mercoledì 24 dicembre 2014

Cilicia


La Cilicia con i colori del Lloyd Triestino (da “Trasporti marittimi di linea” Vol. V, di Francesco Ogliari e Lamberto Radogna, via Guglielmo Lepre)


Motonave da carico da 2747 tsl, 1613 tsn e 3393 tpl, lunga 89 m e larga 12,7, pescante 6,1 m, con velocità 11,5 nodi. Appartenente alla società Adriatica, immatricolata al 2165 del Compartimento Marittimo di Genova, nominativo internazionale ICAN.

Breve e parziale cronologia.

1928
Costruita nel Cantiere Navale Scoglio Olivi di Pola come Palestina, per il Lloyd Triestino (in origine viene registrata al Compartimento Marittimo di Trieste). Ha due gemelle: Assiria e Caldea. Può trasportare undici passeggeri in cabina oltre a 4543 metri cubi di carico.
1935
Ribattezzata Cilicia.
1937
Trasferita alla Società Anonima di Navigazione Adriatica, con sede a Venezia. Assegnata alla linea numero 58, dal Tirreno alla Siria.
Marzo 1939
La linea servita dalla Cilicia inizia ad essere sottoposta a modifiche, con l’aggiunta, sempre più spesso, di soste in altri porti.
Giugno 1940
A seguito dell’entrata in guerra dell’Italia, alcune merci caricate sulla Cilicia a Marsiglia e destinate a Tel Aviv vengono sequestrate a Napoli come prede di guerra: 13 casse di fili di rayon (1411 kg in tutto) ordinate dalla Anglo Palestine Bank di Tel Aviv; due casse di prodotti medici (58 kg in tutto) destinate al dottor Moses Leherer di Tel Aviv; una cassa di termometri da 60 kg destinata a B. Goldenstein; due colli di tessuti di cotone di 52.400 kg destinati alla Cultivated Home Montefiorestreet di Tel Aviv; 20 colli di ovatta grigia di totali 1020 kg destinati a L. Glickmann di Tel Aviv; 3030 kg di colla della Barclay Bank D.C.O.; 479 kg di tessuti gommati; 2644 kg di filati di rayon (questi ultimi tre carichi verranno dichiarati contrabbando di guerra).
Settembre-ottobre 1940
Inizia a compiere viaggi straordinari verso le isole del Mar Egeo.
30 settembre 1940
Compie un viaggio da Bari a Durazzo insieme al piroscafo Diana, con la scorta dell’incrociatore ausiliario RAMB III, per traffico civile.
1° novembre 1940
Requisita dalla Regia Marina ed armata con un cannone da 120 mm e due mitragliere. Non iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
5 dicembre 1940
Parte da Napoli per Tripoli insieme alle motonavi Maria e Marco Foscarini.
11 dicembre 1940
Il convoglio, dopo essere stato inizialmente dirottato in un altro porto, raggiunge Tripoli.
14 dicembre 1940
La Cilicia (al comando del capitano Pierellini), intenta a sbarcare a Tripoli un carico di tritolo, capsule e miccia, viene colpita da una bomba dirompente ed incendiaria durante un attacco aereo. Si sviluppano due violenti incendi, e le macchine vengono messe fuori uso. Gli sforzi dell’equipaggio, che pompa a mano l’acqua necessaria per spegnere le fiamme mediante la pompa di coperta e poi la trasporta con i buglioli sino alle zone incendiate, permettono di salvare la nave.
28 marzo 1941
Giunge in serata a Trieste proveniente da Tripoli, che ha lasciato dopo dei lavori di riparazione provvisori dei danni subiti il 14 dicembre. L’equipaggio viene encomiato per la condotta mantenuta.

