La nave sotto il precedente
nome di Teresa Maggi (g.c. Mauro
Millefiorini)
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Motoveliero da carico
da 105 tsl, già Annunziata Cesena e Teresa Maggi, appartenente all’armatore Pasquale Zoffoli di Cesena
ed iscritto con matricola 632 al Compartimento Marittimo di Rimini.
Breve e parziale cronologia.
1921
Costruzione, con il
nome di Teresa Maggi.
19…
Ribattezzato Annunziata Cesena.
19…
Ribattezzato Cesena.
2 agosto 1941
Requisito dalla Regia
Marina a Viareggio ed iscritto con matricola V 265 nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, quale vedetta
foranea. Assegnato al Gruppo Vigilanza Foranea di Crotone.
10 febbraio 1943
Alle 12.02 il Cesena viene avvistato, da una distanza
di 8230 metri, dal sommergibile britannico Tribune
(tenente di vascello Stewart Armstrong Porter), che lo scambia per una nave mercantile
di 2500 tsl a pieno carico, in navigazione a 10 nodi. Alle 12.30 il Tribune, in posizione 40°09’ N e 14°59’
E (cinque miglia a sudovest di Acciaroli), lancia tre siluri – regolati per una
profondità di tre metri – da 2930 metri; le armi mancano il bersaglio, e due di
esse esplodono in costa.
14-20 febbraio 1943
Nelle prime ore del
14 il Cesena, in servizio presso il
punto 2 della linea di vigilanza foranea antiaerea del Golfo di Taranto, deve
lasciare la posizione a causa del maltempo (mare agitato con forte vento da
tramontana, cielo nuvoloso e pioggia) e s’incaglia con la prua verso terra su
un banco sabbioso di un metro e mezzo presso Punta Neto (in posizione 39°10’ N
e 17°08’ E; a 150 metri dalla costa), vicino a Crotone. Il mare grosso da nord-nordest
ed il vento impediscono l’invio di soccorsi via mare, pertanto, dopo la
ricezione del messaggio PAPA di soccorso, viene inviato un autocarro con una
comandata di carpentieri; solo il mattino del 15, col miglioramento del tempo,
possono essere inviati il piroscafetto Fauna
(con a bordo il comandante del Sottogruppo Antisommergibili di Crotone) ed il
motoveliero V 218 Maria Di Meglio,
che raggiungono il Cesena alle 6.50.
Più tardi, a mezzogiorno, sopraggiunge anche il posamine Meleda.
Il Cesena, che ha imbarcato molta acqua,
viene alleggerito della zavorra, dopo di che carena ed alberi vengono imbracati
per stendere i cavi di rimorchio; giunto il Meleda
con la motopompa del Sottogruppo Antisommergibili/Antiaereo di Crotone, questa
viene trasferita sul Cesena e subito
azionata per espellere l’acqua imbarcata e tenere asciutta la nave. Si stendono
poi i cavi di rimorchio ed ha inizio il tentativo di disincaglio da parte del Fauna: la scarsa potenza delle macchine
del piroscafo, però, è insufficiente a disincagliare il Cesena, e alle 15.15 i tentativi devono essere interrotti.
Alle 8.30 del 16 il Meleda dà al Cesena un cavo di canapa e tenta a sua volta di disincagliarlo, ma
fallisce a sua volta a causa del peso; poi ritenta il Fauna, con un cavo di acciaio, e stavolta il motoveliero si smuove
di 7-8 metri, per poi incagliarsi su un altro banco di sabbia. Il verricello
del Meleda si guasta e si deve quindi
dar volta il cavo all’albero; i tentativi proseguono per tutto il giorno, ma
alle 18.15 il vento forte e mare agitato dal secondo quadrante costringono a
rinunciare.
Alle cinque del 17 si
tenta di nuovo: stavolta si usano due gomene di canapa allungate con
altrettante in acciaio (la messa in opera dei cavi è particolarmente difficile
per la mancanza di verricelli), e partecipano anche i rimorchiatori Robusto e Costante. Al primo tentativo, i cavi si spezzano e vanno
sostituiti; poi i due rimorchiatori tentano di nuovo di disincagliare il Cesena, ma i cavi si spezzano di nuovo.
