giovedì 24 dicembre 2015

Angiulin

La nave con l’originario nome di Kelet (da www.hajoregiszter.hu

Piroscafo da carico da 873 tsl e 493 tsn, lungo 62,7 metri, largo 9,8 e pescante 4,2, velocità 11 nodi. Appartenente all’armatore Enrico Ravano, di Genova, ed iscritto con matricola 1839 al Compartimento Marittimo di Genova.

Breve e parziale cronologia.

Maggio 1904
Completato nei cantieri William Dobson & Co. di Newcastle-upon-Tyne (numero di cantiere 135) come Kelet, per la Ungarische Levante-Seeschiffahrts-Actien-Gesellschaft, con sede a Fiume (all’epoca facente parte deell’Impero Austroungarico). Stazza e portata lorda originarie sono 942 tsl e 1250 tpl.
1917
Requisito dalla Marina imperiale austroungarica (K.u.K. Kriegsmarine) durante la prima guerra mondiale.

Un’altra immagine della nave come Kelet (da www.hajoregiszter.hu

Giugno 1917
Derequisito.
1920
In seguito alla dissoluzione dell’Impero Austroungarico (dopo la prima guerra mondiale), la compagnia armatrice diventa Società di Navigazione Marittima Levante, sempre con sede a Fiume (ora divenuta uno “Stato Libero”). La nave conserva il suo nome di Kelet. (Per altra fonte la nave batté bandiera italiana dal 1919).
1925
Venduto ad armatori italiani, cambia nome in Orte.
1933
Acquistato dall’armatore Giuseppe Spina di Genova e ribattezzato Villa Carla. Stazza lorda e netta risultano 909 tsl e 528 tsn.
1934
Venduto alla compagnia Dani & Co. di Genova e ribattezzato Giambattista.
1939
Acquistato dagli armatori genovesi L. Mangiarotti ed E. Ravano e ribattezzato Angiulin.
 
Il Kelet a Varna nel 1905 (da www.hajoregiszter.hu)

L’affondamento

L’Angiulin fu una delle primissime vittime nella guerra del Mediterraneo, prima ancora che questa venisse dichiarata.
Quando infatti il piccolo piroscafo salpò da Licata alla volta di Napoli, il 9 giugno 1940, l’Italia non aveva ancora dichiarato guerra a Francia e Regno Unito: l’avrebbe fatto soltanto il giorno seguente. Ma già dal 6 giugno, i posamine della Regia Marina erano entrati in attività, disseminando di mine – dopo aver diramato un apposito avviso ai naviganti – le coste della Penisola. L’8 giugno le torpediniere Alcione ed Aretusa avevano posato un campo minato al largo di Capo Granitola, e le loro gemelle Airone ed Ariel ne avevano posato un altro nelle stesse acque. Acque che la nave doveva attraversare.
Ma l’Angiulin non arrivò mai a Napoli: scomparve con tutto l’equipaggio, e tutto ciò che ne fu trovato furono alcuni rottami.
La nave aveva, con ogni probabilità, urtato una mina al largo di Capo Granitola.

Scomparvero con l'Angiulin:
(nominativi tratti dall'Albo d'Oro della Marina Mercantile, si ringrazia Carlo Di Nitto)

Umberto Arena, capitano di lungo corso, da Livorno
Ferdinando Bogazzi, fuochista, da Carrara
Onofrio Bruno, marinaio, da Molfetta
Angelo Cantini, ufficiale di macchina, da Livorno
Riccardo Cristofoli, giovanotto
Domenico Gentiluomo, marinaio, da Bagnara Calabra
Francesco Gentiluomo, marinaio, da Bagnara Calabra
Vincenzo Pitone, fuochista, da Siderno
Giovanni Sannino, capitano di lungo corso, da Torre del Greco
Alfredo Scotto, cuoco, da Monte Argentario
Benedetto Solaro, pennese, da Monte Argentario
Attilio Tellini, direttore di macchina, da Livorno
 

Il Kelet a Galati (da www.hajoregiszter.hu


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