La nave sotto l’originario nome di Saga (Coll. Bernt Andersson via Micke Asklander/www.faktaomfartyg.se) |
Piroscafo da carico
di 2943 tsl, 1552 tsn e 2980 tpl, lungo 97,8-104,1 metri, largo 14,1 e pescante
5,58-6,14, con velocità di 12 nodi. Ex francese Mayenne, una delle decine di navi mercantili francesi consegnate
all’Italia ed alla Germania in conseguenza degli accordi Laval-Kaufmann, che
prevedevano la consegna all’Asse di 159 bastimenti mercantili che si trovavano
nei porti mediterranei della Francia di Vichy, in seguito alla sua occupazione
da parte dell’Asse.
Breve e parziale cronologia.
21 aprile 1909
Varato nel cantiere
Neptune Yard di Low Walker della Swan, Hunter & Wigham Richardson Ltd. di
Newcastle come svedese Saga (numero
di costruzione 812).
Giugno 1909
Completato come piroscafo
misto Saga per la Angfartygs A/B Thule
(Thule Line), con sede a Göteborg. In gestione a Th. Willerding.
Entra in servizio
sulla linea Göteborg-Tilbury (o Göteborg-Londra); può trasportare 170
passeggeri ad una velocità di 15 nodi. Nominativo di chiamata JRPG. Stazza
lorda e netta originarie 2809 tsl e 1684 tsn.
Il Saga è la più grande nave mai costruita
per la Thule Line, l’unica a superare le 2000 tonnellate di stazza lorda, e
l’ultima ad essere costruita per questa compagnia.
Cartolina del Saga (g.c. Mats Pilhem/www.kommandobryggan.se) |
1910
La linea
Londra-Göteborg della Thule Line viene potenziata con l’aggiunta di uno scalo
intermedio ad Harwich.
La nave in una foto probabilmente risalente ai primi anni di attività (g.c. Mats Pilhem/www.kommandobryggan.se) |
Gennaio 1916
La Thule Line viene
assorbita dalla Rederi A/B Svenska Lloyd di Göteborg; di conseguenza, il Saga passa alla nuova compagnia, che lo
noleggia alla Moore McCormack Line (avente sede a New York) per il servizio tra
New York e Rio de Janeiro. Si tratta della prima nave passeggeri a navigare per
conto della Moore McCormack, fino ad allora dedita esclusivamente al trasporto
di merci.
(Per altra fonte, il
formale passaggio di proprietà del Saga
dalla Thule Line allo Svenska Lloyd sarebbe avvenuto solo il 26 novembre 1919,
dopo il completamento della liquidazione della Thule Line).
Manifesto pubblicitario dello Svenska Lloyd (Swedish Lloyd Line) raffigurante il Saga (g.c. Mats Pilhem/www.kommandobryggan.se) |
13 gennaio 1917
Il Saga salpa per il Sud America per il suo
primo viaggio per conto della Moore McCormack Line.
Dato che la nave
batte bandiera svedese, e la Svezia è neutrale durante la prima guerra
mondiale, nel luglio 1917 la Moore McCormack reclamizzerà il Saga come “l’unico piroscafo neutrale
per il Sudamerica”. In seguito la compagnia amplierà il servizio noleggiando altri
cinque piroscafi svedesi, arrivando a 15 partenze annuali per il Sud America.
Nel periodo di
servizio per la Moore McCormack il Saga
annovererà tra i suoi passeggeri anche il celebre tenore Enrico Caruso.
Il Saga in porto (g.c. Mats Pilhem/www.kommandobryggan.se) |
Febbraio 1917
Il Saga trasporta negli Stati Uniti
l’addetto navale statunitense in Brasile, che rimpatria.
1919
Terminato il noleggio
per la Moore McCormack, il Saga torna
in Svezia e viene posto in servizio sulla linea Göteborg-Newcastle. Poco tempo
dopo, tornerà sulla vecchia linea per Londra.
