Lo Squalo (g.c. Marcello Risolo, via www.naviearmatori.net) |
Sommergibile di media
crociera, capoclasse della classe omonimo (dislocamento di 937,65 tonnellate in
superficie e 1146,87 tonnellate in immersione; altre fonti parlano di 870 o 933
tonnellate in superficie e 1142,87 in immersione, o di dislocamento standard di
857 tonnellate ed in carico normale di 920 tonnellate in superficie e 1125 in
immersione).
Progettata dal generale
del Genio Navale Curio Bernardis, la classe Squalo
apparteneva al tipo a scafo semplice con doppi fondi centrali resistenti controcarene
esterne (detto appunto "Bernardis", essendo questi il principale
propugnatore di questo tipo di sommergibile in Italia) e rappresentava la terza
tappa dell’evoluzione di tale tipo, dopo le classi Pisani e Bandiera. Queste tre
classi erano invero state ordinate quasi contemporaneamente, con i Bandiera e
gli Squalo impostati prima ancora del completamento del Vettor Pisani, dal
quale derivavano, e dunque prima di poter verificare compiutamente le qualità
della classe “capostipite”, poi rivelatesi mediocri; il risultato fu che i
Bandiera e gli Squalo dovettero essere modificati durante la costruzione, per
cercare di ovviare agli inconvenienti del tipo.
Impostati dunque troppo
prematuramente (quando la costruzione dei Bandiera era iniziata soltanto da sei
mesi), prima di aver testato le effettive prestazioni delle classi precedenti,
nonostante le modifiche giocoforza applicate durante la costruzione i
sommergibili della classe Squalo continuarono a risentire degli stessi problemi
di base che avevano afflitto le classi Pisani e Bandiera, subito messi in
evidenza durante le prove in mare: stabilità problematica sia in superficie che
in immersione, il che costrinse ad applicare controcarene esterne, e problemi
di tenuta del mare (in particolare, tendenza ad infilarsi in mare di prua) che
costrinsero a modificare la prua poco dopo il completamento, rialzandola per
inserirvi una cassa autoriempiente avente lo scopo di contrastare il beccheggio
(conferendo alla classe il caratteristico “nasone” dei sommergibili di media
crociera progettati da Bernardis). Queste modifiche (specie le controcarene)
incisero sulla velocità massima dei sommergibili della classe, esattamente come
sui Pisani e sui Bandiera, riducendola di circa un nodo e mezzo rispetto alle
specifiche di progetto e limitandola a 15 nodi in superficie contro i 17-18
nodi delle più riuscite classi successive.
Lo Squalo a La Spezia prima dei lavori di modifica: la prua è infatti ancora sprovvista del “nasone”, visibile invece in foto di epoca successiva (g.c. STORIA militare) |
Tutto considerato, la
classe Squalo era sostanzialmente una ripetizione della precedente classe
Bandiera, con alcune migliorie che la rendevano più efficiente ed affidabile,
tanto da far ritenere che con questa classe si sia concluso il periodo
“sperimentale” della progettazione di sommergibili nella Marina italiana. La
somiglianza tra le due classi era tale che la classe Squalo è talvolta definita
come una “seconda serie” della classe Bandiera, non essendo le modifiche
ricevute dagli Squalo durante la costruzione tali da rappresentare una
differenza rilevante tra le due classi; le principali differenze riguardavano
il dislocamento leggermente inferiore degli Squalo (di poche tonnellate), le
dimensioni principali, la forma della torretta e la sistemazione delle
mitragliere.
Nonostante i difetti
sopra menzionati, le prestazioni degli "Squalo" vennero valutate come
complessivamente buone; in particolare i sommergibili della classe misero in
rilievo buone caratteristiche durante la dislocazione in Mar Rosso nel periodo
1936-1938, dove nonostante le difficili condizioni di quel teatro rimasero
sempre in eccellenti condizioni di efficienza. Gli Squalo beneficiarono di un
allestimento più curato e dello sfruttamento dei vantaggi della riproduzione in
serie, mettendo a frutto l’esperienza progettuale e costruttiva dei precedenti
Pisani e Bandiera. Risultano così i primi "Bernardis" ad essere
giudicati favorevolmente, e nel 1940, pur avendo alle spalle già un decennio di
servizio, vennero considerati come dotati ancora di un discreto valore bellico.
Lo storico Giorgio Giorgerini scrive in proposito nel suo "Uomini sul
fondo" che «finalmente furono
ottenuti dei sommergibili soddisfacenti (…) dettero in complesso buone
prestazioni e dimostrarono, nel periodo prebellico, di poter operare
efficientemente nelle gravose condizioni (…) del Mar Rosso. In guerra poterono
essere impiegati in compiti offensivi oltre che di trasporto»; di converso,
Bagnasco e Brescia in "I sommergibili italiani 1940-1943" affermano
che le prestazioni degli Squalo furono non dissimili da quelle dei Bandiera, a
loro volta giudicati, dopo le succitate modifiche, «accettabili, pur con una velocità massima contenuta in rapporto alla
potenza installata».
