La Calino nella cartolina ufficiale dell’Adriatica disegnata dal
pittore Paolo Klodic: così la nave sarebbe dovuta apparire, se non fosse
scoppiata la guerra (g.c. Nedo B. Gonzales via www.naviearmatori.net)
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Motonave mista da 5186,26 tsl, 2886 tsn e 3393 (o 2500) tpl, lunga 107,67 metri (113,8 m fuori tutto) e larga 16,28, con pescaggio di 7,61 m. Nominativo internazionale IBHN, matricola 320 al Compartimento Marittimo di Venezia. Oltre al carico (per il quale disponeva di quattro stive), poteva trasportare 282 passeggeri con 128 uomini di equipaggio, a 17-18 nodi di velocità.
Faceva parte del
programma di rinnovo della flotta avviato nel 1939 (sulla scia della Legge
Benni del 1938, tesa ad incentivare il rimodernamento dell’intera flotta
mercantile italiana) dalla Finmare (gruppo di cui faceva parte l’Adriatica) e,
nelle intenzioni, avrebbe dovuto prestare servizio, insieme alla motonave Calitea, sulla linea celere per Rodi e
sulle linee sovvenzionate verso il Levante e l’Egitto. Il suo completamento
comportò la demolizione del vecchio piroscafo Palatino. Arredata in maniera lussuosa e razionale al tempo stesso,
la Calino si ritrovò nel 1940 ad
essere la più moderna unità della flotta dell’Adriatica: per lo scoppio della
guerra, però, non poté mai solcare i mari come nave passeggeri di linea, ed
andò incontro a fine prematura.
Breve e parziale cronologia.
1° febbraio 1939
Impostata nei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (costruzione numero 1241).
12 agosto 1939
Varata nei Cantieri
Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
La nave a durante le prove di
macchina svolte al largo di Trieste, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia
(g.c. Piergiorgio Farisato via www.naviearmatori.net)
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26 maggio 1940
Completata per la
Società Anonima di Navigazione Adriatica, con sede a Venezia, verrà lasciata in
disarmo nel porto di Venezia sino alla prima decade di ottobre 1940. Avrebbe
dovuto prestare servizio sulla linea n. 42 Venezia-Dalmazia-Albania.
10 ottobre 1940
Requisita dalla Regia
Marina a Venezia (senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello
Stato) e trasferita a Napoli. Riceve il nome in codice «Cercato».
La Calino fotografata forse durante i lavori di conversione in
trasporto truppe (g.c. Giacomo Toccafondi)
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5 novembre 1940
Lascia Napoli in
convoglio per la prima missione di guerra.
7 novembre 1940
Raggiunge Tripoli e,
successivamente, Bengasi e Tobruk.
1° dicembre 1940
Parte da Napoli con
1170 tonnellate di fusti di benzina e materiali della Regia Marina e della
Regia Aeronautica (cemento, reticolati e mitragliatrici richieste dal
governatore del Dodecaneso Cesare De Vecchi nell’estate precedente), oltre ad
alcuni militari, diretta nel Dodecaneso. Data la situazione dell’arcipelago,
circondato da possedimenti nemici ed in acque controllate dalle Marine
britannica e greca, la Calino – il
cui viaggio è coperto da massima segretezza – viaggia isolata, senza scorta (tranne
che per alcuni caccia italiani inviati da Lero l’ultimo giorno di navigazione) ed
a tutta velocità, quasi esclusivamente di notte, in modo da eludere la
sorveglianza nemica e ridurre le possibilità di essere intercettata. La
motonave giunge a Portolago (Lero) il 6 dicembre, accolta festosamente, come
violatrice di blocco, dalla popolazione locale, essendo una delle pochissime
navi giunte nel Dodecaneso con rifornimenti (la gente crede che la nave
trasporti anche provviste, che in realtà arriveranno solo a fine mese con
l’incrociatore ausiliario RAMB III)
dall’inizio della guerra.
Dicembre 1940
La Calino rientra in Italia. In seguito
compirà molti altri viaggi di collegamento tra l’Italia e Rodi, trasportando
carburante, vettovaglie e personale militare all’andata, e talvolta prigionieri
al ritorno.
Effettua altri due viaggi
in Libia.
