La Monzambano a Taranto (da www.kreiser.unoforum.pro)
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Torpediniera, già cacciatorpediniere, della classe Curtatone (dislocamento standard di 953 tonnellate, in carico normale 1170, a pieno carico 1214).
Durante la seconda
guerra mondiale operò principalmente in compiti di scorta e caccia
antisommergibili nel Basso Adriatico ed in Mar Egeo, svolgendo 167 missioni di
scorta, sette di posa di mine ed una trentina di missioni di altro genere tra
il giugno 1940 ed il settembre 1943, ed altre 74 missioni di vario genere tra
il settembre 1943 e la fine della guerra.
Il suo motto era "Alla
vittoria ed all’onor son guida", lo stesso del Reggimento Cavalleggeri
Guide, protagonista dello scontro di Monzambano (episodio della battaglia di
Custoza del 1866) da cui la nave prendeva il nome.
Breve e parziale cronologia.
20 gennaio 1921
Impostazione nei
cantieri Fratelli Orlando di Livorno.
6 agosto 1923
Varo nei cantieri
Fratelli Orlando di Livorno.
Alle prove in mare, la Monzambano
raggiunge una velocità media di 33,5 nodi.
Sopra,
il Monzambano appena varato; sotto, al
largo di Livorno nel 1924, presumibilmente durante le prove in mare (Archivio Storico
Cantiere Azimut-Benetti di Livorno, via www.associazione-venus.it)
4 giugno 1924
Entrata in servizio, quarta
ed ultima unità della classe.
Luglio 1924
28 luglio 1924
Il Monzambano ed i gemelli Curtatone, Castelfidardo e Calatafimi
ricevono le bandiere di combattimento durante una solenne cerimonia tenuta a Livorno. In occasione della cerimonia il
Ministro della Marina, grande ammiraglio Paolo Thaon di Revel, invia un
messaggio al contrammiraglio Ugo Conz, comandante della squadra navale: “La cerimonia che si svolge oggi a Livorno
per la consegna della bandiera di combattimento ai quattro cacciatorpediniere
cui furono imposti nomi rievocanti duri cimenti della lunga lotta per il
raggiungimento delle nostre aspirazioni non è solo la rinnovazione di un rito
che all’anima marinara italiana torni tanto più gradito quanto più frequente ma
pure una affermazione di fede nel completo trionfo del sentimento nazionale
italiano che ritrova alimento ognor fecondo di vita nel ricordo delle grandi
ore che prepararono e coronarono il risorgimento della Patria”. Conz
risponde: “Nel momento in cui le bandiere
di combattimento salgono al vento sui nuovi cacciatorpediniere dai fatidici
nomi nostro riverente pensiero si volge con immutata fede a Capo della Marina e
gli rinnova la virile promessa che ogni sforzo sarà certamente compiuto perché
sotto l’alta sua guida le navi siano degne della Santa Missione che la Patria
ad esse affida”.
Il Monzambano nell’edizione del 1924 del Jane’s Fighting Ships (da www.olga-tonina.narod.ru) |
7 settembre 1924
Il Monzambano fa parte della squadra navale
(corazzate Andrea Doria, Duilio, Dante Alighieri, Giulio
Cesare e Conte di Cavour,
esploratori Nino Bixio, Marsala, Leone, Aquila, Falco, Guglielmo Pepe ed Augusto Riboty, cacciatorpediniere Castelfidardo,
Curtatone, Calatafimi, Confienza, San Martino, Solferino, Enrico Cosenz,
Generale Antonio Cantore, Generale Antonino Cascino, Generale Marcello Prestinari, Generale
Achille Papa, Nicola Fabrizi e Giuseppe La Farina, navi ausiliarie Linosa, Polifemo, Pagano e Lete, 26 sommergibili) che, giunta a
Napoli il 4 al comando dell’ammiraglio Alfredo Acton, viene passata in rivista
da Vittorio Emanuele III.
All’arrivo della
squadra a Napoli hanno assistito, da bordo dell’avviso Archimede, il Ministro della Marina Paolo Thaon di Revel ed il capo
di Stato Maggiore, ammiraglio Gino Ducci; le navi sono accolte da un corteo di
imbarcazioni degli yachting clubs di Napoli e da 17 salve d’onore sparate da
forte Ovo. Un’immensa folla assiste allo spettacolo dalla strada litoranea.
In questo periodo è
imbarcato sul Monzambano il marinaio
cannoniere Alessio De Vito, futura Medaglia d’Oro al Valor Militare.
La Monzambano nel 1926 (Coll. Aldo Fraccaroli, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net) |
29 novembre 1928
Il tenente di
vascello Alfredo Viglieri, da poco reduce dal disastro del dirigibile Italia durante la spedizione Nobile al
Polo Nord, viene nominato comandante in seconda del Monzambano.
Il Monzambano a fine anni Venti (Coll. Anton Shitarev, via www.naviearmatori.net) |
1928-1932
Compie diverse
crociere in Mediterraneo e Mar Nero, toccando tra l’altro il porto romeno di
Costanza ed i porti della Libia e del Dodecaneso.
Successivamente,
assegnato alla VI Squadriglia Cacciatorpediniere, opera nelle acque della
Grecia ed in quelle della Cirenaica.
Il Monzambano in transito presso il ponte girevole di Taranto,
probabilmente negli anni Venti (g.c. Giacomo Toccafondi)
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1929
Il Monzambano, insieme ai tre gemelli (Curtatone, Castelfidardo e Calatafimi),
forma la VIII Squadriglia Cacciatorpediniere, a sua volta facente parte (con
l’VII Squadriglia Cacciatorpediniere – Palestro, Confienza, San Martino e Solferino –
e con l’esploratore Augusto Riboty) della 4a Flottiglia
Cacciatorpediniere, inquadrata nella II Divisione Siluranti (2a Squadra
Navale, con base a Taranto).
In questo periodo
prestano servizio sul Monzambano il
sottotenente di vascello Mario Milano
ed il guardiamarina Gino Birindelli, future Medaglie d’Oro al Valor Militare.
Il Monzambano entra in Mar Piccolo a
Taranto seguito dal capoclasse Curtatone,
in una foto del 6 febbraio 1929 (Coll. Massimo Coccoloni, via www.associazione-venus.it)
Giugno 1929
Monzambano, Curtatone, Castelfidardo e Calatafimi, insieme
all’esploratore Augusto Riboty,
partecipano con funzioni di supporto alla «Crociera aerea del Mediterraneo
orientale» di Italo Balbo, nella quale 35 idrovolanti (32 Savoia Marchetti SM.
55, due SM. 59 ed un CANT 22), decollati all’alba del 5 giugno dall’idroscalo
del Mar Piccolo a Taranto, compiono un anello da Orbetello ad Orbetello via
Taranto, Atene (5 giugno), Istanbul (6 giugno), Varna (7 giugno), Odessa (andata)
e Costanza (10 giugno), Istanbul, Atene e Taranto (ritorno), percorrendo in
tutto 5300 km. Su uno dei cacciatorpediniere, dislocati lungo la rotta che gli
aerei dovranno percorrere, è imbarcato un intero ufficio meteorologico, diretto
dal professor Eredia, che realizza previsioni sulla rotta in base ai dati
forniti dalle stazioni di Taranto ed Atene.
La crociera aerea
soddisfa varie esigenze: propaganda internazionale per il regime fascista e la
Regia Aeronautica; addestramento per gli equipaggi dei velivoli (tanto che i 33
idrovolanti militari mantengono il loro armamento, come in un’esercitazione
militare); pubblicità per l’industria aeronautica italiana. Si vogliono “stringere rapporti di amicizia” con
Grecia, Turchia, Bulgaria ed Unione
Sovietica e creare con questi Paesi rapporti di affari, espandendo il mercato
dell’industria aeronautica italiana.
Il 18 giugno gli
idrovolanti concludono la crociera ammarando nel Mar Piccolo di Taranto, dove
sono entusiasticamente accolti dalla popolazione.
In tutto partecipano all’impresa
180 uomini: oltre agli equipaggi, prendono parte alla crociera anche
rappresentanti dell’Esercito, della Marina e della M.V.S.N., rappresentanti
delle ambasciate di Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Turchia e giornalisti,
imbarcati sugli unici due idrovolanti civili (un SM. 55 ed un CANT 22) dei 35
che partecipano alla crociera. Ideatore della trasvolata è il maresciallo
dell’aria e Ministro dell’Aeronautica Italo Balbo, che vi partecipa su un
idrovolante fuori formazione, mentre l’attività di organizzazione e
supervisione è stata svolta soprattutto dal generale di divisione aerea
Francesco De Pinedo, sottocapo di Stato Maggiore dell’Aeronautica. Tra Balbo e
De Pinedo sono sorti da qualche tempo dei dissapori, dovuti all’avversione di
Balbo verso le imprese aviatorie individuali, di cui De Pinedo è invece un
fervente sostenitore: e questi contrasti si ripercuoteranno anche
sull’organizzazione della trasvolata, nella quale Balbo ridurrà la formazione
da brigata aerea a stormo, così sottraendone il comando a De Pinedo (che da
generale di divisione aerea non può comandare uno stormo, che per le regole
vigenti dev’essere comandato da un colonnello) per darlo al colonnello Aldo
Pellegrini. Il fondamentale ruolo organizzativo di De Pinedo sarà largamente
ignorato dalla stampa e dal regime, che non gli conferirà riconoscimenti
ufficiali; anche per questo il generale ed aviatore si dimetterà dall’incarico di
sottocapo di Stato Maggiore poco dopo il rientro in Italia.
Negli anni Venti (da www.kreiser.unoforum.pro) |
1930
Lavori di modifica:
viene allungato il fumaiolo prodiero, al fine di impedire al fumo di ostacolare
l’utilizzo delle apparecchiature di tiro.
1931
Viene assegnato,
unitamente agli esploratori Bari e Taranto, ai cacciatorpediniere Palestro e San Martino ed alla torpediniera Giuseppe Dezza, alla IV Divisione (ammiraglio Alfredo Alessio) della
2a Squadra Navale (ammiraglio Gino Ducci).
La Monzambano a Taranto negli anni Trenta (da www.warshipsww2.eu)
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Gennaio 1931
Partecipa alle grandi
manovre in medio Tirreno.
Durante queste
esercitazioni, il Monzambano ed altre
tre siluranti (il cacciatorpediniere Castelfidardo,
la torpediniera Fratelli Cairoli e
l’esploratore Augusto Riboty) sostano per qualche giorno a
Torre Annunziata; si tratta della prima volta che navi della Regia Marina fanno
scalo in questo porto, e ricevono un’entusiastica accoglienza da parte della
popolazione locale. I notabili del luogo organizzano ricevimenti in onore degli
ufficiali, mentre il comandante del porto Armando Nikolassy li invita a
visitare i mulini ed i pastifici della zona e gli scavi di Pompei; il Circolo
dell’Unione organizza per gli ufficiali una festa danzante cui partecipano “le più belle ragazze della borghesia torrese”.
Il Comune organizza un banchetto in onore degli equipaggi (partecipano, tra gli
altri, tutti i comandanti dei cacciatorpediniere, nonché i principali notabili
della città: tra di essi il pretore Enrico Zeuli, il giudice Luigi Monsurrò, il
commissario di polizia cavalier Suppa, il direttore del Credito Italiano Mario
Staiano, il direttore delle ferriere dell’ILVA, i parroci), ed il podestà
Pelagio Rossi rivolge loro un messaggio di benvenuto a nome della città.
La Monzambano ormeggiata a Torre Annunziata nel 1931, insieme a Castelfidardo, Fratelli Cairoli ed un’altra silurante (da www.tuttotorre.blogspot.com) |
1937
Sottoposto a lavori a
La Spezia.
Terminati i lavori,
rimane dislocato a La Spezia fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
1° ottobre 1938
Declassato a torpediniera,
come le altre navi della classe.
La Monzambano a Venezia (Naval History and
Heritage Command, via Giorgio Parodi)
10 giugno 1940
All’entrata in guerra
dell’Italia, la Monzambano fa
parte della XVI Squadriglia Torpediniere, di base a La Spezia ed alle
dipendenze del Dipartimento Militare Marittimo Alto Tirreno, insieme alle gemelle Curtatone, Castelfidardo e Calatafimi ed
alle più vecchie Giacinto Carini e Giuseppe La Masa.
