venerdì 1 gennaio 2021

Quinto

Il Quinto (da www.elinis.gr)

Piroscafo da carico di 530,92 tsl e 278 tsn, lungo 57,6 metri, largo otto e pescante 3,1. Di proprietà della Società Anonima per la Produzione Italiana di Cellulosa, con sede a Milano; iscritto con matricola 96 al Compartimento Marittimo di Fiume, nominativo di chiamata ISJV.
 
Breve e parziale cronologia.
 
1922
Costruito come chiatta per navigazione costiera Fleiss nel cantiere Müller Gebruder di Foxhol (Groningen, Paesi Bassi) per un armatore di Danzica. Stazza lorda originaria 523 tsl.
1923 o 1925
Acquistato dall’armatore Aug. E. Peters di Amburgo e trasformato nel cantiere Janssen & Schmilinsky di questa città in un piroscafo da carico costiero.
Porto di registrazione Amburgo, nominativo di chiamata RFMP, stazza lorda e netta 559 tsl e 297 tsn.
1933
Il Fleiss passa sotto il controllo della N. V. Rotterdamsche Scheepshypoteekbank di Rotterdam, che nel corso dello stesso anno lo rivende all’armatore G. B. Ferrari (o Bruno De Ferrari) di Genova, che lo ribattezza Quinto. Porto di registrazione Genova, nominativo di chiamata PDTN.
1934
Il nominativo di chiamata diviene ISJV.
1938
Acquistato dalla ditta Silane Segherie di Genova.
1940
Acquistato dalla Società Anononima Agricola Industriale per la Produzione Italiana di Cellulosa (SAICI), con sede a Genova.
Secondo una fonte, dopo l’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale il Quinto sarebbe stato requisito ed impiegato nella vigilanza foranea, con sigla F 2; tuttavia il volume dell’USMM “Navi mercantili perdute” afferma invece che la nave non fu mai requisita dalla Regia Marina, né iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
 
