domenica 8 giugno 2014

F 113 Scorfano


Lo Scorfano (Coll. Giorgio Spazzapan, tratta da “Pesci, costellazioni e altro: la storia di 26 trawlers tedeschi in Italia”, di Giorgio Spazzapan e Francesco De Domenico, sul Bollettino AIDMEN n. 26 del 2012, via Francesco De Domenico)


Piropeschereccio da 305,43 tsl e 112 tsn, lungo 42,33-44,97 metri, largo 7,39-7,43 metri, pescaggio 3,68-4,15 metri, velocità 9,5 nodi.

Breve e parziale cronologia.

1924
Varato e completato nei cantieri J. Frerichs und Co. (Frerichswerft) di Einswarden (Amburgo) come piropeschereccio oceanico destinato all’Italia (numero di costruzione 385), in base alle clausole del trattato di pace, quale riparazione dei danni di guerra del primo conflitto mondiale (al pari di altri 23 piropescherecci d’altura, dei quali solo lo Scorfano ed un altro, il Balena, vengono costruiti nei cantieri Frerichs di Einswarden). Consegnato alla Società Anonima Italiana Industria della Pesca e Sottoprodotti, con sede a Roma, ed iscritto con matricola 98 al Compartimento Marittimo di Roma.
19??
Venduto alla Ditta Gastone Capaccioli di Roma.
Anni ’30
Venduto alla Società Anonima Industria Pesca Atlantica, con sede a Trieste, ed iscritto con matricola 401 al Compartimento Marittimo di Trieste.
24 maggio 1940
Requisito a Trieste dalla Regia Marina (le buone qualità di robustezza e tenuta del mare dei piropescherecci di questa serie ne facevano delle unità adatte alla trasformazione in navi scorta).
1° giugno 1940
Iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato (dalle ore 00.00 del 1° giugno) come nave scorta ausiliaria (formalmente come unità per pilotaggio foraneo), con sigla F 113.