1940
Lavori di modifica
dell’armamento: i cannoncini contraerei Armstrong 1914 da 76/30 mm vengono
sbarcati, mentre al loro posto vengono installate quattro mitragliere Breda da
20/65 mm (per altra fonte, due mitragliere singole Scotti-Isotta Fraschini da
20/70 mm Mod. 1939) in impianti binati (situati là dove prima si trovavano i
cannoncini) e due singole da 8/80 mm (piazzate sul castello). Vengono altresì
installati due scaricabombe per bombe di profondità.
La nave negli anni Trenta (da
www.tauromodel.it)
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20 agosto 1940
Posta alle dipendenze
del neocostituito Comando Superiore Traffico Albania (Maritrafalba, al comando
del capitano di vascello Romolo Polacchini), avente sede a Brindisi, assieme
alle altrettanto anziane torpediniere Palestro, Castelfidardo, Solferino, Angelo Bassini, Nicola Fabrizi e Giacomo
Medici, alle più moderne torpediniere Partenope, Polluce e Pleiadi, ai vecchi cacciatorpediniere Carlo Mirabello ed Augusto Riboty, agli incrociatori ausiliari RAMB III, Capitano A. Cecchi e Barletta ed
alla XIII Squadriglia MAS con i MAS
534, 535, 538 e 539.
Dislocata a Brindisi,
viene destinata a compiti di scorta ai convogli tra Italia ed Albania, nonché
ricerca e caccia antisommergibile sulle stesse rotte.
6 settembre 1940
La Monzambano scorta da Durazzo a Brindisi
la motonave Filippo Grimani: si
tratta della sua prima missione per conto di Maritrafalba.
7 settembre 1940
Scorta la Grimani da Brindisi a Durazzo.
8 settembre 1940
Scorta la Grimani da Durazzo a Brindisi.
9 settembre 1940
Scorta la Grimani da Brindisi a Durazzo.
10 settembre 1940
Scorta la Grimani da Durazzo a Brindisi.
11 settembre 1940
Scorta la Grimani da Brindisi a Durazzo.
12 settembre 1940
Scorta la motonave
postale Piero Foscari da Brindisi a
Durazzo, poi scorta la Grimani da
Durazzo a Brindisi.
13 settembre 1940
Scorta la Grimani da Brindisi a Durazzo e poi la Foscari da Durazzo a Brindisi.
14 settembre 1940
Scorta la Foscari da Brindisi a Durazzo e poi la Grimani da Durazzo a Brindisi.
16 settembre 1940
Scorta da Brindisi a
Valona i piroscafi Nautilus, Luisa e Poseidone, aventi a bordo 1500 soldati e 80 tonnellate di
rifornimenti; poi riparte da Valona e scorta a Bari il piroscafo Alga, scarico.
25 settembre 1940
La Monzambano, la torpediniera Solferino e l’incrociatore ausiliario Barletta scortano da Bari a Durazzo i
piroscafi Galilea e Quirinale, con a bordo 2195 soldati
della 29a Divisione Fanteria "Piemonte" e 148 tonnellate di rifornimenti.
26 settembre 1940
Monzambano e Solferino scortano Galilea e Quirinale di ritorno scarichi da Durazzo a Bari.
28 settembre 1940
Monzambano, Barletta e Solferino scortano da Bari a Durazzo le
motonavi Catalani e Viminale, con a bordo 2140 tra ufficiali
e soldati e 109 tonnellate di materiali.
2 ottobre 1940
La Monzambano scorta da Bari a Durazzo la
motonave Maria ed i
piroscafi Perla e Sabaudia, carichi di materiali vari.
4 ottobre 1940
Scorta i
piroscafi Siculo ed Olimpia di ritorno scarichi da Durazzo a
Bari.
12 ottobre 1940
Scioglimento di Maritrafalba.
21 ottobre 1940
Ricostituzione di
Maritrafalba (capitano di vascello Romolo Polacchini); la Monzambano viene nuovamente assegnata a
tale Comando, insieme ai vecchi cacciatorpediniere Carlo Mirabello ed Augusto Riboty, alle torpediniere Curtatone, Castelfidardo, Calatafimi, Confienza, Solferino, Generale Antonio Cantore, Generale
Marcello Prestinari, Nicola
Fabrizi e Giacomo Medici,
agli incrociatori ausiliari RAMB III, Capitano A. Cecchi, Lago Tana e Lago Zuai ed alla XIII Squadriglia
MAS con i MAS 534, 535, 538 e 539.
Dislocate a Brindisi,
le unità di Maritrafalba sono adibite alla scorta dei convogli in navigazione
tra Italia ed Albania, nonché a mansioni di ricerca e caccia antisommergibili
sulle stesse rotte.
28 ottobre 1940
Alle 2.40 la Monzambano salpa da Brindisi per
scortare a Durazzo Foscari e Grimani, che oltre a svolgere il solito
servizio postale trasportano in Albania 14 automezzi, 9 motociclette, 1547
tonnellate di munizioni, 485 tonnellate di viveri, 22,5 tonnellate di bovini e
1294 tonnellate di altri materiali.
Il convoglietto
raggiunge Durazzo, sbarca il suo carico e riparte per Brindisi, dove giunge
alle 14.35.
29 ottobre 1940
Alle 3.45 la Monzambano parte da Brindisi di scorta a
Foscari e Grimani fino a Durazzo e ritorno, facendo ritorno con esse a
Brindisi alle 16.20.
30 ottobre 1940
La Monzambano ed il piccolo incrociatore
ausiliario Lago Zuai partono da Bari
alle 7 scortando a Valona, dove giungono alle 14.30, il piroscafo Piemonte, avente a bordo 1860 militari e
170,5 tonnellate di rifornimenti.
5 novembre 1940
Alle 23 la Monzambano ed il posamine Azio partono da Valona per scortare a
Brindisi i piroscafi scarichi Caterina, Nautilus, Tagliamento e Città
di Bastia.
6 novembre 1940
Il convoglio
raggiunge Brindisi alle 11.45.
7 novembre 1940
Alle 15 Monzambano e Lago Zuai salpano da Durazzo per scortare a Bari la motonave Birmania ed i piroscafi Titania, Enrico e Romagna (i
primi due scarichi, gli altri due adibiti a traffico civile).
8 novembre 1940
Il convoglio giunge a
Bari alle 6. Alle 18.40 la Monzambano
e la torpediniera Francesco Stocco
ripartono da Bari per scortare a Durazzo il piroscafo Perla, avente a bordo 94 automezzi, e la motonave Narenta, adibita a traffico civile.
9 novembre 1940
Il convoglio giunge a
Durazzo alle 11.15.
12 novembre 1940
Monzambano e Stocco
ripartono da Durazzo alle 16 scortando i piroscafi Campidoglio e Casaregis e
la piccola nave frigorifera Genepesca
II, di ritorno scarichi.
13 novembre 1940
Il convoglio giunge a
Bari alle 7.30.
Sempre secondo la
cronologia del libro U.S.M.M. "La difesa del traffico con l’Albania, la
Grecia e l’Egeo" (che deve evidentemente contenere un errore), la Monzambano parte da Brindisi alle
sei del mattino del 13 insieme al Lago
Zuai ed alle torpediniere Antares
ed Aretusa, scortando i
trasporti truppe Firenze ed Italia che trasportano il primo
scaglione della 2a Divisione Alpina "Tridentina"
(1105 militari, 9 automezzi e 90,5 tonnellate di materiali), giungendo a
Durazzo alle 16.
Lo stesso libro
afferma inoltre che la Monzambano
sarebbe partita da Bari alle due di notte del 13 insieme all’Antares ed all’incrociatore ausiliario Egeo, scortando la motonave Città di Marsala ed i piroscafi Firenze, Galilea ed Italia (aventi
a bordo 1662 soldati e 48 quadrupedi), coi quali sarebbe giunta a Valona alle
16.20.
15 novembre 1940
Monzambano ed Aretusa lasciano
Durazzo alle 5 per scortare a Bari Italia
e Firenze, di ritorno scarichi. Il
convoglio giunge a Bari alle 17.
17 novembre 1940
La Monzambano salpa da Bari alle tre di
notte per scortare a Durazzo la motonave Marin Sanudo ed il piroscafo Casaregis, carichi di 200 automezzi. Il convoglio giunge a Durazzo
alle 16.50.
20 novembre 1940
Alle 3.20 la Monzambano salpa da Durazzo per scortare
a Bari i piroscafi scarichi Olimpia e Nita.
21 novembre 1940
Il convoglietto
arriva a Bari alle quattro del mattino.
22 novembre 1940
Alle 14 la Monzambano lascia Bari per scortare a
Brindisi la motonave Rialto, adibita
a traffico civile. Le due navi giungono a destinazione alle 20.
25 dicembre 1940
Alle 7 la Monzambano parte da Brindisi per
scortare a Bari il piroscafo Merano e
la motonave Birmania, scarichi.
Il convoglietto giunge a Bari alle 10.50; alle 15.30 la Monzambano ne riparte per scortare a Durazzo il Merano, adibito a traffico civile, ed il
piroscafo Minerva, carico di
1693,5 tonnellate di vettovaglie.
26 dicembre 1940
Il convoglio arriva a
Durazzo alle dieci del mattino.
27 dicembre 1940
Alle 20 la Monzambano lascia Durazzo per scortare a
Bari il piroscafo Galilea e la
motonave Marin Sanudo, scariche.
28 dicembre 1940
Il convoglio arriva a
Bari alle 10.35.
29 dicembre 1940
Alle dieci la Monzambano salpa da Bari per scortare a
Brindisi la Marin Sanudo, giungendo a
destinazione alle 15.35.
Gennaio-Marzo 1941
Richiamata a La
Spezia il 28 gennaio, la Monzambano
vi viene impiegata per un paio di mesi per le sperimentazioni di un nuovo tipo
di lanciasiluri quadrinato e di un nuovo apparato per il dragaggio protettivo. A marzo, terminate
le sperimentazioni, le apparecchiature sperimentali vengono rimosse e
sostituite con quelle originarie, e la nave ritorna sulle rotte dell’Albania.
1° aprile 1941
Alle 20.35 la Monzambano salpa da Brindisi per
scortare a Durazzo i piroscafi Buffoluto (adibito
a traffico civile), Irma Calzi ed Anna Martini e la pirocisterna Picci Fassio, con a bordo 380 tonnellate
di foraggio, 1080 di farina e 270 di gasolio.
2 aprile 1941
Alle 9.30 il
convoglio raggiunge Durazzo.
La Monzambano riparte già a mezzogiorno,
scortando la motonave Città di Trapani
(vuota), il piroscafo Italia e
la motonave Città di Marsala
(aventi a bordo, tra tutt’e due, 431 feriti leggeri) diretti a Bari.
3 aprile 1941
Il convoglio
raggiunge Bari alle 00.30.
5 aprile 1941
La Monzambano, la Calatafimi e l’incrociatore ausiliario Brindisi scortano da Bari a Durazzo il piroscafo Italia e le motonavi Rossini, Puccini e Città di
Marsala, aventi a bordo 3645 militari e 224 tonnellate di rifornimenti.
6 aprile 1941
Alle 20.30 la Monzambano salpa da Valona per scortare
a Brindisi il piroscafo cisterna Conte di
Misurata, scarico.
7 aprile 1941
Monzambano e Conte di Misurata
arrivano a Brindisi alle otto.
La Monzambano con colorazione mimetica durante la guerra (da www.marina.difesa.it) |
8 aprile 1941
A mezzanotte la Monzambano e la più moderna torpediniera
Altair lasciano Bari per scortare a
Durazzo i piroscafi Milano e Quirinale e le motonavi Città di Savona e Città di Bastia, aventi a bordo il primo
scaglione della 32a Divisione Fanteria "Marche", in
corso di trasferimento verso il Montenegro (3408 uomini e 213 tonnellate
di materiali).
Al largo di Brindisi,
nel punto convenzionale "Y", il convoglio viene raggiunto
dall’incrociatore ausiliario Brindisi, in rinforzo alla scorta. Le navi
raggiungono Durazzo alle 17.05.
9 aprile 1941
Alle 9.10 la Monzambano lascia Durazzo di scorta al
piroscafo Quirinale ed alle
motonavi Narenta e Città di Savona, scariche.
10 aprile 1941
Il convoglio
raggiunge Bari alle 2.15.