La Calino fotografata probabilmente nei primi mesi della guerra (g.c.
STORIA militare)
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3 febbraio 1941
La Calino, in partenza da Bengasi e diretta
a Derna con la scorta della torpediniera Giuseppe
La Farina, viene avvistata alle 7.35 dal sommergibile britannico Truant (CC Haggard) mentre procede su
rotta 035°. Alle 7.45 la motonave accosta assumendo rotta 095°, e poco più
tardi (quando la distanza con il Truant
si è ridotta a meno di 2300 metri) accosta di nuovo per imboccare il canale
dragato, mentre la preparazione del sommergibile all’attacco viene ostacolata
dal passaggio di una nave ospedale, per far passare la quale il Truant deve rallentare (la nave passa
poi tra Truant e Calino alterando la distanza calcolata per il lancio dei siluri). Una
volta che la nave ospedale si è allontanata, il Truant lancia tre siluri, nel punto 32°18' N e 19°51' E (a
nordovest di Bengasi), contro la Calino,
senza però aver avuto modo di capire con il sonar di quanto la motonave abbia
rallentato, a causa del rumore prodotto dalla nave ospedale. Tutti i siluri
mancano il bersaglio, passandogli a proravia (la motonave ne avvista, ed evita,
due).
4 febbraio 1941
La Calino arriva a Derna alle otto del
mattino.
5-7 febbraio 1941
Compie un viaggio in
convoglio da Tripoli a Palermo, scortata da varie unità tra cui l’incrociatore
leggero Giovanni delle Bande Nere.
Il 5 febbraio, al
largo delle isole Kerkennah, la Calino
viene mancata dai siluri lanciati contro di essa dal sommergibile britannico Upright (TV E. D. Norman).
Febbraio 1941
Nuovo viaggio con
rifornimenti nel Dodecaneso ancora isolato.
19 maggio 1941
Inizia a prestare
servizio sulla rotta Bari-Patrasso-Pireo-Salonicco-Rodi-Lero-Brindisi,
trasportando truppe e rifornimenti per le isole dell’Egeo (che ora, a seguito
dell’occupazione della Grecia, possono essere raggiunte con maggior sicurezza e
facilità).
1° giugno 1941
La Calino, in convoglio con le navi
cisterna Strombo, Dora C. ed Annarella e con la scorta delle torpediniere Castelfidardo e Calatafimi,
arriva al Pireo alle otto del mattino dopo aver attraversato il Canale di
Corinto.
2 giugno 1941
La Calino, ripartita dal Pireo, si aggrega
nuovamente al convoglio delle tre petroliere, che sono partite in precedenza
senza di lei, poi se ne separa di nuovo per raggiungere Salonicco (le navi
cisterna sono invece dirette in Mar Nero).
4 giugno 1941
Lascia Salonicco e
raggiunge Rodi e Lero con rifornimenti per il Dodecaneso.
7 giugno 1941
Altro viaggio con
rifornimenti da Salonicco a Rodi.
19 giugno 1941
Lascia Lero e
raggiunge dapprima il Pireo e poi Brindisi.
30 giugno 1941
Riparte da Brindisi
e, dopo aver fatto scalo a Patrasso, arriva a Rodi con rifornimenti.
3 luglio 1941
Salpa da Corinto e
raggiunge Rodi trasportando rifornimenti.
14 settembre 1941
Compie un viaggio da
Patrasso a Brindisi insieme alla motonave Calitea,
con la scorta della vecchia torpediniera Francesco
Stocco.
24 ottobre 1941
La Calino salpa da Brindisi diretta a
Patrasso, in convoglio con la Calitea
e sotto la scorta del vecchio cacciatorpediniere Augusto Riboty.
25 ottobre 1941
Alle 6.18 il
convoglio, che procede in linea di fila, viene avvistato nel punto 38°24’ N e
20°13’ E (al largo della costa occidentale greca) dal sommergibile britannico Trusty (capitano di corvetta W. D. A.
