martedì 15 settembre 2020

Col di Lana

La Col di Lana (Museo della Cantieristica di Monfalcone)

Motonave da carico di 5891 tsl, 3709 tsn e 8011 tpl, lunga 121,92-126,8 metri, larga 16,15 e pescante 7,6, con velocità di 10,5-11 nodi. Di proprietà della Navigazione Generale Gerolimich & C. di Trieste, iscritta con matricola 256 al Compartimento Marittimo di Trieste; nominativo di chiamata IBXH.

Breve e parziale cronologia.

9 febbraio 1925
Impostata nel Cantiere Navale Triestino di Monfalcone (numero di costruzione 155).
20 agosto 1925
Varata nel Cantiere Navale Triestino di Monfalcone.
8 giugno 1926
Completata per la Navigazione Generale Gerolimich & Co. Società in Azioni, con sede a Trieste. Nominativo di chiamata NJLS.
Ha una nave gemella, la Monte Piana; le due unità fanno parte di un gruppo di motonavi di dimensioni e caratteristiche simili, ma con differenze nell’aspetto (ad esempio, la forma dei fumaioli), costruite dai cantieri navali di Monfalcone per varie compagnie di navigazione: oltre a Col di Lana e Monte Piana, anche Mauly e Marin Sanudo (costruite per Società Veneziana di Navigazione a Vapore) e Tergestea (costruita per la società di navigazione Premuda).
11 settembre 1929
Durante la notte, dopo aver scaricato il proprio carico a Claymont ed aver iniziato a scendere il fiume Delaware, la Col di Lana s’incaglia ad est del canale del Delaware, davanti alla stazione meteorologica di Marcus Hook. Verrà disincagliata due giorni dopo.
Anni Trenta
In servizio sulla rotta tra l’Italia e l’Estremo Oriente (linea Trieste-Venezia-Brindisi-Port Said-Suez-Massaua-Aden-Karachi-Bombay-Colombo-Penang-Saigon-Hong Kong-Shanghai-Kobe-Yokohama).
Novembre 1930
Le autorità doganali britanniche di Shanghai scoprono e confiscano, a bordo della Col di Lana, 85 kg e 673 grammi di eroina, in 174 barattoli sistemati in venti casse, destinate ad una compagnia giapponese ed ufficialmente registrate come contenenti uva pressata (dirette a Shanghai ed a Tientsin, le casse sono state caricate sulla Col di Lana a Trieste, da dove la nave era partita il 16 settembre; qui erano state precedentemente trasportate da Istanbul dal piroscafo Semiramis).
1934
Il nominativo di chiamata della Col di Lana cambia da NJLS a IBXH.
20 giugno 1934
La Col di Lana s’incaglia nel punto 20° N e 116° E, nel Mar Cinese Meridionale. Verrà disincagliata il 25 giugno.
7 luglio 1940
Requisita a Trieste dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
27 luglio 1940
La Col di Lana salpa da Napoli alle 5.30 diretta a Tripoli, in convoglio con i piroscafi Maria EugeniaBainsizza e Gloriastella e le motonavi Mauly, Città di Bari e Francesco Barbaro, nell’ambito dell’operazione «Trasporto Veloce Lento» (T.V.L.). Si tratta del convoglio lento, avente velocità 7,5 nodi, la cui scorta diretta consiste nelle torpediniere Procione (caposquadriglia), OrsaOrione e Pegaso della IV Squadriglia.
A protezione di questo e di un secondo convoglio diretto a Bengasi (quello veloce, che procede a 16 nodi: trasporti truppe Marco PoloCittà di Palermo e Città di Napoli, torpediniere AlcioneAironeAretusa ed Ariel) saranno in mare, dal 30 luglio al 1° agosto, gli incrociatori pesanti PolaZaraFiumeTrento e Gorizia (I Divisione), gli incrociatori leggeri Alberico Da Barbiano ed Alberto Di Giussano della IV Divisione e Luigi di Savoia Duca degli AbruzziEugenio di SavoiaRaimondo Montecuccoli e Muzio Attendolo della VII Divisione, e le Squadriglie Cacciatorpediniere IX (AlfieriOrianiGiobertiCarducci), XII (LanciereCorazziereCarabiniereAlpino), XIII (GranatiereBersagliereFuciliereAscari) e XV (PigafettaMalocelloZeno). Sempre a copertura di questi movimenti, viene anche ordinato di potenziare lo schieramento dei sommergibili nei due bacini del Mediterraneo (23 unità in tutto) e vengono disposte capillari ricognizioni con aerei della ricognizione marittima e dell’Armata Aerea.
L’operazione T.V.L., oltre ai due convogli citati, ne comprende anche un terzo (piroscafi Caffaro e Bosforo, torpediniere VegaPerseoCascino e Papa) partito da Trapani e diretto a Tripoli.
28 luglio 1940
A seguito dell’avvistamento di notevoli forze navali britanniche uscite in mare sia da Alessandria (il grosso della Mediterranean Fleet) che da Gibilterra (l’incrociatore da battaglia Hood, le corazzate Valiant e Resolution e le portaerei Argus ed Ark Royal), i due convogli dell’operazione T.V.L. ricevono ordine da Supermarina di rifugiarsi immediatamente nei porti della Sicilia.
Il convoglio lento giunge a Catania in serata e vi sosta per due giorni.
30 luglio 1940
