giovedì 1 settembre 2016

Palestro

La Palestro (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net

Torpediniera, già cacciatorpediniere, capoclasse della classe Palestro (862 tonnellate di dislocamento standard, 1033 in carico normale, 1180 a pieno carico).
La classe Palestro fu ordinata ai cantieri Orlando di Livorno agli inizi della prima guerra mondiale, il 31 dicembre 1915, basandosi parzialmente sulle classi Audace ed Indomito; rispetto alla classe Audace, i Palestro avrebbero avuto maggiori dimensioni, un apparato motore più potente di quasi il 50 % (il che consentiva una maggiore velocità), un armamento più potente e migliorie strutturali, tra cui il frazionamento dei compartimenti stagni.
In origine erano previste otto unità, ma – a causa della carenza di materiali in tempo di guerra – solo quattro furono impostate, nel 1917, e la loro costruzione andò tanto a rilento che vennero completate molto dopo la fine della guerra; il progetto delle altre quattro, la cui costruzione era stata rimandata a data indefinita, fu modificato ed esse divennero così un’altra classe, la classe Curtatone.
Le unità della classe, con un dislocamento a pieno carico di 1200 tonnellate, erano propulse da due turbine alimentate da quattro caldaie, che sviluppavano una potenza di 22.000 HP consentendo una velocità di 33 nodi. L’armamento era identico a quello della precedente classe La Masa (quattro pezzi singoli da 102/45 mm – due situati sul castello di prua, uno in prossimità del secondo fumaiolo ed uno a poppa – e due da 76/40 mm, situati a centro nave assieme a due tubi lanciasiluri binati da 450 mm, uno per lato) dalla quale i Palestro si differenziavano per il differente numero di fumaioli (due anziché tre) e la maggiore lunghezza del castello di prua.
Ancorché abbastanza moderni per l’epoca e migliori dei “tre pipe” delle classi Pilo, Sirtori e La Masa, i Palestro non vennero giudicati navi particolarmente riuscite; partendo dal loro progetto venne pertanto ideata una classe di unità di maggiori dimensioni, i Sella.
Durante la guerra la Palestro operò nel Basso Adriatico, principalmente in compiti di scorta convogli e caccia antisommergibile.

Breve e parziale cronologia.

12 aprile 1917
Impostazione nei cantieri Fratelli Orlando di Livorno.
23 marzo 1920
Varo nei cantieri Fratelli Orlando di Livorno.


Due immagini del Palestro scattate nel 1920 al largo dei cantieri Orlando di Livorno, verosimilmente durante le prove a mare (Archivio Storico Cantiere Azimut-Benetti di Livorno, via www.associazione-venus.it)


26 gennaio 1921
Entrata in servizio, come cacciatorpediniere. È comandante in seconda il tenente di vascello Luigi Biancheri, futuro ammiraglio durante la seconda guerra mondiale.
La bandiera di combattimento viene consegnata a Livorno nello stesso anno, alla presenza di Aimone di Savoia.
3-5 marzo 1921
Il 3 marzo il Palestro si presenta nella rada di Antibes, in Francia, per imbarcare la salma del re del Montenegro Nicola I (padre della regina Elena), deceduto ad Antibes due giorni prima, e portarla a Sanremo, dov’egli aveva espresso il desiderio di essere sepolto. Salgono a bordo anche la vedova Milena, i figli ed il seguito. Il mattino del 5 marzo il Palestro lascia Antibes diretto a Sanremo, dove giunge alle 11; sale a bordo Vittorio Emanale III, poi la salma di Nicola I viene portata a terra per il funerale. Alle 15 il Palestro lascia Sanremo scortando l’esploratore Falco, che riporta Vittorio Emanuele III a Civitavecchia.
Primi anni Venti
Opera alle dipendenze dell’Accademia Navale di Livorno.
Negli anni successivi prende parte a diverse crociere nel Mediterraneo.

