L’Ugo Bassi (da www.protecsardinia.com) |
Piroscafo da carico
di 2900 tsl, 1695 tsn e 4475 tpl, lungo 99,03-102,9 metri, largo 13,28-13,77 e
pescante 6,35-7,58, con velocità di 9,5 nodi (in origine 13 nodi, secondo una
fonte). Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Tirrenia, con sede a
Napoli, ed iscritto con matricola 16 al Compartimento Marittimo di Fiume;
nominativo di chiamata ICLH.
Breve
e parziale cronologia.
19 giugno 1902
Varato come piroscafo
da carico austroungarico Duna nel
cantiere di Walker della William Dobson & Co. di Newcastle-upon-Tyne
(numero di costruzione 121).
Agosto 1902
Completato come Duna per la Reale Ungarica Società
Anonima di Navigazione Marittima «Adria» (nota internazionalmente come "Royal
Hungarian Sea Navigation Company Adria Ltd."), avente sede a Fiume,
facente all’epoca parte dell’Impero Austro-Ungarico. Registrato a Fiume con
matricola 240; caratteristiche originarie 2916 o 2899 tsl, 1799 o 1842 tsn e
4360 tpl, quattro stive con volume complessivo di 6305 metri cubi, equipaggio
di 30 uomini. Nominativo di chiamata JFDC. Ha un gemello, lo Szeged.
Nel successivo
decennio, il Duna viene impiegato
prevalentemente come piroscafo “tramp” per trasportare merci dai porti
austroungarici ad Amsterdam, ma occasionalmente compie anche viaggi fino in
Brasile.
Il Duna nell’insenatura dalmata di Prokljansee, vicino a Sebenico (g.c. Horvath Jozsef, via www.hajoregistzter.hu) |
Agosto 1914
Lo scoppio della
prima guerra mondiale sorprende il Duna,
proveniente dal Regno Unito con un carico di carbone, a Genova, dove viene
internato, essendo l’Italia neutrale. (Per altra fonte, il Duna si rifugia a Genova, porto neutrale, nell’impossibilità di
raggiungere un porto austroungarico).
24 maggio 1915
Con l’entrata in
guerra dell’Italia contro l’Impero Austro-Ungarico, il Duna viene confiscato a Genova dalle autorità italiane e
considerato preda bellica, insieme al suo carico di 975 tonnellate di carbone.
L’equipaggio ungherese viene sbarcato ed internato in un ostello del posto. Il
valore del Duna alla costruzione era
stato di 1.393.977 corone ungheresi: tra i bastimenti mercantili austroungarici
catturati dall’Italia, il Duna è
pertanto quello di maggior valore.
(Per altra fonte, la
confisca sarebbe avvenuta già il 23 maggio).
Il Duna, già sotto bandiera italiana ma ancora
con il suo vecchio nome, scarica merci a Blaye, sulla Gironda (da www.hajoregistzter.hu)
1915
Requisito dal Governo
italiano, viene affidato in gestione alle Ferrovie dello Stato.
1916
Ribattezzato Ugo Bassi (in settembre, secondo una
fonte) e trasferito al Servizio Navigazione di Stato (o Società Esercizio
Navigazione di Stato), con sede a Roma.
21 maggio 1917
Alle 17.30 l’Ugo Bassi, in navigazione da Breira
(Algeria) a Jarrow con un carico di minerale di ferro, viene attaccato in posizione
49°49’ N e 05°21’ O (al largo della penisola di Lizard, in Cornovaglia) dal
sommergibile tedesco UB 31 (tenente
di vascello Robert Bieber). Questi lancia un siluro contro l’Ugo Bassi, mancando però il bersaglio:
il siluro passa infatti a poppavia del piroscafo. Ciononostante, l’equipaggio
dell’Ugo Bassi abbandona la nave
sulle lance; dopo una ventina di minuti intervengono due piropescherecci armati
britannici, il Nodzu e l’Isabella Fowlie, che recuperano l’equipaggio dalle lance, lo riportano sull’Ugo Bassi e poi prendono a rimorchio il
piroscafo, portandolo a Mount’s Bay.
