La nave sotto il precedente
nome di Tärnö (Per-Erik Johnsen via www.skipshistorie.net)
|
Piroscafo da carico
da 989 o 985 tsl e 559 tsn, lungo 64,6 metri, largo 9,4 e pescante 3,6, con
velocità di 9 nodi. Ex greco Messarya
Nomikos, confiscato dalle autorità italiane nel 1942 dopo il suo recupero
(era stato affondato da bombardieri tedeschi nell’aprile 1941) ed affidato alla
Società Linea di Genova; iscritto con matricola 467 al Compartimento Marittimo
di Trieste.
Breve e parziale cronologia.
24 agosto 1895
Varato nei cantieri
Bergens Mekaniske Vaerksteder di Bergen, in Norvegia, come Genova (numero di cantiere 94).
Ottobre 1895
Completato come Genova per l’armatore norvegese P. Hamre,
di Bergen.
1899
Acquistato
dall’armatore Vilhelm Torkildsen, anch’egli di Bergen.
1901
Acquistato
dall’armatore Emil Braathen di Oslo.
1908
Acquistato
dall’armatore Halfdan Kuhnle di Bergen e ribattezzato Finse.
1917
Requisito, in piena
prima guerra mondiale, dallo Shipping Controller di Londra, e dato in gestione
a Robinson, Brown & Co. di Londra.
1919
Derequisito.
1922
Acquistato dalla
Rederi-A/B Skandia di Ystad (Svezia) e ribattezzato Skandia (in gestione a Johan Andersson).
1925
Acquistato da I.
Klarin & W. Lindgren di Stoccolma e poi rivenduto lo stesso anno a Johan
Carlbom di Grimsö (Svezia), che lo ribattezza Tärnö.
1926
Acquistato da J. N.
Nilsson di Siretorp (Svezia).
1934
Acquistato da
Torstein Carlbom, di Stoccolma.
1935
Acquistato per 2250
sterline dall’armatore greco Petros M. Nomikos (“Thiraiki” Steamship Navigation
Company), del Pireo, e ribattezzato Messarya
Nomikos (per altra fonte Messaryas
Nomikos). Registrato al Pireo, matricola 840.
11 gennaio 1940
Requisito dal Governo
greco.
22 aprile 1941
Durante l’operazione
«Marita» (invasione tedesca della Grecia) il Messarya Nomikos, al comando del capitano Stavros Moustakas, viene
bombardato e mitragliato da aerei della Luftwaffe fuori dal porto di Lepanto,
nella baia di Corinto. Colpito, il piroscafo affonda in acque basse, senza
perdite tra l’equipaggio.
1942
Recuperato dalle
autorità di occupazione italiane e da queste confiscato; riparato e
ribattezzato Rastrello, viene
registrato a Trieste ed affidato alla Società Linea di Genova, con sede a
Trieste.
13 maggio 1943
Il Rastrello compie un viaggio, solo e
senza scorta, da Durazzo a Bari.
19 luglio 1943
Viaggia da Durazzo a
Bari, di nuovo in navigazione isolata.
L’affondamento
Alle 7.40 del 27
agosto 1943 il Rastrello, in
navigazione isolata e senza scorta da Durazzo a Bari, venne avvistato dal
sommergibile britannico Unseen, al
comando del tenente di vascello Michael Lindsay Coulton Crawford. L’ufficiale
di vedetta al periscopio, sottotenente di vascello Worth, avvistatò le
alberature del Rastrello ad otto
miglia di distanza, su rilevamento 129°; l’Unseen
manovrò per attaccare ed alle 8.52, in posizione 41°30’ N e 17°27’ E (altra
fonte: 41°30’ N e 16°38’ E), lanciò quattro siluri da una distanza di 1140
metri.
Dopo 25 secondi dal
lancio (fonti italiane, con discrepanza di alcuni minuti, parlano delle nove
del mattino) il Rastrello venne
colpito da un siluro ed affondò rapidamente a 48 miglia per 338° da Brindisi.
Dei sedici membri
dell’equipaggio, quattro affondarono con la nave (tra di essi il marittimo
Mario Ziberna, di Trieste, ed il cuoco di bordo Francesco Romano, trentenne, di
Imperia), mentre i dodici sopravvissuti si arrampicarono su una piccola zattera
rimasta a galla in mezzo ai rottami.
L’Unseen, tornato a quota periscopica alle
9.30, avvistò sulla superficie del mare vari rottami e la zattera con i
superstiti; alle 10.45 emerse e si avvicinò alla zattera, fino ad affiancarla.
Tre dei dodici naufraghi erano gravemente feriti; l’equipaggio dell’Unseen consegnò ai naufraghi provviste e
tavolette di morfina per i feriti. Prima di andarsene, il sommergibile recuperò
quattro dei naufraghi, facendoli prigionieri; tra di essi un marinaio
ventinovenne che, essendo di nazionalità jugoslava, fu ben felice di salire
sull’unità britannica. Lasciato il luogo dell’affondamento alle 11.15, l’Unseen si reimmerse un quarto d’ora più
tardi, dirigendo verso nordest.
Gli altri otto sopravvissuti,
rimasti sulla zattera, vennero tratti in salvo da unità navali ed aerei
italiani inviati sul posto.
L’affondamento del Rastrello nel giornale di bordo dell’Unseen (da Uboat.net):
“0740 hours - Sighted
masts of a merchant vessel bearing 129°, 8 nautical miles. Started attack.
0852 hours - In
position 41°30'N, 17°27'E fired 4 torpedoes. One hit was obtained.
0859 hours - Heard
two explosions thought to be depth charges.
0930 hours - Returned
to periscope depth. Nothing in sight except wreckage and survivors on a raft.
1045 hours - Surfaced
and went alongside the raft with 12 survivors on it. Two destroyers / torpedo
boats were seen to be escorting but after the sinking the made off to Bari.
Passed over food and morphine tablets for the three badly wounded and took on
board four survivors. One was a Yugo-Slav which was very keen to come.
1115 hours - Withdrew
to the north-east.
1130 hours - Dived.”
I naufraghi del Rastrello in una foto scattata dall’Unseen (da “Submarines at War 1939-1945” di Richard Compton-Hall, Periscopi Publishing Ltd, 2004) |
Nessun commento:
Posta un commento