L’Angelo Bassini a Venezia (Coll. Guido Alfano, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net) |
Torpediniera, già
cacciatorpediniere, della classe La Masa (dislocamento standard 660 tonnellate,
in carico normale 840 tonnellate, a pieno carico 875 tonnellate).
Durante la maggior
parte del secondo conflitto mondiale fu adibita alla scorta di convogli con
l’Albania e la Grecia, con alcune sporadiche missioni (tra la fine del 1942 e
la primavera del 1943) anche sulle rotte per la Tunisia.
Breve e parziale cronologia.
2 ottobre 1916
Impostazione nei
cantieri Odero di Sestri Ponente.
28 marzo 1918
Varo nei cantieri
Odero di Sestri Ponente.
1° maggio 1918
Entrata in servizio.
1° novembre 1918
Il Bassini, insieme ai cacciatorpediniere Ardente, Animoso, Ippolito Nievo, Antonio Mosto, Simone Schiaffino, Giacinto Carini e Pilade Bronzetti,
fa parte della IV Squadriglia Cacciatorpediniere, inquadrata nella Flottiglia
Siluranti di Brindisi.
Dicembre 1920-Gennaio 1921
Il Bassini pattuglia le acque del Carnaro
nei giorni che segnano la fine della Reggenza del Carnaro, instaurata a Fiume
da Gabriele D’Annunzio e dai suoi legionari. Il 1° gennaio 1921 il Bassini ferma per un controllo il
rimorchiatore Farasina, in
navigazione con prigionieri da Volosca a Fiume; al momento di separarsi dopo
l’accertamento della sua identità, l’equipaggio del Bassini ed i legionari sul Farasina
si scambiano il saluto di capodanno.
21 o 28 maggio 1922
Riceve a La Spezia la
bandiera di combattimento, insieme agli esploratori Guglielmo Pepe, Falco e Premuda.
Il Bassini in una foto del primo dopoguerra (da Navypedia) |
1929
Fa parte, con i
similari Nicola Fabrizi, Giacinto Carini e Giuseppe La Farina, della V Squadriglia
della 3a Flottiglia della III Divisione Siluranti, appartenente
alla II Squadra Navale (con base a Taranto).
1° ottobre 1929
Declassato a
torpediniera.
Nel periodo
immediatamente successivo ne è comandante il capitano di corvetta Giovanni
Galati.
16 gennaio 1932
La Bassini, l’esploratore Quarto e le torpediniere Enrico Cosenz, Generale Antonio Chinotto, Giuseppe
Cesare Abba, Giuseppe La Farina e
Generale Carlo Montanari, al comando
dell’ammiraglio Moreno, si recano in visita a Capodistria. La formazione
ripartirà il 18 dopo essere stata raggiunta dal cacciatorpediniere Premuda.
La Bassini, a destra, e la similare Francesco Stocco all’ormeggio a Gaeta nel 1935; sullo sfondo vari incrociatori alla fonda, tra i quali il Pola (più vicino) ed un’altra unità della classe Zara (sulla destra) (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net) |
19 novembre 1939
Assume il comando
della Bassini il tenente di vascello
Giovanni Barbini.
10 giugno 1940
All’entrata
dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Bassini fa parte della VII Squadriglia Torpediniere (di base a
Brindisi), insieme alle gemelle Nicola
Fabrizi, Giacomo Medici ed Enrico
Cosenz. Suo comandante è ancora il tenente di vascello Giovanni Barbini, che
resterà al suo comando fin verso novembre (quando sarà trasferito al comando
della Fabrizi).
20 agosto 1940
A seguito della
creazione del Comando Superiore Traffico Albania (Maritrafalba), attivato il 5
settembre, la Bassini viene
dislocata a Brindisi e posta alle dipendenze di tale Comando, insieme alle
similari Nicola Fabrizi e Giacomo Medici, alle quasi altrettanto
vecchie torpediniere Castelfidardo, Solferino, Palestro e Monzambano,
alle più moderne Polluce, Partenope e Pleiadi, ai vetusti cacciatorpediniere Carlo Mirabello ed Augusto Riboty, agli incrociatori
ausiliari RAMB III, Capitano A. Cecchi e Barletta ed alla XIII Squadriglia
MAS con i MAS 534, 535, 538 e 539.
Viene destinata a compiti di scorta ai convogli tra Italia ed Albania nonché
ricerca e caccia antisommergibile sulle stesse rotte.
26 agosto 1940
La Bassini, insieme a Palestro, Solferino ed
ad un cacciatorpediniere (oltre ad alcuni aerei), viene inviata nel punto
41°13’ N e 18°55’ E (ad una trentina di miglia da Durazzo) per dare la caccia
ad un sommergibile avvistato e segnalato alle 12.57, in tale punto, dalla
motonave Filippo Grimani. Il
sommergibile è il britannico Perseus (capitano
di corvetta Peter Joseph Howell Bartlett), che alle 13.33 ha lanciato
infruttuosamente quattro siluri contro la Grimani (che alle 13.53 lancia un altro messaggio col quale
comunica l’avvistamento delle scie dei siluri). La caccia da parte della Bassini e delle altre unità sarà
infruttuosa.
17 settembre 1940
Scorta da Brindisi a
Durazzo la motonave Filippo Grimani,
in servizio postale; qualche ora dopo scorta sulla rotta opposta la Piero Foscari, gemella della Grimani.
18 settembre 1940
Scorta dapprima la Foscari da Brindisi a Durazzo e poi la Grimani da Durazzo a Brindisi.
19 settembre 1940
Scorta prima la Grimani da Brindisi a Durazzo e poi la Foscari da Durazzo a Brindisi.
20 settembre 1940
Scorta la Foscari da Brindisi a Durazzo e poi la Grimani sul percorso inverso.
21 settembre 1940
Scorta la Grimani da Brindisi a Durazzo e poi la Foscari ed un’altra motonave, la Narenta, da Durazzo a Brindisi.
22 settembre 1940
Scorta la Foscari da Brindisi a Durazzo e poi la Grimani da Durazzo a Brindisi.
25 settembre 1940
Scorta da Bari a
Durazzo i piroscafi Nita, Oreste e Premuda, carichi di 395 bovini, 1079 quadrupedi e 1326 tonnellate
di altri materiali.
29 settembre 1940
Scorta la Grimani da Brindisi a Durazzo e poi la Foscari da Durazzo a Brindisi.
30 settembre 1940
Scorta la Foscari da Brindisi a Durazzo, indi
salpa da Durazzo per scortare la Grimani
a Brindisi, ma entrambe le navi devono tornare indietro a causa del mare molto
mosso.
1° ottobre 1940
Lascia Durazzo e
scorta la Grimani a Brindisi.
3 ottobre 1940
La Bassini salpa da Napoli insieme
all’incrociatore ausiliario Città di
Genova, per scortare a Bari i piroscafi Veloce
e Nina Bianchi.
4 ottobre 1940
Verso le quattro del
mattino, il Veloce ed il Nina Bianchi entrano in collisione:
quest’ultimo affonda in un quarto d’ora in posizione 40°27’ N e 18°24’ E (a tre
miglia da San Cataldo), con la morte di 21 dei 26 uomini del suo equipaggio.