L’evacuazione di Tripoli e l’affondamento

Nel gennaio 1943 era ormai chiaro che, con le forze dell’Asse in continua ritirata verso la Tunisia, la caduta definitiva di Tripoli era soltanto questione di giorni. Già dal precedente dicembre non erano più partiti convogli per Tripoli: tutti venivano mandati in Tunisia, destinata a diventare l’ultimo lembo d’Africa in mano alle forze dell’Asse. L’unico pensiero possibile, per le navi rimaste a Tripoli, era cercare di salvarle evacuandole, prima della caduta della città, verso la Tunisia o l’Italia. Una di queste navi era lo Scorfano.
La flotta britannica, tuttavia, non essendo rimasta che una rotta per le navi che tentavano di lasciare Tripoli, prese ad attaccare continuamente, con ogni mezzo aereo e navale, le acque della Tripolitania, per annientare gli ultimi resti del naviglio italiano ancora presenti in quella regione. Non c’era possibilità di errore, non occorreva nemmeno decrittare i messaggi italiani per sapere quali rotte avrebbero seguito le navi in fuga da Tripoli.
Per disposizione del Comando di Marina Libia, tutte le unità minori ancora in grado di prendere il mare presenti a Tripoli avrebbero dovuto lasciare quella base il 19 gennaio 1943. Tali piccole navi consistevano nella 40a Flottiglia Dragamine ed in altre piccole unità requisite che operavano alle dipendenze del Gruppo Navi Uso Locale: lo Scorfano, i dragamine ausiliari DM 12 Guglielmo Marconi, R 26 Angelo Musco e R 224 Cinzia, i rimorchiatori-dragamine RD 31, RD 36, RD 37 e RD 39, la piccola cisterna Q 6 Irma, il motoveliero cisterna/vedetta foranea V 66 Astrea e la barca pompa S. Barbara.
Continuamente attaccate dal cielo durante i preparativi per la partenza, le navicelle della flottiglia italiana partirono separatamente, a gruppi di due o tre, tra le 14 e le 19 del 19 gennaio 1943, in modo da incrementare le probabilità di non essere trovate dalle forze britanniche.
Lo Scorfano salpò da Tripoli alle sei di sera (per altra fonte all’una del pomeriggio), insieme al rimorchiatore-dragamine RD 37 (che secondo una versione sarebbe stato assegnato alla scorta dello Scorfano, piuttosto che alla semplice navigazione insieme ad esso, ma questo sembra improbabile). Più tardi lo Scorfano prese anche a rimorchio la S. Barbara, che era partita alle 14 insieme a Marconi, Cinzia e Musco.
Le navi assunsero rotta nordovest, verso la Tunisia.
Per via della scarsa velocità delle navi che la formavano, la flottiglia avanzava con grande lentezza.
Nel pomeriggio del 19 gennaio avevano lasciato Malta anche i cacciatorpediniere britannici Kelvin e Javelin, della Forza K: la loro destinazione era il mare della Tripolitania, il loro obiettivo cercare e distruggere il naviglio italiano che tentava di lasciare Tripoli (svariate missioni di questo tipo furono effettuate in quei giorni da cacciatorpediniere britannici, sovente coronate da successo).
Verso mezzanotte (per l’orario italiano), dopo aver incrociato per qualche tempo – forse un paio d’ore – al largo di Tripoli, il radar Type 271 dello Javelin (od il radiogoniometro) localizzò una delle piccole unità italiane in allontanamento da Tripoli, 15-20 miglia ad est di Zuara. I due cacciatorpediniere si diressero verso il contatto, e scoprirono di trovarsi dinanzi non ad una singola nave, ma ad un intero convoglio formato da parecchie piccole unità, illuminate dalla luce lunare. Immediatamente Kelvin e Javelin aprirono il fuoco da una distanza di un paio di miglia, con effetti devastanti. Contro i 6 cannoni da 120 mm e 10 tubi lanciasiluri da 533 mm (oltre a 4 mitragliere pesanti da 40 mm ed 8 leggere da 12,7 mm) di ciascuna delle due unità britanniche, non c’erano che i quattro pezzi da 76/40 mm e le otto mitragliere Colt da 6,5 mm degli RD, e poco altro sulle altre navi.
Dopo aver attaccato, inseguito ed affondato una prima unità, lo Javelin si pose all’inseguimento a 30 nodi due navi che, nel buio della notte, identificò come una nave mercantile di 2000-4000 tsl (in realtà lo Scorfano, con le sue 305 tsl, era la nave più grande della flottiglia) ed una torpediniera di scorta.
Per quanto non si possa esserne completamente certi, è piuttosto probabile che lo Scorfano e l’RD 37 fossero proprio queste due navi, che Kelvin e Javelin scambiarono per un mercantile e la torpediniera che lo scortava, sopravvalutandone le dimensioni a causa del buio. Ad iniziare il tiro contro di esse, da una distanza di due miglia, fu lo Javelin, mentre il Kelvin attaccava un’altra nave. Lo Scorfano, se di questa nave si trattava, fu colto di sorpresa e saltò in aria subito dopo essere stato colpito dai primi proiettili (per altra fonte invece esplose solo in seguito; in ogni caso l’esplosione fu tanto violenta da far pensare, a bordo delle unità britanniche, che la nave avesse a bordo esplosivi o munizioni), ed insieme ad esso esplose anche l’RD 37. Lo Scorfano s’inabissò alle 00.10 del 20 gennaio 1943 (per altra fonte tra le 00.15 e le 00.45), otto miglia a nordovest di Zuara.
Non andò meglio al resto della piccola flottiglia italiana: l’RD 36 (capo flottiglia) ordinò alle altre navi di portarsi sottocosta e proseguire e tentò di creare un diversivo per permettere alle altre unità di sfuggire, ma venne affondato con tutto l’equipaggio, ed infine tutte le piccole navi italiane – che non avevano né armamento sufficiente a difendersi né velocità sufficiente per fuggire – furono raggiunte, illuminate con proiettili illuminanti e distrutte, anche se parte degli equipaggi riuscì a salvarsi raggiungendo la costa. Solo un paio poterono rispondere al fuoco, inutilmente.
Completato l’annientamento della flottiglia (per una fonte all’1.15 del 20 gennaio, ma l’orario non è compatibile con le circa tre ore complessive indicate per l’azione: è possibile che la discrepanza sia imputabile a differenze di fuso orario tra le unità italiane e quelle britanniche), il Kelvin e lo Javelin, avendo esaurito gran parte delle loro munizioni, si avviarono frettolosamente sulla rotta di ritorno a Malta (era ormai tardi, e le due navi dovevano tornare a Malta prima del sorgere del sole) senza fermarsi a raccogliere naufraghi. Da parte inglese si erano sparati 800 proiettili da 120 mm; lo scontro – considerata la disparità delle forze lo si potrebbe meglio chiamare strage –, era durato tre ore.
Kelvin e Javelin non avevano notato la presenza, non lontano dalla flottiglia dei dragamine, di alcuni pescherecci di Favignana, che stavano rientrando in Italia insieme ad essi. Al loro arrivo in Italia, i pescatori raccontarono che il mattino successivo, dopo il sorgere del sole, delle navi britanniche (forse il Nubian ed il Jervis, che erano partiti il 20 per un pattugliamento tra Zuara, Ras Turgheness e le Kerkennah e non vi avevano trovato nessuna unità; certo non il Kelvin ed il Javelin, che erano già rientrati a Malta) ripassarono sul luogo dell’attacco, e mitragliarono i rottami galleggianti ed anche i naufraghi in mare.
Dell’equipaggio dello Scorfano non vi fu alcun sopravvissuto.