King), a 4600 iarde su rilevamento 351°. Il
Trusty lancia due salve di tre
siluri ciascuna, una contro la Calino
e l’altra contro la Calitea, ma
nessuna delle armi va a segno, e dopo otto minuti il Riboty risponde con un pacchetto di bombe di profondità. Dopo
essere tornato a quota periscopica per osservare il risultato dei lanci
(ritenendo, a torto, di aver affondato una nave), il Trusty s’immerge in profondità per ricaricare i tubi, mentre il Riboty lancia infruttuosamente altre 14
cariche di profondità. (Le esplosioni delle bombe di profondità sono menzionate
dal rapporto del sommergibile; per altra fonte, l’attacco del Trusty non viene nemmeno notato).
La nave in bacino di
carenaggio, forse
dopo la collisione con la Giuseppe
Miraglia (g.c. Giacomo Toccafondi)
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1942
Se ne prevede l’assegnazione
alla Forza Navale Speciale, quale trasporto, per l’operazione «C. 3» (lo sbarco
a Malta), che tuttavia non sarà mai effettuata.
4 gennaio 1942
Lascia Brindisi in
serata alla volta di Patrasso, scortata dall’incrociatore ausiliario Città di Palermo.
5 gennaio 1942
Calino e Città di Palermo,
giunte alle 7.55 tre miglia a nordovest di Capo Dukato, accostano sulla rotta
di sicurezza del passo tra le isole di Santa Maura e Cefalonia. Pochi minuti
dopo, il Città di Palermo viene
silurato dal sommergibile britannico Proteus
ed affonda in soli sei minuti. La Calino
manovra come da disposizioni, lancia il segnale di soccorso (non sapendo se il Città di Palermo lo abbia fatto) e si
allontana a tutta forza. Il freddo del mare mieterà moltissime vittime tra gli
uomini non affondati con la nave, causando alla fine perdite umane
elevatissime.
12 gennaio 1942
La Calino (comandante militare TV Nunzio Lo
Faso) imbarca a Rodi 140 donne, 9 bambini e 51 malati, tutti ebrei dell’Europa
centrale ed orientale (polacchi, tedeschi, slovacchi, cechi, ungheresi)
naufraghi del Penthco, un vecchio e
malandato piroscafo a ruote bulgaro incagliatosi e poi naufragato sull’isolotto
di Kamila Nisi il 9 ottobre 1940, durante un travagliato viaggio da Bratislava
alla Palestina con ben 520 persone, tra cui 512 ebrei, stipate a bordo in
condizioni precarie.
I naufraghi del Penthco erano stati avvistati da aerei
italiani, recuperati e trasportati a Rodi già pochi giorni dopo il naufragio, e
da allora erano vissuti sull’isola, dapprima in una tendopoli e poi in una
caserma, risentendo però della scarsità di viveri disponibili nel Dodecaneso.
13 gennaio 1942
Alle 3.50 la Calino (che è al suo tredicesimo viaggio
di collegamento con il Dodecaneso) lascia Rodi scortata dal cacciatorpediniere Francesco Crispi, con i 200 passeggeri
ebrei da portare in Italia. Alle 9.45 dello stesso giorno la motonave arriva a
Lero.
27 gennaio 1942
Lascia Lero alle
22.45 alla volta del Pireo.
28 gennaio 1942
Arriva al Pireo alle
12.13.
29 gennaio 1942
Riparte dal Pireo
alle 13, diretta a Patrasso.
30 gennaio 1942
Giunge a Patrasso
alle 11.35, e, pur avendo ancora a bordo i 200 ebrei, viene temporaneamente
adibita ad alcuni viaggi per il trasferimento di personale e materiali per
conto del Comando Militare Marittimo della Morea (Marimorea).
10 febbraio 1942
Lascia Patrasso alle
16.50.
11 febbraio 1942
Arriva a Bari alle
13.20. Durante il lunghissimo viaggio da Rodi una delle passeggere, Belly
Ehilich, dà alla luce un bambino, cui darà il nome di Benito.
I 200 ebrei
trasportati dalla Calino verranno
internati l’indomani nei campi di concentramento di Alberobello e Gioia del
Colle, vicino a Bari (gli uomini, rimasti a Rodi, vi giungeranno più tardi con
il piroscafo Vesta)
11 maggio 1942
Compie un viaggio da
Patrasso a Bari scortata dalla torpediniera Stocco
e dall’incrociatore ausiliario Brioni.
Maggio 1942
Viene verniciata con
colorazione mimetica secondo lo schema «3 A» modificato per navi mercantili.
