L’Onice, in primo piano, insieme ad altri sommergibili (da www.xmasgrupsom.com) |
Sommergibile di
piccola crociera della classe Perla (dislocamento di 680 tonnellate in
superficie, 844 in immersione).
Durante il periodo di
guerra contro gli Alleati (10 giugno 1940-8 settembre 1943) effettuò 36
missioni (20 offensive, 14 di trasferimento e 2 di agguato protettivo),
percorrendo in tutto 22.693 miglia in superficie e 5206 in immersione, e
trascorrendo 251 giorni in mare; nel periodo della cobelligeranza con gli
Alleati (settembre 1943-settembre 1945) svolse 128 missioni addestrative.
Breve e parziale cronologia.
27 agosto 1935
Impostazione nei
cantieri Odero Terni Orlando del Muggiano (La Spezia).
15 giugno 1936
Varo nei cantieri
Odero Terni Orlando del Muggiano.
Il varo dell’Onice (da “Sommergibili italiani” di
Alessandro Turrini ed Ottorino Ottone Miozzi, USMM, Roma 1999, via www.betasom.it)
|
1° settembre 1936
Entrata in servizio. Assegnato alla XXXIV Squadriglia Sommergibili, con base a
Messina; inizia un periodo di addestramento a ritmo serrato.
Onice, Ambra, Iride e Malachite durante l’allestimento al Muggiano (sopra: da “Gli squali dell’Adriatico” di Alessandro Turrini, Vittorelli Edizioni, 1999; sotto: da “OTO 1939” via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net). In entrambe le foto l’Onice è il terzo sommergibile da sinistra.
1937
Compie una lunga crociera d’addestramento in Mar Tirreno, Mar Ionio e
Dodecaneso.
12 agosto 1937
Salpa da Napoli, al
comando del tenente di vascello Mario Ricci, per effettuare una missione
clandestina al largo di Tarragona, nell’ambito della guerra civile spagnola.
Durante la missione
lancia infruttuosamente due siluri contro una petroliera.
27 agosto 1937
Termina la missione
rientrando a Napoli.
Settembre 1937
Scoppia la "crisi
dei sommergibili fantasma": si scatenano a livello internazionale – non
solo dalla Spagna repubblicana, ma anche dal Comitato di Non Intervento e dalla
Società delle Nazioni – violente proteste per gli attacchi illegali da parte di
sommergibili italiani (ufficialmente "non identificati", perché
operano clandestinamente e senza segni di riconoscimento, ma tutti ne
intuiscono la vera identità) contro il naviglio spagnolo repubblicano ed anche
il naviglio mercantile di altri Paesi (specialmente quello sovietico, che
trasporta rifornimenti per i repubblicani). Il 10 settembre i rappresentanti di
Francia, Gran Bretagna, URSS, Bulgaria, Jugoslavia, Egitto, Grecia, Turchia e
Romania danno il via alla conferenza di Nyon, tenuta nell’omonima località
della Svizzera e durata quattro giorni: al termine della conferenza, viene
stabilito che le Marine francesi e britannica pattuglieranno le acque
internazionali del Mediterraneo con un totale di 60 cacciatorpediniere nonché
forze aeree, e che ogni sommergibile "pirata" (non si menziona
esplicitamente l’Italia) che attaccherà naviglio neutrale dovrà essere
attaccato e distrutto. All’Italia, che ha rifiutato di partecipare per via di
una controversia in corso con l’Unione Sovietica, viene offerta la possibilità
di pattugliare il Mar Tirreno.
I comandi italiani decidono
allora di sospendere l’offensiva subacquea in corso (effettuata
clandestinamente, ed illegalmente, dato che l’Italia non è un Paese
belligerante). Dietro pressione della Marina franchista, che chiede
insistentemente che la campagna riprenda o che altri sommergibili (in aggiunta
ai due, Archimede e Torricelli, già ceduti ai falangisti)
siano ceduti alla loro Marina, si decide una soluzione di compromesso: "prestare"
alcune unità subacquee alla Marina nazionalista spagnola.
Per questo motivo, si
decide di trasferire temporaneamente quattro sommergibili italiani alla Legione
Spagnola (Legión Española o Tercio de Extranjeros), la legione straniera
dell’Esercito spagnolo, schieratasi con i nazionalisti di Francisco Franco: l’Onice è uno dei quattro battelli scelti.
