La Pleiadi in uscita dal Mar Piccolo di Taranto nel 1939 (da “Le torpediniere italiane 1881-1964” di Mario Paolo Pollina, seconda edizione, USMM, Roma 1974) |
Torpediniera della
serie Alcione della classe Spica (dislocamento di 670 tonnellate standard, 975
in carico normale, 1050 a pieno carico). Durante la seconda guerra mondiale
operò prevalentemente in Mar Jonio e Basso Tirrenio, svolgendo in tutto 22
missioni di scorta e 5 missioni di ricerca o caccia antisommergibili.
Breve e parziale cronologia.
4 gennaio 1937
Impostazione nei
Bacini & Scali Napoletani di Napoli.
5 settembre 1937
Varo nei Bacini &
Scali Napoletani di Napoli, alla presenza del prefetto di Napoli e
dell’ammiraglio comandante il Dipartimento Militare Marittimo del Basso Tirreno.
4 luglio 1938
Entrata in servizio. Assegnata
alla XIV Squadriglia Torpediniere, alle dipendenze del Comando Marina della
Libia.
Poco dopo l’entrata
in servizio, la nave visita dapprima Malta e poi Cattaro e Sebenico.
Estate 1939
Trasferita alla
Divisione Scuola Comando di Augusta.
7-9 aprile 1939
La Pleiadi partecipa all’occupazione di San
Giovanni di Medua durante le operazioni per l’invasione dell’Albania
(Operazione «Oltre Mare Tirana», OMT). La Pleiadi
è per l’occasione inquadrata nel I Gruppo Navale (al comando dell’ammiraglio di
divisione Angelo Iachino), insieme alla gemella Polluce, all’incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere, ai cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco, Folgore e Fulmine, alla
nave cisterna e da sbarco Garigliano
ed al grosso piroscafo Umbria: queste
navi devono sbarcare due compagnie del Reggimento «San Marco» e tre battaglioni
di bersaglieri (il III Battaglione dell’8° Reggimento Bersaglieri, il VI
Battaglione del 6° Bersaglieri ed il XXVIII Battaglione del 9° Bersaglieri), al
comando del colonnello Arturo Scattini.
Lo sbarco, preceduto
da un bombardamento navale, viene contrastato dai difensori albanesi con fuoco
di fucileria e qualche mitragliatrice, che causano qualche perdita; alcune navi
intervengono coi loro cannoni in supporto delle truppe da sbarco, che occupano
San Giovanni di Medua nel giro di un’ora circa. Il giorno seguente la colonna
del colonnello Scattini conquista Scutari, suo obiettivo principale.
1939-1941
Lavori di modifica:
le quattro mitragliere binate da 13,2/76 mm vengono sostituite con sei
mitragliere binate Breda 1935 da 20/65 mm.
10 giugno 1940
L’Italia entra in
guerra. La Pleiadi (tenente di
vascello Carlo Borello, 31 anni, da Napoli) forma la XIV Squadriglia Torpediniere, di base a
Messina, insieme alle gemelle Pallade,
Polluce e Partenope (tale Squadriglia, insieme alla XIII composta da Circe, Calipso, Calliope e Clio, forma la 1a Flottiglia
Torpediniere).
16 giugno 1940
Riceve a Crotone la
bandiera di combattimento, donata dalla locale sezione della Lega Navale
Italiana, con il contributo del Comune.
Nei mesi seguenti la Pleiadi, di base a Gallipoli, svolgerà
missioni di vigilanza nel Golfo di Taranto.
5-6 agosto 1940
La Pleiadi, con le gemelle Cigno, Cassiopea ed Aldebaran,
scorta gli incrociatori leggeri Alberico
Da Barbiano ed Alberto Di
Giussano ed i cacciatorpediniere Antonio Pigafetta e Nicolò
Zeno in una missione di posa di mine al largo di Pantelleria. Le
quattro torpediniere partono da Augusta insieme alle unità incaricate di posare
le mine alle 16 del 5 agosto, ma già alle 20.30 vengono lasciate libere e
ritornano ad Augusta, dove arrivano all’1.30 del 6 agosto.
