La Manzoni, in primo piano, carica rifornimenti nel porto di Napoli il 10 gennaio 1943, prima di partire per Biserta (g.c. STORIA militare) |
Motonave da carico da
4550 tsl e 4200 tpl, lunga 111,3 metri e larga 15,2, con velocità di 14,7 nodi.
Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Tirrenia (con sede a Napoli),
iscritta con matricola 106 al Compartimento Marittimo di Fiume.
Faceva parte della
classe «Poeti» (Foscolo, Monti, D’Annunzio, Manzoni, Oriani, Tommaseo, Alfieri, Leopardi, Pascoli, Locchi, Borsi), una serie di veloci (15-16 nodi)
motonavi da carico di dimensioni più contenute rispetto alle altre motonavi di
costruzione bellica (che stazzavano invece tra le 6000 e le 8000 tsl), più
basse sul mare e con aspetto meno appariscente, in modo da rendere più
difficile la loro individuazione. Ordinate in origine dalla Tirrenia nel 1939
(su incentivo della Legge Benni per l’ammodernamento della flotta mercantile),
per le linee del Nord Europa e del periplo italico, furono molto utili in
guerra, permettendo di portare in Libia importanti carichi in circostanze che
lo avrebbero reso quasi impossibile a mercantili più "tradizionali".
Molto richiesta per i
trasporti veloci, la Manzoni ebbe una
breve ma intensa vita sulla "rotta della morte" per la Tunisia.
Breve e parziale cronologia.
10 agosto 1939
Impostata nei
Cantieri Navali del Quarnaro di Fiume (numero di costruzione 218).
18 giugno 1942
Varata nei Cantieri
Navali del Quarnaro di Fiume.
Dicembre 1942
Completata.
15 dicembre 1942
Requisita a Fiume
dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
28 dicembre 1942
La Manzoni parte da Brindisi per Biserta
alle 17, scortata dalla torpediniera Rosolino
Pilo.
29 dicembre 1942
Sosta a Messina dalle
6 alle 13; qui la Pilo viene
sostituita nella scorta dalla torpediniera Angelo
Bassini, che scorta la Manzoni
fino a Palermo, dove giungono alle 23.30.
30 dicembre 1942
La Manzoni lascia Palermo alle due di notte
scortata dalla torpediniera Sirio,
unendosi alle motonavi Mario Roselli
ed Alfredo Oriani ed ai
cacciatorpediniere Maestrale, Corsaro e Lampo ed alla torpediniera Pallade.
Le navi formano un unico convoglio, del quale è caposcorta il Maestrale.
Alle 5.04 il
sommergibile britannico Ursula (tenente
di vascello Richard Barklie Lakin), a circa 12 miglia per 360° da Capo San Vito
(nel punto approssimato 38°43’ N e 12°40’ E), avvista il convoglio italiano che
procede a 15 nodi su rotta 240°, a 8200 metri di distanza. Alle 5.09 l’Ursula s’immerge e si avvicina alla
massima velocità per attaccare il mercantile di testa, immergendosi a quota
leggermente maggiore alle 5.13 perché il cacciatorpediniere di testa passa vicino,
salvo poi tornare a quota periscopica alle 5.15 per trovare che il convoglio ha
zigzagato di 35° verso l’Ursula
stesso. Alle 5.20 la motonave di testa è a soli 550 metri dall’Ursula – che ha già superato lo
schermo dei cacciatorpediniere e sta per lanciare i siluri – e continua ad
avvicinarsi; il sommergibile tenta di scendere più in profondità per evitare la
collisione, ma rimane per oltre un minuto a 7,6 metri di profondità e viene
così speronato, alle 5.22, quando si trova a soli 8,8 metri di profondità. La
collisione danneggia la torretta e le camicie dei periscopi dell’Ursula (i periscopi e le relative
camicie, così come i telegrafi superiori e le luci esterne, vanno distrutti),
che è costretto ad abbandonare la missione. Le navi italiane proseguono senza
aver nemmeno notato l’accaduto.
Infruttuosamente
attaccato anche da aerei, e raggiunto alle 14.30 dalle motosiluranti MS 16 e MS 33 (provenienti da Biserta), il convoglio giunge a Biserta tra
le 17 e le 17.30.
5 gennaio 1943
La Manzoni, insieme a Roselli ed Oriani, lascia
Biserta a mezzogiorno con la scorta delle torpediniere Ardente ed Ardito
(caposcorta).
6 gennaio 1943
Il convoglio giunge a
Napoli alle 9.15.
10 gennaio 1943
Manzoni, Oriani e Roselli lasciano Napoli per Biserta alle
17, scortate dal cacciatorpediniere Camicia
Nera (caposcorta) e dalle torpediniere Ardente,
Ardito e Clio.
Il convoglio è
continuamente sorvolato da ricognitori avversari, ma non si materializza alcun
attacco.
11 gennaio 1943
Alle 11.10 un
sommergibile attacca infruttuosamente il convoglio.
Le navi giungono a
Biserta alle 18.
14 gennaio 1943
Manzoni ed Oriani ripartono da
Biserta alle 23.30 per rientrare a Napoli, scortate dalla vecchia torpediniera Giacinto Carini, inviata da Napoli.