Lo Squalo dopo i lavori di modifica della prua (da “Gli squali dell’Adriatico” di Alessandro Turrini, Vittorelli Edizioni, 1999, via www.betasom.it) |
L’apparato propulsivo
per la navigazione in superficie consisteva in due motori diesel a due tempi e
sei cilindri reversibili FIAT Q 426 da 3000 HP (1500 per motore; 2208 kW complessivi)
che consentivano una velocità massima di 15,1 nodi, con un’autonomia di 1820
miglia a tale velocità e di 5650 miglia a 8 nodi; quello per la navigazione in
immersione era costituito da due motori elettrici CRDA da 1300 HP (650 HP per
motore) che permettevano di raggiungere gli 8,2 nodi, con un’autonomia
immersione di sette miglia a tale velocità (autonomia per la verità inferiore
rispetto a quella dei precedenti Pisani e Bandiera: queste due classi avevano
infatti un’autonomia in immersione di 8,8 miglia a 8,2 nodi) e di cento miglia
a 3 nodi. Le batterie erano composte da due sezioni di 56 accumulatori
ciascuna, in grado di produrre 4270 ampere in un’ora, 6380 in tre ore, 8400
ampere in dieci ore e 9.350 in venti ore (per la verità, prestazioni inferiori
a quelle degli accumulatori delle precedenti classi Pisani e Bandiera).
L’armamento era
composto da otto tubi lanciasiluri da 533 mm (quattro a prua ed altrettanti a
poppa) con scorta di dodici siluri (metà a prua e metà a poppa), un cannone da
102/35 mm Schneider-Armstrong 1914-1915 con scorta di 150 colpi (inizialmente
in una postazione scudata che formava una prosecuzione della torretta,
rivelatasi poco pratica e ben presto sostituita da una più tradizionale
sistemazione “allo scoperto”), e due mitragliere singole da 13,2/76 mm con
scorta di 3000 proiettili. La profondità di collaudo era di 90 o 100 metri.
Mentre nel 1942 Delfino e Narvalo subirono lavori di riduzione della voluminosa torretta, per
meglio adattarla alle condizioni della guerra in Mediterraneo, lo Squalo mantenne la propria nella
versione originale – unica modifica, l’accorciamento delle camicie dei
periscopi – fino alla sua radiazione e demolizione.
Durante il secondo conflitto
mondiale, lo Squalo effettuò 28
missioni offensive/esplorative e 14 di trasferimento dal 10 giugno 1940 al 30
aprile 1942, percorrendo complessivamente 18.800 miglia in superficie e 2754 in
immersione, e trascorrendo 170 giorni in mare; dal 1° maggio 1942 al 1943
effettuò 121 uscite addestrative per la Scuola Sommergibili di Pola, oltre ad
alcuni agguati antisommergibili in Alto Adriatico (questi ultimi, a differenza
delle uscite addestrative, rientrano nelle summenzionate 42 missioni
complessive). Durante la cobelligeranza tra Italia ed Alleati (settembre 1943-1945)
svolse attività addestrativa a beneficio di unità antisommergibili italiane.
Il motto dello Squalo era "Coeco sub gurgite
unum sidus Italia" (“Dal
cieco gorgo vedo una sola stella, l'Italia”).
Breve e parziale cronologia.
10 ottobre 1928
Impostazione nel
Cantiere Navale Triestino di Monfalcone (numero di costruzione 207).
15 gennaio 1930
Varo nel Cantiere
Navale Triestino di Monfalcone.
Una
sequenza di quattro immagini dell’Istituto Luce, ritraenti il varo dello Squalo (Archivio Istituto Luce):
6 ottobre 1930
Entrata in servizio
(altra fonte indica la data del 10 ottobre).
Assegnato alla II
Squadriglia Sommergibili di Media Crociera, con base a La Spezia, che forma
insieme ai gemelli Tricheco, Narvalo e Delfino.
1932
Compie crociere
addestrative lungo le coste italiane, oltre alle abituali uscite periodiche per
addestramento.
Metà anni Trenta
Presta servizio sullo
Squalo il marinaio torpediniere
Pietro Venuti, futura Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Lo Squalo negli anni Trenta (g.c. Marcello Risolo via www.naviearmatori.net) |
1934
Trasferito a Napoli,
vi forma la IV Squadriglia Sommergibili unitamente ai tre gemelli.
1935-1936
Alterna periodi di
dislocazione in basi italiane con lunghe permanenze a Tobruk.
14 dicembre 1936
Assume il comando dello Squalo il tenente di vascello Ugo Botti.
14 dicembre 1936
Assume il comando dello Squalo il tenente di vascello Ugo Botti.
1936-1938
Dislocato a Massaua
(Eritrea), in Mar Rosso, fino alla primavera del 1938. Durante questo biennio
lo Squalo viene impiegato
nell’addestramento nelle acque dell’Africa Orientale Italiana, al fine di
assodare se le unità della classe siano adatte all’attività nei mari caldi. I
risultati vengono giudicati positivi. (Secondo altra fonte, lo Squalo sarebbe stato inviato a Massaua
solo nel 1937, insieme al Delfino,
dando il cambio a Narvalo e Tricheco che invece vi erano stati
dislocati nel 1936).