17 settembre 1937
Lascia La Maddalena
diretto a Soller (Maiorca).
23 settembre 1937
Arriva a Soller. Qui,
posto alle dirette dipendenze dell’ammiraglio spagnolo Francisco Moreno
(comandante in capo della Marina franchista), viene ribattezzato Aguilar Tablada, con sigla L. 4 ("L" indica appunto "legionario";
per altre fonti, l’Onice avrebbe
assunto dapprima il nome di Aguilar
Tablada e poi quello di L. 4); mantiene
tuttavia comandante (tenente di vascello Mario Ricci), stato maggiore ed equipaggio
italiano, ma con uniformi, gradi ed insegne spagnole (formalmente gli equipaggi
risultano arruolati nel "Tercio") e "consulenti" spagnoli a
bordo (sull’Onice, solo un ufficiale
di collegamento). La convivenza con gli spagnoli, inizialmente, non è delle più
amichevoli, con incomprensioni che si riuscirà poi a superare.
Gli altri tre
sommergibili italiani trasferiti al "Tercio" sono Iride/Gonzalez Lopez, Galileo
Galilei/General Mola II e Galileo Ferraris/General Sanjurio II. Tutti e quattro sono dislocati a Soller; tra
di essi, l’Onice/Aguilar Tablada sarà il primo a divenire operativo, prestando
servizio nel "Tercio" per quattro mesi, con tre missioni svolte.
Gli accordi presi tra
Marina italiana e Marina spagnola franchista prevedono che ciascun sommergibile
"legionario" effettui mediamente una missione ogni 24 giorni, con
agguati di 8 giorni; cause contingenti impediranno di attenersi strettamente a
tale decisione.
Le regole per le
missioni dei sommergibili "legionari" sono molto restrittive, per
evitare incidenti: non attaccare nessuna nave non spagnola repubblicana al di
fuori delle acque territoriali spagnole; non attaccare nessuna nave di bandiera
straniera al di fuori delle acque territoriali; non attaccare mai, nemmeno
dentro le acque territoriali, navi britanniche, francesi, statunitensi e
giapponesi.
8-18 ottobre 1937
Prima missione sotto
bandiera "legionaria", al comando del tenente di vascello Ricci
(ufficiale di collegamento spagnolo è il tenente di vascello Alvarez-Osorio), dapprima
tra Benidorm ed Alicante (fino al 12 ottobre) e poi al largo di Cartagena. La
mancanza di risultati (si sono presentate varie occasioni per attaccare, tutte
sfumate per vari motivi, con spreco di siluri lanciati a vuoto) porta il
comandante del gruppo dei sommergibili legionari, Francesco Baslini, ed il capo
della missione navale italiana in Spagna, Ferretti, a criticare la condotta del
comandante Ricci, mettendone in dubbio la perizia.
Un’immagine dell’Onice con colorazione mimetica (da www.marina.difesa.it, via Marcello Risolo e www.betasom.it) |
2-11 novembre 1937
Seconda missione "legionaria",
nelle acque di Tarragona; lo comanda ora il capitano di corvetta Alfredo
Criscuolo. Lancia infruttuosamente un siluro contro un piroscafo; avarie
all’ecoscandaglio ed agli idrofoni lo costringono a raggiungere Cagliari per le
riparazioni.
Successivamente,
terminate le riparazioni, lascia Cagliari e torna al servizio del "Tercio".
31 gennaio-4 febbraio 1938
Terza ed ultima
missione "legionaria", al comando del tenente di vascello Manlio
Petroni, al largo di Tarragona.
Il 21 gennaio il
sommergibile franchista General Sanjurjo
(ex italiano Torricelli) ha affondato
il piroscafo britannico Endymion,
sollevando una nuova ondata di proteste internazionali; in conseguenza di ciò, la
Marina italiana decide di aderire alfine agli accordi di Nyon, e di
riappropriarsi dei sommergibili "legionari".
5 febbraio 1938
Lascia Soller e torna
in Italia.
Finisce così la sua
carriera di sommergibile "legionario"; restituito alla Regia Marina,
riassume il nome di Onice.
