domenica 22 febbraio 2015

FR 111

Il sommergibile quando batteva bandiera francese e si chiamava Phoque (da www.webalice.it/senettal/L.S.2.html)

Sommergibile ex francese (Phoque) della classe Requin (dislocamento di 974 t in superficie e 1441 in immersione). Sotto bandiera italiana formò una classe di una singola unità. Si trattò dell’unico, tra gli otto sommergibili francesi catturati dall’Italia nel dicembre 1942, a divenire effettivamente operativo per la Regia Marina.

Breve e parziale cronologia.

21 maggio 1924
Impostato nell’Arsenale di Brest (numero di cantiere Q 128).
16 marzo 1926
Varato come Phoque nell’Arsenale di Brest.
7 maggio 1928
Entra in servizio come Phoque per la Marine Nationale.
13 ottobre 1935-8 febbraio 1938
Sottoposto a grandi lavori di rimodernamento nei Chantiers de la Loire di Nantes.
Ottobre 1939
Il Phoque (capitano di corvetta J. F. M. A. P. Laguarigue, che ne è comandante già dal 1937) è caposquadriglia della 10a Squadriglia della VI Squadra Sommergibili Marine Nationale (di base a Biserta), che compone insieme ai gemelli Dauphin ed Espadon.
All’inizio della guerra il Phoque opererà alle Canarie, poi nel Levante mediterraneo.
12 aprile 1940
Il Phoque sequestra in Atlantico, in posizione 28°20’ N e 15°18’ O, il piroscafo norvegese Skiensfjord, partito sei giorni prima da Bordeaux (nel frattempo, il 9 aprile, la Germania ha invaso la Norvegia). Il mercantile viene dirottato su Casablanca, da dove poi sarà rilasciato dopo pochi giorni.
19-21 aprile 1940
Salpa da Casablanca il 19 insieme ai gemelli Dauphin, Narval ed Espadon e supera il 20, insieme ad essi (cui poi si uniranno anche il capoclasse Requin ed il Protée), lo stretto di Gibilterra con la scorta del cacciatorpediniere Tramontane, giungendo a Biserta il 21 aprile.
1° maggio 1940
Viene inviato a Beirut insieme ai sommergibili Protée, Achéron, Actéon, Fresnel, Dauphin ed Espadon.
3 maggio 1940
Arriva a Beirut insieme a Dauphin ed Espadon ed ad altri due sommergibili francesi, il Marsouin ed il Narval. Qui il Phoque (capitano di corvetta J. F. M. A. P. Laguarigue) è ancora caposquadriglia della 10a Squadriglia Sommergibili della Marine Nationale (alle dipendenze del Contre Amiral Levant), che forma insieme all’Espadon.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, il Phoque, partito da Beirut, si trova schierato nelle acque del Dodecaneso insieme ad Espadon, Protée, Achéron ed Actéon; il Phoque, in particolare, viene inviato ad est di Rodi.
A seguito dell’armistizio tra la Francia e l’Asse (22 giugno 1940) il Phoque, rimasto con le forze della Francia di Vichy, verrà posto in «gardiennage d’armistice» a Biserta.
1° aprile 1941
Phoque ed Espadon vengono posti in disarmo a Biserta.
10-11 novembre 1942
Biserta viene occupata dalle forze tedesche nell’ambito dell’Operazione Anton, l’occupazione italo-tedesca dei territori della Francia di Vichy a seguito dello sbarco alleato in Nordafrica.
8 dicembre 1942
Le autorità tedesche esigono ed ottengono la consegna del Phoque, degli altri sommergibili (i gemelli Requin, Dauphin ed Espadon ed i più piccoli Saphir, Turquoise e Nautilus) e delle altre unità della Marine Nationale (le torpediniere Bombarde, La Pomone e L’Iphigénie, gli avvisi Commandant Rivière e La Batailleuse ed il posamine Castor) presenti a Biserta.
12 dicembre 1942
Su ordine di Adolf Hitler, il Phoque e le altre unità francesi catturate a Biserta vengono cedute dalla Germania all’Italia.
22 dicembre 1942
Consegnato all’Italia con nominativo provvisorio FR 111.
23 dicembre 1942
Incorporato nella Regia Marina.
24 dicembre 1942
Ribattezzato ufficialmente FR 111.
7 gennaio 1943
Lascia Biserta a rimorchio della moderna torpediniera di scorta Animoso, che lo porta a Palermo. Qui il rimorchio passa alla Groppo, gemella dell’Animoso, che rimorchia l'FR 111 fino a Napoli.
Portato nei cantieri di Castellammare di Stabia, l'FR 111 viene sottoposto ad un ciclo di lavori per entrare quanto prima in servizio per la Marina italiana, come unità da trasporto. Dell’intero armamento – un cannone da 100/40 mm, due mitragliere Hotchkiss da 13,2 mm, 12 tubi lanciasiluri da 550 mm – vengono lasciate solo due mitragliere da 13,2 mm. Viene ottenuta una capacità di carico di 50 tonnellate di materiali e 145 tonnellate di carburante.