15 gennaio 1943
Le tre navi raggiungono
Napoli alle 24.
31 gennaio 1943
Manzoni, Oriani e Roselli salpano da Napoli per Biserta
alle 4.30, scortate dal cacciatorpediniere Saetta
e dalle torpediniere Sirio
(caposcorta), Clio, Uragano e Monsone.
Secondo una fonte, in
questa data il convoglio sarebbe stato infruttuosamente attaccato (con lancio
di siluri) dal sommergibile britannico Turbulent
a nordovest della Sicilia, ma si tratta probabilmente di un errore.
1° febbraio 1943
Il convoglio arriva a
Palermo alle 17.45, sostandovi per alcune ore.
2 febbraio 1943
Il convoglio riparte
da Palermo alle 00.30, giungendo a Biserta alle 15.
7 febbraio 1943
Manzoni ed Oriani salpano da
Biserta per Napoli alle 9, scortate dalle torpediniere Fortunale (caposcorta), Ciclone
e Calliope.
Alle 23.30 iniziano i
primi attacchi di bombardieri ed aerosiluranti, che si protrarranno senza sosta
fino all’1.30 dell’8. Nessuna nave viene colpita.
8 febbraio 1943
Il convoglio giunge a
Napoli alle 10.30.
12 marzo 1943
Manzoni e Roselli salpano da
Napoli per Biserta alle 7, scortate dalle torpediniere Sagittario (capitano di corvetta Vittorio Barich) e Clio (capitano di corvetta Carlo
Brambilla).
Inizialmente le navi
(che formano il convoglio «Roselli») vengono avviate verso la Sardegna; solo al
tramonto, una volta giunte 80 miglia ad est della Sardegna, accostano verso sud
in modo da congiungersi, all’alba del 13 (nel Canale di Sicilia, e precisamente
dieci migli ad est del Banco Skerki), con un il convoglio «D» (piroscafi
tedeschi Esterel e Caraibe e cisterna italiana Sterope, scortati dalle torpediniere Sirio, Pegaso, Cascino, Orione e Cigno e dalle corvette Cicogna
e Persefone), insieme al quale
dovranno proseguire verso la Tunisia.
Già dal 10 marzo,
tuttavia, i comandi britannici – attraverso le decrittazioni di “ULTRA” – sanno
che la nave cisterna Sterope e la
motonave Nicolò Tommaseo devono
arrivare a Messina alle 20 del 9, provenienti da Brindisi, per poi unirsi a Manzoni, Esterel e Caraibe e Manzoni provenienti da Napoli e diretti
a Messina o Trapani, per poi fare rotta insieme verso Tunisi e Biserta, dove
giungere nel pomeriggio dell’11. Il 12 marzo “ULTRA” ha poi appreso del rinvio
di 48 ore di tale programma, con l’arrivo a Messina di Sterope e Tommaseo alle
14 dell’11 anziché la sera del 9; i comandi britannici deducono correttamente
che la prevista riunione in mare avverrà nella giornata del 12, e pertanto
inviano numerosi aerei a cercare il convoglio.
Alle 20.18, intanto,
un ricognitore della Luftwaffe avvista al largo di Bona quattro
cacciatorpediniere britannici, diretti a nordest a velocità elevata, ed alle
20.30 si verifica un altro avvistamento, sempre di quattro cacciatorpediniere,
al largo di Tabarca (Tunisia) e diretti verso est.
Alle 20.55 i
cacciatorpediniere britannici combattono una prima scaramuccia contro le
motosiluranti tedesche della 3. Schnellboot-Flottille, dislocate da Supermarina
ad est dell’isola di La Galite proprio allo scopo di proteggere i convogli in
mare da eventuali forze nemiche di superficie provenienti da ovest.
Alle 22.10, una sessantina
di miglia a sud-sudest di Capo Carbonara, si svolge un secondo scontro, che
vede stavolta la partecipazione di motosiluranti sia della 3.
Schnellboot-Flottille che della 7. Schnellboot-Flottille: questa volta la
motosilurante tedesca S 55 colpisce
con un siluro il cacciatorpediniere britannico Lightning, che affonda alle 22.25.
Un secondo scontro
tra cacciatorpediniere e Schnellboote inizia subito dopo e si protrae alle
22.55.
Supermarina,
informata di tali avvenimenti, stima che, se il convoglio «Roselli»
proseguisse, potrebbe essere attaccato dai cacciatorpediniere intorno all’una
di notte del 13; pertanto dispone che il convoglio inverta la rotta e raggiunga
Olbia, restandovi poi in attesa di ordini.
13 marzo 1943
Alle 9.10 il
convoglio «Roselli» si ancora nella rada di Olbia. Alle 14.50 le navi lasciano
Olbia per riprendere la navigazione verso la Tunisia. Il convoglio «D» è ormai
ridotto al solo Caraibe, perché
attacchi di aerosiluranti hanno danneggiato gravemente sia l’Esterel che la Sterope, costringendo a rimorchiarle in porto (l’Esterel a Trapani, la Sterope a Palermo); nondimeno, è
comunque prevista la riunione con esso del convoglio «Roselli», all’alba del
14.