11 aprile 1941
Alle quattro del
mattino Monzambano e Brindisi partono da Bari scortando le
motonavi Città di Alessandria, Città di Savona e Donizetti, aventi a bordo 2090 militari
e 487 tonnellate di materiali. Il convoglio raggiunge Durazzo alle 16.45.
19 aprile 1941
Monzambano e Brindisi
partono da Bari alle 19 scortando i piroscafi Anna Capano, Miseno e Pontinia, con a bordo 580 tonnellate di
benzina e 980 tonnellate di materiali vari.
20 aprile 1941
Il convoglio giunge a
Durazzo alle 17.15.
22 aprile 1941
Monzambano e Calatafimi lasciano
Durazzo alle 4.30 per scortare a Bari la motonave Maria ed i piroscafi Armando ed Albachiara, vuoti.
23 aprile 1941
Il convoglio
raggiunge Bari alle 9.30.
Alle 21 la Monzambano e l’incrociatore ausiliario Capitano A. Cecchi ripartono da Bari per
scortare a Durazzo le motonavi Città
di Marsala e Puccini,
cariche di 1462 militari e 389 tonnellate di rifornimenti.
24 aprile 1941
Il convoglio
raggiunge Durazzo alle 9.15.
29 aprile 1941
Alle otto di sera la Monzambano parte da Bari scortando i
piroscafi Anna Martini, Bottiglieri, Cerere ed Esterina,
carichi di foraggio, legname e materiali da costruzione. La Monzambano li accompagna fino a
Brindisi, dopo di che viene sostituita dalla Solferino per la scorta fino a Durazzo.
5 maggio 1941
In seguito alla
conquista della Grecia la Monzambano,
inquadrata nella XVI Squadriglia Torpediniere insieme a Curtatone, Castelfidardo e Calatafimi,
viene posta alle dipendenze del neonato Comando Gruppo Navale dell’Egeo
Settentrionale (Marisudest, con sede ad Atene e giurisdizione, condivisa con la
Kriegsmarine, sul Mar Egeo; retto dal capitano di vascello Corso Pecori
Giraldi, dipendente organicamente da Supermarina ed operativamente dall’ammiraglio
Schuster, comandante navale tedesco in Grecia). Dislocata al Pireo ed impiegata
in compiti di scorta, caccia antisommergibili e posa di mine in Mar Egeo.
15 maggio 1941
Monzambano e Curtatone
scortano da Augusta a Patrasso i piroscafi tedeschi Castellon, Maritza, Santa Fe, Alicante e Procida,
con personale e materiale delle forze armate tedesche.
16 maggio 1941
La Monzambano, insieme alle gemelle Curtatone e Castelfidardo, salpa da Patrasso per scortare al Pireo i piroscafi
tedeschi Maritza, Procida, Castellon, Alicante e Santa Fe, carichi di materiali della
Wehrmacht.
17 maggio 1941
La Monzambano attraversa il Canale di
Corinto diretta al Pireo, insieme a Curtatone,
Castelfidardo, Maritza, Procida, Castellon, Alicante e Santa Fe.
La Monzambano è così tra le prime navi ad
attraversale il Canale di Corinto dopo la sua conquista da parte dell’Asse,
avvenuta il 26 aprile: dopo la resa della Grecia e le necessarie operazioni di
sminamento e rimozione degli ostacoli alla navigazione (un ponte crollato ed
una chiatta affondata) da parte di dragamine italiani e genieri tedeschi, il
canale è stato riaperto soltanto il giorno precedente, 16 maggio. Le navi del
convoglio hanno tutte un pescaggio inferiore ai cinque metri, e dal 16 maggio
possono transitare nel canale navi aventi un pescaggio non superiore ai 6,2
metri.
22 maggio 1941
In seguito a
richiesta avanzata il pomeriggio precedente dall’alto comando tedesco, la Monzambano parte dal Pireo alle
cinque del mattino insieme ai cacciatorpediniere Francesco Crispi (capo formazione) e Quintino Sella ed alle torpediniere Libra e Lince trasportando
truppe tedesche (alcuni battaglioni rinforzati di Gebirgsjäger, cioè truppe
alpine) dirette a Suda (per altra fonte, a Candia, mentre secondo un’altra
ancora avrebbero dovuto essere sbarcate sulla spiaggia di Maleme), a rinforzo
dei reparti che vi stanno già sostenendo duri combattimenti nell’ambito
dell’operazione «Merkur» per la conquista dell’isola (dopo che il giorno
precedente altri due convogli di caicchi diretti a Creta, carichi di truppe
tedesche e scortati dalle torpediniere Lupo e Sagittario, sono l’uno semidistrutto e
l’altro costretto al rientro da attacchi britannici). La situazione a Candia,
per le forze tedesche, è critica, ed è stato richiesto che le cinque navi (che
dopo la partenza dal Pireo hanno assunto rotta verso sud) sbarchino le truppe
in aperta spiaggia, nelle vicinanze di Maleme.
Alle 8.15, però,
l’avvistamento, da parte della ricognizione aerea, di una superiore formazione
navale britannica composta da quattro incrociatori leggeri (Naiad, Perth, Carlisle e Calcutta) e tre cacciatorpediniere (Nubian, Kandahar e Kingston),
le stesse navi nelle quali si è imbattuto il convoglio della Sagittario (che grazie alla
reazione della torpediniera si è posto in salvo al completo, ricevendo però
ordine di rientro), costringe ad ordinare alle cinque navi di tornare in porto.
Durante la navigazione di rientro, alle 8.45, le unità vengono anche
accidentalmente attaccate da bombardieri in picchiata Junkers Ju. 87 “Stuka”
della Luftwaffe, che le scambiano per nemiche: il Sella viene di poco mancato da una bomba, che cade in mare
qualche metro a poppavia sulla dritta, e viene poi anche mitragliato dallo
stesso aereo che ha sganciato l’ordigno, subendo lievi danni ma diverse perdite
tra l’equipaggio (tre morti e 15 feriti) e le truppe tedesche imbarcate (due
morti e 17 feriti). (Secondo il libro "Target Corinth Canal" di
Platon Alexiades, invece, soltanto il Sella
sarebbe tornato indietro, a causa dei danni causati dagli Stukas; la Monzambano e le altre navi sarebbero
invece proseguite verso Creta, giungendo a destinazione).
10 giugno 1941
La Monzambano viene inviata al largo dei
Dardanelli per assumere la scorta della nave cisterna Giuseppina Ghirardi, proveniente dal Mar Nero e diretta al Pireo.
Alle 10.50 il
sommergibile britannico Torbay
(capitano di corvetta Anthony Cecil Capel Miers), in agguato a quota
periscopica a 6,1 miglia per 251° da Capo Hellas, avvista la Monzambano in pattugliamento al largo
dell’imboccatura dei Dardanelli, ed alle 11.08 avvista la Giuseppina Ghirardi in uscita dagli stretti. La Monzambano la precede di un miglio, in
pattugliamento. Il Torbay manova
subito per portarsi all’attacco, ed alle 11.59 lancia tre siluri contro la
petroliera da una distanza di soli 640 metri, a 8,3 miglia per 255° da Capo
Hellas.
Due dei tre siluri
vanno a segno: colpita in pieno, la Giuseppina
Ghirardi affonda in appena un minuto ad otto miglia per 075° da Capo Helles,
mentre il Torbay scende in profondità
ed accelera al massimo per sottrarsi al contrattacco. La Monzambano contrattacca e ritiene di aver almeno danneggiato il
sommergibile, tanto che sul diario del Comando Supremo verrà annotato che «La torpediniera Monzambano, il 10 corrente
ha sicuramente danneggiato, se non affondato, in Egeo, il sommergibile che
aveva attaccato con siluro la nave cisterna Gherardi (3.319 tonnellate) da lei
scortata». Il Torbay, tuttavia,
non ha subito danni, e conta soltanto due esplosioni di profondità.
Alle 12.35 il Torbay torna a quota periscopica, e
dieci minuti più tardi, a 10,6 miglia per 250° da Capo Hellas, avvista la Monzambano ferma un paio di miglia più
ad est, nella posizione in cui la Giuseppina
Ghirardi è affondata. Avvistati anche due MAS in avvicinamento da ovest, il
sommergibile torna ad immergersi in profondità ed inizia la navigazione di
rientro verso la base.
30 giugno 1941
Monzambano e Castelfidardo
scortano da Iraklion al Pireo i piroscafi tedeschi Livorno, Spezia, Savona ed Icnusa, carichi di truppe e materiali tedeschi.
3 luglio 1941
La Monzambano, la Castelfidardo e la più moderna torpediniera Sirio scortano dal Pireo a Suda i
piroscafi Pierluigi (italiano), Talowa e Delos (tedeschi) e la nave cisterna tedesca Ossag, aventi a bordo personale,
materiale e carburante delle forze tedesche.
9 luglio 1941
Esegue un’azione
antisommergibili nei pressi dei Dardanelli, ritenendo a torto di aver
danneggiato il sommergibile nemico.
10 luglio 1941
La Monzambano viene inviata da Marisudest
in soccorso della nave cisterna Strombo,
silurata alle 15.52 dal sommergibile britannico Torbay nel Canale di Zea (in posizione 37°30’ N e 24°16’ E, tra
l’Attica e l’isola di Zea) durante la navigazione in convoglio dal Pireo a Suda
(insieme al piroscafo tedesco Salzburg
e con la scorta della torpediniera Castelfidardo),
subendo gravi danni e due vittime tra l’equipaggio. Presala a rimorchio (e
successivamente assistita nel rimorchio anche dal rimorchiatore di salvataggio Hercules), la Monzambano porta la Strombo
a Salamina.
Secondo una fonte,
prima di prendere a rimorchio la Strombo
la Monzambano avrebbe svolto
un’azione antisommergibili tra le isole di Macronisi e Mandili, conclusasi con
il presunto danneggiamento di un sommergibile nemico.
8 agosto 1941
La Monzambano scorta dal Pireo ai
Dardanelli la nave cisterna Tarvisio,
diretta in Mar Nero per imbarcare nafta in Romania.
14 agosto 1941
Scorta da Suda al
Pireo il piroscafo tedesco Delos,
con personale e materiali della Wehrmacht.
22 agosto 1941
Scorta i
piroscafi Miseno e Porto San Paolo, separati, da Bari a
Durazzo, con un carico di materiali vari. (Secondo un documento tedesco,
invece, in questa data la Monzambano
avrebbe scortato a Salonicco i piroscafi Pier
Luigi e Santa Fe).
1° settembre 1941
Scorta dal Pireo a
Suda il piroscafo tedesco Procida,
con materiale e personale della Wehrmacht, e più tardi nella stessa giornata
scorta da Valona a Brindisi il piroscafo Mariska.
Settembre-Inizio ottobre 1941
Compie alcune
missioni di posa di mine, tre delle quali al largo dei Dardanelli.
Su un campo minato
posato dalla Monzambano, dalla Calatafimi e dal posamine tedesco Bulgaria nel settembre 1941, al largo
dell’isola turca di Tenedo, andrà perduto oltre due anni più tardi (nel
novembre 1943), con tutto l’equipaggio, il sommergibile britannico Simoom, il
cui relitto verrà localizzato soltanto nel 2016.
3 ottobre 1941
A mezzogiorno la Monzambano parte da Salonicco di scorta
alla nave cisterna Torcello, al
piroscafo francese Teophile Gautier
(carico di farina diretta ad Atene, altre provviste e vestiario per la
Kriegsmarine e materiali da costruzione: bloccato al Pireo nel giugno 1940,
trasferitosi a Beirut nel settembre dello stesso anno e da qui fuggito a
Salonicco nel giugno 1941, in seguito all’invasione britannica del Libano, ha
iniziato il viaggio in più tappe che dovrà riportarlo in Francia, a Marsiglia;
secondo alcune fonti nome e contrassegni di nazionalità sono stati dipinti
sullo scafo in modo da risultare visibili) ed al tedesco Delos (successivamente separatosi dal convoglio), diretti al Pireo,
insieme alla Calatafimi ed alla più
moderna torpediniera Aldebaran.