L'FR 111 sotto bandiera italiana (g.c. www.grupsom.com)

La perdita

Entrato in servizio, trasformato in sommergibile da trasporto, il 20 febbraio 1943, l'FR 111 venne dislocato ad Augusta, al comando del tenente di vascello Giovanni Celeste.
La vita di questa unità sotto bandiera italiana dovette però essere brevissima.
Il 27 febbraio 1943 l'FR 111 lasciò Augusta per la sua prima missione per la Regia Marina, che fu anche l'ultima: trasportare 38,3 tonnellate di munizioni, provviste ed altri materiali quale rifornimento alla guarnigione dell’isola di Lampedusa.
Poco dopo la partenza, i motori termici iniziarono a presentare irregolarità nel funzionamento, ed i problemi risultarono tali da non risultare possibile risolverli con i mezzi disponibili a bordo: fu pertanto chiesta ed ottenuta l'autorizzazione a tornare in porto per riparare le avarie.
Alle 14.45 del 28 febbraio, durante la navigazione di rientro, l'FR 111 venne avvistato da due o tre cacciabombardieri della Royal Air Force, che lo attaccarono a bassa quota, mitragliando e bombardando. Il fuoco dei cannoncini degli aerei colpì la torretta ed uccise o ferì tutti gli uomini che vi si trovavano, compreso il comandante Celeste, tanto che l'equipaggio sottocoperta sulle prime non si accorse della gravità della situazione. L'attacco causò anche una falla a poppa, e l'FR 111 iniziò così ad affondare di poppa, sbandato a sinistra; la maggior parte dell'equipaggio uscì attraverso i portelli di prua e della torretta, ma alcuni uomini tentarono di aprire il portello poppiero per fuggire. Dato che questo portello era già stato raggiunto dal mare, l'acqua si riversò all’interno attraverso di esso, accelerando drasticamente l'affondamento: il battello s'impennò sino a levarsi quasi verticale nel cielo, poi s'inabissò a dieci miglia per 220° da Capo Murro di Porco, una decina di miglia a sud di Augusta.

Dei 49 membri dell'equipaggio, due furono soccorsi da un idrovolante italiano ed altri 25 furono tratti in salvo da mezzi tedeschi (del tutto od in parte, da un idrovolante). Uno di essi morì successivamente, riducendo il numero dei superstiti a 26.
Morirono il comandante Celeste, altri quattro ufficiali (tra cui il sottotenente di vascello Francesco Niccoli, comandante in seconda, che aveva assunto il comando dopo la morte del comandante Celeste) e 18 tra sottufficiali, sottocapi e marinai. Sei corpi (quelli dei sergenti Luigi Bottechia, Gaetano De Nichili, Enrico Peracchi e Francesco Zangari, del sottocapo Pietro Castano e del marinaio Aniello Aprea) vennero recuperati dal mare e sepolti nel Campo di Guerra del cimitero di Siracusa.

