venerdì 13 giugno 2014

Monrosa

Il Monrosa (da www.grafasdiving.gr)

Piroscafo da carico da 6703 tsl, 4216 tsn e 9035 tpl, lungo 130,5 metri e largo 16,6, pescaggio 8,3 metri, velocità 9,5-10 nodi. Di proprietà della Società Anonima di Navigazione Alta Italia (con sede a Genova), matricola 1168 al Compartimento Marittimo di Genova.

 
La nave vista da poppa (da www.grafasdiving.gr)

Breve e parziale cronologia.

Luglio 1920
Completato dai cantieri J. Coughlan & Sons Ltd. di Vancouver (numero di scafo 16) come Indus, per la compagnia svedese Svenska Ostasiatiska Kompaniet A/B di Göteborg, che l’ha acquistato durante la costruzione. Dimensioni originarie: lunghezza m 125,10, larghezza m 16,48, pescaggio m 8,36, stazza lorda 6485 (o 5772) tsl, stazza netta 4190 tsn, portata lorda 8800 tpl. Registrata a Göteborg, con bandiera svedese.
21 dicembre 1921
Mentre l’Indus si trova nel porto di Valencia con un carico di copra, iuta, pelli, olio ed altro, la disattenzione del carpentiere di bordo nell’uso del fuoco causa un incendio a bordo. Per estinguere le fiamme, si rende necessario affondare la nave nelle acque del porto, abbandonandola e colpendola con 40-50 colpi di cannone. L’Indus affonda, con l’acqua che arriva sino al ponte di coperta, ed una successiva ispezione lo valuta irrecuperabile.
 
L’incendio dell’Indus (da www.grafasdiving.gr)

1922
Venduto (forse dopo un primo e temporaneo acquisto da parte della European Shipping Company Ltd., A. Rappaport, di Londra) all’armatore Cesano E. & Co. di Genova (Società Ligure di Navigazione a Vapore), che lo recupera e lo ripara.
1923
Torna in servizio come Indiano per la Società Ligure di Navigazione a Vapore.
1925
Acquistato dalla Società di Navigazione Alta Italia e ribattezzato Monrosa. Viene impiegato sulla rotta che collega Genova e Napoli al Golfo del Messico, ossia a New Orleans, Tampa, Port Arthur (Texas), Pensacola, Houston e Galveston, in Texas (nonché, saltuariamente, Baytown, Jacksonville e Newport News), dove la società di navigazione Alta Italia è nota come “Creole Line”.
15 dicembre 1933
In entrata nel porto di Napoli, il Monrosa viene spinto dal vento ad urtare violentemente la motonave Sardinia.
 
L’Indus in bacino di carenaggio (da www.grafasdiving.gr)
Dicembre 1939
Durante la “non belligeranza italiana” il Monrosa, insieme ai piroscafi Monbaldo (anch’esso dell’Alta Italia) e Maddalena Odero, viene fermato dalle autorità britanniche, e la Corte delle Prede di Gibilterra, ritenendo che le 5000 balle di cotone che costituiscono il carico delle tre navi siano di contrabbando, ne dispone il sequestro, rilasciandole solo dopo tre mesi, quando le notizie sul contrabbando si rivelano infondate.
8 novembre 1940
Requisito a Genova dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato. Viene impiegato nel trasporto di truppe e materiali sulle rotte dell’Albania.
24 novembre 1940
Salpa da Brindisi alle 6 insieme alle motonavi Viminale, Città di Agrigento e Città di Savona. Il convoglio, scortato dalle anziane torpediniere Curtatone e Generale Marcello Prestinari e dal piccolo incrociatore ausiliario Lago Tana, trasporta il primo scaglione della Divisione Alpina «Pusteria» (2524 uomini, 917 quadrupedi, 12 veicoli, 274 tonnellate di carretti, foraggio, altri materiali) ed arriva a Valona alle 16.30.
5 gennaio 1941
Lascia Valona alle 13, scarico, insieme alla motonave Città di Trapani (a scortare le due navi è la vecchia torpediniera Generale Antonio Cantore), alla volta di Brindisi, dove arriva alle 22.40.
 
