Il varo del Casaregis (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net)
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Piroscafo di 6485 tsl
e 3908 tsn, lungo 120,2 metri, largo 15,7 e pescante 8,6, con velocità di 12
nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino, con
sede a Trieste, ed iscritto con matricola 2158 al Compartimento Marittimo di
Genova. Aveva un gemello, il Caffaro.
Breve e parziale cronologia.
18 settembre 1924
Varato nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente (numero di costruzione 250).
Inizialmente commissionato da Gio. Ansaldo & C. come Ansaldo XI, è stato poi ribattezzato Casaregis.
31 dicembre 1924
Completato per la Società
Transatlantica Italiana (con sede a Genova), una controllata dell’Ansaldo. La
sua costruzione è costata 3.000.000 di lire.
1934
A seguito del fallimento
della Società Transatlantica Italiana, il Casaregis
viene venduto alla Tirrenia Flotte Riunite Florio-CITRA. Cambia il porto di
registrazione della nave: Napoli, al posto di Genova.
1934
Trasporta truppe in
Africa Orientale.
1936
La compagnia armatrice
assume il nome di Tirrenia Società Anonima di Navigazione.
Gennaio 1937
Imbarca truppe a
Genova e le trasporta in Libia.
1937
Trasferito al Lloyd
Triestino. Il porto di registrazione torna ad essere Genova.
20 settembre 1940
Il Casaregis compie un viaggio, scarico, da
Durazzo a Bari, scortato dalla torpediniera Partenope.
27 settembre 1940
Il Casaregis ed il piroscafo Chisone trasportano 6537 tonnellate di
rifornimenti (tra cui automezzi e foraggio, oltre a materiali vari) da Bari a
Durazzo, con la scorta dell’incrociatore ausiliario RAMB III.
22 ottobre 1940
Un carico di tappeti
provenienti dall’India (spedito dalla società Aspinwall Ltd. di Calcutta e
destinato al Tappetificio Paracchi di Torino), nazione ora nemica, e rimasti
sul Casaregis dopo la dichiarazione
di guerra, viene confiscato a Venezia dalle autorità italiane. Il Tappetificio
Paracchi, avendo pagato la merce in anticipo, protesta, sostenendo che i
tappeti sono di sua proprietà e non più della società indiana; ma la Corte
delle Prede, il 21 maggio 1943, giudicherà a sfavore del Tappetificio,
ritenendo che il carico sia da ritenersi ancora di proprietà della Aspinwall
Ltd. e che perciò la sua confisca per diritto di guerra sia legittima.
25 ottobre 1940
Il Casaregis, in convoglio con il piroscafo
Campidoglio e la motonave Città di Marsala, riparte vuoto da
Durazo alle sette del mattino, scortato dalla torpediniera Calatafimi e dall’incrociatore ausiliario Capitano A. Cecchi.
Alle 18 la Calatafimi deve lasciare la scorta, a
causa delle avverse condizioni del mare, e si rifugia a Lagosta.
26 ottobre 1940
Il convoglio
raggiunge Bari alle 3.30 di notte.
5 novembre 1940
Parte da Bari alle
20.15 insieme alla motonave Carlotta ed
al piroscafo Carnia, con la
scorta della torpediniera Nicola Fabrizi e
del piccolo incrociatore ausiliario Lago
Zuai. Il convoglio trasporta in tutto 231 veicoli e 779 tonnellate di
benzina.
6 novembre 1940
Il convoglio giunge a
Durazzo alle 13.45.
12 novembre 1940
Il Casaregis, il Campidoglio ed il motopeschereccio oceanico/nave frigorifera Genepesca II, scarichi, lasciano Durazzo
alle 16 con la scorta delle torpediniere Francesco
Stocco e Monzambano.
13 novembre 1940
Il convoglio arriva a
Bari alle 7.30.
17 novembre 1940
Il Casaregis e la motonave Marin Sanudo, aventi a bordo 200
veicoli, salpano da Bari alle tre di notte e raggiungono Durazzo alle 16.50. Li
scorta la torpediniera Monzambano.