Passata la minaccia, il convoglio riparte in mattinata da Catania, con il rinforzo della X Squadriglia Cacciatorpediniere (MaestraleGrecaleLibeccio e Scirocco)
Intorno alle 14 il convoglio viene attaccato, una ventina di miglia a sud di Capo dell’Armi (ed a sudovest di Capo Spartivento), dal sommergibile britannico Oswald (capitano di corvetta David Alexander Fraser), che lancia alcuni siluri contro la Col di Lana ed il Grecale: il cacciatorpediniere riesce però a schivare le armi, che mancano anche la motonave. (La data dell’attacco è tuttavia visibilmente incongruente con quella della partenza del convoglio da Catania: ad ora l’autore non ha trovato una spiegazione, se non che una delle due date dev’essere errata). L’Oswald lancia via radio un segnale di scoperta relativo al convoglio.
1° agosto 1940
Il convoglio raggiunge indenne Tripoli alle 9.45.
2 agosto 1940
Alle 8.30 Col di Lana, Maria Eugenia, Gloria Stella, Mauly, Caffaro e Città di Bari ripartono da Tripoli alla volta di Bengasi, con la scorta della XIV Squadriglia Torpediniere (Orsa, Procione, Orione e Pegaso).
4 agosto 1940
Il convoglio raggiunge Bengasi a mezzogiorno.
12 agosto 1940
La Col di Lana salpa da Bengasi per Tripoli alle 19, insieme alla motonave Mauly ed ai piroscafi Maria Eugenia e Gloria Stella, con la scorta della torpediniera Pegaso.
15 agosto 1940
Il convoglio raggiunge Tripoli alle 10.10.
18 agosto 1940
Col di Lana e Mauly lasciano Tripoli alle 16, dirette a Palermo con la scorta della Pegaso.
21 agosto 1940
Il convoglietto giunge a Palermo alle otto.
10 settembre 1940
Col di Lana e Mauly, insieme al piroscafo Caffaro, salpano da Napoli per Tripoli alle 18, scortate dalla Pegaso.
13 settembre 1940
Il convoglio raggiunge Tripoli alle 16.30.
20 settembre 1940
Alle 21.30 la Col di Lana lascia Tripoli per Mersa Gazalà, scortata dalla torpediniera Climene.
23 settembre 1940
Col di Lana e Climene raggiungono Mersa Gazalà alle 15.
5 ottobre 1940
Alle 20.15 la Col di Lana lascia Ain-el-Gazala diretta a Bengasi, con la scorta della torpediniera Antonio Mosto.
6 ottobre 1940
La Col di Lana arriva a Bengasi alle 18; successivamente ne riparte per Tripoli in convoglio con il rimorchiatore Salvatore Primo, e con la scorta della torpediniera Climene.
9 ottobre 1940
Il convoglietto raggiunge Tripoli alle 10.15.
Alle 13 la Col di Lana riparte da Tripoli diretta a Palermo, insieme al piroscafo Caffaro e con la scorta della torpediniera Enrico Cosenz.
11 ottobre 1940
Il convoglietto raggiunge Palermo alle 8.30; la Col di Lana prosegue per Napoli, con la scorta della Cosenz.
12 ottobre 1940
Arriva a Napoli alle undici.
1° dicembre 1940
Alle 00.15 la Col di Lana e la moderna motonave Andrea Gritti salpano da Napoli dirette a Tripoli, con la scorta del cacciatorpediniere Turbine (capitano di corvetta Aldo Naccari).
Il convoglio fa uno scalo intermedio a Palermo.
3 dicembre 1940
Col di Lana, Gritti e Turbine lasciano Palermo alla volta di Tripoli.
5 dicembre 1940
All’1.35, a nove miglia da Capo Bon, le vedette di prua del Turbine avvistano due scie provenienti da traverso a dritta, che passano a poca distanza dalla prua del cacciatorpediniere. Il comandante del cacciatorpediniere, ritenendo che si tratti di siluri lanciati da un sommergibile in affioramento, ordina subito di accostare a dritta, dirigendosi alla massima velocità verso il punto di origine delle scie; giunto sul posto, il Turbine manovra per mantenersi su un arco concentrico al punto di provenienza delle scie e lancia a brevi intervalli due bombe di profondità da 100 kg, regolate per scoppiare a 50 metri di profondità. Il cacciatorpediniere continua poi ad incrociare nella zona fino alle due di notte, dopo di che, non riuscendo più a rintracciare il sommergibile, si riunisce alle due motonavi e prosegue nella navigazione.
Il convoglio giunge a Tripoli alle dieci.
6 gennaio 1941
La Col di Lana salpa da Tripoli alle 18.30, insieme al piroscafo Fenicia, con la scorta della torpediniera Generale Achille Papa.
12 gennaio 1941
Il convoglietto arriva a Napoli a mezzogiorno, dopo aver fatto scalo a Palermo (ma, probabilmente, senza più la scorta della Papa, che il 7 gennaio avrebbe lasciato Col di Lana e Fenicia per andare in soccorso del cacciatorpediniere Strale, incagliatosi sulle secche di Kerkennah). 
20 gennaio 1941
La Col di Lana parte da Napoli per Tripoli alle 18, in convoglio con i piroscafi Caffaro (italiano) e Menes (tedesco) e con la scorta della torpediniera Pegaso.
21-22 gennaio 1941
A causa del maltempo, il convoglietto deve restare a ridosso di Favignana dalle 22 del 21 gennaio alle 12.30 del 22.