4 ottobre 1941
Alle 17.54 il
sommergibile britannico Talisman (capitano
di corvetta Michael Willmott) avvista il convoglio, mentre questo transita
attraverso il canale di Doro (dopo aver doppiato il capo di Cavo d’Oro,
nell’Eubea meridionale) verso il canale di Zea con rotta sudest, in posizione
37°48’ N e 24°29’ E. Willmott identifica la nave più grande del convoglio (il Teophile Gautier) come un grosso
piroscafo a due fumaioli di circa 9000 tsl, somigliante al francese Sphinx (più precisamente: “un transatlantico a due fumaioli di circa
9000 tsl, poppa ad incrociatore, verniciato in bianco o grigio chiaro con
tricolore dipinto sulla murata. Non è stato possibile distinguere i colori con
certezza ma si ritiene che fossero della Francia o della Romania. Macchine
alternative. Aspetto simile alla Sphinx”) ed apprezza la composizione della
scorta in tre torpediniere, una delle quali “classe Maestrale” (che in realtà è
una classe di cacciatorpediniere: si trattava, ad ogni modo, dell’Aldebaran, considerata l’effettiva
somiglianza del profilo delle torpediniere classe Spica con quello dei più
grandi cacciatorpediniere classe Maestrale). La Torcello viene identificata come una “piccola nave cisterna o
mercantile costiero”. Le navi dell’Asse procedono a 10 nodi su rotta 225°. Le
condizioni sono favorevoli per un attacco: non ci sono aerei in vista, ed il
sole sta tramontando. Il mare è leggermente mosso, con vento forza 4 da nord-nordovest.
Il sommergibile si avvicina
a quattro nodi per attaccare ed assume rotta 218°, in modo che questa formi un
angolo di 85° con quella seguita dal convoglio; il comandante britannico decide
di attaccare il Teophile Gautier,
nave più grande del convoglio, ma la torpediniera che protegge il lato di
dritta del convoglio punta proprio sul Talisman,
costringendolo a scendere in profondità e passando proprio sulla sua verticale
senza apparentemente accorgersi della sua presenza (secondo alcune fonti,
infatti, nessuna delle tre torpediniere che scortavano questo convoglio era
munita di strumentazioni per l’individuazione di sommergibili; un documento
tedesco, tuttavia, afferma invece che alle 18.40 la Monzambano avrebbe segnalato un sommergibile in posizione 37°45’ N
e 24°35’ E – però questo documento indica il siluramento del Gautier come avvenuto alle 19, cioè
venti minuti dopo l’orario che risulta dagli altri documenti italiani e
britannici). Tornato successivamente a quota periscopica, il Talisman si trova a dover lanciare
contro la poppa del piroscafo francese, essendo frattanto “slittato” a poppavia
del convoglio; con l’angolo di lancio in rapida diminuzione, Wilmott decide di
lanciare subito quattro siluri, ad intervalli di dieci secondi, da 915 metri di
distanza, mentre il Talisman sta
ancora oscillando verso dritta. Sono le 18.35; subito dopo il lancio, il
sommergibile scende a 65 metri di profondità. Willmott ha calcolato che i
siluri impiegheranno 55 secondi per raggiungere il bersaglio.
Alle 18.37 (o 18.40)
il Teophile Gautier viene colpito da
una delle armi a poppa dritta.
La Monzambano contrattacca immediatamente,
portandosi sulla verticale del sommergibile e bombardandolo per un’ora e mezza
con il lancio di 29 bombe di profondità, attacco che i britannici giudicheranno
“pesante e piuttosto accurato”. Alla
fine, la Monzambano avverte quattro
forti esplosioni subacquee ed avvista una grande chiazza di nafta in
superficie, il che induce il suo comandante a ritenere di aver molto
probabilmente affondato il sommergibile nemico (secondo un documento tedesco,
la Monzambano avrebbe anche
recuperato alcuni “rottami di piccole
dimensioni” a prova dell’avvenuto affondamento); l’indomani alcuni aerei
inviati a controllare la zona vi avvisteranno a loro volta due vaste chiazze di
nafta. In realtà, tuttavia, il Talisman
non è stato affondato, e non ha anzi subito danni.
Intanto, il Theophile Gautier ha fermato le macchine subito dopo il siluramento, ed il
suo comandante, capitano Hontarrede, ha dato l’ordine di abbandonare la nave;
poco dopo, tuttavia, viene dato un contrordine e si cerca di rimettere in
funzione le macchine, ma si riesce a farlo soltanto con la motrice di dritta.
Considerata anche l’estrema gravità dei danni causati dallo scoppio del siluro,
e l’impossibilità di portare la nave ad incagliare su bassifondali in tempi
ragionevoli, Hontarrede ripete allora l’ordine di abbandonare la nave. Alle
18.45 i feriti vengono imbarcati sulle lance, ed alle 19 gli ultimi membri
dell’equipaggio abbandonano la nave mentre il mare inizia ad allagare i ponti
poppieri. Alle 19.20 il Theopile Gautier
affonda di poppa in posizione 37°51’ N e 24°35’ E (o 37°44’ N e 24°23’ E, o
37°45’ N e 24°35’ E, tra le isole di Evia e Kea), otto miglia ad est o nordest
dell’isola di Kea, al largo di Eubea ed otto miglia a nord dell’isola di Jura.
Terminata la caccia,
la Monzambano trae in salvo i
naufraghi del Teophile Gautier, tra
cui anche l’addetto navale francese (su 109 persone a bordo, 18 sono scomparse,
in massima parte marinai che al momento del siluramento stavano cenando in un
locale vicino al punto d’impatto del siluro; altre quindici sono ferite, due
delle quali moriranno in seguito), dopo di che il convoglio riprende la
navigazione.
Alle 21.55 il Talisman, avendo ormai esaurito la
carica delle batterie, torna in superficie per ricaricarle; non ci sono più
navi in vista.
5 ottobre 1941
La Monzambano ed il resto del convoglio
raggiungono il Pireo, dove vengono sbarcati anche i naufraghi del Teophile Gautier, che saranno poi rimpatriati.
13 ottobre 1941
Monzambano e Solferino scortano
le motonavi Città di Alessandria e Città di Savona ed il
piroscafo Re Alessandro dal
Pireo a Candia.
14 ottobre 1941
Monzambano e Solferino scortano Città di Alessandria, Città di Savona e Re Alessandro di ritorno da Candia al
Pireo.
16 ottobre 1941
Monzambano e Solferino scortano
dal Pireo ad Iraklion i piroscafi Aventino e Re Alessandro.
17 ottobre 1941
Monzambano, Solferino e Barletta scortano Aventino, Re Alessandro e
Città di Alessandria da Iraklion al
Pireo.
19 ottobre 1941
Nel pomeriggio la Monzambano salpa dal Pireo alla volta di
Candia (Heraklion, nell’isola di Creta; altra fonte parla invece di Suda) insieme
alle torpediniere Lupo (capitano
di fregata Francesco Mimbelli, caposcorta) ed Altair (capitano di fregata Paolo Cardinali) ed
all’incrociatore ausiliario Barletta,
scortando un convoglio formato dalle motonavi italiane Città di Agrigento e Città di Marsala, dal piroscafo
italiano Tagliamento e dal
piroscafo tedesco Salzburg. Il
convoglio, originariamente proveniente da Patrasso, trasporta truppe e
materiali vari, sia italiani che tedeschi.
Alle 19.28, mentre il
convoglio si trova all’altezza dell’isola di San Giorgio (ad ovest di tale
isola, nel Golfo di Atene), l’Altair,
che si trova sul lato sinistro della formazione (e precisamente a tre miglia
per 320° dall’isola di San Giorgio, in posizione 35°45’ N e 23°52’ E o 37°22’ N
e 23°52’ E, tre miglia a sudovest di Gaidaro), urta una mina che le asporta di
netto la prua, lasciandola immobilizzata e con incendi a bordo.
A prestare
assistenza alla torpediniera danneggiata è la Lupo, che ordina al contempo al convoglio di proseguire verso
Candia con la scorta di Monzambano
e Barletta. (Secondo un’altra fonte,
probabilmente erronea, anche Monzambano
e Barletta sarebbero rimaste ad
assistere nei tentativi di rimorchio dell’Altair).
Successivamente la
scorta viene rinforzata dal cacciatorpediniere Quintino Sella, inviato da Marisudest per rimpiazzare Lupo ed Altair; il convoglio raggiungerà Candia senza ulteriori danni,
mentre l’Altair, nonostante
l’assistenza prestata dalla Lupo e da
un’altra torpediniera, l’Aldebaran
(più tardi saltata a sua volta su una mina), affonderà dopo alcune ore di
agonia.
21 ottobre 1941
Monzambano e Solferino
scortano le navi cisterna Cerere e Dora C. ed il piroscafo Burgas da Salonicco al Pireo.
22 ottobre 1941
La Monzambano, l’incrociatore ausiliario Barletta ed il cacciatorpediniere Quintino Sella scortano da Candia al
Pireo le motonavi Città di Agrigento
e Città di Marsala ed il
piroscafo Triton Maris.
23 ottobre 1941
La Monzambano e la più moderna torpediniera
Lupo scortano i piroscafi Pier Luigi, Artemis Pitta e Burgos
dal Pireo a Salonicco.
31 ottobre 1941
Monzambano e Castelfidardo scortano
da Salonicco ai Dardanelli la nave cisterna Torcello, diretta in Mar Nero.
2 novembre 1941
Monzambano e Castelfidardo assumono
al largo dei Dardanelli la scorta del piroscafo cisterna Tampico, proveniente dal Mar Nero con un
carico di 4000 tonnellate di nafta romena e diretto al Pireo. La Tampico esce dalle acque territoriali
della Turchia alle 13.30, proseguendo la navigazione sotto la scorta delle due
torpediniere.
3 novembre 1941
Alle 9.45 il
sommergibile britannico Proteus (capitano
di corvetta Philip Stewart Francis), in agguato a tre miglia per 190° (cioè a
sud) dall’isola di Mandili, avvista la Tampico
– identificata come una nave da carico di 5000 tsl, a causa del suo fumaiolo in
posizione centrale anziché a poppa come sulla maggior parte delle navi cisterna
– e le due torpediniere di scorta (identificate come “torpediniere o
cacciatorpediniere”), che procedono su rotta 190° attraverso il Canale di Doro,
con la protezione di un aereo. (Secondo una fonte, il Proteus avrebbe localizzato il piccolo convoglio sul proprio
schermo radar già la notte precedente, mentre si trovava in superficie per
ricaricare le batterie: dopo aver ottenuto su rilevamento 85° un contatto radar
identificato come un convoglio di 2-3 navi, il comandante britannico aveva
deciso di pedinarle restando in superficie, continuando a ricaricare le
batterie. Per tutta la notte il Proteus
seguì il convoglio tenendosi a distanza di sicurezza; poco prima dell’alba, ad
est di Andros, si avvicinò fino a riuscire ad avvertire il rumore delle
macchine delle navi italiane. A questo punto Francis decise di immergersi e
sorpassare il convoglio, per poi attenderlo al varco ed attaccarlo sullo sfondo
del sole che sorgeva). Alle 10 Francis stima la nuova rotta del bersaglio come
235°; il sommergibile si porta a proravia del convoglio, dopo di che attende
che questo si avvicini. Una delle due torpediniere passa a poca distanza dal
sommergibile, destando a bordo una certa inquietudine, ma non accade niente;
alle 10.25, infine, il Proteus lancia
tre siluri contro la Tampico da una
distanza di 915 metri.
Poco più tardi (alle
10.37 secondo l’orario italiano, mentre secondo il giornale di bordo del Proteus sarebbero trascorsi soltanto 48
secondi dal lancio), poco dopo il superamento del Canale di Doro, uno dei
siluri colpisce la Tampico in
posizione 37°53’ N e 24°30’ E (ad est dell’isola di Andros, tre miglia a sud
dell’isola di Mandili nel Golfo di Atene e 50 miglia a sudest di Atene). Il Proteus, intanto, scende a 54 (o 61)
metri di profondità e passa in modalità silenziosa, nel tentativo di non farsi
individuare dalla scorta, ritirandosi verso est.
A partire dalle 10.28
(secondo l’orario britannico, con evidente discrepanza di alcuni minuti) Monzambano e Castelfidardo danno la caccia al sommergibile con il lancio di 26
bombe di profondità, delle quali le prime sei risultano “spiacevolmente vicine”
per il comandante britannico, scuotendo violentemente il sommergibile, facendo
cadere gli oggetti non assicurati e rompendo stoviglie; le torpediniere
ritengono di averlo affondato, ma in realtà il Proteus si è allontanato senza danni di rilievo (secondo Peter
Dornan, “il contrattacco fu accurato e
pericolosamente vicino, ma in realtà arrecò pochi danni al Proteus. Dopo
qualche tempo, il martellamento delle bombe di profondità diminuì e le navi
della scorta si spostarono più lontano”).
