L’Axum in allestimento a Monfalcone nel 1936 (da “Rivista Marittima”
n. 2 del febbraio 1995, via Marcello Risolo e www.betasom.it)
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Sommergibile di
piccola crociera della classe Adua (698 tonnellate di dislocamento in
superficie e 866 t in immersione).
Svolse in guerra 27
missioni offensive/esplorative e 22 di trasferimento, percorrendo in tutto
22.889 miglia in superficie e 3413 in immersione, affondando un incrociatore
leggero da 4190 tonnellate e danneggiando un incrociatore leggero da 8530
tonnellate ed una nave cisterna da 9514 tsl.
Breve e parziale cronologia.
8 marzo 1936
Impostazione nei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1178).
27 settembre 1936
Varo nei Cantieri
Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
2 dicembre 1936
Entrata in servizio.
20 marzo 1937
Posto alle dipendenze
di Maricosom (il comando della flotta subacquea italiana), viene assegnato alla
XXXII Squadriglia Sommergibili con base a Napoli.
27 agosto-5 settembre 1937
Effettua una missione
segreta nel Canale di Sicilia nell’ambito della guerra civile spagnola, senza
però avvistare alcuna nave sospetta.
1937-1940
Effettua intensa
attività addestrativa con base a Napoli.
5 maggio 1938
Partecipa alla
rivista navale «H» nel golfo di Napoli ed alla manovra di emersione simultanea
in formazione di cento sommergibili, che eseguono poi una salva d’artiglieria.
10 giugno 1940
L’Italia entra nella
seconda guerra mondiale. L’Axum fa
formalmente parte della LXXI Squadriglia Sommergibili del VII Grupsom di
Cagliari, con i gemelli Adua, Alagi ed Aradam, ma ha base effettiva a Napoli.
Nei primi mesi di
guerra è impiegato prevalentemente nel Mediterraneo occidentale.
Giugno 1940
Inviato a formare uno
sbarramento a sud della Sardegna.
4-5 luglio 1940
Inviato in agguato a
settentrione dell’Algeria.
9-11 luglio 1940
In agguato al largo
dell’isola La Galite, poi trasferito a sudovest dell’Isola di Sant’Antioco.
9 novembre 1940
Salpa da Cagliari nel
tardo pomeriggio diretto nelle acque dell’isola La Galite, dove deve formare
uno sbarramento (assieme ad Aradam, Alagi, Medusa e Diaspro) a
contrasto dell’operazione britannica «Coat», consistente nell’invio a Malta di
un convoglio (di navi da guerra: la corazzata Barham, l’incrociatore pesante Berwick,
l’incrociatore leggero Glasgow e tre
cacciatorpediniere, con una forza di copertura costituita dalla portaerei Ark Royal – che lancerà anche un attacco
aereo diversivo su Cagliari –, dall’incrociatore leggero Sheffield e da tre cacciatorpediniere) con truppe ed armi
antiaeree, nell’ambito dell’operazione complessa «MB.8» (che prevede anche
altre operazioni secondarie: il trasferimento di unità da guerra da Gibilterra
ad Alessandria, l’invio di convogli in Grecia, l’attacco di aerosiluranti
contro Taranto dell’11-12 novembre ed una puntata offensiva contro convogli
italiani nel Canale d’Otranto). I cinque battelli si posizionano sul rilevamento
315° da La Galite, a 30 miglia di distanza l’uno dall’altro, con l’incarico di
effettuare ricerca notturna per parallelo senza spingersi a più di 120 miglia
ad ovest rispetto alla linea dello schieramento.
Poco dopo le 19 dello
stesso 9 novembre l’Axum sente
all’idrofono dei lontani rumori di turbine, verso sudest, ma a distanza tale da
rendere impraticabile qualsiasi manovra di avvicinamento.
12 novembre 1940
Rileva deboli rumori
agli idrofoni.
27 novembre 1940
Inviato a sud della
Sardegna, alle 21.35 avvista tre cacciatorpediniere e si disimpegna
immergendosi.
Gennaio 1941
Inviato in agguato
nelle acque dell’Algeria e della Tunisia.
16 giugno 1941
L’Axum (capitano di corvetta Emilio
Gariazzo) viene inviato tra Ras Uleima e Marsa Matruh, per contrastare con
altri battelli le operazioni di bombardamento costiero da parte di unità navali
britanniche, in appoggio della ritirata delle truppe britanniche.
20 giugno 1941
Riceve ordine di
trasferirsi più vicino a Bengasi.
23 giugno 1941
Avvista alle 22.26
una nave diretta verso ovest e le lancia un siluro da 800 metri, ma questo,
difettoso (corsa irregolare), manca il bersaglio. L’Axum lancia un secondo siluro, ma anche questo manca la nave,
passandole qualche metro a poppa. Avvistato dall’unità avversaria, il
sommergibile è costretto all’immersione e sottoposto ad un breve ma preciso bombardamento
con bombe di profondità, dal quale comunque esce indenne (le bombe scoppiano
vicinissime, ma vengono fermati i motori, cessata ogni attività rumorosa e si
scende fin quasi a toccare il fondo, riuscendo infine a far perdere le proprie
tracce).
