La Ticino (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net) |
Nave cisterna per
acqua, ex mercantile tedesco Hans
Leonhardt. Lunga 74,36 (o 70,3) metri, larga 10,97 e pescante 4,54-4,72,
con stazza lorda di 1470 tsl e dislocamento di 3179 (o 2588) tonnellate,
velocità 9,5 nodi. Armata con tre cannoni da 76/40 mm; 70 uomini di equipaggio.
In gestione alla
Società Anonima Cooperativa Garibaldi, iscritta con matricola 2079 al
Compartimento Marittimo di Genova.
Breve e parziale cronologia.
Febbraio 1924
Varata nei cantieri
Vulcan Werke A. G. di Amburgo (numero di costruzione 200).
Maggio 1924
Completata come motonave
da carico Vulcan per la Vulcan AG. Stazza lorda iniziale 1314 o 1358 tsl,
portata lorda 2000 tpl.
1925
Acquistata dalla
Leonhardt & Blumberg di Amburgo e ribattezzata Hans Leonhardt.
7 febbraio 1935
Acquistata dalla
Regia Marina, trasformata (con lavori eseguiti nell’Arsenale di La Spezia) in
nave cisterna per acqua, armata con tre pezzi da 76/40 mm e ribattezzata Ticino.
(g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net) |
7 dicembre 1935
Iscritta nel ruolo
del naviglio da guerra dello Stato, categoria navi sussidiarie, con il nome di Ticino; l'iscrizione nel ruolo del
naviglio da guerra dello Stato viene però subito temporaneamente sospesa,
perché la nave viene data in gestione alla Società Anonima Cooperativa di
Navigazione Garibaldi, con sede a Genova, cui sono affidate numerose navi
ausiliarie della Regia Marina.
10 giugno 1940
All'entrata
dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Ticino, insieme alle navi cisterna Lina Campanella (requisita) e Polifemo
ed alle cannoniere Palmaiola, Giovanni Berta, Valoroso, Dante De Lutti e
Riccardo Grazioli Lante, forma il
Gruppo Navi Ausiliarie Dipartimentali del Comando Navale Libia.
30 ottobre 1940
Salpa da Tobruk per Tripoli alle 17, in convoglio con il piroscafo Mira e quattro motovelieri e con la scorta della torpediniera Sagittario.
31 ottobre 1940
Alle 10.45 il convoglio giunge a Bengasi, dove sosta alcune ore, dopo di che Ticino e Mira proseguono per Tripoli con la scorta della torpediniera Climene.
2 novembre 1940
Ticino, Mira e Climene arrivano a Tripoli alle 12.30.
6 novembre 1940
La Ticino lascia Tripoli alle 17 diretta a Palermo, insieme al piroscafo Sirena e
con la scorta della torpediniera Sirio.
9 novembre 1940
Il piccolo convoglio entra a Trapani alle 21, e vi sosta prima di proseguire per Palermo.
11 novembre 1940
Il convoglio arriva a Palermo alle 16.30.
(da www.associazione-venus.it) |
La perdita
Alle 8.50 dello 26
marzo 1941 la Ticino salpò da Palermo
alla volta di Trapani in convoglio con un'altra cisterna militare, la più
piccola Verde, incaricata di scortare
la Ticino e di fungerle da unità
pilota.
Ad insaputa delle due
navi italiane, in quelle stese ore il sommergibile britannico Rorqual (capitano di fregata Ronald Hugh
Dewhurst), mandato a posare 50 mine tra Capo Gallo e Scoglio Asinelli
(Sicilia), si apprestava – dopo aver posato il giorno precedente un primo
sbarramento di 10 mine 4-5 miglia a nordest di Capo Gallo – a posare un campo
minato proprio sulla rotta che avrebbe dovuto portare Ticino e Verde da Palermo
a Trapani.
Il Rorqual iniziò la posa di uno
sbarramento di 19 mine alle 9.40 del 26 marzo, nel punto a 2,2 miglia per 022°
dal faro dello Scoglio Asinelli, per poi procedere in direzione 290° posando le
mine per una lunghezza di 0,9 miglia nautiche, separate di circa 90 metri l’una
dall’altra; conclusa la posa alle 9.56, il battello si portò a 1,5 miglia per
308° dal faro di Scoglio Asinelli ed alle 10.48 diede inizio alla posa di uno
sbarramento di altre 21 mine, procedendo per un miglio in direzione 29° e
lasciando sempre una distanza di 90 metri tra le mine.
Durante il pomeriggio
dello stesso giorno Ticino e Verde, mentre passavano a ponente dello
Scoglio Asinelli, avvistarono delle mine che galleggiavano nel mare agitato,
apparentemente alla deriva.
