martedì 5 maggio 2015

Marcello

Il varo del Marcello (g.c. Gruppo di Cultura Navale)

Sommergibile oceanico capoclasse della classe omonima (dislocamento di 1060 tonnellate in superficie e 1313 in immersione). Svolse in guerra 4 missioni in Mediterraneo e 3 in Atlantico, percorrendo 10.312 miglia in superficie (7103 in Atlantico e 3209 in Mediterraneo) e 807 in immersione (505 in Atlantico e 302 in Mediterraneo) e trascorrendo 90 giorni in mare.

Breve e parziale cronologia.

4 gennaio 1937
Impostazione nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1192).
20 novembre 1937
Varo nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
5 marzo 1938
Entrata in servizio. Terminato un breve periodo di prove in mare ed addestramento, viene assegnato alla XXI Squadriglia del II Gruppo Sommergibili di Napoli ed adibito ad intenso addestramento, sino all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Di tale squadriglia, insieme ai gemelli Provana, Dandolo e Nani, risulterà ancora far parte due anni più tardi, all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale.
25 settembre 1939
Assume il comando del Marcello il tenente di vascello Folco Buonamici, che lo manterà fino al 22 febbraio 1940.
23 febbraio 1940
Diviene comandante del sommergibile Raffaele Barbera, fino al 4 aprile 1940, quando sarà sostituito dal capitano di corvetta Luigi Donini.

Questa spettacolare immagine del varo dei gemelli Mocenigo, Dandolo e Marcello (da sinistra verso destra), tutti varati il 20 novembre 1937 ai CRDA di Monfalcone, è in realtà un fotomontaggio: i tre battelli furono infatti varati lo stesso giorno e nello stesso cantiere, ma non contemporaneamente (da “I sommergibili di Monfalcone” di Alessandro Turrini, supplemento alla Rivista Marittima n. 11 del novembre 1998, via Marcello Risolo e www.betasom.it)

5 giugno 1940
In previsione dell’ingresso in guerra dell’Italia, il Marcello (al comando del capitano di corvetta Luigi Donini) lascia Napoli per una missione di agguato offensivo nelle acque di Capo Palos, per formare uno sbarramento di cinque sommergibili (Marcello, Morosini, Faà di Bruno, Provana, Dandolo) tra Capo Palos Capo Falcon e Capo Tenès (Mediterraneo occidentale).
10 giugno 1940
A seguito di perdite di cloruro di metile, causate da un’avaria al sistema di condizionamento dell’aria, che hanno intossicato gran parte dell’equipaggio, il Marcello è costretto a riparare a Cagliari proprio mentre l’Italia entra in guerra.
Uno degli intossicati, il sergente silurista Adriano D’Andrea, muore a Cagliari il 12 giugno per le conseguenze dell’intossicazione.
23 giugno 1940
Terminate le riparazioni, il battello raggiunge una zona situata 25 miglia a nordest e 40 miglia ad est dell’isola La Galite per un breve agguato, insieme al più piccolo sommergibile Medusa, nell’ambito di un’operazione congiunta con la I Divisione Navale contro il naviglio francese in navigazione verso il Nordafrica. L’operazione viene però annullata, ed il Marcello torna subito a Napoli.
29 luglio 1929
Il capitano di corvetta Donini viene rimpiazzato al comando del Marcello dal parigrado Carlo Alberto Teppati, che sarà l’ultimo comandante del sommergibile.
2-19 agosto 1940
Svolge, insieme ai sommergibili di piccola crociera Ascianghi e Gondar, una nuova missione in Mediterraneo occidentale, ad est dello stretto di Gibilterra e più precisamente attorno al 36° parallelo, tra Gibilterra e Capo Quillates. È in corso l’operazione britannica «Hurry» (invio di aerei a Malta, bombardamento di Cagliari e azione diversiva nelle acque delle Baleari), ma il Marcello non avvista alcuna nave e torna alla base dopo aver percorso 2432 miglia.
Si decide poi di inviarlo in Atlantico, alle dipendenze della nuova base di Betasom.
31 ottobre 1940
Al comando del capitano di corvetta Carlo Alberto Teppati, lascia Napoli diretto in Atlantico (contemporaneamente ad esso si trasferiscono anche i sommergibili Morosini, Brin e Michele Bianchi, che formano il gruppo «Morosini», incaricato di formare uno sbarramento a maglie molto ampie al largo della penisola iberica, per intercettare il naviglio in navigazione tra Freetown ed il Regno Unito).

