mercoledì 20 gennaio 2021

Lussin

La Lussin (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net)

Trasporto militare (nave trasporto materiali) di 3988, 4050 o 4427 tonnellate di dislocamento, lungo 87,5-91,4 metri, largo 12,5 e pescante 5,18, con velocità di 10,5 nodi. Era armato con un cannone da 120/45 mm ed uno da 76/40 mm ed aveva una nave gemella, la Cherso (ex Amalfi). L’equipaggio era di 125 uomini.
Negli anni Venti e Trenta fu a lungo attiva nelle acque dell’Africa Orientale.
Venne anche modificata per il trasporto di due MAS da 17 metri, con lavori effettuati presso l’Arsenale di Taranto.
 
Breve e parziale cronologia.
 
Novembre 1912
Completato nei cantieri Neptun Werft AG di Rostock (Germania) come piroscafo mercantile tedesco Marsala, di 1753 tsl, per l’armatore Robert Miles Sloman Jr (Sloman Line AG) di Amburgo (numero di costruzione 325).
(Secondo altre fonti, invece, il Marsala sarebbe stato costruito come trasporto militare per l’Imperialregia marina austroungarica: ma sembra trattarsi di un errore).

Il Marsala a Genova nel periodo immediatamente precedente la Grande Guerra (g.c. Pietro Berti, via www.naviearmatori.net)