La nave con la livrea dello Svenska Lloyd (da www.simplonpc.co.uk) |
Maggio 1922
Il Saga trasporta a Göteborg, in Svezia,
una delegazione della Ceramic Society britannica, invitata dall’industriale ed
ingegnere svedese Axel Odelberg.
18 aprile 1929 o 4 settembre 1929
Ormai superfluo per
lo Svenska Lloyd, che ha appena ricevuto due nuove navi a turbina, il Saga viene venduto alla Compagnie
Générale Transatlantique (CGT), con sede a Marsiglia, e ribattezzato Mayenne. Registrato a Marsiglia, nominativo
di chiamata FNRJ.
Stazza lorda e netta
risultano essere 2794 tsl e 1673 tsn (dal 1936 diverranno 2943 tsl e 1552 tsn);
può trasportare 47 passeggeri in prima classe e 42 in seconda.
Il Mayenne viene effettivamente consegnato
alla CGT solo nel novembre 1929; la CGT lo mette in servizio sulla linea
Marsiglia-Africa Settentrionale.
1936
Lavori di modifica;
le vecchie caldaie a carbone vengono sostituite con nuove caldaie a nafta.
La nave sotto bandiera francese, col nome di Mayenne (da www.netmarine.net) |
15 dicembre 1942
Il Mayenne viene confiscato a Marsiglia dalle
forze tedesche (per una fonte, inizialmente denominato "Felix 15") e
trasferito sotto controllo italiano; ribattezzato Fabriano.
Dopo gli sbarchi
angloamericani nel Nordafrica francese (operazione Torch, 8 novembre 1942) e il
cambiamento di campo delle truppe francesi di Vichy ivi stanziate, unitesi agli
Alleati dopo aver inizialmente contrastato il loro sbarco, le truppe
italo-tedesche hanno lanciato l’Operazione "Anton" (10-11 novembre
1942), procedendo all’occupazione della Francia meridionale e della Corsica,
fino a quel momento controllate dal regime francese collaborazionista di Vichy.
Anche la flotta
mercantile francese nel Mediterraneo, concentrata nei porti di Marsiglia e
Berre, cade al completo in mani italo-tedesche. Il 20 novembre Germania
pretende che tutti i mercantili francesi disponibili vengano messi a sua
disposizione per essere impiegati per le esigenze belliche delle forze
tedesche; già il giorno seguente, ad ogni modo, 900 militari tedeschi vengono
inviati a Marsiglia per sorvegliare le navi francesi, a bordo delle quali sono
mandate delle guardie armate, preparandosi ad impadronirsene con la forza nel
caso la Francia dovesse rifiutarne la concessione.
Il presidente del
consiglio di Vichy, il collaborazionista Pierre Laval, accetta verbalmente ed
il 22 novembre 1942, in una lettera ad Hitler, informa quest’ultimo che 158
bastimenti mercantili francesi (112 navi da carico, 31 navi passeggeri e 16
navi cisterna), per quasi 650.000 tsl complessive, verranno messi a
disposizione della Germania. Il 1° dicembre 1942 si tiene a Roma un incontro
tra Kaufmann, il gerarca nazista Hermann Göring, il feldmaresciallo Erwin
Rommel, il maresciallo Albert Kesselring (comandante delle forze tedesche nel
Mediterraneo), l’ammiraglio Arturo Riccardi (capo di Stato Maggiore della Regia
Marina) ed il generale Ugo Cavallero (capo di Stato Maggiore generale delle
forze armate italiane), nel quale viene decisa la spartizione tra Italia e Germania
dei mercantili francesi: 83 andranno all’Italia e 75 alla Germania. Per la
flotta mercantile italiana, duramente colpita dalla guerra, queste 83 navi sono
una notevole boccata d’ossigeno, e permetteranno, a caro prezzo, il
mantenimento dei collegamenti con la Tunisia.
