Il Mameli (coll. Guido Alfano via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
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Sommergibile di media
crociera, capoclasse della classe Mameli (dislocamento di 842,5 tonnellate in
superficie e 1010 in
immersione). Le unità della classe, primo esempio del tipo Cavallini a doppio
scafo parziale (e primi sommergibili progettati in Italia dopo la prima guerra
mondiale: a progettarli fu nel 1924 il capitano del Genio Navale ing. Virginio Cavallini,
in collaborazione con i cantieri Tosi), presentavano uno scafo resistente a
sezioni circolari, alle cui estremità vi erano calotte semisferiche che
permettevano una notevole robustezza, raddoppiando la profondità massima
d’immersione rispetto alle classi precedenti. I quattro doppi fondi ed i
serbatoi di carburante erano in delle “borse” collocate ai lati dello scafo
resistente, per circa due terzi della sua lunghezza. Per la prima volta furono
realizzate casse di emersione ed immersione rapida resistenti, all’interno
dello scafo, nella parte inferiore della camera di manovra (che era divisa in
due da un ponte orizzontale resistente).
I “Mameli” ebbero
buone qualità di manovrabilità sia in superficie che in immersione, tenuta al
mare, velocità, robustezza, stabilità in immersione ed abitabilità, e si
rivelarono nel complesso dei buoni sommergibili, adatti a restare in mare (e
nell’Oceano) e lontano dalle basi anche per lunghi periodi. Indicativo, a
riguardo, è che nel 1942 – mentre classi di sommergibili a loro contemporanee
od anche successive, come la Balilla, la Pisani e la Fieramosca, venivano poste
in disarmo –, nonostante la loro anzianità, non vennero disarmate ma anzi
sottoposte (soprattutto in virtù della notevole robustezza dello scafo) a
radicali lavori di ammodernamento (quasi “svuotando” gli scafi e sostituendo
tutto ciò che era al loro interno), con la sostituzione dei motori con altri
più potenti (2000 HP in luogo di 1100 CV) e di altre strumentazione;
continuarono a dare buona prova di sé fino alla radiazione.
Unici loro difetti
furono una certa instabilità iniziale, corretta nel 1930 con l’applicazione di
controcarene (anche se ciò comportò la riduzione della velocità da 17,2 nodi in
superficie e 7,7 in
immersione a 15 nodi in superficie e 7,5 in immersione; la velocità in superficie
tornò però a 17 nodi nel 1942, grazie ai nuovi e più potenti motori) e le
voluminose torrette (dotate di plancia coperta nella parte anteriore, cucina e
latrina, per maggior comodità dell’equipaggio) che li rendevano più facilmente
avvistabili ed aumentavano i tempi d’immersione (furono infatti di molto
ridimensionate con i lavori del 1942-1943).
Nel 1933 furono
riprodotte con alcune modifiche nella classe “Tarantino” (così chiamata perché
le unità furono costruite a Taranto) di tre unità (Salta, Santa Fe e Santiago
del Estero), costruita per la Marina argentina; queste unità rimasero in
servizio fino al 1960.
Nel conflitto
1940-1943 il Mameli effettuò 20 missioni operative, di cui cinque
offensive/esplorative (per altra fonte, quattro missioni di agguato offensivo
nel 1940, a
nord di Bengasi od al largo di Malta, e tre nel 1941), dodici di trasferimento
e 91 missioni addestrative per la Scuola Sommergibili di Pola, percorrendo 7613 miglia in
superficie e 1236 in
immersione, trascorrendo 65 giorni in mare ed affondando una nave mercantile da
1044 tsl. Durante la cobelligeranza effettuò ben 178 esercitazioni, per
addestramento antisommergibile delle forze navali statunitensi.
Breve e parziale cronologia.
17 agosto 1925
Impostazione nei
cantieri Franco Tosi di Taranto.
9 dicembre 1926
Varo nei cantieri
Franco Tosi di Taranto.
16 gennaio 1927
Il nome originario, Masaniello, viene cambiato in Goffredo Mameli con Regio Decreto.
6 agosto-19 settembre 1928
È nominato comandante
del Mameli, prima ancora che entri in
servizio, il capitano di corvetta Gaetano Catalano Gonzaga.
29 settembre 1928
Entra in collisione
con il rimorchiatore San Pietro, riportando danni allo scafo.