1939
Dislocato a La
Spezia, e più tardi nello stesso anno a Massaua in Mar Rosso (Eritrea, Africa
Orientale Italiana) insieme ai gemelli Iride
e Berillo.
1940
Rientra in Italia;
dislocato a Messina.
10 giugno 1940
All’entrata
dell’Italia nella seconda guerra mondiale, l’Onice fa parte della XIII Squadriglia Sommergibili (I Grupsom di La
Spezia), insieme ai gemelli Gemma e Berillo. Lo comanda il capitano di
corvetta Gustavo Lovatelli, che rimarrà al comando dell’Onice fino all’ottobre 1942.
Nella fase iniziale
del conflitto effettua alcune infruttuose missioni esplorative nel Canale di
Sicilia, senza mai avvistare unità nemiche.
28 settembre 1940
In manovra nel porto
di Messina, entra in collisione con l’avviso veloce Diana, restando danneggiato; le riparazioni vengono compiute nei
Cantieri del Quarnaro di Fiume.
Terminate le
riparazioni, verrà dislocato a Lero, nel Dodecaneso.
25 ottobre 1940
Decrittatori
britannici di “ULTRA” intercettano e decifrano alcuni messaggi inviati da Rodi
a Roma circa la dislocazione dei sommergibili in mare, compreso l’Onice (che «dovrebbe usare la rotta A»),
ma non riescono a trarne alcun vantaggio, perché non sono in grado di
identificare le zone e rotte assegnate ai vari battelli, che sono indicate nei
messaggi mediante lettere convenzionali riservate ai singoli battelli e solo
per limitati periodi temporali.
Novembre 1940
Pattugliamento a
nordovest di Alessandria d’Egitto.
21 dicembre 1940-1° gennaio 1941
Pattugliamento in Mar
Egeo.
7 marzo 1941
Inviato a nord di
Creta, al comando del capitano di corvetta Gustavo Lovatelli, per pattugliare
la zona ed attaccare i convogli britannici in navigazione tra l’Egitto alla
Grecia (Operazione "Lustre": trasferimento di 58.000 soldati
britannici in Grecia, a rinforzo delle truppe elleniche, in previsione di una
imminente invasione tedesca, con un convoglio ogni tre giorni per un mese sulla
rotta Alessandria-Pireo).
8 marzo 1941
Nella notte dell’8 l’Onice avvista alcune navi da guerra, tra
cui un incrociatore, in navigazione in formazione nel Canale di Caso; lancia
due siluri contro l’incrociatore, ma senza successo.
9 marzo 1941
Ritorna alla base.
L’Onice (in primo piano) ed il sommergibile Adua a Pola nel marzo 1941, dopo l’applicazione di schemi mimetici
sperimentali (g.c. STORIA militare)
|
21 maggio 1941
Trovandosi in agguato
già da dieci giorni a sud del Canale di Caso, durante la notte del 21 l’Onice riceve ordine di assumere una
nuova posizione per supportare l’operazione "Merkur", l’invasione
tedesca di Creta.
Secondo una fonte
(USMM), l’Onice non avvista navi
nemiche; secondo altra fonte, nel pomeriggio del 21 avvista e segnala
l’incrociatore Cleopatra ed altre
unità di scorta ad un convoglio di rifornimenti per Malta.
Per fonte ancora
differente, invece, proprio all’1.15 del 21 maggio l’Onice avvista tre cacciatorpediniere otto miglia a sud del canale di
Caso e lancia tre siluri contro uno di essi, il Nizam (appartenente alla Forza E britannica; per altra fonte il
bersaglio dell’attacco è la Forza C dell’ammiraglio King, composta dagli
incrociatori Naiad e Perth e dai cacciatorpediniere Juno, Nubian, Kandahar e Kingston), ma senza successo (a bordo si
ritiene invece di aver messo un siluro a segno, dopo 1 minuto e 42 secondi dal
lancio).
