martedì 8 settembre 2020

Galatea

(g.c. Aldo Cavallini via www.naviearmatori.net)

Sommergibile di piccola crociera della classe Sirena (dislocamento di 678 tonnellate in superficie, 842 tonnellate in immersione).
Durante la seconda guerra mondiale effettuò complessivamente 39 missioni di guerra (21 missioni offensive/esplorative e 18 di trasferimento), percorrendo in tutto 23.041 miglia in superficie e 4399 in immersione, e trascorrendo 245 giorni in mare.
Il suo motto era “Fuori… a cercar la gloria”.
Fu l’unico sommergibile della classe Sirena a sopravvivere al conflitto.

Breve e parziale cronologia.

18 luglio 1931
Impostazione presso i Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 259).

Lo scafo resistente del Galatea durante la costruzione (da “Sommergibili italiani” di Alessandro Turrini ed Ottorino Ottone Miozzi, via www.betasom.it)
Il Galatea ed i gemelli Anfitrite, Medusa, Sirena, Naiade, Nereide ed Ondina in vari stadi di costruzione nei CRDA di Monfalcone, 1931 (da www.cad3d.it)

5 ottobre 1933
Varo presso i Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.


Sopra, il Galatea pronto al varo (da “Gli squali dell’Adriatico. Monfalcone e i suoi sommergibili nella storia navale italiana” di Alessandro Turrini, via www.betasom.it); sotto, il varo (da www.xmasgrupsom.com)



Le autorità sul palco d’onore (foto Giovanni Cividini, via www.ipac.regione.fvg.it)


Le autorità lasciano il cantiere dopo il varo (foto Giovanni Cividini, via www.ipac.regione.fvg.it)
Il Galatea (a sinistra) ed il gemello Nereide in allestimento a Monfalcone nel febbraio 1934 (g.c. STORIA militare)

25 giugno 1934
Entrata in servizio.
1° dicembre 1934
Passa alle dipendenze dell’Ispettorato Sommergibili e viene assegnato alla X Squadriglia Sommergibili, avente base a Brindisi (alle dipendenze del Comando Divisione Sommergibili), che forma insieme ai gemelli SirenaAnfitriteNaiadeNereide ed Ondina: squadriglia chiamata, per via dei nomi dei battelli che la compongono, delle "deità marine".
1934-1937
Svolge numerose crociere addestrative lungo le coste italiane.
30 agosto 1936
Il Galatea riceve ad Acireale la bandiera di combattimento, donata dalla locale sezione della Lega Navale Italiana.
22 agosto 1937
Il Galatea (capitano di corvetta Vittore Raccanelli) salpa da Taranto per effettuare una missione clandestina al largo di Tarragona, in appoggio alle forze franchiste durante la guerra civile spagnola.

Il capitano di corvetta Vittore Raccanelli, comandante del Galatea nel 1937 (g.c. Andrea Tirondola)

30 agosto 1937
All’alba, al largo di Tarragona, il Galatea lancia due siluri contro un piroscafo stando in immersione: uno dei siluri sembra colpire il bersaglio, che viene visto entrare fortemente appoppato nel porto di Tarragona, mentre l’altro, difettoso, inverte la rotta, obbligando il Galatea a scendere precipitosamente a profondità maggiore per evitare di essere colpito. Più tardi nel corso della stessa giornata, il Galatea lancia un siluro contro un piroscafo in uscita da Tarragona: l’arma, tuttavia, affonda.
1° settembre 1937
Attacca con il siluro un terzo piroscafo al servizio della Spagna repubblicana, di nuovo senza successo.
5 settembre 1937
Conclude la missione raggiungendo Napoli.
Per questa missione, nel 1939 il comandante Raccanelli verrà insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con motivazione «Comandante del sommergibile Galatea durante una importante missione di guerra sulle coste spagnole, dava ripetute prove di tenace volontà offensiva mantenendo l'agguato a distanza ravvicinatissima dal porto di Tarragona davanti al quale attaccava tre piroscafi contrabbandieri danneggiandone seriamente uno. (Tarragona, 28 agosto-9 settembre 1937)».
5 maggio 1938
Al comando del tenente di vascello Romeo Romei, il Galatea prende parte alla rivista navale "H" organizzata nel Golfo di Napoli per la visita in Italia di Adolf Hitler. Partecipa alla rivista la maggior parte della flotta italiana: le corazzate Cesare e Cavour, i sette incrociatori pesanti della I e III Divisione, gli undici incrociatori leggeri della II, IV, VII e VIII Divisione, 7 "esploratori leggeri" classe Navigatori, 18 cacciatorpediniere (le Squadriglie VII, VIII, IX e X, più il Borea e lo Zeffiro), 30 torpediniere (le Squadriglie IX, X, XI e XII, più le vecchie AudaceCastelfidardoCurtatoneFrancesco StoccoNicola Fabrizi e Giuseppe La Masa ed i quattro "avvisi scorta" della classe Orsa), ben 85 sommergibili della Squadra Sommergibili al comando dell’ammiraglio Antonio Legnani, e 24 MAS (Squadriglie IV, V, VIII, IX, X e XI), nonché le navi scuola Cristoforo Colombo ed Amerigo Vespucci, il panfilo di Benito Mussolini, l’Aurora, la nave reale Savoia e la nave bersaglio San Marco.
La Squadra Sommergibili è protagonista di uno dei momenti più spettacolari della parata, nella quale gli 85 battelli effettuano una serie di manovre sincronizzate: dapprima, disposti su due colonne, alle 13.15 passano contromarcia tra le due squadre  navali che procedono su rotte parallele; poi, terminato il defilamento, alle 13.25 tutti i sommergibili effettuano un’immersione simultanea di massa, procedono per un breve tratto in immersione e poi emergono simultaneamente ed eseguono una salva di undici colpi con i rispettivi cannoni.

