La Lerici (da “Il vero traditore” di Alberto Santoni, Mursia, 1981).
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Motonave da carico di
6070 tsl e 9150 tpl, lunga 143,5 metri, larga 18,5 e pescante 8, con velocità
di 14 nodi. Appartenente all’armatore genovese Giobatta Bibolini ed iscritta
con matricola 55 al Compartimento Marittimo di La Spezia.
Aveva cinque gemelle:
Valfiorita, Ombrina, Unione, Ravello e Napoli. Faceva parte del primo gruppo di nuove, moderne, grandi
(8000-9000 tpl) e veloci (14-16 nodi a pieno carico) motonavi da carico
completate tra agosto e dicembre del 1941, e subito impiegate per la formazione
di convogli veloci di navi da carico, impossibili fino al loro arrivo.
Breve e parziale cronologia.
25 gennaio 1939
Impostata nei
cantieri Odero Terni Orlando del Muggiano, La Spezia (numero di cantiere 254).
6 luglio 1941
Varata nei cantieri
Odero Terni Orlando del Muggiano (La Spezia).
23 dicembre 1941
Completata per
l’armatore Giovanni Battista Bibolini, di Genova, ed immediatamente requisita a
La Spezia dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
La nave subito dopo il varo (da www.carboflotta.com) |
3 gennaio 1942
La Lerici (che ha caricato 621 tonnellate
di munizioni per le forze italiane, 528 di munizioni per le forze tedesche, 1663
tonnellate di materiali per le forze italiane, 752 per quelle tedesche, 16
carri armati italiani, 14 tedeschi – compresi dei cacciacarri Panzerjäger I del
Panzerjäger-Abteilung 605 –, 81 automezzi italiani, 41 tedeschi, 398
tonnellate di carburante per le forze italiane, 242 tra ufficiali,
sottufficiali e soldati italiani e 50 tedeschi), insieme alle motonavi Monginevro e Nino Bixio, lascia Messina per Tripoli alle 10.15, nell’ambito
dell’operazione di rifornimento «M. 43». Le tre motonavi formano il convoglio
n. 1 di tale operazione, scortato dai cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (contrammiraglio Amedeo Nomis di Pollone), Nicoloso Da Recco, Antoniotto Usodimare, Bersagliere
e Fuciliere.
La «M. 43» prevede in
tutto l’invio in Libia di cinque grandi motonavi da carico ed una petroliera,
tutte veloci (almeno 14 nodi) e di recente costruzione, con una scorta
poderosa: oltre alle siluranti di scorta di ciascun convoglio, vi sono una
forza di «scorta diretta incorporata nel convoglio» (ammiraglio di squadra
Carlo Bergamini, con il compito di respingere eventuali attacchi di formazioni
leggere di superficie come la Forza K) composta dalla corazzata Duilio con gli incrociatori leggeri Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, Raimondo Montecuccoli, Muzio Attendolo e Giuseppe Garibaldi ed i cacciatorpediniere MaeStrale, Scirocco, Alfredo Oriani e Vincenzo Gioberti, ed un gruppo d’appoggio a distanza (ammiraglio
di squadra Angelo Iachino, con l’incarico di proteggere il convoglio da un
eventuale attacco in forze della Mediterranean Fleet) formato dalle corazzate Littorio, Giulio Cesare ed Andrea Doria,
dagli incrociatori pesanti Trento e Gorizia e dai cacciatorpediniere Aviere, Geniere, Carabiniere, Alpino, Camicia Nera, Ascari, Antonio Pigafetta ed Antonio Da Noli. Alla scorta aerea
concorrono la Regia Aeronautica (Armata Aerea e Ricognizione Marittima) e la
Luftwaffe (II Corpo Aereo Tedesco e X Corpo Aereo Tedesco, di base l’uno in
Sicilia e l’altro in Grecia) per effettuare ricognizione sul porto della
Valletta (Malta) e nelle acque di Alessandria, bombardamenti preventivi sugli
aeroporti maltesi e scorta di caccia, antiaerosilurante ed antisommergibile sui
cieli del convoglio nonché a protezione delle navi impegnate nello scarico una
volta giunte a Tripoli. Completa il dispositivo di difesa la dislocazione di
undici sommergibili sulle probabili rotte che una ipotetica forza navale nemica
dovrebbe percorrere per attaccare il convoglio.