La Col di Lana sotto carico a Napoli (da “Navi mercantili perdute” di Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, USMM, Roma, 1997)

24 gennaio 1941
Il convoglio arriva a Tripoli alle 10.
27 gennaio 1941
Alle 18 Col di Lana, Caffaro e la nave cisterna Lucania lasciano Tripoli alla volta di Palermo, scortate dalla torpediniera Calliope.
30 gennaio 1941
Il convoglio giunge a Palermo alle 2.30.
23 marzo 1941
La Col di Lana, insieme ai piroscafi CaffaroAmsterdam e Capo Orso ed alla motonave Giulia, salpa da Napoli per Tripoli tra le 5 e le 15, con la scorta delle torpediniere CirceClioCastore (caposcorta), Calliope, Centauro e Pegaso.
27 marzo 1941
Il convoglio arriva a Tripoli alle 14.
20 aprile 1941
La Col di Lana, il piroscafo Ernesto e la nave cisterna Superga lasciano Tripoli per l’Italia alle 12.30, scortati dalle torpediniere Pallade, Generale Carlo Montanari e Generale Achille Papa e dalla nave scorta ausiliaria F 130 Luigi Rizzo.
22 aprile 1941
Alle 16 Montanari e Luigi Rizzo entrano a Trapani, mentre il resto del convoglio prosegue per Napoli, dove giunge alle 23.
8 maggio 1941
La Col di Lana lascia Napoli alle tre di notte, diretta a Tripoli in convoglio con i piroscafi Ernesto e Tembien, la motonave italiana Giulia  e le tedesche Preussen e Wachtfels (per altra versione, non avrebbe fatto parte di questo convoglio il Preussen, mentre ne avrebbe fatto parte il piroscafo italiano Amsterdam). La scorta è costituita dai cacciatorpediniere DardoAviere (caposcorta), Geniere, GrecaleCamicia Nera.
9 maggio 1941
Il convoglio deve rientrare a Napoli all’1.15 a seguito di allarme navale.
11 maggio 1941
Il convoglio riparte da Napoli alle due di notte.
Per fornirgli scorta a distanza nel Canale di Sicilia, escono in mare gli incrociatori leggeri Giovanni delle Bande Nere e Luigi Cadorna della IV Divisione, Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi dell’VIII Divisione, ed i cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco, Emanuele PessagnoAntoniotto UsodimareAntonio Pigafetta (aggregati alla VIII Divisione), MaestraleSciroccoBersagliereFuciliere ed Alpino (aggregati alla IV Divisione).
La navigazione del convoglio, che fruisce anche di una robusta scorta aerea nelle ore diurne, procede senza intoppi, salvo qualche problema nelle comunicazioni interne al convoglio ed in quelle con le divisioni di incrociatori.
12 maggio 1941
La IV Divisione, uscita da Palermo la sera precedente, raggiunge il convoglio alle cinque del mattino. Nel tardo pomeriggio il Bande Nere lascia la formazione e rientra a Palermo, scortato dall’Alpino, a causa di un’avaria in caldaia.
13 maggio 1941
Il convoglio arriva Tripoli alle 11.40.
20 maggio 1941
Col di Lana, Giulia, Ernesto, Wachtfels, il piroscafo Amsterdam e la nave cisterna Sanandrea lasciano Tripoli per Napoli alle 16, con la scorta diretta dei cacciatorpediniere Aviere (caposcorta), Dardo, Grecale e Camicia Nera e della torpediniera Enrico Cosenz. È presente anche una scorta indiretta, rappresentata dalla VIII Divisione Navale (incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi, cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere ed Alpino).
23 maggio 1941
Il convoglio giunge a Napoli alle 23.
10 giugno 1941
Col di Lana, Amsterdam, Giulia, Ernesto, Tembien e Wachtfels salpano da Napoli per Tripoli alle 5.30, scortati dal cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello (caposcorta, capitano di fregata Nicolò Del Buono) e dalle torpediniere Orsa, Clio, Procione e Pegaso. Le navi procedono a 10 nodi.
Al largo di Favignana si aggregano al convoglio (denominato «Ernesto») anche la nave appoggio sommergibili Antonio Pacinotti e la torpediniera Clio, uscita da Trapani alle 14.30.
11 giugno 1941
Alle 18.30, a sud di Pantelleria, due bombardieri britannici Bristol Blenheim appaiono a poppavia del convoglio, volando a bassissima quota, e si avventano sul Tembien, secondo mercantile della colonna di sinistra, mitragliando e sganciando bombe. Prima dello sgancio, tuttavia, il tiro contraereo di Tembien e Wachtfels colpisce uno dei due aerei attaccanti: il bombardiere perde quota, urta l’albero del Tembien e precipita in mare, incendiandosi. Il Malocello apre il fuoco contro il secondo bombardiere, ma non può tirare col cannone perché la Pegaso è nel piano di tiro, e l’aereo vola a pochi metri dalla superficie. Eseguito lo sgancio delle bombe, il velivolo si allontana inseguito da un Savoia Marchetti SM. 79 (che, al momento dell’attacco, era l’unico velivolo dell’Asse in visto del convoglio, 5 km a proravia) e poi da due caccia della scorta aerea, nonché dal tiro delle mitragliere della Pegaso (secondo una fonte, sarebbe stato poi anch’esso abbattuto).
Il Tembien non viene colpito dalle bombe e non subisce danni di rilievo, ma deve lamentare parecchi feriti per il mitragliamento.
12 giugno 1941
Il convoglio giunge a Tripoli tra le 19 e le 21.
21 giugno 1941
Alle 15 Col di Lana, AmsterdamGiuliaErnestoTembien e Wachtfels salpano da Tripoli per Napoli, con la scorta di Malocello (caposcorta, capitano di fregata Del Buono), Enrico CosenzOrsaProcionePegaso e Clio (convoglio «Tembien»).
22 giugno 1941
Alle 12.08, ad est di Lampione, sei bombardieri Bristol Blenheim, che volano a bassissima quota, vengono avvistati sulla dritta del convoglio (che in quel momento ha una scorta aerea formata da due caccia biplani FIAT CR. 42 e da un idrovolante antisommergibili CANT Z. 501). Il Malocello apre il fuoco con le mitragliere per dare l’allarme, e poi, quando possibile, anche con i cannoni; il CANT Z. 501 s’interpone tra i bombardieri ed i piroscafi, sparando con le proprie mitragliere (tornerà poi in posizione di scorta al termine dell’attacco). Anche le altre navi della scorta ed i mercantili aprono il fuoco; la formazione nemica si divide in due gruppi di tre bombardieri ciascuno, che attaccano uno la prima linea di piroscafi e l’altro la seconda. I mercantili accostano in modo da volgere la poppa agli aerei; due o forse tre dei velivoli vengono abbattuti (due colpiti dal tiro delle siluranti: uno cade in mare, l’altro s’incendia in volo e poi precipita; un terzo è forse abbattuto dai FIAT CR. 42 della scorta aerea) ed altri si allontanano scaricando le bombe in mare, ma due riescono a portare a termine l’attacco, sganciando le loro bombe su Tembien e Wachtfels.
Entrambi i piroscafi riportano danni gravissimi, imbarcando molta acqua; solo grazie all’assistenza prestata da Procione ed Orsa, che li prendono a rimorchio, i due mercantili rimangono a galla. Proprio mentre le torpediniere stanno prestando assistenza a Tembien e Wachtfels, viene localizzato un sommergibile nemico probabilmente intenzionato ad attaccare i due piroscafi immobilizzati e danneggiati: si tratta del britannico Unique (tenente di vascello Anthony Foster Collett), che alle 11.25, cinque minuti dopo aver avvistato fumi ed un aereo su rilevamento 140° (preceduti alle 10.55 da esplosioni di bombe di profondità rilevate a grande distanza, verso sud, in posizione 35°41’ N e 12°15’ E), ha avvistato le navi del convoglio, della cui presenza era già stato precedentemente informato, da una distanza di 12,8 km. Alle 12.03 il sommergibile osserva il convoglio accostare da 320° a 265°, e quattro minuti dopo Collett nota che le navi della scorta sembrano avvicinarsi al suo battello: l’Unique è stato infatti avvistato da un aereo, e Pegaso (tenente di vascello Sironi), Orsa e Procione provvedono subito a dargli la caccia. Collett abbandona l’attacco ed ordina subito di scendere in profondità.
La Pegaso, particolarmente attiva nel contrattacco, effettua un primo lancio di bombe di profondità alle 12.54, per poi vedere il sommergibile emergere parzialmente (si vedono tutto il fianco e la parte superiore della torretta) e fortemente sbandato (circa 70° a dritta); poco dopo il battello si immerge nuovamente. La quasi totalità dell’equipaggio del Tembien, oltre a quello della Pegaso, assiste all’affioramento del sommergibile, che si ritiene agonizzante, celebrandolo con applausi ed acclamazioni; il comandante del Tembien grida “Viva l’Italia”. Alle 12.59 la Pegaso effettua un secondo lancio di bombe, per poi vedere grosse chiazze di nafta sulla superficie del mare. A dispetto delle impressioni, tuttavia, l’Unique è scampato al contrattacco senza subire danni, anche se ha sentito molte bombe esplodergli vicine (l’equipaggio britannico conta un’ottantina di esplosioni di bombe di profondità).
Verso le 16 l’Orsa recupera da un battellino tre aviatori britannici di uno degli aerei abbattuti: il maggiore John Davidson-Broadley ed i sergenti Stewart Carl Thompson e Leonard Felton, quest’ultimo ferito gravemente.
Dopo alcune ore di rimorchio, Tembien e Wachtfels riescono a riparare le avarie ed a contenere le infiltrazioni d’acqua, così riuscendo a rimettere in moto con le proprie macchine. Stante comunque la gravità dei danni, entrambi i piroscafi devono raggiungere Pantelleria, scortati da Procione ed Orsa, cui poi si aggiungono anche i cacciatorpediniere Maestrale e Grecale inviati in loro soccorso da Palermo.
24 giugno 1941
Il resto del convoglio, con i mercantili rimasti indenni, giunge a Napoli alle 3.30.