Il capitano di corvetta Alberto Teppati (g.c. Giovanni Pinna)

5 novembre 1940
Attraversa in immersione, iniziando l’attraversamento al mattino e concludendolo entro mezzanotte (con buone condizioni meteomarine, e senza incontrare navi nemiche) lo stretto di Gibilterra, senza incontrare problemi. Dovrebbe raggiungere il proprio settore operativo al largo di Oporto, ma lungo il percorso gli viene ordinato di portarsi al largo di Capo San Vincenzo per sostituire il Bianchi, assegnato a quella zona, che ha dovuto fare rotta su Bordeaux a causa di avarie subite durante il passaggio dello stretto.
7-27 novembre 1940
Si pone in agguato al largo di Capo San Vincenzo e si mette alla ricerca di due convogli (uno dei quali partito da Gibilterra) di cui gli è stata segnalata la presenza, che non riesce però a trovare (forse a causa di errori nelle posizioni indicate). Pattuglia le acque tra Vigo (Spagna) e le Azzorre.
27 novembre 1940
Raggiunti i limiti di autonomia senza aver avvistato alcuna nave, fa rotta per Bordeaux, sede della base atlantica italiana di Betasom.
2 dicembre 1940
Arriva a Bordeaux.
11 gennaio 1941
Il Marcello (capitano di corvetta Alberto Treppani) salpa in serata da Le Verdon per la seconda missione in Atlantico, a ponente dell’Irlanda e più precisamente tra i paralleli 59°30’ N e 53°00’ N e tra i meridiani 17°00’ O e 20°oo’ O, in gruppo con i sommergibili Luigi Torelli ed Alessandro Malaspina (gruppo «Malaspina», i cui sommergibili devono pattugliare settori adiacenti al largo dell’Irlanda sino ai limiti dell’autonomia).
17 gennaio 1941
Giunto nel proprio settore d’agguato, in serata il Marcello rileva subito un convoglio agli idrofoni e si porta a poppavia di esso per stimarne rotta e velocità prima di attaccare, ma non passa molto prima che uno dei cacciatorpediniere della scorta lo avvisti, costringendolo ad immergersi prima di poter lanciare il segnale di scoperta. Il Marcello viene poi fatto oggetto del lancio di cinque bombe di profondità, che causano seri danni alla cassa assetto di prua. Conclusa la caccia ed allontanatesi le navi, il mattino successivo il sommergibile riemerge e lancia il segnale di scoperta con la posizione, ma non riesce più a trovare il convoglio.
19 gennaio 1941
A seguito dei seri danni subiti alla cassa assetto prodiera, che non è possibile riparare con i mezzi disponibili a bordo, il Marcello è obbligato ad avviarsi sulla via del ritorno a Bordeaux.
20 gennaio 1941
Durante il mattino avvista, mentre procede in superficie, un piroscafo in navigazione verso est, di cui stima la stazza in 7000 tsl; il Marcello s’immerge, ma ne perde così ogni traccia (forse per problemi agli idrofoni, forse per via del mare mosso) e deve tornare in superficie, così, alle 13.35 (ora di Roma), ritrova ed attacca il piroscafo con i due cannoni da 100 mm, a grande distanza (4000 metri), nel punto 49°15’ N e 18°45’ O (o  50° N e 19° O), in condizioni di mare molto sfavorevoli. Il piroscafo vira per fuggire e risponde al fuoco con il cannone di poppa; sul Marcello si ritiene di aver danneggiato da subito la nave nemica, ma nella fase iniziale dell’azione, a causa del mare molto mosso, i quattro artiglieri del cannone prodiero del Marcello vengono trascinati in mare da un’enorme onda: il sommergibile deve interrompere il tiro e tornare indietro per recuperarli, e tre possono essere recuperati vivi, grazie anche all’eroico slancio di tre uomini (il guardiamarina Ermenegildo Bonin ed i marinai Emilio Bonfanti e Giuseppe Failutti) che si tuffano in mare per soccorrere uno di essi, ma il quarto, il marinaio Enrico Bonazzola, forse stordito dopo aver sbattuto contro la torretta, scompare subito in mare. A niente valgono le ricerche del Marcello, che ricomincia il fuoco contro il mercantile; dopo aver sparato in tutto 24 salve, il comandante Teppati riterrà alla fine di aver affondato la nave attaccata, che ritiene scomparsa in una nuvola di fumo e vapore.