L’equipaggio militare dello Scorfano, perito al completo:

Ferruccio Baldini, marinaio, disperso
Guglielmo Bianchi, marinaio cannoniere, disperso
Armando Bracco, marinaio, disperso
Mario Braico, marinaio, disperso
Giovanni Canapo, sergente cannoniere, deceduto in territorio metropolitano il 6.2.1943
Ciro Capuano, sottocapo fuochista, disperso
Vincenzo Catania, sergente cannoniere, disperso
Lorenzo Cavalli, capo meccanico di seconda classe, disperso
Antonio Conte, sottocapo fuochista, disperso
Vincenzo D’Anna, sottocapo carpentiere, disperso
Giuseppe De Palo, sottocapo fuochista, disperso
Giuseppe Diaferia, marinaio fuochista, disperso
Costante Gargiulo, marinaio, disperso
Agostino Gargotta, capo meccanico di prima classe, disperso
Domenico Gaspa, capo di terza classe, disperso
Giuseppe Iacolino, marinaio fuochista, disperso
Giuseppe La Cara, sottocapo fuochista, disperso
Vincenzo Lista, marinaio fuochista, disperso
Alessandro Macino, marinaio, disperso
Mario Panelli, sottocapo cannoniere, disperso
Angelo Perasso, sottocapo fuochista, disperso
Francesco Ranieri, marinaio cannoniere, disperso
Paolo Reveglia, marinaio cannoniere, disperso
Adrio Romagnoli, sottocapo cannoniere, disperso
Giordano Rovis Braissa, secondo capo S. D. T., disperso
Osvaldo Santin, marinaio cannoniere, disperso
Bruno Scatoli, marinaio, disperso
Gaetano Tamburello, sottocapo radiotelegrafista, disperso
Giovanni Versari, marinaio motorista, disperso
Luigi Viola, marinaio motorista, deceduto
Simeone Zuccoli, capo nocchiere di seconda classe, disperso


Il ricordo di Robert Nicklin, marinaio dello Javelin, sull’attacco alla flottiglia italiana (estratto da ‘WW2 People's War’, archivio online di memorie di guerra raccolto dalla BBC, all’indirizzo bbc.co.uk/ww2peopleswar):

