venerdì 28 luglio 2017

Francesco Rismondo

Il Francesco Rismondo a fine 1941 (g.c. Marcello Risolo)

Sommergibile di piccola crociera (dislocamento di 676 tonnellate in superficie e 835 in immersione), ex jugoslavo Osvetnik, catturato nell’aprile 1941 in seguito all’invasione della Jugoslavia.
Costruito in Francia per la Marina jugoslava, l’Osvetnik ("Vendicatore") era capoclasse di una classe di due unità (la seconda era lo Smeli) a propulsione diesel-elettrica. Si trattava di sommergibili a doppio scafo parziale progettati dall’ingegner G. Simonot (ingegnere capo degli Ateliers et Chantier de la Loire), un progetto simile a quello della classe francese Sirène. Il loro armamento principale consisteva in sei tubi lanciasiluri da 550 mm (un calibro non in uso nella Regia Marina), quattro a prua e due a poppa, un cannone Skoda M1925 da 100/45 mm ed una mitragliera contraerea Skoda da 40/67 mm (quest’ultima aggiunta negli anni ’30); la loro quota operativa era di 80 metri. Due motori diesel MAN da 1480 HP garantivano una velocità in superficie di 14,5 nodi ed un’autonomia di 3500 (o 5000) miglia nautiche a 9 nodi, mentre due motori elettrici Nancy da 1100 HP permettevano di raggiungere i 9,2 nodi in immersione, con un’autonomia subacquea di 75 miglia nautiche a cinque nodi (o 100 a 4,5 nodi). Diedero eccellenti prestazioni anche sotto bandiera italiana, nonostante i dodici anni passati dall’entrata in servizio.
Sotto bandiera italiana il Rismondo effettuò 128 missioni, di cui 123 addestrative e cinque missioni esplorative o di agguato ravvicinato nell’Alto Tirreno (percorrendo, in queste ultime, 2204 miglia in superficie e 120 in immersione).

Breve e parziale cronologia.

1927 o 1928
Impostato negli Ateliers et Chantiers de la Loire di Nantes, in Francia (numero di costruzione 570).


L’Osvetnik, a destra, ed il gemello Smeli durante la costruzione (da “I sommergibili italiani” di Paolo M. Pollina, USMM, Roma 1963, per g.c. Sergio Mariotti)

14 febbraio 1929
Varato come Osvetnik negli Ateliers et Chantiers de la Loire di Nantes.



Due immagini del varo dell’Osvetnik (da www.betasom.it)


Primavera-estate 1929
L’Osvetnik ed il gemello Smeli, con equipaggi misti franco-jugoslavi (i marinai jugoslavi vengono così fatti familiarizzare con le nuove unità), effettuano le prove di collaudo, dapprima in superficie sulla Loira e poi in alto mare, al largo di Brest e Saint Nazaire, dove effettuano le prime prove d’immersione.
Agosto 1929
A fine mese, Osvetnik e Smeli si trasferiscono da Nantes a Tolone. Successivamente si recano a Saint Tropez per imbarcare i siluri (in tutto 24), dopo di che tornano a Tolone.


Una foto di Smeli ed Osvetnik a Dubrovnik (da www.paluba.info)

16 o 28 novembre 1929
Osvetnik e Smeli vengono formalmente consegnati alla Marina del Regno di Jugoslavia (entrando così in servizio sotto bandiera jugoslava) con una cerimonia tenuta nella stazione di Missiessy della base navale di Tolone.
29 novembre 1929
I due sommergibili lasciano Tolone per raggiungere la Jugoslavia, scortati dalla nave appoggio Sitnica (per altra fonte, da alcune navi francesi).


L’Osvetnik in tempo di pace (da www.paluba.info)

4 o 9 dicembre 1929
Osvetnik e Smeli arrivano nella baia di Cattaro, accolti festosamente. I due gemelli vanno quindi a formare il II Gruppo Sommergibili, insieme alla Sitnica. Primo comandante dell’Osvetnik è il capitano di corvetta Slavomir Tomić.
Negli anni successivi, a causa della scarsità di fondi a disposizione della Marina jugoslava, l’Osvetnik effettua scarsa attività addestrativa, al pari del resto della flotta dello Stato balcanico.


L’Osvetnik nel 1930 (da Wikipedia)

Settembre 1933
L’Osvetnik ed un altro sommergibile jugoslavo, il Nebojsa, effettuano una crociera nella parte meridionale del Mediterraneo centrale.