L'affondamento
 
Il mattino del 31 dicembre 1940 il Quinto, al comando del capitano di lungo corso Mario Stilich, era in navigazione isolata da Trieste a San Giovanni di Medua con un carico di un centinaio di fusti di benzina, quando venne attaccato dal sommergibile greco Katsonis (capitano di corvetta Athanasios Spanides), in pattugliamento a sud di Antivari (odierno Montenegro), vicino al confine tra Albania e Jugoslavia.
Il Katsonis era partito da Salamina per la sua seconda missione di guerra nove giorni prima, il 22 dicembre, con l’ordine di pattugliare un settore del Basso Adriatico compreso tra i paralleli 40°55' N e 41°30' N, il meridiano 18°07' E e la costa albanese, attaccando il naviglio italiano che vi avesse incontrato. Raggiunta tale area la vigilia di Natale, nel pomeriggio del 26 dicembre aveva compiuto il suo primo attacco, senza successo, lanciando tre siluri contro una nave mercantile avvistata al largo di San Giovanni di Medua: il mercantile si era poi rifugiato nelle vicine acque territoriali jugoslave, inducendo Spanides a non proseguire l’attacco. Il 29 dicembre il Katsonis aveva avvistato un altro mercantile, ma non era riuscito attaccarlo a causa di problemi al periscopio e delle distanze troppo ridotte per lanciare i siluri. Adesso, il battello ellenico aspettava in immersione una nuova potenziale vittima, deciso a non lasciarsela sfuggire anche stavolta.
Le condizioni meteomarine di quella fredda giornata di fine anno erano pessime, con vento da sudest e fitta nebbia che ostacolava l’esplorazione al periscopio. Alle 8.20 il sommergibile, in agguato a quota periscopica in attesa del passaggio di qualche nave, avvistò il Quinto a due miglia da Antivari e dieci miglia a nordovest di San Giovanni di Medua (nonché dieci miglia a sudovest di Punta Menders): per via della sua particolare conformazione con sovrastrutture e fumaiolo a poppa, una rarità tra le navi da carico dell’epoca, il comandante del Katsonis lo scambiò per una nave cisterna. Inoltre, cosa abbastanza comune tra i sommergibilisti, ne sovrastimò di molto le dimensioni: Spanides ritenne di trovarsi al cospetto di una nave di circa 4000 tsl, otto volte le reali dimensioni del piccolo Quinto.
Subito fu ordinato sul sommergibile il posto di combattimento; Spanides ritenne che la nave italiana fosse armata con due cannoni e decise dapprima di attaccarla col lancio di due siluri da 500 metri di distanza, ma il Quinto riuscì ad evitarli con la manovra (secondo un’altra versione, invece, sarebbero passati sotto il suo scafo senza esplodere, a causa del suo ridotto pescaggio).
Il comandante ellenico decise quindi di passare al cannone di coperta; il sommergibile emerse ed iniziò a cannoneggiare il piroscafo da meno di cinquecento metri di distanza (secondo alcune fonti – tra cui “Navi mercantili perdute” – ciò sarebbe avvenuto verso le 7.30 o 7.50, ma questo risulta in contrasto con gli orari indicati nel rapporto del Katsonis). Secondo il rapporto del comandante Spanides, dopo la prima cannonata andata a segno l’equipaggo del Quinto abbandonò la nave su una scialuppa; secondo un’altra versione, il Katsonis inseguì il Quinto mentre questi tentava di fuggire verso le acque territoriali jugoslave, cannoneggiandolo fino a fermarlo definitivamente a sud di Antivari.
Ben presto il piccolo piroscafo fu ridotto a mal partito, incendiato e scosso da violente esplosioni; in via di affondamento, venne sospinto dalla corrente verso la costa, per poi affondare verso le 9.20. (Secondo alcune fonti il Quinto si sarebbe andato ad incagliare in costa, per poi affondare del tutto in un secondo momento, o sarebbe stato portato ad incagliare dall’equipaggio, che solo a quel punto l’avrebbe abbandonato).
Il Katsonis aveva sparato trenta colpi da 100 mm (per altre fonti dieci, o 21) nel corso dell’azione; l’equipaggio del sommergibile greco riconobbe la bandiera italiana della propria vittima, che ritenne erroneamente essere “una nave cisterna, una nave ausiliaria della Marina”. Subito dopo l’affondamento, il battello ellenico si allontanò in direzione di Brindisi, ed il giorno seguente lasciò il Canale d’Otranto per fare ritorno alla base.
 
Non vi furono superstiti tra i dieci uomini che componevano l’equipaggio del Quinto: la scialuppa su cui avevano abbandonato la nave, infatti, si capovolse, e tutti gli occupanti trovarono la morte nelle gelide acque dell’Adriatico. Le autorità jugoslave, non appena furono informate dell’affondamento, ordinarono l’invio sul posto di mezzi di soccorso, ma questi non poterono neanche uscire dal porto a causa del mare grosso.
La tragedia si era consumata nelle acque comprese tra Antivari (Montenegro) e San Giovanni di Medua (Albania), dieci miglia a nordovest di quest’ultima località. (Secondo altra fonte, due miglia a nord di Antivari. Alcune fonti affermano erroneamente che la nave sarebbe affondata nella baia di Valona, che in realtà dista centinaia di chilometri, oppure a nord di Durazzo, anch’essa ben più distante; qualche sito arriva addirittura ad affermare, assurdamente, che Antivari si troverebbe nella baia di Valona).
 
L'equipaggio del Quinto, scomparso al completo:
 
Giuseppe Balassi, direttore di macchina, da Pola
Antonio Belancich, mozzo, da Bersezio (Valsantamarina)
Tommaso Belgiovine, fuochista, da Molfetta
Casimiro Copaz (o Scopaz), nostromo, da Albona
Nicola Danubio, fuochista, da Caltabiano
Pietro Gigante, fuochista, da Palermo
Biagio Magarelli, marinaio, da Giovinazzo
Giuseppe Michelini, marinaio, da Pola
Giuseppe Nappi, fuochista, da Pola
Mario Stillich (o Stiglich), capitano di lungo corso, da Fiume
 