L’Axum durante la guerra (USMM)
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19-28 luglio 1941
Agguato al largo di
Tobruk, dove rileva intensa attività sia aerea che navale (di superficie).
Estate 1941
Inviato a Lero. In
arrivo in quelle acque, emerso in prossimità dell’isola, viene avvistato da
terra ma ritenuto erroneamente nemico, e dunque attaccato da un MAS che apre il
fuoco con le mitragliere e lancia anche un siluro. Fortunatamente l’Axum viene mancato, non ci sono feriti e
l’equivoco viene chiarito.
Successivamente
trasferito a Messina, poi (settembre) a Cagliari.
Settembre 1941
Inviato ad est delle
Baleari e a sud di Minorca, a scopo difensivo ed insieme ad altri tre
sommergibili (Aradam, Diaspro e Serpente), nel corso dell’operazione britannica «Halberd»
(consistente nell’invio di un convoglio a Malta, ma che i comandi italiani
ritengono poter invece essere un bombardamento navale contro obiettivi sulle
coste della Penisola); la squadra britannica non transiterà però nella zona.
24 ottobre 1941
Inviato in agguato
nelle acque di Malta.
Dicembre 1941
Inviato in agguato
nelle acque di Capo Bougaroni.
4 gennaio 1942
Inviato in agguato a
sud di Malta (l’agguato ha inizio a mezzogiorno del 4 gennaio), nell’area
compresa tra i meridiani 14°00’ E e 14°40’ E ed i paralleli 34°40’ N e 35°00’
N, col compito di avvistare ed attaccare eventuali forze navali britanniche che
dovessero prendere il mare per contrastare l’operazione «M. 43», consistente
nell’invio di un grosso convoglio di rifornimenti in Libia. Tale minaccia non
si manifesterà.
Febbraio 1942
Inviato in agguato
nelle acque dell’Algeria.
Metà giugno 1942
Viene inviato in
agguato nel Mar Ionio durante la battaglia di Mezzo Giugno, nella quale non
avrà comunque parte.
Successivamente
inviato in agguato a nordovest di Algeri.
22 giugno 1942
Trasferito nelle
acque di Linosa.
15 luglio 1942
L’Axum (tenente di vascello Renato
Ferrini) viene inviato in agguato tra l’Isola dei Cani e La Galite, e nel tardo
pomeriggio, sei miglia a levante dell’Isola dei Cani, avvista il posamine
veloce britannico Welshman che
procede ad alta velocità verso Malta (dov’è diretto con rifornimenti). Alle 20 l’Axum lancia tre siluri elettrici, con il
favore del buio (ma con la difficoltà del mare mosso, che impedisce di mantenere
l’assetto della quota periscopica), senza riuscire a colpire, a causa del
maltempo che devia la corsa dei siluri.
Mezzo Agosto
L’Axum toccò il punto più brillante della
propria “carriera” nell’agosto 1942, durante la grande battaglia aeronavale di
Mezzo Agosto.
Dopo il sostanziale
fallimento delle operazioni di rifornimento «Harpoon» e «Vigorous» nella
battaglia aeronavale di Mezzo Giugno, due mesi prima, i comandi britannici
avevano infatti pianificato un nuovo tentativo per rifornire la stremata
guarnigione e popolazione di Malta: l’operazione «Pedestal», consistente
nell’invio di un convoglio di 14 mercantili (le navi da carico Almeria Lykes, Melbourne Star, Brisbane Star,
Clan Ferguson, Dorset, Deucalion, Wairangi, Waimarama, Glenorchy, Port Chalmers, Empire Hope, Rochester Castle
e Santa Elisa e la nave cisterna Ohio) con forte scorta: quattro
incrociatori leggeri (Nigeria, Kenya, Cairo e Manchester) e
dodici cacciatorpediniere (Ashanti, Intrepid, Icarus, Foresight, Derwent, Fury, Bramham, Bicester, Wilton, Ledbury, Penn e Pathfinder) per la scorta lungo tutto il tragitto, e ben quattro
portaerei (Eagle, Furious, Indomitable e Victorious),
due corazzate (Rodney e Nelson), tre incrociatori leggeri (Sirius, Phoebe e Charybdis) e
dodici cacciatorpediniere (Laforey, Lightning, Lookout, Tartar, Quentin, Somali, Eskimo, Wishart, Zetland, Ithuriel, Antelope e Vantsittart) come ulteriore scorta nella prima metà del viaggio
(fino all’imbocco del Canale di Sicilia).
Da parte loro, i
comandi italiani avevano concertato adeguate contromisure: nel Mediterraneo
occidentale e centro-occidentale, il convoglio sarebbe stato sottoposto ad una
serie di attacchi di sommergibili, quindi, giunto nel Canale di Sicilia (col
favore della notte), di MAS e motosiluranti italiane e tedesche (quindici unità
in tutto), oltre che di incessanti attacchi di bombardieri ed aerosiluranti (in
tutto, ben 784 velivoli), sia della Regia Aeronautica che della Luftwaffe, sino
all’arrivo a Malta. Era anche previsto l’intervento (poi abortito) di due
divisioni di incrociatori (la III e la VII) per finire quanto fosse rimasto del
convoglio decimato dai precedenti attacchi aerei, subacquei e di mezzi
insidiosi.
