Lo Jantina (foto USMM) |
Sommergibile di
piccola crociera della classe Argonauta (650 tonnellate di dislocamento in
superficie e 800 tonnellate di dislocamento in immersione). Insieme al gemello Jalea, si distingueva dalle altre unità
della classe per il diverso apparato motore (motori diesel FIAT e motori
elettrici CRDA, mentre Salpa e Serpente avevano motori diesel Tosi e
motori elettrici Marelli, ed Argonauta,
Medusa e Fisalia avevano motori sia diesel che elettrici CRDA).
Effettuò in guerra 7
missioni offensive/esplorative e 4 per trasferimento od esercitazione,
percorrendo in tutto 5634 miglia in superficie e 1203 in immersione, e
trascorrendo 72 giorni in mare.
Breve e parziale cronologia.
20 gennaio 1930
Impostazione presso i
cantieri Odero Terni Orlando del Muggiano (La Spezia).
16 maggio 1932
Varo presso i
cantieri Odero Terni Orlando del Muggiano (La Spezia).
Lo Jantina appena varato (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net) |
Lo Jantina in allestimento nel 1932 (da www.u-historia.com) |
Lo Jantina ed il gemello Jalea durante l’allestimento (sopra: da
“I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali” di Alessandro Turrini,
MariStat, 1990, via www.betasom.it; sotto:
da www.grupsom.com)
1° marzo 1933
Entrata in servizio.
Viene inizialmente assegnato ad una squadriglia “mista” (formata, cioè, da
sommergibili di classi diverse) con base a La Spezia.
Nello stesso anno
compie un viaggio sullo Jantina il
pittore Anselmo Bucci.
Uno dei suoi primi
comandanti è il tenente di vascello Giuseppe De Angioy.
Lo Jantina (secondo da sinistra) fotografato ad Oneglia l’8 ottobre 1934 insieme ai gemelli Zaffiro, Rubino, Ametista e Topazio, da sinistra a destra (Coll. Guido Alfano, via Marcello Risolo) |
Fine 1935
Lo Jantina ed il gemello Medusa vengono dislocati nel Dodecaneso,
assegnati al Gruppo Sommergibili di Lero, rimanendovi per circa un anno.
10 dicembre 1936
Assume il comando dello Jantina il tenente di vascello Cristiano Masi.
10 dicembre 1936
Assume il comando dello Jantina il tenente di vascello Cristiano Masi.
24 gennaio 1937
Lo Jantina (capitano di corvetta Cristiano
Masi), facente parte del VI Gruppo Sommergibili di Lero, salpa da La Spezia per
compiere una missione clandestina nelle acque di Barcellona, nell’ambito delle
operazioni subacquee italiane durante la guerra civile spagnola. I sommergibili
italiani operano a supporto delle forze spagnole nazionaliste di Francisco
Franco, cercando di ostacolare l’afflusso di rifornimenti per le truppe
spagnole repubblicane.
31 gennaio 1937
Dopo pattugliato la
zona di Barcellona per una settimana senza risultato, lo Jantina rientra a La Maddalena. Nel viaggio di ritorno il
sommergibile subisce un’avaria, e dev’essere rimorchiato in porto dall’incrociatore
leggero Eugenio di Savoia.
14 agosto 1937
Lo Jantina (tenente di vascello Gustavo Miniero),
assegnato ora al I Gruppo Sommergibili di La Spezia, salpa di nuovo da La
Spezia per un’altra missione clandestina al largo di Barcellona durante la
guerra civile spagnola. In questo periodo, le regole d’ingaggio – che impongono
la massima segretezza, dal momento che non vi è un formale stato di guerra tra
Italia e Spagna repubblicana, e dunque l’attività dei sommergibili italiani è
illegale – prescrivono di attaccare: il naviglio militare della Spagna
repubblicana; il naviglio mercantile repubblicano o sovietico sia in acque
territoriali che in acque internazionali; il naviglio mercantile di qualsiasi
nazionalità che sia sorpreso in navigazione notturna a luci spente entro tre
miglia dalla costa spagnola controllata dai repubblicani, o che sia sotto
scorta da parte di navi repubblicane, o che di notte si trovi in navigazione a
luci spente sotto scorta di navi da guerra di qualsiasi nazionalità.
