Già Mauly, motonave da carico da
5463 tsl, 4883 tsn e 8268 tpl, lunga 118,68 metri (124,3 per altra fonte) e
larga 16,38, pescaggio 8,87 m, velocità 12,8 nodi. Appartenente alla Società
Anonima di Navigazione Lloyd Triestino (con sede a Trieste), matricola 202 al
Compartimento Marittimo di Venezia.
Breve e parziale cronologia.
2 giugno 1924
Impostata nel
Cantiere Navale Triestino (poi CRDA) di Monfalcone (numero di costruzione 137).
27 dicembre 1924
Varata nel Cantiere
Navale Triestino di Monfalcone come Mauly.
21 agosto 1925
Completata per la
Cosulich Società Triestina di Navigazione, con sede a Trieste. Stazza lorda
originaria 5942,67 tsl, stazza netta 3812,38 tsn, portata lorda 8560 tpl.
1926
Acquistata dalla
Società Veneziana di Navigazione a Vapore, con sede a Venezia, ed iscritta al
Compartimento Marittimo di Venezia.
1937
Acquistata dal Lloyd
Triestino.
5 luglio 1940
Requisita a Bari
dalla Regia Marina.
27 luglio 1940
Partecipa
all’operazione «Trasporto Veloce Lento» salpando da Napoli per Tripoli alle
5.30, in convoglio con i piroscafi Maria
Eugenia, Bainsizza e Gloriastella, l’incrociatore ausiliario Città di Bari e le motonavi Francesco Barbaro e Col di Lana, scortate
dalle torpediniere Orsa, Procione, Orione e Pegaso (IV
Squadriglia Torpediniere) e dai cacciatorpediniere Maestrale, Grecale, Libeccio e Scirocco della X Squadriglia (forniscono inoltre supporto a
distanza, nelle giornate del 30 e 31 luglio e del 1° agosto, anche aliquote
delle forze da battaglia, con 5 incrociatori pesanti, 6 incrociatori leggeri e
15 cacciatorpediniere).
30 luglio 1940
Intorno alle 14 il
convoglio cui appartiene la Mauly
viene attaccato, circa 20 miglia a sud di Capo dell’Armi (ed a sudovest di Capo
Spartivento), dal sommergibile britannico Oswald,
che lancia alcuni siluri contro il Grecale
e la Col di Lana: il
cacciatorpediniere riesce però a schivare le armi, che mancano anche la motonave.
1° agosto 1940
Alle 9.45 tutte le
navi del convoglio raggiungono Tripoli senza danni.
10 dicembre 1940
La Mauly sta navigando da Tripoli a Palermo
con il piroscafo Tembien e la
pirocisterna Marangona, quando
quest’ultima, a mezzogiorno, urta una mina nel punto 36°13’ N e 11°59’ E, 27
miglia a sud di Pantelleria, per poi affondare dopo tre ore.
24 dicembre 1940
Derequisita dalla
Regia Marina.
20 gennaio 1941
Nuovamente requisita
dalla Regia Marina a Genova. Mai iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
Il primo siluramento
Alle 4.30 del 12
febbraio 1941 la Mauly lasciò Tripoli
in convoglio con il piroscafo Tembien
ed il mercantile tedesco Leverkusen,
con la scorta della torpediniera Centauro.
Alle 9.30 dello steso
giorno il sommergibile britannico Utmost,
al comando del capitano di corvetta Richard Douglas Cayley, avvistò il
convoglio a tre miglia per 100°, mentre quest’ultimo procedeva con rotta 260°.
Il battello britannico manovrò per attaccare il mercantile di testa, nonché il
più grande (sebbene la sua stazza fosse stata da Cayley sovrastimata in 8000
tsl): proprio la Mauly, che divenne
il bersaglio di un lancio di tre siluri. Subito dopo aver lanciato, l’Utmost s’immerse a 24 metri.
Due delle armi
mancarono il bersaglio, ma una andò a segno, colpendo a poppa la Mauly in posizione 32°50’ N e 13°20’ E
(o 33°00’ N e 12°00’ E, o 35°41’ N e 23°01’ E), a nord di Zuara ed al largo di
Tripoli: la motonave, seriamente danneggiata ed abbandonata dall’equipaggio,
rimase però a galla, mentre la Centauro,
dalle 9.54 alle 10.22, diede infruttuosamente la caccia al sommergibile
lanciando 25 bombe di profondità. L’Utmost,
illeso, si ritirò verso nordest, ed alle 11.30 tornò a quota periscopica per
osservare la Mauly appoppata ed
immobilizzata, mentre il convoglio aveva ripreso la navigazione verso ovest ed
alcuni aerei pattugliavano la zona. L’equipaggio della motonave tornò poi a
bordo, ma la Mauly restava
immobilizzata.
