopo la prima esplosione.lontano dai soccorsi, iltricheco continuuava a proseguire, non è stato salvato insieme agli altri ma è rimasto in acqua a lungo fino a che un peschereccio oer caso lo nota. Confermo gli 11 salvati, così mi ha sempre detto miopadre. Non ha mai incontrato un altro superstite dopo la guerra. Grazie
RispondiEliminaBuongiorno Davide, volevo chiederti alcune informazioni. Sono Candreva Sergio e nipote di uno dei marinai scomparsi nel naufragio del Tricheco. Mio zio si chiamava Cornelli Virginio.
EliminaHai qualche fotografia dell'equipaggio o altri ricordi da condividere ?
Ti invio la mia email : sergiocandri@tiscali.it
Grazie e buona giornata
Mio padre Giuca Vincenzo classe 1910 faceva pure lui parte dell'equipaggio del tricheco sia quando si trovava all'Ero ( fuoco amico) sia quando è affondato davanti Brindisi. Mi raccontava che si è salvato, pur essendo andato giù in fondo al mare perché essendo di guardia in torretta era usuale gonfiarsi il giubbotto salvagente per attutire i colpi al torace contro il parapetto. È stato recuperato all'alba. Tra i sopravvissuti c'era ,mi diceva, un certo Serra o Inserra del napoletano che è andato a trovare nel dopoguerra
RispondiEliminaSono Giuca Ignazio figlio di Vincenzo Giuca uno dei sopravvissuti all'affidamento del Tricheco I siluri mi diceva mio padre sono stati due uno prima e mentre scendeva giù il secondo
RispondiEliminaMio padre era uno dei quattro ufficiali sopravvissuti quel 18 marzo....per chi volesse contattarmi flodato@yahoo.it
RispondiEliminaBgiorno. Altro superstite fu il motorista Luciano Zambelli che si trovava nei pressi della garitta di poppa al momento dello scoppio del siluro. Fu raccolto da una barca di pescatori mezzo tramortito... Aria alla rapida n. 53. - marzo 2007.
RispondiEliminaLa ringrazio.
EliminaIl fratello di mio Nonno era il secondo capo radiotelegrafista Umberto.
RispondiEliminaGrazie per aver pubblicato la storia.
se qualcuno ha foto le puó mandare a
benatimax@gmail.com
Grazie ancora!