Il Palestro in navigazione nella seconda metà degli anni Venti, con in secondo piano il Generale Antonio Cantore (g.c. Dante Flore)

1929
Il Palestro, unitamente ai gemelli Confienza, San Martino e Solferino, forma la VII Squadriglia Cacciatorpediniere, che, insieme alla VIII Squadriglia (Curtatone, Castelfidardo, Calatafimi e Monzambano) ed all’esploratore leggero Augusto Riboty, costituisce la 4a Flottiglia Cacciatorpediniere della II Divisione Siluranti, inquadrata nella 2a Squadra Navale di base a Taranto.
5-18 giugno 1929
Il Palestro, insieme ai cacciatorpediniere Curtatone, Calatafimi e Monzambano ed all’esploratore Augusto Riboty, fa parte della flottiglia di supporto logistico dislocata lungo la rotta percorsa da 35 idrovolanti Savoia Marchetti S. 55 e S. 59 (con a bordo 170 tra militari, giornalisti e politici) guidati da Italo Balbo nella crociera aviatoria nel Mediterraneo Orientale, con partenza ed arrivo a Taranto via Atene, Costantinopoli, Varna ed Odessa. Il Palestro imbarca una squadra meteorologica guidata dal professor Filippo Eredia, primo capo del Servizio Meteorologico della Regia Aeronautica. Durante tale missione, la nave si spinge fino in Mar Nero.
1930
Il fumaiolo prodiero, avente in origine la medesima altezza di quello poppiero, viene allungato per evitare che il fumo ostacoli la punteria e la direzione del tiro.
1931
Forma, insieme agli incrociatori leggeri Bari e Taranto, ai cacciatorpediniere San Martino e Monzambano ed alla torpediniera Giuseppe Dezza, la IV Divisione Navale (2a Squadra Navale).
1934-1935
Inviato in Mar Rosso ed assegnato al Comando Superiore Navale Africa Orientale Italiana (insieme all’incrociatore leggero Bari, all’esploratore Pantera, alla torpediniera Audace, ai posamine Azio ed Ostia ed alla cisterna militare Niobe).


Due immagini della Palestro, scattate probabilmente nella seconda metà degli anni Trenta (Coll. fam. Bonadies, via Mirco Martinini)


30 settembre 1935
All’inizio della guerra d’Etiopia, il Palestro si trova dislocata a Massaua, in Eritrea, insieme agli anziani incrociatori leggeri Bari e Taranto, ai cacciatorpediniere Tigre, Pantera e Francesco Nullo, alla torpediniera Audace ed ai sommergibili Narvalo, Tricheco, Luigi Settembrini e Ruggiero Settimo.
Anni Trenta
Trasferito in Cirenaica.
1° ottobre 1938
Declassata a torpediniera.
Negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della seconda guerra mondiale si pianifica un potenziamento dell’armamento contraereo delle navi della classe Palestro, mediante la sostituzione di uno dei cannoni da 102 mm e di entrambi quelli da 76 mm con quattro mitragliere Breda da 20/65 mm. Il progetto, tuttavia, resterà sulla carta.

