domenica 8 novembre 2020

Atropo

L’Atropo nel 1941, con schema mimetico a macchie a bordi arrotondati anziché rettilinei (g.c. STORIA militare)

Sommergibile posamine classe Foca (dislocamento 1305 tonnellate in superficie, 1625 in immersione). Differiva dai gemelli Foca e Zoea per i periscopi, che erano entrambi del tipo Galileo, mentre sui due gemelli erano uno tipo Galileo ed uno tipo San Giorgio. Atropo e Zoea erano propulsi da motori Tosi, il Foca da motori FIAT.
Durante il conflitto 1940-1943 effettuò trenta missioni di guerra, tutte in Mediterraneo, percorrendo 27.884 miglia in superficie e 2703 in immersione e trascorrendo 171 giorni in mare. Fu il sommergibile più attivo in missioni di trasporto, svolgendone ben 23; dopo un incidente nella prima missione di posa di mine, infatti, fu ritirato da questo impiego ed assegnato quasi esclusivamente a compiti di trasporto, per i quali risultava particolarmente adatto proprio perché poteva trasportare un considerevole quantitativo di rifornimenti negli spazi normalmente riservati alle mine.
Dopo l’armistizio, nel corso della cobelligeranza (settembre 1943-settembre 1945), effettuò tre missioni di trasporto per le guarnigioni del Dodecaneso e partecipò a 118 esercitazioni in Atlantico con i mezzi antisommergibili Alleati.
Il suo motto era "Inesorabilmente".
 
Breve e parziale cronologia.
 
10 luglio 1937
Impostazione nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
20 novembre 1938
Varo nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
14 febbraio 1939
Entrata in servizio, terza ed ultima unità della classe.
Il sottocapo motorista Santo Rettondini (nato a San Pietro di Morubbio il 21 ottobre 1920), arruolatosi volontario in Marina nel 1938 ed imbarcato sull’Atropo per tutta la durata della sua vita operativa, dal 1939 al 1946, avrebbe così ricordato, in un’intervista tenuta ad oltre settant’anni di distanza, un incidente capitato durante i collaudi dell’Atropo: “…venivano ancora dei borghesi, che l’hanno fatto, costruito, a modificare certe cose, certe robe. I tecnici della ditta (…) Non passano tanti giorni; un giorno dicono, “Domani si esce in mare, si va a fare le prove di profondità”. E vengono anche gli operai a bordo (…) Andiamo fuori in mare, e lì ho avuto il primo battesimo. Uno spavento, che lo ricorderò per tutta la vita. Siamo andati in mare, cominciamo l’immersione, e giù, e giù, e giù… arrivati a 80 metri di profondità, è successo che in camera di manovra, da uno sportello si è staccata una guarnizione, e veniva dentro l’acqua del mare, e sembrava come dei proiettili; fatalità che il capo nostromo, che l’era (…) al timone, ha avuto la prontezza di dare aria ai doppi fondi per salire, e ha dato quest’aria talmente forte, che quando siamo usciti dal mare abbiamo fatto un salto e siamo caduti di fianco, così. Io mi sono attaccato al mio volante del motore… l’emozione che ho provato è stata tremenda, perché io alla prima volta trovarmi in quelle condizioni lì… non sapendo cos’era successo (…) Dopo siamo entrati in porto, e gli operai hanno continuato a eliminare questo difetto; ma hanno detto che loro non verranno più fuori a far prove, perché hanno preso uno spavento anche loro, che han detto, “Noi non veniamo più”. Quello è stato il mio primo battesimo [del mare], che ho avuto quando sono stato imbarcato sul sommergibile Atropo”.
Insieme ai gemelli Foca e Zoea, l’Atropo viene assegnato alla XLV Squadriglia Sommergibili (IV Gruppo Sommergibili di Taranto), cui appartengono anche tutti gli altri sommergibili posamine della Regia Marina: Pietro MiccaMarcantonio BragadinFilippo CorridoniX 2 e X 3.
In tempo di pace svolge intensa attività d’addestramento ed esercitazioni di posa mine con ordigni inattivi.

L’Atropo (da www.uboat.net)

Aprile 1939
Partecipa alle operazioni per l’occupazione dell’Albania. In questo periodo presta servizio sull’Atropo il guardiamarina Licio Visintini, futura Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Giugno 1939
Durante i festeggiamenti per la Settimana Navale dell’anno XVII, l’Atropo riceve a Livorno la bandiera di combattimento, insieme ad undici dei dodici nuovi cacciatorpediniere classe Soldati. Presenziano alla cerimonia rappresentanze delle forze armate ed il segretario del PNF Achille Starace; le bandiere di combattimento delle nuove unità sono benedette dall’ordinario militare, monsignor Bartolomasi.
Giugno-Luglio 1939
Compie una crociera da La Spezia ad El Ferrol (costa atlantica della Spagna), al comando del capitano di fregata Luigi Gasparini (uno dei più esperti e preparati sommergibilisti della Regia Marina), per sperimentare le condizioni di attraversamento dello stretto di Gibilterra, in vista di un possibile futuro impiego dei sommergibili italiani Atlantico. Occorre raccogliere informazioni sulle possibilità di uscire in Atlantico e soprattutto di attraversare lo stretto, il cui passaggio risulta piuttosto complesso sul piano nautico ed idrografico.
La navigazione avviene in immersione di giorno ed in superficie di notte, ma l’attraversamento dello stretto, per evitare il passaggio in immersione nella zona di maggior traffico, dove le correnti sono più forti, avviene in superficie (da 60 miglia ad est di Gibilterra ad 80 miglia ad ovest della stessa città) anziché – come si dovrebbe fare in tempo di guerra – in immersione, così vanificando parte dell’esperienza.

I tubi lanciamine dell’Atropo (altre fonti identificano questa foto come ritraente il Foca) (da www.modelshipworld.com)

Estate 1939
In seguito alla costituzione del Comando Squadra Sommergibili, Atropo, Foca e Zoea vanno a formare la XLIX (o XLVIII) Squadriglia Sommergibili. Successivamente il Foca viene trasferito ad un’altra squadriglia.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, l’Atropo, insieme al gemello Zoea ed al più anziano Filippo Corridoni, forma la XLIX Squadriglia Sommergibili del IV Grupsom, con base a Taranto.
22 giugno 1940
Al comando del capitano di fregata Luigi Caneschi (39 anni, da Napoli), l’Atropo parte per Lero, in missione di trasporto di materiali. È la sua prima missione di guerra.
26 giugno 1940
Durante la navigazione di rientro a Taranto, alle 2.45 l’Atropo avvista un sommergibile avversario ad est dell’isola di Amorgos; lo attacca col lancio di due siluri, ma senza risultato.