6 dicembre 1940
Il Casaregis ed il piroscafo Nita, scortati dalla torpediniera Solferino, salpano da Bari alle 20.40. I
due piroscafi hanno a bordo 279 automezzi e 1620 tonnellate di materiali, oltre
a 43 militari, diretti a Durazzo.
7 dicembre 1940
Il convoglio
raggiunge Durazzo alle 11.20.
12 dicembre 1940
Casaregis, Nita ed un terzo
piroscafo, il Monrosa, lasciano
Durazzo alle 16 per rientrare a Bari, scarichi, sotto la scorta
dell’incrociatore ausiliario Brindisi.
13 dicembre 1940
Il convoglio arriva a
Bari a mezzogiorno.
6 gennaio 1941
Parte da Bari (dov’è
giunto da Ancona) alle 23, insieme al piroscafo Carnia ed alla motonave Donizetti.
Il convoglio, che trasporta 693 uomini, 101 veicoli e 1733 tonnellate di
rifornimenti, è scortato dal posamine Azio e
dall’incrociatore ausiliario Brioni.
7 gennaio 1941
Il convoglio giunge a
Durazzo alle 13.20.
14 gennaio 1941
Il Casaregis lascia scarico Durazzo alle 13.40,
scortato dall’incrociatore ausiliario Barletta.
15 gennaio 1941
Casaregis e Barletta arrivano a
Bari alle 00.02.
16 gennaio 1941
Il Casaregis salpa da Durazzo alle 7.45
diretto a Brindisi, insieme alle motonavi Città
di Trapani e Città di Marsala. I
tre bastimenti, vuoti, sono scortati dalla torpediniera Altair; giungono a Brindisi alle 20.30. (Apparente incompatibilità
con il viaggio precedente – ambedue riportati nella cronologia del volume USMM "La
difesa del traffico con l’Albania, la Grecia e l’Egeo").
31 gennaio 1941
Il Casaregis e la motonave Donizetti partono da Durazzo alle 18.30,
scarichi, scortati dalla torpediniera Giacomo
Medici.
1° febbraio 1941
Il convoglio giunge a
Bari alle 8.
11 febbraio 1941
Parte da Bari alle
23.45 in convoglio con i piroscafi Carnia (che
insieme al Casaregis trasporta
271 automezzi), Padenna (carico
di carburante) e Rosandra (che
trasporta 1600 operai) e la scorta del Brioni e
della Solferino.
12 febbraio 1941
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 14.
28 febbraio 1941
Il Casaregis, insieme alle motonavi Narenta, Città di Bastia e Marin
Sanudo, lascia scarico Durazzo alle 23.50. Il convoglio è scortato dalla
torpediniera Generale Marcello Prestinari.
1° marzo 1941
Il convoglio giunge a
Bari alle 14.30.
4 marzo 1941
Il Casaregis, insieme alle motonavi Maria, Donizetti e Città di Bastia,
salpa da Bari per Durazzo alle 00.45. Il convoglio, scortato dalla torpediniera
Curtatone e dall’incrociatore
ausiliario Capitano Cecchi, trasporta
1462 uomini, 286 automezzi e 546 tonnellate di materiali; arriva a Durazzo alle
15.15.
5 marzo 1941
Il Casaregis (vuoto) e la Donizetti (con 140 feriti a bordo)
lasciano Durazzo alle 22, scortati dalla Curtatone.
6 marzo 1941
Le tre navi arrivano
a Bari a mezzogiorno.
13 marzo 1941
Il Casaregis, insieme al piroscafo Rosandra ed alle motonavi Narenta e Puccini, salpa da Bari alle tre di notte diretto a Durazzo, con la
scorta della Prestinari e
dell’incrociatore ausiliario Brioni. Casaregis, Narenta e Puccini hanno a
bordo in tutto 141 automezzi, 991 soldati e 444 tonnellate di materiali, mentre
il Rosandra è in servizio civile.