Profilo della Col di Lana nel manuale di riconoscimento statunitense ONI 208 Merchant Ship Recognition Manual del 1942

27 luglio 1941
Alle 13.45 (per altra fonte, all’alba) la Col di Lana salpa da Napoli per Tripoli in convoglio con i piroscafi italiani Amsterdam e Bainsizza e con il tedesco Spezia, sotto la scorta dei cacciatorpediniere Freccia (caposcorta), Dardo e Strale (per una versione, anche del Turbine) e con la scorta indiretta (fino alle 19 del 28) degli incrociatori leggeri Raimondo Montecuccoli e Giuseppe Garibaldi e della XII Squadriglia Cacciatorpediniere (Granatiere e Bersagliere). Il convoglio trasporta rifornimenti per l’Afrika Korps.
28 luglio 1941
Alle 3.40 la scorta diretta viene rinforzata da un altro cacciatorpediniere, il Turbine.
29 luglio 1941
Il convoglio giunge a Tripoli alle 19.15.
4 agosto 1941
Col di Lana, Amsterdam, Bainsizza ed il piroscafo Maddalena Odero lasciano Tripoli per Napoli alle 8 (o 9.30), scortati dai cacciatorpediniere Freccia (caposcorta, capitano di fregata Giorgio Ghè), Strale, Turbine e Malocello e dalla torpediniera Pegaso. Il convoglio, denominato «Amsterdam», ha una velocità di 10 nodi.
5-6 agosto 1941
Nella notte sul 6 agosto, al largo di Pantelleria, il convoglio viene attaccato da aerei. Il caposcorta ordina l’emissione di nebbia artificiale, ma tale provvedimento si rivela inefficace, perché rende più visibile la posizione del convoglio; risulta inutile accostare verso i bengala, perché gli aerei ne lanciano su entrambi i lati del convoglio. Ad ogni modo, nessuna nave viene colpita.
7 agosto 1941
Il convoglio giunge a Napoli alle 2.30.
26 agosto 1941
La Col di Lana, la motonave Riv, i piroscafi ErnestoAquitania e Bainsizza e la nave cisterna Poza Rica salpano da Napoli alle 5.30 dirette a Tripoli (convoglio «Col di Lana»), con la scorta dei cacciatorpediniere Alfredo Oriani (caposcorta, capitano di fregata Vittorio Chinigò) ed Euro e delle torpediniere ProcioneOrsaClio.
Da Trapani esce per rinforzare la scorta anche la Pegaso.
27 agosto 1941
Alle 6.30 il sommergibile britannico Urge (tenente di vascello Edward Philip Tomkinson) avvista il convoglio italiano, ed alle 6.42, in posizione 38°11’ N e 12°07’ E (una decina di miglia a nord di Marettimo e sette miglia a nord di Trapani), lancia quattro siluri contro uno dei mercantili (quello di testa della colonna più vicina; sono nella “linea di tiro” anche la nave di testa della colonna più lontana e la Poza Rica), da 4115 metri di distanza. Uno dei siluri, quello nel tubo numero 3, rimane però bloccato per metà dentro e per metà fuori dal tubo, provocando l’accidentale affioramento in superficie dell’Urge.
Alle 6.50 (ora italiana), poco dopo che il convoglio ha superato Punta Mugnone (Trapani), l’Aquitania viene colpito.
Sull’Urge, intanto, l’equipaggio ha ripristinato l’assetto, ed a questo punto il siluro esce dal tubo; l’Urge torna ad immergersi rapidamente, mentre la Clio (distante 2740 metri), che l’ha visto affiorare, gli si dirige incontro. Anche un idrovolante CANT Z. 501 della 144a Squadriglia della Regia Aeronautica, di scorta al convoglio, sgancia una bomba contro l’Urge, precedendo l’arrivo della Clio; quest’ultima giunge sul posto quando l’attaccante si è ormai immerso, e getta in tutto una dozzina di bombe di profondità. Anche la Procione inverte la rotta e partecipa al contrattacco, lanciando sette bombe di profondità. L’Urge, benché la Clio ritenga di averlo certamente danneggiato se non affondato, si ritira verso nordovest senza subire danni.
Preso a rimorchio dapprima dall’Orsa e poi dai rimorchiatori Marsigli e Montecristo (con la scorta della Clio), l’Aquitania potrà essere condotto in salvo a Trapani, dove giungerà alle 20.45.
Il resto del convoglio prosegue nella navigazione.
29 agosto 1941
Il convoglio giunge a Tripoli alle 7.45.
5 settembre 1941
Col di Lana, Ernesto e Poza Rica partono da Tripoli alle 14 dirette a Napoli, con la scorta dei cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (caposcorta, capitano di vascello Stanislao Esposito), Freccia, Folgore e Strale (convoglio «Ernesto»).
6 settembre 1941
A partire dalle 23.55, il convoglio inizia ad essere sottoposto ad attacchi di aerosiluranti. I cacciatorpediniere eseguono manovre elusive ed occultano i mercantili con cortine nebbiogene; Col di Lana e Poza Rica riescono ad evitare i siluri, ma non l’Ernesto, che viene colpito a prua, venti miglia a nord di Pantelleria ed al largo di Trapani. Lo Strale (capitano di corvetta Giuseppe Angelotti) viene distaccato per prestargli assistenza; raggiunto successivamente dalla torpediniera Circe e ceduto il rimorchio ad alcuni rimorchiatori (CostanteMarsigli e Montecristo), riuscirà a condurre il piroscafo in salvo a Trapani.
8 settembre 1941
La Col di Lana ed il resto del convoglio arrivano a Napoli alle quattro (o cinque) del mattino.
17 settembre 1941
La Col di Lana lascia Napoli alle cinque del mattino facendo parte del convoglio lento «Caterina» (che forma insieme al piroscafo Caterina, alla motonave Marin Sanudo ed alla nave cisterna Minatitlan; «45. Seetransportstaffel» secondo le fonti tedesche), diretto a Tripoli e scortato dai cacciatorpediniere Freccia (caposcorta, capitano di fregata Giorgio Ghè), FolgoreDardo ed Euro. Si tratta del terzo convoglio di navi da carico del mese diretto in Libia; segue la rotta di ponente.
I mercantili del convoglio «Caterina» sono i primi bastimenti da carico, nella guerra dei convogli libici, ad essere muniti di radiosegnalatori per le comunicazioni radio con le altre unità della formazione; un significativo progresso nell’organizzazione dei convogli (nel corso della navigazione, infatti, le comunicazioni tra mercantili e navi scorta si svolgeranno regolarmente e con facilità, come riferito dal caposcorta nel suo rapporto).
18 settembre 1941
Alle quattro del mattino il convoglio, mentre naviga sulle rotte interne di Favignana, viene attaccato da aerosiluranti britannici a tre miglia da Marsala. Le navi della scorta, come al solito, cercano di nascondere i mercantili con cortine nebbiogene ed aprono il fuoco con l’armamento contraereo (anche i mercantili lo fanno, ma il caposcorta Ghè lamenterà nel suo rapporto che, mentre il tiro contraereo delle navi scorta è efficace, «i piroscafi di solito hanno eseguito un disordinato tiro di sbarramento che molte volte era diretto verso le unità di scorta»); data la vicinanza della costa, anche le batterie di terra sparano contro gli aerei. Uno degli attaccanti viene abbattuto, ma alle 4.35 un siluro colpisce la Col di Lana, che può tuttavia essere rimorchiata a Trapani dai rimorchiatori Liguria e Montecristo, con la scorta del Dardo.
Il sottocapo nocchiere Alessandro Caldara, imbarcato sul Freccia, avrebbe così descritto l’attacco culminato nel siluramento della Col di Lana nel suo diario, pubblicato anni dopo sotto il titolo di “Quelli di sottocastello”: "Navigazione normale sino alla Sicilia. La notte seguente alla partenza siamo sotto costa vicini a Trapani; vediamo che sulla città è in corso un bombardamento aereo e, dato che ci troviamo vicinissimi, gli aerei che lanciano i bengala sulla città illuminano anche il mare. Così si accorgono della presenza del nostro convoglio; poco dopo infatti un ricognitore viene sopra di noi e comincia a mollare bengala sul convoglio. Nello stesso tempo sta chiamando senz’altro i siluranti da Malta. Noi intanto cominciamo a fare fumo, ma poco dopo arrivano gli aerosiluranti che iniziano l’attacco. La difesa contraerea di Trapani, vedendo degli aerei così bassi, spara ad alzo zero, con il risultato che i loro proiettili scoppiano in mezzo a noi, anche a bordo delle navi. Noi e i mercantili facciamo un fuoco indiavolato, ma viene ugualmente colpita la Mn Col di Lana. Il Ct Dardo le dà assistenza fino a Trapani. Noi, con il resto, proseguiamo la navigazione (…)".
19 settembre 1941
Col di Lana, Dardo e rimorchiatori giungono a Trapani alle 20 (secondo il volume USMM "La difesa del traffico con l’Africa Settentrionale dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941"; secondo il diario del Comando Supremo, invece, la motonave danneggiata sarebbe entrata a Trapani già a mezzogiorno del 18).
La Col di Lana sarà poi sottoposta a lavori di riparazione, della durata di diversi mesi.

