La nave negli anni Trenta, quanto portava il nome di Nereide (g.c. Rui Amaro, via www.naviearmatori.net) |
Piroscafo da carico
da 1598 tsl e 936 tsn, lungo 77,1 metri, largo 11,4 e pescante 5,85, con
velocità di 10-10,5 nodi. Appartenente all’armatore Achille Lauro di Napoli,
iscritto con matricola 487 al Compartimento Marittimo di Napoli, nominativo di
chiamata IRAW.
Breve e parziale cronologia.
21 febbraio 1900
Completato come
tedesco Shantung (numero di
costruzione 116) nei cantieri Rickmers Reismühlen, Rhederei & Schiffbau
A.G. di Geestemünde (Bremerhaven), per la stessa compagnia Rickmers Reismühlen,
Rhederei & Schiffbau A. G.; registrato a Brema.
Caratteristiche
originarie: stazza lorda 1733 tsl, stazza netta 1063 tsn, portata lorda 2600
tpl; può trasportare 6 passeggeri in prima classe, 32 in seconda e 999 in
terza, oltre al carico.
7 agosto 1901
Venduto al
Norddeutscher Lloyd A.G. di Brema, senza cambiare nome.
15 maggio 1911
Venduto alla
Sumatra-Banka Stoomvaart-Maatschappij N.V., con sede a Muntok (Indie Orientali
Olandesi) e ribattezzato Maras. Porto
di registrazione Muntok, bandiera delle Indie Orientali Olandesi.
Per altra fonte,
sarebbe stato venduto nel 1911 all’armatore indonesiano Lim Apat, ribattezzato Maras e poi rivenduto nel 1913 alla
Sumatra Banka Stoomvaart Mij.
1918
Trasferito al
controllo dell’Afscheep- & Commissiezaak v/h J.F. Esser di Pasoerden, Indie
Orientali Olandesi.
Marzo 1918
Durante una sosta ad
Aden, nel corso di un viaggio verso la Francia con un carico di tabacco, il Maras viene sequestrato dalle autorità
britanniche in base al “diritto d’angheria”, applicato dai britannici per
rimpinguare la propria flotta mercantile (necessaria alle esigenze belliche),
decimata dagli U-Boote tedeschi, a spese degli Stati neutrali.
Trasferito allo
Shipping Controller di Londra (agenzia governativa britannica incaricata della
gestione del naviglio mercantile durante la guerra) ed affidato alla British
India Steam Navigation Company Ltd. di Londra, senza cambiare nome. Porto di
registrazione Londra, bandiera britannica.
Marzo 1919
Restituito
all’Afscheep- & Commissiezaak v/h J.F. Esser.
1920 (o 1922)
Acquistato dalla
compagnia olandese Insulinde Stoomvaart Mij – Tank Stoomboot Mij. (armatore Frans
Hoynck, Amsterdam), senza cambiare nome. Porto di registrazione Amsterdam,
bandiera olandese.
1925
Acquistato dalla
Società Anonima di Navigazione 'Neptunia', con sede a Genova, e ribattezzato Nereide. Bandiera italiana, porto di
registrazione Genova.
14 marzo 1931
Il Nereide si arena su un banco di sabbia
presso Leixões, in Portogallo, ma riesce a disincagliarsi con i propri mezzi,
dopo di che supera il banco con l’aiuto del rimorchiatore Record.
7 settembre 1936
Durante la guerra
civile spagnola, il Nereide trasporta
da La Spezia a Maiorca, appena occupata dalle truppe italiane e falangiste
(guidate dal gerarca Arconovaldo Bonacorsi), un carico di armi e munizioni
(spezzoni, bombe, mitragliere e munizioni per le difese contraeree di Maiorca),
nonché tre caccia FIAT CR. 32, che viene sbarcato dopo molte esitazioni e
rinvii dovuti all’incertezza della situazione politica a terra. La nave viene
scortata a Palma dal cacciatorpediniere Lanzerotto
Malocello (capitano di fregata Carlo Margottini).