Terminata la caccia,
le due torpediniere si recano in soccorso della Tampico, che galleggia ancora; mentre la Castelfidardo cerca per due volte di prenderla a rimorchio,
la Monzambano gira intorno
alle due navi per proteggerle, insieme a due aerei, ma entrambi i tentativi
vengono frustrati dalla rottura dei cavi di rimorchio.
Alle 13.05, intanto,
il Proteus è tornato a quota
periscopica (a circa cinque miglia di distanza): Francis può così osservare che
la sua vittima è ancora a galla, sebbene immobilizzata e bassa sull’acqua, e
che una delle torpediniere (la Castelfidardo)
sembra intenta a prenderla a rimorchio, mentre l’altra (la Monzambano) le gira intorno ad alta velocità e due aerei girano in
cerchio sulla loro verticale.
Alle 14, dopo la
prima rottura del cavo di rimorchio, il Proteus vede che entrambe le torpediniere, insieme a quattro aerei,
si sono messe a girare intorno alla Tampico:
Francis decide allora di avvicinarsi per finire la Tampico, ma durante l’avvicinamento il sommergibile viene
localizzato e nuovamente bombardato con altre 16 cariche di profondità, delle
quali le prime 3-4 esplodono molto vicine, costringendolo a scendere in
profondità e rinunciare ad attaccare una volta per tutte.
Successivamente
giungono sul posto anche la torpediniera Cassiopea, mandata da Marisudest a rafforzare la scorta, ed il
potente rimorchiatore Ardenza:
quest’ultimo riesce finalmente prendere a rimorchio la Tampico.
Monzambano e Castelfidardo, ormai
a corto di carburante, vengono sostituite nella scorta dalla Cassiopea e dalla
torpediniera Lira, cui poi si
uniscono anche il MAS 538 e
le vedette tedesche 11 V 1 e 11 V 4.
Secondo una fonte, il
siluramento della Tampico da parte
del Proteus costituirebbe il primo
attacco effettuato da un sommergibile con l’ausilio del radar.
4 novembre 1941
La Tampico e la sua scorta giungono al
Pireo all’una di notte.
La Monzambano in bacino di carenaggio, in una foto dell’11 dicembre 1941 (foto Aldo Fraccaroli, via Coll. Luigi Accorsi e www.associazione-venus.it) |
6 febbraio 1942
Monzambano, Barletta e la
torpediniera Cassiopea scortano le
motonavi Città di Alessandria e Città di Savona ed il piroscafo
tedesco Santa Fe da Suda al
Pireo.
10 febbraio 1942
Monzambano, Lupo ed il posamine
ausiliario tedesco Drache scortano
dal Pireo a Suda Città di Agrigento, Città di Alessandria, Città di Savona e Santa Fe.
13 febbraio 1942
Monzambano, Lupo e Drache scortano Città di Agrigento, Città di
Alessandria, Città di Savona e Santa Fe da Suda al Pireo.
17 febbraio 1942
La Monzambano scorta i piroscafi Annibale e Volodda dal Pireo a Kavaliani.
25 febbraio 1942
Monzambano, Castelfidardo e Drache salpano dal Pireo per scortare a
Suda Città di Agrigento, Città di Alessandria, Città di Savona e Santa Fe (convoglio «Siena»).
26 febbraio 1942
Alle 11.43 il
sommergibile britannico Turbulent (capitano
di fregata John Wallace Linton) avvista il convoglio di cui fa parte la Monzambano nel Golfo di Suda (circa 20
miglia a nordovest di Suda; per altra fonte, una decina di miglia a nordest
della baia di Suda). Il Turbulent è
stato preavvisato dell’arrivo del convoglio, e sin dalle otto del mattino ha
avvistato tre pescherecci antisommergibili in uscita dalla baia di Suda e
diretti verso nord, che Linton ha ritenuto – a ragione – essere diretti
incontro al convoglio: si tratta delle vedette tedesche 12 V 6, 12 V 7 e 12 V 4.
Linton apprezza la composizione del convoglio come tre mercantili di 3000, 5000
e 6000 tsl, scortati da quattro cacciatorpediniere e quattro pescherecci armati
oltre che da diversi aerei.
Il Turbulent inizia la manovra di
attacco, ma alle 12.54 (in posizione 35°35’ N e 24°18’ E), prima di poter
lanciare i siluri, viene localizzato dalla 12 V 4, che lo attacca con quattro bombe di profondità,
provocandogli alcuni leggeri danni per via della vicinanza degli scoppi.
L’attacco costringe il sommergibile a scendere in profondità, rinunciando ad
attaccare; la scorta prosegue nella caccia, lanciando in tutto una ventina di
cariche di profondità, ma il Turbulent riesce
ad allontanarsi senza subire altri danni.
Due ore dopo, alle
14.15, il convoglio giunge a Suda.
(Secondo altra fonte,
probabilmente erronea, alle 12.15 il Turbulent
avrebbe lanciato alcuni siluri contro il convoglio nel Golfo di Suda – più
precisamente, una ventina di miglia a nordovest di Suda –, pur senza colpire).
2 marzo 1942
Monzambano, Barletta, Castelfidardo e Drache scortano Città di Agrigento, Città di Alessandria, Città di Savona e Santa Fe da Suda al Pireo.
5 marzo 1942
La Monzambano scorta la cisterna militare Devoli da Samo a Patrasso.
14 marzo 1942
Monzambano, Sirio, Brindisi e Drache scortano Città di Agrigento, Città di Alessandria e Città di Savona dal Pireo a Suda.
17 marzo 1942
Monzambano, Sirio, Brindisi e Drache scortano Città di Agrigento, Città di Alessandria, Città di Savona ed il piroscafo
tedesco Arcadia da Suda al
Pireo.
29 marzo 1942
La Monzambano scorta il piroscado Audace da Kalkis al Pireo.
3 aprile 1942
Monzambano, Calatafimi e Brindisi, insieme a tre motovedette
tedesche, scortano dal Pireo a Suda le motonavi Città di Agrigento, Città
di Alessandria e Città di
Savona, i piroscafi Delos (tedesco)
e Teseo e la nave
cisterna Elli.
6 aprile 1942
Monzambano, Calatafimi e Brindisi scortano Città di Agrigento, Città
di Alessandria, Città di Savona
e Delos da Suda al Pireo.
10 aprile 1942
Monzambano, Calatafimi e Brindisi scortano le stesse quattro
navi dal Pireo a Suda.
22 aprile 1942
Monzambano, Calatafimi, Brindisi ed una motovedetta tedesca
scortano Città di Agrigento, Città di Alessandria e Città di Savona da Suda al Pireo.
28 aprile 1942
Monzambano, Calatafimi e Brindisi scortano Città di Agrigento, Città di Savona e Delos dal Pireo ad Iraklion.
2 maggio 1942
Monzambano, Calatafimi e Brindisi, insieme a due motovedette
tedesche, scortano Città di Agrigento, Città di Savona, Delos e Santa Fe da Iraklion al Pireo.
17 giugno 1942
Monzambano, Calatafimi, Sirio e Barletta scortano Città
di Savona, Città di Alessandria
ed i piroscafi Tagliamento, Re Alessandro e Santa Fe dal Pireo ad Iraklion.
20 giugno 1942
Monzambano, Calatafimi e Barletta, insieme a due motovedette
tedesche, scortano Città di Savona, Città di Alessandria, Città di Agrigento, Re Alessandro e Santa Fe da Iraklion al Pireo.
4 luglio 1942
Monzambano e Sirio,
insieme a due motovedette tedesche, scortano Città di Agrigento, Città
di Alessandria, Città di Savona, Re Alessandro, Delos e Santa Fe dal
Pireo ad Iraklion.
9 luglio 1942
Monzambano e Barletta scortano
da Suda al Pireo la pirocisterna Alberto
Fassio ed i piroscafi Re
Alessandro, Monstella e Pier Luigi.
15 luglio 1942
La Monzambano e la più moderna
torpediniera Libra scortarono
dal Pireo ai Dardanelli il piroscafo Alba
Julia e le navi cisterna Albaro e Celeno.
18 luglio 1942
La Monzambano scorta i piroscafi Potestas ed Adriana da Salonicco al Pireo.
La Monzambano al Pireo in una foto scattata da Aldo Fraccaroli il 22
luglio 1942 (Coll. Luigi Accorsi, via www.associazione-venus.it)
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28 luglio 1942
La Monzambano salpa da Brindisi alle 18.30
per scortare a Tobruk, via Suda, le motozattere MZ 703, MZ 705, MZ 734, MZ 742, MZ 748 e MZ 751 (aventi a bordo in tutto 394
tonnellate di rifornimenti tra cui 10 carri armati, 8 autoblindo, 6 automezzi,
36 carrelli automotori, 60 tonnellate di munizioni e 30 tonnellate di materiali
vari, nonché 26 militari dell’Esercito), in viaggio di trasferimento in Libia.
31 luglio 1942
Dopo aver sostato a
Suda (e compiuto anche diverse altre soste durante la navigazione da Brindisi),
il convoglietto riparte alle 23.30 per Tobruk con l’aggiunta del piroscafo Albachiara, proveniente dal Pireo.
2 agosto 1942
Il convoglietto
giunge a Tobruk alle 18.
6 agosto 1942
La Monzambano, la Calatafimi, l’incrociatore ausiliario Barletta (caposcorta, capitano di fregata Luigi Ciani) ed il
cacciasommergibili tedesco UJ 2106
partono da Suda per scortare al Pireo un convoglio formato dai piroscafi
italiani Cagliari e Pier Luigi, dalla nave cisterna Elly e dal piroscafo tedesco Wachtfels (scarico, giunto a Suda da
Bengasi il 1° agosto, ivi rimasto in attesa di ordini e poi aggregato al convoglio
su iniziativa del locale Comando tedesco). Il convoglio, proveniente da
Iraklion, si riunisce alle otto di sera del 6 agosto davanti a Suda, ed inizia
la navigazione verso il Pireo in formazione a doppia colonna, con una velocità
di sette nodi. Nel tratto iniziale della navigazione fa parte del convoglio
anche la piccola nave cisterna Abruzzi
(proveniente anch’essa da Iraklion), che però in un punto prestabilito se ne
separa per raggiungere Suda.
La Monzambano riferisce al Barletta che il Wachtfels può raggiungere una velocità di 12-13 nodi, il che induce
il caposcorta a disporre che all’alba il convoglio assuma la formazione in
linea di fronte, con il Wachtfels a
poppavia della nave centrale. Mancando segnalatori sui mercantili, il Barletta deve randeggiarli uno per uno
per comunicare a ciascuno di essi l’ordine relativo alla formazione da assumere
all’alba; al Wachtfels ordina di
zigzagare entro la fascia delle tre navi prodiere, mentre Monzambano e Calatafimi
ricevono ordine di posizionarsi sui lati del convoglio. Il Barletta apre la formazione, l’UJ
2106 la chiude.
7 agosto 1942
Alle 00.45 il
caposcorta viene informato della presenza di un sommergibile nemico a nordest
di Zea, informazione che comunica ai mercantili affinché stiano più attenti.
Alle 6.40, in
posizione 36°54’ N e 24°05’ E, il sommergibile britannico Proteus (capitano di corvetta Robert Love Alexander) avvista un
grosso mercantile su rilevamento 150°, a dieci miglia di distanza, e manovra
per portarsi all’attacco: ben presto Alexander si rende conto che la nave fa
parte di un convoglio. Si tratta del convoglio di cui fa parte anche la Monzambano.
Alle 7.21, al largo
di Creta, il Proteus lancia quattro
siluri contro il mercantile più grande, il Wachtfels,
da una distanza di tremila metri: due delle armi vanno a segno, colpendo il
piroscafo tedesco a poppa sinistra (alle 7.35, secondo fonti italiane, con
discrepanza di diversi minuti rispetto al giornale di bordo del Proteus), mentre il Barletta evita gli altri due con pronta contromanovra.