Il convoglio
raggiunge Durazzo alle 16.45.
17 marzo 1941
Il Casaregis, insieme ai piroscafi Scarpanto e Monstella ed alla piccola nave cisterna Abruzzi, lascia Durazzo alle 17, per rientrare a Bari. Le navi,
scariche, sono scortate dal cacciatorpediniere Augusto Riboty.
18 marzo 1941
Il convoglio arriva a
Bari alle 10.30.
29 marzo 1941
Il Casaregis, insieme ai piroscafi Polcevera, Bucintoro e Costante C.,
salpa da Bari per Durazzo alle 18, con la scorta della torpediniera Solferino. Il convoglio trasporta
complessivamente 154 autoveicoli, 2726 tonnellate di munizioni, 380 tonnellate
di foraggio e 760 tonnellate di materiali vari, oltre a 32 militari.
30 marzo 1941
Il convoglio
raggiunge Durazzo alle 8.45.
1° aprile 1941
Il Casaregis lascia Durazzo alle 23,
scarico, unitamente ai piroscafi Albachiara
e Monstella ed alla motonave Caldea. Li scorta la torpediniera Curtatone.
2 aprile 1941
Il convoglio arriva a
Bari alle 12.30.
7 aprile 1941
Casaregis, Monstella ed un terzo
piroscafo, l’Andrea Contarini,
salpano da Bari alle 21.30 trasportando 130 militari, 561 quadrupedi, 135
automezzi e 2660 tonnellate di materiali, diretti a Durazzo. Li scorta la
torpediniera Calatafimi.
8 aprile 1941
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 18.45.
12 aprile 1941
Il Casaregis, il piroscafo Enrico e la motonave Riv lasciano vuoti Durazzo alle 7.30,
scortati dalla torpediniera Prestinari.
13 aprile 1941
Le navi arrivano a
Bari alle 6.
17 aprile 1941
Casaregis, Narenta e Riv, scortati dal Capitano Cecchi, salpano da Bari alle 23 trasportando 504 militari,
234 automezzi e 1402 tonnellate di materiali vari per Durazzo. A Brindisi il Capitano Cecchi viene sostituito dalla
torpediniera Castelfidardo.
18 aprile 1941
Il convoglio giunge a
Durazzo alle 16.15.
21 aprile 1941
Il Casaregis, insieme al piroscafo Padenna, alla piccola cisterna Abruzzi ed alla motonave Riv, tutte scariche, lascia Durazzo alle
9.45, con la scorta della Prestinari.
22 aprile 1941
A Brindisi la Prestinari viene sostituita dal Capitano Cecchi; il convoglio prosegue
per Bari, dove arriva alle quattro del mattino.
13 maggio 1941
Il Casaregis, insieme ai piroscafi Rina Corrado e Laura C., salpa da Brindisi a mezzogiorno con la scorta della Castelfidardo. I tre piroscafi
trasportano provviste e materiali per la costruzione di un oleodotto lungo il
Canale di Corinto: il progetto è stato voluto dalla Regia Marina perché le
petroliere italiane, che trasportano in Italia nafta romena dal Mar Nero, sono
troppo grandi per poter attraversare il canale a pieno carico; per questo, si
prevede che debbano scaricare parte della nafta all’imbocco del canale, per poi
reimbarcarla all’altra estremità, dove essa verrà pompata attraverso l’oleodotto.
Inoltre, l’oleodotto sarebbe ancor più utile qualora il transito nel Canale di
Corinto dovesse essere interrotto per bombardamento aereo.
14 maggio 1941
Il convoglio giunge a
Patrasso alle 13.10. I lavori di costruzione dell’oleodotto, grazie al
personale e materiale trasportati dal Casaregis
e dalle altre navi, avranno inizio il 19 maggio.
10 luglio 1941
Il Casaregis e la motonave Città di Bastia, scortati dal Brioni e dalla torpediniera Lira, trasportano personale e materiali
delle forze armate italiane da Samos ad Istmia.