1937
Acquistato dall’armatore Achille Lauro e ribattezzato Sportivo. Porto di registrazione Napoli.
7 luglio 1942
Requisito a Trieste
dalla Regia Marina.
20 agosto 1942
Lo Sportivo ed il piroscafo Davide Bianchi salpano da Tobruk tra le
18.30 e le 19.30, diretti al Pireo, inizialmente navigando separatamente. Li
scortano il cacciatorpediniere tedesco ZG
3 Hermes, la torpediniera Lince e
la motosilurante tedesca S 41.
21 agosto 1942
Alle 9 Sportivo, Bianchi e scorta formano un unico convoglio al largo di Tobruk,
insieme alla cisterna militare Stige,
anch’essa proveniente da Tobruk (da dov’è partita alle 15) con la scorta del
cacciatorpediniere Turbine;
quest’ultimo assume il ruolo di caposcorta.
Le navi vengono
subiscono degli infruttuosi attacchi aerei.
22 agosto 1942
Il convoglio sosta a
Suda in mattinata per il rifornimento delle siluranti della scorta.
23 agosto 1942
Il convoglio giunge
al Pireo alle 6.15.
2 settembre 1942
Alle otto del mattino
lo Sportivo, con a bordo 1237
tonnellate di gasolio, salpa dal Pireo diretto a Tobruk, insieme ai piroscafi Padenna e Davide Bianchi, anch’essi carichi di benzina e gasolio. I tre
bastimenti, scortati dalle torpediniere Lupo (capitano
di corvetta Zanchi, caposcorta), Polluce
(tenente di vascello Tito Livio Burattini), Castore e Calliope,
formano un convoglio che viene denominato proprio «Sportivo».
“ULTRA”, però, è già
al corrente di tutto: il 30 agosto i decrittatori britannici hanno erroneamente
dato il convoglio «Sportivo» come già partito dal Pireo il giorno precedente,
ma l’indomani si sono corretti, precisando i nomi (e la stazza) dei tre
piroscafi, la velocità che avrebbero dovuto seguire (8 nodi) e l’orario e porto
di partenza (Pireo, otto del 1° settembre) e di arrivo (Tobruk, otto del 3
settembre). Dopo il rinvio di un giorno della partenza, il 1° settembre,
“ULTRA” ha intercettato anche questa notizia, riferendola ai comandi britannici
(partenza dal Pireo alle otto del 2, arrivo a Tobruk alle otto del 4). Il 2
settembre ulteriori intercettazioni permettono ai britannici di confermare le
informazioni note su partenza e velocità, e di precisare che l’arrivo a Tobruk è
programmato per le undici del 4, anziché per le otto.
Il primo giorno di
navigazione trascorre senza intoppi.
3 settembre 1942
Nel pomeriggio, verso
le 16, i caccia della scorta aerea segnalano dei naufraghi in mare: sono
l’equipaggio di un ricognitore Alleato abbattuto; la Lupo provvede a recuperarli.
I primi attacchi
aerei, da parte di bombardieri statunitensi, iniziano nel pomeriggio, sebbene
il convoglio fruisca di una considerevole scorta aerea: il primo attacco, alle
18.45, è portato da bombardieri Consolidated B-24 “Liberator”, che vengono
dispersi e messi in fuga dalla reazione della scorta.
