Il Porfido (Ufficio Storico della Marina Militare) |
Sommergibile di
piccola crociera della classe Platino (712 tonnellate di dislocamento in
superficie ed 865 in immersione). Effettuò tredici missioni di guerra (cinque
offensive ed otto di trasferimento), percorrendo complessivamente 4549 miglia
nautiche in superficie e 473 in immersione.
Breve e parziale cronologia.
9 settembre 1940
Impostazione presso i
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1265).
23 agosto 1941
Varo presso i
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
Il Porfido in allestimento a Monfalcone (da “I sommergibili di Monfalcone” di Alessandro Turrini, supplemento alla “Rivista Marittima” n. 11 del novembre 1998, via www.betasom.it) |
24 gennaio 1942
Entrata in servizio.
Gennaio-Agosto 1942
Intenso periodo di
addestramento iniziale in Alto Adriatico, al comando del tenente di vascello
Giovanni Lorenzotti.
31 luglio 1942
Mentre il Porfido è in mare per addestramento
nelle acque a sud dell’Istria, il sommergibile britannico Traveller (tenente di vascello Michael Beachamp St. John), spintosi
fin nell’Alto Adriatico, attacca infruttuosamente la cannoniera Cattaro in posizione 44°36’ N e 13°54’ E,
poco distante. A seguito dell’attacco, il Porfido
ed altri due sommergibili in mare nella stessa zona per esercitazioni, Diaspro e Delfino, vengono messi in allerta.
Il Porfido in addestramento nelle acque di Pola nei primi mesi del 1942 (g.c. STORIA militare) |
5 agosto 1942
Terminato
l’addestramento, il Porfido lascia
Susak (vicino a Fiume) per iniziare il viaggio di trasferimento verso Cagliari,
sua base operativa, da dove inizierà l’attività bellica.
Alle 10.45 il Traveller, che è ancora in agguato
nell’Adriatico, avvista il Porfido in
posizione 42°48’ N e 14°31’ E (circa 25 miglia a nordest di Pescara), identificandolo
erroneamente come un U-Boot tedesco, e lo attacca lanciandogli due siluri da
2100 metri, senza successo (entrambe le armi passano a poppavia del bersaglio).
Alle 10.59 il Traveller emerge ed
apre il fuoco contro il Porfido,
sparando in tutto quindici colpi, senza metterne a segno nessuno (anche se
Beauchamp ritiene che un proiettile potrebbe avere colpito); il sommergibile
italiano sfugge indenne all’attacco immergendosi immediatamente. Alle 11.03
anche il Traveller s’immerge.
7 agosto 1942
Ancora una volta il Traveller, alle 6.37, avvista il Porfido (probabilmente; Beauchamp lo
identifica erroneamente come un sommergibile posamine classe Foca) in posizione
39°52’ N e 18°58’ E (nel Canale d’Otranto) e gli lancia tre siluri, che di
nuovo non vanno a segno. Questa volta il Porfido
non si accorge di essere stato attaccato.
Agosto 1942
Dislocato a Cagliari,
in seno al VII Gruppo Sommergibili, al comando del tenente di vascello Giovanni
Lorenzotti.
17-18 agosto 1942
Il Porfido (tenente di vascello Giovanni
Lorenzotti) salpa da Messina nella notte tra il 17 ed il 18 per la sua prima
missione di guerra. La battaglia di Mezzo Agosto si è appena conclusa, ma alle
6.50 del 17 è stato avvistato al largo di Algeri un gruppo di navi britanniche
(la portaerei Furious, un
incrociatore e sette cacciatorpediniere) ed è inoltre giunta notizia che il 16
agosto altre navi britanniche si apprestavano a lasciare Gibilterra; l’insieme
di queste informazioni ha determinato uno stato di allarme e l’ordine di far
prendere il mare a tutti i sommergibili pronti, tra cui il Porfido.
19 agosto 1942
Una volta chiarita la
situazione (il gruppo della Furious è
in mare per lanciare aerei diretti a Malta per rimpinguarne le forze aeree – si
è saputo che a Gibilterra, prima di partire, la portaerei ha imbarcato 35
caccia Hawker Hurricane –, mentre le navi in partenza da Gibilterra il 16 sono
dirette in Atlantico ed in Inghilterra, non in Mediterraneo) cessa l’allarme e
tutti i sommergibili vengono richiamati in porto. Anche il Porfido rientra alla base, senza essere entrato in contatto con
navi avversarie.