La motonave con la
colorazione mimetica (g.c. STORIA militare)
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7 luglio 1942
Nuovo viaggio da
Patrasso a Bari, scortata dalla Stocco.
Prosegue poi per Rodi.
16 luglio 1942
Viaggio da Bari a
Patrasso con la scorta dell’anziana torpediniera Giacomo Medici. Prosegue poi alla volta di Rodi.
La Calino in partenza dal Pireo il 6 settembre 1942, diretta a Lero con
la scorta del cacciatorpediniere Sella
(foto Aldo Fraccaroli, via www.betasom.it)
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4 ottobre 1942
Altro viaggio da
Patrasso a Bari, scortata dalla torpediniera Angelo Bassini e dal cacciatorpediniere Augusto Riboty.
21 ottobre 1942
La Calino lascia Bari diretta a Patrasso,
con la scorta della torpediniera Antonio
Mosto e di due aerei.
22 ottobre 1942
Alle 10 (ora di bordo
del Sahib) la Calino viene avvistata nel punto 38°46’ N e 20°04’ E, a 25 miglia
per 295° da Capo Dukato, dal sommergibile britannico Sahib (tenente di vascello J. H. Bromage), a 5500 metri di distanza.
Alle 10.21 (11.20 ora italiana) il Sahib
lancia quattro siluri, da 3900 metri, contro la Calino. Alle 11.23 (ora italiana) la Mosto stessa viene mancata da un siluro, ed avverte subito la
motonave di iniziare manovre evasive: la Calino
riesce infatti ad evitare i quattro siluri, nel punto 38°45’ N e 20°05’ E
(oppure, a seconda delle fonti, 39°35’ N e 19°13’ E, 38°42’ N e 20°11’ E). Un
aereo della scorta, un CANT Z. 506 pilotato dal guardiamarina Budini, si
abbassa, mitraglia il punto in cui approssimativamente si trova il sommergibile
(per indicarlo alla Mosto) e sgancia
due cariche di profondità, ed alle 11.31 la Mosto
getta due bombe di profondità regolate per 50 e 75 metri di profondità, seguite
alle 11.36 da altre due regolate per 100 metri. Il Sahib non viene danneggiato (le bombe esplodono lontane), ed il
convoglio si ricompone e prosegue nella navigazione.
24 novembre 1942
Compie l’ultimo dei
suoi 17 viaggi di rifornimento in Egeo.
27 novembre 1942
In uscita da Taranto,
la Calino, a causa di forti raffiche
di vento, entra in collisione con la portaidrovolanti Giuseppe Miraglia. La motonave subisce l’accartocciamento di una
pala dell’elica sinistra, nessun danno serio.
Dicembre 1942
Assegnata alle rotte
per la Tunisia.
7 dicembre 1942
Salpa da Palermo
carica di truppe e rifornimenti, raggiungendo Biserta.
19 dicembre 1942
Secondo viaggio da
Palermo a Biserta con truppe e rifornimenti.
2-3 gennaio 1943
La Calino, ormeggiata nel porto di Palermo,
viene scelta tra gli obiettivi principali dell’attacco da parte di cinque
“chariots” britannici (mezzi d’assalto copiati dagli SLC italani) penetrati nel
porto dopo l’avvicinamento da parte dei sommergibili Trooper e Thunderbolt
(operazione «Principal»). La Calino è
stata assegnata al chariot XIX del tenente di vascello Cook, ma questi, nel
superare le ostruzioni subacquee, si lacera la muta ed annega, dopo di che il
suo “secondo”, marinaio Worthy, autodistrugge il chariot e raggiunge la riva,
per poi essere catturato dopo poche ore.
La Calino rimane così indenne. L’attacco
britannico porta all’affondamento dell’incrociatore leggero Ulpio Traiano, in costruzione, ed al
danneggiamento della motonave Viminale.
5 gennaio 1943
Lascia Palermo
diretta a Biserta per la terza missione di rifornimento.
La Calino attraversa il Canale di Corinto con l’aiuto di un
rimorchiatore, verosimilmente nel 1942 (da www.betasom.it)
|
L’affondamento
Alle 7.30 del 9
gennaio 1943 la Calino (comandante
civile capitano Salvatore Donato, comandante militare tenente di vascello
Reginaldo Scarpa) lasciò Biserta scarica per rientrare in Italia dopo il suo
terzo viaggio in Tunisia. Sarebbe stato l’ultimo.