1° agosto 1918
In seguito ad evento
bellico o sinistro marittimo [non è stato possibile reperire maggiori
informazioni], l’Ugo Bassi viene
soccorso dal piropeschereccio armato britannico Cygni, che riceverà in seguito un compenso per il salvataggio del
piroscafo.
1919
La Commissione delle
Prede (presieduta dal grand’ufficiale Giuseppe Martino, con membri ordinari i
commendatori Edoardo Barbavara e Gerolamo Biscaro ed il grand’ufficiale
Francesco Afazzinghi, membri supplenti i commendatori Giuseppe Bertetti e
Giovanni Formica, commissario del Governo il grand’ufficiale Raffaele De
Notaristefani, segretario il commendator Riccardo Marcelli e vicesegretario il
cavalier Alfredo Curcio) convalida la confisca del Duna con sentenza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 28 giugno
1919. La sentenza recita: «nel giudizio
concernente il piroscafo Duna (Ugo Bassi). Udita la relazione del commissario
delegato comm. Formica sulla richiesta del commissario del Governo perchè sia pronunciata
la confisca della nave mercantile di bandiera austro-ungarica denominata Duna (Ugo
Bassi, appartenente al porto di Fiume compresa negli elenchi allegati alla nota
2 aprile 1919, n. 39775, del Ministero della marina delle navi mercantili
nemiche che allo scoppio delle ostilità si trovavano nei porti e nelle acque territoriali
del regno e delle colonie; Sentito il difensore il quale ha concluso che
piaccia alla Commissione dichiarare la illegittimità della preda e non confiscabile
della nave Duna; subordinatamente dichiarare non confiscabile detta nave perchè
deve ritenersi di nazionalità e bandiera italiana; all'uopo riaprire l'istruttoria
per procedere ai necessni accertamenti. Ancor più subordinatamente ove la
Commissione volesse pronunciare la confisca disporre perché contemporaneamente
con la stessa sentenza si provveda per gli accertamenti di cui all'art. 4 del
decreto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014;
Sentito il commissario del Governo il quale concluse per l'accoglimento della fatta richiesta salvo sempre il procedimento a termini dell’art. 4 del decreto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014; Ritenuto che con ordinanza presidenziale 8 aprile corrente, pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 10 aprile detto, è stata dichiarata chiusa l'istruttoria o con successivo, decreto presidenziale del 10 stesso mese è stata fissata la seduta odierna per la discussione della causa; Ritenuto che il sir. avv. Mario Villa nell'interesse della Società di navigazione Adria, che si afferma proprietaria del piroscafo si è costituito in giudizio per contraddire alla richiesta del Commissario del Governo Poichè il piroscafo di bandiera austro-ungarica denominato Duna (Ugo Bassi) della lunghezza di m. 99,10, laghezza 13,28, altezza metri 6,84, tonnellaggio brutto 2898,97, netto tonnellate 1798,63, è altra delle navi mercantili nemiche che, trovandosi allo scoppio delle ostilità nei porti e nelle aeque territoriali del Regno e delle colonie, sono stato poste sotto sequestro dalle locali autorità marittime a termini dell'art. 1 del decreto Luogotenenziale 30 maggio 1915, n. 814: Poichè dalle notizie comunicate dal Ministero della Marina con la nota accompagnante i suddetti elenchi e dalle relazioni preliminari testè pubblicate sui risultati delle indagini della R. Commissione istituita con decreto Luogotenenziale 15 novembre 1918, n. 1741 per accertare le violazioni del diritti delle genti commesse dal nemico, si desume la prova della insufficienza del fondo formato in base all'art. 6 del decreto Luogotenenziale 17 giugno 1915, n. 957; a pagare tutti gli indennizzi che sono dovuti in virtù dell'art. 19 del decreto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014 ai danneggiati da atti ostili del nemico contrari ai principi del diritto di guerra; Poichè è così dimostrata la legittimità della cattura e della confisca disposte con decreto 15 marzo 1919 dal Ministero dalla Marina in applicazione dell'art. 2 del citato decreto Luogotenenziale 24 iugno 1915, di tutte le navi indicate nei due elenchi con le merci che si trovavano a bordo delle navi medesime, compresa la nave Duna, al fine di destinare le somme ricavate dalla vendita delle navi e delle merci e l'importo delle indennità di assicurazione e requisizione dovute per navi affondate ad incremento del fondo per i suddetti indennizzi (…) Poiché la nave deve considerarsi di nazionalità austriaca per la sua bandiera, e quindi confiscabile; Che l'appartenenza della nave ad individui di nazionalità italiana, dovrà