28 ottobre 1942
Il Porfido ed i sommergibili Argo, Asteria e Nichelio
vengono inviati a formare uno sbarramento a nord di Capo Bon per contrastare
l’operazione britannica «Baritone», che vede l’uscita da Gibilterra di parte
della Forza H (portaerei Furious,
incrociatori antiaerei Aurora e Charybdis, cacciatorpediniere Laforey, Lookout, Bicester, Eskimo, Venomous e Tartar)
per un lancio di aerei (29 caccia Spitfire V) verso Malta; i sommergibili non
incontrano, tuttavia, nessuna delle unità britanniche, che si portano a nord di
Algeri per effettuare il lancio e poi rientrano alla base il 30 ottobre.
5-7 novembre 1942
Il Porfido viene inviato nelle acque
dell’Algeria (più precisamente, nel Golfo di Philippeville), insieme a numerosi
altri sommergibili italiani (ben venti: Axum, Argo, Argento, Asteria, Acciaio, Aradam, Alagi, Avorio, Bronzo, Brin, Corallo, Dandolo, Diaspro, Emo, Mocenigo, Nichelio, Platino, Topazio, Turchese e Velella),
per contrastare l’operazione "Torch", lo sbarco angloamericano nel
Nordafrica francese.
Gli sbarchi hanno
inizio l’8 novembre: 500 navi da trasporto angloamericane, scortate da 350 navi
da guerra di ogni tipo, sbarcano in tutto 107.000 soldati sulle coste dell’Algeria
e del Marocco.
8 novembre 1942
Il Porfido, al pari di altri sommergibili,
riceve ordine di spostarsi verso ovest navigando in superficie, per portarsi a
nord di Algeri, in modo da contrastare gli sbarchi Alleati.
9 novembre 1942
Alle 19.09 il comando
della flotta subacquea italiana, Maricosom, segnala a tutti i battelli in mare
che piroscafi nemici si stanno spostando verso est, e che stanno verificandosi
sbarchi a Bona ed a Philippeville; dà quindi ordine di attaccare ogni nave
mercantile o militare in uscita da tali porti, evitando però (per non rischiare
incidenti di “fuoco amico” con le altre unità inviate in zona) di attaccare
sommergibili, MAS e motosiluranti.
10 novembre 1942
Viene scoperto da una
nave avversaria e sottoposto a prolungata caccia con bombe di profondità, ma
riesce ad uscirne indenne.
12 novembre 1942
Alle 12.20 Maricosom,
a seguito di una richiesta a Supermarina da parte della Seekriegsleitung
tedesca, che ritiene «desiderabile impiego di sommergibili italiani che si
trovano in zona di operazione, nella zona di mare di Bougie in vicinanza delle
coste e davanti ai porti», ordina al Porfido
e ad altri cinque sommergibili (Asteria,
Bronzo, Platino, Nichelio e Brin) di spostarsi subito verso la rada
di Bougie, per attaccare navi nemiche che si presume essere alla fonda vicino
alla costa.
Il Porfido, già consegnato alla Regia Marina (a destra), ed un altro sommergibile della stessa classe (da “I sommergibili di Monfalcone” di Alessandro Turrini, supplemento alla “Rivista Marittima” n. 11 del novembre 1998, via www.betasom.it) |
L’affondamento
La sera del 2
dicembre 1942 il Porfido salpò da
Cagliari per una missione di agguato al largo di Bona (Algeria), al comando del
tenente di vascello Giovanni Lorenzotti. A seguito dello sbarco angloamericano
in Algeria e Marocco (operazione "Torch"), avvenuto un mese prima, le
acque del Nordafrica francese erano percorse da un fitto traffico di convogli
che trasportavano truppe e rifornimenti per le forze Alleate che, ormai
consolidate le loro posizioni in quella regione, muovevano ora contro la
Tunisia, ultimo lembo d’Africa in cui si erano trincerate le forze dell’Asse.
Le acque dell’Algeria erano pertanto, in quel periodo, quelle che vedevano la
più intensa attività offensiva da parte dei sommergibili italiani, impegnati
nel tentativo di contrastare il rafforzamento delle truppe Alleate nel
Nordafrica francese: attività che colse diversi successi, ma che fu anche
pagata a caro prezzo in uomini e unità.
Secondo una fonte, il
Porfido avrebbe dovuto formare uno
sbarramento nel Mediterraneo Occidentale, ai primi di dicembre, insieme ai
sommergibili Alagi, Bronzo, Volframio, Galatea, Argento, Corallo, Mocenigo, Diaspro e Malachite.
Quattro giorni dopo
la partenza, all’1.50 del 6 dicembre, il Porfido
si trovava in superficie, una novantina di miglia a nord-nord-est di Bona,
quando avvistò all’improvviso un altro sommergibile, anch’esso emerso. Il
comandante Lorenzotti, sapendo che altri sommergibili nazionali erano anch’essi
in agguato in settori contigui al suo, fu colto dal dubbio che anche l’altro
sommergibile potesse essere italiano: per questa ragione non attaccò, e manovrò
invece per allontanarsi, preparando comunque le armi per il caso di un attacco.