Il tenente di vascello Romei Romei, comandante del Galatea nel 1938 (da “L’affondamento del sommergibile Pier Capponi” di Enzo Poci, Società di Storia Patria per la Puglia)

1938-1939
Dislocato a Brindisi, inquadrato nella XLII Squadriglia Sommergibili insieme a SirenaAnfitrite, NaiadeNereide ed Ondina.

Cartolina della XLII Squadriglia Sommergibili (Coll. famiglia Bonadies, via Mirco Martinini)

30 agosto 1939
Temporaneamente dislocato a Tobruk.
10 giugno 1940
All’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale il Galatea fa parte della LXII Squadriglia Sommergibili (VI Gruppo Sommergibili) di base a Tobruk, in Libia, insieme ai similari Diamante, Topazio, Nereide e Lafolè.
Allo scoppio della guerra il Galatea salpa immediatamente per la prima missione di guerra, un centinaio di miglia ad est di Tobruk (per una fonte, al largo di Alessandria d’Egitto, dove tuttavia non giungerà mai a causa delle avarie), al comando del capitano di corvetta Bruno Pilli. Non avvista, tuttavia, alcuna nave nemica, e viene costretto al rientro anticipato da una serie di avarie ad alcuni impianti.
12 giugno 1940
Il Galatea si trova in porto a Tobruk quando nelle prime ore del mattino (l’allarme viene dato alle 3.40) la base libica viene attaccata dagli incrociatori leggeri britannici Liverpool e Gloucester e da quattro cacciatorpediniere, che cannoneggiano le navi presenti in rada ed affondano la cannoniera-dragamine Giovanni Berta, sopresa fuori dal porto con alcune unità similari. L’attacco è coadiuvato anche da aerei. Il vecchio incrociatore corazzato San Giorgio, adibito a batteria galleggiante, e le batterie costiere rispondono al fuoco, inducendo gli attaccanti ad allontanarsi. Nessuna delle bombe sganciate dagli aerei contro il naviglio all’ormeggio va a segno; una scoppia vicino alla poppa del Galatea, senza fare danni. Il cessato allarme viene dato alle 8.30. Seguono nel corso della giornata altri due allarmi, l’ultimo alle 8.30.
Nei giorni successivi si susseguono altri allarmi ed attacchi aerei.
4 luglio 1940
Tra le 10 e le 11.15 un idroricognitore britannico Short Sunderland sorvola il porto di Tobruk ad una quota compresa tra i 1500 ed i 2000 metri e, nonostante il fuoco contraereo aperto da navi e batterie di terra, rileva la presenza in porto di numerose navi: ben sette cacciatorpediniere, quattro torpediniere, sei navi mercantili e sei (o sette) sommergibili del VI Grupsom, oltre a numerose unità minori ed ausiliarie. Tra i sommergibili in porto, tutti affiancati ed ormeggiati di punta al pontile sommergibili (un molo a “T” situato ad est della darsena principale del porto, mentre la maggior parte delle altre navi sono in rada, ormeggiate alle boe od alla fonda), vi è anche il Galatea, insieme a Fisalia, Smeraldo, Topazio, Naiade e Lafolè.
5 luglio 1940
Sulla base dell’esito della ricognizione aerea condotta il mattino precedente, i comandi britannici decidono di attaccare la concentrazione di naviglio presente nel porto di Tobruk con nove aerosiluranti Fairey Swordfish dell’813th Squadron della Fleet Air Arm, che decollano in serata da Sidi el Barrani avendo come obiettivo le navi in porto.
L’allarme aereo viene dato alle 20.06, ma gli aerei non vengono avvistati finché non sono già giunti sul porto (alle 20.20); a dispetto della vivace reazione contraerea, gli Swordfish scendono fino a soli trenta metri per condurre i loro attacchi, lanciando i siluri da ridottissima distanza (400-500 metri). In pochi minuti (ne passano solo sette tra l’inizio dell’attacco e la sua conclusione) i siluri colpiscono i cacciatorpediniere Zeffiro ed Euro ed i piroscafi ManzoniLiguria e Serenitas, affondando Zeffiro e Manzoni, mentre le altre navi colpite devono essere portate all’incaglio per evitarne l’affondamento. I cacciatorpediniere alle boe vengono infruttuosamente attaccati da due degli Swordfish, che tuttavia, a causa della difficoltà a transitare come previsto tra la fila dei cacciatorpediniere a sinistra e quella dei mercantili (SerenoSabbiaLiguriaSerenitas e Manzoni) a dritta, e del violento tiro contraereo aperto dagli stessi cacciatorpediniere, non riescono a lanciare i siluri.
I sommergibili, che non sono in cima alla lista degli obiettivi degli Swordfish (la priorità è stata assegnata ai cacciatorpediniere, seguiti dai mercantili), aprono contro gli attaccanti un nutrito fuoco con le mitragliere, e non subiscono alcun danno.
Alle 21.31 viene dato il cessato allarme.
19 luglio 1940
Durante un nuovo attacco aereo su Tobruk, dalle 18.15 alle 18.37 e dalle 18.55 alle 19.35, diverse bombe cadono vicino ai sommergibili ed ai cacciatorpediniere all’ormeggio, senza fare danni.
Per la sua condotta nel giugno-luglio 1940, il tenente di vascello Giuseppe Bonadies, comandante in seconda del Galatea, verrà decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con motivazione: «Ufficiale in 2a di sommergibile, dislocato in una base avanzata sottoposta a continui attacchi aerei, cooperava validamente alla difesa contraerea  della piazza. Durante una missione di guerra, fatto segno il sommergibile a violenta caccia nemica, che provocava avarie, coadiuvava con serenità e ardimento il comandante nella manovra di disimpegno dell'unità e nel suo ritorno alla base».
Successivamente il Galatea viene trasferito in Egeo, nella base di Lero.


