Il Sardegna (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net) |
Piroscafo misto di
11.452 tsl e 6737 tsn, lungo 149,45-155,9 metri, largo 18,69 e pescante 10,5,
con velocità di 14 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Lloyd
Triestino, con sede a Trieste, ed iscritto con matricola 2052 al Compartimento
Marittimo di Genova; nominativo di chiamata ICGR.
Breve e parziale cronologia.
1922
Impostato nei
cantieri Bremer Vulkan AG di Vegesack.
16 maggio 1923
Varato nei cantieri
Bremer Vulkan AG di Vegesack come Sierra
Ventana (numero di costruzione 610).
30 agosto 1923
Completato come
tedesco Sierra Ventana per il
Norddeutscher Lloyd (NDL) di Brema; nominativo di chiamata DOBB.
Caratteristiche originarie
11.392 tsl e 10.750 tpl, velocità 14,5 nodi; ha 401 cabine di prima classe e
sistemazioni per 712 passeggeri di terza classe (per altra fonte, può
trasportare 1111 passeggeri; una tipica nave per emigranti, nelle sue
conformazioni interne). Dispone inoltre di stive per merci del volume
complessivo di 7943 metri cubici, per una capacità di carico di 9700
tonnellate.
Ha due navi gemelle, Sierra Cordoba e Sierra Morena. I tre piroscafi sono stati costruiti per rinforzare
la linea del NDL verso il Sud America, le cui prospettive di sviluppo appaiono
molto promettenti; realizzati con l’intento di colmare il divario con la
compagnia rivale Hamburg Süd, sono i più grandi bastimenti costruiti dalla NDL
per la linea sudamerican (fino a quel momento) e puntano anche ad una clientela
di prima classe, oltre allo sfruttamento dei flussi migratori.
Progettato per
l’impiego sulla rotta Brema-La Plata, farà in realtà il viaggio inaugurale
sulla linea Brema-New York ed inizierà il servizio verso La Plata solo nel
1924.
La nave come Sierra Ventana (da www.jeddeloh.com) |
8 settembre 1923
Parte da Brema per il
viaggio inaugurale, con destinazione New York.
1924
Inizia il servizio
sulle rotte per il Sudamerica (tra i suoi porti vi è quello di Santos), sulle
quali trascorrerà la maggior parte della sua vita nel periodo di servizio per
il Norddeutscher Lloyd, trasportandovi migliaia di emigranti, in massima parte
tedeschi, nonché di altri Paesi dell’Europa centro-orientale.
Svolge anche,
occasionalmente, delle crociere.
Cartolina del Sierra Ventana (da www.schiffe-maxim.de) |
Maggio 1926
Lavori di rifacimento
degli interni; vengono realizzate cabine di “classe cabina” (corrispondente
alla seconda classe) e di “classe turistica” (una via di mezzo tra la casse
cabina e la terza classe propriamente detta). Al termine dei lavori, la nave
dispone di sistemazioni per 230 passeggeri di seconda classe, 330 per
passeggeri di classe turistica e 480 per passeggeri di terza classe.
1929
Durante un viaggio da
Brema a Rio de Janeiro, il Sierra Ventana
(capitano D. Ballahr) effettua per conto del Governo tedesco dei rilievi
meteorologici nel Sud Atlantico necessari alla pianificazione del volo del
Dorniero Do X, il più grande idrovolante al mondo. Queste verifiche vengono
effettuate rilasciando da bordo, due o tre volte al giorno, alcuni palloni del
diametro di un metro, riempiti d’idrogeno, il cui volo attraverso l’atmosfera
viene poi osservato dagli ufficiali mediante un teodolite. I risultati delle
osservazioni (in base alle quali si possono comprendere i movimenti di venti
nella stratosfera) vengono poi trasmessi via radio all’osservatorio
meteorologico tedesco, che a sua volta informa i navigatori del Do X sulle
condizioni meteo che potranno aspettarsi. Uno dei palloni viene seguito fino
alla quota di 91.000 metri, prima di venir perso di vista.
Il Sierra Ventana in navigazione (da www.vliz.be) |
1931
Fino a questo anno,
il Sierra Ventana viene impiegato
alternativamente sia sulle linee del Nord America (Canada compreso) che su quelle
del Sud America.
In questo anno,
inoltre, il Sierra Ventana compie
l’ultimo dei suoi 35 viaggi verso l’Argentina, nel corso dei quali ha
trasportato complessivamente 14.998 passeggeri, imbarcandoli nei porti di
Brema, Vigo, La Coruña, Villagarcia, Lisbona, Boulogne ed altri.
17 marzo 1932
Inizia il suo ventunesimo
ed ultimo viaggio di andata-ritorno sulla rotta Brema-New York.
Viene poi trasferito
sulla rotta che collega Brema e Amburgo con il Messico, via Spagna e Cuba,
nell’ambito della “Ozean-Linie” del Norddeutscher Lloyd.
Cartolina a colori del Sierra Ventana (da apuntandoaltoenpunta.blogspot.com) |
20 marzo 1932
Durante un viaggio
verso Veracruz, il Sierra Ventana
effettua uno scalo eccezionale a New York, per una crociera di dieci giorni i
cui partecipanti, imbarcatisi nella città statunitense, raggiungeranno sul
piroscafo l’Avana e, dopo una visita della città, torneranno a bordo per essere
portati a Veracruz, da dove poi raggiungeranno via treno Città del Messico per
una visita.
Disegno del Sierra Ventana (da “German Luxury Ocean Liners: From Kaiser Wilhelm to Aidastella” di Nils Schwerdtner) |
19 maggio 1932
Il Sierra Ventana, in navigazione alla
volta di Amburgo, s’incaglia su una secca ad una quindicina chilometri da
Zeebrugge, in Belgio. La nave riesce a disincagliarsi e proseguire, ma il
comandante del piroscafo denuncerà in seguito il servizio idrografico belga per
aver realizzato una carta errata dei fondali della zona, causando l’incaglio
della sua nave; seguirà un’inchiesta a riguardo.
In seguito a questo
episodio, la secca teatro dell’incaglio prenderà il nome di Sierra Ventana.
Altro disegno del Sierra Ventana, a colori (da apuntandoaltoenpunta.blogspot.com) |
1933
Insieme alla moderna
motonave Orinoco della Hamburg
America Linie (HAPAG), che si alterna con esso su tale rotta, il Sierra Ventana (scelto per questa linea
grazie alla sua buona velocità di circa 14,5 nodi, che lo rende compatibile per
l’impiego assieme all’Orinoco) viene
scelto per inaugurare un nuovo servizio mensile di trasporto merci e passeggeri
sulla rotta Spagna-Cuba-Messico. È proprio il Sierra Ventana ad inaugurare la nuova linea, alquanto in sordina,
con il primo scalo a Santander, Gijón (entrambi il 20 febbraio 1933) e La
Coruña (21 febbraio 1933). Nel viaggio di ritorno non farà scalo a La Coruña,
per carenza di passeggeri. Ben più pubblicizzato, e celebrato, è il successivo
scalo della più moderna ed elegante Orinoco.