Alle 15.50 la Verde alzò le bandiere R K, significanti
«mine in vista», ed ambedue le cisterne invertirono la rotta e diedero inizio
ad una serie di evoluzioni, mentre da bordo gli equipaggi aprivano il fuoco con
dei moschetti contro le mine, tentando vanamente di distruggerle. Tutto ciò si
svolse sotto gli occhi degli addetti al semaforo di San Giuliano, vicino a
Trapani, che comunicarono al locale Comando Marina quanto stava accadendo.
Alle 16.22 (o 16.30),
infine, la Ticino urtò una delle mine
ed affondò rapidamente nel punto 38°06' N e 12°31' E, a nordest della Torre degli Asinelli ed a circa cinque miglia dalla costa. (Alcune fonti, specie
britanniche, attribuiscono l’affondamento della Ticino a siluramento da parte del Rorqual, anziché a mina, ma si tratta di un errore, in quanto il Rorqual non attaccò mai la nave e non
era presente in zona in quel momento).
I naufraghi vennero
recuperati dalla Verde e da un'unità
del servizio di pilotaggio foraneo, inviata in un secondo momento su ordine del
contrammiraglio Notarbartolo, comandante il Settore Militare Marittimo di
Trapani, non appena quest’ultimo era stato informato dell’affondamento. La Verde, però, avendo rimesso in moto dopo
il completamento dei soccorsi, urtò anch’essa una mina alle 17.25,
inabissandosi in meno di un minuto.
Di nuovo da Trapani
furono ordinati nuovi soccorsi: altre tre unità, tra cui, grazie ad un consistente abbonacciamento del mare, anche
un MAS, che grazie al suo ridottissimo pescaggio non avrebbe rischiato di far
esplodere delle mine. Complessivamente furono tratti in salvo 52 naufraghi di
entrambe le navi. Nel dubbio che nonostante tutto potessero anche esservi sommergibili
nemici in zona, venne anche richiesto l’invio di aerei della Regia Aeronautica.
Il 27 marzo furono
recuperate cinque mine che, esaminate, risultarono nemiche, del modello
impiegato dai sommergibili posamine: si capì allora che non erano state mine
alla deriva di uno sbarramento italiano a causare il disastro, come si era
pensato inizialmente, ma un intero campo minato posato in quella zona da un
sommergibile (per l'appunto il Rorqual:
Ticino e Verde erano incappate nella terza linea di mine, quella di 21
ordigni), alcune delle quali erano venute in affioramento. Fu immediatamente
disposto ed eseguito il dragaggio.
Sul numero di vittime tra l'equipaggio della Ticino vi sono informazioni contrastanti. Secondo il volume "La guerra di mine" dell'Ufficio Storico della Marina Militare, morirono nell'affondamento undici uomini della Ticino, oltre a 23 della Verde. Da un documento dell'epoca della Capitaneria di Porto di Trapani, tuttavia, risulterebbe un bilancio leggermente meno pesante; su un totale di 39 uomini imbarcati sulla Ticino (26 marittimi civili della Cooperativa Garibaldi, tra cui il comandante, e 13 militari della Regia Marina), le vittime sarebbero state sette, di cui due civili e cinque militari. Vennero in seguito recuperati i corpi del marittimo civile Antonio Accardo e del seconco capo cannoniere Piero Balma, mentre gli altri cinque uomini furono dichiarati dispersi.
Dal citato documento della Capitaneria di Porto di Trapani emerge anche un altro particolare non menzionato nel volume USMM, ossia che una parte dei naufraghi della Ticino, dopo l'affondamento della propria nave, raggiunse direttamente la costa su una lancia di salvataggio, senza essere raccolta da altre unità. Considerato che le perdite tra l'equipaggio della Verde furono molto più pesanti, sembra lecito supporre che solo pochi naufraghi furono recuperati - per loro sfortuna - da questa nave, mentre la maggioranza prese posto nell'imbarcazione che raggiunse la costa, o furono recuperati dall'unità del pilotaggio foraneo.
Le vittime tra l'equipaggio della Ticino:
(si ringrazia Michele Strazzeri)
(si ringrazia Michele Strazzeri)
Antonio Accardo, marittimo civile, da Torre del Greco, deceduto
Walter Agnibeni, marinaio nocchiere R. Marina, da Sospirolo, disperso
Antonio Arus, marinaio cannoniere R. Marina, da Gonnesa, disperso
Piero Balma, secondo capo cannoniere R. Marina, da Asti, deceduto
Salvatore Davì, direttore di macchina, da Palermo, disperso
Michele Lorusso, sergente cannoniere R. Marina, da Bari, disperso
Giuseppe Massera, marinaio fuochista R. Marina, da Parma, disperso
Trascrizione dell'atto di scomparizione in mare del direttore di macchina Salvatore Davì nei registri degli atti di morte del Comune di Palermo (g.c. Michele Strazzeri)
Grazie ho potuto vedere la foto della nave. Ho i documenti di navigazione del nonno, elettricista di bordo, sbarcato a Napoli nel novembre del 1940.
RispondiEliminarobertovignola@yahoo.it