Lo Squalo (al centro) insieme al gemello Delfino (a destra), al sommergibile Fratelli Bandiera (a sinistra) ed alla nave coloniale Eritrea (sinistra) a Massaua (Coll. Guido Alfano, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net) |
1938
Rientrato in Italia,
forma la XXXIII Squadriglia Sommergibili (III Grupsom), con base a Messina,
insieme a Delfino, Narvalo e Tricheco. I sommergibili della Squadriglia vengono inviati a turno
in Alto Adriatico per lavori in cantiere e controlli svolti nel silurificio di
Fiume.
5 maggio 1938
Lo Squalo prende parte alla rivista
navale "H" organizzata nel Golfo di Napoli per la visita in Italia di
Adolf Hitler. Partecipa alla rivista la maggior parte della flotta italiana: le
corazzate Giulio Cesare e Conte di Cavour, i sette incrociatori
pesanti della I e III Divisione, gli undici incrociatori leggeri della II, IV,
VII e VIII Divisione, sette "esploratori leggeri" classe Navigatori, diciotto
cacciatorpediniere (le Squadriglie VII, VIII, IX e X, più il Borea e lo Zeffiro), trenta torpediniere (le
Squadriglie IX, X, XI e XII, più le vecchie Audace, Castelfidardo, Curtatone, Francesco Stocco, Nicola
Fabrizi e Giuseppe La Masa ed i quattro
"avvisi scorta" della classe Orsa), ben 85 sommergibili della Squadra
Sommergibili al comando dell’ammiraglio Antonio Legnani, e 24 MAS (Squadriglie
IV, V, VIII, IX, X e XI), nonché le navi scuola Cristoforo Colombo ed Amerigo Vespucci, il panfilo di Benito Mussolini, l’Aurora, la nave reale Savoia e
la nave bersaglio San Marco.
La Squadra
Sommergibili è protagonista di uno dei momenti più spettacolari della parata,
nella quale gli 85 battelli effettuano una serie di manovre sincronizzate:
dapprima, disposti su due colonne, alle 13.15 passano contromarcia tra le due
squadre navali che procedono su rotte parallele; poi, terminato il
defilamento, alle 13.25 tutti i sommergibili effettuano un’immersione
simultanea di massa, procedono per un breve tratto in immersione e poi emergono
simultaneamente ed eseguono una salva di undici colpi con i rispettivi cannoni.
Lo Squalo ed il Narvalo durante la rivista "H" (da “I sommergibili italiani” di Mario Paolo Pollina, USMM, Roma 1963, via g.c. Sergio Mariotti e www.betasom.it) |
19 marzo 1939
Entra in collisione
con il sommergibile Santorre
Santarosa, che subisce danni al braccio portaelica e la rottura dei
paratimoni orizzontali. Segue un periodo di lavori in bacino di carenaggio.
1940
Dislocato a Lero, al
comando del tenente di vascello Giuseppe Migeca; entra a far parte della LI
Squadriglia Sommergibili (V Grupsom di Lero), sempre insieme a Delfino, Narvalo e Tricheco.
10 giugno 1940
All’entrata
dell’Italia nella seconda guerra mondiale, lo Squalo fa parte con Delfino,
Narvalo e Tricheco della LI Squadriglia Sommergibili con base a Lero. Al
comando del tenente di vascello Giuseppe Migeca, svolge le sue prime missioni
di guerra nel Mediterraneo orientale, senza incontrare unità nemiche.
Successivamente (1941-1942) verrà adibito a missioni di agguato nel Canale di
Sicilia.
Giugno 1940
Dopo lo scoppio della
guerra, lo Squalo viene inviato in
agguato nell’Egeo settentrionale, al largo dei Dardanelli.
17 settembre 1940
Inviato a pattugliare
le acque a nord di Creta, insieme ai sommergibili Beilul, Delfino e Narvalo. Non incontra navi britanniche.
Aprile 1941
Nella seconda metà
del mese lo Squalo viene inviato in
agguato al largo delle coste egiziane (Golfo di Sollum e Marsa Matruh).
20 maggio 1941
Lo Squalo viene inviato nelle acque
tra Creta, Sollum ed Alessandria d’Egitto, insieme a numerosi altri
sommergibili (Uarsciek, Tricheco, Topazio, Fisalia, Adua, Malachite, Dessiè, Sirena e Smeraldo), per appoggiare l’assalto tedesco contro Creta
(Operazione "Merkur").
Durante questa
missione avvista da grande distanza una formazione navale britannica, che non
riesce tuttavia ad attaccare.
23 luglio 1941
Inviato in agguato
nelle acque della Cirenaica, al largo di Ras Azzaz (circa cinquanta miglia ad
est di Tobruk), al comando del tenente di vascello Ludovico Grion.
24 luglio 1941
In serata lo Squalo avvista da ridotta distanza, a
nord di Ras Azzaz ed a nordest di Tobruk, un’unità che viene identificata come
una nave cisterna britannica "tipo
War..." di 10.000-11.600 tsl (probabilmente con forte sovrastima della
stazza), in navigazione con rotta ovest (si trattava probabilmente di un’unità
adibita al rifornimento della guarnigione di Tobruk, circondata e assediata
dalle truppe dell’Asse da più di tre mesi).
Alle 23.01, in
posizione 32°20’ N e 24°53’ E, lo Squalo
lancia due siluri da circa mille metri contro la nave nemica; a bordo del
sommergibile vengono sentite due forti esplosioni dopo il previsto tempo di
corsa dei siluri, e si ritiene pertanto di averla danneggiata, ma quando poco
dopo lo Squalo emerge per meglio
appurare il risultato dell’attacco la nave si è dileguata, aiutata dal buio e
dalla foschia.