Sebbene le due
compagnie (NDL e HAPAG) effettuino congiuntamente lo stesso servizio, ciascuna
reclamizza soltanto la propria nave.
24 ottobre 1934
Il Sierra Ventana salpa da Vigo per il suo
ultimo viaggio sulla rotta Spagna-Cuba-Messico.
Un’altra immagine del Sierra Ventana in navigazione (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net) |
Agosto-Settembre 1935
Nel corso dei
preparativi per la guerra d’Etiopia, il governo italiano – non essendo
sufficiente, per le esigenze del conflitto, il noleggio di naviglio mercantile
disponibile in Italia – ritiene necessario di dotarsi di una flotta di grandi
navi da impiegare per il trasporto delle truppe. Viene pertanto deciso di
comprare da società di navigazione estere nove grandi piroscafi passeggeri di
“seconda mano”, di stazza compresa tra le 9000 e le 20.000 tsl, che vengono
adattati al trasporto di truppe e ribattezzati con nomi di regioni italiane.
Una delle navi
acquistate è appunto il Sierra Ventana,
che viene comprato il 13 agosto 1935, ribattezzato Sardegna e consegnato alla società Italia nel settembre 1935.
Le altre otto navi
sono il Minnedosa, ribattezzato Piemonte, il Resolute, ribattezzato Lombardia, il Melita, ribattezzato Liguria,
il Saarbrücken, ribattezzato Toscana, il Bahia Blanca, ribattezzato Umbria,
il General Mitre, ribattezzato Sannio, il Werra, ribattezzato Calabria,
ed il Coblenz, ribattezzato Sicilia. Per quanto di caratteristiche
differenti tra di loro, i nove bastimenti vengono considerati come una classe,
detta "classe Regioni".
Sulla carta, i nove
piroscafi vengono dati in gestione alla società Italia di Navigazione (che
risulta anche, formalmente, loro acquirente proprietaria), e poi (dal 1936) al
Llody Triestino; in realtà, tuttavia, nessuno di essi svolgerà mai servizio
passeggeri di linea. Durante tutto il quinquennio compreso tra il 1935 ed il
1940, i nove "classe Regioni" saranno sempre impiegati per conto del
Governo, del Ministero delle Colonie, del partito fascista o della Regia
Marina, venendo utilizzati per trasportare truppe nelle varie campagne militari
intraprese dall’Italia nella seconda metà degli anni Trenta (guerra d’Etiopia,
guerra civile spagnola, invasione dell’Albania) nonché per il trasferimento di
coloni nei possedimenti oltremare dell’Italia.
Tra il settembre 1935
alla fine della guerra d’Etiopia, il Sardegna
effettuerà 17 viaggi trasportando truppe in Africa Orientale.
Entro la fine della
guerra, saranno stati inviati in Africa Orientale 595.000 uomini, 16.000
veicoli e 1.241.000 tonnellate di materiali; i piroscafi "classe Regioni"
avranno un ruolo di primo piano nel garantire tale flusso di rifornimenti.
14 dicembre 1935
Il Sardegna salpa da Napoli con a bordo
truppe della 6a Divisione Camicie Nere "Tevere" (tra cui
il Battaglione "Curtatone e Montanara", composto da volontari
universitari).
27 settembre 1935
Sardegna e Sannio partono per
un altro viaggio di trasporto truppe in Africa Orientale.
Il Sardegna a Mogadiscio il 30 dicembre 1935 (da www.naviearmatori.net, utente Commis) |
29 dicembre 1935
Il Sardegna sbarca a Mogadiscio le truppe
della Divisione "Tevere".
Febbraio 1936
Trasporta a Massaua,
via Canale di Suez, 2806 militari, 10 ospedaletti da campo con 95 medici, 10
cappellani più alcune suore missionarie, 285 tonnellate di munizioni e 73 muli.
L’equipaggio, durante questo viaggio, è di 230 uomini.
Il Sardegna a Massaua il 19 ottobre 1936 (da www.naviearmatori.net, utente Commis) |
Novembre 1936
Durante gli ultimi
mesi di gestione della società Italia, prima del previsto trasferimento al
Llody Triestino (programmato per il dicembre 1936), il Sardegna viene requisito (per altra fonte, noleggiato) dalla Regia
Marina per trasportare a Cadice i primi reparti del Corpo Truppe Volontarie,
inviato in Spagna per prendere parte alla guerra civile spagnola dalla parte
delle truppe falangiste.
In novembre Sardegna, Liguria, Toscana, Calabria, Sicilia, Lombardia, Umbria e Sannio trasportano a Cadice il primo scaglione del C.T.V.
Gennaio-Marzo 1937
Il Sardegna svolge in tutto cinque viaggi
a Cadice trasportando 11.093 uomini del Corpo Truppe Volontarie.
Il Sardegna con i colori della società Italia (da www.naviearmatori.net, utente Commis) |
11 gennaio 1937
Riparte da Napoli diretto a Cadice con il
secondo contingente di camicie nere inviate a combattere nella guerra civile
spagnola a sostegno dei falangisti di Francisco Franco. Si tratta in assoluto
del secondo viaggio di un mercantile italiano con truppe del C.T.V. dirette in
Spagna.
A bordo ha il Comando della I Brigata Volontari, il 1° Gruppo obici da 100/17 mm (12 pezzi su tre batterie), il 4° Gruppo artiglieria da 75/27 mm (anche qui, 12 pezzi su tre batterie), il 2° Gruppo di obici da 100/17 mm (altre tre batterie con totali 12 pezzi), la 15a a Compagnia radiotelegrafisti, una compagnia mista del Genio zappatori e minatori, le Sezioni Sanità "E" e "F", i nuclei chirurgici "A" e "B", gli ospedali da campo A, B, C e D e la 1a e 2a Sezione rifornimenti speciali; in totale 234 ufficiali, 244 sottufficiali, 1731 uomini di truppa, un'automobile e 62 tonnellate di materiali vari. (Per altra fonte, in questo viaggio avrebbe trasportato anche il 1°
Battaglione Complementi della 166a Legione della Milizia Volontaria
per la Sicurezza Nazionale).
L'incrociatore leggero Alberto Di Giussano lo scorta da Capo Spartivento fin oltre lo stretto di Gibilterra.
15 gennaio 1937
Arriva a Cadice.
16 gennaio 1937
Sbarcate le truppe, lascia Cadice per tornare in Italia.
20 gennaio 1937
Arriva a Napoli.