In navigazione (da www.marina.difesa.it

10 giugno 1940
All’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Palestro forma, con le gemelle Confienza, San Martino e Solferino, la XV Squadriglia Torpediniere di base a Venezia (Settore Alto Adriatico).
20 agosto 1940
A seguito della creazione del Comando Superiore Traffico Albania (Maritrafalba), attivato il 5 settembre, la Palestro viene dislocata a Brindisi e posta alle dipendenze di tale Comando, insieme alla gemella Solferino, alle vecchie torpediniere CastelfidardoMonzambanoAngelo BassiniNicola Fabrizi e Giacomo Medici, alle più moderne PollucePartenope e Pleiadi, ai vetusti cacciatorpediniere Carlo Mirabello ed Augusto Riboty, agli incrociatori ausiliari RAMB IIICapitano A. Cecchi e Barletta ed alla XIII Squadriglia MAS con i MAS 534535538 e 539. Viene destinata a compiti di scorta ai convogli tra Italia ed Albania nonché ricerca e caccia antisommergibile sulle stesse rotte.
26 agosto 1940
La Palestro, insieme alla Solferino, alla Bassini ed ad un cacciatorpediniere (oltre ad alcuni aerei), viene inviata nel punto 41°13’ N e 18°55’ E (ad una trentina di miglia da Durazzo) per dare la caccia ad un sommergibile avvistato e segnalato alle 12.57, in tale punto, dalla motonave Filippo Grimani. Il sommergibile è il britannico Perseus (capitano di corvetta Peter Joseph Howell Bartlett), che alle 13.33 ha lanciato infruttuosamente quattro siluri contro la Grimani (che alle 13.53 lancia un altro messaggio col quale comunica l’avvistamento delle scie dei siluri). La caccia da parte della Palestro e delle altre unità sarà infruttuosa.
5 settembre 1940
Prima missione per Maritrafalba: la Palestro scorta da Bari a Durazzo, unitamente all’incrociatore ausiliario Barletta ed alla torpediniera Giacomo Medici, i trasporti truppe Rossini ed Italia, aventi a bordo 1090 uomini della 49a Divisione Fanteria «Parma» nonché 97 tonnellate di materiali.
6 settembre 1940
Palestro e Medici scortano Italia e Rossini che rientrano vuoti da Durazzo a Bari.
7 settembre 1940
Scorta da Brindisi a Durazzo il piroscafo Nita e la motonave Maria, che trasportano 212 automezzi e 18 motocicli.
10 settembre 1940
Palestro e Solferino scortano da Durazzo a Bari i piroscafi Galilea, Oreste e Quirinale, di ritorno scarichi in Italia.
12 settembre 1940
Scorta da Bari a Durazzo i piroscafi Premuda, Oreste ed Antonietta Costa, carichi di 1305 quadrupedi e 135 tonnellate di rifornimenti.
15 settembre 1940
Scorta da Durazzo a Bari i piroscafi Chisone e Nita, scarichi.
19 settembre 1940
La Palestro e l’incrociatore ausiliario Capitano A. Cecchi scortano da Bari a Durazzo la motonave Maria ed i piroscafi Perla, Oreste e Premuda, con a bordo 929 quadrupedi e 2520 tonnellate di automezzi ed altri materiali.

Foto ufficiale della Palestro (da www.marina.difesa.it


L’affondamento

Alle 12.30 del 22 settembre 1940 la Palestro (al comando del tenente di vascello di complemento Luigi Risso) salpò da Durazzo per scortare a Bari un convoglio di mercantili vuoti che rientravano: i piroscafi Oreste (capitano di lungo corso Erasmo Papale) e Premuda (capitano di lungo corso Vito Tamma) e la piccola motonave Carlotta (capitano di lungo corso Giacomo Cozzolino).
Il convoglio era disposto in linea di fila, con la Carlotta, nave più lenta (soli sette nodi di velocità massima, e di conseguenza questa fu anche la velocità che il convoglio fu costretto a tenere), in testa, seguita dal Premuda e per ultimo dall’Oreste, in coda. La Palestro, invece, eseguiva il suo compito di scorta cambiando continuamente rotta, velocità e posizione rispetto al convoglio.
Alle 18.20 la Palestro si trovava in testa al convoglio (che in quel momento si trovava ad una trentina di miglia da Durazzo) ed in quel momento accostò a sinistra – apparentemente con l’intento di portarsi in coda oppure di effettuare un giro attorno al convoglio –, ma senza incrementare subito la velocità.
Non appena la nave ebbe completato l’inversione di rotta, tuttavia, vennero avvistate tre scie di siluri sulla sinistra: li aveva lanciati il sommergibile britannico Osiris, al comando del capitano di corvetta John Robert Garstin Harvey.
Il comandante Risso ordinò di mettere le macchine avanti tutta e tutta la barra a sinistra, per schivare i siluri e dirigersi verso il sommergibile attaccante, con il probabile intento di speronarlo: prima che questo fosse possibile, tuttavia, un siluro colpì la Palestro sotto la plancia, tra le caldaie prodiere ed il deposito munizioni.
L’esito fu catastrofico: l’esplosione spezzò in due la nave, uccidendo il comandante Risso e tutti coloro che si trovavano in plancia; il troncone prodiero si abbatté immediatamente sul lato di dritta e colò rapidamente a picco assieme a più di metà dell’equipaggio, mentre il troncone poppiero rimase a galla appena quattro minuti, giusto il tempo perché gli uomini che vi si trovavano potessero abbandonarlo, poi scomparve anch’esso nel punto 41°19' N e 18°34' E (o 41°16’ N e 18°36’ E; nel Canale d’Otranto, circa 40 miglia a ponente di Durazzo e 75 miglia ad est di Bari).