Il cannone OTO mod. 1927 da 100/43 mm dell’Atropo nella sua inconsueta posizione originale, in piattaforma girevole nella parte poppiera della torretta, nell'autunno 1940 (g.c. STORIA militare e Marcello Risolo via www.naviearmatori.net)


27-30 ottobre 1940
Compie una missione di agguato nella zona del Canale d’Otranto, a protezione dei convogli tra l’Italia e l’Albania.
29 ottobre 1940
Durante la notte l’Atropo (capitano di corvetta Peppino Manca) posa un campo minato a sudest di Zante, nel tratto di mare compreso tra quest’isola e la costa della Morea; il piano di posa prevede che il sommergibile posi cinque gruppi di mine, ma dopo aver posato sedici mine l’Atropo deve interrompere la posa in seguito allo scoppio prematuro di due degli ordigni, rientrando quindi alla base.
Questo incidente, insieme ad un altro analogo capitato quattro mesi prima allo Zoea ed alla contemporanea scomparsa del Foca (partito l’8 ottobre per posare un campo minato al largo della Palestina e svanito senza lasciare traccia), che si presume essere stata causata dall’esplosione accidentale delle mine che stava posando, porterà alla decisione di interrompere le operazioni di minamento occulto per mezzo dei sommergibili, ritenute troppo pericolose; Atropo, Zoea e gli altri sommergibili posamine italiani saranno d’ora in avanti adibiti esclusivamente a compiti di trasporto.
Gli incidenti capitati ad Atropo, Zoea e presumibilmente Foca saranno attribuiti non a problemi inerenti il sistema di posa delle mine dei sommergibili classe Foca, bensì a difetti delle mine stesse (tipo T. 200/800 e P. 150/1939 PA), ritenute di prestazioni insufficienti, poco efficienti e molto pericolose.
Il sottocapo Santo Rettondini avrebbe così ricordato questo episodio a decenni di distanza: “Prima di andare in Africa, ci hanno adoperato per fare gli sbarramenti di mine (…) davanti ai porti nemici (…) abbiamo cominciato coi tubi di dietro (…) ogni tanti secondi ne andava giù una (…) le sentivi che si sganciavano (…) la mina aveva un piatto in fondo, si staccava un’ancora, e col filo andava ad ancorarsi sul fondo, e si metteva a 3 metri, a 4 metri (…) se non che, abbiamo cominciato… un tubo è andato bene, poi abbiamo cominciato un altro… un bel momento, un’esplosione… come che è caduta la mina, è esplosa (…) si andava piano (…) lei è caduta, noi andavamo avanti, è esplosa, non ci ha danneggiato. Si comunica la cosa a Roma, ci fa rientrare a Taranto, si scaricano le mine. (…) si è sentita una voce che era stato un sabotatore, che l’avevano trovato. Le voci erano queste. E infatti uno dei sommergibili della nostra squadriglia – che era di tre sommergibili: l’Atropo, il Foca e lo Zoea – il Foca non è più tornato. All’altro [lo Zoea] non è successo niente, a noi è successo questo, il Foca non è più tornato”.
Novembre 1940
Assume il comando dell’Atropo il capitano di corvetta Bandino Bandini (34 anni, da Firenze).

Il capitano di corvetta Bandino Bandini (dal Dizionario Biografico Uomini della Marina)

11-12 novembre 1940
L’Atropo si trova ormeggiato alla banchina sommergibili in Mar Piccolo a Taranto (insieme ad AmbraAnfitrite, MalachitePietro MiccaNaiadeSirenaOndinaUarsciek e Zoea del IV Grupsom – di cui fa parte lo stesso Atropo –, DagaburSerpente e Smeraldo del X Grupsom, Giovanni Da Procida del III Grupsom e Ciro Menotti dell’VIII Grupsom), quando la base viene attaccata da aerosiluranti britannici decollati dalla portaerei britannica Illustrious, che affondano la corazzata Conte di Cavour e danneggiano gravemente le corazzate Littorio e Duilio (la cosiddetta “notte di Taranto”).
19 novembre 1940
Il sottocapo motorista Angelo De Michelis dell’Atropo, 24 anni, da Remanzacco, muore nel Mediterraneo centrale.
20 novembre 1940
L’Atropo parte da Taranto con rifornimenti per la guarnigione di Lero.       
21 novembre 1940
Decrittatori britannici dell’organizzazione “ULTRA” intercettano e decifrano un messaggio con cui Roma informa Rodi del previsto arrivo dell’Atropo nel punto convenzionale "E" il 27 novembre. I britannici non possono tuttavia organizzare un’intercettazione, non conoscendo la posizione del punto "E".
1941
Lavori di modifica: il cannone da 100/43 mm, sistemato in inusuale posizione nella parte poppiera della torretta (per permettere, teoricamente, di sparare anche in condizioni meteorologiche non ottimali), viene rimosso e sostituito con uno da 100/47 mod. OTO 1938 (con riserva di 140 colpi), collocato in posizione più tradizionale sul ponte di coperta, a proravia della torretta.


L’Atropo dopo i lavori di modifica a torretta e cannone (g.c. Marcello Risolo, via www.naviearmatori.net)