Non vi sono riscontri
da parte britannica in merito a questo attacco; anche l’identità della nave
attaccata rimane un mistero.
Lo Squalo insieme ad altri sommergibili e ad unità di superficie, probabilmente nel periodo interbellico (da www.xmasgrupsom.com) |
30 luglio 1941
Avvistati due
cacciatorpediniere britannici a sud di Creta, lo Squalo tenta infruttuosamente di attaccarli, dopo di che viene poi sottoposto
a caccia antisom con abbondante lancio di bombe di profondità, dalla quale
tuttavia riesce a sottrarsi senza subire danni, grazie alle accorte manovre
evasive ordinate dal comandante Grion.
Per il presunto
siluramento della nave cisterna, il comandante Grion verrà decorato di Medaglia
di Bronzo al Valor Militare ("Comandante
di sommergibile, nel corso di una missione di guerra, condotta con elevato
spirito combattivo e sereno ardimento, silurava una petroliera armata nemica di
11.000 tonnellate di stazza, provocandone il probabile affondamento. Attaccava
decisamente, in seguito, una sezione di cacciatorpediniere e, sottoposto a
violenta caccia, con abile manovra riusciva a disimpegnarsi"); con
simile motivazione, riceveranno la Croce di Guerra al Valor Militare altri 24
membri dell’equipaggio dello Squalo
(il direttore di macchina, capitano del Genio Navale Silvano Lupidi; il
comandante in seconda, sottotenente di vascello Gennaro Savino; il
guardiamarina Aurelio Schiano di Pepe; il sottotenente del Genio Navale Bruno
Miani; l’aspirante guardiamarina Antonio De Natale; il capo silurista di prima
classe Pio Albalunga; il capo meccanico di prima classe Mario Pieresca; il capo
meccanico di seconda classe Nazzareno Storani; il capo nocchiere di terza
classe Ottorino Marzotto; il capo silurista di terza classe Adolfo Botti; il
capo meccanico di terza classe Mario Guida; il secondo capo radiotelegrafista
Achille Mariotto; i sergenti elettrcisti Angelo Callinella e Carlo Stradella;
il sottonocchiere Giusepep Sanalitro; il sottocapo cannoniere puntatore
mitragliere Domenico Arena; il sottocapo radiotelegrafista Luigi Baldessari; il
sottocapo silurista Rosario Onorato; il marinaio servizi vari Giovanni Velotti;
i siluristi Vincenzo Iandolo ed Armando Scaranari; i fuochisti Antonio Pacor,
Ettore Capridossi ed Umberto Cassani).
24 agosto 1941
Lo Squalo ed i sommergibili Tricheco, Topazio e Fratelli
Bandiera formano uno sbarramento nel Canale di Sicilia insieme a 13
MAS, per intercettare un presunto convoglio britannico in navigazione da
Gibilterra a Malta, a seguito dell’avvistamento di ingenti forze navali
britanniche (la Forza H con la corazzata Nelson, la portaerei Ark
Royal, l’incrociatore leggero Hermione,
i cacciatorpediniere Encounter, Fury, Forester, Foresight e Nestor) salpate da Gibilterra (il 21
agosto) e dirette verso est. In realtà non c’è nessun convoglio: i britannici
hanno lanciato l’Operazione "Mincemeat", che consiste nell’invio del
posamine veloce Manxman (partito
da solo il 22 agosto per non dare nell’occhio) al largo di Livorno, per posare
campi minati in quelle acque, ed in attacchi aerei lanciati dall’Ark Royal contro obiettivi in
Sardegna (stabilimenti industriali e boschi di sughero nella parte
settentrionale dell’isola), allo scopo di dissuadere la Spagna di Francisco
Franco dall’entrare in guerra a fianco dell’Asse, mostrando le capacità della
Royal Navy di colpire il nemico anche in casa propria.
26 settembre 1941
Lo Squalo pattuglia le acque a nord di Capo
Ferrat ed a sudovest della Sardegna insieme a Delfino e Fratelli Bandiera,
nell’ambito del contrasto all’operazione britannica «Halberd», iniziata il 24
settembre. Quest’ultima ha come scopo principale l’invio a Malta di un
convoglio di rifornimenti (cisterna militare Breconshire e navi da carico Ajax, City of Lincoln, City of Calcutta, Clan MacDonald, Clan Ferguson, Rowallan Castle, Imperial
Star e Dunedin Star, con
un carico complessivo di 81.000 tonnellate di materiali), con la scorta diretta
della Forza X (formata dagli incrociatori incrociatori leggeri Kenya, Edinburgh, Sheffield, Euryalus ed Hermione e dai cacciatorpediniere Cossack, Farndale, Foresight, Forester, Heythrop, Laforey, Lightning, Oribi e Zulu)
ed inoltre l’appoggio indiretto, nella prima parte del viaggio, della Forza H di
Gibilterra, forte di tre corazzate (Rodney, Nelson e Prince of Wales), una portaerei
(l’Ark Royal), cinque) e nove cacciatorpediniere
(i britannici Duncan, Fury, Gurkha, Lance, Legion, Lively, i polacchi Garland e Piorun e l’olandese Isaac Sweers). Inoltre, operazioni
secondarie comprese nello schema di «Halberd» prevedono anche l’invio di un
convoglio di tre mercantili scarichi da Malta a Gibilterra (partiti nella notte
tra il 26 ed il 27 settembre e scortati solamente da una corvetta) ed un’uscita
in mare da Alessandria di un’aliquota della Mediterranean Fleet, a scopo diversivo,
il tutto con la protezione di otto sommergibili della 8th e 10th
Flotilla schierati nelle aree di più probabile passaggio della flotta italiana.