La Col di Lana ormeggiata a Genova nei primi mesi 1942, da poco verniciata con uno schema mimetico tipo 2A. Tale schema, previsto da una direttiva del 27 dicembre 1941, era destinato agli incrociatori ausiliari, alle motonavi veloci ed ai piroscafi più moderni, adibiti al traffico con l’Africa Settentrionale (g.c. Storia Militare)

23 settembre 1942
In serata la Col di Lana, avente a bordo un carico composto da 106 automezzi, 60 tonnellate di lubrificanti, 1759 tonnellate di munizioni e materiale d’artiglieria e 2890 di materiali vari, insieme a 40 tra militari e civili di passaggio, parte da Napoli diretta in Africa Settentrionale, con rotta che dovrà passare per l’Egeo. Nei giorni successivi, la Col di Lana fa scalo a Messina, Crotone, il Pireo e Suda, da dove salperà il 30 settembre per il tratto finale della traversata.
30 settembre 1942
Alle 6.30 la Col di Lana parte da Suda per Tobruk, scortata dal cacciatorpediniere Sebenico (caposcorta) e dalla torpediniera Castelfidardo.
Dalle 23.45 del 30 alle 4.07 del 1° ottobre il convoglio è oggetto di ripetuti attacchi da parte sia di bombardieri che di aerosiluranti, senza però subire danni.
1° ottobre 1942
Col di Lana e scorta raggiungono Tobruk alle 12.30.
11 ottobre 1942
Alle quattro del pomeriggio la Col di Lana parte da Tobruk diretta a Salonicco, formando un inusuale convoglio insieme allo scafo dell’ex sommergibile Domenico Millelire, trasformato in cisterna galleggiante per trasporto nafta con denominazione G.R. 248, diretto a Navarino e rimorchiato dal cacciatorpediniere Saetta (capitano di corvetta Enea Picchio). La scorta è formata dal cacciatorpediniere Freccia (caposcorta, capitano di fregata Giuseppe Andriani) e dalle torpediniere Lupo (capitano di corvetta Carlo Zinchi) ed Antares (capitano di corvetta Maurizio Ciccone). 
12 ottobre 1942
Tra le 00.00 e l’1.40, una settantina di miglia a nord di Tobruk, il convoglio viene attaccato da bombardieri nemici, che verso l’una di notte colpiscono con alcune bombe l’Antares: la torpediniera subisce danni gravissimi, rimanendo immobilizzata e fortemente sbandata, con metà dell’equipaggio fuori combattimento (31 morti e 37 feriti). 
Il resto del convoglio prosegue; successivamente la Lupo viene distaccata per andare in soccorso dell’Antares, la quale, presa a rimorchio dalla Lupo stessa e raggiunta successivamente anche dalla torpediniera di scorta Ciclone (che ne assume la scorta), raggiungerà Suda il giorno seguente.
Il convoglio della Col di Lana viene invece raggiunto dalle torpediniere Lira e Perseo, appositamente inviate da Suda per rinforzare la scorta – ridotta ormai al solo Freccia – riempiendo il vuoto lasciato da Lupo ed Antares.
Alle 17 il convoglio si divide: Col di Lana, Freccia e Perseo fanno rotta per il Pireo, mentre SaettaLira e G.R. 248 dirigono per Navarino.
13 ottobre 1942
Alle 14 Freccia e Perseo entrano al Pireo, venendo sostituite nella scorta della Col di Lana dalla torpediniera Castelfidardo (tenente di vascello di complemento Luigi Balduzzi), uscita da quel porto, che accompagnerà la motonave fino a Salonicco.
14 ottobre 1942
La Col di Lana raggiunge Salonicco alle nove del mattino.
31 ottobre 1942
La Col di Lana e la motonave Adriana si trasferiscono da Salonicco al Pireo, con la scorta dei cacciatorpediniere Euro ed Hermes (tedesco).
2 novembre 1942
Alle 6.30 la Col di Lana parte dal Pireo diretta a Bengasi, in convoglio con la nave cisterna Portofino ed il piroscafo Anna Maria Gualdi; la scorta è formata dai cacciatorpediniere italiani Freccia (capitano di fregata Alvise Minio Paluello, caposcorta secondo fonti italiane) e Folgore (capitano di corvetta Renato D’Elia), dal cacciatorpediniere tedesco Hermes (capitano di vascello Rolf Johannesson, che secondo fonti tedesche sarebbe stato il caposcorta), dalla torpediniera Lupo (capitano di corvetta Giuseppe Folli) e dalle moderne torpediniere di scorta Ardito (tenente di vascello Emanuele Corsanego) ed Uragano (capitano di corvetta Luigi Zamboni). Complessivamente, le navi del convoglio trasportano 7700 tonnellate di gasolio, 1400 tonnellate di munizioni, 3800 tonnellate di provviste ed altri quantitativi di altri rifornimenti.
I comandi britannici sono al corrente già da diversi giorni della progettata partenza di questo convoglio, grazie alle intercettazioni di “ULTRA”, ed organizzeranno di conseguenza una serie di attacchi aerei, diretti soprattutto contro la Portofino, carica di prezioso carburante.
3 novembre 1942
Intorno a mezzogiorno il convoglio viene avvistato da ricognitori nemici. Dopo il crepuscolo, il caposcorta decide di dividere il convoglio in due gruppi, per massimizzare le probabilità che almeno un gruppo non venga localizzato dagli attaccanti: una delle due navi da carico, insieme a tre delle unità di scorta (tra cui l’Hermes), navigherà verso ovest per tutta la notte, per attirare su di sé gli attacchi, mentre il resto del convoglio (tra cui la nave più importante, la Portofino) avrà maggiori probabilità di uscirne indenne.
4 novembre 1942