Il bersaglio e gli esiti dell’attacco sono tuttora discussi: dato che durante l’attacco il Marcello aveva intercettato un SOS lanciato dal mercantile, che indicava il proprio nominativo radio come SVBL, il servizio di decrittazione tedesco (xB-Dienst) identificò all’epoca la nave attaccata nel piroscafo greco Eleni di 5655 tsl (il cui affondamento fu rivendicato da un comunicato del Comando Supremo italiano pochi giorni dopo), che aveva appunto tale nominativo radio, e le fonti italiane, nel 1963, ritennero che l’attacco fosse stato infruttuoso (l’Eleni infatti sopravvisse alla guerra ed andò perduto per incaglio nel 1946).
Successive ricerche hanno portato a ritenere invece che il Marcello avesse attaccato ed affondato il piroscafo belga Portugal (1550 tsl, del 1906, appartenente alla Compagnie National Belge de Transports Maritimes), unità dispersa del convoglio «HG. 50» (Gibilterra-Regno Unito), in navigazione da Lisbona a Methil e Goole via Gibilterra (da dov’era partito l’8 gennaio unendosi appunto all’«HG. 50») con un carico di 2230 tonnellate di pirite, che aveva perso il contatto con il convoglio, essendo troppo lento per tenere il passo con le altre navi, nella notte dell’11 gennaio in posizione 35°50’ N e 13°40’ E (per altra fonte, probabilmente erronea, perse il contatto con il convoglio il 16) e venne dichiarato disperso con tutto l’equipaggio di 23 uomini dopo il 20 gennaio. Tuttavia la posizione dell’attacco del Marcello non si collocherebbe esattamente sulla sua rotta.
Secondo altre ricerche più recenti, tuttavia, il Portugal potrebbe essere invece stato affondato da un bombardiere Focke-Wulf Fw 200 «Condor» della Luftwaffe (I/Kampfgeschwader 40) od anche naufragato per il maltempo (un’altra tenue possibilità è che sia stato affondato da un altro sommergibile italiano, il Nani, che scomparve anch’esso in quei giorni, ma è probabile che il Nani fosse già a sua volta affondato entro quel momento), mentre bersaglio dell’azione del Marcello sarebbe stato il piroscafo britannico Thelma di 1593 tsl (carico di pirite ed arance ed anch’esso disperso dal convoglio «HG. 50», col quale aveva perso il contatto la notte successiva al Portugal, il 12 gennaio), che fu attaccato con il cannone da un sommergibile alle 13.35 del 20 gennaio, nel punto 50° N e 18°45’ O (o 49°15’ N e 18°50’ O). Il Thelma, che diede la poppa al sommergibile e reagì con il proprio cannone, riuscì a sfuggire senza danni (o con pochi danni), probabilmente quando il Marcello dovette interrompere l’attacco per salvare i quattro cannonieri caduti in mare (è possibile che la “nube di fumo e vapore” nel quale il piroscafo “scomparve” sia stata una cortina fumogena stesa dallo stesso per coprirsi la fuga), e raggiunse poi Oban il 25 gennaio 1941. Orario e posizione degli attacchi riportate da Marcello e Thelma appaiono approssimativamente corrispondenti, così come le salve sparate dal sommergibile: 24 secondo il rapporto del Marcello, tra 20 e 25 secondo il comandante del Thelma; non risultano peraltro altri attacchi con il cannone in posizione e data compatibili da parte di altri sommergibili dell’Asse. Si nota tuttavia il Thelma (e nemmeno il Portugal) non aveva come nominativo radio SVBL, né uno simile (quello del Thelma era MBKK).
24 gennaio 1941
Arriva a Pauillac, vicino a Bordeaux, concludendo la missione.