Sopra, il sottotenente di vascello Giuseppe Bonadies, poi comandante in seconda del Galatea (col grado di tenente di vascello) dal 10 febbraio 1940 al 28 aprile 1942; sotto, Giuseppe Bonadies a bordo del Galatea durante la navigazione da Taranto a Tobruk, l’8 maggio 1940 (Coll. famiglia Bonadies, via Mirco Martinini)




Attestato e certificato della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita a Giuseppe Bonadies (Coll. famiglia Bonadies, via Mirco Martinini)


Una lettera scritta da Giuseppe Bonadies allo zio dopo il conferimento della Medaglia di Bronzo al Valor Militare (Coll. famiglia Bonadies, via Mirco Martinini)

Altri documenti di Giuseppe Bonadies: buste paga…





…una cartolina scritta a casa l’8 maggio 1940…

…due attestati relativi al conferimento di altrettante Croci di Guerra al Valor Militare.


Dicembre 1940
Assume il comando del Galatea il tenente di vascello Mario Baroglio.
Febbraio 1941
Compie una missione nel Mediterraneo orientale.
28 febbraio 1941
Inviato in agguato 20 miglia a sudovest di Castelrosso durante le operazioni per la riconquista dell’isola, brevemente occupata da commandos britannici durante l’operazione “Abstention”.
L’attacco britannico contro Castelrosso è iniziato il 25 febbraio, quando i cacciatorpediniere Hereward e Decoy e la cannoniera Ladybird hanno sbarcato nell’isola duecento commandos: prima di essere sopraffatto dagli attaccanti, il piccolo presidio italiano (una trentina di uomini) è riuscito tuttavia a lanciare l’allarme, innescando così la pronta reazione dei Comandi italiani del Dodecaneso. Da Rodi hanno preso il mare i cacciatorpediniere Francesco Crispi e Quintino Sella e le torpediniere Lupo e Lince, con a bordo un contingente di 240 uomini; flottiglia appoggiata anche dalla Regia Aeronautica e comandata personalmente dall’ammiraglio Luigi Bianchieri, comandante delle forze navali del Dodecaneso. Giunta a Castelrosso il 26 febbraio, la piccola forza navale italiana vi ha sbarcato sbarcati 250 soldati ed 88 marinai al comando del tenente colonnello Ruggero Fanizza; dopo due giorni di combattimenti, i britannici sono stati costretti ad evacuare i commandos e ritirarsi da Castelrosso, lasciandosi alle spalle una quarantina di uomini uccisi o prigionieri.
Compito del Galatea è cercare le navi britanniche – cacciatorpediniere Hero e Decoy – impegnate nell’evacuazione delle loro truppe dall’isola. Non avvista, tuttavia, nessuna unità.
Marzo 1941
Inviato nelle acque intorno a Creta, insieme ad altri sommergibili, per attaccare i convogli britannici in mare nell’ambito dell’operazione "Lustre".
Tale operazione, decisa dai comandi britannici pochi giorni prima, consiste nell’invio in Grecia, con convogli partiti dall’Egitto, di rinforzi e rifornimenti britannici per aiutare l’esercito ellenico, impegnato contro quello italiano in Albania ed ora minacciato anche dall’imminente intervento tedesco sul confine bulgaro, come è emerso dalle decrittazioni di “ULTRA”. "Lustre" è cominciata il 4 marzo con l’invio delle prime navi cariche di rinforzi da Alessandria al Pireo. Tra marzo ed aprile 1941, con il duplice invio, ogni tre giorni (da Alessandria al Pireo ed a Volo), di un convoglio di navi mercantili scortate cariche di materiali ed un convoglio veloce di navi da guerra adibite a trasporto truppe (in tutto 27 convogli, 15 dall’Egitto alla Grecia e 12 sulla rotta opposta), saranno trasferiti dall’Egitto alla Grecia 58.364 o 60.364 uomini (la 1a Brigata Corazzata, la 2a Divisione Neozelandese e la 6a e 7a Divisione Australiana) e 8588 tra veicoli, mezzi corazzati e pezzi d’artiglieria, più i relativi equipaggiamenti e rifornimenti. Per la difesa contraerea dei convogli sono a disposizione gli incrociatori antiaerei CoventryCalcutta e Carlisle, mentre contro eventuali attacchi con navi di superficie prende il mare una forza di copertura solitamente composta da una corazzata od un incrociatore, più un gruppo di cacciatorpediniere.
Da parte italiana, ben undici sommergibili sono stati inviati nelle acque attorno a Creta (nei canali ad est ed ovest dell’isola, nonché a sudest della stessa) per ostacolare, durante tutto il mese di marzo, il flusso dei convogli britannici: oltre al Galatea, anche il Beilul, il Malachite, il Nereide, lo Smeraldo, l’Ambra, l’Ascianghi, l’Anfitrite, il Dagabur, l’Ondina e l’Onice. L’impiego di questi sommergibili risulterà però infruttuoso (non verrà affondato nessun mercantile, anche se il 31 marzo l’Ambra coglierà un isolato successo affondando l’incrociatore leggero Bonaventure), come pure lo saranno i primi attacchi aerei lanciati dalla Regia Aeronautica, il 6 marzo, contro i convogli AS. 16 e AN. 17 a sud del Canale di Caso: l’unico effetto sarà di costringere la scorta a consumare tra il 30 % ed il 50 % delle proprie munizioni per respingere gli attacchi, ma nessuna nave sarà colpita.
Durante la sua missione, il Galatea non riesce ad intercettare convogli nemici.
22 marzo 1941
Inviato 40 miglia a sud di Caso in appoggio all’Operazione «Gaudo», un’incursione in Egeo da parte di un’importante aliquota della flotta italiana, avente lo scopo di attaccare i convogli britannici in quel settore.
Oltre al Galatea, altri quattro sommergibili sono stati dislocati da Supermarina in Mediterraneo orientale per tale operazione: il Nereide è stato inviato 130 miglia a sud/sudovest di Alessandria, mentre AmbraAscianghi e Dagabur formano uno sbarramento sulla direttrice Alessandria-Capo Krio. I sommergibili hanno scopo offensivo/esplorativo (segnalare eventuali avvistamenti di forze navali nemiche nel Mediterraneo orientale) nonché di appoggio dell’azione delle forze di superficie, ma non sono avvertiti da Supermarina dell’operazione in corso, e della particolare importanza di segnalare qualsiasi segno di movimento rilevato. I sommergibili non coglieranno il risultato desiderato: nella notte sul 28 marzo la flotta britannica passerà tra le maglie troppo larghe dello sbarramento, e dei cinque battelli, soltanto l’Ambra rileverà qualche segnale del passaggio di navi britanniche (lontani rumori di motori captati all’idrofono), senza però giungere all’avvistamento. L’operazione «Gaudo» sfocerà nella tragedia di Capo Matapan.