1° febbraio 1937
Il Sardegna ed il Calabria partono da Gaeta in convoglio diretti a Cadice, carichi di truppe del C.T.V. Il Sardegna, in particolare, ha a bordo il Comando del 7° e 8° Gruppo Banderas, cinque battaglioni di camicie nere (l'824°, l'830°, l'838°, l'840° e l'851°), il Comando del Battaglione carri d'assalto, la 7a e 8a Batteria d'accompagnamento cannoni da 65/17 mm ed il 7° Plotone mortai d'assalto; in tutto 140 ufficiali, 219 sottufficiali, 2289 soldati, 37 automezzi e 20 tonnellate di materiali.
Al largo di Capo Spartivento l'incrociatore leggero Muzio Attendolo assume la scorta dei due piroscafi, che accompagnerà fino all'imboccatura del porto di Cadice.
6 febbraio 1937
Sardegna e Calabria arrivano a Cadice.
7 febbraio 1937
Sbarcate le truppe, i due piroscafi ripartono da Cadice.
11 febbraio 1937
Sardegna e Calabria arrivano a Napoli.
19 febbraio 1937
Il Sardegna salpa da Gaeta (o Napoli) diretto a Cadice con a
bordo 121 ufficiali, 193 sottufficiali, 1901 soldati e 24 automezzi. Tra di essi vi sono 109 militari della Regia Aeronautica, diretti in Spagna insieme a
materiale d'aviazione, automezzi e rifornimenti: uno di essi è il giovane
sottotenente pilota Bruno Alessandrini, che inizierà a farsi un nome proprio in
Spagna.
Viaggia in convoglio con i piroscafi Sicilia e Calabria; a sud di Capo Spartivento ne assume la scorta l'incrociatore Di Giussano (che li accompagnerà fin davanti a Cadice), cui nello stretto di Gibilterra si unisce l'esploratore Aquila.
22 febbraio 1937
I tre piroscafi giungono a Cadice e vi sbarcano le truppe.
23 febbraio 1937
Ripartono da Cadice. Nello stretto di Gibilterra li scorta il Di Giussano.
27 febbraio 1937
Arrivano a Napoli.
Il Sardegna carico di truppe, probabilmente durante la guerra civile spagnola (da www.thepostalgazette.com) |
1° marzo 1937
Parte da Gaeta diretto a Cadice, con a bordo 66 ufficiali, 27 sottufficiali, 218 soldati, 300 autisti civili, tre operai e 42 tonnellate di materiali. Questa volta viaggia senza scorta.
5 marzo 1937
Arriva a Cadice.
7 marzo 1937
Sbarcate le truppe, riparte da Cadice.
11 marzo 1937
Arriva a Napoli.
Aprile 1937
Nei primi giorni del
mese il Sardegna salpa da Massaua con
a bordo 87 etiopi, dignitari e membri dell’aristocrazia, condannati alla
deportazione ed al confino in Italia nel quadro della repressione seguita al
fallito attentato ai danni del generale Rodolfo Graziani, vicerè d'Etiopia.
18 aprile 1937
Salpa da Napoli con a
bordo truppe volontarie dirette in Africa Orientale Italiana (tra cui
complementi del 6° Reggimento Artiglieria di Corpo d’Armata).
19 aprile 1937
Fa scalo a Massaua,
dove imbarca altre truppe.
28 aprile 1937
Dopo aver
attraversato il Canale di Suez, il Sardegna
arriva a Massaua e vi sbarca le truppe.
6 ottobre 1937
Il Sardegna imbarca a Napoli il 97°
Battaglione Camicie Nere "Valanga" (21 ufficiali e 426 tra
sottufficiali e camicie nere, al comando del seniore Giuseppe Mariotti),
inviato in Africa Orientale Italiana.
Il Sardegna, con la livrea del Lloyd Triestino, in partenza per l’Africa Orientale carico di truppe (da “Navi mercantili perdute” di Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, USMM, Roma 1997) |
7 ottobre 1937
Sosta a Cagliari,
dove imbarca un reparto di camicie nere sarde.
15 ottobre 1937
Arriva a Massaua e vi
sbarca le truppe.
Fine 1937
Trasferito al Lloyd
Triestino.
18 aprile 1938
Salpa da Napoli con
altre truppe volontarie dirette a Massaua.
Autunno 1938
Con l'addensarsi sull'Europa delle nubi del prossimo conflitto mondiale, le principali potenze coinvolte nel conflitto spagnolo decidono di ritirarsi dalla Spagna, mentre il conflitto si avvia ormai verso la vittoria dei nazionalisti. Il 5 luglio 1938 viene stretto a Londra un accordo per il ritiro dei volontari stranieri che combattono negli opposti schieramenti: le truppe del C.T.V. e gli alleati tedeschi della Legione Condor da una parte, le Brigate Internazionali dall'altra.
A fine settembre il governo italiano decide di dare inizio al ritiro di un primo contingente di 10.000 "legionari"; l'ordine esecutivo viene impartito da Benito Mussolini il 2 ottobre, d'accordo con Francisco Franco, e riguarda il rimpatrio di tutti i combattenti italiani che hanno passato consecutivamente più di un anno e mezzo in Spagna.
Per il rimpatrio di questa massa di uomini sono scelti quattro piroscafi della "classe Regioni", e cioè Sardegna, Piemonte, Liguria e Calabria.
10 ottobre 1938
Imbarcati ciascuno un capitano di porto come regio commissario (di questi giovani ufficiali l'ammiraglio Wladimiro Pini commenterà nel suo rapporto che "alla loro inesperienza nautica e militare univano la mancanza di ogni autorità in materia sui comandanti"), Sardegna, Piemonte, Liguria e Calabria lasciano Napoli diretti a Cadice. La navigazione avviene senza scorta.
14 ottobre 1938
I piroscafi arrivano a Cadice ed iniziano ad imbarcare le truppe rimpatrianti delle Divisioni "Littorio" e "XXIII Marzo".
15 ottobre 1938
In mattinata si tiene a Cadice una cerimonia militare nella quale le truppe partenti sfilano per le vie della città e vengono passate in rivista dal generale franchista Gonzalo Queipo de Llano. Presenziano alla cerimonia anche l'ambasciatore italiano in Spagna, Guido Viola di Campalto, ed il comandante della II Squadra Navale, ammirglio Wladimiro Pini, arrivato da Messina con l'incrociatore pesante Trieste e la X Squadriglia Cacciatorpediniere (Maestrale, Grecale, Scirocco, Camicia Nera) per scortare i piroscafi durante il viaggio di ritorno.
Il Sardegna imbarca il comando e due battaglioni del 2° Reggimento Fanteria (in totale 34 ufficiali e 1440 sottufficiali e soldati) ed il comando e due battaglioni del 3° Reggimento Fanteria (28 ufficiali e 730 sottufficiali e soldati). Su di esso prende posto anche il generale Mario Berti, ex comandante del C.T.V. che torna in Italia dopo essere stato avvicendato dal generale Gastone Gambara.