4 gennaio 1942
Tra le 4 e le 11,
come previsto, il convoglio n. 1 si unisce ai convogli 2 (motonave Monviso, motocisterna Giulio Giordani, torpediniere Orsa, Aretusa, Castore ed Antares) e 3 (motonave Gino Allegri, cacciatorpediniere Freccia, torpediniera Procione), partiti rispettivamente da
Taranto e Brindisi; si forma così un unico grande convoglio, il cui caposcorta
è il contrammiraglio Nomis di Pollone. Mentre il convoglio «Allegri» si unisce
al Gruppo «Duilio», la III Divisione Navale (Trento e Gorizia) del
gruppo d’appoggio viene avvistata da un ricognitore britannico; da Malta
decolla una formazione aerea per attaccare, ma deve rientrare senza essere
riuscita a trovare il convoglio. Al tramonto il gruppo «Duilio» s’incorpora
nella formazione del convoglio, che durante la notte mette la prua su Tripoli.
5 gennaio 1942
Il gruppo «Duilio»
lascia il convoglio, che giunge indenne a Tripoli alle 12.30 senza aver subito
alcun attacco.
19 gennaio 1942
Lerici ed Allegri lasciano
Tripoli alle 16.30 per rientrare a Trapani, scortate dai cacciatorpediniere Antonio Da Noli (caposcorta) e Saetta e dalla torpediniera Clio. Sulla Lerici si trovano 462 sudditi anglo-maltesi, internati civili, avviati
verso campi di concentramento situati in Italia.
20 gennaio 1942
Le due motonavi
arrivano a Trapani alle 20.20.
21 febbraio 1942
Alle 13.30 del 21
febbraio la Lerici parte da Corfù per
Tripoli insieme alla motonave Monviso
ed alla nave cisterna Giulio Giordani,
con la scorta dei cacciatorpediniere MaeStrale, Scirocco, Antonio Pigafetta (caposcorta, capitano di vascello Mirti della
Valle), Emanuele Pessagno ed Antoniotto Usodimare e della
torpediniera Circe: si tratta
del convoglio n. 2 (trasferitosi da Brindisi a Corfù nelle ore precedenti)
nell’ambito dell'operazione «K. 7», consistente nell’invio in Libia di due
convogli per totali sei mercantili (carichi complessivamente di 29.517
tonnellate di materiali, 113 carri armati, 575 veicoli e 405 uomini), scortati
da dieci cacciatorpediniere e due torpediniere. I convogli fruiscono inoltre
della scorta indiretta del gruppo «Gorizia» (ammiraglio di divisione Angelo
Parona; incrociatori pesanti Trento e
Gorizia, incrociatore leggero Bande Nere, cacciatorpediniere Alpino, Oriani e Da Noli) e del
gruppo «Duilio», formato dall’omonima corazzata (ammiraglio di squadra Carlo
Bergamini) insieme a quattro cacciatorpediniere (Aviere, Geniere, Ascari e Camicia Nera).
La Lerici ha un carico di 97 automezzi, 44 mezzi
corazzati (tra cui altri cacciacarri Panzerjäger I del
Panzerjäger-Abteilung 605), 753 tonnellate di munizioni, 1118 di gasolio e
lubrificanti e 2780 di materiali vari.
22 febbraio 1942
Intorno alle 12.45,
180 miglia ad est di Malta, il convoglio n. 2 si accoda – con una manovra
piuttosto lenta – al convoglio n. 1 (motonavi Monginevro, Unione, Ravello, cacciatorpediniere Vivaldi, Zeno, Malocello, Premuda e Strale, torpediniera Pallade),
salpato da Messina e che è già stato raggiunto dai gruppi «Gorizia» e «Duilio»
(quest’ultimo segue il resto delle navi italiane a breve distanza). La
formazione assume rotta 184° e velocità 14 nodi; sin dalla prima mattina (e
fino alle 19.45) volano sul suo cielo aerei tedeschi Junkers Ju 88 e
Messerschmitt Bf 110 decollati dalla Sicilia per la sua scorta.
Dalle prime ore del
mattino compaiono anche ricognitori britannici, che segnalano il convoglio agli
aerei di base a Malta; tra le 14 e le 16 si verifica un attacco aereo, che i
velivoli della Luftwaffe respingono, abbattendo tre degli aerei attaccanti ed
impedendo agli altri di portare a fondo l’attacco (tranne un Boeing B 17 che
lancia delle bombe di piccolo calibro contro la Duilio, senza colpirla). Quando l’ammiraglio Bergamini chiede altri
aerei mediante il collegamento radio diretto, la richiesta viene prontamente
soddisfatta.