9 maggio 1941
Alle 21.30 l’Atropo (capitano di corvetta Bandino Bandini) salpa da Taranto in missione di trasporto, con a bordo 78 (o 79) tonnellate di munizioni dirette a Derna.
Derna è stata da poco riconquistata dalle forze italo-tedesche, in avanzata in Cirenaica, ed è uno dei porti più vicini alla linea del fronte: il Comando delle forze dell’Asse in Africa Settentrionale ha espressamente chiesto che rifornimenti militari, ed in particolare munizioni, siano inviati via mare negli ancoraggi più vicini possibile alla prima linea (Derna e Porto Bardia). Si è pertanto avviato subito un intenso e regolare traffico di rifornimento verso Derna con l’impiego di sommergibili posamine, uniche unità (insieme ai motovelieri) in grado di approdare in questi porticcioli piccoli e poco attrezzati: i convogli di navi mercantili, che trasportano quantitativi molto maggiori di rifornimenti, sono infatti costretti ad approdare a Bengasi od a Tripoli, unici veri e propri porti della Libia (ci sarebbe anche Tobruk, ma è in mano britannica), distanti però centinaia di chilometri dalla linea del fronte.
Sui sommergibili, le munizioni vengono sistemate dappertutto: non solo nei depositi delle mine e nei pozzi lanciamine, ma dovunque ci sia spazio, perfino nelle cuccette e negli alloggi dell’equipaggio, peggiorando le già spartane condizioni di vita a bordo.
Se arrivano a destinazione nelle ore diurne, i sommergibili si posano sul fondo (intorno ai 70 metri di profondità) ed attendono che giunga il buio; una volta calata la notte, emergono ed entrano in porto, trasbordando i fusti e le taniche di benzina su imbarcazioni che li portano a terra.
L’Atropo è in assoluto il primo sommergibile ad effettuare una missione di trasporto verso Derna.
12 maggio 1941
Arriva a Derna alle 19 e vi sbarca le munizioni.
13 maggio 1941
Lascia Derna alle sette per rientrare a Taranto.
15 maggio 1941
Arriva a Taranto alle 15.15, dopo aver percorso 1091 miglia nautiche in superficie e 42 in immersione, consumando 40 tonnellate di nafta.
18 maggio 1941
Salpa da Taranto alle 6.25 per una nuova missione di trasporto verso Derna: a bordo ha 79 tonnellate di munizioni.
20 maggio 1941
Giunge a Derna alle 21.
21 maggio 1941
Scaricate le munizioni, riparte da Derna alle 6.48.
22 maggio 1941
Durante la navigazione di rientro è sottoposto ad intensa e prolungata caccia da parte di unità sottili di superficie, dalle 8.25 fino alle 19.20, che tuttavia causa soltanto danni leggeri.
Questo episodio è così ricordato da Santo Rettondini: “…ci hanno impiegato a caricare canestri di benzina; tonnellate si caricava. Dove c’erano i tubi delle mine, dove c’era la camera mine si riempiva di benzina. (…) e si andava a Bardia e Derna (…) una volta, mi ricordo che il nostro comandante ha ritardato a far l’immersione. Perché quando fa chiaro, bisogna cercare di nascondersi, fare immersione, perché se stai sopra, possono vederti. Ha voluto portarsi un po’ più avanti ed è successo che ci hanno visto, verso le cinque di mattina, tre cacciatorpediniere inglesi. Ci hanno sorpreso. Rapida immersione, giù in profondità a 80 metri. Cos’è successo, cosa non è successo, un bel momento comincia a salire, comincia a salire, e arriva quasi fino a 15-16 metri, poi scende, scende, non si capisce per fermarlo… perché aveva preso un po’ di velocità, scendendo, bisognava stare attenti perché quando scendi bisogna darci un certo equilibrio… un bel momento, siamo scesi di nuovo, quasi a 100 metri, cominciava a piovere le… sono arrivati i cacciatorpediniere sopra ed hanno cominciato con le bombe di profondità. Lì non le dico cos’è venuto fuori dentro, eravamo tutti [incomprensibile] perché era la prima volta che succedeva un bombardamento con le mine [sic] di profondità. Sembrava che scoppiassero su le montagne, dalla deflagrazione che avevano. E tutte vicine, eh, tutte vicine, c’erano delle lampadine che quasi quasi andavano per spegnersi, dal tremolio che facevano queste mine. Danni da dover salire no. Un po’ di acqua cominciava ad entrare. Questo bombardamento è stato molto lungo, è cominciato alla mattina, fino all’una della notte. Questi erano in tre, e continuavano a lanciare bombe di profondità. Si faceva come il cane e il gatto, il topo e il gatto, si faceva. Perché noi si sentiva loro, loro sentivano noi; quando si fermavano loro, ci fermavamo noi, per non farci sentire. Però loro avevano un vantaggio: che come si muoveva il sommergibile, facevano in tempo, in tre, uno si muoveva in questa direzione, e facevano l’angolazione, noialtri là sotto sentivamo [che] uno viene di qua, l’altro viene di lì, invece di scappare si andava verso di loro, quella era l’astuzia: di prendere la metà di dove venivano loro, in maniera da potergli passare [prima che] lanciassero a poppa le bombe di profondità. E difatti con questa astuzia, avevamo un ingegnere di macchina ed un comandante che sono stati bravi per questo caso, perché han detto: “Rischiamo. Qui si rimette la pelle tutti, andiamo oltre 100 metri”. Siamo andati a 110 metri, che [il sommergibile] era collaudato a 100. Siamo andati oltre cento metri, che loro sapevano – ce lo hanno detto dopo – che le bombe di profondità erano collaudate a 25, 50, 75 e 100 metri. Pescavano, no? Una scoppiava ad una certa altezza, un’altra ad una certa altezza, per poterci colpire a qualunque profondità si poteva trovare questo sommergibile. Invece non hanno mai colpito il sommergibile. Sempre vicino, sempre dalle parti, sempre di fianco, mai colpito. Fino a mezzogiorno, mezzogiorno e mezzo, la una, le bombe erano tutte vicine, non eravamo capaci di poterci allontanare. Eravamo come i topolini, sdraiati, tutti fermi con le porte stagne chiuse, tutto chiuso, tutto fermo. E si adoperava, per l’assetto del sommergibile, anziché le pompe, l’aria compressa. Questo era un particolare per non farsi sentire (…) Per esser silenziosi. Non si poteva nemmeno parlare, per non farsi sentire. Dopo la una e mezza, le due, cominciamo a respirare qualcosa di più, perché le bombe cominciavano a cadere un po’ più lontano. Verso sera più lontano, più lontano, verso le dieci di sera più lontano, sempre più lontano, fino a mezzanotte che quasi quasi non si sentivano quasi più, avranno forse smesso di darci questa caccia, perché le avranno anche scaricate tutte le bombe. All’una di notte il comandante decide di uscire, dar l’aria, venir sopra. Noi eravamo senza mangiare dal giorno prima, perché tutta la giornata sotto bombardamento, (…) piano piano si cerca di venire alla quota periscopica, per guardare fuori e vedere se c’erano aerei, se nelle vicinanze c’era qualche cosa che impediva di uscire. Hanno visto che non c’era nessuno, e piano piano siamo usciti, ma con fatica, perché durante tutta questa lunga immersione alla profondità di cento e passa metri, il sommergibile ha preso un certo schiacciamento, si è ridotta la dimensione, e non riusciva a sorgere, perché durante la giornata è entrata tanta acqua da varie perdite, che siamo dovuti andare alle pompe per mandare fuori tutta l’acqua che era venuta dentro, in modo da poterlo alleggerire di più e venir sopra. Fatto sta che piano piano sono riusciti ad aprire il primo sportello della torretta, e si è sentita subito l’aria diversa da quella che c’era dentro; perché non potevamo più respirare perché non c’era più ossigeno. Abbiamo fatto la prova di accendere un cerino, non si accendeva, faceva la scintilla e basta perché non c’era più ossigeno. (…) Eravamo al limite insomma, ecco”.

L’Atropo nell’aprile 1941 (g.c. STORIA militare)

24 maggio 1941
Arriva a Taranto alle 13.20, dopo aver percorso 1063 miglia in superficie e 92 in immersione. (Secondo un documento tedesco, invece, nelle tre missioni di maggio l’Atropo avrebbe trasportato rispettivamente 59,4, 56,8 e 57 tonnellate di carburante).
Per il ciclo di missioni di trasporto del maggio 1941, il comandante Bandini sarà insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con motivazione "Comandante di sommergibile, destinato a missione di rifornimento, senza sostare nella dura fatica, portava la sua unità più volte alla difficile meta, contrastando l'offesa nemica e la frequente inclemenza del tempo. Dimostrava entusiastica dedizione al servizio e sereno ardimento in queste missioni che, coll'ausilio portato, contribuivano al successo delle altre Forze Armate".
1° giugno 1941
Il capo nocchiere di terza classe Giovanni Panichi dell’Atropo, di 28 anni, da Perugia, muore in territorio metropolitano.
5 giugno 1941
Salpa da Taranto alle 5.35, con a bordo 40 tonnellate di munizioni da trasportare a Derna.
7 giugno 1941
Raggiunge Derna alle 20.10.
8 giugno 1941
Sbarcato il carico, riparte da Derna per Taranto alle 00.12 (o 5.35).
10 giugno 1941
Arriva a Taranto alle undici, dopo aver percorso 1119 miglia in superficie e 32,9 in immersione.
13 giugno 1941
Salpa da Taranto per Derna alle 10.20, trasportando 68 tonnellate di munizioni.
15 giugno 1941
Arriva a Derna alle 21.31.
16 giugno 1941
Lascia Derna alle 3.20.

Imbarco di un siluro da 533 mm sull’Atropo a Taranto, nel 1941. L’arma è del tipo da esercitazione, privo di testata di guerra (g.c. STORIA militare)

19 giugno 1941
Raggiunge Taranto alle 11.10, dopo aver percorso 1050 miglia in superficie e 116 in immersione.
25 giugno 1941
Al comando adesso del capitano di corvetta Guido D’Alterio, l’Atropo parte da Taranto per Derna alle 9.30, trasportando 40 tonnellate di munizioni.
27 giugno 1941
Arriva a Derna alle 21.
28 giugno 1941
Riparte da Derna alle due di notte (o 1.50).
1° luglio 1941
Arriva a Taranto alle undici, dopo aver percorso 1072 miglia in superficie e 70 in immersione.
21 luglio 1941
Parte da Taranto per Derna alle 10.40, trasportando 47 tonnellate di munizioni.
23 luglio 1941
Arriva a Derna alle 23.30.
25 luglio 1941
Sbarcato il carico, lascia Derna alle tre di notte (o 3.05).
27 luglio 1941
Arriva a Taranto alle 12.45, dopo aver percorso 1038 miglia in superficie e 125 in immersione.
Intanto (il 6 luglio 1941) l’ammiraglio Eberhard Weichold, ufficiale di collegamento della Kriegsmarine in Italia, ha scritto ai colleghi italiani una lettera con cui – esprimendo grande soddisfazione da parte dell’Afrika Korps e del Quartiermastro Generale dell’esercito tedesco per le missioni di trasporto già svolte da Atropo e Zoea, che con i loro pur ridotti quantitativi di materiali portati a Derna hanno permesso un notevole alleggerimento dei rifornimenti verso il fronte, essendo la strada proveniente da Derna molto più corta di quella da Bengasi e Tripoli – propone, tra l’altro, l’intensificazione del traffico di sommergibili da trasporto con l’impiego di ulteriori unità in questo compito, ed inoltre caldeggia anche l’impiego di Porto Bardia per lo sbarco dei rifornimenti, essendo tale sorgitore ancora più vicino di Derna alla prima linea.
Porto Bardia è un porticciolo male attrezzato e peggio difeso, ed il suo utilizzo è ricco di problemi ed incognite; nondimeno, Supermarina acconsente ad utilizzarlo come approdo per alcune missioni di trasporto effettuate con sommergibili.
12 agosto 1941
Al comando del tenente di vascello Libero Sauro, l’Atropo parte da Taranto per Bardia alle 12.30, trasportando 44,138 tonnellate di benzina (o gasolio) in 3044 lattine.

