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Il sommergibile quando batteva bandiera francese e si chiamava Phoque (da www.webalice.it/senettal/L.S.2.html) |
Sommergibile ex
francese (Phoque) della classe Requin
(dislocamento di 974 t in superficie e 1441 in immersione). Sotto bandiera
italiana formò una classe di una singola unità. Si trattò dell’unico, tra gli
otto sommergibili francesi catturati dall’Italia nel dicembre 1942, a divenire
effettivamente operativo per la Regia Marina.
Breve e parziale cronologia.
21 maggio 1924
Impostato
nell’Arsenale di Brest (numero di cantiere Q 128).
16 marzo 1926
Varato come Phoque nell’Arsenale di Brest.
7 maggio 1928
Entra in servizio
come Phoque per la Marine Nationale.
13 ottobre 1935-8 febbraio 1938
Sottoposto a grandi
lavori di rimodernamento nei Chantiers de la Loire di Nantes.
Ottobre 1939
Il Phoque (capitano di corvetta J. F. M. A.
P. Laguarigue, che ne è comandante già dal 1937) è caposquadriglia della 10a
Squadriglia della VI Squadra Sommergibili Marine Nationale (di base a Biserta),
che compone insieme ai gemelli Dauphin
ed Espadon.
All’inizio della
guerra il Phoque opererà alle
Canarie, poi nel Levante mediterraneo.
12 aprile 1940
Il Phoque sequestra in Atlantico, in
posizione 28°20’ N e 15°18’ O, il piroscafo norvegese Skiensfjord, partito sei giorni prima da Bordeaux (nel frattempo,
il 9 aprile, la Germania ha invaso la Norvegia). Il mercantile viene dirottato
su Casablanca, da dove poi sarà rilasciato dopo pochi giorni.
19-21 aprile 1940
Salpa da Casablanca
il 19 insieme ai gemelli Dauphin, Narval ed Espadon e supera il 20, insieme ad essi (cui poi si uniranno anche
il capoclasse Requin ed il Protée), lo stretto di Gibilterra con la
scorta del cacciatorpediniere Tramontane,
giungendo a Biserta il 21 aprile.
1° maggio 1940
Viene inviato a
Beirut insieme ai sommergibili Protée,
Achéron, Actéon, Fresnel, Dauphin ed Espadon.
3 maggio 1940
Arriva a Beirut
insieme a Dauphin ed Espadon ed ad altri due sommergibili
francesi, il Marsouin ed il Narval. Qui il Phoque
(capitano di corvetta J. F. M. A. P. Laguarigue) è ancora caposquadriglia della
10a Squadriglia Sommergibili della Marine Nationale (alle dipendenze
del Contre Amiral Levant), che forma insieme all’Espadon.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra
dell’Italia, il Phoque, partito da
Beirut, si trova schierato nelle acque del Dodecaneso insieme ad Espadon, Protée, Achéron ed Actéon; il Phoque, in particolare, viene inviato ad est di Rodi.
A seguito
dell’armistizio tra la Francia e l’Asse (22 giugno 1940) il Phoque, rimasto con le forze della
Francia di Vichy, verrà posto in «gardiennage d’armistice» a Biserta.
1° aprile 1941
Phoque ed Espadon vengono
posti in disarmo a Biserta.
10-11 novembre 1942
Biserta viene
occupata dalle forze tedesche nell’ambito dell’Operazione Anton, l’occupazione
italo-tedesca dei territori della Francia di Vichy a seguito dello sbarco
alleato in Nordafrica.
8 dicembre 1942
Le autorità tedesche
esigono ed ottengono la consegna del Phoque,
degli altri sommergibili (i gemelli Requin,
Dauphin ed Espadon ed i più piccoli Saphir,
Turquoise e Nautilus) e delle altre unità della Marine Nationale (le
torpediniere Bombarde, La Pomone e L’Iphigénie, gli avvisi Commandant
Rivière e La Batailleuse ed il
posamine Castor) presenti a Biserta.
12 dicembre 1942
Su ordine di Adolf
Hitler, il Phoque e le altre unità
francesi catturate a Biserta vengono cedute dalla Germania all’Italia.
22 dicembre 1942
Consegnato all’Italia con nominativo provvisorio FR 111.
Consegnato all’Italia con nominativo provvisorio FR 111.