L’accordo formale,
detto accordo Laval-Kaufmann (dal nome di Laval e del firmatario da parte
tedesca, il "Gauleiter" nazista e commissario del Reich Karl
Kaufmann), verrà firmato a Parigi il 23 gennaio 1943; in base a tale impegno,
il governo francese mette a disposizione dell’Asse un quarto della flotta
mercantile francese del 1939. In base all’articolo 4 dell’accordo, le navi
francesi devono essere in buone condizioni d’efficienza e pienamente
equipaggiate; in cambio, il governo tedesco s’impegna a pagare alla Francia un
indennizzo, eccezion fatta che per i viaggi verso il Nordafrica. Laval vorrebbe
che le navi mantenessero bandiera ed equipaggio francese, ma la proposta viene
rifiutata; vi è diffidenza verso i marinai francesi (specie dopo il
comportamento delle forze di Vichy nel Nordafrica francese) e, d’altro canto,
sono ben pochi i marittimi francesi che desiderino navigare per conto
dell’Asse.
Quando l’accordo
viene firmato, comunque, la maggior parte dei mercantili francesi ha già
lasciato la Francia per l’Italia.
28 dicembre 1942
Il Fabriano arriva a Genova; non viene
requisito dalla Regia Marina, né tanto meno iscritto nel ruolo del naviglio
ausiliario dello Stato, bensì noleggiato. Secondo una fonte, sarebbe divenuto
di proprietà del Governo italiano e dato in gestione alla Adriatica Società
Anonima di Navigazione, oppure all’armatore Achille Lauro.
20 febbraio 1943
Alle due di notte il Fabriano, carico di truppe e di 1700
tonnellate di provviste e munizioni, parte da Napoli per Biserta insieme alla
grossa nave cisterna Thorsheimer
(carica di 13.000 tonnellate di benzina), con la scorta delle torpediniere Orione (caposcorta, capitano di corvetta
Luigi Colavolpe) ed Animoso (capitano
di corvetta Camillo Cuzzi). Alle 15.40 (o 14.50) la scorta viene rinforzata
dalla torpediniera Pegaso (capitano
di corvetta Mario De Petris), uscita da Palermo; nelle ore diurne vi è anche
una considerevole scorta aerea con velivoli da caccia.
Lo stesso giorno,
tuttavia, l’organizzazione britannica “ULTRA” intercetta e decifra un messaggio
dal quale apprende che «Petroliera Thorsheimer
e piroscafo Fabriano debbono
raggiungere Biserta alle 17.00 del 21, lasciando Napoli alle 10.00 del 20»;
conoscendo anche la natura del carico dei due bastimenti (soprattutto della Thorsheimer, che ha a bordo 13.000
tonnellate di prezioso carburante), i britannici li individuano come bersagli
di primaria importanza.
Da Malta decollano
pertanto diversi aerosiluranti Fairey Albacore dell’828th Squadron
della Fleet Air Arm, in parte armati con bombe ed in parte con siluri, nonché
quattro Bristol Beaufort del 39th Squadron della Royal Air Force,
armati di siluri. Dei quattro Beaufort, che dopo il decollo s’imbattono in
pioggia, grandine e tempeste di elettricità, che riducono fortemente la
visibilità, soltanto uno (pilotato dal tenente Stanley R. Muller-Rowland)
riuscirà a trovare i bersagli ed a sganciare il suo siluro, ma senza comunque colpire
nulla.
Alle 19.40 il
convoglio viene attaccato infruttuosamente da bombardieri ed aerosiluranti (gli
Albacore); alle 21 le navi entrano nel porto di Trapani, dove sostano fino alle
prime ore del giorno seguente, ma di nuovo i messaggi relativi al convoglio vengono
decrittati da “ULTRA”, permettendo ai comandi britannici di apprendere che «Thorsheimer e Fabriano salperanno da Trapani alle 03.00 del 21, velocità 12 nodi,
diretti a Biserta dove arriveranno alle 15.30 del 21».