Un attacco da parte
di quattro aerosiluranti Bristol Beaufort del 39th Squadron RAF, decollati
da Mariut (vicino ad Alessandria) e scortati da dodici caccia Bristol
Beaufighter (sei del 252nd Squadron e sei del 272nd
Squadron), si rivela ugualmente fallimentare. Uno dei Beaufort decolla in
ritardo e non riesce a raggiungere in tempo il resto della formazione, un altro
deve rientrare per noie ai motori (costringendo a distogliere due Beaufighter
per scortarlo) ed un terzo precipita in mare dopo mezz’ora dal decollo, con la
morte di tutto l’equipaggio (tenente Frank P. Winter-Taylor). L’unico Beaufort
rimasto raggiunge il convoglio e sgancia il suo siluro, senza successo; poi
rientra alla base, scortato da un Beaufighter. Gli altri Beaufighter cercano di
ingaggiare combattimento con i velivoli tedeschi della scorta aerea, due
Junkers Ju 88 ed un Heinkel He 111: mentre i primi si mantengono nei pressi
delle navi, che mantengono i caccia a distanza col loro tiro contraereo, l’He
111, che si trova più lontano per un pattugliamento antisommergibili, viene
attaccato ed abbattuto da due dei Beaufighter.
Alle 22, come da
disposizioni ricevute prima di partire, il convoglio si scinde in due
gruppi: Sportivo e Bianchi formano il primo, scortato da Polluce e Calliope, mentre Castore e Lupo si separano insieme col Padenna. Lo scopo è di dare alle navi
maggiore agilità di manovra, ed offrire agli attacchi nemici un bersaglio meno
grande.
Altri intensi attacchi
aerei, sia da parte della RAF che dell’USAAF, si ripetono nella sera e nella
notte, da parte sia di bombardieri che, soprattutto, di aerosiluranti. Il 201st
Group della RAF manda contro il convoglio tre bombardieri Vickers Wellington e
due B-24 “Liberator” del 221st Squadron, con bombe, bengala e radar,
nonché otto Wellington del 38th Squadron, in parte armati con bombe
ed in parte con siluri (tutti gli aerei decollano dalla base avanzata LG226, in
Egitto). I loro equipaggi sono specificamente addestrati per condurre attacchi
antinave notturni.
Verso mezzanotte si
accendono dei bengala, ma a poppavia delle navi, il caposcorta non ordina
alcuna manovra, in quanto si trovano già in una posizione tale da non poter far
altro che allontanarsi.
Il gruppo di cui fa
parte lo Sportivo è estremamente
lento, con una velocità di soli cinque nodi.
4 settembre 1942
All’1.53 il Bianchi viene silurato a sinistra
da un aereo sopraggiunto a motore spento (è un Wellington del 38th
Squadron, pilotato dal sergente N. Jones), non visto, nel punto 32°49’ N e
23°27’ E. Il piroscafo, carico di benzina, prende fuoco ed affonda rapidamente;
la Polluce si trattiene
nelle sue vicinanze per qualche minuto, ma quando vede sopraggiungere la nave
ospedale Virgilio, che si occuperà
dei naufraghi, torna in rotta per riunirsi a Sportivo e Calliope.
Frattanto, anche
l’altro gruppo è finito sotto attacco, stavolta anche da parte di sommergibili:
alle 2.57 anche il Padenna viene
colpito da due siluri, lanciati dall’HMS Thrasher, ed affonda in fiamme.
Il gruppo cui appartiene
lo Sportivo prosegue per qualche ora
in temporanea, illusoria calma, ma alle 5.04 gli aerei angloamericani tornano
alla carica. A quell’ora un velivolo nemico (un Liberator del 221st
Squadron, pilotato dal tenente statunitense Soukup) si avvicina da sinistra,
volando a motori spenti, e riesce a colpire con una bomba la Polluce, causando gravi danni e molte
vittime. Mentre la Calliope si
affianca alla gemella immobilizzata, lo Sportivo
prosegue da solo.
Più tardi, il
piroscafo viene raggiunto da Lupo e Castore, alle quali si unirà in seguito
anche la Calliope, dopo che il
tentativo di rimorchiare la Polluce
verso la costa è fallito, terminando alle 7.35 col suo affondamento.
Le tre torpediniere
superstiti si concentrano intorno allo Sportivo,
col suo prezioso carico: questi è così l’unico dei tre mercantili del convoglio
a riuscire a raggiungere Tobruk, dove entra alle 11 del 4 settembre.