25-31 marzo 1941
Rimane in agguato 40 miglia a sud del Canale di Caso, durante la battaglia di Capo Matapan, senza avvistare navi nemiche, nonostante il transito nel Canale di Caso della 7a Divisione Incrociatori britannica (ammiraglio Henry Pridham-Wippell, con gli incrociatori leggeri Orion, Ajax, Perth e Gloucester ed i cacciatorpediniere Hasty, Ilex ed Hereward), partita dal Pireo alle 13 del 27 marzo, poco prima dell’alba del 28.
Maggio 1941
Missione in Mar Egeo.
21 maggio 1941
Trovandosi già in agguato a sud del Canale di Caso, durante la notte del 21 il Galatea riceve ordine di assumere una nuova posizione a sud di Creta per supportare l’operazione "Merkur", l’invasione tedesca di Creta.
L’ammiraglio Karlgeorg Schuster, comandante della Kriegsmarine in Egeo, ha infatti richiesto, nell’ordine d’operazioni relativo a "Merkur", l’invio di due sommergibili italiani in agguato a sud del Canale di Caso, senza farli entrare in Egeo; questa richiesta è stata soddisfatta, da parte italiana, spostando opportunamente nei punti prescelti il Galatea ed un altro sommergibile, l’Onice, che si trovavano già a sud del Canale di Caso in base ai turni prestabiliti.
Ad ogni modo, il Galatea non avvista navi nemiche.
Luglio 1941
Compie una missione in Egeo, con partenza da Lero.
18 dicembre 1941
Il Galatea, insieme ad altri sommergibili (SqualoAscianghiTopazio, Dagabur e Santarosa) viene dislocato nel Mediterraneo centro-orientale (ad est di Malta ed a sud di Creta) con compiti esplorativi/offensivi, in appoggio all’operazione di traffico «M. 42», consistente nell’invio in Libia di due convogli con rifornimenti urgenti per le truppe italo-tedesche in Africa Settentrionale (312 automezzi, 3224 tonnellate di carburanti e lubrificanti, 1137 tonnellate di munizioni, 10.409 tonnellate di materiali vari) con la scorta di consistenti aliquote della flotta da battaglia. L’operazione si conclude felicemente con l’arrivo dei convogli nei porti libici.
3 gennaio 1942
Inviato in agguato a sud/sudest di Malta (l’agguato ha inizio a mezzogiorno del 3 gennaio), nell’area compresa tra i meridiani 23°40’ E e 24°00’ E ed i paralleli 34°00’ N e 34°40’ N, col compito di avvistare ed attaccare eventuali forze navali britanniche che dovessero prendere il mare per contrastare l’operazione «M. 43», consistente nell’invio di un grosso convoglio di rifornimenti in Libia. In totale, ben undici sommergibili (Galatea, Platino, Onice, Delfino, Alagi, Aradam, Axum, Turchese, Beilul, Zaffiro e Dessiè) vengono dislocati in agguato sulle probabili rotte che potrebbe percorrere una formazione navale britannica; un gruppo (Axum, Turchese, Platino, Aradam, Onice, Alagi e Delfino) viene dislocato ad est di Malta, contro eventuali provenienze da quest’isola, un altro (Galatea, Beilul e Dessiè) tra Creta e la Cirenaica, sulla rotta che seguirebbe una formazione che prendesse il mare da Alessandria. I sommergibili hanno compito offensivo-esplorativo nelle ore diurne ed offensivo totale in quelle notturne.
Nessuna forza navale britannica sortirà per attaccare il convoglio, essendo la Mediterranean Fleet ridotta ai minimi termini in conseguenza delle perdite inflitte a fine 1941 dalle mine, dai mezzi d’assalto italiani e dai sommergibili tedeschi (situazione di cui però a Roma non si ha contezza, così da portare a misure precauzionali estreme come questo dispiegamento di unità subacquee per proteggere la navigazione di un convoglio importante come «M. 43»); il convoglio raggiungerà indenne la propria destinazione, portando in Libia 15.379 tonnellate di carburante, 2417 tonnellate di munizioni, 10.242 tonnellate di materiali vari, 144 carri armati, 520 automezzi e 901 tra ufficiali, sottufficiali e soldati.
22-25 gennaio 1942
Insieme ad Ametista e Turchese, il Galatea forma uno sbarramento di sommergibili tra Tobruk e Ras Aamer, a copertura di un’altra operazione di traffico verso la Libia, la «T. 18». Un secondo gruppo di sommergibili (Squalo, Narvalo, Topazio, Platino, Corallo e Santorre Santarosa) opera tra il Canale di Sicilia e l’arcipelago maltese.
Anche stavolta, nessuna forza di superficie britannica contrasterà il transito del convoglio italiano; ad attaccarlo saranno invece gli aerosiluranti, che affonderanno il grande trasporto truppe Victoria, mentre le motonavi MonvisoMonginevroRavello e Vettor Pisani raggiungeranno indenni la Libia con oltre 15.000 tonnellate di rifornimenti.
14 marzo 1942
Il Galatea ed un altro sommergibile, l’Ametista, vengono inviati in agguato al largo della costa palestinese ed a sud di Cipro.
16 marzo 1942
A 35 miglia da Beirut (per altra fonte, al largo della costa palestinese) il Galatea (tenente di vascello Mario Baroglio) avvista ed attacca col cannone un grosso motoveliero carico di benzina: si tratta del greco Zoodochos Pighi, di 170 tsl, requisito dalla Marina britannica ed impiegato come trasporto. Il Galatea affianca il motoveliero, lo fa abbandonare dall’equipaggio (che si mette in salvo su una lancia) e poi lo abborda e lo affonda con una carica esplosiva piazzata sulla carena. Nella fase finale di questa operazione, il Galatea avvista un’unità sottile avversaria evidentemente intenta nella ricerca antisommergibili, pertanto manovra per attaccarla e le lancia un siluro, che però non va a segno. Si disimpegna poi con l’immersione rapida.