Il convoglio principale e le sue forze di scorta sono salpati da Gibilterra tra
il 24 ed il 25 settembre, riunendosi il mattino del 27 un centinaio di miglia a
sud di Cagliari.
Da parte italiana,
però, si ignora del vero obiettivo dei britannici: i comandi italiani, dato che
la ricognizione ha avvistato la Forza H ma non il convoglio diretto a Malta
(Supermarina riceve le prime notizie sull’operazione nemica alle 11.10 del 25
settembre, quando viene informata da Maristat Infrmazioni che «N.B. NELSON partita ieri ore 18.30 per
ponente con 4 CC. TT. alt RODNEY alzata insegna ammiraglio alt Nella notte
tutte forze navali Gibilterra partite con scorta numerosi CC. TT. presumesi per
Mediterraneo alt Al RODNEY risulterebbe aggregatosi gruppo NELSON con tipo
BELFAST alt Scopo missione sarebbe rappresaglia contro coste italiane»),
pensano che i britannici intendano lanciare un bombardamento aeronavale contro
le coste italiane, e al contempo rifornire Malta di aerei, mentre viene
tralasciata l’ipotesi (assai più probabile) dell’invio di un convoglio a Malta. In
particolare, Supermarina suppone che i britannici vogliano colpire centri
abitati della Sardegna in rappresaglia dell’attacco condotto pochi giorni prima
(20 settembre 1941) dalla X Flottiglia MAS contro la base di Gibilterra, nel
quale è stata affondata la nave cisterna Fiona
Shell e sono state gravemente danneggiate la grossa motonave Durham e la cisterna militare Denbydale.
E proprio con in
mente l’idea di contrastare un probabile attacco contro le coste italiane («intervenire sia nel caso che le forze
nemiche avessero agito all’alba contro Genova, sia nel caso che avessero agito
contro la Sardegna o comunque si trovassero verso sud») viene deciso lo
schieramento di quindici sommergibili in vari punti del Mediterraneo, tre dei
quali (Squalo, Delfino, Fratelli Bandiera) inviati a sudovest della
Sardegna.
Il mattino del 27
settembre Supermarina verrà finalmente informata della presenza in mare di un
convoglio britannico diretto a Malta, ma ormai le navi britanniche sono già
passate nei settori d’agguato assegnati ai vari sommergibili, prima ancora che
questi ultimi li raggiungessero. Il Comando Squadra Sommergibili (Maricosom)
ordinerà allora a tutti i sommergibili di spostarsi più a sud, cercando di
intercettare le navi britanniche durante la navigazione di ritorno, comunicando
inoltre il 27 sera: «Forza navale nemica
già attaccata e danneggiata da ARMERA alt Nella ricerca et nell’attacco agite
con massimo impegno et precisione per infliggere al nemico ulteriori et più
gravi danni possibili alt Sono certo che vi mostrerete degni della fiducia che
in voi ripone la Marina». Lo Squalo,
da parte sua, non avvisterà nulla; avvisteranno invece le forze nemiche altri
cinque sommergibili, dei quali due (Dandolo
ed Aradam) non riusciranno ad
attaccare, due (Diaspro e Serpente) attaccheranno senza successo
ed il quinto, l’Adua, sarà affondato
con tutto l’equipaggio dopo un infruttuoso tentativo di attacco contro un
gruppo di cacciatorpediniere.
La flotta di
superficie italiana, uscita in mare con due corazzate (Littorio e Vittorio Veneto),
cinque incrociatori (tre pesanti, Trento,
Trieste e Gorizia, e due leggeri, Muzio
Attendolo e Duca degli Abruzzi) e
14 cacciatorpediniere, verrà fatta rientrare quando la ricognizione aerea
mostrerà che la Forza H è numericamente più potente. Unici danni ai britannici
saranno inflitti dalla Regia Aeronautica, i cui aerosiluranti riusciranno a
danneggiare seriamente la corazzata Nelson
ed affondare la motonave Imperial Star.
Nondimeno, «Halberd» si concluderà il 30 settembre con il raggiungimento di
tutti gli obiettivi.
(da www.docenti.unina.it) |
29 settembre 1941
Infruttuosamente
sottoposto a caccia con bombe di profondità da parte di cacciatorpediniere
britannici al largo di Malta.
7 ottobre 1941
Il marinaio silurista
Battista Mazzucchelli (21 anni, da Monte Isola) muore a bordo dello Squalo nel Mediterraneo Centrale. Si
tratta dell’unico caduto tra l’equipaggio dello Squalo nel corso della guerra.