6 settembre 1942
Lo Sportivo ed il piroscafo Pertusola lasciano Tobruk alle 19 per
trasferirsi a Bengasi, sotto la scorta delle torpediniere Castore (caposcorta) e Generale
Carlo Montanari.
8 settembre 1942
Il convoglio arriva a
Bengasi a mezzogiorno.
14 settembre 1942
Lo Sportivo riparte da Bengasi alle 10,
scortato dal cacciasommergibili Selve.
20 settembre 1942
Sportivo e Selve arrivano a
Tripoli alle 11.45.
4 ottobre 1942
Iscritto con
matricola S. 70 nel ruolo del
naviglio ausiliario dello Stato (il volume "Navi mercantili perdute"
dell’USMM aggiunge «impiegato come nave soccorso aerei», ma ciò appare del
tutto improbabile).
30 ottobre 1942
Lo Sportivo lascia Tripoli alle quattro del
mattino diretto a Bengasi, con la scorta della torpediniera Giacomo Medici.
1° novembre 1942
Sportivo e Medici arrivano a
Bengasi alle 14.30.
12 novembre 1942
Lo Sportivo riparte da Bengasi alle 17 per
tornare a Tripoli, scortato dal cacciasommergibili Cotugno.
15 novembre 1942
Sportivo e Cotugno arrivano a
Tripoli alle 15.
La fine
Mentre lo Sportivo era impegnato nel suo viavai
tra Tripoli e Bengasi, tra ottobre e novembre 1942, le forze dell’VIII Armata
britannica in Egitto erano passate all’offensiva nella piana di El Alamein. Le
forze italo-tedesche, dopo una settimana di accanita resistenza, avevano
iniziato la drammatica ritirata attraverso il deserto: nella battaglia o nella
ritirata andarono perduti più di metà degli uomini (tra morti, dispersi e
prigionieri) e la quasi totalità dei mezzi corazzati. Così ridotta, l’Armata
corazzata italo-tedesca non poté fare altro che continuare a ripiegare dinanzi
ad un nemico preponderante e sempre più potente: la sorte della Libia italiana
era irrimediabilmente segnata. Tobruk cadde il 13 novembre, Derna il 15,
Bengasi il 20, Sirte il giorno di Natale.
Il nuovo anno vedeva la
Tripolitania ormai indifesa di fronte al nemico in avanzata: le ultime truppe
dell’Asse ripiegavano verso la Tunisia, eletta ad ultimo bastione di difesa in
Nord Africa, senza alcun tentativo di difendere Tripoli, che appariva ormai una
causa persa.
Nel maggior porto
della Libia si trovavano ancora numerose navi mercantili e militari: alcune
giunte dall’Italia con gli ultimi rifornimenti, tra novembre e dicembre del
1942; altre bloccate in quel porto da molto più tempo, per danni o avarie non
riparabili in tempi brevi.
Queste navi dovevano
ora tentare di lasciare Tripoli, prima che la città venisse occupata dalle
forze britanniche: a partire dalla metà del gennaio 1943, pertanto, le navi in
grado di muovere, cariche di materiali di sgombero, salparono per l’Italia o
per la Tunisia, isolate od in piccoli convogli, mentre quelle immobilizzate da
danni od avarie si autoaffondavano per bloccare il porto e non cadere intatte
in mano nemica.
Lasciarono Tripoli
due torpediniere, quattro navi mercantili di grandi dimensioni, nove tra
piccoli piroscafi e motovelieri, dieci rimorchiatori, due cacciasommergibili,
undici dragamine, tre motozattere, una nave ospedale ed una barca pompa. Solo
metà riuscì a passare: le altre vennero falcidiate da navi, aerei e
sommergibili avversari, che i comandi britannici avevano concentrato sulle
rotte di accesso a Tripoli nella giusta previsione che le navi italiane là
rimaste avrebbero tentato di fuggire prima che fosse troppo tardi. Andarono a
fondo due navi mercantili di grandi dimensioni, cinque tra piccoli piroscafi e
motovelieri, quattro rimorchiatori, un cacciasommergibili, nove dragamine ed
una barca pompa, insieme a centinaia di uomini. Le ultime vittime della
battaglia dei convogli libici.