Il tenente di vascello Mario Baroglio (Casale Monferrato 1914-Livorno 2000), comandante del Galatea nel 1940-1942, qui fotografato come comandante in seconda del Ruggero Settimo nel 1940. Dopo un anno sul Settimo, passò al comando del Galatea, che tenne dal dicembre 1940 al maggio 1942, compiendo con esso dieci missioni di guerra; nel 1943 ebbe il comando della nuovissima corvetta Minerva, con la quale affondò il 14 agosto 1943 il sommergibile britannico Saracen. Fu complessivamente decorato con due Medaglie d’Argento ed una di Bronzo al Valor Militare. Proseguì la carriera in Marina nel dopoguerra, raggiungendo il grado di ammiraglio di divisione (da “Beneath the Waves: A History of His Majesty’s Submarine Losses 1904-1971”, di A. S. Evans)

21 marzo 1942
Il Galatea, insieme ai sommergibili italiani Acciaio e Perla ed ai tedeschi U 73, U 205 e U 431, viene inviato ad intercettare il convoglio britannico MW. 10 (nave cisterna militare Breconshire, piroscafi Clan Campbell, Pampas e Talabot, con la scorta diretta dell’incrociatore antiaerei Carlisle e dei cacciatorpediniere Sikh, Zulu, Lively, Hero, Hasty ed Havock nonché una forza di copertura composta dagli incrociatori leggeri Dido, Cleopatra ed Euryalus e dai cacciatorpediniere Jervis, Kelvin, Kipling e Kingston), partito il giorno precedente da Alessandria d’Egitto con rifornimenti per Malta, ed avvistato e segnalato dai sommergibili Onice e Platino (secondo il volume USMM “Le azioni navali – Tomo II – Dal 1° aprile 1941 all’8 settembre 1943”, il Galatea era già in agguato in zona, insieme a Platino ed Onice).
Nessuno dei sommergibili riuscirà ad intercettare il convoglio, mentre l’intervento della flotta di superficie italiana porterà ad uno scontro divenuto noto come seconda battaglia della Sirte, nella quale la squadra italiana riuscirà solo a danneggiare alcune unità della scorta, senza riuscire a raggiungere il convoglio; maggior successo avrà l’aviazione dell’Asse, che affonderà uno dei mercantili (Clan Campbell) il giorno seguente e distruggerà gli altri tre dopo il loro arrivo a Malta, provocando la distruzione di 21.000 delle 26.000 tonnellate di rifornimenti trasportati dalle quattro navi.


Ufficiali del Galatea – il tenente di vascello Giuseppe Bonadies, il guardiamarina Carmelo Renda ed il guardiamarina Fabiani – in licenza a Rodi (sotto, in Piazza Ippocrate) nell’aprile 1942 (Coll. famiglia Bonadies, via Mirco Martinini)