12 ottobre 1940
Maritrafalba viene
sciolto.
21 ottobre 1940
La Bassini viene nuovamente posta alle
dipendenze del ricostituito Maritrafalba, insieme a Fabrizi, Medici, Castelfidardo, Solferino, Monzambano, Mirabello, Riboty, alle torpediniere Generale
Antonio Cantore, Generale
Marcello Prestinari, Curtatone, Confienza e Calatafimi, agli incrociatori ausiliari RAMB III, Capitano A.
Cecchi, Lago Tana e Lago Zuai ed alla XIII Squadriglia
MAS con i MAS 534, 535, 538 e 539, ed
adibita alla scorta ai convogli tra Italia ed Albania ed a ricerca e caccia
antisommergibile.
Poco dopo la Bassini, insieme a Fabrizi e Medici, ai
vecchi incrociatori leggeri Bari e Taranto, ai
cacciatorpediniere Mirabello e Riboty, alle torpediniere Altair, Antares, Andromeda
ed Aretusa, ed alle navi
cisterna/da sbarco Tirso, Sesia e Garigliano, viene assegnata alla neonata Forza Navale Speciale, al
comando dell’ammiraglio di squadra Vittorio Tur, creata per la prevista
operazione di sbarco a Corfù (con l’impiego della Divisione di fanteria «Bari»
e di un battaglione del Reggimento «San Marco» della Marina, da sbarcare in
quattro punti dell’isola all’alba del giorno previsto), all’inizio
dell’invasione della Grecia. La Forza Navale Speciale ha l’incarico di scortare
i convogli con le truppe da sbarco (due dovranno partire da Taranto ed un terzo
da Brindisi, più un gruppo di motovelieri anch’esso da Brindisi) e di
appoggiare le operazioni di sbarco.
Gli ordini
d’operazione vengono diramati il 22 (Supermarina, ordine generale di operazione)
e 26 ottobre (Forza Navale Speciale, ordine più particolareggiato), ed in
quest’ultimo giorno viene disposta la sospensione di tutte le partenze dai
porti nel Basso Adriatico a sud di Manfredonia, tranne che per le navi di
Maritrafalba; lo sbarco è pianificato per il 28 ottobre, in contemporanea con
l’inizio delle operazioni terrestri contro la Grecia, ma il maltempo (mare in
tempesta) costringe a rimandare l’operazione dapprima al 30 e poi al 31 ottobre
(anche perché i comandi militari, ritenendo che l’occupazione della Grecia
dovrebbe avvenire in tempi rapidi, considerano di scarsa utilità un’invasione
di Corfù dal mare). Il 31 Supermarina dirama l’ordine esecutivo per lo sbarco,
da effettuarsi il 2 novembre, ma nel frattempo la situazione rivelata dai primi
giorni di combattimento in Grecia, con operazioni che vanno molto più a rilento
del previsto e si rivelano molto più difficili a causa del maltempo, delle
interruzioni nella rete stradale e dell’accanita resistenza greca, induce
Mussolini ad annullare l’operazione contro Corfù, inviando invece la Divisione
«Bari» in Albania come rinforzo.
22 novembre 1940
Salpa da Brindisi
alle 6.30 scortando la motonave Rialto,
impiegata nel traffico civile, con la quale arriva a Valona a mezzogiorno.
28 novembre 1940
La Bassini, insieme alla torpediniera Generale Marcello Prestinari ed ai
cacciatorpediniere Antonio Pigafetta,
Emanuele Pessagno ed Augusto Riboty (per una fonte anche un
quarto, il Nicoloso Da Recco, che con Pigafetta e Pessagno
forma la XVI Squadriglia Cacciatorpediniere), salpa da Brindisi alle 2.45 per
eseguire un’azione di bombardamento contro le installazioni militari greche
sulla costa settentrionale e nordorientale di Corfù. Le cinque navi iniziano il
bombardamento alle 7.58 e lo concludono alle 8.57, dopo aver sparato in tutto
circa 1600 colpi da 102 e 120 mm, da distanze comprese tra i 3 ed i 9 km. I
risultati del cannoneggiamento vengono giudicati come soddisfacenti, mentre la
reazione delle batterie costiere greche è valutata come debole; le navi
italiane rientrano a Brindisi alle 14.50.
1° dicembre 1940
La Bassini lascia Valona scortando a
Brindisi il piroscafo Tagliamento e
la motonave Città di Trapani,
entrambi scarichi; il convoglio giunge a destinazione alle 19.10.
5 dicembre 1940
Scorta da Bari a
Durazzo, insieme all’incrociatore ausiliario Francesco Morosini, i piroscafi Firenze e Milano e
la motonave Città di Marsala,
aventi a bordo 2674 militari e 301,5 tonnellate di rifornimenti.
9 dicembre 1940
Parte da Durazzo
all’1.10 scortando Firenze, Milano e Città di Marsala che rientrano scarichi a Bari; qui il convoglio
arriva alle 17.30.
15 dicembre 1940
Bassini e Morosini lasciano
Bari alle 20 per scortare a Durazzo il piroscafi Zena e le motonavi Tergestea
e Città di Marsala, con a bordo
861 soldati, 198 quadrupedi e 504 automezzi.
16 dicembre 1940
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 13.35.
18 dicembre 1940
La Bassini salpa da Durazzo alle 18.25 per
scortare a Bari i piroscafi scarichi Zena
e Romagna.
19 dicembre 1940
Il convoglio arriva a
Bari alle 10.40.
20 dicembre 1940
La Bassini salpa da Bari alle 15 per
scortare a Durazzo i piroscafi Miseno, Giuseppe Dormio e Pontinia, adibiti a traffico civile.
21 dicembre 1940
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 6.
24 dicembre 1940
La Bassini parte da Durazzo alle 5.30 di
scorta ai piroscafi scarichi Aventino e Vesta, di ritorno a Bari; qui le navi
giungono alle 20.30.
La Bassini entra in Mar Piccolo a Taranto, preceduta dalla torpediniera Irrequieto, nel periodo 1933-1936. Le due unità, in servizio alla Scuola Comando, hanno subito l’accorciamento dell’alberetto prodiero per consentire di passare sotto il ponte girevole senza doverlo aprire (g.c. Marcello Risolo, via www.naviearmatori.net) |
26 dicembre 1940
Salpa da Bari alle 3,
insieme all’incrociatore ausiliario Capitano
A. Cecchi, per scortare a Durazzo i piroscafi Milano e Galilea e
le motonavi Verdi e Puccini, aventi a bordo 3433 militari,
157 quadrupedi e 608,5 tonnellate di rifornimenti. Il convoglio, che tra le
4.30 e le 8 gode anche della scorta indiretta dei cacciatorpediniere Folgore, Fulmine e Baleno, giunge a
destinazione alle 16.
27 dicembre 1940
La Bassini lascia Durazzo alle 18.30
scortando il piroscafo Milano e
le motonavi Verdi e Puccini, tutte scariche, dirette a Bari.