Terminata la cerimonia, l'ammiraglio Pini convoca sul Trieste i regi commissari dei quattro piroscafi ed impartisce loro le disposizioni per la navigazione. Il Sardegna, essendo il più lento dei quattro (10,5 nodi contro gli 11 degli altri tre), riceve ordine di posizionarsi in testa alla colonna, mentre gli altri tre lo seguiranno ad intervalli di 1000-1500 metri.
I regi commissari riferiscono all'ammiraglio Pini che le loro navi sono sprovviste di telemetro e radiosegnalatore, potendo quindi usare per le comunicazioni solo la radio di bordo (onda 600), e non dispongono nemmeno dei documenti e codici previsti per le operazioni in Spagna. Si renderà così necessario, durante la navigazione, usare le radio delle navi della scorta come tramite tra i piroscafi, le cui radio hanno portata troppo limitata (e che si preferisce usare il meno possibile), e l'Italia per le comunicazioni del Comando del Corpo Legionario e per tutte quelle per le quali la portata delle radio dei trasporti è insufficiente.
Completati i preparativi per la partenza Sardegna, Piemonte, Liguria e Calabria salpano da Cadice nel tardo pomeriggio, diretti in Italia. Li scortano il Trieste e la XIV Squadriglia Cacciatorpediniere (Ugolino Vivaldi, Antonio Da Noli, Luca Tarigo, Antoniotto Usodimare), mentre la X Squadriglia, andata a Ceuta a rifornirsi, si unirà nello stretto di Gibilterra durante la notte.
Gli ordini emanati dall'ammiraglio Pini prevedono che di giorno la XIV Squadriglia si disponga in sezione sui lati dei piroscafi, rinforzata dalla sezione cacciatorpediniere Grecale-Camicia Nera, mentre Maestrale e Scirocco scorteranno il Trieste; di notte la sezione Usodimare-Tarigo navigherà in testa ai piroscafi e la sezione Vivaldi-Da Noli in coda, mentre Trieste e X Squadriglia si terranno sul fianco sinistro del convoglio (verso nord), quello di più probabile provenienza di forze navali repubblicane spagnole.
La manovra di partenza da Cadice inizia poco prima del tramonto; le navi escono dall'ancoraggio al calar della notte, senza piloti e con la difficoltà aggiuntiva dello spegnimento di tutti i fanali tranne il faro di Cadice ed una delle quattro mede che indicano i bassifondi dell'estuario del Guadalquivir. Alle 19 il convoglio inizia la navigazione, riordinandosi lungo la costa dove tutti i fanali sono spenti fino a Punta Europa.
Non è possibile superare gli otto nodi, perché il Sardegna ha due caldaie su quattro in avaria fin dal mattino. L'ammiraglio
Pini rileverà in seguito che la difficoltà maggiore durante la
navigazione sarà stata quella di mantenere in formazione i piroscafi, "alquanto eterogenei".
16 ottobre 1938
Alle due di notte il convoglio viene raggiunto dalla X Squadriglia Cacciatorpediniere.
Alle 3.35 il Sardegna riesce ad accendere e mettere in comunicazione le due caldaie guaste, così che il convoglio riesce a raggiungere i dieci nodi, velocità media che manterrà per il resto della traversata.
Al largo di Capo Spartel il Trieste mette la prua su quello che sembra un sommergibile emerso e lo illumina col proiettore: si rivela essere un piccolo veliero.
17 ottobre 1938
Nel pomeriggio, fino al tramonto, aerei decollati dalla base cagliaritana di Elmas effettuano ricognizione sulla rotta che il convoglio attraverserà durante la notte.
18 ottobre 1938
Al tramonto, "allo scopo di rendere meno monotona la traversata e dare ai camerati legionari una visione di potenza e di estetica navale congiunta a un profondo senso di fratellanza d'armi", l'ammiraglio Pini fa defilare la XIV Squadriglia Cacciatorpediniere sotto i piroscafi, con saluto alla voce (triplice grido "Eia Eia Eia Alalà"); allo stesso scopo il Trieste catapulta un idrovolante che lancia sul Sardegna un messaggio per il generale Berti, e su tutti e quattro i piroscafi 8000 manifestini che lo riproducono.
Il Sardegna durante la missione del 10-20 ottobre 1938, in una fotografia scattata dal Trieste (g.c. Mauro Millefiorini, via www.naviearmatori.net) |
19 ottobre 1938
In mattinata viene incontrato ad est della Sardegna l'incrociatore franchista Navarra, incaricato della protezione indiretta del convoglio.
Davanti a Cagliari la XIV Squadriglia Cacciatorpediniere viene autorizzata a separarsi dal convoglio ed entrare in quel porto.
Sempre in mattinata, sempre al fine di impressionare i reduci e render loro il viaggio meno noioso, i cacciatorpediniere della X Squadriglia simulano un attacco con emissione di nebbia artificiale e lancio simulato di siluri. Al tramonto nuovo defilamento con saluto alla voce, stavolta di Trieste e X Squadriglia, che passano a non più di 50 metri dai piroscafi.
Durante la notte il Trieste avvista uno scafo completamente oscurato, che illumina col proiettore per poi inviare il Grecale a riconoscerlo: si rivela essere un grosso veliero.
20 ottobre 1938
Nel golfo di Napoli il convoglio incontra nebbia piuttosto densa, che obbliga a procedere adagio dalle sei del mattino in poi.
Alle 7.43 il Sardegna imbocca per primo il porto di Napoli; in entrata a Napoli i piroscafi sono sorvolati dagli idrovolanti di Trento e Trieste.
Il mattino stesso, ultimate le operazioni di sbarco, i reparti sono schierati sul Molo Beverello, dove sono passati in rassegna da Vittorio Emanuele III e dal principe ereditario Umberto (Mussolini non c'è: presenzierà ad una seconda cerimonia tenuta successivamente, a Roma), dopo di che le due divisioni sfilano in parata davanti alla tribuna reale e lungo il tratto principale del lungomare di Napoli, accolte da numerosa folla.
28 ottobre 1938
Nel pomeriggio (tra
le 14 e le 16) il Sardegna salpa
dal Pontile Eritrea di Genova insieme ad altri sette piroscafi (tra cui Tembien, Semien, Sannio, Liguria e Piemonte e la motonave Vulcania), carichi di 14.000 coloni ("rurali")
italiani diretti in Libia, per un totale di 1290 famiglie. Li scortano due
cacciatorpediniere.