Maggio 1942
Agguato nel Mediterraneo orientale.
Nello stesso mese, il tenente di vascello Mario Baroglio lascia il comando del Galatea, venendo avvicendato dal parigrado Carlo Gladstone Cruciani.
4-16 giugno 1942
Il Galatea viene inviato a pattugliare le acque al largo della Palestina, unitamente ai sommergibili SirenaBeilul ed Ondina.
Intorno a metà mese (12 giugno, secondo una fonte) Galatea, Sirena, Ondina, Beilul ed i sommergibili tedeschi U 77, U 81, U 205, U 431, U 453 e U 559 vengono inviati nelle acque della Libia (Galatea e Sirena, in particolare, a levante del Mar Ionio) per contrastare l’operazione britannica “Vigorous”, consistente nell’invio di un convoglio di rifornimenti, fortemente scortato, da Alessandria a Malta, operazione che insieme alla contemporanea “Harpoon” (convoglio da Gibilterra) sfocerà nella grande battaglia aeronavale di Mezzo Giugno. Il Galatea non viene però coinvolto nella battaglia.
7 novembre 1942
In seguito all’avvistamento di ingenti forze navali angloamericane in navigazione da Gibilterra verso ovest (è la flotta d’invasione dell’Operazione "Torch", lo sbarco Alleato nel Nordafrica francese, ma Supermarina – pur ritenendo che uno sbarco in Nordafrica sia l’ipotesi più probabile – non esclude anche la possibilità che sia un convoglio diretto a Malta), il Galatea viene inviato nel Golfo di Philippeville, nelle acque dell’Algeria, insieme a numerosi altri sommergibili italiani (AradamAcciaioArgentoAsteriaBrin, DandoloEmoMocenigoPorfidoPlatino e Velella). In totale, Maricosom – in base ad ordine di Supermarina, trasmesso alle 22.06 del 6 novembre – invia ben ventuno sommergibili nel Mediterraneo occidentale e centro-occidentale, per contrastare l’operazione nemica: dodici sommergibili del VII Grupsom (tra cui il Galatea) vengono schierati ad ovest dell’isola di La Galite (zona "A"), sette sommergibili dell’VIII Grupsom vengono inviati al largo di Biserta (zona "B"), ed altri due in posizione avanzata tra l’Algeria e le Baleari. La direttiva è di «ampliare le acque assegnate all’agguato dei sommergibili (…) per dare loro maggiore liberà di azione nelle zone stesse». Queste posizioni si riveleranno troppo lontane dalle effettive zone dello sbarco (Orano ed Algeri), ma non verranno modificate, perché i comandi tedeschi ritengono, erroneamente, che gli Alleati potrebbero tentare ulteriori sbarchi anche in Tunisia (nel qual caso i sommergibili italiani si troverebbero in posizione ideale).
Alle 15.31 Maricosom (il Comando Squadra Sommergibili) comunica a tutti i sommergibili in agguato nel Mediterraneo occidentale la posizione di una squadra navale britannica e di un convoglio nemico, riferita alle 10.40. Alle 20.07 il Comando Squadra Sommergibili segnala la posizione di due convogli avvistati in due distinte occasione, aventi entrambi rotta verso est e formati da mercantili scortati da corazzate, portaerei, incrociatori e navi scorta.


Una cartolina spedita da Coo da Giuseppe Bonadies il 4 aprile 1942 (Coll. fam. Bonadies, via Mirco Martinini)



Medaglietta ricordo del Galatea, fronte e retro (Coll. fam. Bonadies, via Mirco Martinini)