17 agosto 1937
Nella notte del 17, al
largo di Barcellona, lo Jantina avvista
un cacciatorpediniere e gli lancia due siluri, senza riuscire a colpirlo. Il
cacciatorpediniere reagisce con una pesante caccia con bombe di profondità, ma
il sommergibile non subisce danni.
(g.c. Gruppo di Cultura Navale) |
22 agosto 1937
Lo Jantina rientra a La Maddalena,
concludendo così la sua seconda ed ultima missione “spagnola”.
19 giugno 1938
Lo Jantina riceve la bandiera di
combattimento, donata dalla città di Bergamo e consegnata dalla contessa Laura
Calvi Roncalli, fiduciaria provinciale dei fasci femminili.
Sia lo Jantina che il gemello Jalea passano la maggior parte del
periodo immediatamente precedente la seconda guerra mondiale nel Dodecaneso.
10 maggio 1940
Lo Jantina, insieme ai sommergibili Ametista, Jalea, Delfino e Zaffiro, lascia Messina per trasferirsi
nell’isola di Lero, la principale base navale del Dodecaneso. Il trasferimento
dei cinque sommergibili è stato disposto per rinforzare le forze subacquee
dislocate nel Dodecanso (sommergibili Tricheco,
Squalo e Narvalo), in preparazione della guerra ormai imminente. Pochi
giorni dopo i cinque battelli, attraversato l’Egeo, raggiungono la loro
destinazione.
10 giugno 1940
L’Italia entra nella
seconda guerra mondiale. Lo Jantina
(capitano di corvetta Vincenzo Politi) fa parte, insieme ai similari Zaffiro, Ametista e Jalea, della
LII Squadriglia Sommergibili (V Grupsom), avente base a Lero.
Lo stesso giorno
della dichiarazione di guerra, lo Jantina
salpa per la prima missione, un pattugliamento nel Canale di Caso (tra Creta e
l’isola di Caso) in una zona adiacente a quella assegnata al gemello Jalea.
20 giugno 1940
Lascia la zona
d’agguato per rientrare alla base, senza aver incontrato navi nemiche.
21 giugno 1940
Arriva a Lero.
2 luglio 1940
Prende il mare per
una nuova missione, un pattugliamento del canale tra Cerigo e Cerigotto.
8 luglio 1940
Durante il
pomeriggio, lo Jantina rileva agli
idrofoni dei rumori di eliche di unità navali in transito nella zona, ma non
riesce ad avvistare le navi nemiche.
13 luglio 1940
Rientra alla base.
In questo periodo ha
inizio, a Lero, il razionamento dei viveri: dall’entrata in guerra fino alla
caduta della Grecia e di Creta (aprile-maggio 1941), infatti, il Dodecaneso si
ritroverà sostanzialmente sotto blocco navale, rifornito soltanto da qualche
solitaria nave inviata ogni qualche mese con lo stretto necessario per
allontanare lo spettro della fame. A Lero, comunque, la situazione è meno
problematica che altrove, perché la Marina, a differenza dell’Esercito e
dell’amministrazione civile, ha provveduto già da tempo a creare cospicue
riserve di viveri per il proprio personale. Per il resto la vita a Lero
trascorre monotona: la guerra sembra lontana, gli unici a vederla sono gli
aerei ed i sommergibili, come lo Jantina,
che “vanno a cercarla” al di fuori delle acque del Dodecaneso.
Lo Jantina a La Spezia (Coll. Giuseppe Celeste, via www.associazione-venus.it) |
17 agosto 1940
Lascia Lero per
un’altra missione, un pattugliamento delle acque comprese tra Capo Sidero e le
Isole Cicladi.
31 agosto 1940
Ritorna a Lero, al
termine di una missione infruttuosa.
5 settembre-10 ottobre 1940
Turno di lavori di
manutenzione ordinaria in arsenale.