Il Mameli di ritorno a Taranto: in secondo piano, il
cacciatorpediniere Bettino Ricasoli
(g.c. Marcello Risolo via www.naviearmatori.net)
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20 gennaio 1929
Entrata in servizio.
Il Mameli va a formare con i tre
gemelli (Tito Speri, Pier Capponi e Giovanni Da Procida) la Squadriglia di Media Crociera, di base a
Taranto.
29 marzo 1929
Durante un’immersione
di prova nel Golfo di La Spezia, il Mameli
scende alla profondità di 117
metri , stabilendo un nuovo record (dodici metri in più
del precedente primato).
19 aprile 1929
Mentre il Mameli è in navigazione con mare grosso,
perde la vita il sottocapo Silvio Delia.
13 ottobre 1929
Riceve la bandiera di
combattimento, donata dall’associazione genovese «A Compagna».
1929
Mameli, Capponi e Da Procida compiono una lunga crociera
con scalo nei porti della Spagna mediterranea e poi anche in Atlantico, fino a
Cadice e Lisbona. Si tratta della prima crociera atlantica compiuta da
sommergibili italiani.
Il Mameli a Taranto all’inizio degli anni Trenta (da www.grupsom.com)
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1930
La Squadriglia di
Media Crociera diviene IV Squadriglia Sommergibili.
Mameli, Capponi e Speri effettuano una crociera nel
Mediterraneo orientale, in Grecia e Dodecaneso. Il solo Mameli si spinge anche fino a Port Said e fa scalo a Tripoli prima
di tornare in Italia.
1931
Il Mameli ed il resto della squadriglia
vengono trasferiti a Napoli.
Maggio 1933
Il Mameli ed il resto della squadriglia
compiono una crociera addestrativa di una ventina di giorni, facendo scalo a
Salonicco, Lero e Rodi e partecipando ad esercitazioni con navi ed aerei. I
risultati sono giudicati come molto positivi.
11 agosto 1932
Durante una manovra
d’ormeggio nel porto di Taranto, al comando del capitano di fregata Angelo
Parona (futuro ammiraglio e comandante della base di Betasom), il Mameli entra in collisione con un altro
sommergibile.
1934
Il Mameli ed il resto della squadriglia
vengono nuovamente trasferiti a Taranto, dove la Squadriglia diviene IX
Squadriglia della 3a Flottiglia Sommergibili. Le sue unità vengono
impiegate nell’addestramento e svolgono brevi crociere in Italia e Dodecaneso.
1935
La Squadriglia cambia
nome in XII Squadriglia Sommergibili.
1938
La Squadriglia
diviene XLI Squadriglia Sommergibili, poi viene trasferita a Messina e
denominata XXXI Squadriglia Sommergibili (III Grupsom).
Un’altra immagine del Mameli (da “I sommergibili italiani” di
Alessandro Turrini, USMM, Roma 1999)
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10 giugno 1940
Al momento
dell’entrata in guerra dell’Italia, il Mameli
forma la XXXIV Squadriglia Sommergibili (III Grupsom, di base a Messina)
insieme ai gemelli Pier Capponi, Giovanni Da Procida e Tito Speri.
22 luglio 1940
Al comando del
capitano di corvetta Nicola Maiorana, il Mameli
parte per la prima missione di guerra, per pattugliare le acque tra Alessandria
e Creta insieme ai sommergibili Speri
e Narvalo.
24 luglio 1940
Alle 2.10 il Mameli apre il fuoco, in posizione
37°40’ N e 17°50’ E (una novantina di miglia a sud/sudest di Crotone) contro un
mercantile stimato in 10.000 tsl, che procede su rotta 200°. Dopo il
quattordicesimo colpo, il cannone s’inceppa e l’attacco deve essere interrotto,
in quanto il piroscafo è troppo veloce ed il sommergibile non riesce a
raggiungerlo. Secondo informazioni di Maricosom, il piroscafo attaccato dal Mameli era in realtà italiano, diretto
in Libia.