Nonostante il rischio di essere a loro volta silurati, i tre mercantili si prodigarono nei soccorsi ai superstiti della Palestro, permettendo il rapido salvataggio di tutti i naufraghi. La Carlotta raggiunse subito il punto dell’affondamento, calò in mare le proprie imbarcazioni e recuperò così i 43 naufraghi ancora vivi; il Premuda lanciò subito il segnale di soccorso ed accostò a sinistra, verso il punto dal quale si originavano le scie dei siluri (che l’equipaggio aveva avvistato), per impedire al sommergibile di lanciare altri siluri o di emergere per attaccare i mercantili col cannone. Diversi membri dell’equipaggio sentirono uno scossone allo scafo che attribuirono prima ad un siluro che avesse colpito la loro nave e poi, verificato che così non era, all’avvenuto speronamento del sommergibile. In realtà, l’Osiris non fu speronato; si ritenne poi che il Premuda avesse urtato qualche relitto.
Dopo questo “contrattacco”, il Premuda si diresse anch’esso sul luogo dell’affondamento della Palestro e calò un’imbarcazione, indi zigzagò intorno alla Carlotta per proteggerla mentre questa recuperava i superstiti della torpediniera. Al contempo, il piroscafo rispose a tutte le richieste di notizie giunte via radio.
L’Oreste, dopo aver manovrato per evitare altri due siluri dei quali aveva avvistato le scie, tenne comportamento analogo a quello del Premuda.
Terminato il salvataggio dei naufraghi, il convoglio proseguì per Bari, col Premuda in testa.

Nonostante il pronto soccorso da parte dei mercantili, il bilancio fu pesante: su 125 uomini che componevano l’equipaggio della Palestro, sopravvissero soltanto due ufficiali e 51 sottufficiali e marinai. I morti furono tre ufficiali (compreso il comandante Risso) e 69 tra sottufficiali e marinai.


I loro nomi:

Giovanni Acilio, marinaio fuochista, disperso
Angelo Carlo Airoldi, marinaio fuochista, disperso
Domenico Amara, marinaio, disperso
Antonino Amoroso, marinaio fuochista, disperso
Vincenzo Andiloro, marinaio fuochista, disperso
Rosario Ardito, marinaio segnalatore, disperso
Lucio Beltrame, sottocapo nocchiere, disperso
Nicolò Bolis, guardiamarina, disperso
Gaetano Borgesi, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Bovo, marinaio, disperso
Gaetano Calcagno, marinaio fuochista, disperso
Mario Calvo, secondo capo segnalatore, disperso
Giuseppe Caramagno, sottocapo nocchiere, disperso
Domenico Caruso, marinaio fuochista, disperso
Dino Cavallo, marinaio, disperso
Ernesto Cescatti, marinaio furiere, disperso
Luigi Chiaranda, marinaio fuochista, disperso
Giuseppe Consoli, marinaio, disperso
Adamo Costa, marinaio cannoniere, disperso
Vittorio D’Aloia, marinaio, deceduto
Leonardo D’Amico, marinaio, disperso
Michele De Ceglie, marinaio nocchiere, disperso
Edoardo De Socus, marinaio cannoniere, disperso
Salvatore Della Femina, marinaio fuochista, disperso
Enrico Dodi, marinaio palombaro, disperso
Giovanni Emili, marinaio cannoniere, disperso
Dionigi Fagnani, marinaio fuochista, disperso
Mario Falco, sottocapo cannoniere, disperso
Giuseppe Garozzo, marinaio, disperso
Ciro Gattoni, secondo capo nocchiere, disperso
Giuseppe Gervasi, marinaio cannoniere, disperso
Pompilio Goldin, capo meccanico di prima classe, disperso
Mario Grassi, marinaio torpediniere, disperso
Salvatore Greco, marinaio, disperso
Bruno Guandalini, sergente meccanico, disperso
Luigi Guidi, secondo capo radiotelegrafista, disperso
Giuseppe Lacava, marinaio, disperso
Vittorio Lo Faro, sottocapo cannoniere, disperso
Giorgio Longega, sottocapo S. D. T., disperso
Nicola Margheritini, capo meccanico di seconda classe, disperso
Guerrino Masolini, marinaio cannoniere, disperso
Placido Maugeri, marinaio, disperso
Giuseppe Merenda, marinaio fuochista, disperso
Giacomo Musarò, marinaio, disperso
Sergio Orselli, secondo capo elettricista, disperso
Adelchi Padellaro, marinaio radiotelegrafista, disperso
Giordano Palladini, marinaio radiotelegrafista, disperso
Luciano Passarello, marinaio, disperso
Giulio Patrizi, marinaio fuochista, disperso
Galliano Pellegrini, sottocapo motorista, disperso
Edoardo Penzo, marinaio S. D. T., disperso
Vincenzo Perna, secondo capo silurista, disperso
Aldo Pietropoli, marinaio cannoniere, disperso
Ugo Pirovano, marinaio radiotelegrafista, disperso
Stefano Porcelli, marinaio fuochista, disperso
Attilio Rabuini, sottocapo nocchiere, disperso
Luigi Risso, tenente di vascello (comandante), disperso
Artero Roccheggiani, secondo capo furiere, disperso
Bartolo Saltalamacchia, marinaio furiere, disperso
Mario Scarzello, sottocapo silurista, disperso
Giovanni Semperboni, secondo capo meccanico, disperso
Francesco Sfregola, secondo capo meccanico, disperso
Carlo Sommariva, sottocapo meccanico, disperso
Leo Springolo, marinaio fuochista, disperso
Antonio Stanzione, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Steffè, sottotenente di vascello, disperso
Natale Testani, marinaio S. D. T., disperso
Gaetano Timpanaro, marinaio fuochista, disperso
Egidio Vezzoso, marinaio, disperso
Massimiliano Vit, secondo capo meccanico, disperso
Francesco Zanfardino, marinaio fuochista, disperso
Giuseppe Zucchi, marinaio fuochista, disperso