Durante questo
periodo avviene, il 20 settembre, il primo attacco aereo britannico su Lero; le
bombe cadono tutte in campagna, senza provocare danni alle installazioni
militari, nonostante le affermazioni contrarie dei bollettini britannici.
L’unica vittima dell’incursione è un contadino greco, ucciso da una bomba
insieme ad alcuni animali.
24-25 ottobre 1940
Lo Jantina viene inviato in pattugliamento
tra le isole di Scio e Kaloyeri (Mar Egeo).
26 novembre 1940
Secondo bombardamento
britannico di Lero: questa volta i bombardieri, Fairey Swordfish guidati dal
tenente di vascello Richard W. V. Hamilton dell’819th Squadron della
Fleet Air Arm (che in tempo di pace aveva soggiornato a Lero come turista, il
che gli aveva permesso di osservare le installazioni militari presenti
nell’isola), conducono un attacco a quota radente col favore del buio,
cogliendo di sorpresa le difese italiane, e riescono ad infliggere danni
considerevoli alle installazioni a terra, provocando una quarantina di vittime
e centrando con due bombe anche la caserma per gli equipaggi dei sommergibili.
Non subiscono invece alcun danno le unità navali, sommergibili compresi.
Qualche giorno dopo,
i bombardieri britannici tornano alla carica, sempre guidati da Hamilton:
questa volta, però, le difese sono in allerta e tendono agli assalitori una
trappola, lasciando che si avvicinino a sufficienza prima di aprire il fuoco.
L’aereo di Hamilton viene abbattuto dal tiro della batteria 306, schiantandosi
con la morte del pilota e di tutto l’equipaggio; altri aerei sono colpiti e
vengono visti cadere in mare. Da parte italiana non vi è alcuna perdita.
Il giorno seguente, i
resti del tenente di vascello Hamilton e dei suoi uomini vengono sepolti nel
cimitero di Temenia con solenni onoranze. Questo fallimento segnerà, per
parecchio tempo, la cessazione degli attacchi aerei britannici su Lero.
3 dicembre 1940
Inviato in pattugliamento
al largo delle Cicladi.
4 dicembre 1940
A seguito di gravi avarie
verificatesi durante il primo giorno in zona d’operazioni, deve interrompere la
missione e rientrare anticipatamente a Taranto per i lavori.
Lo stesso giorno i
decrittatori britannici di Bletchley Park (poi divenuti noti come “ULTRA”,
nominativo all’epoca non ancora assunto), probabilmente sulla scorta di alcuni
cifrari catturati nei mesi precedenti a bordo di sommergibili italiani
catturati (Galileo Galilei) od
abbordati prima dell’affondamento (Durbo,
Uebi Scebeli), riescono a decifrare
alcune comunicazioni italiane che permettono loro di comunicare ai comandi di
Alessandria d’Egitto che lo Jantina
si trova in quel momento in un settore d’operazioni compreso tra 36°30’ N e
37°00’ N e tra 26°30’ E. L’informazione non si traduce però in un attacco ai
danni del sommergibile (forse proprio perché ha dovuto lasciare tale settore il
giorno stesso per rientrare alla base).
20 dicembre 1940-30 maggio 1941
In lavori presso
l’Arsenale di Taranto.
Giugno 1941
Terminati i lavori, si
trasferisce ad Augusta.
11 giugno 1941
Lascia Augusta per un
pattugliamento al largo di Haifa.
15 giugno 1941
Colto da avarie ai
motori, deve dirottare su Lero.
21 giugno 1941
Concluse le
riparazioni, lo Jantina (capitano di
corvetta Vincenzo Politi) lascia Lero per una missione nelle acque dell’Egitto.
Lo Jantina nella tarda primavera del 1941 (g.c. Carlo Di Nitto/ANMI Gaeta) |
27 giugno 1941
Alle
5.45, subito dopo essere giunto nell’area assegnata, lo Jantina avvista in posizione 31°34’ N e 27°28’ E (al largo di Marsa
Matruh) un’unità identificata come un cacciatorpediniere "classe
Hero" (cioè, classe H), e gli lancia un siluro da distanza ravvicinata.
