Il Pistoia quando portava l’originario nome
di Oued Sebou II (da www.photoship.co.uk)
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Piroscafo da carico da 2448 tsl, 1360 tsn e 3257 tpl, lungo 85,1
metri, largo 12,8 e pescante 6,55, con velocità di 10,5 nodi. Si trattava di
una delle 158 navi mercantili francesi che, a seguito dell’occupazione
italo-tedesca dei territori della Francia di Vichy nel novembre 1942
(l’Operazione «Anton», contromisura agli sbarchi angloamericani nel Nordafrica
francese), caddero in mano alle forze dell’Asse nei porti di Corsica, Tunisia e
Provenza; la spartizione di queste navi tra Italia e Germania portò ad
assegnarne 83 alla prima e 75 alla seconda. Subito impiegate sulla “rotta della
morte” per il rifornimento della Tunisia (sulla quale ne andarono perdute ben
61), diedero temporaneamente ossigeno alla già decimata flotta merantile
italiana.
Breve e parziale cronologia.
1925
Costruito nei cantieri Forges et Chantiers de la Mediterranée di
La Seyne-sur-Mer (Tolone) come francese Oued
Sebou II (numero di cantiere 1188) per la Compagnie de Navigation Paquet
(Nicolas Paquet & Cie. – Compagnie de Navigation Marocaine et Arménienne)
di Marsiglia.
21 gennaio 1937
Partecipa alle operazioni di disincaglio del piroscafo Oued Zem, appartenente alla medesima
compagnia, che si è arenato presso una spiaggia ad ovest di Mazan (Provenza),
provenendo da Rabat con 492 tonnellate di merci.
4 dicembre 1942
Confiscato dalla Germania e trasferito all’Italia. Ribattezzato Pistoia; non viene requisito dalla Regia
Marina, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
L'affondamento
Come più di qualcuno tra i “nuovi” mercantili di provenienza
francese, il Pistoia ebbe un servizio
brevissimo sotto bandiera italiana: il suo primo viaggio verso la Tunisia fu
anche l'ultimo. E come per molti altri di essi, la dipartita del Pistoia fu legata al lavoro di “ULTRA”.
Alle 6.55 del mattino del 23 gennaio 1943 il Pistoia lasciò Napoli assieme ad un altro piroscafo ex francese, il
Verona, diretto a Biserta. La scorta
era assicurata dalle moderne torpediniere di scorta Groppo (caposcorta, capitano di corvetta Beniamino Farina) e Fortunale (capitano di corvetta Mario
Castelli della Vinca); mancava poco al plenilunio.
In quelle stesse ore, “ULTRA” decrittava messaggi italiani ed
apprendeva così che i due piroscafi sarebbero dovuti giungere a Biserta alle 16
del 24 gennaio. Presero dunque il volo gli aerei da ricognizione, per
individuare il convoglio.
Alle 15.50 dello stesso 23 gennaio il convoglio fu appunto
avvistato da ricognitori avversari, che da quel momento non smisero più di
seguirlo. Il primo attacco aereo ebbe inizio alle otto di sera: alle 20.45 il Pistoia fu fatto bersaglio di un primo
siluro, che riuscì ad evitare grazie ad una rapida contromanovra. La scorta
aprì il fuoco con il proprio armamento e stese cortine nebbiogene per occultare
le navi; dalle 21 il caposcorta Farina ordinò che le navi tenessero la prua
sulla luna, così che gli aerei nemici non potessero attaccare di fianco col
favore di avere la luna di fronte, che avrebbe illuminato le sagome dei mercantili
con maggiore chiarezza. Tale misura, però, non era sufficiente, pur agevolando
le navi nel render loro visibili gli aerei: questi ultimi riuscivano a seguirle
lo stesso, senza molti problemi.
Dopo qualche ora cominciò un nuovo attacco aereo, e stavolta il
bersaglio fu il Verona: alle 23.02
tale piroscafo venne immobilizzato da un siluro (affondò diverse ore più tardi,
nonostante gli sforzi dell'equipaggio), e la Fortunale dovette essere lasciata con esso per assisterlo, pertanto
il Pistoia proseguì con la scorta
della sola Groppo. Alle 23.13,
quest’ultima schivò un siluro e ritenne di aver abbattuto un aereo.
La navigazione di Pistoia
e Groppo proseguì fino alle due di
notte (2.40 per altra fonte) del 24 gennaio, quando il piroscafo, assalito da
diversi aerosiluranti Vickers Wellington del 221st Squadron della Royal Air Force e da
due Bristol Beaufort del 39th Squadron
RAF (tutti provenienti da Malta), venne raggiunto a sua volta da un siluro.
Avvolto dalle fiamme, il Pistoia
s’inabissò rapidamente nel punto 38°32' N e 13°26' E (trenta miglia a nord di
Capo Gallo), portando con sé 25 degli 81 uomini che aveva a bordo. La Groppo trasse in salvo i 56
sopravvissuti e, dopo aver vanamente cercato altri naufraghi, li sbarcò a
Palermo, dove arrivò nel pomeriggio dello stesso 24.
“ULTRA”, dalle comunicazioni italiane intercettate, poté riferire
in dettaglio quanto era accaduto il giorno seguente.
Le vittime tra l'equipaggio civile:
(nominativi tratti dall'Albo d'Oro della Marina Mercantile, si ringraziano Carlo Di Nitto e Michele Strazzeri)
Francesco Bonanno, marinaio, da Messina
Pasquale Bosso, marinaio, da Torre del Greco
Luigi Catullo, carbonaio, da Locamol (Svizzera)
Vincenzo Cimitile, pennese, da Marsiglia
Bartolomeo Costa, secondo ufficiale, da Camogli
Luciano Cozzolino, marinaio
Edoardo De Grassi, carpentiere, da Ischia
Alfredo Dovis (o Dovia), primo ufficiale di macchina, da Pola
Antonio Gaglione, ingrassatore, da Torre del Greco
Vincenzo Mascolo, marinaio, da Napoli
Antonio Muggia, fuochista, da Rovigno
Giuseppe Secchini, capo fuochista, da Zara
Antonio Stocca, ufficiale di macchina, da Canale d'Isonzo
Luigi Vastala, nostromo, da Resina
Silvio Zoria (o Zollia), garzone di cucina, da Trieste
Un’altra immagine della nave come Oued Sebou II (da www.photoship.co.uk)
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