Agosto 1914
Posto in disarmo a Napoli in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale.
17 giugno 1915
Requisito dal governo italiano in seguito all’ingresso dell’Italia nel conflitto; successivamente confiscato. Registrato a Genova, viene dato in gestione alle Ferrovie dello Stato.
1923
Trasferito definitivamente all’Italia in conto riparazione danni di guerra e ribattezzato Lussin.
4 marzo 1923
Entra in servizio nella Regia Marina come nave trasporto materiali, ma il giorno stesso viene radiato dal quadro del Regio naviglio, nel quale è stato appena iscritto, e ceduto all’Esercizio Navigazione delle Ferrovie dello Stato.
27 marzo 1923
Reiscritto nel quadro del Regio naviglio da guerra.
1926
Riclassificato nave coloniale.
Dicembre 1926-Febbraio 1927
A fine dicembre 1926 la Lussin (capitano di fregata Pietro Starita), dopo uno scalo ad Aden, giunge a Mogadiscio e vi imbarca il governatore della Somalia, Cesare De Vecchi, per portarlo in Migiurtinia; viene poi impiegata come nave appoggio durante la campagna per la sottomissione di tale regione, diretta da De Vecchi, che elegge la Lussin a sua nave comando. Insieme ad essa appoggiano dal mare le operazioni in Migiurtinia le cannoniere Berenice e Generale Arimondi.
All’alba dell’8 gennaio 1927 la Lussin, con a bordo De Vecchi, giunge ad Hafun, dove il governatore visita le opere militari ed i villaggi della zona, recandosi poi a visitare anche le opere militari e civili (tra cui le saline) di Hordio. Ad Hafun, inoltre, De Vecchi, in coordinazione con il maggiore Camillo Bechis ed il colonnello Luigi Bergesio, dispone la partenza per il 12 gennaio di una colonna di armati (500 soldati coloniali regolari del I Battaglione Benadir con otto mitragliatrici e sessanta irregolari delle bande Averghedir, il tutto al comando del maggiore Ernesto Garzena) che dovrà risalire la valle del Dharoor con obiettivo Scusciuban, fungendo da rincalzo ad un’altra colonna già in marcia da diversi giorni.
Il 10 gennaio la Lussin lascia Hafun per Alula, dove giunge all’alba del giorno seguente; da bordo della nave De Vecchi spedisce al Ministero delle Colonie un telegramma sull’andamento delle operazioni in Migiurtinia («…Morale di tutti ufficiali e truppe finora ispezionate elevatissimo per quanto si rilevino molti difetti nei rifornimenti e qualche conseguenza della forzata inazione che appare sempre più dolorosamente deplorevole. Presto conto far muovere altra colonna da Carlin diretta testata Valle Darror. Tutte colonne sono calcolate di forze presumibilmente sufficienti per superare ostacoli ed urti che possano trovare per via, indipendentemente dalla loro azione sincrona e per resistere dopo giunte a destinazione. Durante mia permanenza in Migiurtinia confido di portare a buon punto operazione»). Un altro telegramma di De Vecchi viene trasmesso dalla Lussin alle otto di sera del 19 gennaio («Ho stabilmente occupato Valle Darror. Prima manovra tenaglia con direttrici Eil media Valle Darror e Hafun stessa media valle pienamente riuscita con collegamento colonne Rolle e Garzena. Sono vittoriosamente in corso movimenti manovra seconda tenaglia con direttrici media Valle Darror testata stessa valle e Carin medesima testata valle. Ribelli in fuga disordinata in varie direzioni sembra non abbiano più intenzione combattere, ad ogni modo vengono inseguiti. Morale delle forze di terra regolari, irregolari e di mare e dell'aria elevatissimo. Finora nessuna perdita. Comunicherò fra qualche giorno altre notizie militari e politiche»), seguito da un terzo alle 22.30 del 23 gennaio, da Candalà, dove De Vecchi è giunto con la Lussin, facendosi consegnare le armi dalla popolazione locale («Seconda manovra a tenaglia perfettamente riuscita. Colonna proveniente da Carin ha raggiunto testata Darror rafforzandosi Iredame aIla confluenza torrente Lhut con Arror Dahat e quivi si è congiunta con altra colonna proveniente dalla media valle. Possesso Darror è così completo e definitivo con tutte conseguenze militari e politiche segnate nel mio tel. Giorno 20 corrente Erzi Bogor, che di fronte alla nostra prima avanzata si era dato con padre a precipitosa fuga nel versante sud monti Carcar, ha voluto tentare ancora una volta la sorte delle armi benchè sconsigliato dallo stesso Osman Mahmud. Scusciuban è stata in quel giorno attaccata da cinquecento armati scelti, ma mentre queste forze scelte avanzavano pel combattimento, valoroso capitano Rolle senza attendere urto lanciava i suoi dubat al contrattacco travolgendo avversario dopo un'ora di furioso combattimento. Nostre forze regolari sono lanciate all'inseguimento che viene proseguito coll'intera colonna Rolle. Contati sul terreno quarantuno ribelli morti. Da parte nostra due soli feriti. Situazione politica risente dell'azione militare compiuta e presentasi molto buona. Bechis ad Hafun sta ritirando armi e si serve già dei sottomessi per soluzione problemi logistici che sono insolubili soltanto per chi non sa risolverli. Berti ad Alula ritira continuamente fucili. A Carin oggi hanno iniziato versamento armi a mie mani Alì Soliman che le portano certamente tutte. Ho preso disposizioni necessarie perchè azione proceda a fondo senza interrompersi fino a completo assoggettamento tutte queste popolazioni, che non è lontano. Rimango sul posto mantenendo diretto comando operazioni politico–militari fino a quando non possa considerare chiusa questa dura campagna coloniale e completamente risolto il nodo Migiurtini». Il 28 gennaio, sempre a Candalà, la Lussin trasmette al Ministero