Dopo la partenza, le
navi procedono verso sud fino ad unirsi, il 30 ottobre, ad altri sette
mercantili provenienti da Napoli (per altra fonte avrebbero raggiunto Napoli il
30 ottobre e da lì sarebbero proseguiti insieme agli altri bastimenti in attesa
in quel porto), formando un unico convoglio di quattordici bastimenti (tra cui,
oltre al Sardegna, i
piroscafi Tembien, Semien, Piemonte, Liguria, Sannio e Calabria e le motonavi Olbia, Vulcania, Città di Napoli, Città di Savona e Città di Bastia). Al largo di Siracusa,
il giorno seguente, si unirà al convoglio anche il quindicesimo ed ultimo
piroscafo, l’Umbria, con 129 famiglie
di coloni dalla Sicilia. I quindici mercantili trasportano in tutto 20.000
coloni italiani (1290 famiglie contadine del Nord Italia e 520 del Sud) inviati
a colonizzare la Libia. Questa “trasmigrazione” è stata organizzata dal
governatore della Libia, Italo Balbo (che presenzia all’imbarco a Genova dei
coloni); i coloni, costituiti da famiglie numerose di agricoltori, dovranno
coltivare le regioni meno aride della Tripolitania settentrionale e del Gebel
cirenaico, dove sono stati appositamente fondati 27 nuovi villaggi agricoli (12
in Cirenaica e 15 in Tripolitania, con rispettivamente 2035 e 1664 poderi).
I “Ventimila”
dovrebbero essere i primi dei 100.000 coloni italiani che, secondo i piani di
Balbo, dovrebbero trasferirsi dall’Italia in Libia nell’arco di cinque anni;
Balbo intende portare la popolazione italiana della Libia a 500.000 unità
(“colonizzazione demografica”) e raggiungere entro il 1950 l’autosufficienza
alimentare, mediante la pratica dell’agricoltura intensiva. Lo scoppio della
seconda guerra mondiale manderà in fumo questi piani (oltre ai 20.000 del 1938,
soltanto altri 11.000 coloni giungeranno in Libia nel 1939, prima che la guerra
fermi tutto).
31 ottobre 1938
Le navi procedono in
linea di fila, con intervalli di mille metri tra l’una e l’altra; in mattinata,
al largo di Ponza e Ventotene, il convoglio viene passato in rassegna da Benito
Mussolini, imbarcato sull’incrociatore pesante Trieste, proveniente da Gaeta e scortato da quattro
cacciatorpediniere; i cannoni delle navi da guerra sparano a salve per
celebrare l’evento. I bastimenti con i coloni proseguono poi per Tripoli con la
scorta di otto cacciatorpediniere.
Durante la traversata
si verificano, a bordo delle navi del convoglio, diverse nascite.
2 o 4 novembre 1938
All’alba le navi del
convoglio giungono a Tripoli, dove sbarcano 12.000 coloni; alcune proseguiranno
poi per Bengasi, dove sbarcheranno i restanti 8000. A Tripoli i coloni, dopo
una solenne messa ed cerimonia alla presenza di Balbo e di altri gerarchi e del
vescovo di Tripoli, che impartisce loro la benedizione, vengono caricati sugli
autocarri che li portano ai villaggi loro assegnati.
25 maggio 1939
Conclusa la guerra
civile spagnola con la vittoria delle truppe falangiste di Francisco Fanco, il Sardegna parte da Napoli alle 19 diretto a Cadice, dove insieme agli altri piroscafi "classe Regioni" dovrà imbarcare i rimanenti "legionari" del Corpo Truppe Volontarie da riportare in Italia.
29 maggio 1939
Arriva a Cadice alle 19.30, penultimo a giungervi. Nei due giorni precedenti sono arrivati a Cadice, sempre provenienti da Napoli, anche Piemonte, Liguria, Lombardia, Sicilia, Calabria, Sannio e Toscana; l'indomani vi arriverà l'Umbria.
31 maggio 1939
Nel corso della mattinata, dopo un discorso di commiato tenuto dal generale Queipo de Llano, i 20.390 "legionari" italiani rimpatrianti e 3161 militari spagnoli, diretti con essi in Italia per partecipare ai grandi festeggiamenti per la vittoria organizzati a Roma dal regime, affluiscono ordinatamente sui moli. L'imbarco ha inizio nel pomeriggio, dopo di che i piroscafi partono scaglionati: per primo l'Umbria, alle 15; poi il Calabria alle 19 ed il Sicilia alle 20. Sannio e Toscana partono insieme alle 21, seguiti dal Liguria alle 22 e dal Piemonte alle 23.
1° giugno 1939
Alle quattro del mattino salpa da Cadice anche il Sardegna, carico di personalità: l'ultimo comandante del C.T.V., generale Gastone Gambara, con il suo capo
di Stato Maggiore, colonnello Giuseppe Bodini, e tutto il suo comando; il segretario di Stato alla Marina Mercantile, Giovanni Host-Venturi; le mogli del ministro degli Esteri spagnolo Ramon Serrano Suner e dell'ambasciatore italiano in Spagna Guido Viola di Campalto (i rispettivi mariti sono sull'incrociatore Duca d'Aosta); ben 14 generali spagnoli (i generali di corpo d'armata Assenzio, Francisco Martin Moreno, Augusto Munoz Grande - segretario generale della Falange Spagnola - e Gonzalo Queipo de Llano e ben dieci generali di divisione; Martin Moreno e Queipo de Llano sono accompagnati dalle mogli, il secondo anche dalla figlia) ed altri 20 ufficiali superiori spagnoli; cinque personalità spagnole del campo della medicina, della cultura e dell'arte, raccomandate da Franco. Sono inoltre presenti a bordo quattro dame della Croce Rossa, otto giornalisti italiani e stranieri, la banda musicale dei Carabinieri ed il Battaglione "Arditi".
Ultimo a lasciare Cadice, alle tre del pomeriggio, è il piroscafo più grosso, il Lombardia, che a bordo ha gran parte della Divisione "Littorio" compreso il comandante, generale Gervasio Bitossi.
Scomparsa dai mari la Marina repubblicana, i piroscafi sono accompagnati dall'incrociatore leggero Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (capitano di vascello Amedo Nomis di Pollone) e dai cacciatorpediniere Granatiere e Carabiniere meramente come scorta d'onore. Sul Duca d'Aosta, oltre al ministro Serrano Suner ed all'ambasciatore Viola di Campalto, si trovano giornalisti e cineoperatori Luce.
La navigazione del gruppo navale ha inizio alle 17.32; l'arrivo a Napoli è previsto per il 5 giugno, con punto di riunione una decina di miglia al largo della congiungente Ischia-Capri.
I piroscafi si dispongono in colonna; anche stavolta il Sardegna, essendo il più lento di tutti, viene fatto mettere in testa.
5 giugno 1939
Nella tarda mattinata Duca d'Aosta, Granatiere e Carabiniere defilano lungo la formazione dei piroscafi, dai quali i legionari schierati fanno il saluto alla voce. Il Duca d'Aosta catapulta un idrovolante IMAM Ro. 43 che lancia un messaggio augurale sul Sardegna. Il tempo è ottimo e la navigazione procede senza intoppi.
Verso le 13 giungono incontro al convoglio, provenienti da Napoli, l'incrociatore pesante Gorizia ed i cacciatorpediniere Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco, Vittorio Alfieri, Alfredo Oriani, Vincenzo Gioberti e Giosuè Carducci, che defilano a ridotta distanza sulla sinistra dei piroscafi, rendendo gli onori con salve d'artiglieria e saluto alla voce.