La nave in porto (da www.grafasdiving.gr)
10 febbraio 1941
Parte da Brindisi alle 5.30 insieme ai piroscafi Ugo Bassi (carico di benzina), Scarpanto (carico di carburante) e Fanny Brunner (che, insieme al Monrosa, trasporta complessivamente 1129 quadrupedi e 83 tonnellate di foraggio; 159 militari sono inoltre distribuiti sui quattro mercantili), diretto a Valona, dove giunge alle 14, con la scorta della Prestinari.
17 maggio 1941
Salpa da Bari alle 21.30 insieme al piroscafo Sant’Agata ed alle motonavi Città di Alessandria e Rossini (i quattro mercantili trasportano truppe e rifornimenti), con la scorta della Prestinari, arrivando a Durazzo alle 13 del 18 maggio.
19 maggio 1941
Lascia Valona alle 11.15 insieme a Sant’Agata, Rossini e Città di Alessandria, cui si è ora unito il piroscafo Istria, scortati dalla Prestinari e dall’incrociatore ausiliario Barletta. I cinque trasporti, che hanno imbarcato 1500 uomini, 186 automezzi e 1336 quadrupedi, arrivano a Bari alle 6.30 del 20 maggio.
18 giugno 1941
Trasporta truppe e materiali da Valona a Brindisi insieme ai piroscafi Aprilia, Oriani e Costante C., scortati dalla Prestinari.
Settembre 1941
Viene trasferito dalle rotte albanesi a quelle dell’Egeo.
16 settembre 1941
Compie un viaggio dal Pireo a Suda trasportando truppe italiane e tedesche, nonché materiali vari.
 
Il Monrosa come Indus (da www.grafasdiving.gr)

L’affondamento

Il mattino del 25 ottobre 1941 il Monrosa salpò dal Pireo insieme al piroscafo Sant’Agata, con la scorta del cacciatorpediniere Quintino Sella e della torpediniera Sirio. I due piroscafi, diretti ad Iraklion (od a Suda), trasportavano uomini, quadrupedi e materiali della Divisione «Siena» (composta soprattutto da soldati campani), che stava venendo trasferita dalla Morea a Creta per rinforzarne la guarigione. Il Monrosa, tra truppe ed equipaggio, aveva a bordo 265 uomini.
Alle 12.45 il convoglio, mentre procedeva sulla rotta di sicurezza tra le isole di Gaidaro e Phleva (con rilevamento 142°) e stava per incrociare un convoglio minore composto dal piroscafo tedesco Fanny Brunner e dalla torpediniera Libra, partiti da Lero, venne avvistato dal sommergibile britannico Triumph, al comando del capitano di corvetta Wilfrid John Wentworth Woods. Il Triumph, dopo aver avvistato il convoglio alla propria sinistra, manovrò per attaccare la nave che procedeva in testa al convoglio: il Monrosa. Woods intendeva lanciare otto siluri, quattro contro ognuno dei due piroscafi, ed alle 13.16, dalla distanza di 3200 metri, ordinò il lancio dei primi quattro, contro il Monrosa.
Alle 13.18 il velivolo tedesco che costituiva la scorta aerea scese in picchiata e lanciò tre bombe contro l’unità nemica, arrecandole lievi danni e costringendola ad immergersi in profondità (dapprima 37 e poi 46 metri) ed a rinunciare ad attaccare anche il Sant’Agata, ma era troppo tardi: pochi secondi dopo il Monrosa, che aveva avvistato scie di siluri ma non aveva manovrato abbastanza prontamente per evitarli, fu colpito al centro (nei pressi della sala caldaie) ed a poppa (lato dritto) da almeno un siluro, forse due, mentre altri tre esplosero in costa, sul vicino isolotto di Arsida. Le caldaie del piroscafo scoppiarono, e la nave affondò rapidamente di poppa, inabissandosi alle 13.30 nel punto 37°41’ N e 23°53’ E, tra Gaidaro e Phleva (circa tre miglia a nordovest dell’isola di Patroclo). La seguirono in fondo al mare 148 uomini: solo 117 poterono essere tratti in salvo.
Intanto il Sella, vista apparire una bolla nel punto in cui erano cadute le bombe dell’aereo, si portò sul posto alla massima velocità, gettò 19 bombe di profondità e lanciò in mare un segnale; poi la Libra lo raggiunse, risalendo la scia di un siluro con rilevamento 230°, poi accostando leggermente a dritta verso il punto in cui due ricognitori continuavano a scendere in brusche e reiterate picchiate: poco prima di arrivare sul luogo, la Libra vide due grosse bolle d’aria a proravia e lanciò su quel punto sette cariche di profondità, poi invertì la rotta e lanciò altre due bombe da 100 kg sull’ampia chiazza di nafta che era apparsa in superficie. La Sirio, che si trovava sul lato settentrionale del convoglio, raggiunse la zona in cui si presumeva essere il battello, lanciò delle bombe di profondità ed usò anche la torpedine da rimorchio. Alle 13.45 anche dei bombardieri Junkers Ju 87 “Stuka” tedeschi scesero in picchiata e sganciarono bombe su un punto a dieci miglia per 270° da Gaidaro, indicando la presenza del sommergibile al MAS 534, frattanto sopraggiunto, che vi lanciò sei bombe di profondità, vedendo poi apparire (dopo 15 secondi) tre bolle d’aria di 20 metri di diametro e poi una densa chiazza di nafta. Alle 15.45 anche il cacciasommergibili ausiliario AS 43 Fedelsono eseguì lancio di cariche di profondità un miglio ad ovest di Gaidaro, avvertendo due esplosioni dopo l’ottavo lancio, seguite dall’emersione di rottami e nafta e poi persino del sommergibile stesso – così dichiarò il Fedelsono – a 300 metri a poppa del Fedelsono, che tentò di speronarlo ma non ci riuscì perché il sommergibile, notevolmente sbandato a sinistra, s’immerse di nuovo. Alle 17.34 il MAS 538 raggiunse la zona dell’attacco del MAS 534, notando chiazze di nafta ed alcune bolle d’aria, e lanciando quasi nello stesso punto due bombe di profondità regolate per 75 metri, dopo le quali aumentò la quantità di nafta ed iniziò ad apparire anche petrolio; poi lanciò un’altra bomba a dieci metri di distanza, che fece emergere una bolla alta mezzo metro, molto scura. Subito dopo, il MAS 538 vide a circa cinquanta metri un ribollire in superficie e poi una massa scura che pensò essere il sommergibile che tentava di emergere; il MAS lanciò altre due bombe e si apprestò a lanciare i siluri, ma la “macchia scura” scomparve.
Da parte italiana si ritenne che il sommergibile attaccante, danneggiato dal primo contrattacco ad opera di Sella, Sirio e Libra, fosse riuscito ad allontanarsi di 2,6 miglia, lasciandosi dietro una scia di nafta, per poi essere sicuramente affondato dai MAS 534 e 538.
In realtà, il Triumph, che durante l’attacco si era ritirato lentamente verso ovest mentre le esplosioni lo scuotevano violentemente, era stato seriamente danneggiato dall’ordalia di bombe di profondità (delle cui esplosioni vennero contate, a bordo del battello britannico, tra le 60 e le 70, ma con accuratezza decrescente), ma ne era alla fine uscito, e giunse ad Alessandria nove giorni più tardi, con alcuni feriti a bordo.
 