L'affondamento del Quinto e le circostanze della morte dell’intero equipaggio furono caratterizzate da alcuni punti alquanto torbidi. Le autorità jugoslave rinvennero infatti i resti di una scialuppa distrutta a cannonate; il bollettino di guerra italiano numero 221, del 14 gennaio 1941, lanciò una dura accusa: «Un sommergibile greco [l’affondatore del Quinto era stato correttamente identificato nel Katsonis dai servizi segreti italiani], il mattino del 31 dicembre, ha affondato un nostro piroscafo da carico di piccolo tonnellaggio che navigava in acque territoriali jugoslave. Il sommergibile, contro ogni norma di guerra, ha poi cannoneggiato l'imbarcazione di salvataggio del piroscafo, uccidendo i dieci uomini dell'equipaggio che si erano sal­vati». Le autorità italiane accusarono quelle greche di un crimine di guerra; la risposta ellenica fu che il Katsonis non aveva mai sparato direttamente contro la scialuppa.
Inoltre, il Quinto venne affondato entro le acque territoriali della Jugoslavia, Paese all’epoca ancora neutrale: ne derivò un incidente internazionale.
 
Annotazione relativa al Quinto nel diario di Supermarina del 14 gennaio 1941 (da Operazioni in Albania, Diari di guerra, cartella 46, pagina 126, via g.c. Dimitris Galon)

L'affondamento del Quinto fu il primo successo ottenuto in guerra dal Katsonis, che terminò quella missione rientrando a Salamina il 4 gennaio, senza aver affondato altre navi. Per questo successo il comandante Spanides fu promosso a capitano di fregata ed insignito della Croce al Valore (la massima onorificenza militare ellenica), gli ufficiali del Katsonis ricevettero la Croce di Guerra di seconda classe ed il resto dell’equipaggio la Croce di Guerra di terza classe.
Dopo aver svolto in tutto quattro missioni in Adriatico tra il novembre 1940 e l’aprile 1941, con l’invasione tedesca ed il conseguente crollo della Grecia il Katsonis si sottrasse alla cattura raggiungendo le basi britanniche nel Medio Oriente, e continuando poi a combattere con le forze Alleate. Affondò altre cinque piccole navi, tutte nel 1943: la piccola unità ausiliaria italiana Tergeste, i piroscafetti tedeschi (ex spagnoli) San Isidoro e Rigel e due motovelieri. La sua carriera terminò il 14 settembre 1943, quando fu affondato al largo di Skiathos dal cacciasommergibili tedesco UJ 2101, con la morte di 32 dei 50 uomini dell’equipaggio.
  
Il rapporto del Katsonis (da www.hellenicnavy.gr)

L’affondamento del Quinto nel giornale di bordo del Katsonis:
 
Martedì, 31 dicembre 1940 (settimo giorno di missione)
Siamo in pattugliamento vicino a San Giovanni di Medua. Visibilità pessima, vento da sudest. Ore 07.00, ci immergiamo. L’esplorazione periscopica è infruttuosa a causa della fitta nebbia. Ore 08.20, viene avvistata una nave cisterna. Posto di combattimento e preparativi per l’attacco. L’attacco si svolge con condizioni meteorologiche estreme. Vengono lanciati due siluri che, sebbene correttamente regolati, non colpiscono il bersaglio. Quando vedo che il bersaglio sta sfuggendo, e sebbene il nemico sia armato con due cannoni, ordino di attaccare con il cannone. Dopo il primo colpo a segno, l’equipaggio inizia a gettarsi in acqua ed abbandonare la nave. Siamo a 500 metri dalla nave, contro cui continuiamo a fare fuoco. Le esplosioni producono vaste ed alte fiamme. Alla fine, la nave in fiamme viene spinta dalle onde verso la costa. Ci immergiamo di nuovo per ricaricare il tubo lanciasiluri, che era vuoto, per lanciare un altro siluro, ma vediamo la nave in fiamme affondare vicino a riva. Decido di lasciare la zona ed allontanarmi. L’intero attacco si è svolto così rapidamente che l’equipaggio della nave nemica non ha avuto il tempo di usare i suoi cannoni. La nave nemica batteva bandiera di guerra italiana ed apparteneva alla categoria delle navi ausiliarie della flotta. Stazzava 4000 tsl ed era carica di carburante, che è finito in mare dopo i colpi a segno…”.
 