Il tenente di vascello Libero Sauro, figlio dell’irredentista istriano Nazario Sauro (g.c. Giovanni Pinna)

16 agosto 1941
Raggiunge Porto Bardia alle 16.55 (o 22).
17 agosto 1941
Lascia Porto Bardia alle 2.40.
20 agosto 1941
Raggiunge Taranto alle 15.20.   
Lo svolgimento di questa missione (e di quelle quasi contemporanee dello Zoea e del Corridoni) è così descritto da Supermarina nel promemoria n. 141 del 27 agosto: «Le unità hanno assolto il loro compito con notevole perizia riuscendo a superare brillantemente le difficoltà ed i rischi inerenti all’operazione. La navigazione condotta in superficie fino ad un giorno prima dell’arrivo è proseguita in immersione durante le ore diurne del giorno dell’arrivo allo scopo di evitare l’avvistamenteo da parte del nemico. L’entrata a Bardia è stata effettuata in genere dopo il tramonto, a causa del pericolo presentato da attacchi aerei alla località, attacchi sempre frequenti e in forze. L’entrata in porto in tali condizioni presenta qualche difficoltà nautica per la mancanza di segnalazioni luminose e per la configurazione della costa che non offre caratteristiche speciali per il riconoscimento. In porto le operazioni di sbarco, effettuate durante le ore notturne a mezzo di zattere e galleggianti di gomma, fornite dall’esercito germanico, sono durate in media 4 ore ed effettuate dal personale di bordo con la cooperazione di soldati tedeschi. È da notare che durante le operazioni di scarico in caso di bombardamento aereo l’unità non può prendere immersione avendo i portelloni aperti per lo sbarco del materiale ed è contornata dalle numerose bettoline (fino a 6 alla volta) cariche di materiale eccezionalmente infiammabile e senza alcun mezzo anticendio efficace. Inoltre una eventuale manovra di uscita dal porto è lunga e laboriosa data la ristrettezza dello specchio d’acqua. Tutte le difficoltà sono state superate brillantemente dai comandanti e dagli equipaggi dei sommergibli i quali hanno rilevato con intimo orgoglio la soddisfazione esternata loro dal Comando tedesco di Bardia per il trasporto di materiale essenziale al corpo di spedizione per la condotta delle operazioni belliche».
17 ottobre 1941
L’Atropo (tenente di vascello Libero Sauro) parte da Taranto per Bardia alle 12.30, trasportando 57 tonnellate di benzina in latte.
19 ottobre 1941
Alle 9 l’Atropo subisce un primo attacco aereo, con lancio di bombe e mitragliamento, che riesce a superare indenne; alle 12.30 viene nuovamente attaccato da un altro velivolo, che riesce parimenti a respingere ed anche a danneggiare col tiro delle sue mitragliere contraeree. (Altra fonte parla di un solo attacco aereo, svoltosi in mattinata, da parte di un bombardiere britannico Bristol Blenheim, che lo mitragliò e gli sganciò contro diverse bombe senza successo, mentre l’Atropo riuscì a colpirlo ripetutamente col tiro delle proprie mitragliere, danneggiandolo e costringendolo alla ritirata, per poi disimpegnarsi in immersione).
22 ottobre 1941
Arriva a Bardia alle 2.30, sbarca il carico e poi riparte alle sette per fare ritorno a Taranto.
26 ottobre 1941
Giunge a Taranto alle 13.


L’Atropo lascia Bardia al termine di una missione di trasporto nell’ottobre-novembre 1941; in primo piano il feldmaresciallo Erwin Rommel, che attribuiva grande importanza all’attività dei sommergibili da trasporto, tanto da visitarli quando giungevano in porto per dimostrare agli equipaggi il suo apprezzamento (Australian War Memorial). Sotto, una versione colorizzata della stessa immagine.