Mentre si disimpegna in immersione (per una fonte, dopo il tempo previsto per
il lancio), lo Jantina sente
distintamente una forte detonazione.
In
realtà, l’unità attaccata è lo sloop australiano Parramatta (capitano di corvetta Jefferson Hirst Walker), in
navigazione verso Marsa Matruh, che non è stato colpito: il siluro, regolato
per una profondità eccessiva – dato che il Parramatta
ha un pescaggio un po’ inferiore rispetto ad un cacciatorpediniere classe H –,
è passato sotto il suo scafo senza esplodere. Il Parramatta passa al contrattacco con bombe di profondità, e
successivamente si unisce alla caccia anche il cacciatorpediniere Stuart (capitano di vascello Hector
Macdonald Laws Waller), anch’esso australiano. (Per altra fonte, probabilmente
erronea, il bersaglio attaccato e mancato dallo Jantina sarebbe stato il cacciatorpediniere britannico Hotspur, effettivamente appartenente
alla classe H).
Subito
dopo l’attacco, lo Jantina viene
sottoposto a pesante caccia con bombe di profondità da parte di navi ed aerei,
protrattasi complessivamente per ben quarantott’ore. Riesce infine a sottrarsi
alla caccia, ma seriamente danneggiato, con numerose avarie, macchinari
lesionati, pericolose vie d’acqua e forti perdite d’aria, deve rientrare a
Lero.
Per
l’azione del 27 giugno, cui all’epoca viene erroneamente attribuito, da parte
italiana, l’affondamento di un cacciatorpediniere (per via dello scoppio sentito
dopo il lancio dei siluri), il comandante Politi riceverà una Medaglia
d’Argento al Valor Militare (motivazione: "Comandante di sommergibile, in un'audace missione di guerra, risolutamente
attaccava il nemico affondando un ct. nemico, dimostrando elevato spirito
aggressivo, sereno ardimento ed elevatissime qualità professionali. Fatto segno
di violenta, prolungata caccia, manovrava con perizia e coraggio, riuscendo,
nonostante le gravi avarie sofferte, a disimpegnare ed a portare alla base
l'unità al suo comando. Nell'assolvimento del suo compito apportava l'ardente
ed appassionato contributo al suo animo temperato alla dura scuola del dovere e
del sacrificio dando prova di superbe virtù militari"). Anche il resto
dell’equipaggio verrà decorato per l’azione; il comandante in seconda Loggini,
il direttore di macchina Pirro, l’ufficiale di rotta Colombo, il guardiamarina
Giadrossi, il capo elettricista Polito ed il capo meccanico Da Rold riceveranno
la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, il resto dell’equipaggio la Croce di
Guerra al Valor Militare. Le decorazioni, però, giungeranno quasi tutte postume.
L’affondamento
I gravi danni subiti durante
l’ultima missione al largo dell’Egitto avevano ridotto lo Jantina «in stato di inefficienza», e non risultavano riparabili
con i modesti mezzi disponibili nel Dodecaneso: di conseguenza, fu giocoforza deciderne
l’invio in Italia per effettuarvi le necessarie riparazioni, anche se il
trasferimento in quelle condizioni (i danni riportati impedivano l’immersione),
dovendo percorrere un lungo viaggio in acque infestate da sommergibili nemici,
si presentava tutt’altro che semplice.
Venne stabilito che
da Lero lo Jantina avrebbe dovuto
raggiungere dapprima Corinto e successivamente Messina, per poi proseguire alla
volta di Napoli, sua destinazione finale, dove sarebbe entrato in bacino per i
lavori. Per altre fonti, invece, da Lero lo Jantina
avrebbe dovuto fare rotta verso Brindisi, ed in questa base si sarebbero dovuti
svolgere i lavori di riparazione.