La sera del 22, in
base agli ordini ricevuti, il gruppo «Duilio» lascia i convogli, che proseguono
con la scorta diretta ed il gruppo «Gorizia».
Nella notte seguente
il convoglio, che è rimasto diviso in due gruppi (cioè i convogli 1 e 2, che
procedono uno dietro l’altro ma separati), viene più volte sorvolato da dei
bengalieri nemici (tra le 00.30 e le 5.30 del 23 dei bengala si accendono sul
cielo dei convogli), ma non subisce danni, grazie alle manovre ed all’emissione
di cortine fumogene.
23 febbraio 1942
Poco dopo le otto del
mattino sopraggiungono due torpediniere inviate da Marilibia in rinforzo alla
scorta, cui l’ammiraglio Parona ordina di unirsi al gruppo «Vivaldi». La
foschia impedisce ai due convogli, distanti solo 8-9 miglia, di vedersi, ed
alla scorta aerea della Luftwaffe di trovare le navi; le trovano invece, ma
solo quelle del gruppo «Gorizia», i caccia italiani FIAT CR. 42 inviati
anch’essi per la scorta.
Alle 10.14 del
mattino, una novantina di miglia ad est di Tripoli ed al largo di Capo
Misurata, la Circe localizza con
l’ecogoniometro il sommergibile britannico P
38, che sta tentando di attaccare il convoglio (poco dopo ne viene
avvistato anche il periscopio, che però subito scompare poiché il sommergibile,
capendo di essere stato individuato, s’immerge a profondità maggiore), e, dopo
aver ordinato al convoglio di virare a dritta, alle 10.32 lo bombarda con bombe
di profondità, arrecandogli gravi danni. Subito dopo il P 38 affiora in superficie, per poi riaffondare subito: a questo
punto si uniscono alla caccia anche l’Usodimare
ed il Pessagno, che gettano altre
cariche di profondità, e, insieme ad aerei della scorta, mitragliano il
sommergibile. L’attacco è tanto violento e confuso che un marinaio, su una
delle navi italiane, rimane ucciso dal tiro delle mitragliere, e la Circe deve richiamare le altre unità al
loro posto per poter proseguire nella sua azione. Dopo questi ulteriori
attacchi, la Circe effettua un nuovo
attacco con bombe di profondità, ed alle 10.40 il sommergibile affiora di nuovo
con la poppa, fortemente appruato, le eliche che girano all’impazzata ed i
timoni orientati a salire, per poi affondare di prua con l’intero equipaggio in
posizione 32°48’ N e 14°58’ E. Un’ampia chiazza di carburante, rottami e resti
umani marcano la tomba dell’unità britannica.
Nel frattempo, alle
10.30, lo Scirocco (come stabilito in
precedenza) lascia la scorta del convoglio numero 2 e si aggrega al gruppo
«Gorizia», che, essendo ormai il convoglio vicino a Tripoli, e non
presentandosi più rischi di attacchi di navi di superficie, si avvia sulla
rotta di rientro.
I convogli giungono
indenni a Tripoli tra le 16 e le 16.40 del 23.
8 marzo 1942
La Lerici lascia Tripoli alle 21, insieme
ad Unione, Giordani e Ravello, per
rientrare in Italia con la scorta del cacciatorpediniere Strale e delle torpediniere Cigno
e Procione. Sulla Lerici sono imbarcati 110
“indesiderabili” in Libia, mentre Unione
e Ravello trasportano prigionieri di
guerra.
9 marzo 1942
Alle 7.30 il
convoglio s’incontra con un altro proveniente dall’Italia e diretto a Tripoli,
nell’ambito dell’operazione «V. 5»; i cacciatorpediniere Scirocco ed Antonio Pigafetta,
appartenenti alla scorta di quest’ultimo, lo lasciano e si uniscono alla scorta
del convoglio della Lerici (il Pigafetta, capitano di vascello Enrico
Mirti della Valle, ne diviene anzi il caposcorta). Il convoglio gode inoltre
dell’appoggio del gruppo di scorta «Garibaldi» (incrociatori leggeri Giuseppe Garibaldi – nave di bandiera
dell’ammiraglio di divisione Raffaele De Courten, comandante superiore in mare
–, Eugenio di Savoia e Raimondo Montecuccoli,
cacciatorpediniere Aviere, Geniere, Oriani ed Ascari).