L’Osvetnik (a destra), lo Smeli (al centro) e lo Hrabri (a sinistra) a Cattaro negli anni Trenta (Facta Nautica – www.graptolite.net)

Agosto 1935
L’Osvetnik ed il sommergibile jugoslavo Hrabri si recano in visita a Malta.


Da sinistra: Hrabri, Nebojsa, Osvetnik e Smeli (da www.betasom.it)

Agosto 1936
Osvetnik e Nebojsa visitano Corfù.


La piccola flotta subacquea jugoslava in tempo di pace (da www.jna-sfrij.forum-aktiv.com)

6 aprile 1941
Le forze tedesche, italiane ed ungheresi danno il via all’invasione della Jugoslavia. L’Osvetnik (al comando del tenente di vascello Ivan Zivkovic, serbo) si trova nella base di Cattaro, insieme agli altri tre battello coi quali forma la Divisione Sommergibili della Marina jugoslava: Smeli, Hrabri e Nebojsa. A Cattaro è concentrato il grosso della piccola Marina jugoslava: oltre ai quattro sommergibili, ci sono anche il vetusto incrociatore Dalmacija, i cacciatorpediniere Zagreb, Beograd e Dubrovnik, le torpediniere T 1 e T 8, la nave appoggio sommergibili Hvar, il panfilo reale Beli Orao, la nave scuola Jadran, la cisterna militare Perun, la vecchia torpediniera D 2 (ora dragamine), quattro posamine, sei motosiluranti e numerose unità minori.
Lo stesso 6 aprile le navi ormeggiate a Cattaro sono oggetto del primo bombardamento aereo da parte italiana: 20 bombardieri medi CANT Z. 1007 bis e nove bombardieri in picchiata Junkers Ju 87 (ceduti alla Regia Aeronautica dalla Luftwaffe e chiamati "Picchiatelli") danneggiano in modo non grave il Beograd, affondano il rimorchiatore militare R 5 e distruggono un idrovolante in fase di decollo.
10 aprile 1941
L’Osvetnik e l’Hrabri ricevono ordine di partecipare ad un’operazione contro Zara, enclave italiana sulla costa dalmata, ma la missione non si svolge.
Il morale degli equipaggi jugoslavi, composti in massima parte da personale croato (compresi ufficiali e sottufficiali), è in rapido deterioramento, come del resto lo è quello delle altre forze armate del regno di Jugoslavia, in via di rapida disgregazione: Ante Pavelic, il capo degli Ustascia, ha dichiarato la nascita di uno Stato indipendente di Croazia (di fatto assoggettato all’Asse), e molti croati sono più propensi a servire quest’ultimo che non un Regno di Jugoslavia che percepiscono come non loro.
Il 12 aprile giunge a Cattaro l’addetto navale britannico, il quale chiede che le unità migliori della flotta jugoslava vengano trasferite a Corfù, onde sottrarle alla cattura; ma la richiesta rimane inascoltata.
Fin dal 9 aprile i decrittatori del Reparto Informazioni dello Stato Maggiore della Regia Marina intercettano e decifrano molti messaggi trasmessi tra i comandi jugoslavi (alcuni dei quali addirittura in chiaro), apprendendo così del crescente nervosismo tra gli equipaggi nemici e dei sintomi, sempre più diffusi, dell’imminente collasso jugoslavo (già l’11 aprile i comandanti delle varie navi, riuniti in consiglio di guerra, hanno concluso che non è più possibile contare sugli equipaggi, neanche per un trasferimento verso porti greci); Supermarina chiede allora alla Regia Aeronautica di effettuare un nuovo e pesante bombardamento sulla base di Cattaro, con lo scopo di impressionare gli equipaggi jugoslavi e distruggerne definitivamente il morale.
13 aprile 1941
La richiesta di Supermarina viene esaudita: le installazioni navali di Teodo e Cattaro vengono bombardate da una quarantina tra CANT Z. 1007 bis e FIAT BR. 20. Fin dal 6 aprile, le navi jugoslave sono state diradate lungo tutte le Bocche di Cattaro, provvedendo inoltre a mimetizzarle al meglio, in modo da minimizzare i danni in caso di attacco aereo; pertanto, il bombardamento causa solo danni limitati, cioè l’incendio di un piroscafo requisito ed il grave danneggiamento del posamine Kobac, che dev’essere portato all’incaglio per non affondare.
Gli effetti sul morale, però, non mancano, ed il diradamento delle navi – che perdono così ogni contatto l’una con l’altra, nonché con i comandi – agevola l’ammutinamento di gran parte degli equipaggi: progressivamente, nei giorni seguenti, la maggior parte del personale diserta, abbandona le navi e si disperde.
16 aprile 1941
Una nuova missione britannica giunge a Cattaro ed invita nuovamente le navi jugoslave a partire per la Grecia, ma non promette alcuna protezione contro la Marina e l’Aeronautica italiane, all’infuori di un generico appuntamento con una divisione d’incrociatori britannici al largo di Corfù. Solo tre unità, con equipaggi messi insieme alla meglio con il poco personale rimasto fedele (compresi elementi dell’Esercito, in mancanza di altro), risponderanno all’appello: il sommergibile Nebojsa e due motosiluranti, che partiranno la mattina del 17 aprile e riusciranno a raggiungere un porto Alleato. Il cacciatorpediniere Zagreb viene fatto saltare in aria per iniziativa di due ufficiali, sacrificatisi con esso. Le altre navi, con gli equipaggi decimati dalle continue diserzioni, rimangono passivamente all’ormeggio. Alcune unità vengono saccheggiate dalla popolazione civile e dagli stessi equipaggi: vengono asportati strumenti ottici, materiale di riposteria delle mense ed altri oggetti utili o di valore.
17 aprile 1941
In tarda mattinata i primi elementi della 18a Divisione Fanteria "Messina", passata all’offensiva dall’Albania due giorni prima, entrano a Cattaro.
Supermarina, ben a conoscenza del collasso della Marina jugoslava, ha provveduto ad aggregare al gruppo di testa della Divisione "Messina" l’ammiraglio di divisione Ettore Sportiello, comandante militare marittimo dell’Albania, ed una cinquantina di uomini della Regia Marina, per provvedere a prendere in consegna le navi nemiche.
Quando le avanguardie italiane entrano a Cattaro, la scena è surreale: gli equipaggi delle navi, o la parte di essi che ancora non ha disertato, osservano gli invasori con indolenza, appoggiati ai parapetti delle unità, senza dire niente e senza lasciar trapelare alcunché dalle proprie espressioni. In città, un gruppo di ufficiali dell’Esercito jugoslavo si reca incontro alla colonna italiana; dopo un breve colloquio tra un generale jugoslavo ed il comandante della colonna, gli ufficiali jugoslavi si sfilano i cinturoni e li gettano a terra, conservando solo gli spadini d’ordinanza. Una folla di civili, radunatasi tutt’intorno per osservare la scena, si dirada a poco a poco, fino a disperdersi del tutto. Le truppe italiane occupano celermente, senza incontrare opposizione, l’accademia militare, il Comune, gli uffici postali, la banca nazionale, il principale albergo della città ed ogni altro punto d’importanza; solo le navi rimangono all’ormeggio indisturbate, senza che nessuno salga a bordo. In serata, con i primi reparti mobili del grosso della Divisione "Messina", arriva anche l’ammiraglio Sportiello: questi sale sulla nave ammiraglia jugoslava. Dopo un’ora di colloquio, tutte le unità ammainano la bandiera jugoslava ed issano quella italiana. La flotta jugoslava si è arresa.
L’Osvetnik passa così in mano italiana, insieme a Hrabri, Smeli, Dalmacija, Dubrovnik, Beograd, T 1, T 8, Beli Orao, Jadran, Perun, Hvar, D 2 e molte unità minori ed ausiliarie.
I tre sommergibili vengono trovati in mediocri condizioni di efficienza. Denominato provvisoriamente N 1, l’Osvetnik viene incorporato nella Regia Marina insieme allo Smeli (N 2), mentre l’Hrabri (N 3) viene giudicato obsoleto ed inutilizzabile, e se ne decide la demolizione.
N 1 e N 2 vengono trasferiti a Pola per essere rimessi in efficienza.