Durante la notte, tra le 00.15 e le 2.30, le navi vengono sottoposte a continui ed insistenti attacchi di bombardieri ed aerosiluranti (diretti soprattutto contro la Portofino), che tuttavia superano senza subire alcun danno grazie all’efficace occultamento con cortine nebbiogene ed alla reazione delle armi contraeree, che scompaginano la formazione attaccante. Nel gruppo “esca” l’Hermes, incrociando ad alta velocità ai margini del convoglio ed emettendo dense cortine fumogene, attira su di sé la maggior parte dei bombardieri. Un aerosilurante sgancia un siluro contro l’Hermes, che riesce ad evitarlo con una pronta contromanovra; anche la nave da carico viene mancata di poco.
Il convoglio raggiunge indenne Bengasi alle 11.30.
10 novembre 1942
Alle sei del mattino la Col di Lana parte da Bengasi diretta a Tripoli, scortata dalla torpediniera Partenope.
11 novembre 1942
Ad est di Misurata, alle 2.45, il convoglietto viene infruttuosamente attaccato da bombardieri nemici.
Alle 5.30 la scorta viene rinforzata dalla cannoniera-cacciasommergibili Eso; la Partenope mantiene il ruolo di caposcorta.
Col di Lana e scorta raggiungono Tripoli alle 19.30.
4 dicembre 1942
Alle 12.30 la Col di Lana lascia Tripoli diretta a Napoli, scortata dalle torpediniere Aretusa (caposcorta, capitano di corvetta Roberto Guidotti) e San Martino (tenente di vascello Enrico Vaccaro) e da una motosilurante tedesca.
La situazione in Libia sta ormai precipitando, con le truppe dell’Asse in ritirata dopo la sconfitta ad El Alamein: si prepara già l’abbandono della Tripolitania, e la Col di Lana nel suo viaggio di ritorno trasporta materiali vari sgomberati da Tripoli e duemila prigionieri di guerra da portare in Italia.
Alle 17.05, quattro ore e mezza dopo la partenza, l’Aretusa avvista verso il mare aperto dei razzi rossi, segnale di soccorso che indica la presenza di un aereo sinistrato: direttasi sul punto da cui provengono, alle 17.25 la torpediniera vi trova un canotto con due avieri britannici, che vengono presi prigionieri.
Alle 19.50 la San Martino lascia la scorta.
5 dicembre 1942
Durante la mattinata, nella zona delle Kerkennah, Col di Lana e scorta navigano in mezzo ai rottami di precedenti naufragi: molti vengono riconosciuti come appartenenti alla torpediniera Lupo ed al piroscafo Veloce, affondati in quelle acque tre giorni prima.
Alle 11.45 viene avvistato un ricognitore che pedina il convoglio tenendosi a distanza: l’Aretusa spara tre salve nella sua direzione per allertare la scorta aerea, inducendolo ad andarsene poco più tardi.
Alle 14.40, a nordest di Sfax e presso la boa numero 1 delle secche di Kerkennah (cioè quella più a nord), il convoglietto viene attaccato da quattro caccia britannici Bristol Beaufighter (cinque secondo la versione italiana) del 227th Squadron della Royal Air Force, impegnati in un rastrello antinave al largo delle isole Kerkennah e guidati dal tenente colonnello Cedric Masterman. Secondo il sottotenente Casimir Marmaduke “Cas” De Bounevialle, uno dei piloti dei Beaufighter, i due velivoli della scorta aerea, uno Junkers Ju 88 ed un Messerschmitt Bf 110, non avrebbero reagito in alcun modo ma si sarebbero limitati a liberarsi dei serbatoi supplementari, per poi darsi alla fuga. Invece di attaccare la nave mercantile, gli aerei si concentrano sull’Aretusa, sorvolandola in due passaggi e mitragliandola da bassa quota, provocandole vari danni e perdite (due morti e sedici feriti) a dispetto del suo vivace fuoco contraereo. La Col di Lana, viceversa, rimane indenne. Secondo la versione italiana i Beaufighter sarebbero stati respinti e danneggiati dal tiro delle mitragliere, ma secondo il libro "The Armed Rovers" di Roy Conyers Nesbit gli aerei sarebbero rientrati alla base indenni.
Alle 15.30 l’Aretusa riesce a rimettere in funzione la radio e la trasmissione dei comandi del timone, danneggiate nell’attacco aereo. Alle 17.24, poco a nord di Ras Kapudia, viene avvistato un bimotore diretto incontro alle navi italiane: nel dubbio che non sia nemico, l’Aretusa spara alcune raffiche di mitragliera nella sua direzione, ma non direttamente contro di esso; tuttavia il velivolo continua ad avvicinarsi senza deviare minimamente dalla rotta seguita, così che, giunto a 600 metri di distanza, viene preso di mira ed abbattuto. L’Aretusa ne recupera il pilota, ormai privo di vita: era un aviere della Luftwaffe, che si è imprudentemente avvicinato al convoglio senza eseguire la particolare manovra prescritta proprio per evitare questo genere di errori d’identificazione.
6 dicembre 1942
Poco prima dell’alba l’Aretusa sbarca a Pantelleria nove feriti gravi, dopo di che il convoglietto prosegue.
Dopo aver avvistato altri aerei, sia italiani che nemici, le navi giungono a Trapani verso le sei di sera; qui sostano alcune ore, e l’Aretusa sbarca i morti, i restanti feriti ed i due prigionieri.
7 dicembre 1942
Alle 00.20 Col di Lana ed Aretusa lasciano Trapani per il tratto finale della navigazione, raggiungendo Napoli alle 22.