L’affondamento

Alle due di notte del 27 agosto 1941 la Cilicia, al comando del capitano Placido Fumia, salpò da Brindisi in convoglio con il piroscafo Alfredo Oriani e con la scorta della torpediniera Antares. Sulla Cilicia, che trasportava 270 tonnellate di munizioni, 500 di benzina in fusti, 1541 di provviste e 35 di autoveicoli, erano imbarcati 34 civili e 24 militari.
Alle tre di notte del 28 agosto l’Antares, in base ad ordini del Comando Marina di Brindisi, lasciò il convoglio e si allontanò verso est.
Alle 13.45 dello stesso giorno quattro bombardieri britannici, sopraggiunti provenendo da ovest, attaccarono il convoglio, mitragliando la plancia della Cilicia: la motonave rispose al fuoco con le proprie mitragliere, poi i bombardieri compirono un secondo passaggio e sganciarono 16 bombe, che caddero tutte in mare senza fare danni. La Cilicia lanciò subito, via radio, l’allarme previsto per tali circostanze, e sia a Catania che a Bengasi fu accusata ricevuta. Il comandante Fumia consultò gli altri ufficiali, poi decise di fare rotta su Calamata per trarre in inganno i comandi britannici, essendo evidente che il convoglio era stato individuato. Supermarina venne informata della decisione con un telegramma.
Questa scelta non valse, però, a salvare la nave. Alle 17.43 dello stesso 28 agosto il sommergibile britannico Rorqual, al comando del tenente di vascello Lennox William Napier, avvistò fumo su rilevamento 220° ed accostò per avvicinarsi: ben presto Napier vide che il fumo proveniva da due navi mercantili che procedevano senza scorta, ed alle 18.53 il Rorqual iniziò la manovra d’attacco. Alle 18.38 il sommergibile lanciò tre siluri contro la nave di testa – la Cilicia – da un chilometro di distanza.
Alle 18.42 Cilicia stava procedendo su rotta 27° una quarantina di miglia a sud-sud-ovest miglia di Capo Galla (Morea), quando il terzo ufficiale Carmelo Ratto, di guardia sull’aletta sinistra di plancia, gridò al timoniere di mettere tutta la barra a dritta: aveva avvistato le scie di siluri che venivano verso la nave, da circa 45° a poppavia del traverso. Erano passati solo pochi istanti dall’ordine, quando la Cilicia venne colpita da due siluri sul lato sinistro, in corrispondenza delle stive 2 e 3.
Da bordo del Rorqual, la motonave sembrò scomparire in una nube marrone-giallastra.
L’Oriani sparò alcuni colpi di cannone verso la presunta posizione del sommergibile attaccante, poi proseguì verso Calamata: entrambi i mercantili avevano ricevuto istruzione, prima della partenza, di fare così qualora uno dei due fosse stato silurato.
La manovra del piroscafo era stata molto azzeccata: se si fosse fermato a soccorrere la Cilicia, infatti, il mercantile sarebbe stato colpito dai tre siluri che il Rorqual, alle 19.40, gli aveva lanciato contro, essendo ormai molto vicino.
Alle 19.42 il Rorqual, che dopo aver lanciato contro l’Oriani era sceso più in profondità, venne speronato dall’Oriani stesso, che gli danneggiò entrambi i periscopi, costringendolo ad abbandonare la missione ed a rientrare alla base.
La Cilicia affondò in appena 50 secondi nel punto 36°25’ N e 21°01’ E (o 36°00’ N e 21°30’ E), circa 40 miglia a sud-sud-ovest dell’isola di Schiza, 130 miglia ad ovest di Creta ed a sudovest di Navarino.
I superstiti si arrampicarono su di una lancia e tre zatteroni, venuti a galla dopo l’affondamento. Un altro, il dispensiere Mario Mazzorana, venne a galla con un fusto di benzina, ma scomparve quasi subito alla vista degli altri.
Fu constatato che, oltre a Mazzorana, mancavano all’appello altri quattro uomini: tra questi anche il terzo ufficiale Ratto, l’autore dell’avvistamento dei siluri. Tra i sopravvissuti, il comandante Fumia ed il direttore di macchina Giovanni Rittmeyer erano seriamente ustionati, l’elettricista Amedeo Malle sembrava aver subito delle lesioni interne, un marinaio della Regia Marina aveva una gamba spezzata, ed il dispensiere Emilio Stocca presentava una profonda ferita alla fronte.
Calò poi il buio.
Per evitare di perdersi di vista durante la notte, i naufraghi decisero di legare gli zatteroni alla scialuppa, e poi di aspettare l’arrivo dei soccorsi.
All’alba del 29, però, non si era ancora vista alcuna nave od aereo soccorritore. Intorno alle otto del mattino un idrovolante italiano passò da nord verso sud, ma molto lontano, senza avvistare i naufraghi. Gli uomini della Cilicia iniziarono a sentirsi abbandonati a sé stessi. La riserva di acqua dolce e gallette era già calata parecchio, e non sarebbe durata ancora a lungo. Date le sue condizioni, il comandante Fumia affidò il comando al primo ufficiale Luciano Bertoli.
Non era possibile usare la vela della scialuppa, perché non c’era vento; quando, verso sera, venne avvistata terra di prua, i naufraghi si misero a remare vigorosamente verso terra, ma dopo qualche ora dovettero rendersi conto con sconcerto che non era stato altro che un miraggio.
Trascorse un’altra notte, durante la quale i superstiti furono inzuppai da continui scrosci di pioggia. Il mattino del 30 agosto i viveri erano quasi finiti, e le condizioni dei feriti erano in continuo peggioramento. Dato che la scialuppa, gravata dal peso delle zattere che rimorchiava, non poteva fare più di 0,5 nodi in luogo dei 3 o 4 che avrebbe potuto raggiungere da sola, il primo ufficiale Bertoli dovette giungere ad una decisione difficile: si consultò con gli altri naufraghi e propose che la lancia avrebbe dovuto lasciare le zattere per tentare di raggiungere l’isola di Sapienza, che, in base ai suoi calcoli, non doveva distare più di venti miglia.
Quasi tutti accettarono, più con rassegnazione che con speranza. Le zattere ed i 20 naufraghi radunati su di esse, dopo essere state rifornite di acqua e gallette, furono affidate al nostromo Adone Iacopini, cui fu raccomandato di tenerle in infilamento con la terra, poi gli occupanti della lancia (33, tra cui i feriti) iniziarono a remare vigorosamente.
Alle 13 del 30 agosto la scialuppa raggiunse l’isola greca di Schizza. Questa era però deserta, quindi l’imbarcazione dovette ripartire alla volta dell’isola di Metoni, dove approdarono sulla spiaggia intorno alle 17. Bertoli andò subito nella locale stazione di vedetta, il cui comandante informò subito la Capitaneria di Calamata. La risposta inviata da quella capitaneria fu, per Bertoli e gli altri, un sollievo: nel pomeriggio la torpediniera Giacomo Medici (che era uscita in mare non appena si era saputo del siluramento della Cilicia) aveva già recuperato tutti i 20 uomini rimasti sulle zattere, portandoli poi in porto. In quel momento gli altri naufraghi della Cilicia erano già a bordo dell’Oriani, in navigazione da Calamata a Patrasso.
Del gruppo giunto a Metoni, i feriti vennero subito ricoverati nell’ospedale di Pilos, da dove alle 8.30 del 31 agosto ripartirono insieme ai naufraghi illesi alla volta di Calamata, dove vennero nuovamente ricoverati. A Calamata i naufraghi della Cilicia vennero alloggiati nei due alberghi della città e comprarono presso ditte locali indumenti per un totale di 26.915 dracme, oltre a prelevare altre 15.000 dracme dall’agenzia Eustation & Zervaki per i generi di prima necessità.
Il 1° settembre 1941 il primo ufficiale Bertoli, il secondo ufficiale ed il radiotelegrafista vennero interrogati sull’accaduto, e l’indomani i naufraghi, forniti di una scorta di due scatolette di carne e quattro gallette, raggiunsero Patrasso con un vagone riservato. A Patrasso furono ospitati sull’incrociatore ausiliario Città di Genova fino al 4 settembre, quando, alle 13, furono trasferiti sul piroscafo Argentina. Qui trovarono gli altri superstiti, tra cui il nostromo Iacopini ed il direttore di macchina Vittorio Loi. La sistemazione sull’Argentina ebbe carattere d’emergenza, ed i naufraghi ricevettero così poco cibo che il primo ufficiale Bertoli dovette prelevare delle razioni aggiuntive.
Il 5 settembre, alle 13, gli uomini della Cilicia giunsero a Brindisi, dove vennero disinfestati nel locale Lazzaretto, per poi essere alloggiati sulla motonave Calino, anch’essa dell’Adriatica, dove poterono infine riposarsi. Il giorno seguente Bertoli distribuì ai superstiti 1900 lire, come acconto sulle competenze.
Il direttore di macchina Rittmeyer, guarito dalle ustioni, sarebbe stato assegnato proprio alla Calino; ma non sarebbe scampato anche a questo affondamento. Rittmeyer avrebbe trovato la morte sulla Calino nel gennaio 1943.