In mattinata
l’ammiraglio De Courten, avendo intercettato comunicazioni di aerei britannici
che seguono la formazione italiana e ne riportano la presenza (il convoglio è
stato avvistato da un ricognitore Martin Maryland del 69th Squadron
RAF, circa 200 miglia a sudest di Malta), ordina che il convoglio ed il gruppo
di scorta compiano una deviazione verso est, per allontanarsi da Malta, da dove
si presume che arriveranno gli attacchi aerei.
Ciononostante, tra le
16.40 e le 17.20 (170 miglia a nordest di Tripoli), mentre la scorta aerea è
più ridotta (tre bombardieri Junkers Ju 88 ed un caccia bimotore Messerschmitt
Bf 110 della Luftwaffe), il convoglio viene attaccato da otto aerosiluranti
Bristol Beaufort del 39th Squadron RAF (li guida il capitano C. S.
Taylor), che De Courten ritiene correttamente provenire dalla Marmarica (sono
decollati dalla base di Bu Amud). In realtà il loro obiettivo non è il
convoglio della Lerici, bensì quello
incontrato qualche ora prima e diretto in Libia: hanno attaccato il convoglio
sbagliato. Non è neanche l’unica cosa andata storta nei piani dei britannici,
dal momento che i Beaufort non hanno trovato la prevista scorta di caccia
Bristol Beaufighter, e sono dovuti proseguire da soli. Uno degli aerosiluranti
lancia contro il mercantile di maggior dimensioni, gli altri contro le navi
della scorta; nessuna viene colpita, ed i Beaufort, superato indenni il tiro
contraereo delle navi, si allontanano inseguiti dalla scorta aerea tedesca. Uno
degli aerosiluranti viene leggermente danneggiato da quest’ultima, mentre da
parte britannica si rivendica l’abbattimento di uno Ju 88 ed il danneggiamento
del Messerschmitt.
Durante la notte, il
gruppo di scorta s’incorpora nel convoglio; per tutta la notte le navi sono
sorvolate da bengalieri che chiamano più volte altri aerei all’attacco, ma non
ci sono conseguenze (un primo gruppo di aerei non trova le navi; del secondo,
venti bombardieri Vickers Wellington decollano per attaccare il convoglio, ma
solo in tre riescono a trovarlo, e le loro bombe mancano le navi).
10 marzo 1942
Di nuovo il convoglio
è tallonato da ricognitori. Da Alessandria, in seguito all’errata notizia che
un incrociatore italiano sarebbe stato colpito durante gli attacchi di Beaufort
del pomeriggio precedente, prende il mare una formazione al comando del
viceammiraglio Philip Vian, per intercettarlo; naturalmente non troveranno
nulla e l’indomani, durante il ritorno, l’incrociatore leggero Naiad (nave ammiraglia di Vian) sarà
affondata dal sommergibile tedesco U 565,
con la perdita di 82 uomini.
Alle 17.30 la scorta
è rinforzata dall’arrivo della torpediniera Aretusa.
11 marzo 1942
Il convoglio si
divide in due gruppi. Lerici, Giordani, Ravello, Cigno, Aretusa, Pigafetta e Scirocco
giungono a Taranto alle tre di notte, mentre le altre navi raggiungono
Brindisi.
2 aprile 1942
La Lerici salpa da Taranto per Tripoli alle
12.50 insieme alla motonave Unione,
scortata dai cacciatorpediniere Antonio
Pigafetta (caposcorta), Euro ed Antonio Da Noli e dalla torpediniera Pallade, nell’ambito dell’operazione di
traffico «Lupo».
A mezzanotte la Cigno lascia la scorta, sostituita dalla
gemella Pallade.
3 aprile 1942
Alle otto del
mattino, una sessantina di miglia ad est di Capo Murro di Porco, il convoglio
che comprende la Lerici si unisce –
come prestabilito – ad un secondo proveniente da Taranto e composto dalle
motonavi Nino Bixio e Monviso, scortate dai cacciatorpediniere
Emanuele Pessagno e Folgore e dalla torpediniera Centauro. Si forma così un unico
convoglio, che imbocca una rotta che passa a 110 miglia da Malta per
raggiungere Tripoli.
Al tramonto si
aggregano al convoglio anche le motonavi Gino
Allegri e Monreale, provenienti
da Augusta con la scorta dei cacciatorpediniere Freccia e Nicolò Zeno.
4 aprile 1942
Il convoglio viene
avvistato da ricognitori britannici e sottoposto a diversi attacchi aerei, ma
non subisce alcun danno e giunge a Tripoli tra le 9 e le 10.30, portando a
destinazione un prezioso carico di 14.955 tonnellate di munizioni e materiali
vari, 6190 tonnellate di carburante, 769 tra automezzi e rimorchi, 82 carri
armati e 327 militari.