14 marzo 1943
Alle 8.15, 70 miglia
a sudovest di Trapani, le motonavi vengono raggiunte dalle torpediniere Sirio (che assume il ruolo di
caposcorta), Cigno, Libra ed Orione (per altra versione, anche Pegaso e Generale Antonino
Cascino), provenienti da Trapani. Si
uniscono alla scorta anche i cacciasommergibili VAS 231 e VAS 232 (per
altra fonte, tre dragamine), per effettuare dragaggio sui bassifondali.
Il convoglio «D»
ormai non esiste più: a seguito di ulteriori attacchi di aerosiluranti, anche
il Caraibe è stato colpito ed affondato.
Il convoglio «Roselli»,
eccetto che per Libra ed Orione (che, in prossimità di Biserta,
hanno ricevuto ordine di dirigere per Tunisi), giunge a Biserta alle 16.40.
L’affondamento
Alle 2.30 del 21
marzo 1943 la Manzoni, insieme alla Mario Roselli, lasciò Biserta per
rientrare a Napoli, con la scorta delle torpediniere Antares (capitano di corvetta Maurizio Ciccone), Sagittario (tenente di vascello
Alessandro Senzi) e Fortunale
(quest’ultima avente a bordo il caposcorta, capitano di fregata Antonio Monaco
di Longano). A bordo della Manzoni si
trovavano in tutto 125 uomini.
Durante la
navigazione, la Manzoni subì ripetute
avarie di macchina, che la costrinsero a fermarsi più volte durante la giornata
del 21: la motonave finì così col trovarsi arretrata di circa 25 miglia
rispetto alla Roselli, che proseguì
invece verso Napoli alla velocità prevista, insieme alla Fortunale.
Con la Manzoni, per fornirle protezione ed
assistenza, rimasero l’Antares e la Sagittario.
I britannici sapevano
del viaggio: lo stesso 21 marzo, infatti, i decrittatori di «ULTRA» avevano potuto
riferire che «era prevista per il 21 marzo la partenza del Roselli e del Manzoni,
nonché del Saluzzo, da Biserta per
Napoli». La sera del 21, pertanto, aerei britannici si misero puntualmente alla
ricerca del convoglio: lo trovarono poco prima di mezzanotte.
Tra le 23.15 del 21
marzo e l’una di notte del 22, il gruppo formato da Manzoni, Antares e Sagittario avvistò a grande distanza
verso poppa, ad intervalli, otto serie di bengala.
All’1.45 del 22,
quando la Manzoni e le due
torpediniere erano ormai in vista del faro di Capri, si accodò al gruppo anche
un MAS, che pattugliava la zona alla ricerca di eventuali sommergibili; era una
limpida notte di luna piena.
All’1.50 un
aerosilurante britannico (era un Vickers Wellington del 221st
Squadron della Royal Air Force) si materializzò improvvisamente dinanzi al
convoglio: la Sagittario lo avvistò
solo all’ultimo momento, troppo tardi per potergli impedire di lanciare il
siluro. L’arma, dopo una breve corsa, colpì la Manzoni a poppa, un paio di miglia a sudest (per altra fonte, a
sudovest) di Punta Carena, all’estremità sudoccidentale di Capri. (Per altra
fonte, invece, la Manzoni fu colpita
da bombe e non da siluri; il diario della Divisione Operazioni dello Stato
Maggiore della Kriegsmarine riporta che la nave fu affondata "da siluri di
aerei e probabilmente anche da bombe", mentre il comandante militare della Manzoni, tenente di vascello Giuseppe Strafforello, affermò che la nave venne colpita da due siluri, uno a poppa e l'altro tra la sala macchine e la stiva numero 4, lanciati entrambi dal medesimo velivolo).
Gli attacchi aerei
(sempre da parte di Wellington del 221st Squadron) proseguirono con
ripetuti sganci di bombe, che costrinsero Antares
e Sagittario a lasciare
momentaneamente la motonave danneggiata per rifugiarsi sottocosta a nord di
Capri, dove non vennero più attaccate.
Alle 3.05 la Manzoni colò a picco a cinque miglia per
240° da Capri. Antares e Sagittario tornarono sul posto alle
3.40, precedute dal MAS di prima e da una motovedetta frattanto giunta sul
luogo, che avevano già iniziato a recuperare i naufraghi, opera cui ora si
unirono anche le torpediniere.
Le vittime tra il
personale imbarcato sulla Manzoni
furono sei; i 119 sopravvissuti, tra cui il comandante militare Strafforello, vennero sbarcati a Napoli dalle due torpediniere,
che vi giunsero alle otto di quel mattino.
Secondo il TV Giuseppe Strafforello (Comandante Militare della nave), i siluri che colpirono la nave furono 2, uno a poppa e uno tra la stiva 4 e il locale macchina. Sembra che entrambi i siluri siano stati lanciati dallo stesso aereo.
RispondiEliminaLa ringrazio della segnalazione; provvedo ad aggiungere l'informazione alla pagina.
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