20 agosto 1940
Posta alle dipendenze
del Comando Superiore Traffico Albania (Maritrafalba), avente sede a Brindisi,
assieme a Polluce e Partenope, ai vecchi cacciatorpediniere Carlo Mirabello ed Augusto Riboty, alle vecchie torpediniere Palestro, Solferino, Castelfidardo, Monzambano, Angelo Bassini,
Nicola Fabrizi e Giacomo Medici, agli
incrociatori ausiliari RAMB III, Capitano A. Cecchi e Barletta ed alla XIII Squadriglia
MAS con i MAS 534, 535, 538 e 539;
viene destinata a compiti di scorta ai convogli tra Italia ed Albania nonché
ricerca e caccia antisommergibile sulle stesse rotte.
28 agosto 1940
Pleiadi e Partenope salpano da
Palermo per scortare a Pola l’incrociatore leggero Alberico Da Barbiano, là inviato per lavori.
29 agosto 1940
Durante la notte,
all’1.51, il Da Barbiano sperona il
motoveliero Buona Fortuna: preso a
rimorchio dalla Partenope, affonderà
alle 7.10. Il Da Barbiano giungerà a
Pola alle 8.30 del 31 agosto.
1° settembre 1940
In mattinata, la Pleiadi e la Partenope scortano la corazzata Giulio
Cesare da Taranto fino al punto di riunione col grosso delle forze navali (1a
e 2a Squadra Navale), in mare a contrasto dell’operazione britannica
"Hats". La Cesare non è
potuta partire col resto delle navi a causa di problemi ai condensatori,
manifestatisi al momento della partenza da Taranto.
12 ottobre 1940
Maritrafalba viene
sciolto (sarà successivamente ricostituito, ma senza più la Pleiadi alle sue dipendenze).
11-12 novembre 1940
La Pleiadi si trova ormeggiata in Mar
Piccolo a Taranto (in banchina, insieme agli incrociatori pesanti Pola e Trento, agli incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi e Garibaldi,
ai cacciatorpediniere Freccia, Strale, Dardo, Saetta, Maestrale, Libeccio, Grecale, Scirocco, Camicia Nera, Carabiniere, Corazziere, Ascari, Lanciere, Geniere, Da Recco, Pessagno ed Usodimare, alle torpediniere Pallade, Polluce e Partenope, alla
portaidrovolanti Giuseppe Miraglia,
al posamine Vieste ed al
rimorchiatore di salvataggio Teseo),
quando la base viene attaccata da aerosiluranti britannici che affondano la
corazzata Conte di Cavour e
pongono fuori uso la Littorio e
la Duilio.
Mentre gli
aerosiluranti attaccano le corazzate, cinque bombardieri attaccano a più
riprese le unità presenti in Mar Piccolo, a scopo diversivo, sganciando
complessivamente una sessantina di bombe.
Alle 23.15 dell’11 le
navi in Mar Piccolo aprono il fuoco contro alcuni aerei che sganciano bombe da
una quota valutata in 500 metri; gli ordigni inquadrano i posti d’ormeggio dei
cacciatorpediniere, ma solo uno va a segno, senza esplodere (sul Libeccio, che riporta solo lievi danni).
14 febbraio 1941
La Pleiadi viene fatta salpare da Gallipoli
per cercare eventuali naufraghi della nave cisterna Cesco, silurata e danneggiata dal sommergibile britannico Rover tre miglia a sudest di Capo
Rizzuto, e per cercare il sommergibile stesso e dargli la caccia. La
torpediniera accorre sul posto a 25 nodi.
15 febbraio 1941
Missione di ricerca e
caccia antisommergibili nel Golfo di Squillace. Scorta inoltre il piroscafo San Giorgio ed il trasporto militare Enrichetta da Crotone a Punta Stalettì.
16 febbraio 1941
Scorta la cisterna
militare Velino da Punta Stalettì a
Taranto.
22 marzo 1941
La Pleiadi e l’incrociatore ausiliario RAMB III salpano da Tripoli per Napoli
alle 00.30, scortando il piroscafo tedesco Arta.
25 marzo 1941
Le tre navi
raggiungono Napoli alle 18.30.
(La medesima
cronologia dell’USMM riporta anche che la Pleiadi
sarebbe partita da Tripoli alle 00.30 del 23 insieme alla Polluce, scortando fino alle Kerkennah il piroscafo Santa Paola, diretto a Sfax: è evidente
l’incongruenza).
31 marzo 1941
La Pleiadi viene inviata a rinforzare la
scorta (torpediniere Cigno e Clio) di un convoglio in navigazione da
Tripoli a Napoli e composto dai piroscafi Aquitania,
Caffaro, Beatrice Costa e Galilea (tedesco). Poche ore prima, il
convoglio è stato attaccato dal sommergibile britannico Upright, che ha silurato il Galilea,
il quale è dovuto tornare a Tripoli assistito dalle altre due torpediniere
della scorta, Calliope e Pegaso.