28 dicembre 1940
Il convoglio arriva a
Bari alle 9.45.
29 dicembre 1940
Salpa da Bari alle
20, scortando i piroscafi Sant'Agata e Nita, che trasportano 103 soldati, 716
quadrupedi, 105 autoveicoli e 28,5 tonnellate di rifornimenti.
30 dicembre 1940
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 11.40. Alle 17.45 la Bassini
riparte da Durazzo scortando la motonave Donizetti ed i piroscafi Aventino e Quirinale.
31 dicembre 1940
Il convoglio
raggiunge Bari alle 7.40.
1° gennaio 1941
La Bassini salpa da Bari alle 2, insieme
all’incrociatore ausiliario Barletta,
per scortare a Durazzo la motonave Città
di Savona ed i piroscafi Aventino e Quirinale, che trasportano militari, 72
quadrupedi e 348 tonnellate di rifornimenti. Il convoglio arriva a Durazzo alle
15.50.
2 gennaio 1941
Lascia Durazzo per
scortare Aventino, Quirinale e Città di Savona di ritorno vuoti a Bari.
3 gennaio 1941
Il convoglio arriva a
Bari alle 10.
24 gennaio 1941
Scorta da Brindisi a
Durazzo i piroscafi Scarpanto e Brunner (aventi a bordo 192 tonnellate
di carburante e 397 di artiglieria, munizioni, vettovaglie ed altri materiali)
e la cisterna militare Prometeo (con nafta per la Regia Marina).
25 gennaio 1941
Parte da Durazzo alle
9.30 per scortare a Brindisi i piroscafi Argentina, vuoto, e Merano,
adibito al servizio postale. Le navi arrivano a destinazione alle 17.20.
26 gennaio 1941
Parte da Brindisi
alle 23 scortando i piroscafi Lido, Luciano, Polcevera ed Aprilia,
carichi di benzina, munizioni, foraggio ed altri materiali.
27 gennaio 1941
Il convoglio giunge a
Valona alle 10.30; sette ore dopo la Bassini
ne riparte scortando i piroscafi Absirtea ed Arpione ed il piroscafo
cisterna Conte di Misurata,
scarichi.
28 gennaio 1941
Il convoglio
raggiunge Brindisi alle 8.
30 gennaio 1941
Bassini, Fabrizi e
l’incrociatore ausiliario Brindisi
salpano da Brindisi alle 2 scortando Città
di Marsala ed Argentina,
con a bordo 1230 uomini, dodici automezzi e 234 tonnellate di provviste,
vestiario, pezzi d'artiglieria, munizioni ed altri rifornimenti. Il convoglio
arriva a Valona alle 9.30.
12 febbraio 1941
Salpa da Brindisi
alle 00.15 insieme al rimorchiatore Portofino,
scortando un numeroso convoglio diretto a Durazzo e formato dai piroscafi Luana, Neghelli, Carmela (con
a bordo complessivamente 1309 tonnellate di munizioni, benzina ed altri
carburanti), Magliulo, Anna Capano ed Anna Zippitelli (questi ultimi tre
adibiti a servizio civile). Il convoglio arriva a Durazzo alle 13.
22 febbraio 1941
Salpa da Durazzo alle
6 scortando il piroscafo postale Merano,
arrivando a Brindisi alle 15.15.
23 febbraio 1941
La Bassini e l’incrociatore ausiliario Brioni lasciano Bari scortando i
piroscafi Milano ed Aventino e le motonavi Rossini e Narenta, aventi a bordo 2827 militari, 174 quadrupedi e 731
tonnellate di rifornimenti.
24 febbraio 1941
Il convoglio
raggiunge Durazzo alle 9.25.
24 febbraio 1941
Lascia Durazzo alle
3.45, scortando Milano, Rossini ed Aventino, di ritorno vuoti. Il convoglio
arriva a Bari alle 15.15. (Evidente discordanza con la missione precedente).
1° marzo 1941
La Bassini e l’incrociatore ausiliario Francesco Morosini partono da Bari alle
22.30, per scortare a Durazzo le motonavi Rossini e Città di
Marsala ed i piroscafi Diana, Zena e Titania, con a bordo complessivamente 1285 uomini, 1676 quadrupedi
e 443 tonnellate di munizioni ed altri rifornimenti.
2 marzo 1941
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 14.45.
3 marzo 1941
Riparte da Durazzo
alle 00.30 per scortare a Bari i piroscafi Mameli e Sant'Agata,
scarichi. Arriva in porto alle 15.
4 marzo 1941
Bassini e Brioni lasciano Bari
scortando il piroscafo Quirinale e
le motonavi Puccini, Città di Agrigento e Città di Tripoli, aventi a bordo 3126
uomini, 2,5 tonnellate di foraggio e 554 di altri rifornimenti.
5 marzo 1941
Il convoglio giunge a
Durazzo a mezzogiorno.
6 marzo 1941
Salpa da Durazzo alle
10.30 scortando Quirinale, Città di Tripoli e Puccini (quest’ultima scarica, le altre due con 316 feriti a
bordo). Il convoglio giunge a Bari alle 22.45.
9 marzo 1941
Bassini e Brioni lasciano Bari
per scortare a Durazzo Quirinale, Città di Tripoli, Puccini e la motonave da carico Riv.
In tutto le navi trasportano 2252 militari, 145 autoveicoli e 1432 tonnellate
di rifornimenti; arrivano a Durazzo alle 17.30.
11 marzo 1941
Lascia Durazzo alle 4
scortando Città di Tripoli (con
207 feriti a bordo), Quirinale e Puccini (vuote) di ritorno a Bari; qui
le navi giungono a mezzogiorno.
14 marzo 1941
Parte da Bari
all’1.40 unitamente all’incrociatore ausiliario Capitano Cecchi, scortando i piroscafi Aventino, Quirinale e Milano e le motonavi Rossini e Filippo Grimani, con a bordo 3749 militari, 123 quadrupedi, 1351
tonnellate di provviste e 605 di altri rifornimenti: il primo scaglione della 56a
Divisione Fanteria «Casale».
15 marzo 1941
Parte da Durazzo a
mezzogiorno scortando l’Aventino (che
trasporta 228 feriti) e le motonavi Birmania, Narenta e Rossini, scariche.
16 marzo 1941
Il convoglio giunge a
Bari all’1.30.
18 marzo 1941
Bassini e Brioni salpano a
mezzanotte da Bari di scora a Quirinale, Rossini, Puccini ed Aventino,
con a bordo in tutto 3703 militari, 98 quadrupedi e 537 tonnellate di
rifornimenti; il convoglio giunge a Durazzo dopo dodici ore.
19 marzo 1941
La Bassini lascia Durazzo alle 17 di scorta
a Quirinale (con 384 feriti
lievi), Grimani, Aventino e Puccini, vuoti.
20 marzo 1941
Il convoglio giunge a
Bari alle 7. Lo stesso giorno la Bassini,
insieme al Capitano Cecchi, scorta da
Bari a Durazzo i piroscafi Sant'Agata ed Aventino e le motonavi Rossini e Puccini, con a bordo 2808 uomini, 833 quadrupedi e 458 tonnellate
di rifornimenti.