Dispersi con la Cilicia

Mario Mazzorana, dispensiere, da Trieste

Dionisio Persano, cameriere, da Pozzolo Formigaro

Carmelo Ratto, terzo ufficiale di coperta, da Catania

Angelo Signorini, secondo capo cannoniere, 31 anni, da Gambellara

Giuseppe Testa, capitano d’artiglieria, 39 anni, da Canicattì


Il siluramento del Cilicia nel giornale di bordo del Rorqual (da Uboat.net):

"1843 hours - Sighted smoke bearing 220°. Altered course to close. The smoke was soon afterwards seen to come from one large merchant vessel and one moderate large merchant vessel. No escort was seen.
1853 hours - Started attack on the largest vessel.
1938 hours - Fired three torpedoes at the leading ship from 1100 yards. It is thought that three hits were obtained.
1940 hours - The leading ship was seen to be hidden by yellowish-brown smoke.
Fired three torpedoes at the second ship. She was now very close.
1941 hours - Went deep.
1942 hours - Rorqual was rammed. The enemy struck the periscope standards. Both periscopes were damaged. Rorqual remained deep until 2145 hours. With all periscope now damaged and all torpedoes expended course was now set of Alexandria."


1 commento:

  1. Conosceva la moglie e il figlio che con me venne allIstituto Scilla di Venezia nel 1954 Anch'io sono un Orfano di Guerra e sono stato allo Scilla di Venezia dal 1954 al 1960.

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