mercoledì 23 settembre 2015

V 265 Cesena

La nave sotto il precedente nome di Teresa Maggi (g.c. Mauro Millefiorini)

Motoveliero da carico da 105 tsl, già Annunziata Cesena e Teresa Maggi, appartenente all’armatore Pasquale Zoffoli di Cesena ed iscritto con matricola 632 al Compartimento Marittimo di Rimini.

Breve e parziale cronologia.

1921
Costruzione, con il nome di Teresa Maggi.
19…
Ribattezzato Annunziata Cesena.
19…
Ribattezzato Cesena.
2 agosto 1941
Requisito dalla Regia Marina a Viareggio ed iscritto con matricola V 265 nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, quale vedetta foranea. Assegnato al Gruppo Vigilanza Foranea di Crotone.
10 febbraio 1943
Alle 12.02 il Cesena viene avvistato, da una distanza di 8230 metri, dal sommergibile britannico Tribune (tenente di vascello Stewart Armstrong Porter), che lo scambia per una nave mercantile di 2500 tsl a pieno carico, in navigazione a 10 nodi. Alle 12.30 il Tribune, in posizione 40°09’ N e 14°59’ E (cinque miglia a sudovest di Acciaroli), lancia tre siluri – regolati per una profondità di tre metri – da 2930 metri; le armi mancano il bersaglio, e due di esse esplodono in costa.
14-20 febbraio 1943
Nelle prime ore del 14 il Cesena, in servizio presso il punto 2 della linea di vigilanza foranea antiaerea del Golfo di Taranto, deve lasciare la posizione a causa del maltempo (mare agitato con forte vento da tramontana, cielo nuvoloso e pioggia) e s’incaglia con la prua verso terra su un banco sabbioso di un metro e mezzo presso Punta Neto (in posizione 39°10’ N e 17°08’ E; a 150 metri dalla costa), vicino a Crotone. Il mare grosso da nord-nordest ed il vento impediscono l’invio di soccorsi via mare, pertanto, dopo la ricezione del messaggio PAPA di soccorso, viene inviato un autocarro con una comandata di carpentieri; solo il mattino del 15, col miglioramento del tempo, possono essere inviati il piroscafetto Fauna (con a bordo il comandante del Sottogruppo Antisommergibili di Crotone) ed il motoveliero V 218 Maria Di Meglio, che raggiungono il Cesena alle 6.50. Più tardi, a mezzogiorno, sopraggiunge anche il posamine Meleda.
Il Cesena, che ha imbarcato molta acqua, viene alleggerito della zavorra, dopo di che carena ed alberi vengono imbracati per stendere i cavi di rimorchio; giunto il Meleda con la motopompa del Sottogruppo Antisommergibili/Antiaereo di Crotone, questa viene trasferita sul Cesena e subito azionata per espellere l’acqua imbarcata e tenere asciutta la nave. Si stendono poi i cavi di rimorchio ed ha inizio il tentativo di disincaglio da parte del Fauna: la scarsa potenza delle macchine del piroscafo, però, è insufficiente a disincagliare il Cesena, e alle 15.15 i tentativi devono essere interrotti.
Alle 8.30 del 16 il Meleda dà al Cesena un cavo di canapa e tenta a sua volta di disincagliarlo, ma fallisce a sua volta a causa del peso; poi ritenta il Fauna, con un cavo di acciaio, e stavolta il motoveliero si smuove di 7-8 metri, per poi incagliarsi su un altro banco di sabbia. Il verricello del Meleda si guasta e si deve quindi dar volta il cavo all’albero; i tentativi proseguono per tutto il giorno, ma alle 18.15 il vento forte e mare agitato dal secondo quadrante costringono a rinunciare.
Alle cinque del 17 si tenta di nuovo: stavolta si usano due gomene di canapa allungate con altrettante in acciaio (la messa in opera dei cavi è particolarmente difficile per la mancanza di verricelli), e partecipano anche i rimorchiatori Robusto e Costante. Al primo tentativo, i cavi si spezzano e vanno sostituiti; poi i due rimorchiatori tentano di nuovo di disincagliare il Cesena, ma i cavi si spezzano di nuovo. Il vento rinfrescato ed il sopraggiungere della notte impongono un nuovo rinvio.
Alle 7 del mattino del 18 Robusto e Maria Di Meglio tornano sul posto, rinforzano i cavi, sbarcano dal Cesena le munizioni ed altro materiale pesante, filano per occhio ancore e catene, e sgottano l’acqua (alta ormai 1,40 m) dalla stiva. Il Cesena viene investito da forti colpi di mare (ora c’è, infatti, mare agitato da nord e vento fresco) e sbanda considerevolmente; il tempo obbliga così all’ennesima procrastinazione.
Il Robusto torna ancora una volta alle sei del mattino del 19; avvicinatosi al Cesena e stesi i cavi con l’aiuto del Maria Di Meglio, tenta ancora il disincaglio, ma una gomena si spezza per l’ennesima volta. Sostituita la gomena, si riprende il lavoro; da una parte il mare ostacola le operazioni, ma dall’altra, scuotendo violentemente il Cesena, aiuta a smuoverlo. Alle 23.05, finalmente, il motoveliero viene disincagliato. Alle 6.30 del 20 il Cesena, nella cui stiva l’acqua sta salendo (la motopompa si è rotta), viene preso a rimorchio dal Maria Di Meglio, mentre il Robusto rimane sul posto a recuperare i cavi.
Alle otto del mattino dello stesso 20 febbraio il Cesena riuscirà finalmente ad ormeggiarsi nel porto di Crotone.
 