Alle 17.30 le navi entrano a Napoli; le unità della I Squadra Navale, alla fonda, rendono gli onori.
Il ministro degli Esteri italiano, Galeazzo Ciano, sale a bordo del Duca d'Aosta per dare il benvenuto all'omologo Serrano Suner, con il quale scende a terra; nelle ore successive i piroscafi si alternano al Molo Razza, dove tutti sbarcano, uno per volta, le truppe imbarcate.
L'indomani mattina Vittorio Emanuele III passa in rassegna i "legionari" schierati al Molo Razza e porta il suo saluto al generale Gambara. Le truppe sfilano poi davanti al Palazzo Reale e per le vie della città.
Lo Scirocco defila a fianco del Sardegna e viene salutato dalle truppe imbarcate (da “L’impegno navale italiano nella guerra civile spagnola”, di Franco Bargoni) |
14 giugno 1939
Terminati i festeggiamenti, Sardegna e Piemonte salpano da Genova per riportare in Spagna i militari spagnoli che vi hanno preso parte.
17 giugno 1939
I due piroscafi giungono ad Alicante, dove sbarcano i passeggeri. Alle 20 il Sardegna riparte da Alicante diretto ancora una volta a Cadice, dove attendono ancora 5000 militari del C.T.V., rimasti in Spagna per sbrigare le ultime incombenze logistiche o perché provenienti da regioni più lontane.
19 giugno 1939
Arriva a Cadice ed inizia ad imbarcare militari rimpatrianti. Il Piemonte lo seguirà a due giorni di distanza.
23 giugno 1939
Sardegna e Piemonte lasciano Cadice.
28 giugno 1939
I due piroscafi arrivano a Napoli.
11 luglio 1939
Il Sardegna, da solo, arriva a Cadice per l'ultima volta per imbarcare gli ultimissimi militari dei servizi e dell'Intendenza rimasti in Spagna.
15 luglio 1939
Lascia Cadice diretto in Italia.
Con questo viaggio si conclude la partecipazione italiana alla guerra civile spagnola.
12 settembre 1939
Il Sardegna tasporta in Libia un battaglione
di fanteria.
28 ottobre 1939
Il Sardegna imbarca a Venezia altre
migliaia di coloni “rurali” diretti in Libia per la "seconda migrazione sulla
Quarta Sponda" (la prima essendo stata quella del 1938).
Il Sardegna ed altri due piroscafi della "classe
Regioni", Piemonte e Liguria, trasportano in tutto 860
famiglie di coloni che andranno a popolare i villaggi "Crispi",
"Marconà", "Pietro Micca", "Giordania Garibaldi",
"Tazzoli", "Corradini" e "Garabulli".
1° novembre 1939
Durante il viaggio
verso la costa africana, nasce sul Sardegna
un bambino; in ossequio al regime, viene chiamato Benito.
Pochi giorni dopo, le
tre navi giungono a Tripoli, dove sbarcano i coloni.
20 febbraio 1940
Il Sardegna salpa da Bari con personale
militare destinato al Dodecaneso.
25 febbraio 1940
Arriva a Rodi.
6 aprile 1940
Il Sardegna imbarca a Rodi 150 militari
convalescenti da rimpatriare.
14 aprile 1940
Dopo aver fatto scalo
in altri porti del Dodecaneso, il Sardegna
arriva a Napoli.
2 agosto 1940
Il Sardegna imbarca a Tripoli la 23a
Compagnia del 2° Reggimento Minatori, da trasferire in Cirenaica.
3 agosto 1940
Il Sardegna ed il piroscafo Bosforo salpano da Bengasi alle 17,
scortati dalle torpediniere Castore
(caposcorta), Centauro e Generale Antonino Cascino.
5 agosto 1940
Il convoglio arriva a
Bengasi alle 13.
6 agosto 1940
Il Sardegna lascia Bengasi alle 8 per
tornare a Tripoli, scortato dalla Castore.
7 agosto 1940
Sardegna e Castore arrivano a
Tripoli alle 15.
Il Sardegna in navigazione (Coll. Franco Bargoni, via A. Arseni e ita.calameo.com) |
16 agosto 1940
Il Sardegna lascia Tripoli alle 16 diretto
a Bengasi, con la scorta di due unità della XIV Squadriglia Torpediniere.
19 agosto 1940
Sardegna e scorta giungono a Bengasi alle 9.30.
21 agosto 1940
Il Sardegna ed il piroscafo da carico Caffaro ripartono da Bengasi alle 16 per
tornare a Tripoli. Varie unità si alternano nella loro scorta.
23 agosto 1940
Sardegna e Caffaro arrivano a
Tripoli alle 8.
12 settembre 1940
Il Sardegna, insieme al piroscafo Zena, lascia Bengasi alle 16 per
rientrare in Italia, passando per Tripoli. Li scortano le torpediniere Centauro, Sirio e Sagittario.
14 settembre 1940
Il convoglio giunge a
Palermo alle 15.30.
25 settembre 1940
In mattinata il Sardegna imbarca a Brindisi reparti
dell’11° Reggimento Alpini e li trasporta a Valona, dove giunge in serata.
20 ottobre 1940
Requisito dalla Regia
Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
10 novembre 1940
Il Sardegna parte da Bari alle quattro del
mattino diretto a Brindisi, in convoglio con i piroscafi Titania e Tagliamento e
la scorta dell’incrociatore ausiliario Egeo
e della torpediniera Solferino. Il
convoglio giunge a Brindisi tre ore più tardi.
11 novembre 1940
Alle 7.15 il Sardegna lascia Brindisi per Valona
insieme alla motonave Città di Savona,
con la scorta di Egeo, Solferino e della torpediniera Nicola Fabrizi; contemporaneamente
partono alla volta di Valona anche Titania
e Tagliamento, che però formano un
convoglio distinto, con altra scorta. In tutto i quattro mercantili trasportano
1178 militari, perlopiù su Sardegna e
Città di Savona.
Il convoglio giunge a
Valona alle 17.45.
17 novembre 1940
Il Sardegna lascia Valona alle 7, insieme
al piroscafo Tagliamento ed alla motonave
Maria (tutti scarichi), per tornare
in Italia. Li scortano le torpediniere Curtatone
e Giacomo Medici.
Il convoglio arriva a
Brindisi alle 18.30; il Sardegna,
scortato dalla Medici, prosegue per
Brindisi.
19 novembre 1940
Il Sardegna ed il piroscafo Argentina partono da Bari all’una di
notte, scortati dalla Medici, dalla
torpediniera Andromeda e
dall’incrociatore ausiliario Capitano A.
Cecchi. I due piroscafi hanno a bordo 3084 soldati e 162 tonnellate di
materiali al seguito della truppa; raggiungono Valona dopo dodici ore di
navigazione.