25 settembre 1941
L’Onice, in pattugliamento
antisommergibili al largo di Bengasi insieme ai cacciasommergibili Zuri e Zirona, avvista alle 00.45 una sagoma in posizione 32°25’ N e
19°45’ E, e poco dopo sente rumori di motori diesel; ritiene di aver avvistato
un sommergibile (e con ogni probabilità ha ragione: è quasi certamente il
sommergibile britannico Thrasher,
attivo nella zona) e pertanto emerge all’1.50 ed allerta Zuri e Zirona. Le tre
unità si mettono alla ricerca del sommergibile nemico, ma perdono il contatto;
avvistate due torpediniere dirette incontro ad un convoglio in arrivo a Bengasi
(piroscafi Iseo e Capo Faro, torpediniera Orione), l’Onice e le altre unità dirigono a loro volta incontro al convoglio e
lo avvertono, alle 2.40, della presenza del sommergibile. In realtà il Thrasher, nel frattempo, ha già
attaccato il convoglio; fortunatamente, nessuna nave è stata colpita.
28 settembre 1941
Dislocato a Bengasi per
svolgere uscite esplorative giornaliere nelle acque dove maggiore è il traffico
di naviglio italiano (convogli da e per la Libia e naviglio militare).
1-2 ottobre 1941
Durante la notte, l’Onice perlustra attentamente, eseguendo
ascolto idrofonico, le acque nelle quali la mattina del 2 ottobre dovrà passare
un convoglio (piroscafi tedeschi Savona
e Castellon, torpediniere Calliope e Pegaso) proveniente da Napoli e diretto a Bengasi. Insieme all’Onice sono destinati ad analogo compito
i cacciasommergibili Zuri e Selve; tale perlustrazione è stata disposta
dal Comando Marina di Bengasi, per localizzare ed attaccare eventuali
sommergibili britannici che si ritiene possano trovarsi in agguato poco fuori
del porto di Bengasi.
L’Onice lascia la zona poco dopo le tre di
notte del 2 ottobre, mentre Zuri e Selve proseguono la ricerca sino
all’arrivo del convoglio, per poi unirsi alla sua scorta: ciononostante, il
sommergibile Perseus riuscirà ad
eludere la sorveglianza ed a silurare, alle 10.12 di quel mattino, il Castellon, provocandone il rapido
affondamento.
10 ottobre 1941
Si scontra in
superficie, col cannone e coi siluri, con un sommergibile britannico; il
combattimento risulta inconclusivo.
14 ottobre 1941
Dislocato a Messina.
Nei mesi successivi svolge alcune missioni esplorative nel Canale di Sicilia.
3 gennaio 1942
Inviato in agguato a
sud/sudest di Malta (l’agguato ha inizio a mezzogiorno del 3 gennaio),
nell’area compresa tra i meridiani 15°40’ E e 16°20’ E ed i paralleli 35°10’ N
e 35°30’ N, col compito di avvistare ed attaccare eventuali forze navali
britanniche che dovessero prendere il mare per contrastare l’operazione «M.
43», consistente nell’invio di un grosso convoglio di rifornimenti in Libia.
Tale minaccia non si manifesterà.
11 marzo 1942
Inviato in
pattugliamento nel Mediterraneo Orientale, vi resterà fino al 27.
L’Onice, in primo piano, ed il sommergibile ex jugoslavo Antonio Bajamonti nel 1942 (g.c. STORIA militare) |
16 marzo 1942
L’Onice (capitano di corvetta Bruno
Zelik), in missione esplorativa a sudovest di Capo dell’Armi, viene attaccato dal
sommergibile britannico P 36 (tenente
di vascello Harry Noel Edmonds), che gli lancia due siluri; il battello
italiano evita le armi e passa al contrattacco, lanciando anch’esso dei siluri
ed aprendo immediatamente il fuoco col cannone (per altra fonte reagisce solo
col cannone), obbligando il sommergibile avversario ad immergersi e ritirarsi.
21 marzo 1942
Alle 17.45 l’Onice (capitano di corvetta Bruno Zelik),
in agguato a sudovest di Capo Krio, avvista in posizione 34°18’ N e 22°36’ E (a
82 miglia per 246° da Gaudo) un gruppo di navi sconosciute aventi rotta stimata
305° (nord-nord-ovest) e velocità imprecisata. L’Onice fatica a tenersi a quota periscopica, a causa del vento forte
e del mare grosso da grecale, che complicano l’osservazione (non risulta
nemmeno possibile identificare la tipologia delle navi avvistate); non è così
in grado di fornire ulteriori particolari quando, alle 17.47 (18.30 per altra
fonte), lancia all’aria il segnale di scoperta, che viene ricevuto da
Supermarina alle 20 (per altra fonte, 22).