In pochi minuti, il Wachtfels affonda di poppa in posizione
36°55’ N e 24°10’ E, una decina di miglia a nordovest di Milo. Il Proteus, che subito dopo il lancio è
sceso in profondità, viene sottoposto a contrattacco col lancio di 16 bombe di
profondità, nessuna delle quali, tuttavia, esplode vicino; può tornare a quota
periscopica alle 9.30, notando il Barletta
fermo nella posizione in cui è avvenuto l’attacco.
24 agosto 1942
La Monzambano scorta dal Pireo a Suda i
piroscafi Addis Abeba, Orsolina Bottiglieri e Corso Fougier.
31 agosto 1942
Alle 9.30 la Monzambano (tenente di vascello
Attilio Gamaleri, caposcorta) salpa da Suda insieme alla similare Calatafimi (tenente di vascello
Giuseppe Brignole) ed alla più moderna torpediniera Cassiopea per scortare in Libia il piroscafo Bottiglieri (diretto a Bengasi) e le navi cisterna Abruzzi e Picci Fassio (provenienti da Taranto e dirette a Tobruk). Il
convoglio procede a modesta velocità, solo sette nodi; Abruzzi e Picci Fassio
trasportano rispettivamente 484 e 2945 tonnellate di benzina, mentre sul Bottiglieri si trovano 1300 tonnellate
di cemento.
Già dal 28-29 agosto,
però, il servizio di decrittazione britannico “ULTRA”, sulla scorta dei
messaggi intercettati e decifrati, ha potuto informare i comandi britannici che
le due cisterne dovevano lasciare il Pireo alle 22 del 29 per Tobruk, unendosi
alle 18 del 30 con il Bottiglieri in
navigazione da Suda a Bengasi. I britannici conoscono anche la scorta che
dev’essere assegnata alle due petroliere. Il 31 agosto “ULTRA” precisa che
anche Fassio ed Abruzzi devono partire da Suda il
mattino del 31, e quando il convoglio, accortosi di essere stato avvistato
dai ricognitori, compie una momentanea inversione di rotta per poi riprendere
la navigazione, anche i messaggi relativi a tale provvedimento vengono
intercettati, decifrati e portati a conoscenza dei comandi britannici. Nella
notte del 31 vi è un primo attacco aereo, ma nessuna nave viene colpita.
Dopo la perdita, il
giorno precedente, della pirocisterna Sanandrea carica
di carburante, e le conseguenti critiche, il Servizio Informazioni e Sicurezza
(SIS) – il servizio segreto della Regia Marina – si è sua volta messo al lavoro
per intercettare e decifrare i messaggi britannici riguardanti gli attacchi che
verranno lanciati contro il convoglio Abruzzi-Fassio, in modo da poterlo avvertire e
prendere le necessarie contromisure: in una “battaglia” tra decrittatori
britannici ed italiani, tre messaggi d’avvertimento PAPA (Precedenza Assoluta
sulle Precedenze Assolute) vengono inviati al convoglio per avvertirlo del
pericolo imminente, ma non sarà sufficiente.
1° settembre 1942
Alle 19.30 il
convoglio sta procedendo con i tre mercantili in linea di fronte, preceduti
dalla Calatafimi e
fiancheggiati da Monzambano e Cassiopea sui lati, oltre che
sorvolato da una scorta aerea composta da velivoli della Regia Aeronautica e
della Luftwaffe, quando si verifica un primo attacco aereo da parte di tre
bombardieri Consolidated B-24 “Liberator” della USAAF che sganciano il loro
carico da alta quota. L’Abruzzi viene
danneggiata non gravemente da alcune bombe cadute vicine (per altra fonte,
probabilmente erronea, viene colpita da una bomba) e viene abbandonata
dall’equipaggio; dato che rimane a galla, sebbene ferma, il comandante Gamaleri
della Monzambano rimanda a
bordo il suo equipaggio, ma, nel dubbio che la piccola cisterna abbia subito
danni più gravi di quel che possa sembrare, ordina anche alla Calatafimi di prenderla a rimorchio. I
cavi di rimorchio, tuttavia, si rompono subito; considerato che l’Abruzzi è una modesta nave con a
bordo un carico piuttosto ridotto, si decide a questo punto di evacuarla e
lasciarla alla deriva, in modo da non sguarnire la scorta della più grande, ed
ancora intatta, Picci Fassio (l’Abruzzi verrà successivamente
raggiunta da rimorchiatori inviati da Bengasi e portata ad incagliare presso
Ras Hilal, venendo scaricata e successivamente riparata). La Calatafimi recupera pertanto
l’equipaggio dell’Abruzzi e torna a
scortare la Picci Fassio verso
Tobruk insieme alla Monzambano,
mentre Bottiglieri e Cassiopea, separatisi dal resto del
convoglio, si avviano verso Bengasi.
2 settembre 1942
Alle 00.30 ha inizio
un nuovo attacco aereo: questa volta si tratta di una dozzina di aerosiluranti
Vickers Wellington. Di nuovo dietro l’attacco c’è la longa manus di ULTRA, che stavolta ha intercettato un
messaggio della Luftwaffe inviato alle 15 del 1° settembre, nel quale si
precisava la rotta che il convoglio avrebbe dovuto seguire il giorno
successivo. Alle 00.35 si accende, molto di poppa al convoglio ed alla sua
dritta, un primo bengala gettato dagli aerei nemici, poi altri fuochi
indicatori si accendono a dritta, a sinistra ed a proravia del convoglio: le
navi italiane sono ora completamente circondate dai bengala, che hanno
delimitato il convoglio per renderlo facilmente individuabile agli
aerosiluranti.
Il comandante
Gamaleri descriverà così la prima fase dell’attacco nel suo rapporto: «Ore 00.35 – Viene lanciato in mare sulla
dritta e molto di poppa al convoglio un primo fuoco indicatore; successivamente
altri fuochi indicatori vengono lanciati sulla dritta, sulla sinistra e di
prora tanto da desumere esser stato il convoglio sicuramente delimitato.
Velivoli per oltre un’ora sorvolano il convoglio e le due torpediniere».
Gli aerei sorvolano
per più di un’ora il convoglio, attaccando ripetutamente ma senza risultato,
finché all’1.55 la Picci Fassio
viene raggiunta da un siluro a dritta; le 2945 tonnellate di carburante che ne
costituiscono il carico esplodono, provocando il distacco della poppa (nel
rapporto del comandante Gamaleri: «Ore
01.55 – La cisterna Fassio è colpita da siluro sul fianco dritto. Viene notata
una forte esplosione ed una altissima colonna d’acqua e di fumo. Al momento
dello scoppio la cisterna ha la prora circa sulla scia della luna»).
Gli aerei –
apparentemente tre – continuano a sorvolare Monzambano e Calatafimi,
che manovrano a tutta forza per non essere colpite («I velivoli presumibilmente in numero di tre continuarono a sorvolare le
due torpediniere che evoluiscono a forte andatura mantenendosi opportunamente
distanziate nella scia della luna»).
Alle 2.30 la Picci Fassio affonda nel punto
33°26’ N e 22°41’ E, trenta miglia a nord di Derna. Dei 33 membri del suo
equipaggio, tredici perdono la vita; i venti superstiti vengono raccolti
dalla Monzambano, che rientra
poi a Suda insieme alla Calatafimi.
L’allora capitano di
vascello Aldo Cocchia, veterano delle scorte ai convogli sulle rotte
nordafricane, avrebbe così ricordato, in tono piuttosto polemico, la vicenda di
questo convoglio nelle sue memorie: “…solo
dopo molte dolorose esperienze si rinunciò alla rigida suddivisione tra
cacciatorpediniere di squadra e di scorta, e le unità leggere (dislocamenti fra
le 600 e le 2000 tonnellate) furono, senza distinzione, impiegate tutte per i
convogli, ma mai secondo turni esatti e ben stabiliti. Anche quando le “alte
sfere” capirono l’importanza delle scorte, anche allora si cercava di
risparmiare il più possibile quei cacciatorpediniere che avrebbero dovuto accompagnare
le grosse navi in caso di uscita in mare per combattimento, e avveniva perciò
non di rado che convogli, anche di una certa importanza, diretti in Africa
fossero scortati da vecchie siluranti quasi prive di valore bellico. Ricordo
sempre un convoglio partito dal Pireo per Tobruk nel settembre del ’42. Era
costituito da un piroscafo e da una petroliera [in realtà, come si è visto,
un piroscafo e due petroliere] scortati
dal Monzambano e dal Calatafimi, vecchie torpediniere del ’21 quasi disarmate.
A bordo delle due siluranti non c’era nessun ufficiale in servizio parzialmente
[?] effettivo e quelli di complemento
presenti erano in numero del tutto insufficiente ai bisogni di una difficile
navigazione in guerra. Il convoglio fu regolarmente ed ininterrottamente
attaccato da aerei nemici e la navigazione ebbe il suo inevitabile epilogo: due
piroscafi perduti [in realtà, come visto, solo la Picci Fassio fu affondata, mentre l’Abruzzi poté essere rimorchiata in salvo]”.
5 settembre 1942
Scorta i
piroscafi Silvia e Versilia dal Pireo a San Nicola (Creta).
Altre immagini della Monzambano al Pireo nell’estate 1942 (foto Aldo Fraccaroli, via
Coll. Domenico Jacono e www.associazione-venus.it)
29 settembre 1942
La Monzambano ed il posamine ausiliario
tedesco Bulgaria scortano dal
Pireo a Suda Città di Alessandria e
Città di Savona.
2 ottobre 1942
Monzambano e Bulgaria scortano Città di Alessandria e Città di Savona da Suda al Pireo.
13 ottobre 1942
La Monzambano e la similare Solferino scortano Re Alessandro, Città di
Alessandria e Città di
Savona dal Pireo ad Iraklion.
14 ottobre 1942
Monzambano e Solferino scortano Re Alessandro, Città di Alessandria e Città di Savona da Iraklion al Pireo.
16 ottobre 1942
Monzambano e Solferino scortano i
piroscafi Aventino e Re Alessandro dal Pireo ad Iraklion.
17 ottobre 1942
Monzambano, Solferino e Barletta scortano Aventino, Re Alessandro e
Città di Alessandria da Iraklion al
Pireo.
21 ottobre 1942
Monzambano (caposcorta, tenente di vascello di complemento Attilio
Gamaleri) e Solferino partono da
Salonicco alle 16.10 di scorta al piccolo piroscafo tedesco Dora, alla nave cisterna italiana Cerere ed al piroscafo tedesco Burgas, diretti al Pireo.
23 ottobre 1942
Alle 19.10 il piccolo
convoglio raggiunge il Pireo.
24 ottobre 1942
Alle 5.30 (o 5.35) Monzambano e Dora ripartono dal Pireo alla volta di Tobruk, aggregati ad un
convoglio proveniente da Taranto e formato dalla nave cisterna Proserpina (carica di 4553 tonnellate di
carburante destinato all’Armata corazzata italo-tedesca in Egitto) e dalle
torpediniere Lira (tenente di
vascello Agostino Caletti) e Partenope (caposcorta,
capitano di corvetta Gustavo Lovatelli).
In mattinata, mentre
il convoglio passa ad est della Morea, la Partenope rileva un sommergibile all’ecogoniometro e gli dà la
caccia continuamente dalle 9 alle 10.15, in cooperazione con un aereo della
scorta. Dopo la seconda scarica di bombe, il sommergibile inizia a perdere
bolle d’aria, il che ne agevola l’individuazione, permettendo alla Partenope di seguirlo senza molti
problemi; ma non emerge alcun segno di un suo grave danneggiamento.
Alle 17.24 (o 17.30)
il convoglio composto da Proserpina, Dora e scorta si congiunge in mare
aperto (precisamente nel punto 36°18’ N e 23°11’ E, a sud della Grecia ed a
nord di Suda), con la motonave Tergestea, proveniente da Suda e scortata
dalla vecchia torpediniera Calatafimi (tenente
di vascello di complemento Giuseppe Brignole) e dalla moderna torpediniera di
scorta Ciclone (capitano di
corvetta Luigi Di Paola). Il convoglio così formato (Proserpina, Dora e Tergestea), denominato «TT»
(Taranto-Tobruk), prosegue con la scorta di Partenope (caposcorta), Ciclone, Lira e Calatafimi; la Monzambano, che deve eseguire un’altra missione, viene lasciata
libera dal caposcorta dopo la riunione, alle 17.45.