I caduti:

Aniello Aprea, marinaio, da Massa Lubrense
Antonino Barone, guardiamarina, da Bologna
Luigi Bottecchia, sergente motorista, da Conegliano
Michele Brero, sergente elettricista, da Druento
Mario Calì, marinaio, da Giarre
Filippo Caruso, capo motorista di terza classe, da Ramacca
Arturo Casolari, sottocapo furiere, da Prignano sulla Secchia (*)
Pietro Castano, sottocapo silurista, da Bernalda
Giovanni Celeste, tenente di vascello (comandante), da Messina
Luigi D'Amora, capo elettricista di seconda classe, da Nocera Inferiore
Gaetano De Nichili, sergente furiere, da Mola di Bari
Carmelo Di Bella, tenente del Genio Navale, da Catania
Antonio Di Fazio, marinaio motorista, da Gaeta
Mario Di Ferdinando, marinaio, da Roseto degli Abruzzi
Guerrino Fabri, marinaio (**)
Antonio Faggiano, marinaio, da Ceglie Messapico
Giuseppe Fusco, secondo capo nocchiere, da Napoli
Raffaele Guarnieri, sottocapo elettricista, da Faicchio
Sergio Lonati, guardiamarina, da Firenze
Duilio Neri, marinaio, da Rimini
Francesco Niccoli, sottotenente di vascello, da Pola
Enrico Peracchi, sergente radiotelegrafista, da Torino
Francesco Zangari, sergente furiere, da Simeri e Crichi

(*) Deceduto il 31 luglio 1944 per le conseguenze delle ferite riportate.
(**) Il nome di Guerrino Fabri, che compare come caduto sull'FR 111 in un elenco di sommergibilisti italiani caduti, non figura negli elenchi dei caduti e dispersi della Marina Militare nella seconda guerra mondiale. Vi si trovano invece i nominativi di Guerrino Fabbi e Guerrino Fabbri, i quali tuttavia risultano rispettivamente deceduto in territorio metropolitano il 20 febbraio 1943 (in servizio presso il Comando Marina di Napoli) e disperso il 29 giugno 1940 nell'affondamento del cacciatorpediniere Espero.

Il tenente di vascello Giovanni Celeste, ultimo comandante dell'FR 111, morto nell’affondamento (da www.granmirci.it)


La motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita alla memoria del sottotenente di vascello Francesco Niccoli, nato ad Unie il 13 agosto 1905:

"Ufficiale in 2a di sommergibile attaccato in superficie da cacciabombardieri avversari e gravemente danneggiato, caduto il comandante, attuava con serenità e fermezza i provvedimenti atti ad assicurare il salvataggio dell'equipaggio. Nell'estremo disperato tentativo di salvare il battello rimaneva nell'interno dello scafo con alcuni animosi, e scompariva con l'unità, lasciando esempio di alte virtù militari, di attaccamento al dovere, di amor di Patria, spinto fino al sacrificio supremo.
(Acque di Siracusa, 28 febbraio 1943)."

La motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita alla memoria del sergente elettricista Michele Brero, nato a Druento il 26 febbraio 1917, e del capo elettricista di terza classe Luigi D'Amora, nato a Nocera Inferiore l'8 settembre 1903:

"Imbarcato su sommergibile attaccato in superficie da cacciabombardieri avversari e gravemente danneggiato, anziché abbandonare l'unità rimaneva volontariamente a bordo, nel disperato intento di salvare il battello. Si inabissava con il sommergibile, lasciando esempio di elevatissimo sentimento del dovere e di strenuo amor di Patria, spinto fino all'estremo sacrificio.
(Acque di Siracusa, 28 febbraio 1943)."

La motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita alla memoria del capo motorista navale di terza classe Filippo Caruso, nato a Ramacca il 18 giugno 1909:

"Contabile di sommergibile attaccato in superficie da cacciabombardieri avversari e gravemente danneggiato, anziché abbandonare l'unità in procinto di affondare, rimaneva volontariamente al suo posto nel disperato intento di salvare la nave. Si inabissava con il sommergibile, lasciando esempio di elevatissimo sentimento del dovere e di strenuo amor di Patria, spinto fino all'estremo sacrificio.
(Acque di Siracusa, 28 febbraio 1943)."

Il comandante Celeste, messinese, trentottenne, che in tempo di pace era stato calciatore e capitano della squadra Unione Sportiva Peloro – tanto da essere scherzosamente soprannominato “il capitano dei capitani” –, lasciò una figlia di quattro anni, Rosinella. Messina gli ha intitolato, nel 1948, il proprio stadio di calcio.

Foto colorizzata del Phoque (da zone.sousmarins.free.fr)

Si ringrazia Platon Alexiades.


Il Phoque su Uboat.net

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