Le navi avvistate
dall’Onice sono quelle del convoglio "MW10",
in navigazione da Alessandria d’Egitto a Malta con rifornimenti urgenti per la
guarnigione dell’isola: lo formano tre navi da carico (Clan Campbell, Pampas e Talabot) e la cisterna militare Breconshire con la scorta della Forza B
dell’ammiraglio Philip L. Vian, con quattro incrociatori leggeri (Cleopatra, Penelope, Dido ed Euryalus), un incrociatore antiaerei (Carlisle) e 12 cacciatorpediniere (Jervis, Kipling, Kelvin, Kingston, Avon Vale, Legion, Zulu, Hasty, Sikh, Lively, Havock ed Hero). Una nutrita squadra navale
italiana prenderà il mare per attaccare il convoglio, ma nel successivo
combattimento – seconda battaglia della Sirte – riuscirà solo a danneggiare
alcune unità della scorta, senza riuscire a raggiungere il convoglio; maggior
successo avrà l’aviazione dell’Asse, che affonderà uno dei mercantili (Clan Campbell) il giorno seguente e
distruggerà gli altri tre dopo il loro arrivo a Malta, provocando la
distruzione di 21.000 delle 26.000 tonnellate di rifornimenti trasportati dalle
quattro navi.
23 marzo 1942
Alle 13.42 l’Onice rileva all’idrofono, verso sud, i
rumori prodotti dalla Forza B britannica (le unità sopra elencate – 15th
Cruiser Division –, meno Penelope, Carlisle, Havock e Legion, rimasti
col convoglio, nonché il Kingston,
rimasto a Malta per riparare i gravi danni subiti) che sta rientrando ad
Alessandria dopo la battaglia.
Regolandosi sugli
idrofoni, il sommergibile mette in moto ed alle 14.15 avvista la Forza B, che
stima essere composta da 3 o 4 incrociatori, più alcuni cacciatorpediniere di
prua e sui lati; il mare grosso impedisce di vedere con maggiore chiarezza e
completezza. Alle 14.33 l’Onice, in
posizione 34°14’ N e 22°26’ E (a sudovest di Gaudo e circa 70 miglia a nord di
Derna), lancia due siluri dai tubi prodieri da tre chilometri di distanza: dopo
tre minuti viene avvertita una duplice esplosione seguita da quattro forti
scoppi che paiono di bombe di profondità (a bordo dell’Onice si ritiene di aver colpito ed affondato uno degli
incrociatori), ma in realtà i siluri non sono andati a segno, e la formazione
britannica non si è neanche accorta dell’attacco.
28 aprile 1942
In agguato ad est di
Capo Bon, l’Onice (capitano di
corvetta Bruno Zelik) avvista quello che ritiene essere un grosso sommergibile
alle prime luci dell’alba e gli lancia due siluri, ma questi riesce ad
evitarli. In realtà, non risulta che vi fossero sommergibili britannici nella
data e zona in questione: è possibile che l’Onice,
nella poca luce dell’alba, abbia scambiato un peschereccio per un sommergibile (altra
possibilità è che abbia attaccato per errore il sommergibile Corallo, sempre senza risultato, ma il Corallo si trovava troppo lontano dalla
sua zona d’agguato, a meno che la posizione indicata non sia errata).
9 maggio 1942
Alle 21.15 l’Onice avvista il posamine veloce britannico
Welshman, in navigazione isolata verso
Malta, camuffato da cacciatorpediniere francese Léopard, con un carico urgente di provviste, 100 motori d’aereo
Rolls-Royce Merlin e personale della RAF. Il sommergibile manovra per
attaccare, ma prima di lanciare i siluri s’interrompe perché attaccato, secondo
l’apprezzamento del comandante, da caccia notturni di scorta al Welshman: in realtà non vi erano aerei
britannici presenti, dunque si è trattato di un’impressione errata.