Al suo ritorno ad Alessandria d’Egitto, l’Osiris ebbe un’accoglienza trionfale: era il primo sommergibile ad affondare una nave italiana nell’Adriatico, oltre che il primo ad affondare una nave da guerra di superficie della Regia Marina. Quando giunse all’imboccatura del porto di Alessandria, il comandante della 1st Submarine Flotilla gli mandò incontro una motobarca con a bordo un pacco sigillato contenente la “Jolly Roger”, la bandiera con teschio e tibie incrociate usata dai pirati; l’Osiris si ormeggiò alla banchina sventolando tale bandiera in segno di vittoria. Quella di issare la “Jolly Roger” di ritorno da missioni fruttuose divenne poi un’usanza dei sommergibili britannici (era già stata tale durante la prima guerra mondiale, poi era caduta in disuso).
Il 7 ottobre 1940, giornali britannici diedero la notizia che il giorno precedente dei pescatori jugoslavi avevano rinvenuto dei rottami della Palestro, compresi vari documenti che avevano permesso di risalire all’identità della nave affondata.

In sede d’inchiesta si ritenne che la moderata velocità tenuta dalla Palestro al momento dell’attacco potesse aver concorso alla sua perdita, anche se un lancio multiplo di siluri era comunque molto pericoloso. Maritrafalba raccomandò ai comandanti delle unità dipendenti di attenersi alle norme sulle posizioni di scorta in maniera elastica, mantenendo sempre una velocità non inferiore ai 16 nodi.
I comandanti dei tre mercantili, Cozzolino, Tamma e Papale, vennero decorati con la Croce di Guerra al Valor Militare per la calma e lo sprezzo del pericolo mostrati nel soccorso prestato ai naufraghi della Palestro. Alla memoria del comandante Risso della Palestro venne conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
La Palestro fu la prima torpediniera della Regia Marina ad essere affondata durante la seconda guerra mondiale.
 

Un’altra immagine della Palestro al largo dei cantieri di Livorno nel 1921 (Archivio Storico Cantiere Azimut-Benetti di Livorno, via www.associazione-venus.it)

5 commenti:

  1. Grazie.

    I believe it is Cannone da 102/45 not 100/45 which i don't think it existed in Regia Marina. 100/47 was the one based on Skoda design.

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    1. Thank you, I either misread or miswrote, I will correct it immediately.

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  2. Bsera Lorenzo. Il TV di complemento Luigi Risso, figlio di Stefano, era nato a Chiavari il 13 maggio 1905 ed aveva comandato nel 1938 l'11 squadriglia Mas (520, 521, 522 e 523).

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  3. In onore di mio nonno rabuini attilio e tutti i soldati morti per la patria.
    Chi avesse notizie le pubblichi in ricordo degli eroi del palestro

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