11 luglio 1941
Il Casaregis, insieme alla motonave Città di Alessandria, compie un altro
viaggio da Samos ad Istmia, con la scorta del cacciatorpediniere Francesco Crispi.
9 agosto 1941
Il Casaregis e la motonave Città di Agrigento, scortati dal Crispi, salpano dal Pireo e raggiungono
Sira.
1° settembre 1941
Il Casaregis ed il piroscafo Perla compiono un viaggio da Patrasso a
Taranto, scortati dall’incrociatore ausiliario Città di Napoli e dal cacciatorpediniere Augusto Riboty.
5 settembre 1941
Il Casaregis, il Perla ed il piroscafo tedesco Savona, scortati dalla torpediniera San Martino, trasportano da Patrasso a Taranto personale e
materiali italiani e tedeschi.
17 settembre 1941
Requisito a Napoli
dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
Il Casaregis negli anni Trenta, con i colori del Lloyd Triestino (da www.naviearmatori.net, utente tetide) |
L’affondamento
Alle 22.20 dell’8
ottobre 1941 il Casaregis salpò da
Napoli diretto a Tripoli, facendo parte del convoglio «Giulia». Formavano il
convoglio, oltre al Casaregis, i
piroscafi Zena e Bainsizza, la motonave Giulia
e la nave cisterna Proserpina, con la
scorta dei moderni cacciatorpediniere della XIII Squadriglia: Granatiere (caposquadriglia e
caposcorta, capitano di vascello Ferrante Capponi), Bersagliere, Fuciliere ed
Alpino. Sul Casaregis, tra equipaggio e truppe di passaggio, si trovavano
imbarcati 295 uomini.
Era inoltre previsto
che da Trapani sarebbero partiti per unirsi al convoglio anche il piroscafo Nirvo e l’anziana torpediniera Generale Antonino Cascino, ma il Nirvo ebbe un’avaria di macchina subito
dopo la partenza da Trapani, e dovette così rientrare (mentre la Cascino, al contrario, raggiunse il
convoglio). Poco più tardi anche il Bainsizza
ebbe un’avaria di macchina e dovette lasciare il convoglio e raggiungere
Trapani, riducendo così i mercantili a quattro.
Il resto del
convoglio imboccò la rotta del canale di Sicilia alla velocità di 9 nodi.
Mentre i primi giorni
di navigazione procedevano senza problemi, in una tenuta del Buckinghamshire,
75 chilometri a nordovest di Londra, si lavorava alacremente per permettere
l’intercettazione e distruzione del convoglio. "ULTRA",
l’organizzazione britannica per la decrittazione dei messaggi in codice
dell’Asse, con sede a Bletchley Park, stava in quel momento entrando a pieno
regime nella sua attività d’intercettazione e decifrazione delle comunicazioni
sui convogli italiani che trasportavano rifornimenti in Africa Settentrionale.
Fino ad allora una sola nave, la motonave Barbarigo,
era stata affondata (luglio 1941) per opera di "ULTRA", ma presto la
lista delle vittime dei decrittatori britannici avrebbe cominciato ad
allungarsi senza interruzione: questo dubbio onore sarebbe toccato a due
piroscafi del convoglio «Giulia».
Lo stesso 8 ottobre,
difatti, "ULTRA" annunciò ai comandi britannici, sulla scorta di
messaggi decrittati, che «Il convoglio Casaregis,
comprendente il Casaregis (6485 tsl),
lo Zena (5219), il Giulia (5921), il Bainsizza (7933) ed il Proserpina
(?) parte da Napoli alle 21.30 del giorno 8, transitando ad occidente (di
Malta) diretto a Tripoli alla velocità di 9 nodi. Orario di arrivo ore 18.00
del giorno 11. Scorta 4 cacciatorpediniere. Il Nirvo (5164) ed il ct Cascino
si uniranno al convoglio al largo di Trapani». Il giorno seguente "ULTRA"
annunciò l’avvenuta partenza del convoglio, confermando le informazioni del
giorno precedente ed aggiungendone altre sull’entità della scorta e sul
previsto orario di arrivo a Tripoli: «Casaregis,
Zena, Giulia, Bainsizza, Proserpina, Nirvo, scortati da 5 Ct, sono salpati da Napoli alle 21.30 del
giorno 8, velocità 9 nodi, per giungere a Tripoli alle 18.00 del giorno 11». Ulteriori
decrittazioni sarebbero seguite ancora l’11 ed il 12 ottobre, ma ormai a cose
fatte: tanto che in quella del 12 si annunciava l’avvenuto affondamento del Casaregis.