La notizia dell’affondamento del Quinto nel giornale brasiliano “Diario Carioca” del 5 gennaio 1941 (sopra, da www.memoria.bn.br) e nel giornale australiano “The Argus” del 6 gennaio 1941 (sotto, da www.wrecksite.eu)


Il relitto del Quinto, meta di immersioni fin dai primi anni Novanta, giace oggi a 32 metri di profondità a sud di Antivari, a circa trecento metri da Punta Sogavica, nei pressi della baia di Bigovica e 600 metri a sud di Punta Volujica (nota anche come Punta Volovica o, in italiano, Punta Vaevizia o Valevizia; il promontorio che delimita a sud il porto di Antivari), a poche centinaia di metri da riva (secondo una fonte, 600 metri). La nave si presenta quasi completamente capovolta, inclinata sul fianco sinistro, con l’ancora (e relativa catena) e l’elica ben visibili; vi sono diversi ampi squarci nello scafo (il lato di dritto è il più danneggiato, recando ben visibili i segni delle cannonate del Katsonis: da uno squarcio particolarmente grande, tanto che alcuni siti di subacquea lo ritengono erroneamente come causato da un siluro, sono fuoriusciti diversi bidoni di benzina), che permettono ai subacquei di penetrare facilmente all’interno, compresa la sala macchine, dove è ben visibile l’apparato motore della nave, con ancora riconoscibili i pistoni e l’albero motore. I primi subacquei che visitarono il relitto nei primi anni ’90 rinvennero nella sala macchine alcuni resti umani, segno che qualche membro dell’equipaggio del Quinto morì a bordo della nave (il che fa dubitare dell’esattezza dell’affermazione del comandante Spanides che tutto l’equipaggio l’avrebbe abbandonata dopo il primo colpo a segno, visto che questo uomo, o questi uomini, furono probabilmente uccisi dalle cannonate del Katsonis. È anche possibile che la maggior parte dell’equipaggio avesse effettivamente abbandonato la nave ma che qualcuno avesse deciso di restare a bordo per tentare di salvarla). La chiglia è rivolta verso l’alto, le sovrastrutture sono sepolte nel fondale.
Numerosi fusti di benzina sono sparpagliati tutt’attorno, mentre altri sono ancora all’interno della stiva. Negli ultimi venticinque anni lo stato del relitto è peggiorato; la metà destra della nave si è deteriorata a tal punto da non renderne più possibile l’esplorazione da parte dei subacquei, e la parte centrale della stiva, dov’era un tempo possibile nuotare liberamente, è ormai inagibile. Le parti più elevate del relitto distano venti metri dalla superficie.
Diving center montenegrini organizzano immersioni sul relitto, che è indicato da una boa e raggiungibile da terra in dieci minuti di navigazione. L’acqua attorno al relitto è però molto torbida e la visibilità scarsa, a causa della vicina foce di un fiume che lì scarica in mare i suoi sedimenti.

 Una serie di immagini del relitto del Quinto (g.c. Pierre Kosmidis/www.ww2wrecks.com)























L’elica del Quinto (da www.forum-marinearchiv.de, g.c. Thorsten Reich)


Il Quinto su Wrecksite
The Greek submarine Katsonis and the Quinto shipwreck, December 31st, 1940)
ΕΠΙΘΕΣΕΙΣ ΕΛΛΗΝΙΚΩΝ ΥΠΟΒΡΥΧΙΩΝ ΚΑΤΑ ΤΟΝ 2Ο ΠΑΓΚΟΣΜΙΟ ΠΟΛΕΜΟ
Discussione sul Katsonis su Forum Marinearchiv
I sottomarini greci e la campagna 1940-1941
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Olupina italijanskog teretnog broda Quinto
Подвиг греческой подлодки "Кацонис”
Οι ήρωες του υποβρυχίου ''ΚΑΤΣΩΝΗΣ'' που βρέθηκε στην Σκιάθο – Video, φωτογραφίες
Il Quinto su Divemontenegro
Il relitto del Quinto su Taucher.net
Quinto wreck – Montenegro
Filmato del relitto del Quinto
Altro filmato del relitto
Wracktour 2018 – Montenegro
Diario storico del Comando Supremo – Volume III (dall’1.1.1941 al 30.4.1941)

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