accertarsi ai sensi dell'art. 4 del decreto Luogotenenziale 21 giugno 1915, n. 1014, dopo la confisca ed in accoglimento dell'istanza formulata in udienza del rappresentante la Società Oriente ed accettata dal commissario del Governo; PER QUESTI MOTIVI: La Commissione delle prede dichiara legittima la cattura disposta con decreto 15 marzo 1919 del Ministero della Marina della nave mercantile austro-ungarica Duna presente alla data dello scoppio delle ostilità in uno dei porti del Regno e posta sotto sequestro a norma dell'art. I del decreto Luogotenenziale 30 maggio 1915, numnero 814, e ne pronuncia la confisca per tutti gli effetti di cui all’art. 5 del decreto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014. Ordina procedersi poi agli accertamenti di cui all'art. 4 del deereto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014. Così deciso e pubblicato nell’udienza del 15 aprile 1919, nella sede dalla Commissione delle prede, via dei Gracchi, n. 209».
Sentito il commissario del Governo il quale concluse per l'accoglimento della fatta richiesta salvo sempre il procedimento a termini dell’art. 4 del decreto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014; Ritenuto che con ordinanza presidenziale 8 aprile corrente, pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 10 aprile detto, è stata dichiarata chiusa l'istruttoria o con successivo, decreto presidenziale del 10 stesso mese è stata fissata la seduta odierna per la discussione della causa; Ritenuto che il sir. avv. Mario Villa nell'interesse della Società di navigazione Adria, che si afferma proprietaria del piroscafo si è costituito in giudizio per contraddire alla richiesta del Commissario del Governo Poichè il piroscafo di bandiera austro-ungarica denominato Duna (Ugo Bassi) della lunghezza di m. 99,10, laghezza 13,28, altezza metri 6,84, tonnellaggio brutto 2898,97, netto tonnellate 1798,63, è altra delle navi mercantili nemiche che, trovandosi allo scoppio delle ostilità nei porti e nelle aeque territoriali del Regno e delle colonie, sono stato poste sotto sequestro dalle locali autorità marittime a termini dell'art. 1 del decreto Luogotenenziale 30 maggio 1915, n. 814: Poichè dalle notizie comunicate dal Ministero della Marina con la nota accompagnante i suddetti elenchi e dalle relazioni preliminari testè pubblicate sui risultati delle indagini della R. Commissione istituita con decreto Luogotenenziale 15 novembre 1918, n. 1741 per accertare le violazioni del diritti delle genti commesse dal nemico, si desume la prova della insufficienza del fondo formato in base all'art. 6 del decreto Luogotenenziale 17 giugno 1915, n. 957; a pagare tutti gli indennizzi che sono dovuti in virtù dell'art. 19 del decreto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014 ai danneggiati da atti ostili del nemico contrari ai principi del diritto di guerra; Poichè è così dimostrata la legittimità della cattura e della confisca disposte con decreto 15 marzo 1919 dal Ministero dalla Marina in applicazione dell'art. 2 del citato decreto Luogotenenziale 24 iugno 1915, di tutte le navi indicate nei due elenchi con le merci che si trovavano a bordo delle navi medesime, compresa la nave Duna, al fine di destinare le somme ricavate dalla vendita delle navi e delle merci e l'importo delle indennità di assicurazione e requisizione dovute per navi affondate ad incremento del fondo per i suddetti indennizzi (…) Poiché la nave deve considerarsi di nazionalità austriaca per la sua bandiera, e quindi confiscabile; Che l'appartenenza della nave ad individui di nazionalità italiana, dovrà accertarsi ai sensi dell'art. 4 del decreto Luogotenenziale 21 giugno 1915, n. 1014, dopo la confisca ed in accoglimento dell'istanza formulata in udienza del rappresentante la Società Oriente ed accettata dal commissario del Governo; PER QUESTI MOTIVI: La Commissione delle prede dichiara legittima la cattura disposta con decreto 15 marzo 1919 del Ministero della Marina della nave mercantile austro-ungarica Duna presente alla data dello scoppio delle ostilità in uno dei porti del Regno e posta sotto sequestro a norma dell'art. I del decreto Luogotenenziale 30 maggio 1915, numnero 814, e ne pronuncia la confisca per tutti gli effetti di cui all’art. 5 del decreto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014. Ordina procedersi poi agli accertamenti di cui all'art. 4 del deereto Luogotenenziale 24 giugno 1915, n. 1014. Così deciso e pubblicato nell’udienza del 15 aprile 1919, nella sede dalla Commissione delle prede, via dei Gracchi, n. 209».