Il Marcello nel 1938 (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net)

La scomparsa

Il 6 febbraio 1941 il Marcello, ancora al comando del capitano di corvetta Teppati, lasciò Bordeaux per la terza missione atlantica, di nuovo a ponente dell’Irlanda, facendo parte del gruppo «Bianchi» (sommergibili Michele Bianchi, Marcello, Otaria e Barbarigo, che dovevano pattugliare zone contigue al largo dell’Irlanda sino ai limiti dell’autonomia, prima di tornare alla base). Il settore rettangolare assegnato al Marcello, che misurava 60 miglia per 101, era delimitato dai meridiani 14° e 17° O e dai paralleli 55° e 56° N.
Il 16 febbraio il sommergibile Otaria, giunto nel suo settore per rimpiazzarlo, non riuscì a trovarlo.
Il 18 febbraio al Marcello fu ordinato di raggiungere un nuovo settore d’agguato, situato più a nord, e poi di attaccare una grossa nave cisterna, già danneggiata da aerei, che alle 13.30 si trovava in posizione 6167 nel quadrante 11.
L’indomani, alle 12.05 (ora di Roma), il Marcello ricevette ordine di raggiungere il nuovo settore predeterminato «B» (avrebbe dovuto formare uno sbarramento di sommergibili con gli italiani Bianchi e Barbarigo ed i tedeschi U 48, U 69, U 73, U 96 e U 107 a ponente delle isole britanniche), mentre alle 19.20 Marcello e Barbarigo furono informati dell’avvistamento, da parte di un aereo, di un convoglio nel quadrante 4615; di conseguenza il Marcello fu assegnato al sottoquadrante 46 ed il Barbarigo al sottoquadrante 66, con l’ordine per entrambi di pattugliare le rispettive zone lungo il parallelo (est-ovest e viceversa). Fu anche comunicata loro la presenza in zona di U-Boote tedeschi.
Alle 2.23 del 21 febbraio Betasom, con un nuovo ordine, assegnò il Marcello al settore 27-74-43, il Barbarigo al 46-67-36 ed il Bianchi al 46-99-52, e all’1.20 del 22 ordinò a tutti e tre i sommergibili di effettuare il loro pattugliamento con rotta 45° e velocità 8 nodi fino a nuovo ordine.
Il 24 febbraio, alle 10.15, Betasom ordinò ai sommergibili di comunicare la propria posizione, e ripeté l’ordine a mezzogiorno del 25, per poi ordinare alle 20.20 a Marcello, Bianchi e Barbarigo di spostarsi rispettivamente nelle posizioni 6199 13, 2799 44 e 5399 11. Con lo stesso messaggio, Betasom segnalò un convoglio di 25 navi che alle 14 era in posizione 2715 nel sottoquadrante 25, in direzione 270°, con velocità di 7 nodi. L’indomani, alle 2.20, Betasom aggiunse che alle 23.50 del giorno precedente il convoglio era in posizione 61 90 nel sottoquadrante 56, con rotta 230° e velocità 8 nodi, ordinando ai sommergibili di convergere su di esso.
Il 27 Betasom informò i sommergibili che il convoglio si era disperso, ordinando di attaccare due navi che si trovavano in posizione 56-99/66 con rotta 270° e velocità 4 nodi, ma lo stesso giorno, alle 11.25, il comando del XI Gruppo Sommergibili Atlantici dovette informare Roma di aver perso ogni contatto con il Marcello.
Il 18 marzo 1941, Betasom e Maricosom dichiararono il Marcello scomparso. I 55 uomini del suo equipaggio furono dichiarati morti il 6 aprile 1941.
Sulla sua fine esistono poche certezze e molte congetture.
Il 22 febbraio, mattino, il Bianchi avvistò un periscopio nel punto 57°55’ N e 17°40’ E, ma poco dopo s’immerse; alle 16 ed alle 21.15 tale battello sentì delle detonazioni di bombe di profondità, complessivamente circa 40. Proprio alle 16 ora italiana (15 ora britannica), il cacciatorpediniere britannico Montgomery (capitano di fregata Henry Freston Nash), di scorta al convoglio OB. 287, effettuò un’azione antisommergibili nel punto 59°00’ N e 17°00’ O (ad ovest delle isole Ebridi); questa è stata perciò l’azione ritenuta come più probabilmente responsabile dell’affondamento del Marcello. Tuttavia le posizioni indicate da Bianchi e Montgomery distano fra loro di 68 miglia, distanza che il Marcello avrebbe dovuto percorrere in sei ore: impossibile qualora il sommergibile fosse stato immerso.
