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Il Torino (da www.piroscafotorino1913.blogspot.com) |
Piroscafo
mezzo salone ad elica, in servizio su Lago Maggiore. Lungo 44,20
metri e largo 5,80, con pescaggio 1,26 m e velocità 22-25,44 km/h.
Dislocava 144 o 182 tonnellate e poteva trasportare 500 passeggeri,
oltre ai 7 uomini di equipaggio.
Aveva due gemelli, Milano e Genova; ultimi piroscafi ad entrare in servizio sul Lago Maggiore (i battelli successivi furono tutti propulsi da motori diesel), tutti e tre erano stati ordinati nel 1910, per migliorare il servizio di navigazione sul lago.
Aveva due gemelli, Milano e Genova; ultimi piroscafi ad entrare in servizio sul Lago Maggiore (i battelli successivi furono tutti propulsi da motori diesel), tutti e tre erano stati ordinati nel 1910, per migliorare il servizio di navigazione sul lago.
Breve e parziale cronologia.
22 febbraio 1913
Completato dalla Ditta Bacigalupo di Genova Sampierdarena (costruito a Sampierdarena e poi assemblato nei cantieri di Arona sul Lago Maggiore), entra in servizio per la Società Anonima Innocente Mangili – Impresa di Navigazione sul Lago Maggiore. Collaudato al comando del capitano Ormezzano, è il secondo dei tre piroscafi della sua serie ad essere ultimato.
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Il Torino nel suo aspetto originario (da www.piroscafotorino1913.blogspot.com) |
L'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale causa gravi problemi finanziari alla ditta Mangili: il collegamento con la Svizzera viene interrotto per disposizioni governative, gran parte del personale viene chiamato alle armi ed i prezzi del carbone lievitano, mentre la sua disponibilità cala. Si rende necessaria una forte riduzione dei collegamenti.
16
luglio 1917
Un mese dopo la morte del senatore Cesare Mangili, consigliere delegato della ditta Mangili, la direzione della società sospende definitivamente il servizio sul Lago Maggiore, mettendo in disarmo i piroscafi. Nel giro di ventiquattr'ore il governo interviene, requisendo i battelli ed affidandoli provvisoriamente alle Ferrovie dello Stato, sotto la gestione di una commissione composta dagli ingegneri Mellin, D'Alò e Costa. Vengono garantiti solo i servizi essenziali, ossia i collegamenti con i centri abitati per i quali non sono disponibili altri mezzi di trasporto: dai 1200 km di navigazione giornalieri si passa a 400, con grave dissesto finanziario.
Un mese dopo la morte del senatore Cesare Mangili, consigliere delegato della ditta Mangili, la direzione della società sospende definitivamente il servizio sul Lago Maggiore, mettendo in disarmo i piroscafi. Nel giro di ventiquattr'ore il governo interviene, requisendo i battelli ed affidandoli provvisoriamente alle Ferrovie dello Stato, sotto la gestione di una commissione composta dagli ingegneri Mellin, D'Alò e Costa. Vengono garantiti solo i servizi essenziali, ossia i collegamenti con i centri abitati per i quali non sono disponibili altri mezzi di trasporto: dai 1200 km di navigazione giornalieri si passa a 400, con grave dissesto finanziario.
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Il Torino in arrivo a Luino (da www.stagniweb.it) |
Il Torino passa, con il resto della flotta, in gestione temporanea al Ministero dei Lavori Pubblici. Nel marzo 1923 l'ingegner Giacomo Sutter, presidente della Società Subalpina Imprese Ferroviarie, vince il concorso per la concessione ventennale del servizio di navigazione sul lago, a partire dal successivo 18 luglio.
Come il resto della flotta, il Torino passa alla Società Subalpina Imprese Ferroviarie, che ha rilevato il servizio di navigazione sul Verbano. Ne viene valutata la possibilità di trasformazione (insieme a Milano e Genova) in motonave ad elica, che non viene però attuata.