“This was a night when (ELEVEN) enemy ships were sunk by two British destroyer's in action the night before the fall of Tripoli, the ships H.M.S. Javelin and H.M.S. Kelvin'we had sailed out of Malta harbour on our usual nightly patrol and headed for the coast in search of enemy shipping and just after 10pm the first ship was sighted and both destroyers open'ed fire and the enemy was hit with Kelvins second and Javelins first salvo she was badly damaged and headed for the shore trying to beach herself but being chased by Javelin she blew up in shallow water. The next two ship's sighted were chased at over
thirty knots before being engaged and sunk' a Merchant vessel of about 4'000 tons [forse lo Scorfano] taken by surprise was hit at over two mile's range and later blown up with her Torpedo-boat escort [forse l’RD 37] by the Javelin, while Kelvin engaged and destroyed a third ship.
By this time the enemy convoy was scattered all over the place and we were in the middle of them unable to miss our targets'our guns swinging round and round on to different targets and the cheering every time a new one was indicated could be heard all over the ship and in the brilliant moonlight night other ships could be seen trying to escape Kelvin sighting one and Javelin one which had been attacked previously but had apparently escaped'that oversight was made good.
It was now after midnight and we were beginning to wonder whether targets or ammunition would run out first'the Kelvin sank another with one salvo and then Javelin performed what was derscribed by the Sunday Dispatch as one of the most spectacular close range sinkings of the war in the Mediterranean, dashing across a Corvette's bow we threw two depth charges one on each side of her and blew her clean out of the water, and finally two more small ships were sunk leaving just one ship to escape believed to be a destroyer. The action started just after 10pm and was broken off about 1,30am when it was getting too late for the Destroyers to engage any more ships if we had met any and as the ammunition supply was very low we would not have been able to defend the ship if we were to meet any enemy war ships, both ships were officially congratulated on an excellent nights work.”

Altre reminescenze di Robert Nicklin sull’attacco, in una lettera scritta del 2009:

“I kept a diary of my two years in the Medditerranean. Javelin and H.M.S. Kelvin sailed out of Malta on normal nightly patrols at 20'00 hrs and we sail straight for the Tripolitanian coast this time as reports have been coming in that Monty (Marshal Montgomery) is now only fourty miles from Tripoli  and the enemy will be trying to send re'inforcements through or supplies,and so here we are sweeping for any enemy shipping and we are only a few miles off the port of Tripoli and just sailing up and down the coast' the night is pretty clear moonlit.
Well we had been sailing up and down this coast for just over two hours and it was now just after 10,15pm and a ship was picked up on the R.D.F heading away from Tripoli and on closing we found that this was a small convoy and we went straight into action now it being night not a lot could be seen and the number of ships not known or who we were up against but as we closed on  the first ship a small merchant ship and opened fire and very soon the ship was on fire' and from then on it was just action with no time to think about any'thing as we found ship after ship and with hardly any opposition from the small escort who I believe where more or less trying to leave these merchant ships to there own fate as one of them got away at speed instead of having a go although a couple of the ships did open fire on us and by the time this action was over which actualy had taken three hours and it was now 1,15am and we found that we where now only about thirty miles east of Zuara and in the action must have cover'ed an area of at least 20miles.
The Merchant ship [che si presume essere lo Scorfano] and its escort a Torpedo boat you mentioned [forse l’RD 37] blew up in an explosion' after the ship was hit by our gun fire so I can only assume that she had some sort of explosives on board to cause such' as normaly a ship would take a lot of sinking just by gun fire alone, but why as you say these ships were escaping from Tripoli would they be wanting to carry anything like that and they were definately heading for central Med and so home when we intercepted them, Javelin and Kelvin did not pick up any survivors I'm  sorry to say as it was getting late and we had to get back to Malta by day light' but in our previous actions we did pick up lots of men from the sea' it was'nt the Royal navy's way to leave men in the water and our lads would have expected the same treatment.”


6 commenti:

  1. No si salvarono in due. Uno era mio padre Costa Filippo, morto per le conseguenze dell'affondamento in data 10/10/1974. Fu decorato. Dell'altro non ricordo il nome. Ricordava invece mio padre, un palermitano, tale La Cara, che vide saltare in aria centrato da in proiettile.

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    1. Buonasera, lei possiede il foglio matricolare di suo padre?

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  2. Non saprei. E confesso non saprei cosa cercare. Se mi può venire in aiuto spiegandomi ed illustrando mi il tipo di documento potrei essere facilitato

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    1. Buongiorno, si tratta di un documento contenente la cronistoria di tutti gli imbarchi (o periodi di assegnazione a basi di terra) durante il suo periodo di servizio militare.

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  3. Mi attiverò nella ricerca. Comunque noto che manca il nome del comandante.

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    1. Penso che potesse trattarsi del capo nocchiere Zuccoli, sono un grado ed una qualifica compatibili con il comando di una piccola unità ausiliaria come lo Scorfano.

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