venerdì 6 giugno 2014

Tampico



La nave con l’originario nome di Carpathian (da http://www.tynebuiltships.co.uk/C-Ships/carpathian1908.html)


Piroscafo cisterna da 4958 tsl e 3056 tsn, lungo 117,3 metri e largo 15,5, pescaggio 8,41 metri, velocità 10 nodi. Nominativo internazionale ICJD, matricola 1614 al Compartimento Marittimo di Genova. Appartenente alla Società Anonima Italiana Navigazione e Commercio (con sede a Genova).

Breve e parziale cronologia.

18 maggio 1908
Varata nei cantieri Armstrong W. G. & Whitworth Company Ltd. di Low Walker (Newcastle-upon-Tyne) come Carpathian (numero di cantiere 802).
Luglio 1908
Completata per la Petroleum Steam Ship Company Ltd. di Londra, e data in gestione alla Lane & Macandrew Ltd. anch’essa di Londra. Caratteristiche originarie 4900 (o 4920) tsl, 3087 tsn, 7140 tpl.
1914
Allo scoppio della prima guerra mondiale la Carpathian si trova in un porto del Texas, nei neutrali Stati Uniti. L’equipaggio si rifiuta di partire, adducendo il rischio di essere intercettati ed attaccati degli incrociatori “corsari” tedeschi – che si dice con insistenza incrocino nell’Atlantico dando la caccia al naviglio mercantile dell’Intesa –, a meno di ricevere un pagamento aggiuntivo. Per convincere l’equipaggio a prendere egualmente il mare, il comandante della pirocisterna promette di pagare 60 sterline (oltre alla paga del contratto) a ciascuno dei suoi uomini. La Carpathian parte perciò per Rotterdam carica di petrolio e compie un viaggio tranquillo, ma dopo l’arrivo a destinazione il suo comandante paga agli uomini solo 5 sterline ciascuno, invece di 60. L’equipaggio porta pertanto il suo comandante e gli armatori in tribunale; il processo si concluderà nel febbraio 1915 ed i giudici daranno ragione ai marinai della petroliera, costringendo il comandante e la compagnia al pagamento della somma promessa.
Giugno 1917
In seguito all’acquisizione della Petroleum Steam Ship Company da parte della British Tanker Company Ltd. di Londra, la Carpathian viene ribattezzata British Peer. (Per altra fonte la nave passa in gestione alla British Tanker Company nel 1918, assumendo il nome di British Peer, ma diverrà definitivamente di proprietà della British Tanker Company solo nel 1921).
1924
Un membro dell’equipaggio della British Peer scompare al largo di Aden durante una nuotata in acque infestate dagli squali.
13 gennaio 1930
Acquistata dall’Impresa Navale Commerciale Società Anonima, di Genova (per altra fonte dalla Società Italiana di Navigazione e Trasporti, di Genova o di Palermo), e ribattezzata Tampico.
1933
Passata alla Società Anonima Marittima Fratelli Narizzano, di Genova.
1935
Passata alla Società Anonima Italiana Navigazione e Commercio, con sede a Genova.
21 novembre 1940
Requisita a Fiume dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
31 agosto 1941
Secondo alcune fonti la Tampico viene infruttuosamente attaccata (con lancio di siluri) in questa data, a sudest di Varna (in Mar Nero), dal sommergibile sovietico M-34. Il fatto che l’attacco abbia avuto luogo è però oggetto di discussione.
6 settembre 1941
La Tampico ed un’altra cisterna italiana, la Superga, vengono avvistate in Mar Nero dal sommergibile sovietico S-32. Il comandante del battello dà ordine di attaccare, ma, causa l’errata interpretazione del suo ordine, il sommergibile si immerge. I quattro uomini in torretta annegano, e l’attacco non ha più luogo.
9 settembre 1941
La Tampico e la Superga effettuano un viaggio da Varna (Bulgaria) a Costanza (Romania), scortate, da Capo Sabla in poi, dal dragamine romeno Sublocotenant Ghiculescu. A Costanza le due cisterne imbarcano il proprio carico di petrolio romeno, poi ripartono scortate dal Ghiculescu, che all’altezza di Capo Sabla viene rilevato da una scorta bulgara.
21 settembre 1941
La Tampico e la Superga, inviate in Mar Nero per caricare prezioso carburante romeno destinato alla Regia Marina, vengono ripetutamente attaccate, mentre procedono in convoglio scortate dalle torpediniere romene Smeul, Sborul e Naluca, da sommergibili sovietici, dapprima l’M-34 e poi il D-5 Spartakovets.
Alle otto l’M-34 (che imbarca anche un ufficiale britannico, il capitano di vascello D. Fox, per supervisionare gli attacchi alle petroliere italiane) lancia un siluro contro la Superga, al largo di Capo Tuzla (a sudest di Costanza), ritenendo a torto di averla affondata (la cisterna viene invece mancata), e subisce il contrattacco della scorta, che lancia 36 cariche di profondità, due delle quali causano alcuni danni.
Alle 10.20 il D-5 Spartakovets lancia infruttuosamente un siluro contro la Tampico al largo di Capo Shabla (a nordest di Varna, in Bulgaria), poi subisce anch’esso il contrattacco della torpediniera romena Naluca e di alcuni idrovolanti, con quattro cariche di profondità, che non causano danni.
29 settembre 1941
Tampico e Superga, in navigazione in convoglio cariche di migliaia di tonnellate di carburante e di petrolio non raffinato, subiscono un nuovo attacco, da parte del sommergibile sovietico SHCH 211. Quest’ultimo, dopo essersi dovuto frettolosamente immergere subito dopo aver avvistato la scorta, si avvicina e silura la Superga, che affonda spezzandosi in due. Le unità della scorta, appartenenti alla Marina bulgara, ritengono a torto che la nave abbia urtato una mina, perciò non eseguono alcun contrattacco.
 