22 marzo 1941
Parte da Durazzo alle
9.30 scortando il piroscafo Istria e
le motonavi Rossini e Puccini, scariche. Le navi giungono a
Bari alle 20.30.
23 marzo 1941
Lascia Bari alle 20,
insieme all’incrociatore ausiliario Brindisi,
scortando le motonavi Puccini, Donizetti, Barbarigo e Città
di Tripoli, con a bordo complessivamente 2390 militari, 158 autoveicoli e
1270 tonnellate di rifornimenti.
24 marzo 1941
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 8.35. La Bassini ne
riparte alle 19.15, scortando le motonavi Città di Tripoli (con 162 feriti leggeri a bordo) e Narenta ed i piroscafi Milano e Monstella, scarichi.
25 marzo 1941
Il convoglio arriva a
Bari alle 8.30.
26 marzo 1941
Lascia Bari alle 18
scortando i piroscafi Istria, Zena, Sagitta e Marco
(i primi tre aventi a bordo 600 quadrupedi, 28 autoveicoli, 66 militari e 5938
tonnellate di rifornimenti, il quarto adibito a servizio civile).
27 marzo 1941
Il convoglio giunge a
Durazzo alle 8.50.
28 marzo 1941
Lascia Durazzo alle 7
scortando le motonavi Città di
Alessandria e Città di
Marsala, con 250 feriti a bordo, alla volta di Bari. Il convoglio arriva a
destinazione alle 20.
29 marzo 1941
Parte da Bari alle 20
insieme al Capitano Cecchi,
scortando un convoglio composto da Quirinale, Rossini, Aventino e Puccini,
con a bordo 3408 militari, 65 quadrupedi e 371 tonnellate di rifornimenti.
30 marzo 1941
Il convoglio giunge a
Bari a Durazzo alle 8.45.
31 marzo 1941
Parte da Durazzo alle
6.30 scortando Quirinale (con 286
feriti leggeri a bordo) e Puccini
(scarica) diretti a Bari, dove arrivano alle 19.
21 settembre 1941
La Bassini e l’incrociatore ausiliario Brindisi scortano da Bari a Durazzo, con
scalo intermedio a Cattaro, i piroscafi Italia,
Aventino e Rosandra, con a bordo personale,
automezzi e materiale del Regio Esercito.
24 settembre 1941
Bassini e Brindisi scortano Italia, Rosandra ed Aventino che rientravano da Durazzo a
Bari con 3500 militari rimpatrianti.
25 settembre 1941
Scorta i
piroscafi Tagliamento e Fanny Brunner da Brindisi a Patrasso.
29 settembre 1941
Scorta da Patrasso a
Brindisi la nave cisterna Utilitas.
22 ottobre 1941
La Bassini e l’incrociatore ausiliario Attilio Deffenu scortano da Bari a
Patrasso i piroscafi Francesco
Crispi e Piemonte e
la motonave Viminale, carichi di
truppe e materiali.
31 ottobre 1941
Scorta da Patrasso a
Brindisi la Città di Marsala ed
il piroscafo Volodda, con
personale militare rimpatriante.
1941-1942
Lavori di modifica
dell’armamento: vengono eliminati uno o due cannoni da 102/45 mm
Schneider-Armstrong 1917, i due cannoncini da 76/40 mm Armstrong 1917, le due
mitragliatrici da 6,5/80 mm ed uno degli impianti binati di tubi lanciasiluri
da 450 mm; vengono invece installate sei mitragliere singole Breda 1940 da
20/65 mm e due scaricabombe per bombe di profondità.
La Bassini con colorazione mimetica (da www.marina.difesa.it) |
7 gennaio 1942
Bassini e Brioni scortano da
Durazzo a Bari Aventino, Rosandra e Quirinale, carichi di militari
rimpatrianti.
19 gennaio 1942
La Bassini e l’incrociatore ausiliario Città di Napoli scortano da Bari a
Durazzo il piroscafo Città di Catania,
con truppe e rifornimenti; più tardi, durante lo stesso giorno, la Bassini scorta la nave cisterna Cassala da Bari a Durazzo.
22 gennaio 1942
Scorta il Città di Catania da Bari a Durazzo.
24 gennaio 1942
Bassini e Città di Napoli
scortano il Città di Catania da
Durazzo a Bari.
11 febbraio 1942
Bassini e Brindisi salpano da
Bari alle 18 scortando i piroscafi Crispi, Milano e Piemonte, con truppe e materiali.
12 febbraio 1942
Il convoglio giunge a
Corfù alle 10, e vi si trattiene fino alle 22, poi prosegue per Patrasso con
l’aggiunta del cacciatorpediniere Turbine.
13 febbraio 1942
Le navi arrivano a
Patrasso alle 15.
14 febbraio 1942
Scorta da Patrasso a
Corfù, unitamente all’incrociatore ausiliario Egitto, il piroscafo tedesco Bellona e la nave cisterna rumena Balkan.
15 febbraio 1942
Bassini ed Egitto scortano Balkan e Bellona da Corfù a Brindisi.
25 febbraio 1942
Bassini e Brindisi scortano i
piroscafi Pozzuoli ed Abbazia (quest'ultimo proveniente
da Valona), carichi di grano e materiali vari, da Brindisi a Corfù.
4 marzo 1942
Bassini e Brindisi scortano i
piroscafi Pozzuoli ed Abbazia da Corfù a Patrasso.
15 marzo 1942
Bassini e Città di Napoli
scortano da Brindisi a Patrasso la nave cisterna Celeno ed il piroscafo Polcevera.
28 marzo 1942
Alle 13 la Bassini, insieme all’incrociatore
ausiliario Città di Napoli
(capitano di fregata Luigi Ciani, caposcorta) ed alle torpediniere Antonio Mosto e Castelfidardo, salpa da Patrasso per
scortare a Bari, via Brindisi, un convoglio formato dai trasporti truppe Piemonte (capoconvoglio), Francesco Crispi, Galilea, Viminale, Italia ed Aventino, aventi a bordo in tutto 8300
uomini (Italia ed Aventino trasportano uomini delle
guarnigioni del Dodecanso che rientrano per licenza, le altre navi trasportano
truppe della Divisione Alpina «Julia» in trasferimento dalla Grecia all’Italia).
La formazione procede
in linea di fila, con il Città di
Napoli in testa, seguito nell’ordine da Mosto, Castelfidardo, Viminale, Piemonte, Aventino, Galilea, Crispi, Italia e
per ultima la Bassini, che chiude la
fila; la velocità è di 10 nodi.
Alle 14, oltrepassato
Capo Papas, Mosto e Castelfidardo si portano in
posizione protettiva a dritta (Mosto)
e sinistra (Castelfidardo) del
convoglio.