Uno dei prigionieri trasportati dalla Col di Lana, il caporale sudafricano David W. Brokensha, avrebbe così descritto questo viaggio: “[La distanza] da Tripoli a Napoli, dove fummo sbarcati, è di meno di 600 miglia, ma il nostro viaggio durò cinque giorni perché zigzagavamo per evitare attacchi da parte di aerei o navi Alleate. Il primo paio di giorni fu sopportabile: anche se dormivamo nella stiva, le guardie ci permettevano di salire in coperta abbastanza liberamente nelle ore diurne, fino a quando un aereo della RAF comparve dal nulla, e volò basso sulla nave, mitragliando i ponti. Pur essendo noi stessi in pericolo, fummo così esaltati dal vedere per la prima volta uno dei nostri caccia che quelli di noi che si trovavano sul ponte esultarono e salutarono spontaneamente. Gli italiani, uno dei quali era rimasto ferito, erano furiosi, e ci tennero sottocoperta per i restanti tre giorni, senza lasciarci salire sul ponte neanche per espletare i nostri bisogni corporali al di là della murata – e non c’erano bagni di sotto. La fetida e sovraffollata stiva divenne ben presto estremamente sgradevole, con il movimento della nave che faceva rotolare avanti e indietro tutta quella porcheria. Questi giorni furono i peggiori della guerra per Paul [amico di Brokensha]. Furono brutti giorni per me, per tutti noi, ma per la prima volta Paul vacillò, il che mi preoccupò, dato che era sempre stato il mio sostegno. Una volta gridò, “Dio? Non c’è nessun Dio”. Gli unici prigionieri che si comportavano con compostezza e dignità erano un gruppo di Sikh, che se ne stavano in un angolo, pregavano, parlavano a bassa voce, e rimanevano imperturbabili, ignorando l’incredibile squallore e sporcizia tutt’attorno a loro. Arrivammo a Napoli all’inizio di dicembre del 1942, camminando – cercando di marciare a passo svelto – dai moli, attraverso le vie per raggiungere il nostro trasporto. Una vivida memoria è quella di essere passati davanti a delle donne napoletane che stavano piangendo, e renderci improvvisamente conto che stavano piangendo per noi. Solo a quel punto ebbi pena per me stesso, non mi ero reso conto di che pietose creature dovevamo sembrare, denutriti, sporchi, vestiti con abiti logori e stracciati”.
23 dicembre 1942
La Col di Lana ed il trasporto militare tedesco KT 2 partono da Napoli per Tunisi alle 10.30, scortati dalle torpediniere Sirio e Perseo. Fa parte del carico della Col di Lana anche 26 autocarri civili e la 513a Autosezione Pesante del Regio Esercito, tutti diretti in Libia.
24 dicembre 1942
All’alba il convoglio di cui fa parte la Col di Lana si congiunge con un altro, proveniente da Palermo e diretto a Biserta, formato dalla motonave Viminale e dal cacciatorpediniere Lampo. Si forma così un unico convoglio del quale è caposcorta il Lampo; alle 9.57, al largo di Capo Bon, la Perseo (tenente di vascello Saverio Marotta) attacca un sommergibile localizzato all’ecogoniometro (che secondo una fonte avrebbe lanciato dei siluri contro il convoglio e contro la stessa Perseo), ritenendo di averlo probabilmente danneggiato. Qualche fonte attribuisce a questa azione l’affondamento del sommergibile britannico P 48 (che viene talvolta retrodatato al 22 dicembre e/o attribuita all’azione congiunta della Perseo, della torpediniera di scorta Ardente e della vecchia torpediniera Audace, che in realtà si trovava all’epoca in Adriatico), che avrebbe lanciato contro la Viminale, ma in realtà questi non fu coinvolto in tale episodio, essendo la posizione dell’attacco della Perseo (45 miglia a nord di Capo Bon) troppo lontana dall’area d’agguato del sommergibile britannico; il P 48 fu quasi certamente affondato il giorno seguente dalle bombe di profondità della torpediniera di scorta Ardente.
Le navi procedono insieme per alcune ore, poi verso mezzogiorno i due convogli tornano a dividersi, e dirigono verso le rispettive destinazioni. Alle 19 Col di LanaKT 2Sirio e Perseo arrivano a Biserta.
31 dicembre 1942
Alle 9.15 la Col di Lana lascia Tunisi diretta a Palermo, scortata dalle torpediniere Animoso (caposcorta) e Perseo.
1° gennaio 1943
Col di Lana, Animoso e Perseo raggiungono Palermo alle 13.
17 gennaio 1943
La Col di Lana ed i piroscafi tedeschi Gerd ed Henri Estier partono da Palermo per Biserta alle 18, scortati dalle moderne torpediniere di scorta Ardito (caposcorta, capitano di corvetta Silvio Cavo) ed Animoso (tenente di vascello Camillo Cuzzi), dalla vecchia torpediniera Generale Antonino Cascino (tenente di vascello Gustavo Galliano) e da due dragamine tedeschi (convoglio denominato proprio «Col di Lana»).
Fuori Trapani si aggregano al convoglio anche tre motozattere tedesche, uscite da quel porto.
18 gennaio 1943
Alle 14.15 la motonave tedesca Ankara, che ha superato un’ora prima il convoglio «Col di Lana» e che è ancora molto vicina a quest’ultimo, urta due mine, che ne provocano l’affondamento alle 15.30. Dal convoglio «Col di Lana» viene distaccata la Cascino per contribuire al recupero dei naufraghi.
Alle 15 le motozattere lasciano il convoglio, che raggiunge Biserta alle 17.30.
24 gennaio 1943
Col di Lana, Estier e Gerd lasciano Biserta per Palermo alle 7, scortati dalle torpediniere Castore (caposcorta), Libra e Climene.
25 gennaio 1943
Il convoglio raggiunge Palermo alle 6.30.
5 febbraio 1943
Alle 17 Col di Lana ed Henri Estier partono nuovamente da Palermo per Tunisi, scortati dal cacciatorpediniere Lampo (caposcorta) e dalle nuovissime corvette Gabbiano e Persefone.
6 febbraio 1943
Il convoglio raggiunge Tunisi alle 20.