In ogni caso, nelle
prime ore del 5 luglio 1941 lo Jantina
lasciò Lero per rientrare in Italia. Lo comandava, come in tutte le missioni
fin dall’entrata in guerra un anno prima, il capitano di corvetta Vincenzo
Politi. A causa dei danni subiti, il sommergibile avrebbe dovuto compiere tutta
la navigazione restando in superficie, con tutti i rischi che ciò comportava.
Purtroppo, lo Jantina non doveva fare molta strada
prima di imbattersi in uno di questi pericoli. Alle 17.46 dello stesso 5 luglio
il sommergibile britannico Torbay
(capitano di corvetta Anthony Cecil Capel Miers), trovandosi a 11,5 miglia per
240° dall’isoletta greca di Stapodia, avvistò un altro sommergibile che
navigava in superficie, a quattro miglia di distanza, su rilevamento 080°. Era
lo Jantina.
Subito il Torbay accostò in direzione del nuovo
arrivato, ed alle 18.16, giunto in posizione adatta al lancio, lanciò sei
siluri da una distanza di 1370 metri. Il sole stava tramontando.
Sullo Jantina, che in quel momento era al
traverso dell’isola di Mykonos (menzionata dalle fonti italiane come Mykoni o
Mykoni), nessuno sospettava di niente: solo quando – alle 18.15, secondo le
fonti italiane – vennero avvistate due scie di siluri, vicinissime, ci si rese
conto di essere sotto attacco. Purtroppo era già troppo tardi: i siluri erano
troppo vicini quando furono avvistati, e non fu possibile evitarli. Colpito da
due delle armi, una a prua e l’altra a centro nave, lo Jantina affondò in meno di un minuto, nel punto 37°21’ N e 25°20’ E
(secondo le fonti italiane; in Mar Egeo, tre o quattro miglia a sud di Mykonos)
o 37°30’ N e 25°00’ E (secondo fonti britanniche; ad est di Mykonos; altra
fonte britannica afferma “a sud di Melos” ma si tratta certamente di un errore).
Sul Torbay venne registrata, un minuto dopo
il lancio, «un’esplosione seguita dieci secondi più tardi da una tremenda
doppia esplosione», che scosse violentemente il battello britannico, causando
anche qualche lieve danno. Quando Miers diede un’occhiata al periscopio, vide
un aereo in avvicinamento, pertanto decise di scendere in profondità ed
allontanarsi (per una fonte, l’aereo avrebbe anche lanciato una bomba di
profondità contro il Torbay, che però
non avrebbe subito danni di rilievo).
La maggior parte dei 47
(per altra fonte 48) uomini che componevano l’equipaggio dello Jantina si trovavano sottocoperta al
momento del siluramento: non ebbero scampo, e affondarono con il sommergibile. Gli
uomini che si trovavano in plancia vennero gettati in mare dall’esplosione, e
si ritrovarono in acqua, confusi e intontiti. Soltanto in sei si salvarono,
raggiungendo a nuoto la vicina Mykonos: il guardiamarina Michele Giadrossi e
cinque tra sottufficiali e marinai.
Perirono con lo Jantina il comandante Politi, altri tre
ufficiali e 37 tra sottufficiali, sottocapi e marinai.