Alle 00.00 del 18
gennaio 1943 lo Sportivo, al comando
del tenente CREM militarizzato Palmerino Del Gatto, lasciò Tripoli alla volta
di Trapani, in convoglio con la piccola motonave frigorifera Amba Alagi e con la scorta della
torpediniera Calliope (tenente di
vascello Marcello Giudici). Fino all’alba la torpediniera manovrò ripetutamente
per scoperta di sommergibili con l’ecogoniometro.
Alle 9.30 di quello
stesso giorno, in posizione 32°56’ N e 12°10’ E, il sommergibile britannico P 51 (poi divenuto Unseen, tenente di vascello Michael Lindsay Coulton Crawford)
avvistò le tre navi del piccolo convoglio su rilevamento 110°, mentre
procedevano su rotta 285°. Subito il battello diede inizio alla manovra
d’attacco; alle 9.45 Crawford identificò le tre navi come una torpediniera "classe
Calipso" (cioè classe Spica: la Calliope),
una nave mercantile di 2500 tsl (lo Sportivo,
la cui stazza era sovrastimata di quasi 1000 tsl) ed una motocisterna di
400-500 tsl (l’Amba Alagi, la cui
stazza era stata apprezzata correttamente).
Alle 10.14 il P 51 lanciò tre siluri da una distanza
di 915 metri, per poi scendere a 18 metri di profondità.
Lo Sportivo avvistò i siluri ed accostò per
evitarli, ma era troppo tardi: alle 10.17 due delle armi colpirono il piroscafo
sul lato di dritta. Lo Sportivo affondò
in appena due minuti, nel punto 33°00’ N e 12°08’ E (a quattro o cinque miglia
per 020° da Zuara, cioè quattro miglia a nord/nordest di tale città; altra
fonte indica invece le coordinate 32°58’ N e 12°10’ E).
Subito la Calliope passò al contrattacco, mentre
l’Amba Alagi proseguiva da sola per
la sua rotta (per altra versione, mentre la Calliope
contrattaccava, l’Amba Alagi provvide
a recuperare i naufraghi dello Sportivo).
La caccia si protrasse per un’ora, fino all’esaurimento della scorta di bombe
di profondità (36 in tutto) di cui la torpediniera disponeva, ma il P 51 riuscì ad allontanarsi senza danni.
Terminata la caccia,
la Calliope tornò sul luogo
dell’affondamento, per recuperare i sopravvissuti (per altra versione, invece,
fu l’Amba Alagi a recuperare i
naufraghi dello Sportivo, che vennero
poi trasbordati sulla Calliope).
Nonostante la rapidità dell’affondamento, non c’erano state vittime tra i 36
uomini che componevano l’equipaggio dello Sportivo;
vi erano solo tre feriti lievi. Concluso il salvataggio, la Calliope riprese la navigazione con l’Amba Alagi. Quest’ultima entrò a Sfax il
mattino seguente, mentre la torpediniera diresse per Trapani, dove arrivò alle
18 del 19 gennaio.
L’affondamento dello Sportivo nel giornale di bordo dell’Unseen (da Uboat.net):
“0930 hours - In position 32°56'N, 12°10'E sighted three ships bearing
110°, enemy course 285°. Started attack.
0945 hours - The ships were identified as a Calypso-class torpedo boat,
a 2500 tons merchant vessel and a 400-500 tons motor tanker.
1014 hours - Fired three torpedoes from 1000 yards. One torpedo hit was
heard. P 51 went to 60 feet. The
torpedo boat started a counter attack. 35 Depth charges were counted but P 51 managed to escape undamaged.
1200 hours - Returned to periscope depth. Nothing in sight.”
Un’altra foto della nave come Nereide, nel gennaio 1937, durante un viaggio da Genova a Stoccolma (da www.arenzanotracieloemare.it) |
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