Complessivamente ben
15 sommergibili italiani e due U-Boote tedeschi concorsero alla formazione di
un poderoso sbarramento di sommergibili nel Mediterraneo occidentale; l’Axum avrebbe dovuto formare una linea a
sbarramento dell’ingresso occidentale del Canale di Sicilia, a nord della
congiungente La Galite-Banco Skerki, insieme ad Alagi, Ascianghi, Avorio, Bronzo, Cobalto, Dessiè, Dandolo, Emo e Otaria. Gli ordini, per tutti, erano di
agire con grande decisione offensiva, lanciando quanti siluri possibile contro
ogni bersaglio, mercantile o militare, più grande di un cacciatorpediniere.
L’11 agosto 1942 il
sommergibile, al comando del tenente di vascello Renato Ferrini, lasciò
Cagliari diretto in una zona 25 miglia a nordovest di Capo Blanc, dove giunse
il giorno seguente. Il battello diveniva così parte di uno sbarramento di
undici sommergibili, inviati a nord della Tunisia (tra Scoglio Fratelli e Banco
Skerki) per attaccare il convoglio britannico. In particolare l’Axum si posizionò nel canale del Banco
Skerki, insieme ad Alagi, Bronzo, Dessiè e Granito
(appartenente ad uno sbarramento differente): tutti, ad eccezione dell’ultimo,
avrebbero colto successi ai danni del convoglio.
Alle sei del mattino
del 12 agosto l’Axum, giunto sul
posto, s’immerse; alle 14 il comandante Ferrini – ritenendo, in base ai segnali
di scoperta, che il convoglio sarebbe passato molto sotto costa, mantenendo a
nord la formazione navale assegnata alla sua protezione – ordinò di fare rotta
per Capo Blanc, con rilevamento 230°, restando in immersione.
Alle 18.21, il
battello avvistò in posizione 37°37’ N e 10°21’ E, su rilevamento 229° (sulla
dritta, molto lontano) e con un angolo alfa di 11°, una massa scura che
Ferrini, studiatola a fondo, concluse essere un grosso mercantile od una
portaerei. Mentre si avvicinava in immersione per poter meglio capire cosa
fosse, alle 18.40 l’Axum avvistò
sulla dritta (rilevamento 295°) due fumi, e poi i fumi prodotti dal fuoco
contraereo contro due velivoli, che si allontanavano verso est. Capendo che la
squadra britannica dovesse essere là, alle 18.41 il comandante Ferrini fece
accostare a nord, onde avvicinarsi, ed alle 18.50, vedendo che ora i fumi erano
su rilevamento 300°, scese a 20 metri e diresse alla massima velocità per
rilevamento 30°.
Tornato a quota
periscopica alle 19.27, avvistò ad otto chilometri di distanza sulla sinistra,
su rilevamento 110° (con angolo alfa 290° e beta 10°), una formazione nemica in
posizione 37°37’ N e 10°19’ E. Un minuto dopo l’Axum accostò a dritta ed assunse rotta analoga a quella della
formazione avversaria, per meglio osservarla; constatò che si trattava del
convoglio, circa quindici mercantili, scortato da due incrociatori e da diversi
cacciatorpediniere. Procedevano in formazione a cuneo su tre file di
mercantili, con gli incrociatori al centro ed i cacciatorpediniere tutt’intorno
in file esterne; c’era anche un’altra nave, seminascosta dalle altre, che
sembrava avere due alti alberi a traliccio, come quelli delle corazzate
statunitensi (sebbene non vi fossero unità di questo tipo a Mezzo Agosto). Alle
19.33 Ferrini rilevò che la squadra britannica aveva accostato di 30° a dritta,
quindi accostò esso stesso a dritta, ma di 180°; alle 19.37 una nuova
rilevazione mostrò che la distanza era scesa a 4000 metri, la formazione
avversaria aveva rotta 140° e velocità 13 nodi.
A questo punto, l’Axum accostò a dritta (per rilevamento
220°) per assumere una posizione idonea al lancio dei siluri. Alle 19.42, dopo
una rapida osservazione a quota periscopica, Ferrini portò il suo battello a 15
metri ed ordinò pari avanti a mezza forza, per avvicinarsi.
Tornato a quota periscopica
alle 19.48, il comandante notò che aveva ora un angolo di mira di 28° per
l’incrociatore della seconda fila, che era preceduto da un cacciatorpediniere e
seguito da un grosso mercantile.
Alle 19.55, da una
distanza stimata di 1300 metri dalla prima fila del convoglio e di 1800 metri
dall’incrociatore bersaglio (la posizione è variamente riportata come 37°26’ N
e 10°22’ E, oppure 37°40’ N e 10°06’ E, 75 miglia a nord di Capo Bon), l’Axum lanciò tutti e quattro i siluri dei
tubi prodieri: dapprima il numero 1, dritto, poi il 4, angolato di 5° a dritta,
quindi il 3, angolato di 5° a sinistra, ed infine il 2, dritto. Subito dopo si
disimpegnò.