17 aprile 1942
La Lerici (che ha a bordo anche 52 ebrei
anglo-libici e due anglo-maltesi, internati in Libia e diretti in campi di
concentramento situati in Italia) e la motonave Monviso lasciano Tripoli alle 15, scortate dai cacciatorpediniere Freccia (caposcorta) e Mitragliere e dalla torpediniera Pegaso.
Il convoglio viene
dirottato verso la Grecia a seguito dell’affondamento, sulla stessa rotta, del
piroscafo tedesco Bellona da parte di
un sommergibile britannico (il Torbay);
poi viene diviso in base alla destinazione: Lerici
e Freccia verso Taranto, Monviso e Mitragliere verso Brindisi.
19 aprile 1942
Lerici e Freccia giungono a
Taranto alle 14.15.
30 aprile 1942
Lerici e Bixio salpano da
Taranto e Napoli alle 10.20, scortate dai cacciatorpediniere Antonio Pigafetta (caposcorta) e Nicolò Zeno e dalla torpediniera Orsa.
2 maggio 1942
Raggiunto dalla
torpediniera Clio, inviatagli
incontro da Tripoli, il convoglio giunge in quest’ultimo porto alle 8.
6 maggio 1942
La Lerici lascia Tripoli per Napoli alle
19, scortata dalle torpediniere Centauro
(caposcorta) e Generale Marcello
Prestinari.
7 maggio 1942
La Prestinari lascia la scorta alle 17.40.
8 maggio 1942
Lerici e Centauro raggiungono
Napoli alle 8.45.
16 maggio 1942
La Lerici salpa da Napoli per Tripoli
all’1.45, scortata dalla torpediniera Perseo.
Le due navi formano il convoglio «C», uno dei tre diretti in Libia nell’ambito
dell’operazione di traffico «Lero».
17 maggio 1942
Alle 7.25 Lerici e Perseo vengono raggiunte dalla torpediniera Clio, inviata da Tripoli.
Alle 8.30, 70 miglia
a sud di Capo Spartivento, il convoglio «C» si congiunge con i convogli «R»
(motonave Mario Roselli e
cacciatorpediniere Nicolò Zeno,
provenienti da Brindisi) e «X» (motonave Nino
Bixio e cacciatorpediniere Turbine,
provenienti da Taranto), già unitisi in precedenza, formando un convoglio unico
avente come caposcorta lo Zeno.
Tale convoglio
procede sulla rotta a levante di Malta, fino alle 19.45: a quell’ora, giunte le
navi a 80 miglia da Tripoli, il convoglio «C» (Lerici, Clio e Perseo) si separa nuovamente dagli altri
(che sono diretti invece a Bengasi) e fa rotta per Tripoli.
18 maggio 1942
Lerici, Clio e Perseo entrano a Tripoli all’alba.
23 maggio 1942
Lerici, Zeno (caposcorta) e
la torpediniera Climene lasciano
Tripoli per Napoli alle due di notte.
24 maggio 1942
Le tre navi giungono
a Napoli alle 14.10.
1° giugno 1942
Lerici e Zeno salpano da
Napoli per Tripoli alle 8. La Lerici
trasporta 3168 tonnellate di materiale d’artiglieria e materiale vario, 645
tonnellate di carburanti e lubrificanti, 156 automezzi, tre carri armati, una
maona del peso di 26 tonnellate e 123 militari.
2 giugno 1942
Le due navi sostano
nella rada di Pantelleria dalle 4 alle 5.30, per sfuggire all’avvistamento da
parte di aerei nemici, poi proseguono. Subiscono attacchi aerei durante la
navigazione, al largo di Pantelleria, ma senza riportare danni, e giungono a
Tripoli alle 22.30.
7 giugno 1942
La Lerici, la motonave italiana Rosolino Pilo e la tedesca Reichenfels salpano da Tripoli per
Napoli alle 23, scortate dai cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (caposcorta) e Lanzerotto
Malocello e dalla torpediniera Polluce. Esse formano il convoglio «K».
8 giugno 1942
Al largo di Ras
Iddah, alle 17.25, il convoglio «K» incontra il convoglio «Numidia», con il
piroscafo Numidia e la nave cisterna Caucaso in navigazione da Palermo a
Tripoli scortate dalle torpediniere Castore
e Clio; la Polluce, come stabilito in precedenza, lascia la scorta del
convoglio «K» e diviene caposcorta del convoglio «Numidia», mentre le altre
navi mantengono i rispettivi ruoli.