Alle 17.15 il
cacciatorpediniere Sebenico salpato
da Brindisi, si aggrega alla scorta in mare aperto, dopo il traverso di San
Nicolò d’Itaca (insieme ad esso giungono anche alcuni dragamine che devono
accompagnare il convoglio fin oltre Capo Dukato), posizionandosi sulla sinistra
del convoglio.
La torpediniera San Martino, dotata di ecogoniometro e
proveniente da Argostoli, passa il pomeriggio effettuando perlustrazione
antisommergibile da Capo Dukato per le prime 20 miglia della rotta che il
convoglio dovrà percorrere, senza rilevare nulla; alle 19 si unisce anch’essa
al convoglio, portandosi in testa e riprendendo la ricerca antisom, sempre con
risultato negativo.
Nemmeno la
ricognizione aerea (è prevista copertura aerea dalle 15 al tramonto) avvista
sommergibili. Sempre quale misura antisom, Marimorea ha fatto salpare da
Guiscardo (vicino ad Argostoli) la motovedetta Caron della Guardia di Finanza ed il motoveliero Regina Vincitrice affinché effettuino
ascolto idrofonico; ma le due minuscole navi, a causa delle pessime condizioni
del mare, devono tornare in porto poco dopo la partenza, senza poter espletare
il loro compito.
Per il primo tratto della
navigazione il convoglio si trova in una zona di mare relativamente sicura, in
quanto racchiusa dalle isole di Zacinto, Argostoli e Santa Maura (Lefkàda);
dopo le 20, doppiato Capo Ducato, uscirà invece in mare aperto, raggiungerà le
isole di Paxo ed Antipaxo e da lì dirigerà verso l’Italia, facendo il punto
dinanzi a Gagliano del Capo, doppiando Capo d’Otranto verso le 8 del 29 marzo,
e seguendo poi la costa fino a Bari.
Verso le 18.30, il
convoglio entra nella zona di pericolo per attacchi subacquei, e le unità della
scorta iniziano ad eseguire lanci di bombe di profondità a scopo intimidatorio,
dato che non si ottiene alcun reale contatto.
Il tempo, già
instabile per tutta la giornata (calma di mare e di vento, ma con cielo
coperto, e le previsioni parlano di un peggioramento in arrivo dal secondo
quadrante), va via via peggiorando: raffiche di vento e di pioggia prendono a
sferzare le navi, che procedono tra la foschia a tratti più o meno spessa.
Il convoglio esce dal
passo di Capo Dukato senza che si verifichino inconvenienti; alle 19.12,
lasciato Capo Dukato di poppa al traverso, si cambia formazione dalla linea di
fila a quella su quattro colonne, due interne di trasporti truppe e due esterne
di navi scorta.
La colonna interna di
dritta è guidata dal Galilea,
seguito dal Crispi al
centro e dall’Italia in coda; la colonna interna di sinistra è formata
da Viminale (in testa, a
circa 600-700 metri di distanza dal Galilea), Piemonte (al centro) ed Aventino (in coda); la colonna
esterna di dritta è costituita da Mosto (in
testa, sulla dritta del Galilea)
e Sebenico (dietro
alla Mosto, all’altezza del Crispi), quella di sinistra da San Martino (all’altezza
della Viminale) e Castelfidardo (all’altezza del Piemonte). Il Città di Napoli apre la formazione, procedendo a proravia
rispetto alle due colonne centrali (a distanza più o meno uguale da entrambe),
mentre la Bassini la chiude.
Viene assunta rotta 330°, mantenendo una velocità di 10 nodi.
Le navi della scorta
procedono a zig zag; sul cielo del convoglio volano aerei da caccia ed
antisommergibili, che rimangono in volo fino all’imbrunire.
Alle 21 la San Martino è costretta a rientrare ad
Argostoli, perché ha quasi finito il carburante (era stata fatta
frettolosamente partire da Argostoli al termine di un’altra missione, senza il
tempo di potersi rifornire); ciò comporta alcune modifiche nella formazione del
convoglio. Mentre i trasporti non variarono le loro posizioni, la Bassini si porta sul fianco di
dritta del convoglio, all’altezza dell’Italia, e la Castelfidardo indietreggia di una posizione, portandosi
all’altezza dell’Aventino. Il Sebenico passa dal lato di dritta a
quello di sinistra, posizionandosi all’altezza della Viminale. Solo la Mosto mantiene
la sua posizione originaria sulla dritta del Galilea.
Alle 21.20 il
sommergibile britannico Proteus (capitano
di corvetta Philip Stewart Francis) avvista numerose sagome scure in posizione
38°55’ N e 20°21’ E, a cinque miglia di distanza, su rilevamento 200°; virando
per avvicinarsi e vedere di che cosa si trattasse, Francis vede che le sagome
appartengono alle navi di un convoglio di sette navi mercantili, scortate da
due o più cacciatorpediniere. C’è troppa luce lunare per poter attaccare in
superficie, così alle 22.25 il Proteus s’immerge
per continuare l’avvicinamento; alle 22.32 Francis vede cinque navi attraverso
il periscopio. Alle 22.42 il Proteus lancia
due siluri contro un mercantile distante circa 1830 metri; un minuto dopo il
sommergibile lancia altri quattro siluri contro due mercantili distanti
rispettivamente 915 e 1830 metri, che appaioano “sovrapposti” nel periscopio.
Subito dopo, il battello britannico scende in profondità. In quel momento il
convoglio sta passando al largo delle isolette di Paxo ed Antipaxo (a sud di
Corfù).
La notte è buia,
piove ed il mare è agitato: le navi della scorta non avvistano le scie dei
siluri né tanto meno il sommergibile. Verso le 22.45, in posizione 39°03’ N e
20°06’ E (o 39°04’ N e 20°05’ E, nove miglia a sudovest di Antipaxo), il Galilea viene colpito da un siluro
a prua.
Dopo il siluramento,
tutte le navi del convoglio accostano verso il lato esterno. Mosto e Castelfidardo, in base agli ordini diramati dal comandante
del Città di Napoli prima
della partenza, avrebbero l’incarico di restare sul posto per dare assistenza
al Galilea: ma il Città di Napoli ripete tale ordine, con
i segnali, soltanto alla Mosto,
così il comandante della Castelfidardo crede
di non doversi fermare anch’esso, ma di dover proseguire invece con il
convoglio. Così, mentre il resto del convoglio (tra cui la Bassini) prosegue, soltanto la Mosto (capitano di corvetta Gerolamo Delfino) rimane ad
assistere il Galilea ed i
1329 uomini che si trovano a bordo. Alla fine, i morti saranno 1050.
3 aprile 1942
La Bassini scorta da Valona a Bari la pirocisterna
Dora C.
7 aprile 1942
Bassini e Brioni, insieme al
cacciatorpediniere Euro ed alla
torpediniera Giacomo Medici, salpano
da Bari per scortare a Durazzo i piroscafi Aventino, Italia, Titania ed Ogaden. La Bassini entra in collisione con l’Aventino, ed entrambe le navi sono costrette a tornare a Bari.
2 ottobre 1942
La Bassini ed il cacciatorpediniere Riboty scortano la cisterna militare Devoli da Patrasso a Navarino.