Trascorsi 63 secondi
dal lancio, si avvertì uno scoppio; dopo altri 27 secondi, altri due,
vicinissimi.
Ferrini ritenne di
aver colpito una nave della prima fila e poi una della seconda, ma la realtà
era ancora migliore: non due, bensì tre navi erano state colpite (tutte sul
lato sinistro) con quell’unica salva di quattro siluri, il più brillante
risultato conseguito da un sommergibile italiano nel Mediterraneo.
Un siluro, il primo
ad andare a segno, aveva colpito sotto la plancia il moderno incrociatore
leggero Nigeria (capitano di vascello
Stuart Henry Paton), di 8530 tonnellate di dislocamento, nave di bandiera
dell’ammiraglio Harold Borrough (comandante della Forza X, assegnata alla
scorta diretta del convoglio), mentre avanzava a 14 nodi: lo scoppio aprì una
falla larga tredici metri, i locali caldaia prodieri vennero allagati, le pompe
non entrarono in funzione, la corrente mancò a tutta la nave, il timone rimase
bloccato facendo girare in cerchio la nave, scoppiarono alcuni contenuti
incendi e 52 membri dell’equipaggio persero la vita. Per evitare l’affondamento
od il capovolgimento, occorse puntellare varie paratie, isolare i compartimenti
allagati ed allagarne alcuni altri sul lato opposto per ridurre lo sbandamento.
Alle 20.10 l’incrociatore, notevolmente sbandato sulla sinistra (la nave sbandò
subito 13°, divenuti 17° dopo tre minuti; poi ridotti a 5°), dovette
trasbordare l’ammiraglio Borrough sul cacciatorpediniere Ashanti e rientrare poi a Gibilterra a 14 nodi, scortato ed
assistito dai cacciatorpediniere Derwent,
Bicester e Wilton. Le sue riparazioni richiesero oltre un anno, concludendosi
soltanto nel settembre 1943.
Sopra, il Nigeria sbanda dopo il siluramento (da www.uboat.net) e, sotto, la falla prodotta dal
siluro dell’Axum (USMM)
Due siluri avevano poi
colpito a poppa sinistra l’anziano incrociatore antiaerei Cairo (di 4190 tonnellate di dislocamento, al comando del capitano
di vascello Cecil Campbell Hardy), che in quel momento stava procedendo a 8
nodi, asportandone la poppa (compresa l’elica di sinistra) e facendo mancare
l’energia elettrica a tutta la nave, oltre ad uccidere 24 membri del suo
equipaggio. Dopo l’evacuazione dell’equipaggio il Cairo (376 i superstiti), appoppato, incendiato ed immobilizzato,
dovette essere finito a colpi di cannone dal cacciatorpediniere di scorta Derwent (un altro, il Pathfinder, lo aveva già mancato con
quattro siluri e lanciato inutilmente alcune bombe di profondità nel tentativo
di accelerarne l’affondamento).
Il quarto siluro,
infine, aveva colpito a centro nave la nave cisterna Ohio (capitano Dudley William Mason), il mercantile più importante
del convoglio (essendo l’unica petroliera, con un vitale carico di carburante),
arrecandole pesanti danni: uno squarcio di sette metri per otto nel lato
sinistro del locale pompe (l’esplosione aveva aperto una falla anche sul lato
di dritta, allagando completamente il locale, e lo squarcio si estendeva sino
al ponte di coperta), la messa fuori uso di bussole e trasmissioni del timone (costringendo
a realizzare un’improvvisata stazione di governo d’emergenza a poppa), e lo
spegnimento delle caldaie (lasciandola temporaneamente immobilizzata) ed un violento
incendio a bordo. Nel giro di venti minuti, l’equipaggio della petroliera
riuscì ad arginare l’incendio e proseguire a 13 nodi nonostante i danni: la
nave venne colpita ancora da diversi attacchi aerei (da bombe e persino da un
bombardiere tedesco Junker Ju 87 che, abbattuto dalle sue mitragliere, si
schiantò sulla sua murata), ma la sovrumana determinazione del suo equipaggio,
il rimorchio da parte del dragamine Rye
e del cacciatorpediniere Bramham e
l’appoggio dei cacciatorpediniere Ledbury
e Penn, che la affiancarono su
ciascun lato, le avrebbero infine permesso di raggiungere Malta il 15 agosto.
Qui sarebbe infine affondata, spezzandosi in due, dopo aver scaricato a terra
il prezioso carburante.
L’Ohio viene colpita dal siluro dell’Axum.