Da Tripoli fu inviata
poi sul posto una piccola nave soccorso, la Giuseppe
Orlando: questa, al suo arrivo, trovò
il mare tanto mosso che comandante e direttore sanitario dell’Orlando, di comune accordo, ritennero
che tentare di trasbordare l’equipaggio della Mauly sarebbe stato un azzardo. Per tutelare la sicurezza
dell’equipaggio della motonave, perciò, il comando dell’Orlando decise di intraprendere un’operazione poco ortodossa per
una nave soccorso, il cui unico compito sarebbe stato di soccorrere naufraghi e
feriti: prendere a rimorchio la Mauly.
Così fu fatto, e successivamente l’Orlando
fu rilevata nel rimorchio da un vero e proprio rimorchiatore mandato da Tripoli,
il Polifemo; sempre dalla città
libica giunse anche la vecchia torpediniera Rosolino
Pilo, inviata a sostituire la Centauro
che era proseguita con il resto del convoglio. Ci volle un’intera settimana
perché la Mauly riuscisse a
raggiungere Tripoli, dove poté essere avviata alle riparazioni. L’appuntamento
con l’abisso, però, era solo rinviato.
L’attacco alla Mauly nel diario di bordo dell’Utmost (da Uboat.net):
“0930 hours - Sighted a convoy of three merchant ships [Mauly, Tembien, Leverkusen] escorted by one destroyer [la Centauro] bearing 100°, range 3 nautical miles, enemy course 260°. Started attack on the leading and largest ship of about 8000 tons [la Mauly]. Fired three torpedoes and obtained one hit. Utmost went to 80 feet after firing the torpedoes.
0954 to 1022 hours -
25 Depth charges were dropped. HE indicated that two escorts were hunting [in
realtà c’era la sola Centauro]. No
damage was sustained. Utmost retired
to the North-East.
1130 hours - Returned
to periscope depth. Saw the target down by the stern and stopped. Aircraft were
patrolling the area. The convoy meanwhile made off to the West.”
30 marzo 1941
Ribattezzata Manfredo Camperio.
L’affondamento
Il 24 agosto 1942 la Manfredo Camperio, con a bordo 260
uomini (truppe ed equipaggio) oltre ad un carico di rifornimenti per le truppe
operanti in Nordafrica, salpò da Brindisi diretta al Pireo, scortata dal
cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (al comando del capitano di
vascello Aldo Cocchia). Nella notte le due navi attraversarono il Golfo di
Patrasso, mentre aerei britannici attaccavano il Canale di Corinto, poco
lontano; il mattino successivo, una bomba a scoppio ritardato lanciata durante
quell’incursione esplose sul ciglio del canale proprio mentre la Manfredo Camperio vi stava transitando,
ma fece solo molto rumore e nessun danno. Una volta al Pireo, Camperio e Da Recco formarono un unico convoglio insieme ad un’altra motonave,
la Tergestea, ed alle torpediniere Climene e Polluce, provviste di ecogoniometro come del resto il Da Recco. Dal Pireo, alle 17 del 26
agosto, il convoglio prese il mare diretto a Bengasi. Camperio e Tergestea
trasportavano provviste e munizioni; Cocchia, che era caposcorta, considerò
che, essendo le due motonavi piuttosto lente, una volta superata Creta il
convoglio sarebbe stato in mare aperto per circa ventiquattr’ore, trovandosi a
dover percorrere il tratto al largo della costa libica, quello più pericoloso,
di notte invece che di giorno, come Cocchia avrebbe preferito. Se non altro,
dato che recentemente i sommergibili nemici avevano incrementato la propria
attività, era stato disposto che alcune unità munite di ecogoniometro
pattugliassero la sua rotta per scongiurare il rischio di attacchi.
In tutto, ben sette
mercantili erano partiti da Suda per il Nordafrica, più o meno
contemporaneamente, suddivisi in cinque convogli, con la scorta complessiva di
due cacciatorpediniere (più altri due assegnati a scorta temporanea) e sette
torpediniere (più altre due assegnate a scorta temporanea).