17 ottobre 1941
Pattuglia le acque di
Capo Bon insieme al Narvalo, formando
uno sbarramento nel canale di Sicilia unitamente ai sommergibili Ambra, Ametista, Corallo, Diaspro, Alagi, Fratelli Bandiera,
Serpente, Turchese, Narvalo e Delfino. Questo sbarramento non riesce
però ad ostacolare il trasferimento da Gibilterra a Malta della neocostituita
Forza K britannica (incrociatori leggeri Aurora
e Penelope e cacciatorpediniere Lance e Lively), incaricata di attaccare i convogli dell’Asse in
navigazione tra l’Italia e il Nordafrica: le navi britanniche raggiungono
indenni La Valletta il 21 ottobre.
10 novembre 1941
Inviato a pattugliare
le acque ad est di Gibilterra insieme ai sommergibili Turchese, Fratelli Bandiera, Aradam, Onice e Narvalo (secondo "I sommergibili
italiani 1940-1943", invece, lo Squalo
sarebbe stato inviato ad est di Malta insieme a Delfino, Tricheco e Luigi Settembrini).
22-23 novembre 1941
Lo Squalo (tenente di vascello Ludovico
Grion) viene inviato in agguato a sud di Capo Passero e ad est di Malta, a
copertura del traffico con la Libia, insieme ai gemelli Delfino e Tricheco e ad
altri sommergibili (Corallo e Luigi Settembrini); suo compito è
avvistare e segnalare (e se possibile attaccare) eventuali uscite in mare da
parte della Forza K (incrociatori leggeri Aurora e Penelope e
cacciatorpediniere Lance e Lively) di base nell’isola, già autrice,
il 9 novembre, della distruzione del grosso convoglio "Duisburg", essendo
in corso una grande operazione di traffico verso l’Africa Settentrionale.
(Secondo una fonte, il B-Dienst tedesco avrebbe riferito della partenza da
Malta della Forza K, uscita in mare per attaccare i convogli italiani). Lo Squalo, tuttavia, non avvista le navi
nemiche.
27 novembre 1941
Pattuglia le acque
della Sicilia sudorientale insieme al Delfino.
13 dicembre 1941
Lo Squalo viene inviato a pattugliare
le acque a sud di Malta, insieme ai sommergibili Narvalo, Topazio, Veniero e Santarosa, per contrastare un’eventuale uscita in mare della Forza
K (incrociatori leggeri Aurora, Penelope e Neptune ed alcuni
cacciatorpediniere), a protezione dell’operazione «M. 41» (che prevede l’invio
di 3 convogli per un totale di 8 mercantili, con la scorta diretta di 7
cacciatorpediniere ed una torpediniera nonché la scorta a distanza di tre
gruppi pesanti che contano in tutto 4 corazzate, 5 incrociatori, 18
cacciatorpediniere e due torpediniere) per il rifornimento della Libia (poi
abortita a seguito degli intensi attacchi subacquei britannici e dei relativi
danni e perdite subiti). Contestualmente, altri sommergibili (Ascianghi e Dagabur) vengono inviati al largo di
Alessandria d’Egitto per contrastare un’eventuale sortita della Forza B, che lì
ha base.
La Forza K, al
comando del commodoro William Gladstone Agnew, salpa effettivamente da Malta a
contrasto dell’operazione «M. 41», unendosi alla Forza B (incrociatori
leggeri Euryalus, Naiad e Galatea e cacciatorpediniere Jervis, Kingston, Kipling, Kimberley, Griffin, Havock, Hotspur, Napier e
Nizam, gli ultimi due australiani)
uscita da Alessandria per cercare convogli italiani nel Mar Ionio. Le navi
britanniche non riescono tuttavia ad intercettare nulla, dal momento che i
convogli sono stati fatti rientrare, pertanto dopo ore di inutili ricerche
intraprendono la navigazione di rientro verso Malta (Forza K) ed Alessandria
(Forza B).
17 dicembre 1941
Lo Squalo, insieme ad altri sommergibili (Ascianghi, Topazio, Santarosa, Galatea e Dagabur) viene dislocato nel Mediterraneo centro-orientale (ad est
di Malta ed a sud di Creta) con compiti esplorativi/offensivi, in appoggio
all’operazione di traffico «M. 42», consistente nell’invio in Libia di due
convogli con rifornimenti urgenti per le truppe italo-tedesche in Africa Settentrionale
(312 automezzi, 3224 tonnellate di carburanti e lubrificanti, 1137 tonnellate
di munizioni, 10.409 tonnellate di materiali vari) con la scorta di consistenti
aliquote della flotta da battaglia.
Nel pomeriggio dello
stesso 17 dicembre lo Squalo, in
agguato al largo di Malta, avvista due incrociatori britannici in uscita dalla
Valletta, ed alle 18.15 (o 18.45) lancia un segnale di scoperta con cui comunica
il suo avvistamento, aggiungendo che le navi nemiche hanno assunto rotta 140° e
velocità 28 nodi (l’apprezzamento di rotta e velocità da parte del comandante dello
Squalo si rivelerà piuttosto accurato,
così come la stima della posizione del nemico al momento dell’avvistamento). L’avvistamento
viene prontamente comunicato anche all’ammiraglio Angelo Iachino, comandante
della squadra navale italiana in mare in appoggio dell’operazione «M. 42». Le
navi avvistate dallo Squalo sono in
realtà un incrociatore, il Neptune, e
due cacciatorpediniere, Kandahar e Jaguar: fanno parte della famigerata
Forza K britannica e sono salpati da Malta alle 15 per tentare di intercettare
i convogli italiani, con l’ordine di raggiungere alle 23 il punto 32°40’ N e
16°06’ E ed iniziare da quel punto, insieme al resto della Forza K (Aurora, Penelope, Lance, Lively) ed in cooperazione con
ricognitori Vickers Wellington, la ricerca del convoglio italiano diretto a
Tripoli.