13 novembre 1941
In un momento particolarmente critico della guerra dei convogli – pochi giorni prima il grande convoglio “Duisburg”, con 34.000 tonnellate di rifornimenti (la metà delle quali di carburante), è stato completamente distrutto dalla Forza K britannica – l’Atropo, insieme ad altri sommergibili, viene incluso in un programma d’emergenza di trasporti di rifornimenti urgenti in Libia mediante unità da guerra, preparato da Supermarina in seguito alle pressioni tedesche e del Regio Esercito. I sommergibili dovranno trasportare i rifornimenti a Derna e Bardia: Supermarina ha già obiettato in passato che questi due porti sono poco attrezzati ed hanno pertanto una modestissima capacità di scarico, ma i Comandi tedeschi insistono perché i materiali vengano recapitati qui, essendo tali porticcioli molto più vicini alla linea del fronte rispetto al più grande e meglio attrezzato porto di Bengasi.
L’Atropo (tenente di vascello Libero Sauro) è il primo sommergibile a partire per l’Africa in missione di trasporto nel mese di novembre: salpa da Taranto alle 10.40 del 13 novembre, trasportando 60 tonnellate di benzina in lattine da recapitare a Bardia.
16 novembre 1941
Alle quattro del mattino, durante la navigazione verso Bardia con mare agitato, le due sottobatterie accumulatori di poppa esplodono improvvisamente: due uomini rimangono uccisi, altri sono gravemente feriti. Il sommergibile subisce gravi danni, ed a stento si riesce a sventare il pericolo di un incendio che, data la natura del carico, avrebbe avuto risultato catastrofico.
Le vittime sono il marinaio motorista Domenico Albanese, 20 anni, da Reggio Calabria, ed il capo nocchiere di terza classe Giovanni Bagnaschino, 29 anni.
Non essendo in condizione di proseguire la missione (anche a causa dello stato del mare), l’Atropo fa rotta per Navarino; per ordine di Supermarina esce da Bengasi in serata in suo soccorso il cacciatorpediniere Giovanni Da Verrazzano (che dovrà scortarlo nel tratto finale della navigazione, a partire dalle 17 del 17), il cui intervento risulterà però del tutto superfluo, in quanto l’Atropo giungerà a Navarino prima di essere raggiunto dal Da Verrazzano.
Per essere riuscito a riattivare i motori diesel, fermatisi dopo l’esplosione, il direttore di macchina dell’Atropo, tenente del Genio Navale Rinaldo Rinaldi (30 anni, da Sedegliano), sarà decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con motivazione "Capo Servizio Genio Navale di sommergibile in missione di guerra, verificatosi uno scoppio nelle batterie accumulatori che provocava l'arresto dei macchinari, dirigeva e personalmente eseguiva le operazioni intese ad assicurare la messa in moto dei motori termici, permanendo in ambiente oscuro e impregnato di gas. Ripristinava, nonostante le avverse condizioni del mare, i servizi principali di sicurezza, apportando con animo sereno e spirito di sacrificio un prezioso contributo alla salvezza della nave".
Analoga decorazione sarà conferita al comandante Sauro, con motivazione "Comandante di sommergibile in missione di guerra, verificatosi uno scoppio nelle batterie accumulatori con conseguente arresto dei macchinari, organizzava con sereno coraggio ed elevata competenza le operazioni di ripristino della efficienza dell'unità, rese difficili per le avverse condizioni del mare. Con inflessibile volere superava arditamente la precarietà della situazione e rientrava alla base, dando prova di elette virtù militari".
17 novembre 1941
Arriva a Navarino alle 17.30, sostandovi per due giorni.
19 novembre 1941
Lascia Navarino alle 13 per tornare a Taranto.
20 novembre 1941
Arriva a Taranto alle 14.30.
L’intero episodio è così ricordato dal sottocapo motorista Santo Rettondini: “Questa esplosione è avvenuta per mare forte che c’era, c’era talmente un mare forte (…) perché eravamo appena partiti da Taranto, eravamo carichi, si navigava in superficie, erano le due e qualche cosa. Io prendevo servizio alle due di notte, che avevo appena preso servizio. Il mio compagno, che era andato a dormire nella cameretta dei sottufficiali perché non c’era posto lì, è rimasto morto, perché l’esplosione è avvenuta proprio lì. Sono scoppiate le batterie, che riforniscono la corrente a tutto il sommergibile, erano accumulatori grossi, ce n’era una camera piena (…) sotto il quadrato sottufficiali, c’era questa camera piena di accumulatori elettrici. Con questo sbattimento del mare, (…) è successa una perdita da qualche batteria, una perdita di acido solforico, e ha fatto del gas dentro questa camera. Si è talmente gonfiata, questa camera, una pressione enorme, che il pavimento, essendo piano, ha fatto una curva così, si è gonfiato. Cos’è successo? Il portello che aveva le maniglie, che chiudevano, che piegandosi, alzandosi, sono uscite le chiusure, (…) ed è esploso. Allora, essendosi curvato il piano, le staiole che chiudono sono uscite, ed è venuta fuori un’esplosione, ha fatto un disastro, tutte le pareti di legno del quadrato sottufficiali, le cuccette, ha fatto un muccio de macerie. E [ci sono stati] due morti e 4-5 feriti. (…) Io ero a poppa (…) Io avevo appena preso servizio, comandavo il motore di sinistra, all’altro, di destra, c’era un maresciallo, comandava il capo macchina. Come al solito, faceva molto rumore (…) un rumore enorme, e l’aria veniva fuori solo dallo sportello della torretta, perché gli altri erano chiusi. (…) un bel momento… l’è stata istantanea, un’esplosione, ti viene in faccia carboni, polvere, gas, ti viene in faccia di tutto. “Cos’è successo? Qui è stato colpito il sommergibile, da qualche parte, aiuto. Qui da noi no, perché siamo vivi”. Da qualche parte, essendo lungo ottanta metri, da qualche parte ha preso qualche mina, qualche siluro, non lo so, qualcosa è successo. Allora la prima cosa che si fa è chiudere i tubi di scarico, perché quelli lì bisogna chiuderli, perché se no se entra acqua… ma una parte, sia il sottufficiale, sia quelli dei motori elettrici, si sono infilati su per il boccaporto, per aprire il boccaporto di dietro, per scappar fuori, no? E lì è un buco dove ci si può passare in due per volta, uno dietro l’altro, insieme si fa fatica, ed era già piena la torretta. E lì ho pensato: qua i motori vanno, in velocità quello va giù più in fretta, non si fa in tempo ad uscire. Ed allora fermo il motore e cerco di scappare anch’io,  ma non potevo scappare, perché c’era la torretta dell’uscita, del boccaporto era piena, e non erano capaci di aprire. C’era un volantino, e non erano capaci di aprirlo. E io dicevo, “Ma non è possibile che non siete capaci di aprirlo, apritelo ‘sto coso…”, ma eravamo già buio ormai, eravamo tutti spaventati. (…) sono andato giù di  nuovo in macchina. Io avevo il volantino per mettere ad andare il motore diesel, avevo una chiave fatta così, prendevo il volantino e lo aprivo. Prendo la chiave e la passo al primo là, è riuscito ad aprirlo, è riuscito, l’ha aperto ed allora abbiamo cominciato a uscire. Come esci, c’era il mare forte; dovevano attaccarsi alla corda metallica che c’era – dal boccaporto alla torretta, c’era un cavo d’acciaio dove potersi attaccare, per andare alla torretta (…) e siamo usciti di lì, con la convizione, chissà cosa succederà. Eravamo in balia delle onde ormai, s’era fermato tutto, luce non c’era. Esploso, motori fermi, si galleggiava, in balia delle onde. Un bel momento, sento chiamare i motoristi. E allora ci facciamo avanti; ci danno una maschera, [dicendo] di scendere in macchina, per vedere se eravamo capaci di riavviare i motori; perché non è successo niente di grave, da mandare a fondo [il sommergibile], bensì è successa ‘sta esplosione. Allora per andare in camera motori, bisognava passare dalla camera manovra, si veniva giù, in camera sottufficiali, che era devastata, e l’aria, ha chiuso quasi… la porta stagna, che l’era aperta, perché eravamo in navigazione, era aperta. E allora l’esplosione e lo spostamento dell’aria ha quasi chiuso la porta, quasi tutta la porta. E allora dovevamo spostare tutta la roba, sempre al buio. E dopo faccio un piccolo varco, e sono riuscito a passare. E quando mi sono coricato per posare una mano, non vedo che proprio ho poggiato la mano su una gamba di una persona che c’era lì! Lì c’è qualcheduno sotto, morto ormai! E allora sono riuscito a passare, sono andato dentro in camera motori, e piano piano, sempre – ci hanno dato una piccola lampadina, in mano, da poter vedere almeno dove metti i piedi – e allora cerchiamo di mettere a andare ‘sti motori. Bisognava andar dietro ai motori e spurgarli, se è entrata acqua, farla andar via! E allora ho fatto quel mestiere lì, del mio motore, riesco a metterlo a andare. Come che l’ho messo ad andare… ha risucchiato tutto il fumo che c’era dentro, tutta la polvere che c’era dentro, l’ha succhiata tutta. E si è sentita l’aria fresca che veniva giù da sopra. In quel momento lì è stata la nostra salvezza, perché siamo riusciti a mettere almeno uno [motore] a muoversi (…) siamo riusciti a mettere ad andare un motore solo. Quell’altro, non siamo più riusciti a metterlo a andare. Allora, tutti ai loro posti, comincia la navigazione, comincia il giorno, con la speranza che non ci vedano. Una speranza buona, perché c’era tempo brutto, pioveva, c’era vento, e quello ci ha aiutato. (…) siamo andati fino a Navarino (…) sempre con un motore solo, si faceva 4-5 miglia [nodi], perché uno solo, era malmesso. (…) Intanto, durante la giornata, hanno messo a posto tutto, hanno cercato di recuperare i due che erano morti lì, i feriti hanno cominciato a medicarli. E quando siamo arrivati a questo porto di Navarino, hanno deciso di sbarcare e fare il funerale ai due caduti. Allora a terra c’era una sezione di soldati (…) e lì hanno organizzato l’obito col prete del paesino, e li hanno messi nel suo cimitero. E lì noialtri abbiamo sfilato col prete, con questi due morti, li abbiamo messi giù in questo cimitero, in attesa che a Roma si decidesse qualcosa. E infatti dopo due giorni hanno mandato un cacciatorpediniere di scorta per portarci a Taranto in bacino. Non solo per le batterie, ma perché non si poteva più fare immersione, non si poteva immersione per niente perché eravamo devastati dentro. Lì dove c’era il quadrato sottufficiali, c’erano anche le pompe per servizio dei vari meccanismi, si chiamavano pompe Calzoni, che andavano a pressione per aprire gli sportelli delle mine, dei siluri, di tutte queste attività dei movimenti del sommergibile, dei famosi timoni, sia quelli orizzontali che quello di direzione, erano tutti movimentati da queste macchine (…) E allora essendo ridotto il sommergibile che non poteva fare più niente, ci hanno mandato questa scorta. Siamo andati a Taranto, in bacino, e lì hanno fatto tutte le riparazioni, tutto a nuovo. Nel frattempo, mentre facevano queste riparazioni, ci hanno dato a tutto l’equipaggio quindici giorni di licenza premio in albergo a Merano, Albergo Italia. Quindici giorni, prima una parte [dell’equipaggio] e poi l’altra. Quindici giorni di licenza premio”.