All’insaputa di
tutti, però, il servizio di decrittazione britannico “ULTRA” aveva intercettato
un messaggio della Luftwaffe riguardante le scorte aeree da assegnare a questo
ed ad altri convogli in mare contemporaneamente: i comandi britannici vennero
così a conoscenza dei particolari su rotte ed orari dei convogli. In
particolare, già il 25 agosto “ULTRA” poté segnalare che la Camperio aveva lasciato Brindisi alle 20
del 24 e si sarebbe unita alla Tergestea,
per attraversare il Canale di Corinto il 26 mattina, imboccandolo all’alba ed
uscendone alle 9, per poi proseguire a 10 nodi verso Bengasi con arrivo
previsto per le 12 del 28 agosto. “ULTRA” confermò il tutto con nuove
intercettazioni anche il 26 agosto.
Il sommergibile
britannico Umbra (che all’epoca
portava ancora il nominativo provvisorio di P 35), al comando del tenente di
vascello Stephen Lynch Conway Maydon, ricevette l’ordine di intercettare il
convoglio in base alle informazioni ricevute.
La mattina del 27
agosto il convoglio uscì dal canale di Cerigo, lasciandosi alle spalle la
torpediniera Orione, che, dotata di
ecogoniometro, era stata inviata a perlustrare le acque prospicienti Creta alla
ricerca di eventuali sommergibili nemici.
Alle 7.20 l’Umbra avvistò le navi italiane
(sorvolate da due aerei) su rilevamento 025°, mentre queste procedevano a 10
nodi su rotta 245°, ed iniziò subito l’attacco; alle 7.48, nel punto 35°39’ N e
23°05’ E, il sommergibile lanciò quattro siluri contro la Camperio, che era il mercantile più vicino, a 2740 metri di
distanza. Il secondo siluro, difettoso, non partì.
Alle 7.49, poco dopo
che l’Orione era svanita
all’orizzonte e senza che gli ecogoniometri delle navi della scorta
segnalassero alcunché, la Camperio fu
colpita da uno o due siluri: per alcuni attimi si poté distinguere la scia dell’arma
sulla superficie del mare, mentre un’alta colonna d’acqua si alzava sul fianco
della motonave, poi quest’ultima s’incendiò.
Cocchia diramò subito
gli ordini usuali per queste circostanze: la Tergestea sarebbe dovuta proseguire scortata dalla Climene, la Polluce avrebbe dato assistenza alla danneggiata Camperio e ne avrebbe recuperati i
naufraghi, mentre il Da Recco avrebbe
dato la caccia al sommergibile.
La Polluce, al comando del tenente di
vascello Tito Burattini, fece tutto quanto era in suo potere per salvare la
motonave colpita: mandò a bordo un gruppo di membri del proprio equipaggio
incaricati dello spegnimento dell’incendio, sfruttò tutti i mezzi antincendio a
sua disposizione, cercando anche di attraccare alla Camperio per poterli meglio impiegare, ma non servì a nulla. Le
munizioni del carico alimentarono l’incendio, che divampò ovunque, ed entro
poco tempo la Manfredo Camperio si
ridusse ad un relitto galleggiante divorato dalle fiamme.
Il comandante
Cocchia, che dal Da Recco osservava i
tentativi di salvare la motonave, dovette concludere che ormai non c’era più
nulla di recuperabile, e che anzi la Polluce,
perseverando nei suoi sforzi, avrebbe potuto essere travolta da un’eventuale
esplosione del carico: pertanto fu lui stesso ad ordinare a Burattini di
lasciar perdere la Camperio,
allontanarsi dalla pericolosa motonave in fiamme e limitarsi a recuperarne
l’equipaggio.
Nel mentre il Da Recco si era posto alla ricerca del
sommergibile: Cocchia, per la quale la Camperio
era il terzo mercantile silurato in tre missioni di scorta consecutive, risalì
la scia del siluro, localizzò il sommergibile con l’ecogoniometro, ed iniziò a
lanciare le bombe di profondità. Le prime due scariche furono senza risultato;
nel frattempo, la Climene segnalò di
aver localizzato all’ecogoniometro un secondo sommergibile (contro il quale fu
poi inviata dal Pireo la torpediniera Orsa)
e di aver avvistato la scia di un siluro diretta verso il Da Recco. Cocchia ordinò alla Climene
di cambiare rotta, in modo da uscire dalla zona pericolosa il prima possibile,
poi lanciò una terza salva di cariche di profondità e vide apparire in
superficie delle tracce di nafta; tornato sulla loro verticale, il Da Recco lanciò un’altra salva di bombe
di profondità e vide emergere una grossa colonna d’aria accompagnata da nafta e
rottami. Mentre il cacciatorpediniere invertiva la rotta per un ultimo attacco,
l’equipaggio vide affiorare quello che sembrava essere il sommergibile
capovolto, che scomparve di nuovo dopo pochi secondi. Ritenendo di aver
affondato l’unità nemica, il Da Recco
accelerò al massimo per ricongiungersi a Climene
e Tergestea, con le quali giunse a
Bengasi l’indomani.