1-2 agosto 1940
Nella notte tra l’1
ed il 2 agosto il Mameli attacca a
sud di Creta il piroscafo greco Roula
da 1044 tsl (al comando del capitano Konstantinos Mitropoulos; per una fonte neutrale,
per un’altra al servizio dei britannici benché greco, e dunque legittimo
bersaglio) in navigazione da Istanbul a Port Said con un carico di legno,
tabacco e fiammiferi, lanciandogli cinque siluri ma senza riuscire a colpirlo;
poi lo fa abbandonare dall’equipaggio, che si allontana sulle lance, e lo
affonda a cannonate in posizione 34°06’ N e 26°36’ N (trenta miglia a sudovest
di Creta, o 40 miglia
a sud di Creta). Non vi sono vittime tra i 19 membri dell’equipaggio del Roula.
9 agosto 1940
Rientra alla base,
concludendo la sua prima missione.
9 novembre 1940
Partecipa, con altri sommergibili, al contrasto all’operazione britannica «Coat», consistente nell’invio a Malta di un convoglio (di navi da guerra: la corazzata Barham, l’incrociatore pesante Berwick, l’incrociatore leggero Glasgow e tre cacciatorpediniere, con una forza di copertura costituita dalla portaerei Ark Royal – che lancerà anche un attacco aereo diversivo su Cagliari –, dall’incrociatore leggero Sheffield e da tre cacciatorpediniere) con truppe ed armi antiaeree, nell’ambito dell’operazione complessa «MB.8» (che prevede anche altre operazioni secondarie: il trasferimento di unità da guerra da Gibilterra ad Alessandria, l’invio di convogli in Grecia, l’attacco di aerosiluranti contro Taranto dell’11-12 novembre ed una puntata offensiva contro convogli italiani nel Canale d’Otranto).
Il Mameli, insieme a Pier Capponi, Topazio, Fratelli Bandiera e Corallo (tutti salpati da Augusta e Messina), viene inviato in agguato 90 miglia a sud/sudest di Malta, con l’ordine di compiere pendolamento notturno (i sommergibili sono distanziati tra loro di 20-30 miglia ), ma non avvista alcuna nave nemica.
23 settembre 1940
Viene inviato in
missione a sud di Creta insieme ai sommergibili Ambra e Serpente.
Il Mameli rientra ad Augusta al termine di una missione, primavera
1941 (g.c. STORIA militare)
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Maggio 1941
Stanti le cattive condizioni di usura dei motori e di altre strumentazioni, il Mameli viene ritirato dal servizio di “prima linea” e destinato alla Scuola Sommergibili di Pola.
Luglio 1941
Assume il comando del Mameli il capitano di corvetta Manlio Petroni (34 anni, da Roma).
Luglio 1941
Assume il comando del Mameli il capitano di corvetta Manlio Petroni (34 anni, da Roma).
Novembre 1941
Compie una crociera
di scorta ad un convoglio da Trieste a Venezia.
Dicembre 1941
Altra crociera di
scorta ad un convoglio da Trieste a Venezia.
30 gennaio 1942
Partecipa ad
un’esercitazione nel Golfo del Quarnaro, tra l’Istria e Cherso («Zona 5»),
insieme al sommergibile Medusa, al
piroscafo Grado ed alla vecchia
torpediniera Insidioso.
Mentre le unità,
concluse le esercitazioni, rientrano a Pola, alle 14.05, il sommergibile
britannico Thorn silura il Medusa, facendolo affondare in pochi
secondi nel punto 44°45’ N e 13°36’ E. Il piroscafo Carlo Zeno, accorso sul posto, recupera tre sopravvissuti (uno dei
quali poi deceduto) dei 60 uomini a bordo e dirige poi per tornare in porto; il
Mameli, il Grado e l’Insidioso
accorrono sul posto, dove trovano la boa telefonica del Medusa. Attraverso di essa, risulta possibile mettersi in
comunicazione con i sopravvissuti intrappolati all’interno: si apprende così
che nel compartimento più poppiero ci sono 14 uomini ancora vivi, senza luce.
Il Medusa si è adagiato su un fondale
di 30 metri ,
a meno di un chilometro dall’isolotto Fenera.
Più tardi arrivano
anche il sommergibile Otaria e, alle
19.40, un battello con a bordo dei palombari, che subito s’immergono sul
relitto. Alle 00.31 del 31 gennaio i palombari riescono a collegare una
manichetta ed all’1.20 l’Otaria
inizia a pompare aria all’interno del locale poppiero del Medusa, ma il tempo va progressivamente peggiorando, tanto che
all’1.30 il cavo telefonico si strappa e bisogna recuperare i palombari.