23 dicembre 1942
Incorporato nella
Regia Marina.
24 dicembre 1942
Ribattezzato
ufficialmente FR 111.
7 gennaio 1943
Lascia Biserta a
rimorchio della moderna torpediniera di scorta Animoso, che lo porta a Palermo. Qui il rimorchio passa alla Groppo, gemella dell’Animoso, che rimorchia l'FR 111 fino a Napoli.
Portato nei cantieri
di Castellammare di Stabia, l'FR 111
viene sottoposto ad un ciclo di lavori per entrare quanto prima in servizio per
la Marina italiana, come unità da trasporto. Dell’intero armamento – un cannone
da 100/40 mm, due mitragliere Hotchkiss da 13,2 mm, 12 tubi lanciasiluri da 550
mm – vengono lasciate solo due mitragliere da 13,2 mm. Viene ottenuta una
capacità di carico di 50 tonnellate di materiali e 145 tonnellate di
carburante.
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L'FR 111 sotto bandiera italiana (g.c. www.grupsom.com)
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La perdita
Entrato in servizio, trasformato
in sommergibile da trasporto, il 20 febbraio 1943, l'FR 111 venne dislocato ad Augusta, al comando del tenente di
vascello Giovanni Celeste.
La vita di questa
unità sotto bandiera italiana dovette però essere brevissima.
Il 27 febbraio 1943
l'FR 111 lasciò Augusta per la sua
prima missione per la Regia Marina, che fu anche l'ultima: trasportare 38,3
tonnellate di munizioni, provviste ed altri materiali quale rifornimento alla
guarnigione dell’isola di Lampedusa.
Poco dopo la
partenza, i motori termici iniziarono a presentare irregolarità nel
funzionamento, ed i problemi risultarono tali da non risultare possibile
risolverli con i mezzi disponibili a bordo: fu pertanto chiesta ed ottenuta
l'autorizzazione a tornare in porto per riparare le avarie.
Alle 14.45 del 28
febbraio, durante la navigazione di rientro, l'FR 111 venne avvistato da due o tre cacciabombardieri della Royal
Air Force, che lo attaccarono a bassa quota, mitragliando e bombardando. Il
fuoco dei cannoncini degli aerei colpì la torretta ed uccise o ferì tutti gli
uomini che vi si trovavano, compreso il comandante Celeste, tanto che l'equipaggio sottocoperta sulle prime non
si accorse della gravità della situazione. L'attacco causò anche una falla a
poppa, e l'FR 111 iniziò così ad
affondare di poppa, sbandato a sinistra; la maggior parte dell'equipaggio uscì
attraverso i portelli di prua e della torretta, ma alcuni uomini tentarono di
aprire il portello poppiero per fuggire. Dato che questo portello era già stato
raggiunto dal mare, l'acqua si riversò all’interno attraverso di esso,
accelerando drasticamente l'affondamento: il battello s'impennò sino a levarsi
quasi verticale nel cielo, poi s'inabissò a dieci miglia per 220° da Capo Murro
di Porco, una decina di miglia a sud di Augusta.
Dei 49 membri
dell'equipaggio, due furono soccorsi da un idrovolante italiano ed altri 25
furono tratti in salvo da mezzi tedeschi (del tutto od in parte, da un
idrovolante). Uno di essi morì successivamente, riducendo il numero dei superstiti a
26.
Morirono il
comandante Celeste, altri quattro ufficiali (tra cui il sottotenente di vascello Francesco Niccoli, comandante in seconda, che aveva assunto il comando dopo la morte del comandante Celeste) e 18 tra sottufficiali, sottocapi e
marinai. Sei corpi (quelli dei sergenti Luigi Bottechia, Gaetano De Nichili,
Enrico Peracchi e Francesco Zangari, del sottocapo Pietro Castano e del
marinaio Aniello Aprea) vennero recuperati dal mare e sepolti nel Campo di
Guerra del cimitero di Siracusa.