28 ottobre 1942
Monzambano, Bulgaria ed un
cacciasommergibili tedesco scortano da Iraklion al Pireo Città di Savona, Città di Alessandria, Pier Luigi ed il piroscafo
tedesco Thessalia.
12 novembre 1942
La Monzambano ed il cacciatorpediniere
tedesco Hermes scortano Città di Alessandria, Città di Savona, Re Alessandro ed il piroscafo
tedesco Ardena dal Pireo ad
Iraklion.
13-14 novembre 1942
Monzambano ed Hermes scortano Città di Alessandria, Città di Savona, Ardena e Re Alessandro da Iraklion al Pireo.
21 novembre 1942
Monzambano, Solferino ed il
cacciatorpediniere tedesco Hermes
scortano quattro navi mercantili da Salonicco al Pireo (tre di esse
proseguiranno poi per Iraklion, arrivandovi il 26). (Questo viaggio non compare
nella cronologia del volume USMM "La difesa del traffico con l’Albania, la
Grecia e l’Egeo").
26 novembre 1942
Monzambano e Solferino scortano
da Suda al Pireo i piroscafi Fougier, Vesta e Pier Luigi.
1942-1943
Lavori di modifica
dell’armamento: uno dei complessi binati Schneider-Armstrong 1919 da 102/45 mm
viene sbarcato e sostituito con un pezzo singolo dello stesso calibro, modello
Schneider-Armstrong 1917. Viene altresì potenziato l’armamento contraereo, con
due ulteriori mitragliere binate Breda 1935 da 20/65 mm che portano il totale
delle armi di questo calibro a dieci.
(Secondo "Navi e
marinai italiani nella seconda guerra mondiale" di Erminio Bagnasco,
invece, questi lavori avrebbero visto la sostituzione di entrambi i complessi
binati da 102/45 con altrettanti impianti singoli, riducendo così il numero di
cannoni di questo calibro da quattro a due, nonché l’eliminazione dell’impianto
lanciasiluri binato poppiero da 450 mm e l’installazione di sette mitragliere
singole Oerlikon da 20/70 mm su affusti singoli a libero puntamento). Viene
altresì applicato un nuovo schema mimetico.
La Monzambano ormeggiata alla banchina
torpediniere del Mar Piccolo a Taranto, nel maggio 1943 (sopra: Coll. Aldo
Fraccaroli, via Coll. Luigi Accorsi e www.associazione-venus.it; sotto:
g.c. STORIA militare). La nave ha ricevuto un nuovo schema mimetico; si
riconoscono alcune delle mitragliere Oerlikon da 20/70 mm, appena installate,
alzate alla massima elevazione.
11 giugno 1943
Monzambano, Castelfidardo ed il
cacciatorpediniere Turbine scortano
il piroscafo tedesco Whilhelmsburg
dal Pireo ai Dardanelli.
19 giugno 1943
Monzambano, Turbine ed un altro
cacciatorpediniere, l’Euro, scortano Donizetti, Re Alessandro ed Ardena dal
Pireo a Rodi, via Lero.
21 giugno 1943
Monzambano, Turbine ed Euro scortano Donizetti, Re Alessandro ed Ardena da Rodi al Pireo.
28 giugno 1943
Monzambano e Turbine scortano la
motonave tedesca Sinfra da Salonicco
a Rodi.
7 luglio 1943
Monzambano, Turbine (caposcorta,
capitano di corvetta Francesco De Rosa De Leo) ed i cacciasommergibili tedeschi
UJ 2102 e UJ 2104 assumono al largo dei Dardanelli la scorta della nave
cisterna Petrakis Nomikos (secondo
Uboat.net, questa nave era stata ribattezzata Wilhelmsburg, mentre il volume USMM "La difesa del traffico
con l’Albania, la Grecia e l’Egeo" la chiama ancora col nome di Petrakis Nomikos) e del piroscafo Gerda Toft, ambedue tedeschi, che devono
scortare al Pireo.
I due mercantili,
provenienti dal Mar Nero (dove la Petrakis
Nomikos ha caricato petrolio romeno, destinato alle forze tedesche in
Grecia), escono dallo stretto dei Dardanelli e incontrano le unità di scorta al
di fuori delle acque territoriali turche; vi è anche una scorta aerea, composta
da quattro velivoli.
Alle 7.30 il
convoglio è in formazione di marcia, con la Monzambano
in posizione di scorta ecogoniometrica laterale sinistra, il Turbine di scorta laterale sinistra, l’UJ 2102 di scorta ecogoniometrica
laterale dritta e l’UJ 2104 di scorta
laterale dritta; la Petrakis Nomikos
(che è dotata anch’essa di ecogoniometro ed esegue esplorazione ecogoniometrica
in base alle norme promulgate dall’Ammiraglio dell’Egeo) ed il Gerda Toft sono al centro della
formazione, in linea di fila (Petrakis
Nomikos davanti, Gerda Toft
dietro). Le navi procedono a nove nodi; il cielo è sereno ed il mare è
calmissimo, una tavola.
I comandi britannici,
tuttavia, sono al corrente del transito di questo convoglio (grazie
all’intercettazione e decifrazione di comunicazioni dell’Asse da parte
dell’organizzazione “ULTRA”), ed hanno pertanto inviato il sommergibile Rorqual (tenente di vascello Lennox
William Napier) al largo dei Dardanelli, per intercettarlo. (Secondo le memorie
del comandante del Rorqual, il
sommergibile aveva appena finito di posare un campo minato al largo di
Salonicco, quando aveva ricevuto da Beirut l’ordine di tenersi entro
ventiquattr’ore di navigazione dai Dardanelli in attesa di ulteriori
disposizioni; si era pertanto piazzato inizialmente in attesa cento miglia a
ponente degli stretti, e la notte seguente aveva ricevuto un nuovo messaggio
che gli ordinava di trovarsi davanti ai Dardanelli due giorni dopo, all’alba).
Alle 4.10 il Rorqual, in agguato a 13 miglia per 310°
dal faro di Ponente nell’isola di Tenedo, avvista due cacciatorpediniere a
quattro miglia di distanza, diretti a lento moto verso i Dardanelli: il
comandante Napier intuisce che debbano essere la scorta inviata incontro alle
due navi tedesche provenienti dal Mar Nero, di cui è stato avvertito. Alle
6.03, infatti, il Rorqual osserva dei
fumi in avvicinamento dai Dardanelli e vede i cacciatorpediniere avvicinarsi
agli stretti; alle 7.02 Napier assiste alla formazione del convoglio, che
giudica come composto da una grossa nave cisterna (la Petrakis Nomikos), i due cacciatorpediniere di prima (Monzambano e Turbine) posizionati a proravia dritta e sinistra della petroliera,
ed una “corvetta” (in realtà l’UJ 2102),
con una scorta aerea di tre velivoli, uno dei quali è precedentemente passato
sulla rotta che dovrà seguire il convoglio, perlustrando il mare circostante. Le
unità di scorta descrivono ampi zig zag, ed una di esse – che si trova al
traverso a dritta della Petrakis Nomikos
– nel corso di uno di questi zig zag, punta inavvertitamente proprio sul Rorqual, senza tuttavia localizzarlo.
Per evitare l’avvistamento o la collisione, il comandante britannico decide
allora di scendere un po’ più in profondità (15 metri) e tornare poi a quota
periscopica a poppavia della nave scorta. Così fa, ed alle 7.59 il Rorqual lancia quattro siluri contro il
convoglio, due dei quali vanno a segno alle 8.02 (per altra fonte, alle 8.07) colpendo
la Petrakis Nomikos, che si arresta e
sbanda subito sulla dritta.
Subito i velivoli
della scorta aerea lanciano alcune bombe di profondità nel tratto di mare
compreso tra la Petrakis Nomikos ed i
due cacciasommergibili tedeschi. Il caposcorta ordina al convoglio di accostare
d’urgenza a sinistra, alla Monzambano
ed all’UJ 2104 (che intanto ha
recuperato tre naufraghi della nave silurata) di proseguire scortando il Gerda Toft ed all’UJ 2102 e ad uno degli aerei di scorta di dare la caccia al
sommergibile attaccante; poi il Turbine
si avvicina alla Petrakis Nomikos per
prestarle assistenza (per altra fonte, anche la Monzambano avrebbe infruttuosamente dato la caccia al Rorqual). Per la nave cisterna non c’è
niente da fare: colpita da un siluro a prua e da un altro a poppa, sta
assumendo uno sbandamento sempre più accentuato sulla dritta ed è ormai in
procinto di affondare; impossibile tentare il rimorchio. Ammainate le
scialuppe, l’equipaggio abbandona ordinatamente la nave; ultimo a scendere
sulle lance è il comandante. Non vi è alcuna vittima: su 66 uomini di
equipaggio il Turbine ne recupera 63,
mentre gli altri tre sono già stati precedentemente raccolti dall’UJ 2104.
Alle 9.05 la Petrakis Nomikos si capovolge, con la
bandiera tedesca a riva; alle 9.25 l’UJ
2102 lancia numerose bombe di profondità contro il Rorqual, che infatti ha contato le esplosioni di 16 bombe di
profondità (che esplodono abbastanza vicine da causare qualche lieve danno alle
luci e ad alcuni impianti non vitali) subito dopo il siluramento, e poi quelle
di altre dieci (che esplodono lontane, senza causare danni) appunto alle 9.25.
Subito dopo aver lanciato, il Rorqual
è sceso in profondità a tutta forza; per sfuggire al contrattacco, il
sommergibile è costretto a scendere oltre la sua quota massima di sicurezza, 60
metri (così ridotta a causa di danni subiti in precedenza, riparati a Malta),
tanto che alcune strutture di rinforzo installate durante le precedenti
riparazioni vengono deformate. Alle 9.35 la Petrakis
Nomikos cola a picco in posizione 39°57’ N e 25°50’,5 E (o 39°55’ N e
25°50’ E, cinque miglia ad ovest o nordovest di Tenedo).
Raggiunto dal Turbine (l’UJ 2102 ed un aereo rimangono invece sul luogo dell’attacco per
continuare la caccia al sommergibile), il ricostituito convoglio prosegue verso
il Pireo. Alle 9.50 il Rorqual torna
a quota periscopica e vede il cacciasommergibili tedesco ancora intento nella
caccia, ad un paio di miglia di distanza.
8 luglio 1943
Monzambano, Turbine, Gerda Toft e UJ 2104 raggiungono il Pireo alle 7.35.
18 luglio 1943
La Monzambano e due cacciasommergibili
tedeschi scortano la nave cisterna Firus ed
il piroscafo Alba Julia dal
Pireo ai Dardanelli.
23 luglio 1943
La Monzambano e la cannoniera Camogli scortano il piroscafo Goggiam da Rodi al Pireo, via Lero.
25 luglio 1943
Monzambano ed Euro scortano il
piroscafo Re Alessandro da Rodi
a Salonicco.
8 agosto 1943
La Monzambano e l’Euro scortano il Re
Alessandro da Rodi al Pireo.
10 agosto 1943
Monzambano, Turbine, Euro ed un altro cacciatorpediniere, il Francesco Crispi, scortano dal Pireo a
Rodi Donizetti, Re Alessandro e la nave
cisterna Helli.
12 agosto 1943
Monzambano, Turbine, Euro e Crispi scortano Donizetti, Re Alessandro ed Helli da Rodi al Pireo.
Settembre 1943
A inizio settembre
1943, la Monzambano risulta
inquadrata nella XVI Squadriglia Torpediniere, alle dipendenze del Comando
Militare Marittimo della Grecia Occidentale (Marimorea, con sede a Patrasso),
insieme alle similari Castelfidardo, Calatafimi, San Martino e Solferino.
5 settembre 1943
Appena tre giorni
prima dell’annuncio dell’armistizio di Cassibile, viene emesso un ordine di
arresto nei confronti di due sottufficiali e 19 marinai della Monzambano, sospettati di dialogo col
nemico (presumibilmente membri della Resistenza greca).
8 settembre 1943
Alle 9.50 la Monzambano (capitano di corvetta Alberto
Cuomo) salpa dal Pireo diretta a Patrasso; imbarcato il pilota alle 13.15,
imbocca il Canale di Corinto alle 13.52, insieme a due piroscafi – è
probabilmente l’ultima nave italiana ad attraversare il Canale prima
dell’armistizio –, e ne esce alle 14.27, per poi raggiungere Patrasso in
serata, poche ore prima della proclamazione dell’armistizio di Cassibile.