L’operazione «M. 42»,
che darà vita al breve ed inconcludente scontro divenuto noto come prima
battaglia della Sirte, si concluderà felicemente con l’arrivo dei convogli nei
porti libici. La Forza K finirà su un campo minato italiano al largo di
Tripoli, subendo la perdita del Neptune
e del Kandahar ed il grave
danneggiamento dell’incrociatore leggero Aurora.
19 dicembre 1941
Infruttuosamente
sottoposto a caccia con bombe di profondità da parte di cacciatorpediniere
britannici al largo di Malta.
22-25 gennaio 1942
Inviato tra Malta ed
il Canale di Sicilia, insieme ai sommergibili Narvalo, Topazio, Santorre Santarosa, Platino e Corallo, a copertura dell’operazione di
traffico "T. 18", che vede l’invio in Libia di un importante
convoglio con rifornimenti (15.000 tonnellate di materiali, 97 carri armati,
271 autoveicoli e 1467 soldati). Attacchi di aerosiluranti britannici
provocheranno la perdita del trasporto truppe Victoria, inabissatosi con la morte di trecento uomini, mentre le
altre motonavi raggiungeranno indenni Tripoli e contribuiranno, col loro
carico, ad alimentare la controffensiva italo-tedesca che porterà nei mesi
successivi alla riconquista della Cirenaica, perduta in dicembre durante
l’offensiva britannica denominata "Crusader".
Lo Squalo a Trapani, probabilmente a fine gennaio 1942 (g.c. STORIA militare) |
1° maggio 1942
Assegnato alla Scuola
Sommergibili di Pola, viene adibito a compiti addestrativi.
Maggio 1942-Luglio 1943
Opera alle dipendenze
della Scuola Sommergibili di Pola, compiendo un totale di 121 uscite
addestrative nonché alcuni agguati antisommergibili in Alto Adriatico.
Agosto 1942
Compie un agguato
protettivo in Alto Adriatico.
Novembre 1942
Altro agguato
protettivo in Alto Adriatico.
Luglio 1943
Dinanzi al precipitare
degli eventi – la Sicilia invasa dalle forze angloamericane, la flotta
subacquea italiana decimata da perdite sempre più pesanti – lo Squalo lascia la Scuola Sommergibili di
Pola e viene “richiamato” in servizio di “prima linea”.
3 settembre 1943
Parte a Brindisi alle
22.10 per trasferirsi a Taranto.
5 settembre 1943
Arriva a Taranto alle
7.50.
7 settembre 1943
Lo Squalo (tenente di vascello Carlo
Girola) salpa da Taranto alle 14.37 per raggiungere un settore d’agguato nel
Mar Ionio.
Maricosom (il Comando
Squadra Sommergibili), ricevuta notizia dell’avvistamento della flotta
d’invasione angloamericana diretta verso le coste dell’Italia meridionale, ha
dato il via al Piano "Zeta" (elaborato fin dal 23 marzo 1943 per la
protezione delle coste del Sud Italia, della Sicilia e della Sardegna con
l’impiego su larga scala delle residue forze subacquee, modificato più volte e
diramato il 2 luglio): lo schieramento in massa dei sommergibili in quelle
acque, per contrastare lo sbarco Alleato.
Nell’ambito del Piano
"Zeta", lo Squalo viene
inviato a formare uno sbarramento in Mar Ionio (tra le coste orientali della
Sicilia e della Calabria e capo Santa Maria di Leuca in Puglia) insieme ad
altri sette sommergibili (Fratelli
Bandiera, Marcantonio Bragadin, Jalea, Zoea, Luigi Settembrini, Onice e Vortice):
Onice, Vortice, Settembrini e Zoea vi sono già stati schierati in
precedenza, mentre Squalo, Bandiera, Jalea e Bragadin vanno ad
estendere tale sbarramento preesistente fino al Golfo di Taranto. Altri otto
battelli (Brin, Diaspro, Topazio, Alagi, Marea, Galatea, Velella, Platino e Nichelio) vengono dispiegati nel Basso Tirreno a copertura della
costa compresa tra i golfi di Paola e di Gaeta, mentre altri due (Giada e Turchese) sono inviati ad ovest della Sardegna.
In realtà, mentre
questo avviene l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati è già stato firmato da
quattro giorni; ma rimane coperto da massimo segreto, tutti ne sono tenuti
all’oscuro all’infuori una ristretta cerchia facente capo a Pietro Badoglio ed
a Vittorio Emanuele III. Il comandante di Maricosom ha partecipato alla
riunione organizzata dall’ammiraglio Raffaele De Courten, capo di Stato
Maggiore della Marina, per spiegare ai comandanti superiori le disposizioni
previste dal Promemoria numero 1, inviatogli il 6 settembre dal Comando
Supremo, e nel quale si impartiscono ordini per un imminente rovesciamento
delle alleanze. Il dispiegamento dei sommergibili nelle acque del Sud Italia è
stato concordato con i comandi Alleati al fine di non insospettire i tedeschi;
gli equipaggi non ne sono ovviamente a conoscenza, e quello del Velella (comandato proprio da Mario
Patanè, il precedente comandante del Topazio)
pagherà con la vita quest’assurda situazione, venendo silurato lo stesso 7
settembre dal sommergibile britannico Shakespeare.