Il documento britannico sulle perdite di sommergibili dell’Asse pubblicato nel giugno 1946 accreditò l’affondamento del sommergibile ad un idrovolante Short Sunderland (il P9624/H del capitano E. R. Baker) del 210th Squadron, che lo avrebbe affondato nel punto 58°38’ N e 11°51’ O (150 miglia ad ovest di Cape Wrath), 350 miglia a ponente delle isole Ebridi, ma indicando come data dell’azione il 6 gennaio 1941, cioè un mese prima che il Marcello prendesse il mare, così privando di fondamento tale versione.
Il 12 febbraio 1949 la Marina italiana chiese alla Royal Navy informazioni che permettessero di determinare la sorte del sommergibile scomparso; la prima che giunse fu quella che attribuiva l’affondamento del Marcello al Sunderland di Baker, il 6 gennaio 1941, ossia la versione chiaramente erronea. Le fonti italiane, per parte loro, nel volume “Navi militari perdute” dell’USMM, accreditavano l’affondamento del sommergibile ad un attacco da parte di un caccia Hawker Hurricane (queste erano le conclusioni cui era giunta la commissione d’inchiesta italiana il 9 ottobre 1949), ma il 17 maggio 1954 l’Ammiragliato britannico informò che anche tale versione era da considerarsi sbagliata, ed affermò che la causa più probabile della perdita del sommergibile era stata l’attacco effettuato dal Montgomery alle 15.50 del 22 febbraio 1941.
Clay Blair, nel suo libro “Hitler’s U-Boat War”, affermò che il Marcello fu affondato col cannone e con bombe di profondità dal Montgomery nella notte tra il 23 ed il 24 febbraio, dopo essere sopraggiunto nel colmo dello scontro mentre il convoglio «OB 288» (48 navi mercantili partite da Liverpool il 18 febbraio e disperse il 22) era sotto attacco da parte di cinque U-Boote tedeschi (U 96, U 95, U 123, U 69 e U 73, che affondarono i primi due tre navi ciascuno, e gli altri una nave ciascuno) e del Bianchi (che affondò una nave). Anche tale versione è però poco verosimile, giacché nel proprio rapporto il comandante del Montgomery non disse mai di aver usato il cannone, ed in merito alle bombe di profondità asserì di averne lanciate solo sei contro un contatto nitido, senza peraltro rilevare alcunché che potesse confermare l’avvenuto affondamento dell’unità nemica. Per giunta, il Montgomery non faceva parte del convoglio «OB. 288», la cui scorta (cacciatorpediniere Antelope, Achates e Georgetown, corvette Heather e Picotee, peschereccio armato Ayrshire) aveva lasciato il convoglio la mattina del 23, mentre l’attacco aveva avuto luogo in serata.
Altre fonti italiane (“Uomini sul fondo” di Giorgio Giorgerini), parlano di tre possibili azioni antisommergibile che potrebbero aver affondato il Marcello il 21 od il 22 febbraio: quella già menzionata da parte del Montgomery; una seconda da parte del cacciatorpediniere britannico Hurricane (nel punto 56°19’ N e 07°59’ O), ed una terza da parte della corvetta Periwinkle (nel punto 59°18’ N e 14°32’ O). Hurricane e Periwinkle appartenevano allo stesso gruppo di scorta (EG 7) di cui faceva parte il Montgomery.
Nessuna di queste tre azioni avvenne tuttavia entro i limiti del settore operativo del Marcello, che, dal 19 febbraio, avrebbe dovuto essere tra i paralleli 57° e 58° Nord; peraltro, non solo il Montgomery, ma nemmeno Hurricane e Periwinkle avevano visto o recuperato alcunché che potesse portare a ritenere di aver affondato un sommergibile; le stesse autorità britanniche, in una lettera a quelle italiane, ammisero che Hurricane e Periwinkle si trovavano troppo ad est per poter aver affondato il Marcello.
Per qualche tempo è stata considerata come ulteriore possibilità il tentativo di speronamento da parte della motonave La Pampa, una delle navi del convoglio «OB 288», contro un sommergibile il 24 febbraio; ma successive ricerche hanno dimostrato che La Pampa aveva tentato di speronare l’U 69, che era sfuggito indenne con tempestiva immersione.
La fine del Marcello rimane ancor oggi controversa.