11 giugno 1942
Il battello viene inviato,
assieme ad altri quattro sommergibili (Ascianghi,
Aradam, Dessiè e Corallo) in
agguato nel triangolo compreso tra Malta, Pantelleria e Lampedusa a contrasto
dell’operazione britannica «Harpoon» (convoglio fortemente scortato da
Gibilterra a Malta), nell’ambito della battaglia di Mezzo Giugno. Non avvista
navi nemiche.
L’Onice, a destra, ed il sommergibile ex jugoslavo Francesco Rismondo ormeggiati a Fiume il
16 ottobre 1942 (da www.betasom.it)
|
1943
Ha base a Lero.
Estate 1943
A seguito
dell’invasione Alleata della Sicilia, l’Onice
viene trasferito a Taranto. Svolge pattugliamenti in Mar Ionio.
3 settembre 1943
Nell’ambito del
«Piano Zeta», lo schieramento di sommergibili per difendere le coste di
Calabria e Campania dagli sbarchi angloamericani (le truppe britanniche
dell’VIII Armata stanno infatti sbarcato tra Villa San Giovanni e Reggio
Calabria), l’Onice viene inviato in
agguato nello Ionio occidentale (costa ionica della Calabria), tra il Golfo di
Squillace e lo Stretto di Messina. In tutto altri dieci sommergibili vengono
inviati in agguato nello Ionio e nel Basso Tirreno, ma quando diviene chiaro
che lo sbarco in atto riguarda solo la Calabria (operazione «Baytown») viene
disposto il rientro di tutti i battelli tranne Onice, Settembrini, Zoea e Vortice.
8 settembre 1943
La dichiarazione
dell’armistizio lo sorprende ancora in Mar Ionio, alle 18.30. In base alle
disposizioni ricevute, raggiunge Augusta, dove si consegna agli Alleati.
16 settembre 1943
Lascia Augusta al
tramonto, insieme ad altri cinque sommergibili (Settembrini, Squalo, Vortice, Zoea, Marcantonio Bragadin), per raggiungere Malta. Subito
fuori dal porto di Augusta i sommergibili si immergono, per evitare il rischio
di essere scambiati per nemici, ed attaccati, da navi od aerei angloamericani;
sono state comunicate loro istruzioni sulle rotte di avvicinamento
presumibilmente sgombre da mine.
17 settembre 1943
Riemerge a sudest di
Malta nel pomeriggio, e raggiunge l’isola.
21 settembre 1943
Viene temporaneamente
dislocato nell’ormeggio di San Paolo/Sliema (Malta), insieme ad altri dieci
sommergibili, alle "dipendenze" della nave appoggio Giuseppe Miraglia.
6 ottobre 1943
Lascia Malta insieme
a diverse altre unità (i sommergibili Giada,
Marea, Nichelio, Platino e Vortice, le torpediniere Ariete ed Orione, il cacciatorpediniere Augusto
Riboty, i cacciasommergibili ausiliari Luana
e Regina Elena) per tornare in
Italia.
Insieme a Platino e Vortice, l’Onice fa rotta
per Napoli, dove dovrà rifornire di energia elettrica, generata dalle sue
batterie, la disastrata città, liberata da pochi giorni.
7 ottobre 1943
Arriva a Napoli;
insieme a Platino, Vortice, Goffredo Mameli (da Brindisi), Otaria e Vettor Pisani (da Taranto), viene adibito
alla produzione di energia elettrica per le strutture portuali.
In seguito si
trasferisce ad Augusta e poi a Taranto, dove viene sottoposto ad un periodo di
lavori.
Due immagini dei sommergibili impiegati come generatori di energia elettrica nella martoriata Napoli, ottobre 1943: da sinistra a destra, Pisani, Onice, Vortice e Platino. (Foto sopra: g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net; foto sotto: g.c. STORIA militare)
10 giugno 1944
L’Onice (capitano di corvetta Ferdinando
Boggetti), insieme al sommergibile Jalea,
lascia Taranto diretto ad Augusta, per iniziare il viaggio di trasferimento
verso l’Atlantico Occidentale.