Alle 7.30 del 31
gennaio i palombari s’immergono di nuovo, e sopraggiunge anche il grosso
pontone G.A. 141. Si tenta
d’imbragare la poppa del Medusa per
risollevarla, ma il mare sempre più agitato lo impedisce, e nel pomeriggio
peggiora ulteriormente; i mezzi minori devono essere fatti rifugiare nelle
insenature vicino a Capo Promontore, e la mattina del 1° febbraio occorre
ritirare anche il G.A. 141. Rimane
solo l’Otaria, impegnato a pompare
aria; alle 19, però, la sua ancora perde presa sul fondale, le manichette si
spezzano ed anche questo sommergibile deve tornare a Pola.
Il 2 ed il 3 febbraio
il mare imperversa impedendo ogni tentativo di tornare sul relitto; quando ciò
sarà possibile, il 4 febbraio, sarà ormai troppo tardi.
Maggio 1942
Effettua tre missioni
di pattugliamento antisommergibile in Alto Adriatico.
1942-settembre 1943
Viene posto in
riserva potenziale e poi sottoposto a grandi lavori di rimodernamento. I motori
vengono sostituiti e sono svolti altri radicali ammodernamenti alle
apparecchiature interne; contestualmente il cannone da 102/35 mm e la
mitragliera binata da 13,2
mm vengono eliminati e sostituiti con una mitragliera
singola da 20/70 mm.
Il Mameli durante la cobelligeranza (g.c. Stefano Cioglia via www.naviearmatori.net) |
Armistizio e conclusione
L’annuncio
dell’armistizio dell’8 settembre 1943 sorprese il Mameli, ancora assegnato alla Scuola Sommergibili di Pola, ai
lavori. Ciononostante il sommergibile, al comando del tenente di vascello
Cesare Buldrini, poté lasciare Pola alle 23.20 del 9 settembre, diretto verso
l’isoletta di Pelagosa, nel Basso Adriatico.
Alle 17 del 10
settembre il Mameli raggiunse
Pelagosa, dove però venne immobilizzato da un’avaria, che lo costrinse a
restarci fino al 15 settembre. Poté poi proseguire per Brindisi; non venne
inviato a Malta, ma rimase invece nella città pugliese per alcune settimane,
dopo di che, il 6 ottobre, venne trasferito a Napoli, da poco liberata, per
fornire energia elettrica alla città insieme ad altri battelli (Onice, Platino e Vortice da
Malta, Otaria e Vettor Pisani da Taranto); vi giunse l’indomani insieme ad Otaria e Pisani ed alle corvette Driade
e Scimitarra. Prima della fine di ottobre,
però, il Mameli fece ritorno a
Taranto.
Nel gennaio 1944 il Mameli fu scelto per far parte del primo
gruppo di sommergibili (Dandolo, Marea, Vortice e Tito Speri
erano gli altri) destinati a trasferirsi in Atlantico occidentale, nella
stazione di addestramento antisommergibile delle Bermuda, per essere impiegati
nell’addestramento dei mezzi antisommergibili della Marina statunitense.
Durante il
trasferimento (che ebbe inizio il 3 gennaio e che avrebbe portato il
sommergibile a percorrere 4800
miglia ), quando ancora i battelli erano in Mediterraneo
– il mattino del 9 gennaio 1944, al largo di Algeri – il gruppo dei cinque
sommergibili, scortati dal cacciatorpediniere Grecale, venne avvistato dal sommergibile tedesco U 616 (tenente di vascello Koitschka)
che lanciò contro di essi una salva di quattro siluri, due dei quali a ricerca
acustica (tipo Zaunkönig); nessuna delle armi andò a segno, ed una scoppiò
prematuramente vicino a Mameli e Speri, facendo credere al comandante del
Grecale che i sommergibili fossero
attaccati da aerei; questi ordinò quindi che tutto il gruppo si rifugiasse
temporaneamente ad Algeri.
Giunti a Gibilterra
il 13 gennaio, i cinque battelli vi rimasero per sedici giorni, dopo di che
salparono il 29 gennaio scortati dal cacciatorpediniere di scorta statunitense Neunzer. Attraversato l’Atlantico,
arrivarono a Bermuda il 13 febbraio; qui fu creata la Flottiglia Sommergibili
dell’Atlantico Occidentale (o, per gli americani, Italian Submarine Squadron
One, Royal Italian Navy), al comando del capitano di fregata Emilio Berengan.