delle Colonie un nuovo aggiornamento di De Vecchi: «Dopo fuga Osman Mahmud da Carcar verso sud - ovest, lanciata parte colonna eritrea con due compagnie e bande da Iredame verso sud per tagliare ritirata. Giorno 24 trovato contatto colla colonna bestiame dei fuggiaschi; nostre bande, magnificamente sostenute dal quinto Eritreo, dopo breve combattimento che travolgeva in nuova fuga difensori, conquistavano trentamila ovini e centocinquanta cammelli e settanta asini insieme con qualche centinaio donne, bambini e pochi armati prigionieri. Ribelli quattro morti, nostri nessuna perdita. Osman Mahmud sembra fosse: sfilato da poche ore e sia perciò riuscito sfuggire. Inseguimento non fu potuto continuare perchè non si sarebbe più trovata acqua se non ad ovest 49° meridiano e tenente colonnello Ruggero aveva da me assolutamente ordine evitare anche minimo sconfinamento. Ho avvisato subito Governatore Berbera, che di questi giorni è collegato strettamente con me e dimostra più che mai ogni favorevole premura. Nuclei ostinatamente ribelli, ormai ridotti a poche centinaia, pare vadano riunendosi nello Ahi migiurtino, sulla carta Carcoforo piana di Antara. Colle tre colonne mobili di cui dispongo non darò loro tregua. Continua versamento armi ad Hafun molto rapidamente, a Tohen e Bereda e Alula abbastanza bene da parte di tutte cabile, a Candala e Boriala lentamente. Zona Bender Cassim consolidata».
Il 16 febbraio la Lussin giunge a Bender Beila e vi sbarca una compagnia di marinai, occupando così la località; il giorno seguente De Vecchi spedisce da bordo un altro telegramma: «Governatore Berbera mi ha comunicato suo intendimento preciso respingere Osman Mahmud e suoi armati qualora questi non decida arrendersi nè a lui, nè a me. Osman Mahmud giorno 12 corr. ha scritto lettere al residente Bender Cassin ed al comandante settore bande Iredame incaricandoli manifestare suo intendimento arrendersi a me consegnando le armi. Tali lettere preannunziano intanto immediata venuta Ahmed Tager a Bender Cassim. Ho fatto rispondere che sono bene attesi. Infatti nostre pattuglie stamane avvistavano già qualche movimento. Giorno 3 corrente si arrendeva a me, in Hafun, Jusuf Mahmud, fratello di Osman Mahmud, che fu già uno dei principali capi della rivolta. Egli ha consegnato le armi. Giorno 6 corrente è giunta Ascirà colonna tenente Pecorini colle sue bande di 500 dubat provenienti dal Nogal. Giorno 11 corrente colonna è ripartita diretta verso nord per rastrellare le armi nella zona ad est piana di Antara fra questa e Oceano. Giorno 14 trovata ad Aduò qualche opposizione e resistenza da parte alcuni gruppi, compiva larga razzia ed otteneva immediata ubbidienza. Puntava poi sui monti Gumaio dove sta qualche nucleo ancora armato restìo al disarmo. Entro 20 corrente conto che rastrellamento armi sia finito nella zona di cui trattasi. Giorno 2 corrente colonna del VI battaglione Benadir da Botiala puntava su El Gal e poscia su Gurur per ritornare ad El Gal dove ora trovasi. Scopo movimento impedire ai gruppi esistenti nella zona battuta dalla colonna Pecorini di scivolare e raggiungere nucleo ancora esistente sui margini sud occidentale Ahi migiurtino. Questo gruppo intendo affrontarlo e disarmarlo per ultimo facendolo attaccare da ovest, da sud e da est, dopo di averlo rotto con azione confinaria impedendo così di compiere qualsiasi altro atto di resistenza. Oggi 16 ho saldamente occupato Bender Beila con azione dal mare sbarcando una compagnia dal Lussin e piantando per sempre al suolo il Tricolore. Altra colonna da terra partita da Ascirà giungerà domani. Colonna Rolle da Iredame puntava rapidamente per mio ordine su Gardò, indi divisa in tre colonne leggere batteva la zona compresa fra Darror e Nogal nella quale regione sta rientrando con ingente bottino preso ai fuggiaschi lungo la frontiera del Somaliland fra Gardò ed Alto Nogal. Perdite ribelli tre morti dalla colonna Pecorini e sette dalla colonna Rolle. Nessuna perdita finora da parte nostra. Fucili già ritirati superano i 6oo e afflusso continua ogni giorno. Ho trovato anche sei casse di complessive duemilaquattrocento cartucce nostra fabbrica Avigliana. Giorno 21 occuperò Barga! Soluzione definitiva e completo disarmo sono molto vicini. Presente telegramma risponde anche al 905 di V. E. Continuo a rimanere sul posto e a tentare direzione e diretto comando delle operazioni fino al completo assoggettamento e disarmo ed all'impianto dell'organizzazione civile in tutto il territorio, impianto che è già in via di esecuzione».
La campagna di De Vecchi contro i ribelli migiurtini si concluderà di lì a poco con la completa sottomissione di tali territori; nel corso delle operazioni di “pacificazione” le truppe italiane ritireranno complessivamente 13.700 fucili. Il vecchio sultano Osman Mahamud, sovrano della Migiurtinia da prima ancora che l’Italia muovesse i primi passi nella regione a fine Ottocento, si consegnerà prigioniero agli italiani e sarà imbarcato sulla Lussin e portato da questa a Mogadiscio, dove rimarrà “ospite” di De Vecchi. Quest’ultimo elogerà l’equipaggio della Lussin per il ruolo svolto nel corso della campagna: «In tre mesi di aspra crociera nell'Oceano Indiano sulle coste della Migiurtinia, comandante, ufficiali, equipaggio della R.N. Lussin con pochezza di mezzi, senza sosta, senza riposo e senza risparmio di ogni fatica, davano splendida prova delle qualità marinaresche della razza e di alto spirito di sacrificio, contribuendo mirabilmente alla conquista e all'assoggettamento della Migiurtinia».