L’Osvetnik (a sinistra) assieme allo Smeli (al centro) ed allo Hrabri (a destra) fotografati a Cattaro dopo la cattura. Sullo sfondo, nella prima foto, il vecchio incrociatore Dalmacija (da www.betasom.it)


25 aprile 1941
Ribattezzato Francesco Rismondo (lo Smeli diventa Antonio Bajamonti: nella Regia Marina, è quest’ultimo ad essere considerato "capoclasse", e non l’Osvetnik/Rismondo).
Sottoposto a controlli e lavori di raddobbo e rimodernamento nell’Arsenale di Pola, durante i quali viene riattrezzato con apparecchiature più moderne e di produzione italiana, viene sostituito parte dell’armamento (in particolare, la mitragliera pesante da 40/64 mm viene sostituita con due mitragliere singole da 13,2 mm) e viene modificata la torretta: al termine dei lavori, il dislocamento in superficie è passato da 630 a 676 tonnellate, e quello in immersione da 822 a 835.
Ultimati i lavori, il sommergibile entra in servizio sotto bandiera italiana.
Nonostante la buona stabilità in immersione, la rapidità dei tempi d’immersione (35 secondi) e la robustezza ed affidabilità dei motori, il Rismondo viene adibito esclusivamente a compiti di addestramento e sperimentazione, e non come unità di prima linea: ciò per via della non elevata profondità di collaudo, e dell’età ormai avanzata.