La nave dopo il cambio di nome (g.c. Horvath Jozsef via www.tynebuiltships.co.uk) |
1920
Dato in gestione al
Ministero dei Trasporti.
1921
Requisito dal Governo
italiano.
1922 o 1923
Restituito alla Adria
Società Anonima di Navigazione Marittima, che in seguito al collasso
dell’Impero Austro-Ungarico è divenuta italiana ed ha trasferito la sua sede a
Venezia. Registrato con matricola 3126 al Compartimento Marittimo di Venezia,
mantiene il nome di Ugo Bassi.
Gennaio 1924
In seguito
all’annessione di Fiume all’Italia, sancita dal trattato di Roma del 27 gennaio
1924 tra Italia e Jugoslavia (che ha sancito il dissolvimento dell’effimero
Stato Libero di Fiume), la società Adria torna a trasferire la sua sede a
Fiume; l’Ugo Bassi viene iscritto nel
Compartimento Marittimo di questa città, con matricola 16.
L’Ugo Bassi in porto (www.scubaportal.it; e Parobrodarstvo Rijeke
u vrijeme Austro-Ungarske monarhije via www.hajoregistzter.hu)
1924
L’Ugo Bassi viene coinvolto in una
collisione mentre naviga in acque foranee in condizioni di nebbia fitta.
Anni Venti
Posto in servizio sulla
linea commerciale Italia-Nord Europa, insieme al gemello Pascoli, ex Szeged.
1926
È comandante dell’Ugo Bassi il capitano Rodolfo
Mayerhofer.
Da un certificato di
classe del RINA rilasciato nello stesso anno, l’Ugo Bassi risulta avere stazza lorda e netta rispettivamente di
3193,99 tsl e 1754,22 tsn. Il piroscafo è "riconosciuto atto al
trasporto di merci in genere per la navigazione di lungo corso".
1934
Il nominativo di
chiamata radio dell’Ugo Bassi viene
cambiato da PKFR a ICLH.
1° gennaio 1937
Trasferito alla
Tirrenia Società Anonima di Navigazione, con sede a Napoli, che ha rilevato la
flotta della società Adria, posta in liquidazione alla fine del 1936 ed
assorbita dalla neonata Tirrenia.
(da www.scubaportal.it) |
Marzo 1938
L’Ugo Bassi trasporta ad Amburgo, "quale manifestazione della solidarietà
italo-germanica", 900 quintali di caffè provenienti dalla regione
etiope di Harar ("cresciuto nelle
fertili terre hararine del nostro impero, dono del duce all’opera assistenziale
tedesca"). Lo scarico del caffè è filmato da una “troupe”
dell’Istituto Luce.
31 luglio 1940
Requisito a Fiume
dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
10 febbraio 1941
L’Ugo Bassi, carico di benzina, parte da
Brindisi alle 5.30, diretto a Valona, insieme ai piroscafi Scarpanto (carico di
carburante), Fanny Brunner e Monrosa (questi ultimi trasportano complessivamente, tra tutt’e
due, 1129 quadrupedi e 83 tonnellate di foraggio). Sui quattro mercantili sono
inoltre distribuiti 159 militari. Il convoglio, scortato dalla torpediniera Generale Marcello Prestinari,
raggiunge Valona alle 14.
11 marzo 1941
L’Ugo Bassi, insieme al piroscafo da
carico Lido ed alla pirocisterna Conte di Misurata, lascia scarico Valona
alle sette del mattino, scortato dalla torpediniera Nicola Fabrizi, e raggiunge Brindisi alle 15.30.