Un’altra immagine del Marcello (Coll. E. Bagnasco, tratta dal supplemento alla Rivista Marittima n. 9 di agosto-settembre 1996 “Le costruzioni navali della Regia Marina Italiana (1861-1945)” di Erminio Bagnasco, via www.betasom.it)

Scomparsi con il Marcello:
 
Maggiorino Acerbi, secondo capo nocchiere, da Larciano
Giovanni Addivinola, marinaio silurista, da Avellino
Carlo Alicata, capitano del Genio Navale, da Reggio Calabria
Pietro Allegra, marinaio, da Palermo
Attilio Arces, capo elettricista di prima classe, da Latiano
Vito Berardi, marinaio motorista, da Mola di Bari
Giovanni Bernardi, marinaio silurista, da Genova
Gaetano Bertotto, marinaio fuochista, da Chioggia
Guido Bevacqua, tenente del Genio Navale, da Roma
Aldo Blecich, marinaio silurista, da Fiume
Emilio Bonfanti, marinaio fuochista, da Santa Giustina
Ermenegildo Borin, aspirante sottotenente del Genio Navale, da Venezia
Valerio Caccia, sottocapo motorista, da Marmirolo
Alfonso Cantando, marinaio motorista, da Milano
Antonio Cisterna, marinaio torpediniere, da Roma
Renzo Colavini, tenente di vascello, da Roma
Bruno Colombo, marinaio silurista, da Busto Arsizio
Silverio Conte, marinaio, da ponza
Rodolfo De Curtis, marinaio silurista, 18 anni, da Somma Vesuviana
Ernesto De Guglielmi, sottotenente di vascello, da Cesio
Giovanni Di Meglio, marinaio silurista, da Barano d’Ischia
Giuseppe Failutti, marinaio radiotelegrafista, da Udine
Salvatore Fallica, marinaio, da Acireale
Silvano Finazzi, marinaio fuochista, da Chiuduno
Raffaele Francia, sergente radiotelegrafista, 24 anni, da Bologna
Nicolò Giancalone, marinaio, da Mazara del Vallo
Gilberto Leoni, marinaio elettricista, da Lenno
Antonio Lo Presti, marinaio, da Reggio Calabria
Adolfo Mancini, marinaio silurista, da Cortona
Corrado Marchione, capo silurista di terza classe, da Sparanise
Romanino Marchionna, marinaio elettricista, da Castel di Sangro
Vito Milana, capo radiotelegrafista di terza classe, da Alcamo
Albino Montruccoli, marinaio fuochista, da Bagnolo in Piano
Giovanni Palanca, marinaio, da Porto Recanati
Giuseppe Palmisano, capo meccanico di seconda classe, da Napoli
Mario Paneghel, sottocapo elettricista, da Motta di Livenza
Gaetano Parisi, marinaio cannoniere, da Napoli
Otello Pecorari, marinaio, da Zibello
Mario Pipisi, sottocapo radiotelegrafista, da Gavorrano
Lazzaro Pitzianti, capo meccanico di terza classe, da Cagliari
Angelo Pozzato, marinaio silurista, da Porto Tolle
Salvatore Randone, guardiamarina, da Siracusa
Aroldo Ranzi, capo radiotelegrafista di seconda classe, da Roma
Stefano Razeto, guardiamarina, da Camogli
Andrea Salvai, sottocapo cannoniere, da Mola di Bari
Vincenzo Salvati, capo meccanico di seconda classe, da Mercato San Severino
Giuseppe Sava, sottocapo silurista, da Messina
Armando Sepe, marinaio elettricista, da Napoli
Mario Sforza, capo silurista di terza classe, da Taranto
Vittorio Sina, marinaio, da Villanuova sul Clisi
Giuseppe Strano, marinaio cannoniere, da Catania
Giuseppe Tanoni, secondo capo elettricista, da Cremona
Carlo Alberto Teppati, capitano di corvetta (comandante), da Torino
Antonio Vicentini, sottocapo motorista, da Ariano nel Polesine
Emilio Zamengo, sottocapo segnalatore, da Mirano
Giorgio Zucchella, secondo capo cannoniere, da Torino
 
Caduti in precedenti missioni:
 
Enrico Bonazzola, marinaio cannoniere, da Vestrino (caduto in mare il 20.1.1941)
Adriano D’Andrea, sergente silurista, da Saronno (deceduto per intossicazione da cloruro di metile il 12.6.40)

Il tenente del Genio Navale Guido Bevacqua, morto sul Marcello (g.c. Giovanni Pinna)

Il marinaio fuochista Silvano Finazzi, 23 anni, morto sul Marcello (g.c. Rinaldo Monella/www.combattentibergamaschi.it)


Il Marcello sul sito del Museo della Cantieristica

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