Durante un’incursione
aerea verificatasi mentre le navi sono alla fonda, il Fabriano viene colpito in una delle due caldaie, subendo danni tali
da costringerlo ad entrare a Trapani per le riparazioni, rinunciando alla
traversata. Fonti britanniche (“The Armed Rovers”, di Roy Conyers Nesbit)
sembrano attribuire il danneggiamento del Fabriano
ad un attacco condotto nelle prime ore del 21 febbraio da quattro aerosiluranti
Bristol Beaufort (erano decollati in cinque, ma il quinto non riuscì a trovare
il convoglio) pilotati rispettivamente dal tenente John Cartwright, dal
sergente maggiore L. T. Garland, dal sergente maggiore Stanley H. Balkwill e
dal maresciallo Richard J. S. Dawson. Tutti e quattro i Beaufort lanciarono i
loro siluri ma, nella foschia, non videro risultati; secondo fonti britanniche
l’attacco sarebbe avvenuto alla stessa ora del danneggiamento del Fabriano, ma in realtà non può essersi
trattato dei Beaufort, in quanto il Fabriano
fu colpito da bombe, non da siluri. Uno dei Beaufort, quello di Balkwill, viene
gravemente danneggiato dal tiro contraereo delle navi italiane, anche se riesce
a rientrare a Luqa (Malta).
Thorsheimer e scorta ripartiranno alle 5.50 del 21 febbraio, ma subito fuori
del porto la petroliera viene mitragliata da un aereo, che ne ferisce a morte
il comandante; siccome questi è l’unico capitano di lungo corso presente sulla Thorsheimer, mentre gli altri ufficiali sono
tutti “padroni autorizzati” (non qualificati per assumere il comando di una
nave di quelle dimensioni), l’Orione
preleva il comandante moribondo, lo porta a Trapani e qui imbarca il comandante
del Fabriano, che trasborda poi sulla
Thorsheimer, per prenderne il
comando. Il convoglio (sempre senza il Fabriano)
riparte alle 11.15, ma poche ore dopo la petroliera verrà immobilizzata da un
attacco aereo (nel quale verrà gravemente ferito l’ex comandante del Fabriano, poi recuperato dall’Orione insieme ad altri 48 uomini) e
successivamente incendiata ed affondata da aerosiluranti.
28 febbraio 1943
Terminate le
riparazioni, il Fabriano lascia
Trapani alla volta di Tunisi alle cinque del mattino, scortato ora dalla
torpediniera Clio e dalla corvetta Antilope. Poco dopo il convoglio del Fabriano si unisce ad un altro («Belluno») partito da Napoli il giorno
precedente e diretto anch’esso a Tunisi: lo formano la motonave Belluno ed il trasporto militare tedesco
KT 14, scortati dalle torpediniere Sirio (caposcorta) e Sagittario.
Il convoglio così
riunito, del quale è caposcorta la Sirio,
raggiunge Tunisi alle 17.30.
14 marzo 1943
Fabriano e Belluno lasciano
Tunisi per Napoli alle 19.30, scortati dalla torpediniera Orione.
15 marzo 1943
Alle 3.15 la scorta
viene rinforzata dalla torpediniera Pegaso,
proveniente da Trapani.
Alle 13.45, al largo
di Zembra, il convoglio che comprende il Fabriano
si congiunge con un altro proveniente da Biserta, formato dalla motonave Caterina Costa e dal piroscafo tedesco Pierre Claude scortati dalle
torpediniere Sirio (o Clio) e Sagittario. Si forma così un unico convoglio, del quale è
caposcorta l’Orione.
Alle 20.37, una
trentina di miglia a sud di Capri, il sommergibile britannico Trooper (tenente di vascello John
Somerton Wraith) avvista verso est le sagome oscurate di navi dirette verso
Napoli, ed alle 20.46 lancia quattro siluri contro la Belluno, da una distanza di circa quattro miglia. Nessuna delle
armi va a segno; il Trooper s’immerge
e si allontana alle 20.48.
Dalle 21.35 aerei
nemici prendono a sorvolare le navi italiane a più riprese, ma sono sempre
respinti dal tiro delle armi di bordo.
16 marzo 1943
Il convoglio giunge a
Napoli tra le 4 e le 7.