In realtà, la caccia
del Da Recco – con il lancio di 29
bombe di profondità, dalle 7.52 alle 8.21 – non aveva arrecato alcun danno all’Umbra, che era rimasto immerso a 55
metri: alle 8.50, anzi, il sommergibile tornò a quota periscopica, ed avvistò
la Camperio appoppata, che bruciava
furiosamente, e la Polluce che le
girava intorno.
Dieci minuti dopo,
anzi, Maydon diede ordine di iniziare a ricaricare il tubo di lancio numero 2,
quello il cui siluro non era partito, ma non ebbe il tempo di intervenire per
finire la sua vittima.
Dopo aver completato
il salvataggio dei naufraghi della Camperio,
la Polluce non poté far altro che
accelerare, a cannonate, l’affondamento della motonave in fiamme, che esplose
ed affondò alle 12.28 nel punto 35°39’ N e 23°07’ E (o 35°41’ N e 23°01’ E,
trenta miglia ad ovest di Creta), circa 35 miglia ad ovest di Capo Spada (Creta).
Dei 260 uomini imbarcati sulla Manfredo
Camperio, cinque erano rimasti uccisi o dispersi, e 40 feriti.
Terminato il suo
compito, la Polluce si allontanò
verso nordest, e raggiunse il Pireo con i 255 naufraghi.
Nel pomeriggio del 27
agosto, Roma dovette informare Bengasi che la Camperio, attesa con la Tergestea,
non sarebbe mai arrivata. “ULTRA” decrittò anche questo messaggio, così
confermando da solo il successo delle proprie intercettazioni.
L’affondamento della Camperio nel giornale di bordo dell’Umbra (da Uboat.net):
“0720 hours - Sighted
two merchant ships [Camperio e Tergestea] escorted by a Navigatori
class destroyer [il Da Recco] and a
Spica class torpedo boat [Polluce o Climene] bearing 025°. Enemy course was
245°, speed 10 knots. Started attack.
0737 hours - Sighted
two more destroyers / torpedo boats hull down to the North-East [una avrebbe
dovuto essere Polluce o Climene, non è chiaro quale fosse la
seconda, forse l’Orione].
0742 hours - Sighted
two aircraft over the convoy.
0748 hours - In
position 35°39'N, 23°05'E fired four torpedoes at the nearer of the two
merchant vessels [la Camperio]. Range
was 3000 yards. One, possibly two hit(s) was / were obtained. The second
torpedo fired did not run.
0757 hours - Depth
charging started.
0821 hours - The last
depth charges were dropped. 29 In all were counted but no damage was done to P 35 which was at 180 feet.
0850 hours - Returned
to periscope depth. Sighted one of the Merchants down by the stern and burning
fiercely [la Camperio]. She was
circled by a Spica class torpedo boat [la Polluce].
0900 hours -
Commenced reloading. No.2 tube still contained its torpedo although it had been
fired. No.2 tube was now out of action.
1235 hours - The
merchant ship blew up and sank. The torpedo boat was seen to proceed to the
North-East.”
Un’altra immagine della Mauly (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net)
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Non sapevo che a mio bisnonno fosse stata dedicata anche una nave con una storia gloriosa anche se infausta saluti andrea camperio
RispondiEliminaBuongiorno a tutti ho trovato nel mio archivio una bella serie di piccole foto scattate il 4/8/42 della R.N Camperio foto di equipaggio ecc. NAVE affondata il 24/8/42.Saluti
EliminaStorie stupende sulla Sergio laghi e altre della Snam navigò papà. Sulla Sergio laghi sono stata anch'io prima della demolizione siamo partiti da Trieste arrivo Genova
RispondiEliminaMio padre era a bordo la mattina del naufragio. Mi ha raccontato spesso dell’episodio con dovizia di particolari
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