Una serie di immagini della Lussin scattate dal fotografo Carlo Pedrini durante la campagna in Somalia del 1926-1927 (da www.internetculturale.it):

Imbarco di merci in Somalia

La Lussin (con sullo sfondo una delle due piccole cannoniere Berenice e Generale Arimondi) in rada ad Alula nel gennaio 1927

Cammelli e dromedari a bordo della Lussin



…e loro sbarco ad Alula nel gennaio 1927
Cesare De Vecchi sulla Lussin

La lancia con a bordo De Vecchi si dirige verso la spiaggia, sullo sfondo la Lussin

De Vecchi entra ad Alula il 27 gennaio 1927, sullo sfondo la Lussin

La Lussin (sullo sfondo) a Bender Cassim nel febbraio 1927


Fine 1927
Il capitano di fregata Starita viene avvicendato nel comando della Lussin dal parigrado Federico Liebe.

Il capitano di fregata Pietro Starita a bordo della Lussin l’11 ottobre 1927, al largo delle coste della Somalia settentrionale (da www.naviearmatori.net)

22 marzo 1928
La Lussin, all’ancora nella baia di Bargal in Somalia, accoglie con delle salve d’onore l’incrociatore corazzato San Giorgio, giunto nella baia con a bordo il principe Umberto di Savoia, in visita in Somalia.

La Lussin ad Hafun nel 1928, nella foto centrale è visibile l’aereo con a bordo il governatore della Somalia Guido Corni (foto Carlo Pedrini, da www.internetculturale.it):




La nave nella baia sud di Hafun, in data imprecisata tra il 1926 ed il 1928 (foto Carlo Pedrini, da www.internetculturale.it)

La Lussin presso Alula nell’ottobre 1928 (da www.farofrancescocrispicapeguardafui.wordpress.com)

La nave al largo di Ras Felec (foto Carlo Pedrini, da www.internetculturale.it)

La Lussin spara delle salve in Somalia, nel 1928 (foto Carlo Pedrini, da www.internetculturale.it)

Sbarco di dromedari in Somalia nel 1928, sullo sfondo la Lussin (foto Carlo Pedrini, da www.internetculturale.it)

Settembre 1935
Alla vigilia della guerra d’Etiopia, la Lussin fa parte delle forze navali italiane di stanza in Mar Rosso, insieme agli incrociatori leggeri Bari e Taranto, agli esploratori Tigre e Pantera, ai cacciatorpediniere Audace, Impavido e Palestro, alla nave appoggio sommergibili Alessandro Volta, ai sommergibili Luigi Settembrini e Ruggiero Settimo, ai posamine Azio ed Ostia, alle cannoniere Giovanni Berta e Porto Corsini ed al rimorchiatore militare Ausonia. (Secondo un rapporto britannico, la Lussin era armata all’epoca con quattro pezzi da 120 mm).
Ottobre 1935
All’inizio della guerra d’Etiopia, la Lussin è sempre dislocata in Mar Rosso, insieme a Bari, Taranto, Tigre, PanteraImpavidoAudacePalestro, Settembrini, Settimo, Alessandro Volta, Azio, Ostia, Giovanni BertaPorto Corsini ed Ausonia.
Le unità formano la Divisione Navale in Africa Orientale, al comando dell’ammiraglio di divisione Guido Vannutelli.
10 giugno 1940
All’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Lussin fa parte del Gruppo Navi Ausiliarie Dipartimentali del Dipartimento Militare Marittimo Ionio e Basso Adriatico (al comando dell’ammiraglio di squadra Antonio Pasetti ed avente sede a Taranto), insieme alla gemella Cherso, alle navi cisterna per acqua Tirso, Sesia e Garigliano, al posamine Vieste, al posamine ausiliario Barletta ed alle cannoniere Otranto e Gallipoli.
 