Il 10 ottobre, intanto,
sulla base delle informazioni di "ULTRA", furono fatti decollare da
Malta dei ricognitori, che trovarono il convoglio alle 12.45 circa 35 miglia a
sud di Pantelleria.
Per tutta la giornata
del 10 ottobre, le navi del convoglio «Giulia» vennero sorvolate da aerei da
caccia ed antisommergibile dell’Aeronautica della Sicilia (che per la scorta
aerea del convoglio mobilitò in tutto venti caccia e dodici bombardieri, questi
ultimi dei Savoia Marchetti S.M. 79 "Sparviero"), che tennero lontani
gli aerei britannici di base a Malta, nonostante la notevole vicinanza
dell’isola e la scarsa velocità del convoglio (ma non riuscirono ad impedire,
come detto, il suo avvistamento da parte dei ricognitori).
Al tramonto,
tuttavia, la scorta aerea dovette, come sempre, lasciare il convoglio. Le navi
assunsero allora la formazione per la navigazione notturna, con i mercantili in
doppia linea di fila ed i cacciatorpediniere (eccetto l’Alpino, che si posizionò in coda al convoglio) tutt’intorno.
Il cielo era sereno
con ottima visibilità, il mare calmo.
Alle 22.45 del 10
ottobre, dopo un paio d’ore di navigazione indisturbata, i primi aerei
britannici fecero la loro comparsa nelle vicinanze del convoglio «Giulia», e
presto si scatenarono gli attacchi aerei, che proseguirono fino all’alba.
Mercantili e scorta reagirono con la manovra e con cortine nebbiogene, sparando
qualche raffica di mitragliera quando c’era speranza di colpire qualcosa. Per
un’ora fu possibile contenere gli attacchi, ed i trasporti evitarono alcuni
siluri, ma alle 23.45, durante un attacco da parte di sette aerosiluranti
Fairey Swordfish dell’830th Squadron della Fleet Air Arm (erano decollati
da Malta in dieci, al comando del capitano di corvetta Hunt: tre sono dovuti
rientrare per problemi meccanici), si ebbe la prima vittima: lo Zena, colpito da un siluro all’altezza
della sala macchine.
L’Alpino ebbe ordine di fornire assistenza
alla nave colpita, cosa che fece; dato però che gli aerei britannici si
accanivano proprio sul piroscafo immobilizzato, alle 00.15 dell’11 ottobre
anche il caposcorta Granatiere
invertì la rotta per recarsi in soccorso dello Zena, che galleggiava ancora.
Il resto del
convoglio proseguì invece sotto la guida del Bersagliere, cui alle 00.20 il caposcorta aveva delegato la
direzione del convoglio fino al suo ritorno.
All’1.05 il Granatiere, informato dall’Alpino circa la situazione dello Zena, tornò verso il convoglio,
accelerando a 18 nodi per raggiungerlo più in fretta. L’Alpino tentò di prendere lo Zena
a rimorchio, ma alle tre di notte il piroscafo s’inabissò in posizione 34°52’ N
e 12°22’ E.
Nel frattempo, il
tempo era cambiato: il cielo era andato coprendosi di nuvolaglia, e si era
anche alzato un po’ di vento e di mare da libeccio.