(da www.fleetphoto.ru) |
Armistizio
Al momento della
proclamazione dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, la sera dell’8
settembre 1943, la Monzambano, al
comando del capitano di corvetta Alberto Cuomo, si trovava a Patrasso, dov’era
giunta dal Pireo alle 19 dello stesso 8 settembre scortando i piroscafi Ardena (tedesco) e Re Alessandro, carichi di truppe tedesche dirette a Zante.
A Patrasso
l’ammiraglio di divisione Giuseppe Lombardi, comandante di Marimorea, al
momento dell’annuncio era a cena con il generale Rodolfo Torresan (comandante
della 29a Divisione Fanteria "Piemonte", che presidiava la
zona di Patrasso), il generale tedesco Hellmuth Felmy (comandante del LXVIII
Corpo d’Armata della Wehrmacht, con giurisdizione sul Peloponneso ed alle cui
dipendenze era posta anche la Divisione "Piemonte": stava compiendo
da due giorni un giro d’ispezione nel settore di Patrasso) ed il capitano di
vascello tedesco Alexander Magnus (comandante dall’agosto 1943 della
Kriegsmarine in Grecia occidentale, in qualità di capo di Stato Maggiore
dell’ammiraglio Lombardi per i servizi tedeschi). Sia Lombardi che Felmy,
durante la cena, furono discretamente informati dai rispettivi sottoposti
dell’avvenuto armistizio, ma entrambi fecero finta di niente e continuarono a
mangiare e bere fino a tarda notte come se niente fosse: Lombardi perché voleva
che i comandanti tedeschi raggiungessero i loro reparti il più tardi possibile,
dando alle navi in porto il tempo per salpare e sottrarsi alla cattura e ad un
battaglione della divisione "Piemonte", impegnato in operazioni
antipartigiane, di rientrare a Patrasso per difenderla dai tedeschi; Felmy
perché voleva prendere tempo per avviare i piani già preparati per muoversi
contro l’ex alleato senza che questi sospettasse di niente.
Durante la cena (per
altra fonte, invece, già prima, in quanto avrebbe appreso dell’armistizio già
prima di cena), l’ammiraglio Lombardi riuscì ad impartire ai Comandi dipendenti
gli ordini per l’assunzione dello stato di allarme, l’approntamento alla
partenza dei piroscafi le cui caldaie erano spente e l’immediata partenza per
l’Italia di tutte le navi in grado di muovere. Nel giro di poche ore, il porto
di Patrasso si svuotò.
Secondo i programmi
prestabiliti la Monzambano sarebbe
dovuta salpare da Patrasso all’alba del 9 settembre, dopo essersi rifornita di
carburante, per scortare a Zante il piroscafo Re Alessandro, carico di truppe tedesche; tuttavia il comandante
del piroscafo, capitano Domenico Pappalardo, informò il comandante Cuomo che i
tedeschi gli impedivano di partire. Poco dopo mezzogiorno, infine, Cuomo decise
di tentare la sorte: sfidando il blocco tedesco del porto, la Monzambano riuscì ad uscire in mare
aperto, puntando decisamente verso la Puglia.
Questa è la versione
contenuta nel recente libro "Target Corinth Canal" di Platon Alexiades,
mentre il volume USMM "La Marina dall’8 settembre 1943 alla fine del
conflitto" dà una versione leggermente diversa: Re Alessandro ed Ardena,
carichi di truppe tedesche, si sarebbero trasferiti da soli da Patrasso a
Zante, dove la Monzambano li avrebbe
raggiunti verso le undici del mattino del 9 settembre, dopo essersi rifornita
di nafta a Patrasso. Siccome le truppe tedesche avevano già occupato il porto
di quell’isola, la Monzambano
proseguì verso l’Italia, facendo rotta su Taranto, in esecuzione di un ordine
di rimpatrio ricevuto in precedenza; prima di lasciare Zante, tuttavia, il
comandante Cuomo ebbe modo di parlare con il comandante del Re Alessandro, cui ordinò di tentare di
salpare o di autoaffondare la nave.
Ad ogni modo, i
tedeschi non erano intenzionati a lasciarsi sfuggire la vecchia torpediniera:
un paio d’ore dopo la partenza da Patrasso, al largo di Zante, l’equipaggio
della Monzambano avvistò quattro
aerei della Luftwaffe, bombardieri in picchiata Junkers Ju 87 “Stuka”, che si
lanciarono sulla nave italiana bombardando e mitragliando. Né le bombe né le
raffiche di mitragliatrice andarono però a segno, e la Monzambano, oltre ad uscire del tutto indenne dall’attacco, riuscì
a colpire due degli Stukas con le sue mitragliere: uno precipitò in mare dopo
che il suo equipaggio di due uomini si era lanciato col paracadute, un altro fu
visto schiantarsi contro le montagne della vicina costa. Secondo le fonti
tedesche, uno Ju 87 (anziché due come rivendicato da parte italiana) sarebbe
stato abbattuto in questa circostanza.
Essendo riuscita a
sviluppare una velocità di 25 nodi, la Monzambano
si portò fuori dalla portata di altri attacchi aerei tedeschi, ed il mattino
del 10 settembre giunse indenne a Taranto, dove nel frattempo erano arrivati anche
gli Alleati.
Una serie di immagini della Monzambano a Taranto tratte da un
filmato britannico girato il 10 settembre 1943, oggi conservato nell’archivio
dell’Imperial War Museum:
1943-1945
Durante la
cobelligeranza, la Monzambano svolge 74
missioni, in prevalenza di scorta in Mar Ionio e nelle acque della Sicilia ma
anche nelle acque di Algeria e Tunisia.
In questo periodo
(1945) è ufficiale alle armi subacquee sulla Monzambano il guardiamarina Fulvio Martini, poi divenuto famoso per
aver comandato, con il grado di ammiraglio di squadra, il SISMI tra il 1984 ed
il 1991.
2 aprile 1944
Il sottocapo S.D.T.
Alessandro Martini della Monzambano,
di 26 anni, da Taggia, muore in prigionia per malattia a Neukölln (Berlino).
Era prigioniero nello Stalag III D, assegnato all’Arbeitskommando 784 di
Berlino-Spandau; non è chiaro come sia finito prigioniero in Germania,
considerato che la Monzambano si
sottrasse alla cattura dopo l’armistizio. È possibile che si trovasse a terra a
Patrasso al momento dell’armistizio, e che sia stato qui catturato dai tedeschi
senza riuscire a tornare a bordo prima della partenza della nave; oppure che si
trovasse in licenza in Italia e sia stato qui catturato dai tedeschi. Sepolto inizialmente
a Döberitz-Elsgrund, riposa oggi nel Cimitero militare italiano d’onore di
Berlino.
18 maggio 1944
La Monzambano, insieme alla torpediniera Libra, alle torpediniere di scorta Indomito e Fortunale ed alle corvette Danaide
ed Urania, parte da Bari per scortare
ad Augusta il convoglio HA 43, formato dai mercantili britannici Crista, Fort Missanabie, Dallington
Court, Empire Lionel, Fort St. Francois, Spero, Samderwent, Thistlemur e Thistledale,
dagli statunitensi George Handley, Frank C. Emerson, James Ford Rhodes, Jonathan
Edwards e Jersey Hart, dai
norvegesi Gudvin, Liss e Marathon, dal francese Bourgogne,
dall’olandese Antonia e dalla nave
cisterna italiana Ugo Fiorelli.
(da www.kreiser.unoforum.pro) |
19 maggio 1944
Alle 17.55 il
sommergibile tedesco U 453 (tenente
di vascello Dierk Lührs) affonda con una salva di tre siluri il Fort Missanabie (in navigazione in
zavorra, al comando del capitano Charles Robert Williamson) in posizione 38°20’
N e 16°28’ E, al largo di Roccella Jonica; muoiono nell’affondamento dodici
uomini, tra cui il comandante, mentre i 48 sopravvissuti vengono recuperati
dallo Spero e dall’Urania. Si tratta in assoluto
dell’ultimo successo colto da un U-Boot tedesco in Mediterraneo. Monzambano, Urania e Danaide danno
infruttuosamente la caccia all’U 453, che dopo l’attacco è sceso in
profondità ed ha assunto rotta verso la costa (a bordo del sommergibile vengono
sentite delle esplosioni di bombe di profondità, piuttosto vicine ma non
abbastanza da causare danni, dopo circa 1-2 ore), per poi proseguire con il
convoglio ed essere rilevate nel contrattacco dai cacciatorpediniere britannici
Tenacious, Termagant e Liddesdale,
che proseguiranno poi la caccia per due giorni in cooperazione con idrovolanti
italiani ed aerei britannici decollati da Malta; il 31 maggio, infine, l’U 453
sarà affondato in posizione 38°13’ N e 16°36’ E (a nordest di Capo Spartivento).
Gravemente danneggiato dalle bombe di profondità, il sommergibile tedesco sarà
costretto all’emersione e poi finito a cannonate dai cacciatorpediniere
britannici, che prenderanno poi prigionieri 51 dei 52 uomini dell’equipaggio.
20 maggio 1944
Il resto del
convoglio giunge ad Augusta.
22 giugno 1944
Il marinaio
elettricista Anneo Serino della Monzambano,
21 anni, da Cosenza, muore in territorio metropolitano.
Dicembre 1944
Una “pink list” britannica
(lista pubblicata settimanalmente, che indicava la posizione di ciascuna unità
della Royal Navy e delle Marine alleate o cobelligeranti) dell’11 dicembre 1944 indica la Monzambano come dislocata a Taranto.
15 aprile 1945
Il marinaio
Olindo Soretti della Monzambano, 25
anni, da Rimini, muore in territorio metropolitano.
1946-1948
Per quanto usurata
dall’intensa attività bellica e gravata dall’età, la Monzambano continua a svolgere attività, sebbene a livelli minimi.
La Monzambano (a destra) a La Spezia nel 1946 con altre unità superstiti della seconda guerra mondiale: da sinistra, l’incrociatore leggero Scipione Africano, una torpediniera classe Spica, la torpediniera Orsa ed una torpediniera classe Pilo (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net) |
1946-1947
Sottoposta ad un
periodo di lavori, l’ultimo, nel quale viene ammodernato l’armamento: i due
impianti binati da 102 mm vengono sostituiti con altrettanti impianti sigoli
dello stesso calibro (per altra fonte, invece, essendo già stato eliminato un
pezzo da 102/45 nel 1942-1943, ne sarebbe stato sbarcato soltanto un altro,
riducendo il totale a due); i due impianti lanciasiluri trinati da 450 mm
vengono sbarcati e sostituiti con un impianto binato da 533 mm; vengono
eliminate due mitragliere singole da 20/70 mm e viene installata una
mitragliera contraerea binata Breda 1935 da 20/65 mm sul cielo del centralino
macchina (portando il totale delle mitragliere da 20 mm a 6; per altra fonte,
invece, le mitragliere da 20 mm sarebbero divenute dieci, di cui quattro
Scotti-Isotta Fraschini 1939 da 20/70 e sei Breda 1935 da 20/65); vengono eliminate
le due mitragliatrici da 8/80 mm e vengono installati in coperta due
lanciabombe per bombe di profondità tipo Menon. Viene anche installato un
radar.
1947
Nel trattato di pace
tra l’Italia e gli Alleati stipulato a Parigi il 10 febbraio, la Monzambano viene inclusa nell’“Elenco
delle navi che l’Italia potrà conservare” (Allegato XII). Rimane dunque alla
Marina italiana.
13 febbraio 1947
Il marinaio fuochista
Vasco Franceschi, 23 anni, da Massarosa, muore in territorio metropolitano.
15 aprile 1948
Ormai vecchia e
logorata dall’intenso servizio svolto, la Monzambano
viene posta in disarmo.
Il marinaio stabiese Vittorio
Iovino, che vi fu imbarcato per breve tempo nel 1951, avrebbe così riassunto
quel periodo: "Sul
cacciatorpediniere non c’era nulla da fare, si attendeva solo la sua
demolizione".
15 aprile 1951
Radiata dai quadri
del naviglio militare (il decreto di radiazione del presidente della Repubblica
porta la data del 21 maggio 1951) ed avviata alla demolizione.
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