La Lussin a Napoli nel marzo 1939 (Coll. Erminio Bagnasco, via www.associazione-venus.it)

L’affondamento
 
Alle 10.30 (o 11) del 22 agosto 1941 la Lussin salpò da Palermo alla volta di Tripoli, rimorchiando la piccola nave cisterna d’uso locale Alcione, in avaria e diretta in Libia, ed in convoglio con la pirocisterna Alberto Fassio; le tre navi erano scortate dalle torpediniere Cigno e Pegaso (caposcorta).
Poche ore dopo la partenza, al largo di Capo San Vito siculo, il convoglio venne avvistato alle 15.45 dal sommergibile britannico Upholder (capitano di corvetta Malcolm David Wanklyn), la più famosa unità subacquea della Royal Navy: con 93.000 tonnellate di naviglio affondato, tra cui tre transatlantici (il piroscafo Conte Rosso, affondato il 24 maggio 1941, e le motonavi gemelle Neptunia ed Oceania, affondate il 19 settembre dello stesso anno), questo battello avrebbe stabilito un primato, per tonnellaggio nemico affondato, tra i sommergibili di sua maestà.
Salpato da Malta il 15 agosto per una missione – la dodicesima – nelle acque a nord della Sicilia, il 20 luglio l’Upholder aveva colto un primo successo affondando il piccolo piroscafo Enotria al largo di Capo San Vito; ed era ancora in agguato in quelle acque quando, nel pomeriggio del 22, avvistò dapprima un idrovolante in ricognizione, e poi un convoglio di cinque o sei navi.
Wanklyn identificò erroneamente tutti e tre i mercantili del convoglio come navi cisterna a pieno carico (lo erano due su tre, mentre non lo era, ovviamente, la Lussin), dirette verso sud (e questo era invece esatto), e credette che fossero scortate da tre cacciatorpediniere, oltre che da un idrovolante (quest’ultimo era un CANT Z. 501 della Ricognizione Marittima, l’aereo numero 3 della 144a Squadriglia). Attese che le condizioni fossero favorevoli per attaccare: iniziò ad avvicinarsi soltanto quando l’idrovolante si fu allontanato, spostandosi sul lato opposto del convoglio, ed il “cacciatorpediniere” più vicino si fu spostato a poppavia dei mercantili. Scelse come bersaglio la Lussin, che procedeva in testa al convoglio e sembrava la più grande delle tre “navi cisterna” (Wanklyn la scambiò per la ben più grande nave cisterna militare Tarvisio, di 11.000 tonnellate): dipinta con una livrea mimetica cachi e malva, portava in coperta quattro enormi cilindri metallici lunghi una decina di metri per sei di diametro, assicurati al ponte lance.
Stando a quota periscopica, alle 16.29 l’Upholder lanciò una salva di quattro siluri da 3600 metri di distanza contro la vittima prescelta.
La Lussin avvistò tre dei siluri: due riuscì ad evitarli con la manovra, ma il terzo la colpì sotto il castello alle 16.32, provocando l’esplosione del deposito munizioni. Subito dopo, il quarto ed ultimo siluro completò l’opera, centrando la sfortunata nave nella stiva numero 2: in poco più di un minuto, la Lussin si capovolse ed affondò a tre miglia da Capo San Vito (per altra fonte, due miglia a nordovest del Capo; quattro miglia a nord di San Vito lo Capo o del capo stesso, all’estremità nordoccidentale della Sicilia), portando con sé un terzo del suo equipaggio.
 