Altre due immagini di Osvetnik (sopra, a destra; sotto, a sinistra), Smeli e Hrabri a Cattaro dopo la cattura: ora sventola sui sommergibili la bandiera italiana (da "I sommergibili italiani tascabili e di preda bellica nella II G.M.", di Alessandro Turrini, su "Rivista Italiana di Difesa" n.6 - giugno 1987, via www.betasom.it)

Luglio 1941
Terminati i lavori di ammodernamento, il Rismondo inizia la propria attività come unità per l’addestramento, alle dipendenze della Scuola Sommergibili di Pola. Prosegue tale attività fino alla fine del 1941.
Inizio 1942
Trasferito a La Spezia, ancora adibito ad attività addestrativa: questa volta impiegato prevalentemente nell’addestramento delle unità cacciasommergibili della Scuola Antisom di La Spezia, ed in seguito in quello delle nuove corvette classe Gabbiano, che iniziano via via ad entrare in servizio e vengono sottoposte ad un periodo di addestramento antisom prima di diventare pienamente operative.
Sempre a La Spezia, il Rismondo viene impiegato per importanti esperimenti radio, con antenna periscopica collocata al posto di uno dei tre periscopi, nonché per lanci sperimentali con nuove apparecchiature.
28 febbraio-3 marzo 1942
Al comando del capitano di corvetta Aldo De Paulis Fedele, il Rismondo effettua una missione di agguato difensivo nel Golfo di Genova (in previsione di un’uscita da Gibilterra della Forza H britannica), senza avvistare nulla.
22 aprile 1942
Altro agguato difensivo nel Golfo di Genova.
Luglio 1942
Il Rismondo, insieme al Bajamonti ed ai vecchi sommergibili H 1, H 2, H 4, H 6 e H 8, risulta appartenente al I Gruppo Sommergibili di La Spezia.


Il Francesco Rismondo (a sinistra) e l’Onice a Fiume, il 16 luglio 1942 (da www.betasom.it)

Agosto 1942
Altra missione difensiva nel Golfo di Genova.
30 gennaio 1943
Il sottocapo motorista Dante Adanti, ventenne, di Fano, membro dell’equipaggio del Rismondo, muore in Tunisia.
3 aprile 1943
Alle 11.23, nelle acque della Corsica, il sommergibile britannico Trident (tenente di vascello Peter Edward Newstead), dopo aver avvertito alle 11.21 rumore di motori (su rilevamento 190°) ed aver avvistato fumo alle 11.22 (su rilevamento 285°), avvista a 4600 metri per 280° quello che ritiene essere un U-Boot tedesco da 500 tonnellate: in realtà si tratta quasi certamente del Rismondo, impegnato in addestramento nella zona. Alle 11.28 il Trident lancia sei siluri contro il battello nemico in posizione 41°39’ N e 07°20’ E; uno dei siluri non parte, e gli altri cinque mancano il bersaglio. Il Rismondo non si accorge dell’attacco.
Giugno 1943
Agguato difensivo nel Golfo di Genova.
7 settembre 1943
Nel pomeriggio, a seguito dell’avvistamento della forza navale statunitense diretta a Salerno per effettuarvi lo sbarco, il Rismondo riceve ordine di trasferirsi da La Spezia a Ajaccio, in Corsica, e da lì a Bonifacio (per l’occasione il battello, che fa parte del I Grupsom di La Spezia, viene aggregato alla 1a Sezione del VII Grupsom di Cagliari/La Maddalena). Insieme ad esso vengono trasferiti in Corsica anche i vecchi sommergibili H 1H 2, H 4 e H 6. Per altra fonte tale trasferimento è disposto da Supermarina in vista dell’imminente annuncio dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, per spostare questi sommergibili da La Spezia e sottrarli così alla cattura da parte dei tedeschi che certamente occuperanno la base ligure.
Il Rismondo salpa da La Spezia alle 15.30.