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L’attacco dell’Axum avrebbe avuto ulteriori risvolti
negativi sul convoglio in quanto Cairo
e Nigeria erano le uniche unità della
Forza X dotate di personale ed apparecchiature per la coordinazione con i
caccia della scorta aerea, e la loro messa fuori uso indebolì di molto
l’efficacia della scorta aerea, che non si poté più coordinare col convoglio
(così facilitando i successivi attacchi aerei italo-tedeschi, che mieterono
numerose vittime). Per giunta, l’attacco si era verificato proprio durante la
manovra per passare da una formazione su quattro colonne ad una su due (per
manovrare in acque più ristrette), che dovevano avere proprio Cairo e Nigeria in testa ad ogni colonna: privo di guida, di ordini
(durante il tempo necessario al trasferimento dell’ammiraglio Burrough dal Nigeria all’Ashanti, il quale a sua volta dovette così temporaneamente
assentarsi dal suo ruolo di capo flottiglia della 6th Destroyer
Flotilla) e di quasi metà della scorta (dal momento che cinque
cacciatorpediniere dovettero essere distaccati per l’assistenza degli
incrociatori danneggiati), il convoglio precipitò temporaneamente nel caos.
Erano passati quattro
minuti e mezzo dal lancio quando la reazione della scorta ebbe inizio. L’Axum era a 65 metri quando fu gettata
una prima scarica di bombe di profondità, che risultò centrata; Ferrini portò
la sua unità a 100 metri, poi fece fermare ogni macchinario per non produrre
rumori rilevabili dagli idrofoni.
Seguirono due ore di
caccia antisommergibile, assai lenta, con scariche la cui accuratezza variava
di volta in volta; ogniqualvolta l’Axum
saliva a 80-90 metri, si potevano sentire chiaramente le battute
dell’ecogoniometro, sempre seguite dall’immediato lancio di una scarica di
bombe di profondità. Di conseguenza Ferrini decise di mantenere il sommergibile
a quote comprese tra i 100 ed i 120 metri di profondità, specie dopo che, alle
21.35, si sentì un cacciatorpediniere mettere in moto e passare da prora a
poppa producendo, oltre al rumore delle eliche, quello che pareva il rumore
prodotto da un cavo guizzante, che fece pensare all’uso di una torpedine da
rimorchio.
Dopo le 22.15 venne
notato che c’era un’altra nave, più lontana, ma anche quella impegnata nella
caccia sembrò essere finalmente in allontanamento. Complessivamente erano state
lanciate circa 60 bombe di profondità.
Alle 22.50, l’Axum emerse con rilevamento 330° ed
avvistò, tre chilometri a poppavia, una grossa nave in fiamme; un’altra nave
incendiata, avvolta da copioso fumo, a 45° sulla dritta; ed una terza già
consumata dalle fiamme, a 70° dalla poppa (verso sinistra), dalla quale si
levava un fumo denso e grigiastro. L’incendio della prima nave illuminava fin
troppo bene l’Axum, e Ferrini vide
poco lontano due cacciatorpediniere in moto, che stavano iniziando ad
effettuare segnalazioni, s’immerse per evitare di subire una nuova caccia e
potersi così allontanare dalla zona per cambiare aria e ricaricare le batterie.
All’1.30 del 14
agosto l’Axum emerse e si allontanò
verso nord, continuando a vedere in lontananza un grosso incendio, dal quale di
quando in quando si levavano nel cielo alte fiammate.
Tornato ad immergersi
alle 6.10, Ferrini constatò che i danni subiti nella caccia consistevano in una
perdita di oltre 400 litri all’ora, alla quota di 40 metri, dalla cassa
d’assetto AV, nella perdita (alla medesima quota) di 700 litri all’ora dalla
rapida, ed in perdite di scarsa entità dagli astucci. La perdita dalla cassa AV
impediva al sommergibile d’immergersi a più di 40 metri.
Ferrini decise di
restare nell’area; alle 10.25, ricevuto da Maricosom l’ordine di rastrellare un
tratto di mare, emerse ed assunse rotta per l’area assegnata, ma alle 10.50 un
nuovo ordine dello stesso Comando lo fece nuovamente immergere, dato che era
probabile che presto sarebbe passata in zona una formazione britannica diretta
ad ovest (i resti della scorta del convoglio, che ora rientravano). Tra le
11.45 e le 13.30 vennero avvertite delle esplosioni in lontananza, senza vedere
nulla, ed alle 15.50 fu ricevuto l’ordine di porsi alla ricerca di un
portaerei, quindi l’Axum emerse e
procedette in superficie per rilevamento 230°, verso la zona indicata. Alle
16.33 un ulteriore ordine portò il battello ad immergersi di nuovo, ma la
perdita della cassa assetto AV andò aggravando; ciò non indusse Ferrini a
lasciare la zona, volendo poter attaccare eventuali navi nemiche isolate e
danneggiate. Alle 20 giunse proprio l’ordine di attaccare un’unità isolata e
danneggiata, così l’Axum riemerse e
si mise alla sua ricerca; alle 23.45, mentre procedeva con rotta 270°, vide in
lontananza, su rilevamento 110°, il lancio di due razzi illuminanti, e dieci
minuti dopo il lancio di altri tre razzi, stavolta vicinissimi, a poppavia.
Fermati immediatamente i motori, Ferrini vide altri due razzi lanciati più
bassi, proprio sulla sua verticale; effettuò un’immersione rapida, sentendo
chiaramente il motore di un aereo, e quando fu a venti metri di profondità
sentì una bomba scoppiare in lontananza.