Cigno e Pegaso, insieme all’idrovolante CANT Z. 501 della scorta aerea, diedero la caccia all’Upholder, che dopo il lancio era sceso a maggior profondità ed aveva iniziato a ritirarsi ad elevata velocità verso nordovest; alcune delle bombe di profondità esplosero piuttosto vicine allo scafo del sommergibile, arrecando soltanto danni leggeri, ma il continuo martellamento delle loro esplosioni – ben sessantuno in tutto – generò un momento di crisi psicologica tra l’equipaggio, che giunse quasi sull’orlo del panico. Wanklyn contò quarantatré esplosioni di bombe di profondità in soli otto minuti, seguite da altre tredici, più lontane, nella successiva ora e mezza; giudicò la caccia subita come pesante ed accurata, ancorché infruttuosa, e ad un certo punto l’Upholder si trovò intrappolato tra le due torpediniere. Wanklyn ritenne che la salvezza del suo battello fosse dovuta al fatto che le torpediniere avevano iniziato i loro attacchi a velocità eccessiva, superando l’Upholder di circa 180 metri prima di lanciare le bombe. (Secondo altra fonte, le torpediniere lanciarono dapprima otto bombe di profondità tra le 16.35 e le 16.43, delle quali le più vicine esplosero circa 180 metri a poppavia dell’Upholder grazie ad un’opportuna manovra di Wanklyn; dopo una pausa in cui effettuarono entrambe ascolto ecogoniometrico, tornarono all’attacco e lanciarono altre 61 bombe di profondità, che esplosero molto vicine e scossero violentemente il sommergibile, causando però soltanto danni di minore entità). Il CANT Z. 501 partecipò alla caccia con il lancio di due bombe di profondità sul punto di origine delle scie dei siluri.
Terminata la caccia, le due torpediniere recuperarono 83 (tre ufficiali, dieci sottufficiali, 70 tra sottocapi e marinai) o 84 superstiti della Lussin; 40 uomini, su un totale di 124 che formavano l’equipaggio, erano affondati con la nave, mentre otto dei superstiti erano rimasti feriti. (Secondo altra fonte, fu la sola Pegaso a condurre il contrattacco, mentre la Cigno provvedeva al salvataggio dei superstiti della Lussin).
 
Completate le operazioni di salvataggio, il convoglietto si divise: la Cigno, presa a rimorchio l’Alcione, diresse per Trapani, mentre Pegaso ed Alberto Fassio fecero ritorno a Palermo, dove giunsero alle 22 del giorno seguente (per altra versione, tutte le navi sarebbero rientrate a Palermo).
 
Morirono con la Lussin:
 
Modesto Accomazzo, capo radiotelegrafista di seconda classe, da Genova (disperso)
Raffaele Amoretti, marinaio fuochista, da Imperia (disperso)
Rosario Averna, capo segnalatore di seconda classe, da Giarre (disperso)
Mario Bencini, marinaio cannoniere, da Livorno (deceduto)
Aldo Bertolini, marinaio fuochista, da Parma (disperso)
Icilio Bettiga, marinaio fuochista, da Colico (disperso)
Vincenzo Bonora, secondo capo furiere, da Bologna (disperso)
Mario Borghesio, marinaio fuochista, da Napoli (disperso)
Pietro Cageggi, marinaio fuochista, da Palermo (disperso)
Tobia De Candia, marinaio, da Molfetta (disperso)
Luigi De Marchi, marinaio fuochista, da Novi Ligure (disperso)
Agostino Della Gatta, capitano C.R.E.M., da La Spezia (disperso)
Silvio Faccio, sottocapo segnalatore, da Vicenza (disperso)
Gerbino Favret, sergente meccanico, da Aviano (disperso)
Alessandro Filosa, marinaio fuochista, da Formia (disperso)
Ciro Fiorentino, marinaio cannoniere, da Napoli (disperso)
Giovanni Fossati, tenente di vascello, da La Spezia (disperso)
Natale Galici, marinaio cannoniere, da Cagliari (deceduto)
Romualdo Ghiani, sottocapo nocchiere, da Guasila (disperso)
Antonio Graziani, guardiamarina, da Nervesa della Battaglia (disperso)
Giovanni La Pira, marinaio, da Pozzallo (disperso)
Nicola Loperfido, capo meccanico di prima classe, da Brindisi (deceduto)
Ignazio Marrone, marinaio, da Trapani (disperso)
Rosolino Musso, marinaio, da Carini (disperso)
Salvatore Nicastro, sergente carpentiere, da Gela (disperso)
Luigi Orengo, marinaio fuochista, da Genova (disperso)
Carlo Palau, sottocapo radiotelegrafista, da Genova (disperso)
Rosario Parisi, marinaio fuochista, da Messina (disperso)
Raimondo Pinzello, marinaio cannoniere, da Porto Empedocle (disperso)
Roberto Rosellini, secondo capo meccanico, da Chianciano Terme (disperso)
Nicola Sardano, marinaio fuochista, da Monopoli (disperso)
Carlo Sequi, sottotenente medico, da Macomer (disperso)
Sebastiano Smargiassi, marinaio, da Termoli (disperso)
Giovanni Sotgiu Meloni, capo cannoniere di prima classe, da Aggius (disperso)
Salvatore Tramparulo, marinaio cannoniere, da Vico Equense (disperso)
Marino Vianello, marinaio fuochista, da Chioggia (disperso)
Amedeo Zucchini, marinaio, da Roma (disperso)
 