L’Atropo a Taranto nel 1942 (g.c. STORIA militare)

Metà giugno 1942
Inviato in agguato al largo di Malta durante la battaglia di Mezzo Giugno, nella quale non sarà tuttavia coinvolto.
In tutto sono 16 i battelli schierati nel Mediterraneo centrale e centro-occidentale per contrastare «Harpoon»; la dottrina d’impiego dei sommergibili è mutata rispetto al passato: ora è previsto l’impiego a massa contro navi o gruppi di navi avvistati e segnalati dagli aerei. Mentre a Mezzo Agosto, due mesi più tardi, questa tattica avrà grande successo, a Mezzo Giugno i sommergibili non coglieranno alcun risultato.
Giugno 1942
A seguito di insistenti richieste da parte dei Comandi tedeschi, il Grupsom Taranto riceve il 21 giugno ordine di adibire alcune delle proprie unità al trasporto di benzina avio per la Luftwaffe. Le autorità tedesche premono per l’impiego dei sommergibili in missioni di trasporto per far giungere rifornimenti in prossimità delle prime linee, durante l’avanzata delle forze di Rommel che ha appena riconquistato Tobruk ed avanza verso il confine egiziano, benché il normale traffico di navi mercantili si stia svolgendo senza problemi, con perdite limitatissime, e nonostante un sommergibile non possa trasportare nemmeno un decimo di ciò che può caricare una piccola nave mercantile. Altri enti e comandi tedeschi fanno analoga richiesta, ma l’ordine rimane tassativamente limitato alla sola benzina per aerei.
L’Atropo è tra i sommergibili scelti per questo servizio, insieme al gemello Zoea, ai battelli posamine Micca, Corridoni e Bragadin ed ai grossi ed anziani Enrico Toti, Antonio SciesaNarvalo e Santorre Santarosa.
Come lamentato da Supermarina, l’impiego dei sommergibili per trasportare il carburante in Nordafrica non è molto conveniente: un sommergibile posamine classe Foca, ad esempio, consuma 57 tonnellate di gasolio per trasportare 60 tonnellate di benzina da Napoli a Tobruk.

L’Atropo in sosta ad Augusta durante una missione di trasporto verso la Libia (per altra fonte, di ritorno da un agguato al largo di Malta), nel giugno 1942 (g.c. STORIA militare)

23 giugno 1942
L’Atropo parte da Taranto per Derna alle 11.30, trasportando 56 tonnellate di benzina in latte.
26 giugno 1942
Arriva a Derna alle 20.15.
27 giugno 1942
Lascia Derna alle due di notte.
30 giugno 1942
Arriva a Taranto alle 12.05.
6 luglio 1942
Salpa da Taranto a mezzogiorno, con a bordo 50 tonnellate di benzina avio in latte ed una tonnellata e mezza di munizioni, da trasportare in parte a Tobruk ed in parte a Derna.
8 luglio 1942
Giunge a Ras Hilal alle 20.40, sostandovi fino all’indomani mattina.
9 luglio 1942
Lascia Ras Hilal alle 7.30 diretto a Derna, dove arriva alle 20.15.

L’Atropo (a destra) a Ras Hilal il 10 luglio 1942, insieme ad Enrico Toti e Santorre Santarosa (g.c. STORIA militare, via www.betasom.it)

11 luglio 1942
Sbarcato parte del carico, lascia Derna alle 20.15.
13 luglio 1942
Giunge a Tobruk alle nove del mattino e consegna la restante parte del carico.
Riparte alle 18 per rientrare a Taranto, insieme al sommergibile Narvalo, anch’esso di ritorno da una missione di trasporto.
16 luglio 1942
Arriva a Taranto alle undici del mattino.

L’Atropo in arrivo a Tobruk nel 1942 (g.c. STORIA militare)

21 luglio 1942
Parte da Taranto a mezzogiorno, trasportando 54 tonnellate di benzina (50 tonnellate alla rinfusa, quattro tonnellate in latte) da portare in parte a Derna ed in parte a Ras Hilal.
23 luglio 1942
Arriva a Derna alle 24, sbarcandovi parte del carico.
25 luglio 1942
Arriva a Ras Hilal alle 20 e recapita il resto del carico, per poi ripartire subito alla volta di Taranto.

L’Atropo sbarca fusti e taniche di benzina per l’Armata d’Africa a Ras Hilal, nel 1942 (da “Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi” di Giorgio Giorgerini)

26 luglio 1942
Sosta a Bengasi da mezzanotte alle nove del mattino.
28 luglio 1942
Arriva a Taranto alle dieci.
12 agosto 1942
Parte da Taranto per Tripoli alle 19, trasportando 52 tonnellate di benzina in latte.
15 agosto 1942
Raggiunge Tripoli alle 9.50, sbarca il carico e riparte alle 16.
18 agosto 1942
Giunge a Taranto alle 15.30.
1° settembre 1942
Parte da Taranto per Bengasi alle 17.30, trasportando 67,5 tonnellate di munizioni e 10 tonnellate di viveri.
4 settembre 1942
Arriva a Bengasi alle 7.45, sbarca il carico e riparte alle 16.10.
7 settembre 1942
Arriva a Taranto alle 11.30.
15 settembre 1942
Parte da Taranto per Bengasi a mezzogiorno, trasportando 65 tonnellate di munizioni e 1,5 tonnellate di viveri.
18 settembre 1942
Arriva a Bengasi alle otto.
19 settembre 1942
Lascia Bengasi alle 19.
22 settembre 1942
Giunge a Taranto alle 10.50.
9 ottobre 1942
L’Atropo parte da Taranto per Bengasi alle 12.30, trasportando 39 tonnellate di provviste.
12 ottobre 1942
Arriva a Bengasi alle 8.20, scarica i viveri e riparte alle 16.30 per rientrare a Taranto.
15 ottobre 1942
Arriva a Taranto alle 16.
10 novembre 1942
Alle 12.10 l’Atropo salpa da Taranto alla volta di Tripoli, trasportando 50 tonnellate di pezzi di ricambio e materiale d’artiglieria.
13 novembre 1942
Arriva a Tripoli alle 7.45.
14 novembre 1942
Sbarcati i rifornimenti, riparte da Tripoli alle 15.25.
17 novembre 1942
Raggiunge Taranto alle 15.20.
Giugno 1943
Assume il comando dell’Atropo il capitano di corvetta Rino Erler.
Giugno 1943
Trasporta un carico di rifornimenti nell’isola di Lampedusa, sottoposta a blocco navale da parte delle forze angloamericane, che la conquisteranno di lì a pochi giorni (12 giugno 1943) dopo pesanti bombardamenti. Questa missione dell’Atropo, insieme a quella svolta contemporaneamente dal più piccolo sommergibile Sirena, anch’essa con destinazione Lampedusa (in totale, i due sommergibili sbarcano nell’isola 49,6 tonnellate di rifornimenti), costituisce l’ultima missione di trasporto svolta da un sommergibile italiano prima dell’Armistizio.