La perdita della
cassa assetto AV a prua impediva di scendere a più di 40 metri, dunque l’Axum si tenne a questa quota e si
allontanò immerso verso nord. Tra le 00.17 e le 00.40 del 14 agosto rilevò agli
idrofoni dei rumori sospetti, che non diminuirono nemmeno a seguito di
accostate da parte del battello.
Riemerso all’1.30, l’Axum tornò in agguato fino alle 5.45,
quando s’immerse di nuovo per tutto il resto del giorno, durante il quale
sentì, ad intervalli, delle scariche di bombe in lontananza. Riemerso alle 21,
in considerazione dei danni riportati due giorni prima, Ferrini decise infine
per il rientro. Giunto sul punto «T 3» di Trapani alle 7.30 del 15 agosto,
seguì le rotte di sicurezza e si ormeggiò alla banchina sommergibili alle 10.05
del Ferragosto 1942, concludendo così la sua vittoriosa missione.
La battaglia di Mezzo
Agosto, la più grande battaglia aeronavale mai combattuta nel Mediterraneo, si
concluse con pesantissime perdite da parte alleata: a fronte della perdita, da
parte dell’Asse, dei sommergibili Dagabur
e Cobalto e di una sessantina di
aerei, e del grave danneggiamento degli incrociatori Muzio Attendolo e Bolzano,
i britannici persero la portaerei Eagle,
gli incrociatori leggeri Manchester e
Cairo, il cacciatorpediniere Foresight e nove dei mercantili – tutti
tranne Ohio, Rochester Castle, Port
Chalmers, Brisbane Star e Melbourne Star – e lamentarono il grave
danneggiamento della portaerei Indomitable,
degli incrociatori leggeri Kenya e Nigeria e di tre dei mercantili
superstiti (Ohio, Rochester Castle e Brisbane Star). Tuttavia, l’arrivo a Malta di cinque mercantili con
29.000 tonnellate di rifornimenti apportò un parziale sollievo all’isola
stremata, che poté gradatamente riacquistare le proprie capacità offensive.
Ottobre 1942
Inviato in agguato
nelle acque delle Baleari.
Novembre 1942
Di nuovo in agguato
al largo delle Baleari.
7 novembre 1942
Avvista unità nemiche
in posizione 37°14’ N e 02°23’ E, ma viene sottoposto a caccia antisommergibile
e danneggiato, ed il suo attacco viene così impedito.
9 novembre 1942
Lascia il settore
d’agguato in serata e torna alla base.
Febbraio 1943
Pattuglia il Golfo
della Sirte per attaccare eventuale traffico avversario.
Aprile 1943
Inviato in agguato a
nordovest e poi a sudest di Capo Fer.
11 aprile 1943
Mentre si trova nelle
acque della Sardegna insieme ai sommergibili Argo, Velella e Acciaio, navigando durante una violenta
maestralata, imbarca molta acqua a causa di un colpo di mare e subisce la messa
fuori uso di ambedue i periscopi, venendo così costretto a tornare alla base.
21 giugno 1943
L’Axum, mentre è in navigazione da La
Spezia a La Maddalena, viene avvistato alle 13.20, in posizione 42°35’ N e
08°38’ E (cinque miglia a nordovest di Calvi, in Corsica, mentre l’Axum procede su rotta 210°) e da 3660
metri di distanza, dal sommergibile britannico Templar (tenente di vascello Denis John Beckley). Alle 13.30 il Templar lancia un siluro da 1370 metri,
mancando il bersaglio, e tre minuti dopo (dopo aver riguadagnato la quota
adatta, che era stata brevemente persa) ne lancia altri quattro, dalla medesima
distanza; evitate le armi dall’Axum,
il battello britannico ne lancia ancora due alle 13.40, da una distanza ormai
salita a 2750 metri, di nuovo senza risultato. L’Axum avvista brevemente il periscopio dell’attaccante, ma si limita
a manovre evasive senza contrattaccare coi siluri dei tubi di poppa, perché la
distanza è così scarsa che le armi non avrebbero il tempo di attivarsi.
8 settembre 1943
All’annuncio
dell’armistizio, l’Axum (tenente di
vascello Vittorio Barra) si trova a Gaeta, dov’è giunto il giorno stesso da
Pozzuoli (considerata troppo vicina al fronte) per effettuarvi dei lavori di
riparazione dei motori diesel (quelli originari, ormai usurati, sono stati
infatti sostituiti con nuovi motori di fabbricazione tedesca, ma uno di essi è
andato in avaria durante le prove in mare nel Golfo di Napoli).
L’annuncio
dell’armistizio viene dato all’equipaggio, radunato in assemblea, dal
comandante Barra: molti marinai, soprattutto di leva, esultano per quella che
credono essere la fine della guerra e l’imminente ritorno a casa, mentre gli
ufficiali ed i sottufficiali di carriera, intuendo cosa stia per accadere
veramente, sono preoccupati; il comandante Barra riporta l’equipaggio
all’ordine, e per alcune ore le attività a bordo proseguono normali come ogni
giorni.