Quasi simultaneamente, però, vennero avvistate anche le scie di due siluri.
L’altro sommergibile non
era italiano, bensì britannico: si trattava del Tigris (capitano di corvetta George Robson Colvin), che aveva
avvistato il Porfido per primo, all’1.43,
in posizione 38°10’ N e 08°35’ E. A quell’ora il tenente di vascello Roderick
G. Sampson, ufficiale di guardia sul Tigris,
aveva avvistato a proravia sinistra una unità navale che aveva subito
identificato come un sommergibile apparentemente in rotta di collisione, con la
prua puntata verso di lui. Anche il Tigris
stava navigando in superficie, a 12,5 nodi di velocità, e Sampson aveva subito
virato con tutta la barra, ridotto la velocità e dato l’allarme; quanto il
comandante Colvin era accorso in plancia, i due sommergibili erano pressoché
posizionati “prua contro prua”, distanti tra di loro circa 1100 metri.
Il sommergibile
avvistato dai britannici sembrava proprio diretto verso il Tigris. Come il suo collega italiano sul Porfido, il comandante Colvin era stato colto anch’egli dal dubbio
di trovarsi in presenza di un’unità connazionale: sapendo che un altro
sommergibile britannico, il P 219,
stava rientrando da una missione in quel periodo, Colvin aveva deciso di non
attaccare subito, pensando che il nuovo arrivato potesse essere proprio il P 219. All’1.45 il Tigris aveva fermato entrambi i motori, e stava per effettuare il
segnale di riconoscimento, quando l’ignaro Porfido
aveva accostato a sinistra, permettendo a Colvin di identificarlo con certezza
come un sommergibile nemico, molto somigliante ad un U-Boot tedesco tipo VII
(la cui sagoma rassomigliava, in effetti, a quella dei sommergibili classe
Platino). A questo punto, all’1.46, il Tigris
aveva lanciato due siluri da soli 550 metri: impossibile mancare.
Avvistate le scie dei
suoi siluri, il Porfido tentò di
evitarli con la manovra, ma ci riuscì soltanto con uno dei due (secondo il
rapporto britannico, invece, tale siluro sarebbe passato senza esplodere sotto
lo scafo del Porfido): l’altro colpì
il sommergibile italiano tra la torretta e la poppa, in corrispondenza dei
locali motori (una fonte precisa nel locale motori diesel).
Il Porfido affondò in appena venti secondi,
al largo dell’isola di La Galite (l’ora dell’affondamento è indicata come
l’1.52), portando con sé 44 dei 48 uomini che aveva a bordo. Il Tigris, avvicinatosi al punto
dell’affondamento, recuperò gli unici quattro superstiti: un ufficiale e tre
marinai.
Affondarono con il Porfido il comandante Lorenzotti, altri
quattro ufficiali, 14 sottufficiali e 25 tra sottocapi e marinai.
Per l’affondamento
del Porfido, il comandante Colvin
venne insignito del Distinguished Service Order. Il Porfido fu il secondo sommergibile italiano a cadere vittima del Tigris, che un anno e mezzo prima (con
un altro comandante) aveva già affondato, nel Golfo di Biscaglia (Oceano
Atlantico), il sommergibile Michele
Bianchi.