(da www.wrecksite.eu) |
L’affondamento
Alle 17.15 del 27
giugno 1941 l’Ugo Bassi, al comando
del capitano Vincenzo Nardo, salpò da Civitavecchia alla volta di Cagliari, su
ordine del locale Comando Marina.
In plancia, due ufficiali
si alternavano in turni di guardia di sei ore; il comandante Nardo aveva
rafforzato la guardia, per premunirsi contro i rischi della navigazione di
guerra.
Durante la sera e la
notte la navigazione procedette tranquilla. Alle 5.15 del 28 giugno l’Ugo Bassi passò due miglia al traverso
di Capo Comino; giunto a 0,75 miglia da Capo Bellavista, imboccò le rotte
costiere, ritenute più sicure. Intanto, nel locale mensa, il personale non di
guardia si riscaldava dalla frescura notturna sorseggiando un po’ di tè.
Alle 7.30, mentre la
nave procedeva nel Golfo di Orosei, il comandante Nardo stava passeggiando sul
lato di dritta del cassero centrale, sincerandosi che non ci fossero problemi,
quando venne tramortito da una forte esplosione (il volume USMM "Navi mercantili
perdute" colloca l’orario del siluramento alle 7.45, ma si tratta
probabilmente di un errore), che lo lasciò momentaneamente immobilizzato e
senza voce. L’Ugo Bassi era stato
colpito da un siluro. In quel momento la nave si trovava in posizione 40°07’ N
e 09°50’ E, a cinque miglia per 24° (cioè a nordest) da Capo Monte Santu,
all’estremità meridionale del Golfo di Orosei
A lanciare l’arma era
stato il sommergibile britannico Severn
(capitano di corvetta Andrew Neil Gillespie Campbell), salpato da Gibilterra il
precedente 14 giugno per la sua quattordicesima missione di guerra, da svolgere
nel Basso Tirreno. Per il Severn si
trattava della prima missione in Mediterraneo: quelle precedenti erano state
tutte in Atlantico, come poi lo furono anche quelle successive (sarebbe tornato
in Mediterraneo soltanto nel 1943). Dopo aver infruttuosamente pattugliato per
alcuni giorni dapprima le acque di Palermo e poi quelle di Napoli, il
sommergibile britannico si era trasferito sulle coste orientali della Sardegna
il 25 giugno, ed il giorno seguente, durante la navigazione di trasferimento,
aveva colto il suo primo successo, affondando il piroscafo Polinnia a metà strada tra la Campania e la Sardegna.
Alle 7.02 del 28
giugno il Severn aveva avvistato l’Ugo Bassi, diretto verso sud, da una
distanza di circa 11.000 metri. Campbell aveva identificato il bersaglio come una
nave mista, sovrastimandone fortemente la stazza in 7000-8000 tsl. Il
sommergibile aveva iniziato ad avvicinarsi per attaccare; alle 7.33 il Severn aveva lanciato un singolo siluro
da 2290 metri di distanza, osservandolo poi andare a segno sotto la plancia.
Campbell vide che lo scoppio del siluro fu seguito da una forte esplosione.
Ripresosi dallo
stordimento, il comandante Nardo si recò verso il punto in cui si era
verificata l’esplosione, nel quale era scoppiato un incendio; gli venne
riferito che questa era avvenuta tra la paratia poppiera della stiva numero 2 e
la parte prodiera del carbonile centrale, e che la nave si era spezzata in
chiglia. L’Ugo Bassi era condannato.
Ancora privo di voce,
Nardo ordinò a gesti agli ufficiali presenti di abbandonare la nave, calando la
lancia di salvataggio di dritta della plancia, l’altra scialuppa e la zattera
del lato di dritta. La lancia di sinistra, invece, era stata sfondata dallo
scoppio del siluro, e risultava dunque inutilizzabile. Le imbarcazioni vennero
rapidamente ammainate.
Mentre sul piroscafo
dilagava la confusione, il comandante Nardo prelevò i documenti segreti, li
zavorrò e li buttò in mare, poi corse a controllare gli alloggi dell’equipaggio
per accertarsi che non vi si trovasse nessuno. Infine, s’imbarcò per ultimo su
una scialuppa.
