mercoledì 14 gennaio 2015

Sparide


Lo Sparide subito dopo il varo (da www.grupsom.com)


Sommergibile di media crociera della classe Tritone (dislocamento di 866 tonnellate in superficie e 1058 in immersione).

Breve e parziale cronologia

25 aprile 1942
Impostazione nei cantieri Odero Terni Orlando di La Spezia.
21 febbraio 1943
Varo nei cantieri Odero Terni Orlando di La Spezia.
7 agosto 1943
Entrata in servizio.

Armistizio

Modificato mentre ancora era in costruzione per poter trasportare mezzi d’assalto (furono sistemati in coperta, ai lati del ponte, quattro contenitori cilindrici che avrebbero potuto alloggiare altrettanti siluri a lenta corsa – del nuovo tipo Siluro San Bartolomeo (SSB), in previsione di nuovi attacchi anche a porti al di fuori del Mediterraneo, grazie alla maggiore autonomia dei “Tritone” rispetto ai classe “600” impiegati in precedenza come avvicinatori nelle incursioni contro Alessandria, Algeri e Gibilterra – od anche barchini esplosivi tipo Motoscafo da Turismo Ridotto: due si trovavano in corrispondenza della torretta, gli altri due poco più a proravia), lo Sparide morì appena nato, senza aver mai potuto operare.
Entrato ufficialmente in servizio il 7 agosto 1943, un mese ed un giorno prima dell’annuncio dell’armistizio tra Italia ed Alleati, il battello era in realtà ancora in allestimento – ormai quasi concluso – ed addestramento nel cantiere del Muggiano quando l’armistizio fu proclamato l’8 settembre. Non essendo in grado di muovere, il 9 settembre 1943 lo Sparide, al pari dei gemelli Grongo e Murena anch’essi in via di completamento (sovrintendeva all’allestimento dei tre battelli il capitano di corvetta Luigi Longanesi Cattani, comandante del Murena), si autoaffondò a La Spezia per evitare la cattura da parte delle forze tedesche.
Il sommergibile sarebbe poi stato dai tedeschi recuperato ed incorporato nella Kriegsmarine come UIT 5, venendo trasferito da La Spezia a Genova, ma finendo solo con l’esservi nuovamente affondato da un violento bombardamento aereo il 4 (quando aerei della 15th USAAF bombardarono Genova affondandovi numerose unità e causando centinaia di vittime tra la popolazione) o 6 settembre 1944, senza mai essere divenuto operativo. Stessa fine ebbero Grongo e Murena; il relitto dell’ex Sparide fu recuperato nel febbraio 1947 solo per essere demolito (la demolizione ebbe inizio il 27 marzo 1947).

L’equipaggio dello Sparide, catturato dai tedeschi, condivise la sorte degli oltre 600.000 militari italiani caduti in mano tedesca a seguito dell’armistizio ed internati in campi di prigionia in Germania ed Europa orientale (soprattutto Austria e Polonia) sotto la denominazione di «internati militari italiani», per non godere dei diritti garantiti dalla Convenzione di Ginevra per i prigionieri di guerra.
Dopo anni di durezze, sfruttamento e malnutrizione, tornarono tutti alle loro case, tranne uno.
Alcuni prigionieri dello Sparide erano stati internati nei campi di lavoro (arbeitslager) di Treuenbrietzen, località del comune di Nichel, una cinquantina di chilometri a sudovest di Berlino. I 3000 tra lavoratori coatti e prigionieri di guerra italiani, belgi, francesi, olandesi, polacchi e sovietici qui internati venivano fatti lavorare nei tre stabilimenti della Kopp & Co., che producevano munizioni per fanteria e proiettili traccianti, ed in quello della Dr. Kroeber und Sohn, che produceva strumenti di precisione.
La sera del 21 aprile 1945 le avanguardie sovietiche occuparon Treuenbrietzen, ma non vi si fermarono, proseguendo nella loro avanzata. Le guardie dei campi di prigionia della zona si erano date alla fuga, lasciando liberi i prigionieri, ma il 23 aprile sopraggiunse un altro reparto militare tedesco, non è chiaro se della Wehrmacht o delle SS: i prigionieri vennero ricatturati e divisi per nazionalità. Quelli italiani, ritenuti prigionieri fuggitivi, vennero costretti a caricare sulle loro spalle delle cassette di munizioni e poi messi in marcia incolonnati. Nei pressi di un sottopassaggio della ferrovia Wittenberg-Potsdam la colonna s’imbatté in altri reparti tedeschi, ed il capitano che comandava il reparto che stava scortando i prigionieri disse ad un altro ufficiale che stava trasferendo 150 prigionieri italiani. La colonna proseguì per un altro chilometro e mezzo, poi, giunti nella cava di Weinbergen, i militari tedeschi aprirono il fuoco a sorpresa sui prigionieri italiani, da cinque o sei metri di distanza; il massacro si protrasse per due ore. Solo in quattro, che si buttarono a terra e furono riparati dai cadaveri caduti su di loro, riuscirono a salvarsi: vennero contati 127 morti, dei quali 16 non poterono essere identificati.
Tra le vittime di questa strage vi fu anche un membro dell’equipaggio dello Sparide, il marinaio silurista Silvio Asoli.
Due settimane dopo la guerra in Europa era finita.


Lo Sparide durante l’allestimento (da www.anaim.it)


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