Un’altra foto della Tampico come Carpathian (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net)

La fine

Dopo aver imbarcato il proprio carico di nafta romena, la Tampico lasciò il Mar Nero per tornare in Mediterraneo e raggiungere il Pireo con il suo prezioso carico. Dopo aver superato lo stretto dei Dardanelli, la pirocisterna uscì dal limite delle acque territoriali turche alle 13.30 del 2 novembre 1941, e venne raggiunta dalle anziane torpediniere Castelfidardo e Monzambano, che ne assunsero la scorta.
Il 3 novembre, alle 10.37, dopo aver superato il Canale di Doro, la Tampico fu colpita in posizione 37°53’ N e 24°30’ E (allo sbocco meridionale del canale di Doro, 50 miglia a sudest di Atene, tre miglia a sud dell’isola di Mandili e ad est dell’isola di Andros) da un siluro lanciato dal sommergibile britannico Proteus, al comando del capitano di corvetta Philip Stewart Francis. Secondo alcune fonti, il Proteus compì il suo attacco ai danni della Tampico avvalendosi dell’ausilio del radar, e questo sarebbe stato il primo successo conseguito da un sommergibile con l’impiego del radiolocalizzatore. La cisterna, pur abbassandosi di molto sull’acqua, non affondò; le unità della scorta contrattaccarono dapprima con bombe di profondità (impedendo al Proteus di attaccare nuovamente e finire la nave colpita), pensando, erroneamente, di aver affondato il sommergibile attaccante, poi diedero assistenza alla petroliera. La Castelfidardo tentò quindi di rimorchiare la Tampico in salvo, ma per due volte i cavi di rimorchio si ruppero: Marisudest dispose allora l’invio, oltre che della torpediniera Cassiopea (per rinforzare la scorta), anche del potente rimorchiatore Ardenza. Quest’ultimo riuscì a prendere a rimorchio la petroliera danneggiata ed a portarla al Pireo, dove la Tampico giunse all’una di notte del 4 novembre. Fortunatamente, nessun membro dell’equipaggio era rimasto ucciso nel siluramento.

Anche se non fu affondata, la Tampico non avrebbe mai più solcato i mari, almeno non con i propri mezzi. La pirocisterna danneggiata venne successivamente rimorchiata dal Pireo a Venezia per essere riparata e rimessa in servizio, ma i lavori di riparazione non erano ancora conclusi quando, l’8 settembre 1943, venne dichiarato l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati.
Immobilizzata a causa delle riparazioni, la Tampico si autoaffondò a Venezia l’11 settembre 1943, quando la città si arrese alle forze tedesche, e venne da queste ultime riportata a galla per essere riparata ed entrare in servizio per la Mittelmeer Reederei GmbH (la compagnia tedesca che gestiva il naviglio in servizio per conto delle forze tedesche in Mediterraneo). Nel 1944, tuttavia, i tedeschi rinunciarono a terminare le riparazioni, e consegnarono la petroliera alla Repubblica Sociale Italiana.
La Tampico fu portata appositamente ad arenarsi di prua sull’isola di San Giorgio all’Alga (nella laguna di Venezia), con la prua arenata nella sabbia e la poppa galleggiante, e mimetizzata, venne impiegata come bersaglio per l’addestramento degli incursori (nuotatori d’assalto) del Gruppo Gamma «Licio Visintini» della X Flottiglia MAS. I «Gamma» venivano addestrati nelle tecniche di attacco subacqueo da Luigi Ferraro, Medaglia d’oro al Valor Militare per le sue imprese solitarie di minamento di mercantili nemici ad Alessandretta, eseguendo finti attacchi ai danni della Tampico.
Nell’aprile 1945 la Tampico fu trovata a Venezia ancora danneggiata o forse anche affondata (secondo una fonte nel 1945 la vecchia pirocisterna venne nuovamente autoaffondata a Venezia). Nel settembre 1945 la nave risultava priva dell’apparato motore e di parte delle sovrastrutture.
Ormai troppo vecchia e malridotta perché delle riparazioni potessero essere convenienti, la Tampico fu recuperata e venduta per demolizione nel giugno 1947 e smantellata a Venezia nel corso di quello stesso anno.




Due foto della Tampico, mimetizzata, in uso a Venezia come nave bersaglio per la X MAS (da http://www.betasom.it/forum/index.php?s=09347c4bd155d403c1f5999faa221297&showtopic=24711&page=86)



 



Unità appoggio della X MAS

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