23 novembre 1940
Il Sardegna, l’Argentina ed il Piemonte
ripartono da Valona alle 4.50, vuoti, con la sola scorta della Medici; raggiungono Bari alle 24.
25 novembre 1940
Sardegna e Piemonte, aventi a
bordo 4789 militari (tra cui, sul Sardegna,
il Battaglione Alpini "Bolzano" della 5a Divisione Alpina
"Pusteria"), 16 automezzi e 300 tonnellate di carrette e materiali
vari, lasciano Brindisi alle 10.30 con la scorta della torpediniera Altair e del minuscolo incrociatore
ausiliario Lago Tana. Il convoglio
arriva a Valona alle 18.
28 novembre 1940
Sardegna e Piemonte ripartono
scarichi da Valona alle otto del mattino, scortati dall’Altair, e raggiungono Brindisi alle 15.15.
30 novembre 1940
Sardegna, Piemonte ed il piroscafo
da carico Monrosa, vuoti, si
trasferiscono da Brindisi (che lasciano alle 9.15) a Bari (dove arrivano alle
15.45) sotto la scorta del Lago Tana.
9 dicembre 1940
Il Sardegna, con a bordo 2151 tra ufficiali
ed alpini, quattro autoveicoli e 219 tonnellate di materiali, salpa da Bari
alle 23.30 con la scorta dell’incrociatore ausiliario Egeo.
La partenza non è
impedita dalla collisione, verificatasi in serata, con la nave ospedale Aquilea. Quest’ultima, proveniente
dall’Albania con un carico di feriti e malati, durante la manovra per
ormeggiarsi nel porto di Bari sperona il Sardegna,
a causa tra l’altro del forte vento, per poi essere subito dopo speronata a sua
volta dalla motonave tedesca Ruhr.
Mentre l’Aquileia riporta danni di
una certa serietà nella duplice collisione, il Sardegna è in grado di partire egualmente per Brindisi, da dove
dovrà proseguire per Valona.
10 dicembre 1940
Sardegna ed Egeo arrivano a
Brindisi alle 5.10 e vi formano un convoglio insieme agli incrociatori
ausiliari Città di Palermo e Città di Genova, adibiti per l’occasione
a trasporto truppe ed aventi a bordo 1172 militari e 715 tonnellate di
materiali vari, vettovaglie e munizioni. Il convoglio così formato lascia
Brindisi alle 5.25 e raggiunge Valona alle 12.10.
19 dicembre 1940
Il Sardegna lascia scarico Valona alle 7.30
per rientrare a Brindisi, dove giunge alle 15.30, scortato dall’incrociatore
ausiliario Arborea.
22 dicembre 1940
Alle 8 il Sardegna salpa da Brindisi per
trasportare a Valona 2592 uomini e 203 tonnellate di artiglieria ed altri
materiali, il primo scaglione della 6a Divisione di fanteria
"Cuneo". Lo scortano l’incrociatore ausiliario Brindisi e la torpediniera Generale Antonio Cantore.
Le tre navi arrivano
a Valona alle 16.
25 dicembre 1940
In mattinata l’incrociatore
ausiliario Barletta trasborda – a
mezzo di un piccolo rimorchiatore – sul Sardegna,
ormeggiato in rada a Valona, 874 naufraghi del piroscafo Firenze, silurato la notte precedente dal sommergibile greco Papanikolis. I naufraghi verranno fatti
scendere a terra il 28 dicembre.
Il Sardegna in attesa a Port Said il 17 febbraio 1936, mentre aspetta di poter entrare nel Canale di Suez per raggiungere Massaua (da www.naviearmatori.net, utente Commis) |
L'affondamento
Tra le sette e le
otto del mattino del 29 dicembre 1940 il Sardegna, al comando del capitano di lungo corso Giovanni Lavagnino,
salpò da Valona diretto a Brindisi, in convoglio con i trasporti truppe Italia e Piemonte, vuoti, e la scorta della torpediniera Antares (tenente di vascello Nicolò
Nicolini).
Usciti dalla rada di
Valona alle 7.30, i piroscafi vennero pilotati dall'Antares sulla rotta di sicurezza, alla velocità prestabilita di
10,5 nodi; il ruolo di capoconvoglio era assegnato proprio al Sardegna. A bordo del piroscafo si
trovavano in tutto 265 uomini: 196 membri dell'equipaggio civile, cinque membri dell'equipaggio militare (due secondi capi, un segnalatore ed un marinaio della
Regia Marina ed un tenente d'artiglieria dell'Esercito imbarcato come commissario militare), due passeggeri militari (un ufficiale del corpo delle Armi Navali ed un capo operaio della Marina) e 62 naufraghi del piroscafo Firenze (tutti appartenenti all'equipaggio), affondato pochi giorni prima e che ora rimpatriavano sul Sardegna.
Alle 9.34, quando il
convoglio si trovava nei pressi del punto convenzionale "A" di
Saseno, l'Antares si avvicinò al Sardegna fino a trovarsi a portata di
voce, ed il comandante Nicolini domandò se avrebbe iniziato subito a zigzagare.
Dal Sardegna fu risposto che il
convoglio avrebbe zigzagato 6 miglia dopo il punto "A", all’inizio
della nuova rotta. L'Antares, dal
canto suo, iniziò subito a zigzagare.
Alle 10.05, nel punto
40°31' N e 19°02' E (una quarantina di miglia ad est di Brindisi), il Sardegna emise diversi colpi di fischio
e compì una rapida accostata a sinistra, mentre Italia e Piemonte
accostarono a dritta. Circa un minuto dopo, il Sardegna fu colpito da due siluri sul lato sinistro, ed iniziò ad
affondare di prua, undici miglia a ponente di Saseno.
I siluri erano stati
lanciati dal sommergibile greco Proteus,
al comando del capitano di corvetta Michail Chatzikonstantis. L'Antares, che in quel momento si trovava
a 100 metri dal Sardegna, sul suo
rilevamento polare 40°, avvistò il sommergibile in affioramento a circa 1500
metri dal convoglio, e gli diresse subito incontro; in una manovra rapida e
aggressiva, l'Antares speronò il Proteus, affondandolo immediatamente con
tutto il suo equipaggio di 48 uomini.
Nel frattempo, il Sardegna si era abbattuto sul lato
sinistro ed era colato a picco.
Affondato il Proteus, l'Antares tornò nel punto in cui era affondato il Sardegna, per provvedere al salvataggio
dei naufraghi (Italia e Piemonte, nel frattempo, furono fatti
proseguire verso Brindisi, dove giunsero indenni dopo essere stati raggiunti
dalla torpediniera Aretusa che ne
assunse la scorta). Nel luogo dell'affondamento si trovavano due grosse
scialuppe intatte, altre tre o quattro lance semisfasciate ma ancora a galla,
diverse zattere Carley, tavoloni e rottami vari.