2 aprile 1941
Il resto del
convoglio raggiunge Napoli alle 20.30.
14 aprile 1941
La Pleiadi ed i cacciatorpediniere Aviere (caposcorta, capitano di vascello
Bigi), Geniere, Grecale e Camicia Nera
partono da Napoli per Tripoli all’1.45, scortando un convoglio formato dai
piroscafi tedeschi Maritza, Procida, Alicante e Santa Fe, con
truppe e materiali dell’Afrika Korps.
17 aprile 1941
In seguito alla
distruzione di un altro convoglio, il «Tarigo», da parte di una squadriglia di
cacciatorpediniere britannici, il convoglio di cui fa parte la Pleiadi (convoglio «Alicante») viene
temporaneamente dirottato a Palermo, dove giunge alle tre.
18 aprile 1941
Il convoglio riparte
da Palermo alle 8.
20 aprile 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 5.
21 aprile 1941
Dopo alcuni attacchi
aerei (tra l’1.50 e le 3.51) da parte di bombardieri Vickers Wellington
(decollati da Malta), Fairey Albacore e Fairey Swordfish (in parte decollati da
Malta, in parte dalla portaerei Formidable),
tra le 4.03 e le 5 il porto di Tripoli viene bombardato da una nutrita
formazione navale britannica, che comprende le corazzate Warspite, Valiant e Barham, gli incrociatori leggeri Ajax, Orion, Perth e Gloucester e tredici cacciatorpediniere
(Havock, Hasty, Hero, Hereward, Havock, Hotspur, Jervis, Janus, Juno, Jaguar, Griffin, Defender, Kingston, Kimberley): si tratta dell’operazione «M.D. 3».
Il bombardamento,
protrattosi per tre quarti d’ora, colpisce duramente la città, provocando
elevate perdite tra la popolazione civile, ma arreca danni relativamente
contenuti alle attrezzature portuali ed al naviglio presente. Vengono affondati
il piroscafo Marocchino, la motonave Assiria e la motovedetta Cicconetti della Guardia di Finanza, mentre
subiscono danni non gravi il cacciatorpediniere Geniere, la torpediniera Partenope,
la cisterna militare Taranto ed
alcune unità minori. Le perdite militari ammontano in tutto a 5 morti e 21
feriti.
3 maggio 1941
Un idrovolante CANT
Z. 501 della 188a Squadriglia della Regia Aeronautica (decollato da
Tripoli e pilotato dal sottotenente di vascello Arnaldo Panaria), dopo aver
attaccato con bombe una chiazza d’olio avvistata al largo di Zuara, richiama
sul posto la Pleiadi, che – alle 8.30
– lancia a sua volta undici bombe di profondità.
L’esito dell’attacco
è incerto; non vi è alcun elemento che possa confermare l’affondamento di un
sommergibile. Il sommergibile britannico Undaunted
(tenente di vascello James Lees Livesey) risulta essere scomparso in questi
giorni nella medesima zona dell’attacco, ed è pertanto possibile che sia
rimasto vittima, con il suo intero equipaggio, dell’attacco della Pleiadi, come ritengono varie fonti;
all’epoca, tuttavia, si ritenne che la chiazza d’olio avvistata dal CANT Z. 501
potesse essere semplicemente del carburante affiorante dal relitto della nave
cisterna Persiano, affondata poco
tempo prima nella stessa zona dal sommergibile britannico Tetrarch. Non esistono certezze sulla sorte dell’Undaunted: è possibile anche che sia
affondato su un campo minato italiano (posato il 1° maggio dai
cacciatorpediniere Da Mosto e Da Verrazzano) al largo di Tripoli, o
persino che sia stato affondato per errore, il 9 maggio, dai cacciatorpediniere
britannici Jervis e Kandahar, che lo avrebbero scambiato per
un sommergibile nemico.
10 maggio 1941
La Pleiadi lascia Tripoli alle 19, per
scortare a Bengasi il piroscafo Bosforo.
12 maggio 1941
Al largo di Tripoli,
la Pleiadi attacca un sommergibile
immerso: secondo alcune fonti potrebbe trattarsi del già citato Undaunted, ma ciò risulta improbabile,
dato che sarebbe dovuto rientrare a Malta l’11 maggio. Restano invece i dubbi
sull’azione del 3 maggio.