8 novembre 1942
Gli sbarchi hanno inizio: 500 navi da trasporto angloamericane, scortate da 350 navi da guerra di ogni tipo, sbarcano in tutto 107.000 soldati sulle coste dell’Algeria e del Marocco. Siccome tali operazioni avvengono nelle zone di Algeri e di Orano, i sommergibili italiani si trovano troppo ad est per intervenire; dato che i comandi tedeschi ritengono che gli Alleati potrebbero effettuare ulteriori sbarchi più ad est, verso la Tunisia, inizialmente si decide di lasciare i sommergibili dove sono.
9 novembre 1942
Alle 19.09 il comando della flotta subacquea italiana, Maricosom, segnala a tutti i battelli in mare che piroscafi nemici si stanno spostando verso est, e che stanno verificandosi sbarchi a Bona ed a Philippeville; dà quindi ordine di attaccare ogni nave mercantile o militare in uscita da tali porti, evitando però (per non rischiare incidenti di “fuoco amico” con le altre unità inviate in zona) di attaccare sommergibili, MAS e motosiluranti.
10 novembre 1942
Alle 15.34 il sommergibile britannico P 43 (poi Unison, tenente di vascello Arthur Connuch Halliday), in pattugliamento al largo di Stromboli, avvista la torretta di un sommergibile emerso in posizione 38°42’ N e 15°18’ E: si tratta probabilmente del Galatea, in navigazione di trasferimento da Pola a Cagliari. Il P 43 manovra per attaccarlo, ma deve rinunciare a causa di problemi alla girobussola.
21 novembre 1942
Durante la notte, al largo di Cap de Fer (Algeria), il Galatea (tenente di vascello Carlo Gladstone Cruciani) lancia quattro siluri contro un piroscafo scortato; falliti i lanci (a causa sia dell’irregolare funzionamento di alcuni dei siluri, sia del fatto che il mercantile procede a zig zag), si disimpegna.
1° dicembre 1942
Forma uno sbarramento di sommergibili nel Mediterraneo occidentale, assieme ai sommergibili AlagiArgentoBronzoCoralloPorfidoVolframioMocenigoDiaspro e Malachite (secondo una fonte, come schermo difensivo per i convogli dell’Asse diretti a Tunisi). Più precisamente, Galatea, Alagi, Bronzo, Porfido e Volframio vengono schierati tra Capo Bougaroni e l’isola di La Galite.
Più tardi nel corso dello stesso mese, il Galatea compie un agguato nel Mediterraneo centro-orientale.
20 dicembre 1942
Alle 17.26, quasi mezz’ora dopo il tramonto, il sommergibile britannico P 228 (poi diventato Splendid, tenente di vascello Ian Lachlan Mackay McGeogh), in agguato al largo di Cagliari, avverte “l’inconfondibile suono di un sommergibile che dà aria alla cassa di zavorra principale”, ed alle 18.02 avvista un sommergibile in navigazione verso il mare aperto: si tratta del Galatea (tenente di vascello Carlo Gladstone Cruciani), in navigazione di trasferimento da Cagliari ad Augusta. Portatosi in posizione idonea per l’attacco, alle 18.12 il P 228 lancia l’ultimo siluro rimastogli contro il Galatea, in posizione 39°02’ N e 09°39’ E, da 2290 metri di distanza. L’arma, tuttavia, manca il bersaglio.
10 giugno 1943
Alle 16.20 il Galatea (tenente di vascello Carlo Gladstone Cruciani) parte da Lero per un pattugliamento a sud di Creta, scortato da un MAS e da un idrovolante CANT Z. 501.
Alle 19.14, una decina di miglia a sudest di Stampalia, il sommergibile britannico Taurus (capitano di corvetta Mervyn Robert George Wingfield) avvista il Galatea in navigazione in superficie, scortato da un’unità minore ed un aereo, proveniente dalla direzione di Lero con una rotta che dovrebbe farlo passare a sud di Stampalia.
Al momento dell’avvistamento, il Taurus si trova a nove chilometri di distanza ed in una posizione poco favorevole all’attacco; per di più, il periscopio d’attacco dà noie, e non è possibile tracciare con accuratezza una rotta d’attacco. Nondimeno, alle 19.41 il Taurus lancia sei siluri contro il Galatea in posizione 36°33’ N e 26°38’ E, da una distanza di 3660 metri. Nessuna delle armi va a segno; alle 19.50 il Galatea è messo in allarme dall’esplosione di uno dei siluri, giunto a fine corsa (abbastanza vicino da scuotere il battello italiano con la sua onda d’urto), seguita da altre due detonazioni altrettanto forti ma più lontane, e s’immerge per sottrarsi ad eventuali nuovi attacchi.
Giugno 1943
Compie un pattugliamento nel Golfo della Sirte.
3-20 agosto 1943
In missione tra Ras el Tin ed il golfo di Sollum.
7 settembre 1943
Alle 14.52 il Galatea parte da Pozzuoli e viene inviato in agguato nel Basso Tirreno, tra il Golfo di Paola ed il Golfo di Gaeta, insieme ad altri otto sommergibili (AlagiDiasproBrin, VelellaPlatinoTopazioNichelio e Marea), nell’ambito del Piano «Zeta», l’impiego della residua flotta subacquea italiana contro il previsto sbarco angloamericano nell’Italia meridionale.
Maricosom, il Comando della Squadra Sommergibili, ha preparato il piano «Zeta» fin dal 23 marzo 1943, aggiornandolo poi a più riprese nel corso dei mesi successivi (e corredandolo con un altro piano, il «Gamma», che contempla anche l’impiego dei sommergibili tascabili tipo CB): finalità del piano è appunto di schierare in massa i sommergibili superstiti a difesa delle coste del Sud Italia più esposte a sbarchi nemici. Il piano, contenuto in plichi che per maggior segretezza sono consegnati a mano ai Comandi Gruppi Sommergibili ed ai singoli sommergibili, è suddiviso in una parte generale, uguale per tutti i sommergibili, ed in una parte specifica per ogni battello, racchiusa in busta sigillata, consistente in lucidi da sovrapporre alle carte nautiche, sui quali sono indicate le posizioni d’agguato da assumere e gli sbarramenti minati esistenti.
L’attivazione del piano «Zeta» (già attivato, parzialmente, il 3 settembre, quando era stata avvistata la flotta d’invasione dell’Operazione “Baytown”, lo sbarco britannico in Calabria: appurato però che gli obiettivi di quello sbarco non andavano oltre la Calabria, e che lo sbarco in grande stile doveva ancora arrivare, la maggior parte dei sommergibili era stata fatta rientrare) è stata decisa da Maricosom in seguito all’avvistamento di ingenti forze navali angloamericane dirette verso le coste dell’Italia meridionale: si tratta della flotta d’invasione che dovrà effettuare l’operazione “Avalanche”, lo sbarco a Salerno. Oltre ai nove sommergibili del Basso Tirreno, altri due (Giada e Turchese) sono inviati ad ovest della Sardegna, ed altri quattro (SqualoJaleaFratelli Bandiera e Marcantonio Bragadin) in Mar Ionio.
In realtà il generale Giuseppe Castellano, rappresentante del governo Badoglio, ha già firmato da quattro giorni, a Cassibile, l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati: ma l’accordo è stato mantenuto temporaneamente segreto, in attesa del momento “propizio” per annunciarlo, ed intanto le ostilità proseguono. Lo stesso schieramento dei sommergibili italiani lungo le coste del Sud Italia è stato deciso in accordo con gli Alleati, per non destare sospetti nei comandi tedeschi.
Intorno alle otto di sera dello stesso 7 settembre, il Galatea è impotente testimone dell’ultimo affondamento di un’unità subacquea italiana prima dell’annuncio dell’armistizio di Cassibile, il Velella, silurato ed affondato con tutto l’equipaggio dal sommergibile britannico Shakespeare.
8 settembre 1943
Viene annunciato l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati. Il Galatea (tenente di vascello Carlo Gladstone Cruciani) riceve ordine di dirigere per Bona, e fa dunque rotta verso il porto algerino insieme al sommergibile Brin (tenente di vascello Luigi Andreotti).
9 settembre 1943
Nel pomeriggio Galatea e Brin incontrano una motocannoniera britannica, che ingiunge ai due sommergibili di seguirla a Palermo; i due comandanti italiani, tuttavia, rifiutano l’ingiunzione e proseguono per Bona, attenendosi agli ordini ricevuti da Supermarina. La motocannoniera avverte allora un cacciatorpediniere britannico, l’Eclipse.
10 settembre 1943
Nella notte tra il 9 ed il 10, Galatea e Brin vengono avvicinati dall’Eclipse, che intima loro col megafono di fare rotta su Palermo; si scatena allora un’accesa discussione, con tanto di minaccia di affondamento dei sommergibili da parte dell’Eclipse, che per la verità in quel momento non si troverebbe in condizioni adatte a minacciare: è attraversato alla prua del Galatea, che ha i siluri pronti al lancio. A questo punto il comandante Cruciani si fa trasbordare sull’Eclipse per mezzo della motocannoniera, e ne persuade il comandante a lasciare che i due sommergibili proseguano per Bona.
11 settembre 1943
Galatea e Brin raggiungono finalmente Bona nel pomeriggio.
16 settembre 1943
Insieme al Brin e ad altri quattro sommergibili (AlagiGiadaPlatino e Marea), il Galatea si trasferisce da Bona a Malta sotto la scorta del cacciatorpediniere britannico Isis, che ha il compito di evitare che i sommergibili possano essere scambiati per nemici ed attaccati da navi ed aerei Alleati dal “grilletto facile”.
Giunti a Malta, un paio di sommergibili si vanno ad affiancare alla portaidrovolanti Giuseppe Miraglia nella baia di San Paolo, gli altri si mettono alla fonda a Marsa Scirocco.
21 settembre 1943
I sommergibili italiani a Malta, precedentemente sparpagliati nei vari ormeggi dell’isola, vengono raggruppati in due gruppi, concentrati l’uno a Marsa Scirocco e l’altro a San Paolo.
Il Galatea viene temporaneamente dislocato nell’ormeggio di San Paolo, insieme ad altri dieci sommergibili (AlagiZoea, BrinH 1H 2H 4JaleaMenottiOnice e Squalo), alle “dipendenze” della nave appoggio idrovolanti Giuseppe Miraglia.