Risultano mancanti cinque nomi.
 
L’affondamento della Lussin nel giornale di bordo dell’Upholder (da Uboat.net):
 
1545 hours - Sighted a convoy of three ships. They were all laden tankers. The leading ship appeared to be the fleet oiler Tarvisio of 10915 GRT. She was dazzle painted and four enormous drums were secured to her boat deck. These drums were about 20 feet in diameter and about 30 feet long. Started attack.
1629 hours - Fired a salvo of four torpedoes at the leading ship from 4000 yards.
1632 hours - Two hits were obtained. Upholder retired at speed to the North-West.
1635 hours - A counter attack followed. 48 Depth charges were dropped in the next 8 minutes. Some were quite close causing minor damage. 13 More depth charges were dropped during the next 90 minutes but none were quite close”.
 

 
La Lussin su Wrecksite
Navi trasporto e navi cisterna della Regia Marina
La Lussin sul sito dell’Associazione Navimodellisti Bolognesi
L’affondamento della Lussin nel libro “The History of the British 'U' Class Submarine”
L’affondamento della Lussin nel libro “The Desert VCs: Extraordinary Valour in the North African Campaign in WWII”
L’affondamento della Lussin nel libro “The Fighting Tenth”
Salvatore Tramparulo e la regia nave Lussin
Discussione sulla Lussin su Warsailors
British and Allied Submarine Operations in World War II – Chapter XI – The First Battle of the Convoys in the Mediterranean: June - December 1941
L’HMS Upholder su Uboat.net

6 commenti:

  1. Sempre un piacere leggere questi articoli...!!!

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  2. Mi commuove leggere questo articolo. Mio nonno (soppravvissuto all'affondamento) era un ufficiale a bordo della Lussin. Ho ancora i suoi diari, dove sono descritti accuratamente tutti i procedimenti di manutenzione dei mortai e di preparazione degli esplosivi

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  3. Mi commuove leggere questo articolo. Mio nonno (soppravvissuto all'affondamento, infine, dopo 2 giorni in mare) era un ufficiale a bordo della Lussin. Ho ancora i suoi diari, dove sono descritti accuratamente tutti i procedimenti di manutenzione dei mortai e di preparazione degli esplosivi

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  4. Mio zio ricevette una croce al merito a seguito dell'affondamento della Lussin, per aver salvato una persona, lui che non sapeva nuotare riuscì a sopravvivere aggrappandosi a un detrito

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    1. chissà se era mio nonno, il salvato; lui si salvò così, aggrapato a un detrito

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    2. Lei ha qualche parente che possa ricordare qualcosa sull'accaduto? magari si potrebbe risalire all'identità della persona salvata da suo zio (mio nonno era di Milazzo, provincia di Messina, si chiamava come me)

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