Pleiadi e Bosforo arrivano a
Bengasi alle 10.30.
19 maggio 1941
La Pleiadi salpa da Tripoli alle 5 di
scorta al piroscafo Silvio Scaroni,
diretto a Bengasi.
Alle 12.19, in
posizione 32°46’ N e 14°06’ E, il sommergibile britannico Unbeaten (tenente di vascello Edward Arthur Woodward) avvista Pleiadi e Scaroni che procedono verso est, e si avvicina per attaccare; alle
12.45, al largo di Tagiura, l’Unbeaten
lancia tre siluri da 3200 metri. In realtà, solo una delle tre armi si dirige
verso il bersaglio: il primo siluro, infatti, cozza contro il fondale ed
esplode otto secondi dopo il lancio, ed il terzo, a causa dell’esplosione del
primo (che ha fatto perdere temporaneamente all’equipaggio il controllo della
quota), viene lanciato con il sommergibile fortemente appruato, così finisce
anch’esso per schiantarsi contro il fondo ed esplodere.
La Pleiadi avvista il restante siluro,
diretto contro di essa, lo evita con la manovra e ne risale la scia; portatasi
sul punto in cui ritiene trovarsi il sommergibile, vi scarica sopra l’intera
riserva di bombe di profondità, 27 in tutto. Alcune delle bombe esplodono
piuttosto vicine all’Unbeaten, ma
causano solo danni di poco conto; il sommergibile resterà immerso per dodici
ore, fino a quando la Pleiadi non se
ne sarà andata.
23 maggio 1941
Pleiadi e Silvio Scaroni
raggiungono Bengasi alle 5.
Alle 21.45 la Pleiadi, trasferitasi a Tripoli, ne
parte nuovamente per scortare a Bengasi il piroscafo Capo Orso.
24 maggio 1941
Alle 6.30 la Pleiadi, a causa del maltempo, deve
lasciare la scorta del Capo Orso, che
prosegue da solo (arriverà regolarmente a Bengasi alle 15).
25 maggio 1941
La Pleiadi salpa da Tripoli per Trapani
alle 8, scortando la motonave Manfredo
Camperio, a rimorchio del rimorchiatore Salvatore
Primo.
26 maggio 1941
Il convoglietto
rientra in serata a Tripoli, causa allarme navale.
27 maggio 1941
Il convoglietto
riparte da Tripoli alle 20.
29 maggio 1941
Le navi giungono a
Trapani alle 17.
Il varo della Pleiadi (fotogramma da un filmato dell’Archivio Storico Istituto Luce) |
L’affondamento
Il mattino del 30
maggio 1941 la Pleiadi si trovava
ormeggiata nel porto di Tripoli, dov’era da poco arrivata al termine di una
missione di scorta dall’Italia, quando un idrovolante CANT Z. 501 della 141a
Squadriglia Ricognizione Marittima della Regia Aeronautica, appena decollato, compì
una manovra errata, che lo portò a precipitare. Disgrazia volle che l’aereo,
cadendo, si schiantasse proprio sulla coperta della Pleiadi, a poppa: erano le undici del
mattino (per altra fonte, mezzogiorno circa).
Lo schianto causò
un’esplosione, che devastò le strutture della torpediniera e scatenò un violento
incendio. Divenuta insostenibile la situazione, il comandante ordinò
l’abbandono della nave: molti uomini si tuffarono direttamente in mare da prua,
altri salirono sugli zatterini di salvataggio. Il carburante in fiamme
galleggiava sulla superficie del mare continuando a bruciare, costituendo un
ulteriore pericolo per i naufraghi (insieme, secondo un superstite, agli squali);
alcuni si misero in salvo allontanandosi a nuoto sott’acqua, mentre la
superficie sopra di loro era coperta di carburante incendiato. I naufraghi
vennero successivamente raccolti dai rimorchiatori e da altri mezzi portuali.
La Pleiadi, in fiamme, dovette essere
rimorchiata nell’avamporto, per allontanarla dalle altre navi ed evitare
conseguenze disastrose nel caso l’incendio avesse raggiunto i suoi depositi di
munizioni; si tentò di portarla all’incaglio, ma verso le 12.30, nonostante
ogni sforzo per salvarla, la torpediniera affondò nell’avamporto, lasciando
affiorare le sovrastrutture centro-prodiere.