I loro nomi:
Sante Bobbo, sottocapo motorista, da Treviso
Domenico Bornancin, sottocapo elettricista, da
Pordenone
Guerrino Bossi, sottocapo motorista, da
Cremona
Vito Brescia, marinaio motorista, da Monopoli
Attilio Carradore, marinaio silurista, da
Arzignano
Aurelio Casadio, sottocapo fuochista, da
Ravenna
Valdemaro Castagneto, secondo capo silurista,
da Viareggio
Luciano Cella, sottocapo elettricista, da
Milano
Amleto Cerutti, capo meccanico di terza classe,
da Milano
Augusto Colombo, guardiamarina (ufficiale di
rotta), da Mercallo
Antonio Conte, marinaio radiotelegrafista, da
Sant’Angelo a Cupolo
Middel Mario Costa, marinaio elettricista, da
Genova
Salvatore D’Arco, marinaio, da Ponza
Bruno Da Rold, capo meccanico di seconda
classe, da Belluno
Rosario Esposito, marinaio elettricista, da
Palermo
Giuseppe Fardelli, marinaio fuochista, da
Massa Marittima
Attilio Feola, marinaio, da Ponza
Antonio Ferrigno, sergente furiere, da Minori
Martino Furettini, secondo capo nocchiere, da
Piadena
Francesco Gulminelli, marinaio silurista, da
Gardone Val Trompia
Vito Laraspata, sottocapo radiotelegrafista,
da Napoli
Vittorio Loggini, tenente di vascello
(comandante in seconda), da Roccastrada
Ermanno Maritano, sottocapo fuochista, da
Trofarello
Pietro Molgora, marinaio elettricista, da
Milano
Giacomo Montagna, secondo capo meccanico, da
Sala Baganza
Saverio Monticelli, sottocapo silurista, da
Leporano
Alfonso Muollo, marinaio, da Castellammare di
Stabia
Gerardo Pascale, secondo capo
radiotelegrafista, da San Marzano sul Sarno
Guido Pirro, tenente del Genio Navale
(direttore di macchina), da Torre del Greco
Vincenzo Politi, capitano di corvetta
(comandante), da Napoli
Giovanni Polito, capo elettricista di prima
classe, da La Spezia
Matteo Rossi, sergente radiotelegrafista, da
Salerno
Vinicio Salvaggio, sottocapo motorista, da
Pola
Vincenzo Sgroi, sergente furiere, da
Montelepre
Giuseppe Sorrentino, marinaio cannoniere, da
Portici
Ruggero Trombetti, sottocapo radiotelegrafista,
da Medicina
Armando Vecchietti, sergente motorista, da
Civitanova Marche
Beniamino Zaccaro, sergente cannoniere, nato
in Venezuela
Arturo Zagnoli, sottocapo segnalatore, da
Riolunato
Gino Zenier, marinaio silurista, da Venezia
Michele Zoli, sottocapo silurista, da
Sassocorvaro
Nota – Una fonte Internet (sito ANMI Gaeta) riporta,
oltre ai 41 nomi sopra elencati, anche quelli di altri sei caduti: marinaio Sebastiano
Agliano; capo di prima classe Arturo Brandani; marinaio Tommaso Ferragina;
marinaio Alberto Morbin; marinaio Giuseppe Poggi; marinaio Giuseppe Tesoriero.
Nell’elenco dei caduti e dispersi della Marina Militare nella seconda guerra
mondiale, tuttavia, il nome di Sebastiano Agliano non compare, mentre Brandani,
Ferragina, Morbin, Poggi e Tesoriero risultano tutti appartenenti
all’equipaggio non dello Jantina, ma
del sommergibile Sirena: Brandani, Ferragina, Poggi e Tesoriero morirono il 10
aprile 1943 nel bombardamento della base di La Maddalena, mentre Morbin morì in
Italia a guerra finita, il 24 novembre 1946.
Soltanto cinque salme
poterono essere recuperate dopo qualche giorno: quelle del comandante Politi, del
sottocapo motorista Sante Bobbo, del secondo capo silurista Valdemaro
Castagneto, del capo meccanico Amleto Cerutti, e del marinaio elettricista
Middel Costa. Furono sepolte nel cimitero di Lero. Il 10 luglio 1941 il
capitano di vascello Aldo Cocchia, comandante militare di Lero, scriveva nel
suo diario: «…ben altra commozione
proviamo oggi alla triste cerimonia dei funerali del capitano di corvetta
Politi, comandante del sommergibile Jantina. Lo Jantina era partito da Lero due
giorni fa diretto in Italia e, quando salutavamo con affettuosa cordialità
questo sommergibile che rimpatriava dopo un periodo di buon lavoro in Egeo, non
avremmo mai pensato che le sue ore fossero contate. Al largo di Miconi lo Jantina
veniva silurato da un sommergibile nemico e affondava rapidamente portando con
sé la quasi totalità del suo equipaggio. Mezzi di soccorso partirono da Lero e
da Dira, ma purtroppo riuscirono a salvare soltanto due giovani ufficiali e a
recuperare le salme del comandante e di quattro uomini. Ai funerali interviene
l’ammiraglio Biancheri che pronuncia brevi parole, ma non vi sono parole che
riescano ad esprimere la nostra commozione». Più avanti, nel suo libro di
memorie “Convogli”, Cocchia descrive il piccolo cimitero di Lero nel quale riposarono
per qualche tempo, fino al dopoguerra, i resti del comandante Politi e dei
quattro uomini recuperati dal mare: «No,
non ha proprio niente di molto suggestivo o di poetico il nostro cimitero,
sito, com’è, sulla collina brulla, recinto di un muro bianco. Pochi cipressi
stenti e vizzi, piantati quasi tutti quest’anno [1941], non riescono a creare quell’atmosfera di
dolce raccoglimento propria dei camposanti di campagna. L’altare contro il muro
di fondo è troppo aperto, troppo esposto perché possa invitare alla preghiera.