4 ottobre 1942
Bassini e Riboty scortano la
motonave Calino da Patrasso a Bari.
5 ottobre 1942
La Bassini scorta da Patrasso a Brindisi il
piroscafo italiano Chisone ed il
tedesco Hans Harp.
8 ottobre 1942
Alle 17.15 dell’8
ottobre 1942 la Bassini (tenente di
vascello Vaccarezza) salpa da Brindisi per scortare a Navarino il trasporto militare
Enrichetta, avente a bordo un carico
di materiali vari destinati alle basi della Regia Marina in Grecia e 104
militari di passaggio, oltre ai 47 di equipaggio.
Il convoglietto, la
cui navigazione è ostacolata dal maltempo, procede a rilento.
10 ottobre 1942
Durante la mattina, Bassini ed Enrichetta procedono a sette nodi al largo dell’isola Proti, nel
mare agitato con foschia, piovaschi e vento di burrasca. La Bassini precede l’Enrichetta di circa un chilometro,
compiendo ampi zig zag coi quali passa da un lato all’altro della nave.
Alle 9.40 l’Enrichetta accosta assumendo rotta
158°; alle 13.30, mentre la Bassini
si trova sulla dritta del piroscafo, si scatena un forte piovasco, unitamente
ad impetuoso vento da nord-nord-est con tuoni e fulmini, che riduce la
visibilità a non più di 300 metri, facendo così perdere il contatto visivo
tra le due navi. Durante il piovasco, la Bassini
smette di zigzagare, ed assume invece rotta 158°; date le fortissime e
vicinissime perturbazioni elettriche, il comandante Vaccarezza ordina di
cessare l’ascolto radiotelegrafico finché il tempo non sarà migliorato.
Il piovasco inizia a
decrescere solo alle 14.10, e quando la visibilità va gradatamente aumentando,
il comandante della Bassini cerca
inutilmente di vedere l’Enrichetta.
Alle 14.20, mentre la visibilità continua ad aumentare, la torpediniera (che ha
ripreso a zigzagare) si avvicina alla posizione in cui si dovrebbe trovare il
trasporto (5 miglia per 326° dall’isola di Proti): benché ormai sia
possibile vedere fino ad una distanza di due miglia, in aumento, continuano a
non esserci tracce dell’altra nave.
Alle 14.25 la Bassini inverte la rotta ed accelera
a 18 nodi, ed alle 14.50, finalmente, avvista ad un miglio e mezzo sulla dritta
numerosi galleggianti, che Vaccarezza ritiene essere boe. Avvicinandosi, la
torpediniera scopre innumerevoli fusti e rottami a galla nel mare, aggrappati
ai quali decine di naufraghi si tenevano faticosamente a galla: ci sono
centinaia di fusti di benzina, una mezza dozzina di boe, una cinquantina di
mine da blocco e svariati altri rottami di ogni forma e dimensione,
sparpagliati su un’area circolare del diametro di un chilometro.
Alle 15.30 la Bassini cala la propria iole e due
battellini per recuperare i superstiti. Il mare agitato complica l’opera di
soccorso; i primi naufraghi giungono sulla torpediniera alle 16, e riferiscono
al comandante Vaccarezza che l’Enrichetta è
stato affondato da un sommergibile, che lo ha colpito con tre siluri
provenienti dal lato sinistro (si tratta del britannico P 43, al comando del tenente di vascello Arthur Connuch Halliday,
che ha silurato l’Enrichetta in
posizione 37°11’ N e 21°26’ E, una dozzina di miglia ad ovest-sud-ovest di
Kyparissia in Grecia). Mentre il salvataggio è in corso, due aerei tipo Macchi
sorvolano il punto dell’affondamento.
Gli ultimi
sopravvissuti vengono recuperati alle 17.30; la Bassini tenta di riferire immediatamente a Marimorea del
salvataggio dei naufraghi, ma le scariche atmosferiche, che disturbano le
trasmissioni radio, lo rendono impossibile. I naufraghi vengono rifocillati e
rivestiti con quanto è disponibile a bordo, anche con il corredo
dell’equipaggio della Bassini.
Alle 17.45,
recuperate le proprie imbarcazioni, la torpediniera ispeziona la zona per avere
la certezza che non vi siano altri naufraghi in mare; poi, alle 17.54, dirige
verso Navarino alla massima velocità. Strada facendo, incontra due motovedette
ed un rimorchiatore, usciti da Navarino e diretti verso il punto
dell’affondamento; giunge in porto alle 19.10. La Bassini ha recuperato 78 sopravvissuti, 18 dei quali feriti;
due di essi sono spirati a bordo prima ancora di arrivare a Navarino.
21 ottobre 1942
La Bassini scorta le navi cisterna Cesco e Devoli da Prevesa a Brindisi, via Valona.
26 ottobre 1942
Scorta la Cesco da Bari a Valona.
29 ottobre 1942
Scorta da Brindisi a
Patrasso il piroscafo Volodda ed il
trasporto militare Pluto.
6 novembre 1942
La Bassini e le torpediniere Castore ed Antonio Mosto salpano da Taranto per scortare a Suda la
pirocisterna Giorgio; Mosto e Bassini scortano la Giorgio
solo fino a Patrasso, poi è la sola Castore
a proseguire con la petroliera.
15 novembre 1942
Scorta la nave
cisterna Berbera, rimorchiata dal
rimorchiatore Teseo, da Patrasso a
Valona.
25 novembre 1942
Scorta la motonave Valfiorita da Corfù a Taranto.
17 dicembre 1942
La Bassini salpa da Taranto alle 9
scortando il piroscafo Anna Maria,
diretto a Tripoli.
18 dicembre 1942
Arriva a Palermo alle
19; qui la Bassini viene sostituita
dalla moderna torpediniera di scorta Fortunale.
21 dicembre 1942
La Bassini (tenente di vascello Mario
Vaccarezza) e la torpediniera di scorta Ardito
(caposcorta, tenente di vascello Emanuele Corsanego) salpano da Palermo per
Biserta alle 7.15, scortando il piroscafo Etruria
e le motozattere tedesche F 478, F 482, F 483 e F 484.
Alle 21.50 il
convoglio viene sorvolato da un primo aereo nemico.
Alle 23.26 il
sommergibile britannico P 44 (tenente
di vascello John Charles Young Roxburgh) avvista del fumo su rilevamento 080°,
ed alle 23.53 avvista l’Etruria ed
una delle torpediniere su rotta 240°. Alle 23.57 il sommergibile s’immerge in
posizione 38°19’ N e 11°49’ E (circa 20 miglia a nordovest di Marettimo), circa
sei miglia a proravia del convoglio.
22 dicembre 1942
Alle 00.15 il P 44 avvista anche la seconda
torpediniera (una è a proravia dell’Etruria,
l’altra a poppavia) e le motozattere tedesche, che scambia per motosiluranti;
Roxburgh stima la rotta del convoglio in 240° e la velocità in 7 nodi. Alle
00.38, quando sta per lanciare da 1830 metri di distanza, il P 44 vede che la torpediniera a proravia
dell’Etruria ha improvvisamente
accostato verso di lui, aumentando la velocità: il sommergibile scende allora
in profondità e lancia il siluro basandosi unicamente sul sonar.