Due immagini a colori della falsatorre dell’Atropo (da www.miles.forumcommunity.net)


8 settembre 1943
Al momento della proclamazione dell’armistizio di Cassibile, l’Atropo si trova in porto a Taranto (per altra fonte, avrebbe raggiunto Taranto in seguito all’armistizio).
Dalle memorie di Santo Rettondini: “L’8 settembre eravamo a Taranto, in porto a Taranto. Noi eravamo al sicuro già, a Taranto, perché eravamo in porto. (…) eravamo in Arsenale, in porto. Lì c’è l’ammiragliato che comanda, lì. Eravamo tutti sotto l’ammiragliato. E siamo lì in attesa di ordini; ordini non ne vengono, e stiamo lì. Fatto sta che le truppe, dalla Sicilia, sono sbarcate in territorio nostro, e sono arrivati gli inglesi per primi a Taranto. E siamo passati (…) sotto il nuovo governo, quello della bassa Italia (…) con Badoglio”.
12 settembre 1943
Lascia Taranto alle 9.55 insieme ai sommergibili Fratelli Bandiera e Jalea per trasferirsi a Malta, come da disposizioni armistiziali. Il gruppo è accompagnato dal cacciatorpediniere Augusto Riboty.
13 settembre 1943
Giunge a Malta alle 20.35, insieme a Jalea, Fratelli Bandiera e Riboty. Le quattro unità, insieme alle torpediniere Libra ed Orione, alla portaidrovolanti Giuseppe Miraglia ed al sommergibile Ciro Menotti, vanno ad ormeggiarsi a St. Paul’s Bay.
21 settembre 1943
I sommergibili italiani a Malta, precedentemente sparpagliati nei vari ormeggi dell’isola, vengono raggruppati in due gruppi, concentrati l’uno a Marsa Scirocco e l’altro a San Paolo.
L’Atropo viene temporaneamente dislocato nell’ormeggio di Marsa Scirocco, insieme ad altri nove sommergibili (Axum, Bandiera, Bragadin, Corridoni, Giada, Marea, Nichelio, Settembrini, Vortice; dal 6 ottobre anche il Turchese), alle “dipendenze” della corazzata Giulio Cesare.

L’Atropo (secondo battello da sinistra nella prima fila) ed altri sommergibili italiani ormeggiati a Sliema Creek (Marsa Muscetto, Malta) nel settembre 1943 (Imperial War Museum, via www.associazione-venus.it)

16 ottobre 1943
A seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania, l’Atropo lascia Malta alle 8.30 insieme ai sommergibili ZoeaCorridoni e Ciro Menotti, diretto ad Haifa (Palestina). (Secondo il diario di guerra del Levant Command britannico questi sommergibili sarebbero stati inviati ad Haifa da Taranto, ma sembra probabile un errore).
Dato che le guarnigioni italiane di alcune delle isole del Dodecaneso stanno ancora resistendo agli attacchi tedeschi, questi sommergibili vengono inviati ad Haifa per essere impiegati in missioni di rifornimento di armi e munizioni verso tali isole (nonché di sgombero feriti al ritorno), specialmente Lero. La loro capacità di carico stimata è di 70 tonnellate di munizioni o 40 tonnellate di viveri.
Il rifornimento di Lero avviene in condizioni particolarmente difficili: la supremazia aerea tedesca è tale che le unità che trasportano i rifornimenti possono muoversi soltanto di notte, e devono fare in modo di trovarsi al di fuori del raggio d’azione della Luftwaffe entro l’alba. Impossibile usare navi mercantili; tutto dev’essere trasportato da cacciatorpediniere, caicchi, imbarcazioni minori. Diverse unità cadono vittima degli attacchi aerei tedeschi. Neanche un ponte aereo è ipotizzabile, essendo disponibili pochi velivoli da trasporto. Considerata la situazione, i sommergibili sembrano dunque il mezzo più adeguato per trasportare rifornimenti a Lero in condizioni di ragionevole sicurezza; oltre ai battelli italiani, sono adibiti al rifornimento di Lero anche i sommergibili britannici Severn e Rorqual. L’impiego dei sei sommergibili per il rifornimenti di Lero è stato autorizzato durante una riunione dei comandanti in capo delle forze Alleate nel Medio Oriente, alla presenza del primo lord del mare e del segretario agli Affari Esteri del Regno Unito; la richiesta al Comando della Regia Marina di mettere a disposizione dei sommergibili per missioni di trasporto è stata avanzata dagli Alleati il 13 ottobre.
20 ottobre 1943
L’Atropo raggiunge Haifa alle 8.55, precedendo di un giorno ZoeaMenotti e Corridoni.
Qui viene costituito il Comando Superiore Navale Italiano del Levante (Maricosulev Haifa), con un Gruppo Sommergibili del Levante (Grupsom Levante), al comando del capitano di fregata Carlo Liannazza; i sommergibili del Gruppo sono alle dipendenze della 1st Submarine Flotilla della Royal Navy. Le loro operazioni vengono coordinate con il Senior Submarine Officer Levant Area, Haifa, che ne emana gli ordini di operazione per le singole missioni. Secondo il libro “Spoils of War: The Fate of Enemy Fleets after the Two World Wars” di Aidan Dodson, durante il suo periodo di attività in acque sotto giurisdizione britannica l’Atropo avrebbe ricevuto il “pennant” temporaneo N31.
A partire dal 26 ottobre, i quattro sommergibili italiani partono da Haifa ad intervalli regolari, trasportando 45 tonnellate di rifornimenti ad ogni viaggio. Tutti i viaggi si concludono felicemente.
26 ottobre 1943
Alle 23.15 l’Atropo (tenente di vascello Aredio Galzigna) parte da Haifa diretto a Lero con un carico di rifornimenti.

(da Pinterest)

30 ottobre 1943
Arriva a Lero alle 21.
31 ottobre 1943
Scaricati i rifornimenti, riparte da Lero alle 3.30.
3 novembre 1943
Arriva ad Haifa alle 18.55.
A proposito dell’impiego dei sommergibili per il rifornimento di Lero, la storia ufficiale dell’USMM scrive: «L’apporto effettivo dei smg. ai rifornimenti non fu naturalmente di grande importanza, data la loro naturale scarsa capacità di trasporto. Portarono munizioni, benzina, materiali vari ed anche cannoni Bofors rizzati in coperta. Grande fu invece l’apporto morale che le visite notturne dei smg. italiani diedero ai difensori di Lero per la soddisfazione ed il prestigio che ad essi derivava da questa attività militare italiana. Essa infatti si svolgeva senza particolare controllo inglese (salvo un rappresentante degli Alleati per il servizio delle comunicazioni), pur essendo i smg. in pieno assetto di guerra e pronti a combattere durante la traversata, che veniva, in buona parte, eseguita con navigazione occulta». Le operazioni di scarico devono essere eseguite di notte, perché soltanto col buio la Luftwaffe sospende i suoi continui attacchi aerei.
16 novembre 1943
All’una di notte l’Atropo parte da Haifa (per altra fonte, Beirut) con un carico di rifornimenti per la guarnigione di Lero.

In navigazione a lento moto (da “Sommergibili italiani fra le due guerre mondiali”, MariStat/UDAP, 1990, via g.c. Sergio Mariotti e www.betasom.it)

17 novembre 1943
Alle 18.12, dopo 36 ore di navigazione, l’Atropo riceve ordine di rientrare ad Haifa (per altra fonte, Beirut): Lero è caduta.
19 novembre 1943
Arriva ad Haifa alle 7.05.
22 novembre 1943
Parte da Haifa alle 10.10 con un carico di rifornimenti per Castelrosso, ancora in mano italo-britannica.
25 novembre 1943
Arriva a Castelrosso alle 8.55, ma non scarica i rifornimenti; imbarca invece il soldato Vincenzo Di Domenico, del 16° Reggimento Fanteria (Divisione "Regina"), catturato dai tedeschi a Lero ma evaso dalla prigionia. L’Atropo riparte poi per Haifa, dove giunge alle 17.20.
28 novembre 1943
Essendo ormai venuta meno, con la vittoria tedesca nel Dodecaneso, ogni necessità di sommergibili per missioni di rifornimento, l’Atropo lascia Haifa alle 18 per fare ritorno a Taranto. (Per una fonte, durante la permanenza ad Haifa l’Atropo avrebbe anche svolto alcune missioni addestrative con delle corvette britanniche).