Il Fabriano quando ancora si chiamava Saga (g.c. Mats Pilhem/www.kommandobryggan.se) |
L’affondamento
Il 2 aprile 1943 il Fabriano iniziò a caricare, nel porto di
Napoli, un carico di carburante destinato alle forze operanti in Tunisia
(nonché 11 militari tedeschi, 31 automezzi e 1203 tonnellate di materiali
destinati alle forze tedesche), ed alle 4.30 dell’11 aprile salpò da Napoli per
Tunisi insieme al piroscafo Caserta,
per quello che doveva essere il suo secondo viaggio verso la Tunisia. I due
piroscafi, entrambi ex francesi, erano scortati dalle torpediniere Aretusa (caposcorta, capitano di fregata
Pio Valdambrini) e Groppo.
Alle 18.30, nelle
acque di Ustica, si unirono al convoglio anche la nuovissima motonave Carbonello e la corvetta Driade (tenente di vascello Oscar Gran),
che la scortava, entrambe provenienti da Messina. Il convoglio procedeva a 11
nodi.
Alle 19.45 il Fabriano fu colto da avaria alla pompa
di spinta della nafta, in conseguenza della quale dovette lasciare il convoglio
ed essere dirottato su Palermo, scortato dalla Driade. Meno di un’ora dopo, alle 20.30, anche il resto del
convoglio ricevette ordine di dirottamento su Palermo, dato che al largo di La
Galite erano stati avvistati quattro cacciatorpediniere britannici
intenzionati, presumibilmente, ad intercettarlo e distruggerlo.
Poco più di tre ore
dopo, tuttavia, il Fabriano venne improvvisamente
attaccato da aerosiluranti; colpito da un siluro, affondò in poco più di un
minuto alle 23.05 (per altra fonte, le 23.40), a 6 miglia per 350° da Capo
Gallo (Palermo).
Secondo il Vol. 3 ("Tunisia
and the End in Africa, November 1942-May 1943") dell’opera “A history of
the Mediterranean air war 1940-1945” di Christopher Shores e Giovanni
Massimello, l’autore dell’affondamento del Fabriano
sarebbe stato un Vickers Wellington del 458th Squadron della Royal
Air Force, pilotato dal tenente C. W. Hailstone e decollato da Malta insieme ad
altri due Wellington dello stesso Squadron ed a quattro Bristol Beaufort del
39th Squadron R.A.F., in cerca del convoglio di cui il Fabriano faceva parte, che i britannici sapevano essere tra Ustica
e Marettimo.
Per altra versione,
il Fabriano sarebbe stato affondato a
seguito di un attacco da parte di sei aerosiluranti della Fleet Air Arm
decollati da Malta.
("Navi
mercantili perdute" dell’USMM indica l’affondatore del Fabriano nel sommergibile britannico Sybil, ma si tratta di un errore; come
riportato da "La difesa del traffico con l’A.S. dall’1.10.1942 alla caduta
della Tunisia", anch’esso dell’USMM e generalmente più accurato, e
confermato dal ricercatore Platon Alexiades, il Fabriano fu affondato da aerosiluranti, mentre il Sybil attaccò infruttuosamente, nelle
stesse ore, un altro convoglio. Errata anche la notizia secondo cui il Sibyl avrebbe lanciato infruttuosamente
quattro siluri contro il Fabriano:
bersagli di quel lancio fallito erano navi completamente diverse).
Morirono
nell’affondamento 14 dei 105 uomini che erano imbarcati sul Fabriano; i 91 sopravvissuti vennero
tratti in salvo dalla Driade.
Le vittime tra l'equipaggio civile:
Tullio Barzilai, marinaio, da Grisignana
Edoardo Costadura, marinaio
Salvatore Di Cristo, mozzo
Raimondo Formisano, nostromo
Giovanni Gianotti, marinaio
Giuseppe Livaldi, marinaio
Francesco Palestini, marinaio, da San Benedetto del Tronto
Riccardo Pietraroli, giovanotto
Domenico Signorini, fuochista
Giuseppe Valle, marinaio
Tullio Barzilai era già sopravvissuto, nel 1942, all'affondamento di un altro mercantile, in seguito al quale era stato decorato di Croce di Guerra al Valor Militare per la condotta tenuta.
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