I caduti:
Aniello Aprea, marinaio, da Massa Lubrense
Antonino Barone, guardiamarina, da Bologna
Luigi Bottecchia, sergente motorista, da Conegliano
Michele Brero, sergente elettricista, da Druento
Mario Calì, marinaio, da Giarre
Filippo Caruso, capo motorista di terza classe, da Ramacca
Arturo Casolari, sottocapo furiere, da Prignano sulla Secchia (*)
Pietro Castano, sottocapo silurista, da Bernalda
Giovanni Celeste, tenente di vascello
(comandante), da Messina
Luigi D'Amora, capo elettricista di seconda classe, da Nocera Inferiore
Gaetano De Nichili, sergente furiere, da Mola di Bari
Carmelo Di Bella, tenente del Genio Navale, da Catania
Antonio Di Fazio, marinaio motorista, da Gaeta
Mario Di Ferdinando, marinaio, da Roseto degli Abruzzi
Guerrino Fabri, marinaio (**)
Antonio Faggiano, marinaio, da Ceglie Messapico
Giuseppe Fusco, secondo capo nocchiere, da Napoli
Raffaele Guarnieri, sottocapo elettricista, da Faicchio
Sergio Lonati, guardiamarina, da Firenze
Duilio Neri, marinaio, da Rimini
Francesco Niccoli, sottotenente di vascello, da Pola
Enrico Peracchi, sergente radiotelegrafista, da Torino
Francesco Zangari, sergente furiere, da Simeri e Crichi
(*) Deceduto il 31 luglio 1944 per le conseguenze delle ferite riportate.
(**) Il nome di Guerrino Fabri, che compare come caduto sull'FR 111 in un elenco di sommergibilisti italiani caduti, non figura negli elenchi dei caduti e dispersi della Marina Militare nella seconda guerra mondiale. Vi si trovano invece i nominativi di Guerrino Fabbi e Guerrino Fabbri, i quali tuttavia risultano rispettivamente deceduto in territorio metropolitano il 20 febbraio 1943 (in servizio presso il Comando Marina di Napoli) e disperso il 29 giugno 1940 nell'affondamento del cacciatorpediniere Espero.
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Il tenente di vascello Giovanni Celeste, ultimo comandante dell'FR 111, morto nell’affondamento (da www.granmirci.it) |
La motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita alla memoria del sottotenente di vascello Francesco Niccoli, nato ad Unie il 13 agosto 1905:
"Ufficiale in 2a di sommergibile attaccato in superficie da cacciabombardieri avversari e gravemente danneggiato, caduto il comandante, attuava con serenità e fermezza i provvedimenti atti ad assicurare il salvataggio dell'equipaggio. Nell'estremo disperato tentativo di salvare il battello rimaneva nell'interno dello scafo con alcuni animosi, e scompariva con l'unità, lasciando esempio di alte virtù militari, di attaccamento al dovere, di amor di Patria, spinto fino al sacrificio supremo.
(Acque di Siracusa, 28 febbraio 1943)."
La motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita alla memoria del sergente elettricista Michele Brero, nato a Druento il 26 febbraio 1917, e del capo elettricista di terza classe Luigi D'Amora, nato a Nocera Inferiore l'8 settembre 1903:
"Imbarcato su sommergibile attaccato in superficie da cacciabombardieri avversari e gravemente danneggiato, anziché abbandonare l'unità rimaneva volontariamente a bordo, nel disperato intento di salvare il battello. Si inabissava con il sommergibile, lasciando esempio di elevatissimo sentimento del dovere e di strenuo amor di Patria, spinto fino all'estremo sacrificio.
(Acque di Siracusa, 28 febbraio 1943)."
La motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita alla memoria del capo motorista navale di terza classe Filippo Caruso, nato a Ramacca il 18 giugno 1909:
"Contabile di sommergibile attaccato in superficie da cacciabombardieri avversari e gravemente danneggiato, anziché abbandonare l'unità in procinto di affondare, rimaneva volontariamente al suo posto nel disperato intento di salvare la nave. Si inabissava con il sommergibile, lasciando esempio di elevatissimo sentimento del dovere e di strenuo amor di Patria, spinto fino all'estremo sacrificio.
(Acque di Siracusa, 28 febbraio 1943)."
Il comandante
Celeste, messinese, trentottenne, che in tempo di pace era stato calciatore e
capitano della squadra Unione Sportiva Peloro – tanto da essere scherzosamente
soprannominato “il capitano dei capitani” –, lasciò una figlia di quattro anni,
Rosinella. Messina gli ha
intitolato, nel 1948, il proprio stadio di calcio.
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Foto colorizzata del Phoque (da zone.sousmarins.free.fr)
|
Si ringrazia Platon Alexiades.

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