Morirono sul Porfido:
Italo Beatrice, sergente elettricista, da
Benevento
Felice Benedetti, secondo capo elettricista,
da S. Angelo in Vado
Pietro Bertinotti, marinaio motorista, da Cureggio
Sisillo Bovolenta, sottocapo cannoniere, da
Taglio di Po
Otello Bussi, secondo capo silurista, da
Modena
Francesco Castiglia, marinaio, da Pace del
Mela
Silvio Cecco, secondo capo motorista, da
Zoppola
Aldo Cerviglieri, marinaio elettricista, da
Genova
Giuseppe Cilurzo, secondo capo motorista, da
Vallefiorita
Michele De Angelis, sottocapo silurista, da
Carife
Salvatore De Grandi, sottocapo motorista, da
Floridia
Rosario De Maria, sottocapo motorista, da
Catania
Alfredo De Pin, sottocapo segnalatore, da
Treviso
Ottaviano De Scrovi, sottocapo motorista, da
Canaro
Dino Forti, marinaio silurista, da La Spezia
Corrado Galassini, secondo capo segnalatore,
da Viterbo
Sergio Gamba, sottotenente di vascello, da
Venezia
Giuseppe Genovesi, capo silurista di terza
classe, da Savona
Biagio Introini, capo meccanico di terza
classe, da Gallarate
Nicola La Selva, secondo capo motorista, da
Francavilla al Mare
Michele Loconsole, secondo capo
radiotelegrafista, da Bari
Giovanni Lorenzotti, tenente di vascello
(comandante), da Viterbo
Giuseppe Luciani, marinaio, da Rodi Garganico
Tino Maestri, marinaio, da Padova
Emilio Marchini, guardiamarina, da Torino
Agostino Mele, capo elettricista di prima
classe, da Foggia
Luigi Milani, sottocapo cannoniere, da Lecco
Andreino Milanta, marinaio fuochista, da
Sestri Levante
Pietro Miraglia, sottocapo silurista, da
Raddusa
Nunzio Orsini, secondo capo elettricista, da
Palermo
Giuseppe Papale, marinaio nocchiere, da
Catania
Antonio Perrone, marinaio silurista, da
Gallipoli
Alfredo Pieroni, secondo capo
radiotelegrafista, da Roma
Ferdinando Poggioli, marinaio motorista, da
Serramazzono
Amelio Qualissoni, sottocapo
radiotelegrafista, da Torreano
Stefano Ravera, sottotenente del Genio Navale,
da Ivrea
Mario Robello, marinaio nocchiere, da Arenzano
Dionigi Rossi, secondo capo silurista, da
Borgolavezzaro
Orlando Sereni, sottocapo elettricista, da
Perugia
Michele Sgarlata, capitano del Genio Navale,
da Palermo
Vincenzo Tocci, sottocapo silurista, da Poggio
Mirteto
Umberto Tomarelli, sottocapo elettricista, da
Viterbo
Filippo Traina, marinaio torpediniere, da
Vittoria
Gilberto Verginella, marinaio, da Grado
L’affondamento del Porfido nel giornale di bordo del Tigris (da Uboat.net):
“0143 hours - In
position 38°10'N, 08°35'E the Officer of the Watch (Lt. R.G. Sampson, RN)
sighted a vessel broad on the Port bow. This he instantly and correctly judged
to be a submarine end-on. Lieutenant Sampson immediately swung Tigris towards under full helm(she was
doing 12.5 knots), gave the alarm and reduced speed. At the moment Lt.Cdr.
Colvin arrived on the bridge the two submarines were practically head on, range
about 1200 yards. It was obvious that the other vessel was a submarine steering
towards. As P 219 was known to be
returning from patrol and might very well be the submarine encountered an
immediate attack was out of the question.
0145 hours - Stopped
both engines and when about to make the challenge when the other submarine
altered course to port. Range was 600 yards and Lt.Cdr. Colvin was now able to
identify the submarine as enemy. She closely resembled a German type 7 u-boat.
0146 hours - Fired
two torpedoes from 600 yards. The first torpedo ran under the stern of the
enemy the second torpedo hit between the conning tower and the stern. Tigris closed the scene and rescued one
Italian officer and three ratings.”
Il Porfido nel 1942 (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net) |
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RispondiEliminaOnore al motorista Rosario De Maria di Catania,grande amico della nostra famiglia.
RispondiEliminaonore a mio zio Tocci Vincenzo sottocapo silurista
RispondiEliminaUno dei 4 superstiti si chiamava Brunelli Giuseppe, di Castel del Piano (GR), portato come prigioniero di guerra in America e rimpatriato successivamente dopo la guerra, divenne agente di polizia e terminò la carriera a Piombino (LI). Era il cugino di mia nonna.
RispondiEliminaArrighi D.
Uno dei 4 superstiti era Giuseppe Brunelli di Castel del Piano (GR), fatto prigioniero e portato in America, ritornò dopo la guerra e diventò agente di polizia terminando la carriera a Piombino (LI).
RispondiEliminaEra il cugino di mia nonna Giovanna.
Uno dei 4 superstiti era mio padre Massone Pietro Armando di Genova, fu prigioniero degli inglesi dal 6/12/42 al 22/11/45 .Da copia del foglio di congedo a mie mani ,vedo che fu imbarcato sul R.M.Cavour nell' agosto 1940,sul sommergibile Toti 01/1941,sommergibile Giada dal 6/12/41,ed infine a Cagliari salì sul Porfido. Fu congedato il 22/01 1946.
RispondiEliminabeatrice italo, fratello di mio padre, ricordo che quando da molto piccolo vedevo mia nonna piangere e stringere la sua foto incorniciata non capivo poi decenni dopo quando anche io ho perso un figlio il suo dolore son riuscito a comprenderlo fino in fondo!
RispondiEliminamorì anche mio zio, italo beatrice, in quel delirio che viene definito "guerra" dove gente che non si conosce si uccide per difendere gli interessi di porci che si conoscono, ma non si uccidono!
RispondiEliminaAnche mio zio e morto sul porfido forti dino
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