Le tombe sono allineate su più file quasi siano ancora in riga i soldati e i
marinai che vi dormono. E forse in riga sono ora i loro spiriti, inquadrati
come un tempo per vegliare su di noi che continuiamo la loro opera. Tombe tutte
eguali, senza monumenti e senza epigrafi, tutte ricoperte di una lastra di
cemento sormontata da una croce, tutte bordate da una fascia di fiori –
anemoni, dalie, crisantemi – tutte con una piastra di bronzo sulla quale sono
impressi un nome, due date. Nient’altro. Sotto le grigie lastre di cemento
giacciono i marinai e i soldati caduti per servizio, per i bombardamenti aerei,
per la guerra, per qualsiasi ragione. Ultimi giunti i cinque del sommergibile Jantina.
In un angolo del cimitero riposano aviatori inglesi abbattuti dalle nostre
artiglierie e fra essi è il capitano Hamilton che per molti anni era venuto, in
pace, a villeggiare a Lero».
Il comandante Politi
ed il sottocapo Bobbo riposano oggi presso il Sacrario dei Caduti Oltremare di
Bari. Quasi tutti gli altri uomini dello Jantina,
per usare le parole di Aldo Cocchia riferite a tanti marinai e avieri partiti
da Lero senza più fare ritorno, «dormono ora sotto il gran sudario azzurro del
mare».
Dopo otto decenni di oblio, il relitto dello Jantina è stato individuato nel novembre 2021 da un gruppo di subacquei greci facente capo a Kostas Thoctarides, durante l'ispezione di un cavo sottomarino in fibra ottica. Lo sfortunato sommergibile giace oggi a 103 metri di profondità, adagiato sul fianco sinistro; si presenta ben conservato e generalmente integro, salvo per la prua estrema, asportata dall'esplosione di uno dei siluri. Il portello della torretta è aperto, ed i periscopi si presentano abbassati, dal momento che quando fu affondato il battello si trovava in superficie.
Tre
immagini del relitto dello Jantina
(g.c. Kostas Thoctarides)
L’affondamento dello Jantina nel giornale di bordo del Torbay (da Uboat.net):
“At 1946 hours, while
Torbay was in position 240° Stapodia
Island 11.5 nautical miles, a submarine was sighted bearing 080° 4 nautical
miles away. Torbay at once turned to
engage the target.
At 2016 hours 6
torpedoes were fired from 1500 yards. One minute later an explosion was heard
followed by a tremendous double explosion 10 seconds later. The explosion shook
Torbay violently causing some light
damage. When Lt.Cdr. Miers took a look through the periscope an aircraft was
seen approaching so he took Torbay
deep.”
Un'altra immagine dello Jantina (g.c. Marcello Risolo via www.naviearmatori.net) |
Bsera. Dal 10 dicembre 1936 il comando dell'Iantina fu assunto dal TV Cristiano Masi.
RispondiEliminaGrazie, aggiungo
EliminaRiposate in pace!