9 giugno 1942
Il convoglio «K» giunge
a Napoli a mezzogiorno.
9 luglio 1942
La Lerici e la Ravello, provenienti da Napoli, partono da Patrasso alle 23,
scortati dai cacciatorpediniere Folgore
e Lampo. Le navi formano il convoglio
«L»; sulla Lerici si trovano 3478
tonnellate di materiali vari, 263 tonnellate di carburanti e lubrificanti, due
bettoline del peso complessivo di 75 tonnellate, 199 tra automezzi e rimorchi,
due carri armati (cacciacarri tedeschi Marder III Sd. Kfz. 139), 17
motocarrozzette e 127 militari.
10 luglio 1942
Alle 5.20 il
convoglio «L» si unisce al convoglio «O» (motonave Unione, scortata dai cacciatorpediniere Freccia e Partenope e
dalle torpediniere Polluce e Calliope), proveniente da Gallipoli,
formando il convoglio «S» (caposcorta Freccia);
alle 10 si aggrega anche il convoglio «N» (motonave Apuania, torpediniere Orsa
e Pallade) da Napoli.
Alle 18 il convoglio
viene raggiunto dal cacciatorpediniere Saetta,
che lo lascia alle 19.30 diretto a Suda, insieme a Lerici e Polluce, quivi
dirottate.
17 luglio 1942
La Lerici ed il posamine ausiliario Lero
lasciano Suda alle 20, scortate dalle torpediniere Polluce e Sagittario
(caposcorta) e dalla II Squadriglia MAS con sette unità.
Successivamente il
convoglio si divide: Lerici e Sagittario dirigono per Bengasi, le
altre unità per Tobruk.
18 luglio 1942
Lerici e Sagittario arrivano
a Bengasi alle 19.15.
30 luglio 1942
La Lerici e la motonave Manfredo Camperio salpano da Bengasi per
Brindisi alle 8.30, cariche di 3000 prigionieri di guerra. Le scorta la
torpediniera Circe.
31 luglio 1942
La Circe lascia la scorta alle 23; viene
sostituita dalla gemella Clio. A
Navarino, la Clio è a sua volta
avvicendata dal cacciatorpediniere Freccia.
1° agosto 1942
Lerici e Camperio arrivano a
Brindisi alle 11.15.
La Lerici od una sua nave gemella nella primavera del 1942 (Archivio Centrale dello Stato, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net) |
L’affondamento
Il 14 agosto 1942,
alle 4.30, la Lerici salpò da
Brindisi alla volta di Bengasi, scortata dalle torpediniere Castore (tenente di vascello Bruno
Tezel) e Calliope (capitano di
corvetta Cocchi). La motonave trasportava 2198 tonnellate di munizioni,
materiale d’artiglieria e materiali vari, 588 tonnellate di carburanti e
lubrificanti, 173 tra automezzi e rimorchi ed un carro armato. Vi erano a bordo
158 militari del Regio Esercito di passaggio più l’equipaggio, per un totale di
290 o 291 uomini.
Verso le 10.30 dello
stesso giorno, al largo di Leuca, le tre navi si congiunsero con un secondo
gruppo proveniente da Taranto: lo formavano la motonave Ravello, la torpediniera Polluce
(tenente di vascello Tito Burattini) ed il cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (capitano di vascello
Aldo Cocchia), che divenne il caposcorta del convoglio unico così formato. La
destinazione di tutte era Bengasi; il convoglio seguì le rotte che
costeggiavano la Grecia occidentale, tenendosi molto ad est di Malta.
Ma “ULTRA” già da
giorni sfornava rapporti frutto dell’intercettazione e decifrazione di messaggi
in codice relativi al convoglio: già il 10 agosto i comandi britannici avevano
appreso che Lerici e Ravello sarebbero dovuti partire
rispettivamente da Brindisi e Taranto per riunirsi in mare alle 10.30 del 12, e
che ad esse si sarebbe poi unita anche la motonave Foscolo (che si trovava al Pireo) per raggiungere Bengasi alle 8
del 14.
La partenza era poi
stata rimandata di quarantott’ore: ma nemmeno questo era sfuggito ai
decrittatori britannici, che il 12 agosto avevano comunicato che la partenza di
Lerici, Foscolo e Ravello era
stata ritardata fino a nuovo ordine, ed il 14 avevano precisato che Lerici e Ravello sarebbero partite quel giorno, con arrivo previsto a
Bengasi alle 8 del 16 agosto.