8 settembre 1943
L’annuncio
dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati sorprende lo Squalo in missione offensiva in Mar Ionio (altre fonti,
probabilmente erronee, affermano invece che si sarebbe trovato nel Basso
Tirreno o nel Canale di Sicilia).
Alle 19.50 dell’8
settembre, otto minuti dopo che l’EIAR ha annunciato la notizia alla nazione
(gli Alleati ne hanno dato notizia già alle 18.30, tramite Radio Algeri),
Maricosom dirama a tutti i sommergibili in mare il messaggio «Alla ricezione del presente ordine assumere
un compito esclusivamente ripeto esclusivamente esplorativo», seguito alle
21.10 da «Alla ricezione del presente
messaggio cessare ogni ostilità alt Accusate ricevuta». Alle 21.50
Maricosom ordina a tutti i sommergibili: «Immergetevi
subito a quota 80 metri alt Alle 8 del giorno 9 emergete rimanendo in
superficie con bandiera nazionale a riva e pennello nero al periscopio di prora
alt Riceverete ulteriori ordini alt Accusate ricevuta».
Il comandante Girola
dello Squalo decide di consultarsi
con i comandanti del Bandiera
(capitano di corvetta Rodolfo Scarelli) e del Bragadin (tenente di vascello Alpinolo Cinti), in agguato in aree
contigue: Girola e Cinti decidono di raggiungere Augusta, porto siciliano sotto
controllo britannico, mentre Scarelli fa rotta per Taranto.
10 settembre 1943
Raggiunge Augusta,
dove si consegna ai britannici.
Sommergibili italiani ormeggiati a Sliema (Marsa Muscetto, Malta) a fine settembre 1943: lo Squalo è il tredicesimo da sinistra (g.c. STORIA militare) |
16 settembre 1943
Lascia Augusta al
tramonto, insieme ad altri cinque sommergibili (Settembrini, Bragadin,
Vortice, Onice, Zoea), per
raggiungere Malta, dov’è confluita la quasi totalità della flotta italiana.
Subito fuori dal porto di Augusta i sommergibili si immergono, per evitare il
rischio che unità alleate, avvistandoli, possano accidentalmente attaccarli
ritenendoli nemici; sono state comunicate loro istruzioni sulle rotte di
avvicinamento presumibilmente sgombre da mine (ma non c’è la certezza assoluta
che non ve ne siano, dato che un campo minato tedesco è stato scoperto ancora
il 6 settembre).
17 settembre 1943
Dopo aver compiuto in
immersione il trasferimento da Augusta fin davanti alla coste maltesi, lo Squalo e gli altri sommergibili
riemergono a sudest di Malta nel pomeriggio, e raggiungono l’isola alle 18.35,
andandosi poi ad ormeggiare nella parte più interna dell’ancoraggio di Lazaretto
Creek (Marsa Muscetto). Qui si trovano radunati in tutto sedici sommergibili
italiani.
Lo Squalo alla fonda a St. Paul’s Bay a Malta, il 22 settembre 1943 (Imperial War Museum, via Dante Flore e www.naviearmatori.net) |
21 settembre 1943
In seguito alla
suddivisione (motivata da ragioni di ordine logistico) in due Gruppi dei
sommergibili italiani dislocati a Malta, lo Squalo
viene trasferito nell’ormeggio di San Paolo/Sliema (Malta), insieme ad altri
dieci sommergibili (Brin, Alagi, Galatea, H 1, H 2, H
4, Onice, Menotti, Jalea e Zoea), alle "dipendenze" della
nave appoggio Giuseppe Miraglia.
13 ottobre 1943
In seguito alla
dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania, lo Squalo e quasi tutti i sommergibili italiani che si trovano a Malta
(Brin, Bandiera, Settembrini, Jalea, H 1, H 2 e H 4; alcuni altri invece verranno
inviati ad Haifa) lasciano l’isola per tornare in Italia.
20 novembre (?) 1943
Raggiunge Augusta.
20 gennaio 1944-1945
Durante la
cobelligeranza tra l’Italia e gli Alleati, fino alla fine del conflitto, lo Squalo (inizialmente al comando del
tenente di vascello Alfredo Fellner e poi del sottotenente di vascello Fernando
Ubaldelli) viene intensamente impiegato in esercitazioni antisommergibili per
l’addestramento sia di unità della Marina italiana che delle Marine Alleate,
con base a Taranto e ad Augusta.
Finita la guerra,
viene posto in disarmo.
1° febbraio 1948
Radiato ed avviato
alla demolizione.
Bsera. Dal 14 dicembre 1936 il comando dello squalo fu assunto dal TV Ugo Botti, futura Movm alla memoria nel 1940.
RispondiEliminaGrazie, aggiungo.
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