9 settembre 1943
Nelle prime ore del
9, truppe tedesche attaccano la banchina e travolgono le sentinelle, tentando
di catturare le navi ormeggiate (oltre all’Axum,
alcune corvette). Alle 2.15 gli uomini sull’Axum
vedono altri uomini correre nel buio verso di loro, gesticolando e gridando di
scappare in fretta, perché i tedeschi stanno occupando il porto e catturando le
navi all’ormeggio. Senza perdere tempo a spostare la passerella (che resta sul
molo) e sciogliere gli ormeggi (che verranno strappati dal sommergibile in
partenza), viene subito messo in moto l’unico motore diesel funzionante,
portato a tutta forza; nella fretta di partire, l’Axum urta leggermente la corvetta Pellicano, anch’essa in fuga.
Sfuggito alla cattura
da parte delle forze tedesche, il sommergibile assume rotta verso nord, e
all’alba, nelle acque di Civitavecchia, passa vicino a delle motovedette
tedesche che però non badano alla sua presenza.
Per prendere tempo e
comprendere cosa stia accadendo, il comandante Barra porta l’Axum a Montecristo, dove trascorre la
notte in un’insenatura.
10 settembre 1943
Raggiunge
Portoferraio, dove si sono radunate numerose torpediniere, corvette e
sommergibili provenienti dai porti dell’Alto Tirreno. Assume il comando di tali
forze l’ammiraglio Amedeo Nomis di Pollone.
12 settembre 1943
Lascia Portoferraio
diretto a Palermo, sempre propulso da un solo motore. In base alle disposizioni
dell’armistizio, vengono verniciati dei cerchi neri a prua ed issato un pennello
nero sul periscopio; a causa della propria bassa velocità, l’Axum rimane da solo nel suo viaggio, ma
riuscirà comunque a raggiungere Palermo.
19-20 settembre 1943
Riparte da Palermo
insieme a cinque altri sommergibili (Filippo
Corridoni, Nichelio, H 1, H
2 e H 4) ed a diverse navi di
superficie (le torpediniere Aliseo, Animoso, Ardimentoso, Ariete, Calliope, Fortunale, Indomito ed Antonio Mosto, le corvette Ape, Cormorano,
Danaide, Gabbiano, Minerva e Pellicano, il cacciasommergibili
ausiliario AS 121 Regina Elena, le
motosiluranti MS 35, MS 55 e MS 64, i cacciasommergibili VAS
201, VAS 204, VAS 224, VAS 233, VAS 237, VAS 240, VAS 241, VAS 246 e VAS 248) e si trasferisce a Malta, dove
si ormeggia accanto all’incrociatore leggero Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi (a bordo del quale l’equipaggio
dell’Axum va per i pasti, e sul quale
uomini dell’Axum monteranno di
guardia). Il giorno seguente viene ormeggiato, insieme ai sommergibili Atropo, Fratelli Bandiera, Marcantonio
Bragadin, Filippo Corridoni, Giada, Marea, Nichelio, Vortice e Luigi Settembrini a Marsa Scirocco, alle dipendenze della corazzata
Giulio Cesare.
Durante la permanenza
a Malta non mancano le tensioni; alcuni sottufficiali di carriera, non condividendo
la resa agli Alleati, sfruttano il malcontento creatosi tra l’equipaggio per la
sottrazione di sigarette dalle razioni di bordo per proporre di impadronirsi
delle armi portatili presenti a bordo, con l’intento, in realtà, d’impadronirsi
del sommergibile, ma la cosa non ha seguito.
9 ottobre 1943
Lascia Malta (da solo
e con quattro giorni di anticipo rispetto agli altri sommergibili, data la sua
minore velocità) e fa ritorno a Taranto, sempre a bassa velocità e con un solo
motore.
Durante la cobelligeranza, riparati finalmente i motori, verrà impiegato in missioni d’infiltrazione di spie e sabotatori, sbarcati sulle coste greche ed italiane occupate dalle truppe tedesche.
Durante la cobelligeranza, riparati finalmente i motori, verrà impiegato in missioni d’infiltrazione di spie e sabotatori, sbarcati sulle coste greche ed italiane occupate dalle truppe tedesche.
L’Axum a Malta nell’ottobre 1943, in una foto a colori dell’epoca (da
miles.forumcommunity.net)
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30 novembre 1943
L’Axum (tenente di vascello Giovanni
Sorrentino) parte da Brindisi alle 16.20 per la sua prima missione
d’infiltrazione, con a bordo 15 agenti dell’OSS (Office of Strategic Services,
precursore della CIA), alcuni dei quali componenti la missione «Vittorio»
(incaricata di costituire una rete informativa a Roma).