Il Rismondo (ultimo sommergibile sulla sinistra, dietro tutti gli altri) a La Spezia nella primavera del 1943, insieme a (da sinistra a destra) Cobalto, H 2, Bajamonti e Marcantonio Colonna (g.c. STORIA militare).

Bonifacio

Quando venne annunciato l’armistizio di Cassibile, l’8 settembre 1943, il Rismondo (al comando del tenente di vascello Mario Priggione) era da poco arrivato a Bonifacio, sede di uno dei tre Comandi Marina italiani della Corsica (retto dal capitano di fregata Marc’Aurelio Raggio). Insieme al Rismondo, si trovavano in quel momento a Bonifacio il sommergibile H 6, la cisterna militare Garigliano e sei piccole navi sussidiarie. Tra Bonifacio e la vicina Portovecchio il presidio della Regia Marina contava circa 600-700 uomini, più il personale del Regio Esercito.
Il generale Giovanni Magli, comandante delle truppe italiane in Corsica (VII Corpo d’Armata), aveva ordinato di non prendere iniziative contro i tedeschi che potessero dar loro pretesto per azioni aggressive (non era ancora chiaro come si dovesse considerare lo status delle truppe tedesche rispetto a quelle italiane, dopo l’improvviso capovolgimento di fronte), ma di reagire decisamente contro qualsiasi attacco.
Il Rismondo avrebbe dovuto lasciare Bonifacio il 10 settembre, ma quel giorno unità antisommergibili tedesche presenti nel porto corso gli impedirono di partire, costringendolo a restare in porto (lo stesso accadde all’H 6). Intanto, le batterie contraeree tedesche situate nei pressi della città aprirono il fuoco contro aerei italiani di passaggio, abbattendone due; il comandante della base, capitano di fregata Raggio, si venne a trovare in conflitto con i tedeschi, che pretendevano di occupare le batterie costiere.
Lo stesso 10 settembre il generale Magli, dato che le truppe tedesche avevano assunto un atteggiamento aggressivo e commettevano continue provocazioni, decise di abbandonare l’atteggiamento attendista per muovere all’attacco dei tedeschi, e cacciarli dalla Corsica: i combattimenti iniziarono il 12 settembre. Durante gli scontri svoltisi a Bonifacio, il 14 settembre, sia il Rismondo che l’H 6 vennero catturati con un attacco a sorpresa dal motodragamine tedesco R 200; caddero in mano tedesca anche i dragamine ausiliari (ex motopescherecci) B 73 Alba e B 120 Dina. Il giorno precedente era stata catturata anche la Garigliano, che fu inviata a Genova tre giorni dopo con equipaggio tedesco.
Non vi furono vittime tra l’equipaggio del Rismondo, anche se non si sono trovate notizie precise sulla sorte del suo equipaggio (probabilmente lasciato libero ma disarmato, come il resto del personale della Regia Marina stanziato a Bonifacio).
A seguito di trattative con il Comando tedesco, i militari del Comando Marina di Bonifacio rimasero liberi ma dovettero concentrare le loro armi nei depositi, pur senza doverle consegnare ai tedeschi, tranne gli ufficiali, ai quali fu lasciata la pistola. Bonifacio rimase sotto sostanziale controllo tedesco per alcuni giorni, mentre nel resto dell’isola le truppe italiane, in cooperazione con i partigiani corsi e con truppe della Francia libera sbarcate poco dopo, combattevano per cacciare le forze tedesche dalla Corsica. Il 18 settembre 1943, prima di abbandonare la città per ritirarsi verso nord, i tedeschi, non potendo rimorchiare i due sommergibili altra località, decisero di distruggerli.
Rismondo e H 6 furono portati a Cala Catena, non lontano da Bonifacio, e qui affondati dai tedeschi con cariche esplosive (ciò secondo il diario della Divisione Operazioni dello Stato Maggiore della Kriegsmarine; per altra fonte furono affondati a cannonate), il 18 settembre: prima l’H 6, alle nove del mattino, e poi il Rismondo, a mezzogiorno.
Secondo alcune fonti il relitto del sommergibile sarebbe stato recuperato nel 1947 e demolito in Francia, ma si tratta di un errore: in realtà, il relitto del Rismondo giace oggi al largo di Cala Catena, alla profondità di 30 metri (per altra fonte, a soli 12 metri di profondità).


Le due vite di un sommergibile: sopra, Osvetnik e sotto, Francesco Rismondo (da www.paluba.info)



1 commento:

  1. Interessante, tante foto di un sommergibile poco noto. Grazie
    Dante F.

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