L’Atropo in manovra in Mar Piccolo a Taranto durante la guerra (g.c. Marcello Risolo via www.naviearmatori.net)

3 dicembre 1943
Arriva a Taranto alle 17.10.
Nei mesi successivi, partecipa ad esercitazioni con unità italiane, nonché a missioni di scorta e pattugliamento, con a bordo un ufficiale di collegamento britannico.
Maggio 1944
Sottoposto ad un periodo di lavori a Taranto.
15 settembre 1944
L’Atropo (tenente di vascello Aredio Galzigna) lascia Taranto alle 17.10 diretto in Atlantico, dove dovrà essere impiegato come bersaglio in esercitazioni per l’addestramento dei mezzi antisommergibili Alleati.
In tutto sono otto i sommergibili italiani adibiti a questo compito (Flottiglia Sommergibili dell’Atlantico Occidentale), con base a Bermuda, Guantanamo Bay, Key West, Port Everglades, New London e Casco Bay, tra febbraio 1944 e la fine del 1945: oltre all’Atropo, anche Vortice, Onice, Marea, Dandolo, Giovanni Da Procida, Tito Speri e Goffredo Mameli. Sono inquadrati nel Submarine Squadron 7 della Marina statunitense, insieme a sette sommergibili della Francia Libera (Argo, Amazone, Antiope, Archimede, Casabianca, Le Centaure e Le Glorieux).
27 settembre 1944
Dopo aver fatto scalo ad Augusta, raggiunge Gibilterra e va ad ormeggiarsi al molo Pigmy, accanto al sommergibile britannico Truant.
7 ottobre 1944
Parte da Gibilterra alle 10.53 diretto a Bermuda, scortato dal cacciatorpediniere di scorta statunitense Frederick C. Davis.
20 ottobre 1944
Arriva a Bermuda.
8 novembre 1944-3 marzo 1945
Partecipa a 48 esercitazioni tra Malatar e Port St. George.
11-12 dicembre 1944
Partecipa ad un’esercitazione con un task group formato dalla portaerei di scorta USS Core, sette cacciatorpediniere di scorta ed il cacciasommergibili PCE-846.

(da Navypedia)

2-5 gennaio 1945
Partecipa ad un’esercitazione con un altro task group, composto dalla portaerei di scorta USS Bogue, dai cacciatorpediniere di scorta USS Haverfield, Swelling, Willis, Janssen, Wilhoite e Cockrill e dal cacciasommergibili PCE-846.
9-11 gennaio 1945
Altra esercitazione con la Bogue e con il cacciasommergibili PCE-279.
12-14 febbraio 1945
Esercitazione antisom con il cacciatorpediniere di scorta USS Cross ed il trasporto veloce USS Register. Il Cross effettua diciotto passaggi con bombe di profondità.
3 marzo 1945
Lascia Port St. George (Bermuda) diretto nella baia di Guantanamo (Cuba), scortato dalla fregata Racine della Guardia Costiera statunitense, appena entrata in servizio.
7 marzo 1945
Arriva nella baia di Guantanamo. Nei mesi successivi partecipa in queste acque ad altre 70 esercitazioni.
24 settembre 1945
Finita la seconda guerra mondiale con la resa del Giappone, l’Atropo ed un altro sommergibile italiano, il Dandolo, lasciano Guantanamo alla volta di Port Royal, in Giamaica.
30 settembre 1945
Atropo e Dandolo giungono a Port Royal.
5 ottobre 1945
A mezzogiorno Atropo, Dandolo ed i sommergibili italiani Vortice, Onice, Marea, Giovanni Da Procida e Tito Speri salpano da Bermuda con la scorta della nave salvataggio sommergibili statunitensi Chain, per tornare in Italia.
16 ottobre 1945
I sommergibili raggiungono in mattinata Punta Delgada, nelle Azzorre; fa eccezione proprio l’Atropo, che raggiunge invece São Miguel alle 8.23.
18 ottobre 1945
Alle 8.14 l’Atropo lascia São Miguel, ricongiungendosi al resto del gruppo, ripartito anch’esso da Punta Delgada verso mezzogiorno e diretto a Gibilterra.
26 ottobre 1945
L’Atropo e gli altri sommergibili raggiungono Gibilterra in mattinata.
28 ottobre 1945
L’Atropo e gli altri sommergibili ripartono da Gibilterra verso le tre di notte.
3 novembre 1945
L’Atropo e gli altri sommergibili raggiungono finalmente Taranto: la guerra è finita anche per loro.
L’Atropo viene posto in disarmo a Taranto.

L’Atropo in disarmo a Taranto nel 1947 (g.c. STORIA militare)

10 febbraio 1947
L’Atropo viene incluso nell’“Elenco delle navi che l'Italia dovrà mettere a disposizione dell'Unione Sovietica, del Regno Unito, degli Stati Uniti d'America e della Francia” per disposizione del trattato di pace firmato a Parigi. Più precisamente, l’Atropo viene assegnato al Regno Unito, insieme al sommergibile Alagi, alla corazzata Vittorio Veneto e ad alcune motosiluranti, a titolo di riparazione per i danni di guerra; i britannici, non necessitando di nuove unità in aggiunta a quelle costruite in massa con i programmi di costruzione bellici (ne hanno, anzi, più di quante non ne siano necessarie in tempo di pace), rinunciano alla consegna, ma esigono che le unità a loro destinate vengano immediatamente demolite.
1° febbraio 1948
Radiato dai quadri del naviglio militare, per disposizione del trattato di pace. (Secondo alcune fonti, tra cui “I sommergibili italiani 1940-1943” di Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, la radiazione sarebbe avvenuta già il 23 marzo 1947).

L’Atropo (terzo sommergibile dal primo piano) ed altri sommergibili in disarmo a Taranto, nel febbraio 1947. Gli altri battelli sono, da più vicino al più lontano: due unità classe Mameli, il CM 1, l'Alagi, il Diaspro, il Platino, il Vortice, il Nichelio e l'Ammiraglio Cagni. Sulla destra, nella darsena antistante la Caserma Farinati, sono riconoscibili Onice, Turchese, H 2 e Brin (g.c. STORIA militare)

5 dicembre 1948
Il pescatore tarantino Francesco Intini sale a bordo dell’Atropo, in disarmo a Taranto ed in attesa di demolizione, per rubare alcune componenti metalliche; allo scopo di occultare il furto, danneggia volontariamente alcuni apparati e provoca così l’affondamento del sommergibile, che si inabissa lentamente, nel giro di alcune ore. Intini, colto sul fatto da carabinieri e guardie giurate e subito arrestato (l’affondamento dell’Atropo avviene proprio mentre i carabinieri stanno redigendo il verbale d’arresto), verrà condannato nel marzo 1951 a dodici mesi di reclusione per furto di rottami e per oltraggio a pubblico ufficiale, mentre sarà assolto dall’accusa di affondamento colposo.
Il relitto dell’Atropo verrà successivamente recuperato e demolito a Taranto.
 
 

2 commenti:

  1. Sono Domenico figlio di Santo Rettondini, se qualcuno vuole contattarmi: domenicor.laveronese@gmail.com
    Sergente Santo Rettondini fu decorato con 2 croci di guerra al V.M. (Il motorista che riavvio i motori del somergibile permise cosi il salvataggio del sommergibile)
    Deceduto all'età di anni 96 e 6 mesi il 11/03/2017

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  2. Onore a tuo padre, un grande uomo

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