La Calino navigava in convoglio insieme ad
un’altra motonave, la tedesca Ankara
(i due mercantili procedevano in linea di fronte), con la scorta dei
cacciatorpediniere Granatiere
(caposcorta), Antonio Pigafetta e Vincenzo Gioberti (questi
ultimi due sino all’imbocco del Golfo di Napoli). Sia il comandante civile
Donato che il comandante militare Scarpa erano sempre in plancia, pronti ad
affrontare qualsiasi eventualità; il tenente di vascello Scarpa riceveva dal
capo convoglio le disposizioni sulle rotte da seguire, che poi comunicava al
capitano Donato.
Alle 4.59 del 10
gennaio il terzo ufficiale della Calino
verificò la posizione dell’unità (mediante rilevamenti di Punta Carena e Capo
Imperatore), trovandola fuori rotta di due miglia a sinistra rispetto alla
rotta prevista, con rotta 39°. Donato riferì a Scarpa dell’imprevisto, e per
qualche minuto la Calino proseguì
sulla sua rotta, poi il Granatiere ordinò
alla motonave, mediante il radiosegnalatore, di mettersi in linea di fila,
dietro l’Ankara.
La Calino ridusse la velocità e si pose
nella scia della nave tedesca, poi, via radio, ricevette ordine di seguire
rotta 30°, poi 25°, restando con quest’ultima rotta per una ventina di minuti.
Alle 5.10 il
radiotelegrafista disse per telefono al tenente di vascello Scarpa che il Granatiere aveva comunicato di essere su
rotta 88°, e poco dopo anche l’Ankara
ricevette ordine di assumere tale rotta. Il capitano Donato controllò sulla
carta nautica le rotte di sicurezza e fece notare al tenente di vascello Scarpa
che, seguendo l’Ankara con rotta 25°,
la Calino sarebbe stata fuori rotta,
e Scarpa replicò che forse bisognava fare rotta diretta su Napoli attraversando
il Golfo; in ogni caso, disse a Donato di regolare la navigazione in modo da
restare nella scia dell’Ankara.
Alle 5.25 la nave
tedesca iniziò un’accostata a dritta, e, per restare nella sua scia, anche la Calino iniziò progressivamente ad
accostare. La motonave italiana aveva accostato sino a 70°, quando venne scossa
da una violenta esplosione sotto la plancia, che mandò in frantumi tutti i
vetri della timoniera e fece repentinamente sbandare a sinistra la Calino.
Erano le 5.30 del 10
gennaio 1943, il convoglio era al largo di Punta Campanella (Napoli). La nave
aveva urtato una mina di uno sbarramento difensivo italiano.
Il capitano Donato
fece fermare subito le macchine, mentre i rottami proiettati in aria dal ponte
di coperta continuavano a cadere dal cielo; quando questa “pioggia” fu cessata,
Donato si accorse di essere rimasto solo. Uscito sull’aletta di dritta, il
comandante vide che tutto l’equipaggio stava già ammainando le scialuppe.
Raggiunto dal
direttore di macchina, il capitano Donato verificò che a bordo non fosse
rimasto nessuno, poi raggiunse la lancia di servizio (situata sul cassero dei
verricelli tra le stive n. 3 e n. 4) ed insieme a lui la calò in mare.
A causa del tempo, la
lancia del comandante dovette subito scostarsi dalla nave in affondamento, per
poi mettersi alla cappa con due remi.