Il Galatea (sesto da sinistra) a Sliema Creek (Marsa Muscetto, Malta) nel settembre 1943, insieme ad altri sommergibili italiani (Imperial War Museum via Maurizio Brescia e www.associazione-venus.it)

13 ottobre 1943
In seguito alla dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania, il Galatea e quasi tutti i sommergibili italiani che si trovano a Malta (BrinBandieraSettembriniSqualo, JaleaH 1H 2 H 4; alcuni altri invece verranno inviati ad Haifa) lasciano Malta e ritornano in Italia, raggiungendo Taranto.
Fine ottobre 1943
Salpa da Taranto alla volta di Haifa, in Palestina.
27 ottobre 1943
Giunge ad Haifa alle 10.30, insieme all’Alagi, entrando a far parte del neocostituito Gruppo Sommergibili del Levante (Grupsom Levante), al comando del capitano di fregata Carlo Liannazza (che è anche comandante del Comando Superiore Navale Italiano del Levante, Maricosulev Haifa); i sommergibili del Gruppo sono alle dipendenze della 1st Submarine Flotilla della Royal Navy. Si tratta in tutto di sette battelli, trasferiti da Malta ad Haifa in seguito ad accordi con gli Alleati: oltre a Galatea ed Alagi, anche Atropo, Ciro Menotti, Zoea, Marcantonio Bragadin e Filippo Corridoni. Il Grupsom Levante è stato istituito nell’ultima decade di ottobre, e le sue unità sono adibite all’addestramento delle corvette britanniche nella zona di Alessandria (quattro dei sommergibili sono anche impiegati nel trasporto di rifornimenti per le guarnigioni del Dodecaneso, attaccate dai tedeschi: a novembre, dopo la caduta delle ultime isole in mano italo-britannica, queste quattro unità faranno ritorno in Italia).
Ad Haifa il Galatea viene intensamente impiegato nell’addestramento delle unità antisommergibili Alleate fino al marzo dell’anno successivo, alternandosi tra la base palestinese e quella egiziana di Alessandria.
1° novembre 1943
Lasciata Haifa, raggiunge Alessandria, dove viene impiegato come “bersaglio” nelle esercitazioni antisommergibili Alleate.
Tale attività è coordinata con lo S.N.O.L.A. (Senior Submarine Officer Levant Area, Haifa) e, poi, dal luglio 1944, British Liaison Officer Italian Ships, Levant Area; complessivamente, nel periodo novembre 1943-marzo 1944 il Galatea partecipa a venti esercitazioni ad Alessandria ed una ad Haifa.
15 maggio 1944
Alle 16.42 il Galatea lascia definitivamente Haifa alla volta di Alessandria.
18 maggio 1944
Arriva ad Alessandria alle 21.30, sostandovi per un paio di giorni.
20 maggio 1944
Lascia Alessandria alle 13.05, diretto a Gibilterra.
31 maggio 1944
Arriva a Gibilterra alle 5.10, e viene qui nuovamente adibito all’addestramento delle unità antisommergibili Alleate: vi rimarrà fino a fine ottobre, partecipando a 58 esercitazioni a beneficio di cacciatorpediniere britannici e statunitensi, corvette britanniche ed aerei della RAF e dell’USAAF.
Nel primo pomeriggio dell’8 luglio 1944, ad esempio, il Galatea partecipa come “bersaglio” ad un’esercitazione antisommergibili che vede la partecipazione dei cacciatorpediniere statunitensi Doran, Knight e Charles F. Hughes al largo di Gibilterra.
2 novembre 1944
Lascia Gibilterra alle 3.35, per fare ritorno in Italia.
7 novembre 1944
Arriva a Malta, dove sosta cinque giorni.
12 novembre 1944
Lascia Malta diretto a Taranto.
14 novembre 1944
Arriva a Taranto alle 9.54 e viene qui posto in disarmo (altra fonte afferma invece che “rientrato a Taranto, rimase in attività fino al termine del conflitto”).
1° febbraio 1948
Radiato dai quadri del naviglio militare, per disposizione del trattato di pace. Avviato alla demolizione.
 
Il Galatea in disarmo a Taranto nel 1947 (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net)

2 commenti:

  1. Il post è molto interessante e completo ma mi permetto di fornire una piccola precisazione: Il comandante del Galatea nel '40 si chiamava Bruno Pilli (Capitano di corvetta) non Romeo Pilli.

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