Alle 00.45 l’Etruria evita un siluro con la manovra,
e l’Ardito dà la caccia al
sommergibile, vedendo affiorare della nafta in superficie. Secondo fonti
britanniche, i due siluri sarebbero stati invece lanciati in ritardo proprio
perché il contrattacco era già iniziato prima del lancio (avendo l’Ardito localizzato il P 44 prima che lanciasse): l’ordine di
lancio non è stato sentito a causa dello scoppio di una prima bomba di
profondità sulla verticale del P 44
(e molto vicina), così i siluri sono stati lanciati con 14 secondi di ritardo,
mancando il bersaglio. La successiva caccia, con il lancio di 14 bombe di
profondità da parte di entrambe le torpediniere, non arreca danni al
sommergibile (nessuna bomba esplode vicina ad esso).
Dall’1.45 il
convoglio inizia ad essere ininterrottamente sorvolato da aerei; la notevole
luminosità notturna (c’è la luna piena, ed il mare è calmo) permette loro di
seguire le navi italiane senza neanche dover usare i bengala. Tutte le navi del
convoglio aprono intenso fuoco contraereo, ma alle 2.30 l’Etruria viene colpito da un siluro di aereo ed affonda in un minuto
in posizione 38°08’ N e 11°36’ E (22 miglia a nord-nord-ovest di Marettimo).
Torpediniere e motozattere recuperano 112 sopravvissuti, mentre 18 uomini
muoiono nell’affondamento.
Alle 24 le
torpediniere e le motozattere arrivano a Trapani.
29 dicembre 1942
La Bassini salpa da Messina alle 13
scortando per un tratto la motonave Manzoni,
diretta a Biserta. Alle 23.30 le due navi giungono a Palermo; da qui la Manzoni proseguirà con la scorta della
torpediniera Sirio, al posto della Bassini.
7 gennaio 1943
La Bassini e l’incrociatore ausiliario Città di Genova scortano da Bari a
Durazzo il piroscafo Milano, con
truppe e rifornimenti.
11 gennaio 1943
Bassini e Città di Genova
scortano da Durazzo a Bari il piroscafo Rosandra, con truppe rimpatrianti.
12 marzo 1943
La Bassini, l’incrociatore ausiliario Lazzaro Mocenigo e la torpediniera Giuseppe Missori scortano da Bari a
Durazzo i piroscafi Milano e Quirinale.
23 marzo 1943
La Bassini (tenente di vascello Beniamino
Mancuso) salpa da Taranto insieme alla similare Antonio Mosto (tenente di vascello di complemento Mario Trisolini)
per scortare a Messina la pirocisterna Zeila
ed il piroscafo Artiglio; alla scorta si uniscono anche i cacciasommergibili tedeschi UJ 2201 e UJ 2204 (questi ultimi erano salpati da Crotone la sera
precedente) e diverse vedette antisommergibili italiane tipo VAS.
Alle 12.45 i fumi del
convoglio vengono avvistati su rilevamento 060° dal sommergibile
britannico Unison (tenente
di vascello Anthony Robert Daniell), che manovra per attaccare. Identificate,
alle 13.22, le unità del convoglio come «due navi mercantili scortate da una
torpediniera vecchio tipo, due grossi pescherecci armati e due MAS», e notato
che nel cielo vi sono diversi aerei che pattugliavano la zona, Daniell lancia
quattro siluri dalle 14.09, dalla distanza di 1830 metri. La Zeila viene colpita da due delle armi,
ed affonda in un minuto (l’orario riportato dalle fonti italiane è però le
14.20, discordante rispetto a quello dell’Unison) nel
punto 37°57’ N e 16°10’ E, a quattro miglia per 100° da Capo Spartivento
Calabro.
Dopo l’attacco l’Unison scende in profondità, e dalle
14.17 alle 17.45 viene sottoposto a pesantissima caccia, con il lancio di ben
133 bombe di profondità da parte dell’UJ
2201 e dell’UJ 2204.
Nonostante le impressioni dei due cacciasommergibili tedeschi, che riterranno
di aver affondato il sommergibile, quasi nessuna delle bombe esplode
particolarmente vicina, così gli unici danni che l’Unison deve lamentare consistono nella la rottura di alcune
lampadine.
4 aprile 1943
La Bassini, insieme alle torpediniere Climene ed Antonio Mosto ed al cacciatorpediniere Augusto Riboty, salpa da Brindisi per scortare a Messina la
motonave italiana Carbonello A. e la
nave cisterna tedesca Regina. La Mosto lascia il convoglio alle 12.35 per
raggiungere Taranto.
Alle 14.15 il
sommergibile britannico Unbroken
(tenente di vascello Alastair Campbell Gillespie Mars), in agguato al largo di
Punta Stilo (Sicilia), avverte rumori di navi in avvicinamento, ed alle 4.29,
venuto a quota periscopica, avvista il convoglio scortato dalla Bassini.
Alle 14.35 l’Unbroken lancia quattro siluri da 2290
metri di distanza: la Regina viene
colpita da due siluri in posizione 38°15’ N e 16°30’ E, ma rimane a galla. La Climene contrattacca col lancio di 20
bombe di profondità dalle 14.36 alle 14.57; le prime esplodono piuttosto vicine
all’Unbroken, ma questi non subisce
danni. Mentre il Riboty scorta a
Messina la Carbonello A., la Bassini rimane ad assistere la
danneggiata Regina, che tenta di
tornare a Taranto; il rimorchiatore Vigoroso
viene inviato ad assisterla, ma alla fine la petroliera dev’essere portata
all’incaglio presso Punta Stilo (vicino a Roccella Ionica).
22 aprile 1943
Durante una missione
di scorta la Bassini, in cooperazione
con un idrovolante della 170a Squadriglia della Regia Aeronautica ed
un aereo tedesco, dà infruttuosamente la caccia ad un sommergibile nemico.
24 aprile 1943
La Bassini (tenente di vascello Beniamino
Mancuso), insieme alla torpediniera Climene
(caposcorta, capitano di corvetta Mario Colussi) ed alle moderne corvette Gabbiano (capitano di corvetta Alberto
Ceccacci) ed Euterpe (tenente di
vascello di complemento Anselmo Marchi), salpa da Reggio Calabria all’una di
notte per scortare a Tunisi il piroscafo Galiola.
La Bassini si posiziona a poppa
sinistra del Galiola, mentre la Climene si posiziona a poppa dritta e le
due corvette a proravia del piroscafo.
Alle 5.50, tra
Vulcano e la costa settentrionale della Sicilia, il convoglio viene avvistato
dal sommergibile britannico Sahib
(tenente di vascello John Henry Bromage), che alle 5.58 lancia quattro siluri
contro il Galiola, da una distanza di
2560 metri.
Alle sei del mattino
il Galiola viene colpito sulla dritta
da un siluro, ed affonda in cinque minuti nel punto 38°20.5’ N e 15°11.9’ E (a
cinque miglia per 330° da Capo Milazzo).