L’affondamento

Alle otto del mattino del 17 febbraio 1943, la Col di Lana lasciò Tunisi alla volta di Palermo, scortata dal cacciatorpediniere Lampo. Nel viaggio di ritorno in Italia, la motonave trasportava un piccolo gruppo di 48 prigionieri di guerra; complessivamente, tra prigionieri, guardie, equipaggio e militari di passaggio, la Col di Lana aveva a bordo 141 persone.
La navigazione proseguì senza intoppi fino a sera, ma alle 22.50 dello stesso 17 febbraio le due navi furono avvistate da un ricognitore nemico: l’avvistamento scatenò una serie di attacchi da parte di aerosiluranti britannici provenienti da Malta, che attaccavano isolati od a coppie. Il primo di questi attacchi ebbe luogo alle 00.25 del 18, il secondo alle 00.40, il terzo alle 00.48, tutti evitati; ma nel corso del quarto attacco, cinquanta minuti dopo la mezzanotte, la Col di Lana fu colpita da un siluro. A lanciarlo era stato un Vickers Wellington del 221st Squadron della Royal Air Force, matricola LB172, pilotato dal tenente colonnello (Wing Commander) Edward Peter William Hutton, che riferì al rientro di aver silurato una nave al largo di Capo Gallo. Per questo successo, Hutton sarebbe stato decorato con la Distinguished Flying Cross («Una notte, nel febbraio 1943, comandò un aereo inviato alla ricerca di naviglio. Nel corso del volo una nave mercantile di medie dimensioni, scortata da un cacciatorpediniere, fu avvistata. Il tenente colonnello Hutton attaccò immediatamente la nave mercantile, mettendo un siluro a segno da distanza ravvicinata. La nave affondò»).

Dopo una breve agonia, la Col di Lana affondò di poppa all’1.08 del 18 febbraio (ciò secondo il volume “La difesa del traffico con l’Africa Settentrionale dal 1° ottobre 1942 alla caduta della Tunisia”, dell’USMM; “Navi mercantili perdute”, sempre dell’USMM, indica invece l’1.25 come ora dell’affondamento), nel punto 38°29’ N e 12°49’ E, 18 miglia a nord/nordest da Capo San Vito Siculo (a nordovest di Palermo).
Il Lampo iniziò a raccogliere i superstiti, ma gli aerosiluranti non gli permisero di completare la sua opera di soccorso: all’1.05, mentre stava recuperando naufraghi, venne infatti attaccato a sua volta da due aerosiluranti, che lo costrinsero ad interrompere i soccorsi e dirigere ad alta velocità su Palermo, dove giunse alle 3.50 di quella stessa notte – dopo aver eluso all’1.37 un ultimo attacco aereo – sbarcando i naufraghi che aveva potuto recuperare. Per salvare i restanti naufraghi venne inviata sul posto da Trapani la nave soccorso Capri, che riuscì a recuperarne parecchi.

Dei 141 uomini imbarcati sulla Col di Lana, 101 vennero recuperati dal Lampo o dalla Capri; in 40 persero la vita, compresi 27 prigionieri.


3 commenti:

  1. Nei registri della Marina sui caduti nella II guerra, vi sono i nomi di 5 marinai con reparto Non Specificato (012), e quindi imbarcati su mercantili, che risultano scomparsi nel Mar Mediteranneo il 17 e il 18/2/43: Cozzolino Giovanni di Civitavecchia, Di Matteo Salvatore di Napoli, Meinardo Mario di Magliano Alfieri,Giacomelli Riccardo di Tortona e La Rosa Antonino di Milazzo. Potrebbero essere 5 componenti l'equipaggio del Col di Lana scomparsi nell'affondamento. Lei ha delle conferme in tal senso? Grazie. Antonio Salce

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    1. Purtroppo non ho nessun elenco nominativo di caduti o dispersi su questa nave. Forse andando a richiederne i fogli matricolari, o cercando un elenco dell'equipaggio della Col di Lana all'archivio USMM...

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  2. Mio padre, Lino Daneri, faceva parte dell'equipaggio di questa motonave e fece diversi viaggi in Estremo Oriente tra il 1935 e il 1937. Il comandante della nave, secondo il Libretto di Matricolazione, era Giuseppe Gerolimich.

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