Già da alcuni mesi,
vari sommergibili italiani hanno base nelle Isole Bermuda e svolgono attività
addestrativa a favore dei mezzi antisommergibili della Marina statunitense (per
conto del Destroyer and Destroyer Escort Shakedown Group, ossia Gruppo di Prova
dei Cacciatorpediniere e Cacciatorpediniere di Scorta). L’espansione delle
esigenze operative, unitamente alla crescente usura dei sommergibili adibiti a
questa attività (che abbisognano di lavori di manutenzione), fa sì che occorra
aumentare il numero dei sommergibili dislocati alle Bermuda: l’Onice è tra i battelli scelti per andare
ad ingrossare tale numero.
12 giugno 1944
Onice
e Jalea arrivano ad Augusta.
13 giugno 1944
Onice
e Jalea ripartono da Augusta, diretti
a Gibilterra.
19 giugno 1944
I due sommergibili
giungono a Gibilterra alle 20.20.
30 giugno 1944
Onice
e Jalea lasciano Gibilterra per le
Bermuda, scortati dal cacciatorpediniere di scorta statunitense Fessenden: lo Jalea, tuttavia, è colto da avarie ai motori e deve rientrare,
accompagnato dal Fessenden.
Quest’ultimo torna poi ad assumere la scorta dell’Onice.
16 luglio 1944
Onice
e Fessenden arrivano a Bermuda, sede
della Flottiglia Sommergibili dell’Atlantico Occidentale (per gli americani,
Italian Submarine Squadron One, Royal Italian Navy), al comando del capitano di
fregata Emilio Berengan. Tale flottiglia è posta alle dipendenze della
Submarine Division 72 dell’US Navy (contrammiraglio I. C. Sowell, poi capitano
di vascello Michael P. Russillo) e del Submarine Squadron 7 (capitano di
vascello W. N. Christensen).
Due immagini dell’Onice (a destra) e del sommergibile Marea ormeggiati alle Isole Bermuda (sopra: g.c. STORIA militare; sotto: USMM)
Agosto 1944
Con l’inizio del
mese, l’Onice comincia a disimpegnare
intensa attività di addestramento al largo delle Bermuda, con più di 50
esercitazioni.
Usualmente le
esercitazioni occupano cinque giorni a settimana, dalle 6 alle 18, e si
svolgono a nordovest delle Bermude, a Port Royal, St. George, Great Sound,
King’s Point, Ordinance Island e Malabar; vi partecipano un sommergibile ed una
o più navi, e quando a prendervi parte è una Task Force (con una portaerei di
scorta, un gruppo di cacciatorpediniere ed una nave ausiliaria) durano 7-10
giorni. Complessivamente il periodo d’addestramento è di un mese circa; i
sommergibili, ormeggiati a King’s Bay, salpano ogni giorno con metà
dell’equipaggio (l’altra metà è in franchigia, a giorni alterni), procedono a 4
nodi (la velocità loro consentita) e giungono in mare aperto in un’ora e mezza,
impiegando poi altre due ore per raggiungere le aree operative più periferiche.
Arrivati nella zona assegnata, s’immergono ed aspettano il contatto da parte
delle unità in addestramento, emergendo – per farsi vedere – e poi
reimmergendosi se, due ore dopo l’immersione iniziale, non è successo niente.
Di solito trascorrono quattro ore nella zona assegnata.
Nell’addestramento
delle Task Force (l’Onice, appunto,
partecipa a diverse esercitazioni con gruppi di portaerei di scorta), l’area
operativa è un quadrato avente lato di 80 miglia , nel quale il
sommergibile arriva due ore prima della Task Force, aspettando in superficie;
viene poi localizzato dai velivoli della portaerei (due devono essere
costantemente in volo) ed attaccato, dopo di che s’immerge con la rapida e
tenta di disimpegnarsi, vincolato solo dall’obbligo di restare nell’area
operativa. Dopo l’immersione gli aerei utilizzano anche boe sonar;
l’esercitazione si conclude quando il sommergibile viene individuato e messo
sotto caccia. A questo punto il sommergibile emerge e si trasferisce in
un’altra zona del settore operativo; le esercitazioni continuano anche durante
la notte.
I sommergibili
italiani svolgono un utile servizio: di robusta costruzione, sono in grado
d’immergersi a profondità maggiori rispetto ai sommergibili statunitensi delle
classi più anziane, adibiti all’addestramento, ed al contempo permettono di "liberare"
sommergibili di nuova costruzione per il servizio attivo nel Pacifico.