Tale flottiglia fu posta alle dipendenze della Submarine Division 72 dell’US
Navy (contrammiraglio I. C. Sowell, poi capitano di vascello Michael P.
Russillo) e del Submarine Squadron 7 (capitano di vascello W. N. Christensen),
ed impiegata nell’addestramento alla caccia antisommergibili delle nuove unità
che entravano in servizio nell’US Navy.
Tutti i sommergibili,
dopo alcune riparazioni, vennero dotati di sonar (per la prima volta nella
Marina italiana). Le esercitazioni occupavano cinque giorni a settimana, dalle
6 alle 18, e si svolgevano a nordovest delle Bermude, a Port Royal, St. George,
Great Sound, King’s Point, Ordinance Island e Malabar; vi partecipavano un
sommergibile ed una o più navi, e quando a prendervi parte era una Task Force
(con una portaerei di scorta, un gruppo di cacciatorpediniere ed una nave
ausiliaria) duravano 7-10 giorni. Complessivamente il periodo d’addestramento
era di un mese circa; i sommergibili, ormeggiati a King’s Bay, salpavano ogni
giorno con metà dell’equipaggio (l’altra metà era in franchigia, a giorni
alterni), procedevano a 4 nodi (la velocità loro consentita) e giungevano in
mare aperto in un’ora e mezza, impiegando poi altre due ore per raggiungere le
aree operative più periferiche. Arrivati nella zona assegnata, s’immergevano ed
aspettavano il contatto da parte delle unità in addestramento, emergendo – per
farsi vedere – e poi reimmergendosi se, due ore dopo l’immersione iniziale, non
era successo niente. Di solito trascorrevano quattro ore nella zona assegnata.
Nell’addestramento
delle Task Force, l’area operativa era un quadrato avente lato di 80 miglia , nel quale il
sommergibile arrivava due ore prima della Task Force, aspettando in superficie;
veniva poi localizzato dai velivoli della portaerei (due dovevano essere
costantemente in volo) ed attaccato, dopo di che s’immergeva con la rapida e
tentava di disimpegnarsi, vincolato solo dall’obbligo di restare nell’area
operativa. Dopo l’immersione gli aerei utilizzavano anche boe sonar;
l’esercitazione si concludeva quando il sommergibile veniva individuato e messo
sotto caccia. A questo punto il sommergibile emergeva e si trasferiva in
un’altra zona del settore operativo; le esercitazioni continuavano anche
durante la notte.
Il sommergibile fotografato al
largo delle Bermuda il 12 agosto 1944 (g.c. STORIA militare)
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Il Mameli (tenente di vascello Cesare
Buldrini), insieme al Vortice, fu il
primo a cominciare l’attività addestrativa, il 13 marzo 1944. Da quel momento
all’agosto 1944 partecipò a 55 esercitazioni, 27 a St. George e 28 a Port Royal, dopo di che,
il 24 agosto (scortato dal cacciatorpediniere di scorta USS Chester T. O’Brien), partì per
Portsmouth, dove avrebbe dovuto subire un periodo di lavori. Giuntovi il 28
agosto, vi rimase fino al 24 novembre 1944, quando i lavori ebbero termine.
Lasciata Portsmouth,
il Mameli si trasferì a New London,
dove compì altre 16 esercitazioni (una delle quali con il cacciatorpediniere di
scorta USS Stewart, oggi nave museo a
Galveston); si spostò poi ancora a Block Island, dove svolse tre esercitazioni,
a Long Island (due esercitazioni) ed a Casco Bay (20-21 gennaio 1945), dove
effettuò ben 43 esercitazioni fino al 26 febbraio 1945. Quel giorno il battello
– scortato del cacciatorpediniere di scorta USS Wilhoite – si recò di nuovo a Portsmouth per altri lavori, che si
protrassero fino al 17 marzo. Conclusi anche questi lavori, il sommergibile
ripartì scortato da un cacciatorpediniere di scorta statunitense e raggiunse
dapprima Casco Bay, quindi New London (26 marzo) e poi Portland, dove partecipò
ad altre dieci esercitazioni.