Il Granatiere tornò ad assumere la sua
posizione in formazione, ed il suo ruolo di caposcorta, alle 2.20. Di quando in
quando i piroscafi, che proseguivano su rotta 164°, sparavano qualche raffica
di mitragliera contro sagome di aerei veri o presunti, apparsi nella notte.
Alle 4.15 Supermarina
comunicò al caposcorta che era probabile un ulteriore attacco di aerosiluranti,
ed alle 5.45, puntualmente, vennero avvistati degli aerei (erano ancora
Swordfish dell’830th Squadron F. A. A. di Malta): fu subito lanciato
l’allarme, mentre i primi bengala si accendevano nel cielo. Tutte le navi del
convoglio iniziarono il tiro contraereo, e manovrarono per diradarsi ed ridurre
quindi la probabilità che i siluri andassero a segno.
Varie esplosioni
subacquee, di bombe o siluri, si susseguirono alle 5.51, alle 5.56 ed alle
5.58; alle 6.10 il Granatiere vide
uno Swordfish che volava molto basso sul mare, sulla sua dritta. Il biplano
dirigeva per lanciare nella direzione del cacciatorpediniere; il caposcorta
Capponi poté vedere il momento del lancio del siluro, e lo spruzzo d’acqua
sollevato dall’impatto dell’arma con la superficie del mare. Il Granatiere accelerò e mise tutta la
barra a sinistra, per evitare il siluro; ma dopo parecchi secondi, il
caposcorta Capponi avvertì un tonfo sordo nella direzione in cui si trovava il Casaregis, che al momento del lancio del
siluro era a prora a dritta del Granatiere,
poco lontano. Le strutture del Granatiere
vibrarono fortemente: il Casaregis
era stato colpito dal siluro.
Alle 6.30, Capponi
ordinò al Bersagliere di recuperare
l’equipaggio del piroscafo silurato; trovandosi già nei pressi, anche il Granatiere rimase per fornire
assistenza.
Alle 6.45, le prime
luci dell’alba mostrarono il Casaregis
traversato al mare, fortemente sbandato a sinistra, con la prua sommersa fino
alle cubie. Il piroscafo scarrocciava verso nordovest, circondato da
innumerevoli zatterini ed imbarcazioni cariche di naufraghi.
Granatiere e Bersagliere, per
recuperare prima possibile tutti i superstiti, si misero entrambi a trarre in
salvo i naufraghi. Alle 6.47, intanto, l’Alpino
riferì di aver abbattuto un aereo, che era precipitato nelle sue vicinanze.
Il caposcorta Capponi
si mise in contatto col comandante del Casaregis,
che era ancora a bordo della sua nave, chiedendogli se ritenesse possibile
tentare il rimorchio del piroscafo: questi rispose affermativamente. Alle 7.15
il Granatiere comunicò a Supermarina
che il Casaregis era stato silurato,
che era in corso il recupero dei naufraghi e di aver dato ordine al Bersagliere di tentare di prendere il
piroscafo a rimorchio, oppure di affondarlo.
Nonostante la buona
volontà e gli sforzi profusi dagli ufficiali, non ci fu niente da fare per il Casaregis: le sempre più precarie
condizioni del piroscafo, sul quale scoppiò anche un incendio, impedirono il
rimorchio, anche se la nave non volle saperne di affondare subito. Il
bastimento ferito rimase a galla per diverse ore, con la prua completamente
sommersa, in condizioni via via peggiori; alla fine il caposcorta, data la
vicinanza di Malta ed il fatto che il piroscafo scarrocciava proprio verso
quell’isola, ordinò al Bersagliere di
accelerarne l’agonia con qualche cannonata. A mezzogiorno circa dell’11 ottobre
1941 il Casaregis s’inabissò, sotto i
colpi del Bersagliere, in posizione
34°02’ N e 12°42’ E (per altra fonte 34°10’ N e 12°38’ E), circa ottanta miglia
a nord-nord-ovest di Tripoli.
Non vi furono perdite
umane; tutti i 295 uomini imbarcati dal Casaregis
vennero tratti in salvo dalla scorta.
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