Verso le quattro del
pomeriggio del 15 agosto il convoglio venne avvistato da ricognitori
britannici, inviati sia per “coprire” l’operato di “ULTRA” che per ottenere un
ultimo aggiornamento sulla posizione del convoglio; gli aerei ne segnalarono la
posizione al comandante della 10th Submarine Flotilla di Malta
(capitano di vascello George Walter Willow Simpson, detto “Shrimp”), che a sua
volta inviò ad incontrarlo il sommergibile Porpoise
(tenente di vascello Leslie William Abel Bennington), in agguato non lontano.
Supermarina intercettò a sua volta i messaggi dei ricognitori britannici ed
inviò al convoglio due messaggi urgenti PAPA (Precedenza Assoluta sulle
Precedenze Assolute) per avvisarlo di essere stato scoperto da ricognitori, ma
ciò non bastò ad impedire l’attacco.
Il Porpoise avvistò un oggetto dritto di
prora alle 17.54, e s’immerse per poi iniziare ad avvicinarsi: alle 18.08
avvistò le navi del convoglio, dapprima le due motonavi e dopo qualche minuto
la scorta navale (che identificò, erroneamente, come quattro cacciatorpediniere
classe Navigatori) e due velivoli della scorta aerea. Lerici e Ravello
procedevano in linea di fronte ad una distanza di circa 900 metri tra di loro,
mentre le unità della scorta erano disposte a mezzaluna; Bennington stimò la
rotta del convoglio come 210°, e la velocità in 11 nodi. Alle 18.12, calata la
distanza a circa 4600 metri, Bennington decise di portarsi in una posizione tra
i due mercantili e di attaccare la motonave di sinistra (la Lerici); alle 18.18 il Porpoise accostò per 120° e si avvicinò
alla Lerici con rotta perpendicolare,
ed alle 18.24 accostò per 100°, mentre una nave della scorta passava a soli 365
metri di distanza. Tutte le unità della scorta erano dotate di ecogoniometro,
ma nessuna rilevò il sommergibile immerso.
Bennington decise di
attaccare con un angolo di 70°, per evitare di essere speronati dalla motonave
di dritta. Alle 18.28, all’imbrunire, il Porpoise
lanciò due siluri contro la Lerici,
in posizione 34°45’ N e 21°32’ E (fonti italiane riportano invece la posizione
come 34°50’ N e 21°30’ E, circa 120 miglia a nord di Ras Aamer, o 34°42’ N e
21°35’ E, cento miglia ad ovest/sudovest di Creta; per fonte ancora differente,
140 miglia ad ovest di Creta).
Soltanto quando la Ravello avvistò la scia di un siluro e
diede l’allarme sommergibili il convoglio si accorse di essere sotto attacco.
La Ravello evitò il siluro con pronta
manovra, ma la Lerici non vide i
segnali, o non li seguì, e così alle 18.30 fu colpita a poppa (da uno o da
entrambi i siluri, a seconda delle fonti) ed immobilizzata. Sembrò però
mantenere una buona galleggiabilità, facendo ben sperare nelle possibilità di
un salvataggio.
Il Da Recco comunicò l’accaduto al comando
della VIII Divisione Navale, avente sede a Navarino (distante un centinaio di
miglia), poi proseguì con Castore e Ravello, lasciando Polluce e Calliope sul
posto per assistere la danneggiata Lerici
e tentare di condurla in salvo. Su ordine di Cocchia, la Calliope (dopo aver recuperato 259 naufraghi, che avevano
abbandonato la nave in seguito al siluramento) tentò di prendere a rimorchio la
motonave, mentre la Polluce dava la
caccia al sommergibile attaccante.
Dopo il lancio, il Porpoise era sceso a 24 metri e si era
allontanato a tutta forza su rotta 230°: il contrattacco iniziò alle 18.40, ma
le bombe furono lanciate troppo lontane dal Porpoise,
che si portò a quota periscopica alle 19 e constatò che la Lerici era fortemente appoppata, con due torpediniere ferme nei
pressi e numerose scialuppe in mare. Il sommergibile accostò per 350° e poi per
030° per attaccare la torpediniera più vicina, ma alle 19.20 la Polluce localizzò il Porpoise all’ecogoniometro ed effettuò
diversi passaggi con lancio di bombe di profondità (in tutto 38, in tre
passaggi), alcune delle quali esplosero piuttosto vicine al bersaglio, ma senza
causare danni.