La Bassini si reca subito sul posto e
procede al recupero di 40 superstiti (su 45 uomini che erano imbarcati sul Galiola), mentre le altre tre unità,
insieme ad uno Junkers Ju 88 tedesco, danno la caccia al sommergibile
attaccante: dopo tre lanci di bombe di profondità (quattro salve di bombe
lanciate dalla Gabbiano alle 6.33,
uno sgancio di bombe da aerei della scorta aerea alle 6.36, cinque salve di
bombe lanciate dall’Euterpe alle
6.40), alle 6.44 il Sahib,
mortalmente danneggiato, emerge e viene subito cannoneggiato e mitragliato
dalle due corvette. L’equipaggio britannico procede all’autoaffondamento e poi
si butta in mare; alle 6.51 il Sahib
affonda. Le unità italiane recuperano, facendoli prigionieri, 6 ufficiali
(compreso il comandante Bromage) e 45 tra sottufficiali e marinai britannici.
Alle 9.30 la Bassini ed il resto della scorta
rientrano a Messina con i sopravvissuti del Galiola
(sulla Bassini) e del Sahib.
Bombe su Livorno
Nel maggio 1943,
caduta la Tunisia, la Bassini si
trasferì a Livorno. Ma l’aviazione Alleata, disponendo di basi sempre più
avanzate e mezzi in continuo aumento, rendeva ormai insicuro ogni porto.
L’illusione che
Livorno, mai toccata dalla guerra fino a quel momento (eccetto due blande
incursioni dell’Aeronautica francese nel giugno 1940 ed una da parte di aerei
britannici nel gennaio 1941, con pochissimi danni), sarebbe stata risparmiata
dai bombardamenti – in quanto, pensavano i livornesi, sede di un’importante
comunità britannica, nonché città natale di Galeazzo Ciano, gerarca fascista ma
notoriamente filobritannico – fu spazzata via alle 11.35 del 28 maggio 1943,
quando 92 Boeing B-17 “Flying Fortress” della 12th USAAF (erano
decollati in cento dalle basi del Nordafrica) piombarono sulla città e vi sganciarono
quasi 200 tonnellate di bombe. Il bombardamento si protrasse fino alle 12.26,
in due ondate: la prima, iniziata alle 11.15, durò pochi minuti; la seconda,
iniziata verso le 12.15, durò circa un quarto d’ora.
Obiettivi
dell’incursione erano il porto, le raffinerie e lo scalo ferroviario, ma la
cronica imprecisione dei bombardieri statunitensi dell’epoca fece sì che le
bombe, oltre a centrare gli obiettivi (sia il porto che la zona industriale
subirono ingenti danni: furono distrutte o gravemente danneggiate la Stazione
Marittima, gli edifici della dogana, i magazzini generali, la sede del
Distretto Militare, la caserma della Guardia di Finanza e quella dei
Carabinieri, il Comando Tappa tedesco), seminassero morte e distruzione anche
nel centro cittadino. Vennero devastati il quartiere Venezia, il Voltone, la
zona di Piazza Magenta, Via Baiocchi e Via Marrani; 170 edifici furono
completamente distrutti, tra cui il Duomo, il Mercato centrale, la Sinagoga (la
seconda in Europa per dimensione) ed i teatri San Marco e Rossini; altri 300
furono seriamente danneggiati e circa 1000 lesionati in vario modo. Furono
gravemente colpiti anche il Palazzo del Governo, la centrale telefonica, la
sede dell’Unione Industriale, gli edifici del Genio Civile. Decine di becolini
(imbarcazioni tipiche livornesi) furono affondati nei canali circostanti il
porto mediceo.
Gravi, come sempre
nelle città che venivano bombardate per la prima volta (anche perché
trascorsero solo sette minuti tra l’allarme e lo scoppio delle prime bombe),
furono le perdite umane: almeno 212 civili e 13 militari morirono sotto le
bombe, altri 232 rimasero feriti; il 3 giugno, con il decesso di molti feriti,
il numero delle vittime era già salito a 280. Decine furono i morti nel crollo
dei malsicuri ricoveri antiaerei ricavati nelle cantine dell’Unione Canottieri
Livornesi (cento persone rimasero sepolte nel crollo di un singolo rifugio,
centrato da una bomba in zona Scali d’Azeglio); in un caso, non essendo
possibile recuperare i cadaveri, si decise di murare il ricovero dopo aver
gettato calce viva per evitare epidemie. Particolarmente funesta fu la seconda
ondata, che colse i pompieri intenti ai soccorsi dopo la prima ondata, ed
innumerevoli civili in fuga lungo le vie della città. Molte delle vittime erano
operai dei cantieri Odero Terni Orlando, nonché abitanti del centro e delle
zone limitrofe al porto, alla zona industriale ed all’Accademia Navale.
Decine di migliaia di
livornesi abbandonarono la città nei giorni successivi, rifugiandosi nelle
campagne e negli altri centri della costa toscana.
Era solo l’inizio:
entro la fine della guerra, il 57 % delle abitazioni di Livorno sarebbe
risultato distrutto o danneggiato (e ben il 92 % di quelle della zona del
centro storico), le vittime civili sarebbero state più di mille, la città abbandonata
dalla maggior parte dei suoi abitanti.
Da tanta devastazione
non poterono uscire indenni le tante navi ormeggiate nel porto, obiettivo
principale del bombardamento del 28 maggio.
Delle navi presenti
quel giorno nel porto di Livorno, ben undici furono affondate: tra di esse i
piroscafi da carico Tiziano (appena
recuperato dopo essere già stato affondato da un bombardamento a Porto Torres)
e Lercara, il piroscafetto Maralunga, il dragamine ausiliario (ex
motoveliero) DM 33 Sandrina, la
vedetta foranea (ex motoveliero) V 84
Alas, i motovelieri Sandro e Luciano, oltre a numerose imbarcazioni
più piccole. La corvetta FR 52 fu
colpita a poppa ed affondò al suo posto d’ormeggio; la torpediniera Antares, colpita ed agonizzante, fu
portata ad affondare su bassi fondali, dove si adagiò lasciando emergere le
sovrastrutture. L’incrociatore ausiliario Caralis,
carico di munizioni, fu incendiato e si disintegrò dopo alcune ore in una
colossale esplosione che innaffiò di schegge tutta l’area circostante,
provocando ulteriori danni e decapitando un ciclista di passaggio.
Anche la Bassini fu tra le tante vittime di quel
giorno: ormeggiata al molo Mediceo, venne colpita da quattro bombe e si
capovolse, per poi affondare, intorno all’una del pomeriggio del 28 maggio.
Al suo equipaggio, in
mezzo a tanta morte e distruzione, andò relativamente bene: non si lamentò
infatti nessuna vittima, né a bordo né a terra.
Recuperata nel 1946,
la Bassini venne ufficialmente
radiata il 18 ottobre di quell’anno ed avviata alla demolizione.
La Bassini in una fotografia scattata il 2 agosto 1941 (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net) |
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