L’imbarcazione scostò
dal piroscafo agonizzante, ma quando fu fatta la conta dei presenti ci si rese
conto che mancava un uomo: il fuochista Antonio Lizzul, da Chersano (Istria).
Il comandante Nardo
tornò allora con la scialuppa verso la nave in fiamme e risalì a bordo: corso a
poppa, vi trovò Lizzul, gravemente ferito alla testa. Con l’aiuto
dell’ingrassatore Foglia, Nardo mise un salvagente attorno a Lizzul a mo’ di
imbragatura, e lo calò nella lancia.
Adesso non c’era
davvero più nessuno sull’Ugo Bassi.
Era intanto
sopraggiunta una vedetta per recuperare i superstiti; Lizzul vi venne
trasbordato, al pari del commissario Antonio Miloro, che perdeva sangue da una
ferita al volto, e degli altri naufraghi e feriti. Rimasero sulla lancia
soltanto il comandante Nardo ed il primo ufficiale, che assistettero alla lenta
agonia della loro nave mentre la vedetta si dirigeva verso la costa con a bordo
gli altri naufraghi; i due ufficiali furono trasbordati sul motoveliero Maria Luisa, frattanto sopraggiunto sul
posto. L’Ugo Bassi, intanto, si
andava lentamente insellando a proravia della plancia – là dove la chiglia era
stata spezzata – essendo la stiva numero 2 quasi completamente riempita
d’acqua, lasciando emergere l’elica ed il timone.
Il sommergibile
attaccante, dopo il siluramento, si era dileguato senza lasciare traccia:
avendo constatato che la nave silurata si stava rapidamente abbassando
sull’acqua, infatti, il comandante del Severn
aveva iniziato fin dalle 7.38 a ritirarsi verso est, prima che potessero
giungere sul posto navi da guerra od aerei italiani.
Alle 10.15 un
idrovolante italiano, mandato dal Comando di Cagliari, sorvolò il luogo del
siluramento e chiese il nome della nave colpita: a terra, infatti, se ne
ignorava l’identità, e da parte sua il Comando Militare Marittimo della
Maddalena seppe soltanto alle 10.45, per mezzo di una telefonata da Cagliari,
che un piroscafo non ancora identificato era stato colpito da unità nemica ed
aveva le lance di salvataggio in mare.
Saputo che la nave
era stata silurata da sommergibile, furono immediatamente mandati sul posto i MAS 501 e 502, incaricati di cercare il battello avversario per tutto il
giorno e se necessario anche nel corso della notte successiva, fino all’alba
del 28 giugno, rientrando poi in porto quel mattino. Su ordine del Comando
Marina di Cagliari (La Maddalena non poteva in quel momento diramare ordini, a
causa di un guasto nelle linee di comunicazione), inoltre, salpò da Arbatax la
nave soccorso Sorrento, e prese il
mare per i soccorsi anche il motoveliero Giuseppina
Chiesa.
Lentamente ma
inesorabilmente, intanto, l’Ugo Bassi,
spezzato in chiglia, continuava ad affondare insellandosi; l’albero di prua era
sempre più vicino all’acqua. Il Comando M. M. della Maddalena, ristabiliti i
contatti, decise di inviare sul posto due rimorchiatori, per cercare se
possibile di prendere a rimorchio il piroscafo silurato; intanto, intorno alle
13.15, arrivò sul posto un motoveliero a tre alberi in ferro, proveniente da
Arbatax, che tentò di prendere a rimorchio l’Ugo Bassi. Tutto inutile: alla fine fu necessario recidere i cavi
di rimorchio, e poco dopo il vecchio piroscafo colò a picco al largo di Cala
Gonone, in un punto su rilevamento 297° da questa località e 185° da Capo Monte
Santu. Erano le 15.25. Ai rimorchiatori inviati dalla Maddalena venne ordinato
di tornare in porto, non essendo più necessario il loro intervento.