Il Porpoise scese di nuovo a 24 metri e si
allontanò lentamente su rotta 60°; la Polluce,
ritenendo a torto di averlo affondato, recuperò un naufrago isolato della Lerici e tornò ad assumere la scorta
delle altre due navi.
Il comando della VIII
Divisione inviò in soccorso della Lerici
anche i cacciatorpediniere Mitragliere
(capitano di fregata Garino) e Bersagliere,
che salparono da Navarino in nottata e giunsero sul posto alle undici del
mattino del 16 agosto, trovando e soccorrendo altri dieci sopravvissuti.
Un improvviso
incendio, scoppiato sulla prua della Lerici
durante la notte, vanificò ogni tentativo di salvataggio del bastimento: le
fiamme si estesero rapidamente a tutta la nave, ed i tentativi di rimorchio verso
Navarino fallirono irrimediabilmente. Il mattino del 16 il comandante del Mitragliere, stante l’impossibilità di
salvare il mercantile – ormai avvolto dalle fiamme e con la poppa sommersa –,
decise di dargli il colpo di grazia dopo aver tratto in salvo equipaggio e
militari passeggeri. La Lerici fu
affondata a cannonate dal Mitragliere,
inabissandosi a mezzogiorno del 16 agosto.
Le vittime della Lerici furono 20 o 21, mentre i 270
sopravvissuti vennero sbarcati dalle quattro unità soccorritrici a Navarino, dove
giunsero alle 19.30.
“ULTRA” decrittò
anche i messaggi che riferivano della perdita della Lerici, informandone prontamente l’ammiragliato britannico.
Il siluramento della Lerici nel giornale di bordo del Porpoise (da Uboat.net):
“1854 hours - Sighted
an object dead ahead. Dived and closed.
1908 hours - Sighted
two large merchant ships dead ahead. A few minutes later an escort of four
Navigatori-class destroyers and two aircraft were sighted. The merchant ships
were in line abreast about 1000 yards apart. The destroyers were formed in a
crescent-shaped screen. The wing destroyers were about 1500 yards on the beam
of the merchant ships and the inside destroyers were about 2000 yards apart and
1000 yards ahead of the convoy. Enemy course was estimated as being 210°, speed
11 knots.
1912 hours - Porpoise was now slightly on the
starboard bow of the starboard ship of the convoy and about 10° on the
starboard bow of the port ship. Range was about 5000 yards. Both targets
appeared equally desirable and it was decided to do an advancing attack on the
port ship, endeavouring to fire from a position between the two ships.
1918 hours - Altered
course to 120° and closed the port ship on a 90° track.
1924 hours - Altered
course to 100° the starboard inner destroyer passed 400 yards astern of Porpoise. It was considered desirable to
attack on a 70° track to avoid being rammed by the starboard ship.
1928 hours - Fired
two torpedoes at the port ship in position 34°45'N, 21°32'E. Both torpedoes
hit. Porpoise went to 80 feet and
increased to full speed and altered course to 230°. For some time there was no
counter attack.
1940 hours - Heard
breaking up noises followed by one terrific explosion. Counter attacks by the
escorts now followed but these were for the moment not close.
2000 hours - Came to
periscope depth. The target was well down by the stern and two destroyers were
stopped nearby. Several lifeboats were seen in the water. Altered course to
350° and later to 030° to close and attack the nearest destroyer. By this time
both destroyers had started using their Asdic sets.
2020 hours - One
destroyer obtained an Asdic contact. Both destroyers got under way and one
carried out several attacks, apparently in firm contact with something. Some of
the depth charges fell appreciably closer. It was now getting too dark for
periscope visibility. Dived to 80 feet and altered course to 60° and made off
at slow speed. When last seen the stern of the target was awash, numerous small
explosions could be heard emanating from her and she was on fire forward.
Altogether the destroyers dropped 60 depth charges.
2236 hours - Surfaced
in position 34°47'N, 21°37'E and proceeded on main engines, course 60°.”
La Lerici in navigazione verso il Nordafrica (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net) |
http://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.pt/2015/02/valfiorita.html
RispondiEliminaYou said in link above that Valfiorita and Ombrina were sisters of Sestriere. I think that appears probably more correct since all three were build at Tosi Taranto. Or i am mistaken?
Dili
That's confusing, indeed. I think I took those informations from Naviearmatori, probably at different times, sometimes some of those info are contradictory. Lerici and Valfiorita seem to be extremely similar in tonnage (6070/6200 GRT) and lenght (143/144 m): it may be that all these ships belonged to a same design with maybe some difference based on the shipyard they were built...
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