4 dicembre 1943
Sbarca presso Pesaro le
missioni gli agenti incaricati delle missioni «Iris» (capo missione capitano
Enrico Sorrentino, che raggiungerà Roma) e «Siria» (guidata dal sottotenente di
artiglieria Arrigo Paladini, incaricato di stabilire i contatti radio tra i
gruppi partigiani operanti nell’Italia centrale e le forze statunitensi; è la
prima missione congiunta dell’OSS e dell’ORI, l’Organizzazione per la
Resistenza Italiana, una sorta di “servizio segreto” della Resistenza); lo
stesso giorno sbarca presso Gabicce Mare (Cattolica) il secondo capo
segnalatore Antonio Maddalozzo, arruolatosi nell’OSS, che raggiungerà il Friuli
per concordare lanci di rifornimenti ai partigiani operanti nell’area di Cismon
del Grappa, nonché per raccogliere informazioni su concentrazioni e movimenti
di truppe tedesche e sulle linee di comunicazione.
8 dicembre 1943
Sbarca a Gabicce la
missione «Pescia 2» dell’OSS-ORI (radiotelegrafista Giovanni Alberto Fabbri),
poi si inizia la navigazione di rientro, durante la quale, a causa di un’avaria
ai motori, raggiunge Taranto anziché Brindisi.
19 dicembre 1943
Sempre al comando del
tenente di vascello Sorrentino, salpa da Brindisi per la seconda missione speciale,
consistente nello sbarco di agenti greci della Force 133 del SOE (Special
Operations Executive), ma è immediatamente costretto al rientro da un’avaria ad
un motore diesel.
21 dicembre 1943
Torna in porto.
L’Axum, a destra, ed il sommergibile Argo in allestimento a Monfalcone nel novembre 1936 (g.c. Marcello Risolo) |
La fine
Dopo essere
sopravvissuto a tre anni di dura guerra contro le forze angloamericane, senza
mai essere seriamente danneggiato e riportando anzi un notevole successo a
Mezzo Agosto, l’Axum fu uno dei pochi
sommergibili italiani che andarono perduti durante la cobelligeranza.
Il 25 dicembre 1943 –
terminate le riparazioni dell’avaria al motore – il battello, al comando del
tenente di vascello Giovanni Sorrentino, lasciò Taranto per una missione di
recupero di informatori nel Golfo di Arcadia (oggi di Kyparissia), a sud di
Capo Katacolon e del canale tra Zante e la Morea.
Dopo due giorni di
navigazione, l’Axum arrivò nel punto
indicato per il recupero degli informatori (costa occidentale della Morea) alle
otto di sera del 27 dicembre; giunti da terra i segnali prestabiliti, mise a
mare un canotto al comando di un ufficiale britannico. Mentre aspettava che il
canotto tornasse con gli informatori, l’Axum
iniziò a pendolare dinanzi al punto, a poca distanza dalla riva, ma ciò lo
portò ad incagliarsi su una secca rocciosa non indicata nelle mediocri carte
nautiche disponibili (erano a scala ridotta, e mancava una carta idrografica
dettagliata), presso la spiaggia di Kaifas, in posizione 37°31’ N e 21°35’ E.
Nessuna manovra valse
a disincagliarlo: l’equipaggio dovette infine rassegnasi e scendere a terra. Tutto
il materiale asportabile, le armi e le munizioni presenti sul sommergibile
furono rimosse e consegnate ai partigiani greci; nel pomeriggio del 28 dicembre
il comandante Sorrentino dovette collocare le cariche esplosive destinate a
distruggere il suo battello. Nelle prime ore del 29 dicembre, ottenuto
l’assenso del capitano britannico Peter (responsabile della missione), il
comandante Sorrentino, con pochi altri uomini rimasti a bordo, accese le micce
e fece saltare l’Axum.
Preso atto della
pericolosità del mare in quell’area, Sorrentino decise di non richiedere
l’invio di una nave sul posto per recuperare il suo equipaggio, bensì di
trasferirsi in un luogo più sicuro per la nave soccorritrice, anche a costo di
dover trascorrere del tempo in territorio occupato dalle forze tedesche.
L’equipaggio italiano
e gli informatori alleati dovettero pertanto riparare nelle montagne della
Morea, sotto la protezione dei partigiani greci, e qui passarono un mese. Il 22
gennaio un aereo della Royal Air Force lanciò loro scarpe ed indumenti
invernali, in modo da renderli in grado di attraversare le montagne; infine,
verso la fine del gennaio 1944, marinai italiani ed agenti britannici dovettero
compiere una marcia di cinque giorni attraverso le montagne della Morea, per
raggiungere Marathopolis, vicino all’isola di Proti. Qui vennero finalmente
recuperati dalla torpediniera di scorta Ardimentoso il 29 gennaio 1944, e
riportati a Taranto il giorno seguente.
Proprio il 22
gennaio, intanto, militari tedeschi avevano trovato il relitto devastato e
semisommerso dell’Axum su una
spiaggia 20 km a sudest di Pyrgos; i subacquei germanici vi si erano immersi
per trovarlo spogliato di ogni cosa.
Fu lasciato dov’era;
rimase lì per diversi anni, con la torretta affiorante dalla superficie,
oggetto di visite da parte di abitanti del luogo.
Quanto restava dell’Axum venne infine demolito negli anni
Cinquanta.
Caduti in guerra sull’Axum:
Giuseppe Bocci, secondo capo elettricista,
deceduto in territorio metropolitano il 12.12.1942
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