L'Antares mise a mare una iole ed un
battellino, che lottarono contro il mare agitato per recuperare quanti più
uomini possibile, partendo da quelli che erano senza salvagente e non avevano
relitti cui aggrapparsi. Quando la prima delle lance del Sardegna arrivò sottobordo alla torpediniera, non appena i
naufraghi furono trasbordati gli uomini dell'Antares si precipitarono a bordo per armarla ed utilizzarla per il
recupero di altri superstiti. Mentre la torpediniera era ferma a salvare i
naufraghi, diversi aerei sorvolarono la zona del siluramento, ma non
sganciarono alcuna bomba.
In tutto, l'Antares recuperò 220 sopravvissuti del Sardegna. A tutti fu fornita una
coperta, vino e caffè caldo; l'infermiere ed il comandante in seconda dell'Antares provvidero a medicare alcuni feriti
leggeri, mentre l'unico ferito grave, che aveva due gambe spezzate, ricevette
le prime cure consentite dai pochi mezzi a disposizione e venne poi affidato al
MAS 515, che giunse sul posto verso
le 11.30. Vennero recuperate anche tre salme, che furono deposte con gli onori
militari in una scialuppa sulla quale fu issata la bandiera italiana, e che
venne poi rimorchiata a Valona dai rimorchiatori arrivati a mezzogiorno.
Giunti appunto questi
rimorchiatori, l'Antares lasciò la
zona e fece rotta per Brindisi a 17 nodi, la velocità massima raggiungibile in
condizioni di sicurezza compatibilmente con i danni alla prua subiti nella
collisione. La torpediniera giunse in porto alle 15.10.
Tra i 265 uomini
imbarcati sul Sardegna si dovettero
lamentare 25 vittime: morirono nell'affondamento 20 membri dell'equipaggio civile,
quattro superstiti del Firenze ed un militare
della Regia Marina.
Fu tra le vittime anche l'ex comandante del Firenze, il capitano di lungo corso Antonino Cacace, affondato con il Sardegna mentre cercava di mettere in salvo altri uomini: venne decorato con la Medaglia d'Argento al Valor Militare, alla memoria.
Fu tra le vittime anche l'ex comandante del Firenze, il capitano di lungo corso Antonino Cacace, affondato con il Sardegna mentre cercava di mettere in salvo altri uomini: venne decorato con la Medaglia d'Argento al Valor Militare, alla memoria.
Le vittime:
Aniello Ascione, membro equipaggio civile, 42 anni, da Resina
Giuseppe Boschetti, membro equipagio civile, 29 anni, da Napoli
Antonino Cacace, naufrago piroscafo Firenze, da Napoli
Giacomo Calandra, membro equipaggio civile, 46 anni, da Capizzi
Vincenzo Carrascon, membro equipaggio civile, 39 anni, da Napoli
Ernesto Celano, naufrago piroscafo Firenze, da Altofonte
Donato Costantino, membro equipaggio civile, 53 anni, da Bari
Antonio D'Arrico, naufrago piroscafo Firenze, da Genova
Alfonso D'Auria, membro equipaggio civile, 25 anni, da Napoli
Alfredo Distasio, membro equipaggio civile, 59 anni, da Napoli
Cesare Fabbri, secondo capo segnalatore R. Marina, 30 anni, da Venezia
Giuseppe Fedele, membro equipaggio civile, 57 anni, da Napoli
Domenico Gargiulo, membro equipaggio civile, 41 anni, da Torre del Greco
Ciro Grazioli, membro equipaggio civile, 58 anni, da Torre del Greco
Michele Iusco, membro equipaggio civile, 42 anni, da Bari
Felicino Lisci, membro equipaggio civile, 28 anni, da Samassi
Giuseppe Luparello, membro equipaggio civile, 37 anni, da Palermo
Augusto Micco, membro equipaggio civile, 43 anni, da Roma
Vincenzo Orefice, membro equipaggio civile, 41 anni, da Napoli
Antonino Scarpati, membro equipaggio civile, 53 anni, Meta di Sorrento
Domenico Soriano, membro equipaggio civile, 31 anni, da Molfetta
Antonino Sabbia, naufrago piroscafo Firenze, da Procida
Giuseppe Strazzulla, membro equipaggio civile, 49 anni, da Pantelleria
Vincenzo Tarantino, membro equipaggio civile, 49 anni, da Torre del Greco
Luigi Zaino, membro equipaggio civile, 30 anni, da Torre del Greco
I corpi del primo ufficiale Antonino Scarpati e del cameriere Donato Costantino furono recuperati ed identificati, mentre di altre due salme non fu possibile stabilire l'identità. I rimanenti 23 uomini vennero pertanto dichiarati dispersi.
Verbale
di scomparizione in mare degli uomini morti nell’affondamento del Sardegna
(g.c. Michele Strazzeri)
La motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita alla memoria del capitano di lungo corso Antonino Cacace:
"Al comando di piroscafo carico di truppe, facente parte di convoglio scortato da unità da guerra, organizzava con alto spirito di abnegazione e con somma perizia marinaresca l'opera di salvataggio delle truppe stesse quando il bastimento, colpito da siluro, era in procinto di affondare. Lasciato per ultimo la nave e raggiunto il porto di destinazione a bordo di una unità da guerra, si reimbarcava subito su altro piroscafo per rimpatriare. Durante la navigazione di ritorno, colpito da offesa nemica anche questo bastimento, si prodigava con alto sentimento del dovere al salvataggio del personale imbarcato e scompariva con l'affondamento della nave".
Da parte greca, si
poté intuire del successo del Proteus
lo stesso 29 dicembre, in quanto alle dieci di quel mattino il piroscafo greco
Ionia captò un S.O.S. seguito da un S.S.S. (segnale di attacco di sommergibili)
provenienti entrambi dal Sardegna,
che indicava di trovarsi davanti alla baia di Valona. Dato che tale zona
ricadeva all’interno del settore operativo assegnato al Proteus, i greci compresero che questi doveva essere il
responsabile del siluramento, e ne celebrarono il successo, che venne riportato
anche dalla stampa britannica (che non mancò di “arricchirlo” di qualche
falsità propagandistica, sostenendo che dei prigionieri italiani catturati dai
greci avessero affermato che la nave fosse carica di truppe e che i superstiti
fossero stati pochissimi, mentre in realtà il Sardegna era quasi vuoto ed i nove decimi degli uomini imbarcati
avevano potuto essere salvati). La gioia dei greci mutò però gradualmente in
apprensione ed infine tristezza, quando dal Proteus
non giunse nessuna comunicazione ed il sommergibile non fece più ritorno alla
sua base.
Solo 10 gennaio 1941
i greci appresero della sorte del Proteus,
quando un comunicato radio italiano trasmesso alle 9.25 annunciò che tre
settimane prima la torpediniera Antares,
di scorta ad un convoglio, aveva affondato un sommergibile nemico, senza
sopravvissuti.
(da www.airgroup2000.com) |
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