Una bella foto del Teresa Maggi ormeggiato nella Baia delle Favole a Sestri Levante nei primi anni Venti (foto di Emilio Sommariva, via Biblioteca Nazionale Braidense di Milano e www.internetculturale.it)

L’affondamento

Il 14 luglio 1943 il Cesena, in pattugliamento al largo di Crotone, ebbe un’avaria al proprio apparato radiotelegrafico, che lo costrinse a rientrare in porto per sostituire la radio.
Durante la navigazione di rientro, e precisamente mentre transitava al largo di Punta Alice insieme ad un altro motoveliero, il Cesena venne però avvistato dal sommergibile britannico Unshaken (tenente di vascello Jack Whitton).
I due motovelieri, che pattugliavano la zona giornalmente, avevano dato molto fastidio ai sommergibili britannici che operavano nell’area: Whitton, pertanto, decise di liberarsene, e alle 15.55 (16.15 per altre fonti) lanciò due siluri contro il Cesena.
Il piccolo motoveliero, colpito dal primo siluro (che scatenò altre quattro esplosioni, che Whitton attribuì agli scoppi di bombe di profondità in dotazione al Cesena), fu pressoché disintegrato, ed affondò immediatamente in posizione 39°18' N e 17°16' E, sette miglia a sudest di Crotone. Il secondo motoveliero recuperò i naufraghi del Cesena.
Del suo equipaggio di 15 uomini, solo sei furono i superstiti, due dei quali feriti. I dispersi furono nove.
 
I loro nomi:
 
 Tullio Boni, marinaio, da Montecatini Terme
Ciro Colamarino, marinaio nocchiere, da Torre del Greco
Benedetto Cracolici, marinaio, da Palermo
Giuseppe Ragusa, marinaio cannoniere, da Salaparuta
Giovanni Ramacciotti, marinaio fuochista, da Viareggio
Raimondo Schenardi, marinaio, da Taggia
Giovanni Sciascia, secondo capo nocchiere, da Gela
Marino Tarlao, sottocapo radiotelegrafista, da Trieste
Giovanni Ucussich, sergente cannoniere, da Antignana
 
Il Teresa Maggi, in secondo piano, ed il più grosso motoveliero Sorelle Leoni (poi Drin, anch’esso perduto in guerra) fotografati durante una burrasca al largo di Forte dei Marmi (da “L’Italia marinara” n. 1 del 15 agosto 1933, via Pietro Berti e www.naviearmatori.net)

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