L’Ugo Bassi in affondamento (da www.protecsardinia.com) |
Intorno alle 16
arrivarono sul luogo dell’affondamento i MAS
501 e 502, i quali domandarono
informazioni e poi ripresero la caccia al sommergibile attaccante. Questo non
era mai stato visto dall’equipaggio dell’Ugo
Bassi; il comandante Nardo, osservando i danni subiti dalla sua nave prima
di affondare – il fasciame del lato sinistro era aperto verso l’interno, quello
del lato dritto verso l’esterno – stimò correttamente che fosse stata colpita
da un singolo siluro.
Nardo ed il suo primo
ufficiale, esausti e rattristati dalla perdita della loro nave, arrivarono ad
Arbatax verso le nove di quella sera: scesi a terra, seppero che il fuochista
Antonio Lizzul era morto per le ferite riportate. Fu l’unica vittima del
siluramento dell’Ugo Bassi.
(Secondo un’altra
fonte, tra l’equipaggio dell’Ugo Bassi
vi sarebbero stati un disperso ed un ferito grave; ma sembra probabile un
errore).
Il comandante Nardo
si recò a tributare l’ultimo saluto al suo sfortunato fuochista, la cui salma,
vigilata da un picchetto d’onore, era stata portata nella chiesa di Arbatax.
Il 30 giugno 1941
l’ormai ex comandante dell’Ugo Bassi
relazionò sull’accaduto alla società Tirrenia.
Il siluramento dell’Ugo Bassi nel giornale di bordo del Severn (da Uboat.net):
"0602 hours - Sighted a southbound
cargo/passenger vessel of about 7000 to 8000 tons. Range was 12000 yards.
Started attack.
0633 hours - Fired one torpedo from 2500
yards. It hit underneath the bridge and a heavy explosion followed. The target
was settling fast.
0638 hours - Retired from the scene to the
eastward."
Il relitto dell’Ugo Bassi è stato localizzato
casualmente da un pescatore del posto, Gianni Monne, nell’ottobre 2012: questi,
essendosi le sue reti impigliate in un relitto non segnalato a quasi 90 metri
di profondità, si è rivolto ad un centro immersioni locale, il Protec Sardinia
di Cala Gonone, chiedendo se i gestori del centro fossero interessati ad avere
le coordinate di un relitto “vergine”. Avuto risposta affermativa, il giorno
immediatamente seguente – 17 ottobre 1942 – Monne ha guidato sul posto i
subacquei del Protec Sardinia, del Kingfish Dive & Travel e dell’InnerSpace
Explorers: si è trattata della prima immersione sull’Ugo Bassi, a settantuno anni dal suo affondamento. Il relitto,
inizialmente sconosciuto, è stato appunto identificato come quello dell’Ugo Bassi in seguito a successive
ricerche ed ulteriori immersioni.
Il relitto si trova
in posizione 40°14’35” N e 09°44’54” E (coordinate GPS 40°17.657’ N,
009°46,185’ E; a cinque o sei miglia per 297° da Cala Gonone ed a 4,5 miglia
dalla costa di Cala Cartoe, nel Comune di Dorgali), cioè a circa quattro miglia
dalla posizione stimata all’epoca dell’affondamento: quest’ultima, infatti, era
basata sulla posizione in cui l’Ugo Bassi
era stato silurato dal Severn, ma
nelle ore intercorse tra siluramento e affondamento la nave era andata alla
deriva verso nord.
Il vecchio piroscafo
giace in assetto di navigazione su un fondale sabbioso, a profondità media di
85 metri (la poppa, alla profondità massima, è a 90 metri; la cima degli alberi
arriva alla profondità minima di 73 metri), con la prua orientata per 342° e
“puntata” verso la superficie. Il relitto si presenta in ottime condizioni, tra
i meglio conservati della Sardegna.
Nel settembre 2015 il
relitto dell’Ugo Bassi è stato luogo
di un’immersione da record, la più profonda immersione in apnea su relitto
compiuta fino a quel momento, da parte dell’apneista Davide Carrera.
Un’altra foto dell’Ugo Bassi (dal libro “Storia dei trasporti italiani – Trasporti marittimi di linea, Vol. II: dall’Adriatico, destinazione Oriente e Americhe” di Francesco Ogliari, via Dante Flore e www.naviearmatori.net) |
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