Il vento rinfrescato ed il sopraggiungere della notte impongono un nuovo
rinvio.
Alle 7 del mattino
del 18 Robusto e Maria Di Meglio tornano sul posto, rinforzano i cavi, sbarcano dal Cesena le munizioni ed altro materiale
pesante, filano per occhio ancore e catene, e sgottano l’acqua (alta ormai 1,40
m) dalla stiva. Il Cesena viene
investito da forti colpi di mare (ora c’è, infatti, mare agitato da nord e
vento fresco) e sbanda considerevolmente; il tempo obbliga così all’ennesima
procrastinazione.
Il Robusto torna ancora una volta alle sei
del mattino del 19; avvicinatosi al Cesena
e stesi i cavi con l’aiuto del Maria Di
Meglio, tenta ancora il disincaglio, ma una gomena si spezza per l’ennesima
volta. Sostituita la gomena, si riprende il lavoro; da una parte il mare
ostacola le operazioni, ma dall’altra, scuotendo violentemente il Cesena, aiuta a smuoverlo. Alle 23.05,
finalmente, il motoveliero viene disincagliato. Alle 6.30 del 20 il Cesena, nella cui stiva l’acqua sta
salendo (la motopompa si è rotta), viene preso a rimorchio dal Maria Di Meglio, mentre il Robusto rimane sul posto a recuperare i
cavi.
Alle otto del mattino
dello stesso 20 febbraio il Cesena
riuscirà finalmente ad ormeggiarsi nel porto di Crotone.
Una bella foto del Teresa Maggi ormeggiato nella Baia delle Favole a Sestri Levante nei primi anni Venti (foto di Emilio Sommariva, via Biblioteca Nazionale Braidense di Milano e www.internetculturale.it) |
L’affondamento
Il 14 luglio 1943 il Cesena, in pattugliamento al largo di
Crotone, ebbe un’avaria al proprio apparato radiotelegrafico, che lo costrinse
a rientrare in porto per sostituire la radio.
Durante la
navigazione di rientro, e precisamente mentre transitava al largo di Punta
Alice insieme ad un altro motoveliero, il Cesena
venne però avvistato dal sommergibile britannico Unshaken (tenente di vascello Jack Whitton).
I due motovelieri,
che pattugliavano la zona giornalmente, avevano dato molto fastidio ai
sommergibili britannici che operavano nell’area: Whitton, pertanto, decise di
liberarsene, e alle 15.55 (16.15 per altre fonti) lanciò due siluri contro il Cesena.
Il piccolo
motoveliero, colpito dal primo siluro (che scatenò altre quattro esplosioni, che
Whitton attribuì agli scoppi di bombe di profondità in dotazione al Cesena), fu pressoché disintegrato, ed
affondò immediatamente in posizione 39°18' N e 17°16' E, sette miglia a sudest
di Crotone. Il secondo motoveliero recuperò i naufraghi del Cesena.
Del suo equipaggio di
15 uomini, solo sei furono i superstiti, due dei quali feriti. I dispersi
furono nove.
I loro nomi:
Tullio Boni, marinaio, da Montecatini Terme
Ciro Colamarino, marinaio nocchiere, da Torre del Greco
Benedetto Cracolici, marinaio, da Palermo
Giuseppe Ragusa, marinaio cannoniere, da Salaparuta
Giovanni Ramacciotti, marinaio fuochista, da Viareggio
Raimondo Schenardi, marinaio, da Taggia
Giovanni Sciascia, secondo capo nocchiere, da Gela
Marino Tarlao, sottocapo radiotelegrafista, da Trieste
Giovanni Ucussich, sergente cannoniere, da Antignana
Il Teresa Maggi, in secondo piano, ed il più grosso motoveliero Sorelle Leoni (poi Drin, anch’esso perduto in guerra) fotografati durante una burrasca
al largo di Forte dei Marmi (da “L’Italia marinara” n. 1 del 15 agosto 1933,
via Pietro Berti e www.naviearmatori.net) |
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