Tutti i sommergibili,
dopo alcune riparazioni, vengono dotati di sonar, per la prima volta nella
Marina italiana.
23-25 agosto 1944
Partecipa ad
un’esercitazione nelle acque di Great Sound, con la portaerei di scorta USS Croatan, i cacciatorpediniere Frost, Huse, Ink, Snowden e Swasey ed il dragamine Indicative.
21-23 settembre 1944
Altra esercitazione,
a Port Royal, insieme ad una portaerei e quattro cacciatorpediniere.
12-14 novembre 1944
Esercitazione, al
largo di Ordinance Island, con una portaerei e sei cacciatorpediniere.
13-15 dicembre 1944
Esercitazione a St.
George, con la partecipazione della portaerei di scorta USS Card, dei cacciatorpediniere di scorta Thomas, Bostwick, Breeman, Bronstein, Baker e Coffman, e del
dragamine Mirth.
Sopra, il marinaio Pierino
“Gino” Venturini (Nave, 15 giugno 1923-30 gennaio 1997). Dopo aver frequentato
la Scuola Sommergibilisti a Pola e Fiume nell’aprile-maggio del 1943, imbarcò
sull’Onice a Taranto nel giugno dello
stesso anno, e vi prestò servizio fino alla fine della guerra, facendo ritorno
in Italia nel novembre 1945. Sotto, una serie di immagini scattate da Gino
Venturini a bordo dell’Onice,
probabilmente in Atlantico durante la cobelligeranza, ed alcune pagine del suo
“Service Album” dei Marines, ricevuto in regalo dagli statunitensi ed usato
come diario (Archivio Venturini Ilario, Nave, via Gino Comini)
20 gennaio 1945
Lascia Bermuda per
New London.
23 gennaio 1945
Arriva a New London,
dove viene dislocato e svolge altre 18 esercitazioni.
10 marzo 1945
Lascia New London
diretto a Casco Bay.
11 marzo 1945
Si trasferisce a
Portland, dove effettua altre 36 esercitazioni.
13 maggio 1945
Giunge a Portsmouth
per un periodo di lavori; vi resterà fino al 20 settembre.
20 settembre 1945
Lascia Portsmouth
diretto a Bermuda, dove giunge dopo qualche giorno.
5 ottobre 1945
L’Onice salpa da Bermuda insieme ai
sommergibili Atropo, Dandolo, Marea, Speri, Da Procida
e Vortice, con la scorta del
rimorchiatore di salvataggio statunitense Chain
(ARS 20).
16 ottobre 1945
I sommergibili
giungono a Punta Delgada (Azzorre) in mattinata.
18 ottobre 1945
Sommergibili e Chain lasciano Punta Delgada a
mezzogiorno, diretti a Gibilterra.
26 ottobre 1945
I sommergibili
giungono a Gibilterra in mattinata.
28 ottobre 1945
Sommergibili e Chain lasciano Gibilterra intorno alle
3.
3 novembre 1945
L’Onice, gli altri sommergibili ed il Chain arrivano a Taranto: finalmente, la
guerra è finita anche per loro.
I residui della flotta subacquea italiana in riserva a Taranto nel 1946, in attesa del loro destino: sopra, in una foto risalente al luglio 1946, l’Onice è il battello in primo piano (si riconoscono anche il Marea, dietro l’Onice, e più dietro l’Ammiraglio Cagni, il più grande di tutti); sotto, lo si vede in terza posizione (il sommergibile in primo piano è il Dandolo, quello in secondo piano il Brin, quello dietro l’Onice il Marea) (g.c. STORIA militare).
23 marzo 1947 o 1° febbraio 1948
In ottemperanza delle
clausole del trattato di pace di Parigi, che stabiliscono il totale
smantellamento della superstite flotta subacquea italiana (in origine era
prescritto l’affondamento dei sommergibili in alti fondali, poi commutato – su
richiesta dell’Italia – in demolizione per ricavarne il prezioso metallo, utile
nella ricostruzione del Paese), l’Onice
viene radiato.
1949
Demolito.
Il crepuscolo di una flotta subacquea: l’Onice, in primo piano, ed i sommergibili Jalea, Diaspro e H 2 in disarmo a Taranto nel 1947. Vennero tutti demoliti per disposizione del trattato di pace (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net)
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