Alle 9.55 sopraggiunse un motoscafo della Regia Marina; il capitano Donato chiese di essere portato verso la Calino che ancora galleggiava, ma il motoscafo rimorchiò invece la lancia sino a Capri, da dove poi, verso le 15, un MAS portò Donato ed il resto dell’equipaggio a Napoli. Qui i superstiti sbarcarono al molo Radice, dove i feriti furono caricati su un’ambulanza, che li portò in ospedale, mentre gli altri naufraghi (una trentina) furono sistemati su un autocarro che li trasportò al Distaccamento della Marina, ad eccezione di Donato e Scarpa, che salirono su un’autovettura militare che li portò al Comando in Capo, dove trovarono i comandanti del Granatiere e del Gioberti già intenti a spiegare l’accaduto. Solo allora i comandanti militare e civile della Calino vennero a sapere che la loro nave era affondata alle 11.28, circa tre miglia a nordest di Capri. A niente erano valsi gli sforzi del Gioberti, che oltre a recuperare parte dei naufraghi aveva preso a rimorchio la motonave danneggiata per portarla in porto: la Calino si era capovolta per poi inabissarsi nel punto 42°32’ N e 14°10’ E.
La Calino in affondamento il 10 gennaio 1943 (da Rolando Notarangelo,
Gian Paolo Pagano, “Navi mercantili perdute”, USMM, Roma 1997)
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Alle 9.55 sopraggiunse un motoscafo della Regia Marina; il capitano Donato chiese di essere portato verso la Calino che ancora galleggiava, ma il motoscafo rimorchiò invece la lancia sino a Capri, da dove poi, verso le 15, un MAS portò Donato ed il resto dell’equipaggio a Napoli. Qui i superstiti sbarcarono al molo Radice, dove i feriti furono caricati su un’ambulanza, che li portò in ospedale, mentre gli altri naufraghi (una trentina) furono sistemati su un autocarro che li trasportò al Distaccamento della Marina, ad eccezione di Donato e Scarpa, che salirono su un’autovettura militare che li portò al Comando in Capo, dove trovarono i comandanti del Granatiere e del Gioberti già intenti a spiegare l’accaduto. Solo allora i comandanti militare e civile della Calino vennero a sapere che la loro nave era affondata alle 11.28, circa tre miglia a nordest di Capri. A niente erano valsi gli sforzi del Gioberti, che oltre a recuperare parte dei naufraghi aveva preso a rimorchio la motonave danneggiata per portarla in porto: la Calino si era capovolta per poi inabissarsi nel punto 42°32’ N e 14°10’ E.
Il tenente di vascello
Scarpa, uscito dall’interrogatorio tenutosi la sera del 10 gennaio con
l’impressione che il caposcorta gli avesse imputato colpe che non aveva, fece
notare, nella sua deposizione, che nelle istruzioni ricevute non era stata
fatta parola circa l’esistenza del campo minato, e che il caposcorta, o chi
avrebbe dovuto sapere della presenza delle mine e notare che la Calino vi stava andando incontro, non
aveva inviato i segnali d’emergenza verdi, né ordinato di accostare subito a
dritta con lampi di luce.
Morirono nell’affondamento della
Calino:
Angelo Caenazzo, 47 anni, panettiere, da
Rovigno
Domenico D’Arrigo, 45 anni, nostromo
Salvatore Liguori, 37 anni, secondo
macchinista
Giovanni Rittmeyer, 60 anni, capo motorista,
da Trieste
Bruno Tonello, 43 anni, marinaio
Il mare restituì solo
i corpi di Giovanni Rittmeyer, trovato il 15 gennaio 1943 presso Capo Gross
(Ischia), e di Bruno Tonello, rinvenuto il 24 gennaio 1943 vicino a Torre
Caldara (Nettuno).
Nel dopoguerra,
l’elegante linea della Calino sarebbe
rivissuta nelle gemelle “postume” Enotria
e Messapia, fatte costruire
dall’Adriatica dopo la fine del conflitto sugli stessi disegni della perduta
motonave.
Una serie di immagini
scattate sulla Calino, appartenenti
al suo ufficiale di macchina Enrico Tamburrino (si ringrazia Giacomo
Toccafondi):
Membri dell’equipaggio civile e militare |
Un’altra motonave.
|
La sala macchine.
|
Enrico Tamburrino (a sinistra) ed un
ufficiale della Regia Marina (dietro di loro è il rimorchiatore-dragamine RD 25)
|
Ufficiali sulla Calino (tra di essi anche Enrico
Tamburrino)
|
Una delle mitragliere
contraeree Breda di cui la nave era armata.
|
Ufficiali in plancia: tra di
essi il comandante Donato.
|
I comandanti civile e militare
della Calino: Salvatore Donato e
Reginaldo Scarpa.
|
Una vedetta.
|
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