venerdì 6 dicembre 2013

Arsia



Il piroscafo Eastcheap, futuro Arsia, fotografato al largo di Avonmouth nell’aprile 1921 (g.c. Mauro Millefiorini).
Piroscafo da carico di 736 (in origine 768) tonnellate di stazza lorda, lungo 61 metri e largo 9,33 metri. Matricola 491 al Compartimento Marittimo di Napoli, armatore Raffaele Romano di Napoli.

Breve e parziale cronologia.

1899

Impostazione nei cantieri S McKnight Ayr Shipyard (numero di cantiere 58).

16 dicembre 1899

Varo nei cantieri S McKnight Ayr Shipyard di Glasgow.

1900

Completamento come Val de Travers per l’armatore J. T. Harrison di Glasgow.

1907

Passato alla compagnia Services Maritimes du Treport di Glasgow.

1913

Passato all’armatore John Harrison di Glasgow.

1914

Passato dalla Eastcheap Steamship Company (sempre appartenente alla famiglia Harrison). Ribattezzato Eastcheap.

1915

Acquistato dalla compagnia J. & P. Hutchinson di Londra.

1923

Ribattezzato Anubius (o Anubis).

1933

Acquistato dall’armatore F. Italo Croce di Genova. Ribattezzato Ezilda.

1936

Ribattezzato Ezilda Croce.

1937

Ribattezzato Credere.

1938

Acquistato dall’armatore Raffaele Romano di Napoli e ribattezzato Arsia.

31 maggio 1940-1° giugno 1940

Requisito dalla Regia Marina a Venezia (31 maggio) ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato con sigla F 23 (1° giugno). Armato ed impiegato sino ad agosto come nave scorta convogli.

31 agosto 1940

Derequisito e radiato dal ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.

15 novembre 1940

Noleggiato dal Ministero dell’Aeronautica da questa data.

19 marzo 1941

L’Arsia si trova ormeggiato nel porticciolo libico di Buerat El-Hsun insieme ad un altro piccolo piroscafo, il Silvio Scaroni, quando alle 7.15 del mattino il sommergibile britannico Truant si avvicina in immersione all’approdo per ricognizione e vede le due navi, che ritiene essere un piccolo piroscafo ed una piccola nave cisterna. (L’equivoco è probabilmente causato dall’inusuale, per l’epoca, configurazione delle sovrastrutture dell’Arsia, che pur essendo una nave da carico ha sovrastrutture e fumaiolo a poppa e blocco della plancia a centro nave, proprio come le navi cisterna). Notando che la “nave cisterna” sembra bassa sull’acqua e perciò a pieno carico, verosimilmente di benzina, il comandante del Truant, capitano di corvetta H. A. V. Haggard, ritiene che valga la pena penetrare nel porticciolo, con il favore del buio, per affondarla. Il Truant si avvicina pertanto all’ancoraggio ed aspetta che venga sera, poi, alle 19.44, emerge, alle 20.00 si avvicina ulteriormente all’ormeggio ed alle 20.25 lancia due siluri contro l’Arsia. Entrambi i siluri, regolati per una profondità eccessiva, passano sotto lo scafo della nave senza esplodere: il comandante del Truant deve infatti accorgersi che la nave è molto più alta sull’acqua di prima, scarica, verosimilmente dopo aver scaricato il proprio carico nel pomeriggio. L’attacco è fallito, nessun danno per le due navi italiane. (Per Uboat.net il bersaglio dell’attacco sarebbe stato non l’Arsia ma un altro piccolo piroscafo, il Costanza, mentre Historisches Marinearchiv identifica la nave attaccata come l’Arsia, sebbene non in maniera certa; sembra probabile che la nave attaccata fosse l’Arsia in considerazione delle sovrastrutture che effettivamente lo facevano assomigliare ad una nave cisterna, e di cui si è già detto).

L’affondamento
 
Alle 5.30 del 1° giugno 1941 l’Arsia partì da Tripoli in convoglio con un altro piroscafetto, il Costanza, ed il rimorchiatore Costante Neri, con la scorta della cannoniera Grazioli Lante. Dopo una tappa intermedia a Lampedusa, il convoglio avrebbe dovuto raggiungere Trapani.

Alle 18.25 del 2 giugno 1941 il sommergibile britannico Unique, al comando del tenente di vascello Anthony Foster Collett, avvistò il piccolo convoglio, che entrò nel porto di Lampedusa poco meno di un’ora più tardi. Il giorno seguente l’Unique si avvicinò in immersione al porto – che di fatto era più un ormeggio aperto che un vero porto – per vedere la situazione, e notò che una delle navi (ritenuta essere un piroscafo di 1000 tsl), l’Arsia, si trovava in posizione esposta, se le difese dell’imboccatura del porto non erano antisiluri. Alle 7.53 del 3 giugno, pertanto, l’Unique lanciò un siluro, che esplose contro la costa, immediatamente a poppavia dell’Arsia: questo dimostrò che le difese dell’entrata del porticciolo non erano a prova di siluro, dunque, alle 8.22, l’Unique lanciò un altro siluro, che colpì l’Arsia a poppa (il comandante Collett ritenne invece che avesse colpito a centro nave) sollevando una grande colonna di acqua e rottami, seguita da fumo bianco. Spezzato in due e con la zona poppiera dilaniata, l’Arsia affondò di poppa sui bassifondali del porticciolo di Lampedusa, lasciando emergere la prua e le sovrastrutture. Non si ebbero perdite tra gli undici uomini che componevano l’equipaggio dell’Arsia, mentre due membri dell’equipaggio del motopeschereccio Giuseppe Padre rimasero feriti dalle schegge dello scoppio; anche un altro piccolo piroscafo ormeggiato nei pressi dell’Arsia, l’Egusa, rimase danneggiato dall’esplosione.

Dato che il relitto dell’Arsia ostruiva l’ingresso del porto di Lampedusa, il 5 giugno si tentò di spostarlo, ma, mentre si mettevano i cavi in tensione, il relitto del piccolo piroscafo si rovesciò improvvisamente sul lato sinistro ed affondò a circa 60 metri dalla riva.
 


L’Arsia semiaffondato a Lampedusa, fotografato poche ore dopo il siluramento (tratta da “Navi mercantili perdute” di Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, USMM, Roma 1997).


 




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