Gli ultimi istanti del Monrosa, ripresi da un aereo della scorta (IANTD/Grafas Diving)

L’affondamento del Monrosa nel giornale di bordo del Triumph (da Uboat.net):

1245 hours - Sighted a convoy on the Port quarter coming from the direction off Phreva Island. The composition of the convoy was 2 6000 tons merchant ships [Monrosa e Sant’Agata] escorted by one Sauro (or similar)-class destroyer [il Sella], a Spica-class torpedo boat [la Sirio] and one aircraft overhead. Started an attack on the leading ship. At the same time a convoy of 1 4000 tons merchant vessel escorted [il Fanny Brunner] by a torpedo boat (possibly Monzambano) [in realtà la Libra] and one aircraft were seen on the Port bow passing close to Gaidaro Island on an opposite course. All the merchant ships were flying light and thus not heavily laden. Cdr. Woods decided to attack the convoy of 2 ships firing four torpedoes at each of the merchants.
1316 hours - Fired 4 torpedoes at the leading ship [il Monrosa] from 3500 yards. As Cdr. Woods put the periscope down he saw an aircraft diving straight towards. He was therefore forced to abandon the attack on the second merchant vessel. Two heavy explosions occurred shortly afterwards, this caused to torpedo fire indicator light of torpedo tube nr.5 to burn, so this tube was fired (in error).
1319 hours - While Triumph was going deep and taking evasive action three torpedo explosions were heard thought to be hits.
1320 hours - Heavily depth charging started that shook the submarine violently. Triumph retired Westwards at slow speed.
1436 hours - Depth charging ceased, between 60 and 70 had been dropped. The area was patrolled during the whole afternoon by smaller A/S vessels and aircraft.”
 
Ancora un’immagine del piroscafo (da www.grafasdiving.gr)

Il relitto del Monrosa, che giace a profondità compresa tra gli 80 ed i 95 metri, è stato individuato nel 2003 dal subacqueo greco Antony Grafas al largo di Anavissos e nei pressi dell’isoletta di Arsida, nel Golfo Saronico, dopo una lunga ricerca con il sonar, nel luglio 2003. Grafas, con altri subacquei, ha inoltre esplorato il relitto nel giugno 2011 ed ha compiuto in tutto, tra il 2003 ed il 2011, 28 immersioni sul relitto, esplorandolo e fotografandolo. Il relitto è stato definitivamente identificato dalla IANTD (International Association of Nitrox and Technological Divers) nel giugno 2011. La nave giace in assetto di navigazione, con la prua rivolta a sud e la poppa gravemente danneggiata dai siluri, che hanno aperto grossi squarci a poppa dritta (facendone collassare le strutture poppiere) nonché a centro nave (dov’è stata aperta una vera e propria breccia, forse anche a causa dello scoppio delle caldaie). Nell’ultima giornata della spedizione (protrattasi dal 10 al 20 giugno), prima di andarsene, i subacquei della IANTD hanno deposto in mare una corona d’alloro in memoria delle 148 vittime.


Monrosa 2011 Report
Scheda dell’attacco al Monrosa su Historisches Marinearchiv

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