Il 1° aprile 1945 il Mameli si trasferì ancora a Casco Bay,
svolgendo 17 esercitazioni; nel corso di una di queste, il 12 maggio, entrò in
collisione con il dragamine statunitense Jubilant
a Casco Bay, riportando danni non gravi.
Lasciata New London
il 1° giugno, il 7 giugno il sommergibile raggiunse Guantanamo, dopo aver fatto
scalo a New London, e prese parte ad altre 31 esercitazioni, proseguendo anche
dopo la fine delle ostilità in Europa, dato che la guerra continuava contro il
Giappone ed occorreva dunque addestrare le navi statunitensi inviate nel
Pacifico.
Quando finalmente
anche il Giappone si arrese, i sommergibili italiani vennero progressivamente
radunati a Bermuda, in preparazione del loro rientro in patria.
Il Mameli sarebbe stato l’ultimo a tornare.
Il 27 agosto 1945 lasciò Guantanamo per un’ultima esercitazione, ma proprio nel
suo corso fu colto da gravi avarie e costretto a raggiungere Key West, dove
giunse il 30 agosto. Necessitò di lavori che si svolsero in quella località, e
si protrassero per oltre due mesi, concludendosi il 4 novembre, mentre tutti
gli altri sommergibili avevano già lasciato l’Atlantico ed erano giunti a
Taranto proprio il giorno precedente. Dopo aver compiuto una prova proprio il 4
novembre, il Mameli salpò finalmente
da Key West l’8 del mese, giungendo a Bermuda il 13. Durante tutto il viaggio,
da Key West in poi, fu scortato da una nave salvataggio statunitense, l’Escape. Tre giorni dopo Mameli ed Escape ripartirono diretti a Punta Delgada, dove arrivarono il 24;
vi sostarono per un giorno e ripartirono poi per Gibilterra, arrivandovi il 30
novembre. Le ultime 22 ore di navigazione verso questo porto dovettero essere
svolte a rimorchio dell’Escape.
Alle 14.50 del 2
dicembre il sommergibile ripartì ancora a rimorchio dell’Escape, e raggiunse finalmente Taranto alle 16.15 del 10 dicembre
1945. Fu l’ultimo sommergibile italiano a terminare la propria attività
operativa nella seconda guerra mondiale.
L’infaticabile
operato del Mameli e degli altri
sommergibili che operarono nelle Bermude venne elogiato dall’ammiraglio Ernest
J. King, comandante delle forze navali statunitensi in quel settore.
Alcuni membri degli
equipaggi dei sommergibili che avevano operato in Atlantico occidentale si
stabilirono negli Stati Uniti a guerra finita; tra di essi il guardiamarina
Giorgio Tonini, del Mameli, che si
stabilì nel Maine e trovò lavoro come cuoco.
Il vecchio
sommergibile venne posto in riserva e così rimase per qualche anno, dopo di che
le disposizioni del trattato di pace, che imponevano la demolizione di tutti i
sommergibili italiani, entrarono in vigore; si concluse così anche la lunga
storia del Mameli.
Il battello venne
radiato il 1° febbraio 1948, e demolito ad Ortona.
Caduti in guerra sul Mameli:
Bruno Bassani, marinaio silurista, 23 anni, da
Lovere, deceduto nel Mediterraneo centrale l’11.1.1941
Bsera Lorenzo. Il Mameli dal luglio 1941 era al comando del CC Manlio Petroni (nato a Roma il 25.8.06)appena rientrato dall'Atlantico, poi caduto sulla Roma il 9.9.43.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il CC Nicola Maiorana (nato ad Aieta, Cosenza, il 23.10.07) cadde sullo Zara il 29.3.41, quale SC di SM della 1^ divisione. GP
Grazie, aggiungo.
EliminaRicerco fotografie dell’equipaggio “filippo Corridoni” dal 27/4/932 al 27/9/1932
RispondiEliminaGrazie
Sergio Rinaldi
Mio padre PIANTONI DOMENICO fu arruolato nel 1936 e subito assegnato al Goffredo Mamenli, se qualcuno ha delle foto da inviarmi mi farebbe molto piacere. E-mail. marcopiantoni3@gmail.com
RispondiEliminaquanti mameli hanno costruito? perchè ho una foto di mio nonno della seconda guerra mondiale e affianco al nome del sommergibile ci sono 8 linee verticali.
RispondiEliminaUno solo, le linee devono avere un altro significato.
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