RispondiEliminaOnori a tutti Voi
Oggi 5 luglio voglio ricordare mio zio sgt/ motorista Vecchietti
"Dormono ora sotto il gran sudario azzurro del mare».
Mio Zio Gino, silurista, riposa sotto il sudario del mare con i suoi compagni di sventura. Sarà mia premura gettare in mare una corona di fiori quando in aprile 2024 sarò lì.
EliminaGentile Amico, a nome di tutta la mia famiglia ti ringrazio per il gesto nobile. I nostri cari meritano di essere ricordati con onore. Sarei lieto di conoscere il tuo nome. Andrea Gambardella andreagambardella@gmail.com
EliminaGrazie infinte comunque Bruna, siamo accomunati dall'essere parenti di chi giace lì sotto. Prima o poi andrò anche io a Mykonos con la mia famiglia. Teniamoci in contatto.
EliminaSalve,
RispondiEliminaa bordo dello Jantina c'era anche il Sgt. Antonio Ferrigno. Era il fratello di mio nonno.
Una volta, mentre ero a tavola con mio nonno già 95enne, gli chiesi di raccontarmi la sua storia. Ebbene, inaspettatamente si mise a piangere. Ecco, questo dimostra per quanto tempo nei cuori della gente è rimasto vivo il ricordo ed il dolore di quella sciagura.
Chiedo cortesemente che venga rettificato l'articolo, ladddove viene indicata Maiori (SA) come città di provenienza del Sgt. Antonio Ferrigno, in luogo di Minori (Sa). Non si tratta dello stesso comune ma di due comuni limotrofi. Sono in possesso di una sua foto in divisa.
La ringrazio, provvedo subito a correggere.
EliminaSe volesse inviarmi una scansione della foto del suo prozio potrei inserirla col suo permesso in questa pagina.
Salve, dove posso inviargliela? Grazie
RispondiEliminaBuongiorno, può inviarla a lorcol94@gmail.com
EliminaSalve, avrei bisogno di un Suo indirizzo email o anche whatsapp
RispondiEliminahttps://www.protothema.gr/greece/article/1181422/istoriko-nauagio-tou-italikou-upovruhiou-jantina-apo-to-1941-edopistike-ston-vutho-tou-aigaiou-fotografies/
RispondiEliminahttps://www.protothema.gr/greece/article/1181422/istoriko-nauagio-tou-italikou-upovruhiou-jantina-apo-to-1941-edopistike-ston-vutho-tou-aigaiou-fotografies/
RispondiEliminaCommovente ricordando mio padre sommergibile Bronzo.
RispondiEliminaRosario Tolomeo
Buongiorno, mio zio Gino Zenier è stato dichiarato disperso sullo Jantina. Non l'ho conosciuto ma ricordo una sua foto che è andata perduta tantissimi anni fa quando mancarono i miei nonni. Se qualcuno ha una foto dell'equipaggio dello Jantina avrei tanto piacere di ritrovare lì il suo volto.
RispondiEliminaAttendo con speranza. Grazie di cuore.
Buonasera, tempo fa avevo scritto che sarei andata in una crociera che faceva tappa a mikonos. Da poco avevo saputo che il relitto del sommergibile jantina è stato ritrovato a 3 km dalla costa. Lì sotto è rimasto mio zio Gino, un ragazzo di 21 anni di cui mia mamma, sua sorella, mi ha sempre parlato. Per lei volevo gettare dei fiori in mare per dare un saluto a lui e a chi, insieme a lui, non è tornato a casa. Avevo già chiesto l'autorizzazione a portare i fiori a bordo. Purtroppo il comandante ha annunciato il cambio di rotta a causa del vento a 40 nodi. Ci siamo diretti verso una isola vicina della quale non ricordo il nome. Non sono scesa dalla nave quel giorno. Sono dispiaciuta. Ma tornerò. Il sommergibile jantina sarà sempre lì con i suoi ragazzi. Bruna
RispondiEliminaGrazie infinte comunque Bruna. Prima o poi andrò anche io a Mykonos con la mia famiglia. Teniamoci in contatto.Andrea Gambardella
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