Si dovettero
purtroppo lamentare diverse vittime: una fonte parla di 18 morti e 21 feriti,
mentre dall’albo dei caduti e dispersi della Marina Militare nel secondo
conflitto mondiale risulterebbero i nomi di tredici membri dell’equipaggio
della Pleiadi periti il 30 maggio
1941.
I loro nomi:
Guido Brogiani, sottotenente medico, disperso
Tullio De Martin, sottocapo elettricista,
deceduto
Fobelli Guido, marinaio torpediniere, disperso
Giacomo Gambino, capo meccanico di terza
classe, disperso
Carlo Liccardo, capitano del Genio Navale,
deceduto
Adolfo Peroni, marinaio, deceduto
Mario Proclemer, guardiamarina, disperso
Alessandro Raffaglio, marinaio elettricista,
disperso
Franco Rech, sottocapo torpediniere, disperso
Pietro Rivano, sottocapo nocchiere, deceduto
Mario Rotella, secondo capo meccanico,
deceduto
Andrea Tilotta, sergente radiotelegrafista,
disperso
Carlo Torboli, sottocapo cannoniere, deceduto
Una serie
di immagini della Pleiadi in fiamme
il 30 maggio 1941, scattate mentre ne era in corso il tentativo di rimorchio
fuori dal porto di Tripoli (foto Coll. Prospero Solimano, via www.scmncamogli.org)
Un’altra foto scattata mentre si cercava di rimorchiare la Pleiadi in fiamme fuori dal porto di Tripoli, il 30 maggio 1941 (g.c. STORIA militare) |
Si decise successivamente
di recuperare la Pleiadi, ma la
malasorte si accanì contro questa torpediniera. Il 13 ottobre 1941, quando già i
lavori di recupero erano a buon punto, la nave venne centrata da una bomba
durante un attacco aereo britannico. Il giorno seguente, come se non bastasse,
ci si mise anche una violenta mareggiata, che ridusse la Pleiadi in uno stato tale da renderla del tutto inutilizzabile ed
irrecuperabile.
La nave fu
considerata come completamente perduta il 14 ottobre 1941, spogliata di tutto
ciò che poteva essere riutilizzato, ed abbandonata.
Anche in questa circostanza
si dovette lamentare un’altra vittima: il 14 ottobre 1941 morì infatti il
marinaio cannoniere Francesco Dagnino, di ventuno anni, genovese.
mio padre era a bordo proprio nel momento della disgrazia.... sottocapo cannoniere Sante Spironello n.14\10\ 1918.
RispondiEliminaCome integrazione al commento precedente,vi ricordo le date di imbarco e sbarco di mio padre nel Pleiadi: imb.05\10\1936.sb.30\05\1941 sottocapo Sante Spironello
RispondiEliminaBuon giorno Lorenzo. Il TV Carlo Borello (e non Borrello) era nato a Napoli il 12 luglio 1908 e, divenuto comandante in seconda del ct Lanciere, scomparve in mare il 23 marzo 1942 nell'affondamento dell'unita' (MBVM memoria).
RispondiEliminaLa ringrazio per l'informazione.
Eliminamio padre Giuseppe Cardile,sottotenente di vascello,rimase ferito ed in base a cio' che mi ha raccontato rimase molte ore in mare,mio padre era nato il 13.10-1919.grazie Lorenzo per le preziose notizie
RispondiEliminaBuongiorno, mi chiamo Viarengo Luca e sono il pronipote di Tullio Renzo Pedemonte, Maresciallo della Regia Aereonautica e comandante del Cant Z 501 che si andò a schiantare sulla torpediniera Pleiadi il giorno 30 Maggio 1941. Sono alla ricerca di testimonianze ed ulteriori dettagli riguardo questa vicenda. Per chi mi volesse contattare la mia mail è: lucadoru01@gmail.com
RispondiEliminaSaluti
Mario Proclemer, disperso il 30 maggio 1941 era fratello di mio padre. Tra le carte di famiglia ho ritrovato la corrispondenza tra mio nonno e il cugino di uno dei deceduti di nome Carlo per poter arrivare al recupero delle salme. La corrispondenza è molto commovente; nonostante tutto l’interessamento e i ripetuti tentativi, il corpo di mio zio non è stato ritrovato. Solo grazie a questo blog ho appreso il motivo della sua morte! Ringrazio molto Lorenzo e chi contribuisce a queste preziose ricerche storiche. Bruna Proclemer
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