Affondamento
e rinascita![]() |
(da www.forum.milanotrasporti.org, utente Vierseben) |
Durante la seconda guerra mondiale la flotta del Lago Maggiore, forte di una ventina tra piroscafi, motonavi e traghetti (uno, il San Cristoforo, il primo in servizio sui laghi italiani), subì la perdita di tre piroscafi: volle il caso che si trattasse proprio dei tre gemelli Torino, Milano e Genova, accomunati dalla stessa sorte nella vita e nella morte, tutti e tre affondati nell'arco di ventiquattr'ore.
Lo scoppio del conflitto non influì inizialmente più di tanto sul servizio dei battelli verbanici, che continuarono nel loro solito viavai tra le opposte sponde del lago; il servizio proseguì anche dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, quando la Lombardia, il Piemonte e quasi tutta l'Italia furono occupate dagli ex alleati tedeschi.
La guerra arrivò irruenta sul Verbano il 25 settembre 1944, impersonata dai cacciabombardieri Republic P-47 “Thunderbolt” dell'86th Fighter Group della United States Air Force, decollati da Grosseto. A partire dall'autunno del 1944 tutta l'Italia settentrionale si ritrovò a dover fare i conti con la nuova minaccia dei bombardieri leggeri e cacciabombardieri angloamericani che volavano in “caccia libera”, impegnati nelle operazioni d'interdizione dei collegamenti e degli spostamenti delle truppe tedesche (e repubblichine) nell'Italia occupata, attuate colpendo indiscriminatamente ogni mezzo di trasporto che potesse essere utilizzato dalla Wehrmacht. Sulla Pianura Padana sfrecciavano i cacciabombardieri che gli abitanti presero presto a chiamare "Pippo", sempre in volo, isolati o in coppia, a portare lo scompiglio e spesso la morte: la loro preda non aveva un nome o una natura ben definita. I loro bersagli erano "targets of opportunity", obiettivi occasionali: loro scopo primario era rintracciare e distruggere qualsiasi mezzo che i tedeschi potessero usare per i loro spostamenti, che si trattasse di autocarri, automobili, corriere, convogli ferroviari, od imbarcazioni di ogni tipo, compresi i battelli lacuali.
Difficilmente i piloti avevano modo di distinguere un mezzo in uso da parte delle forze tedesche (che potevano requisire ed impiegare anche mezzi civili) da uno impegnato nel trasporto di innocui civili: la possibilità di provocare vittime tra questi ultimi era accettata dai comandi Alleati come un inevitabile danno collaterale. In qualche caso, poi, si è forse autorizzati a pensare – a posteriori – che qualche pilota possa aver avuto un atteggiamento deliberatamente criminale.
In ogni caso, le pianure del Nord Italia non tardarono ad essere insanguinate da attacchi che spesso si tradussero in stragi di civili: a volte anche decine, sfollati e pendolari falciati mentre si spostavano in treno o in autobus. Oppure in battello.
Su ognuno dei quattro grandi laghi prealpini si dovettero lamentare battelli affondati e vittime tra i passeggeri e gli equipaggi, ed i primi attacchi ebbero luogo proprio sul Lago Maggiore, il 25 settembre 1944.
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Il Torino con colorazione bianca (da www.piroscafotorino1913.blogspot.com) |
Prima
vittima, alle tre di quel pomeriggio, fu il Genova:
in arrivo da Pallanza carico di passeggeri, venne attaccato davanti a
Baveno da cacciabombardieri che lo mitragliarono, incendiandolo,
uccidendone il comandante e facendo strage dei passeggeri. Con 34
vittime a bordo, il battello riuscì a fatica a raggiungere la riva
dove sbarcò i sopravvissuti, dopo di che venne disormeggiato e
lasciato affondare più al largo.
L'attacco al Genova si era da poco concluso quando alle 15.20 (per altra fonte, alle 16) un'altra formazione di cacciabombardieri (o forse erano gli stessi?) piombò su Luino, sulla sponda opposta del lago, e vi trovò il Torino ormeggiato inerme al pontile: sotto i colpi delle mitragliere, anche il secondo dei tre gemelli venne avvolto da un violento incendio ed affondò in acque basse, rimanendo parzialmente emergente. Fortunatamente, essendo il battello all'ormeggio e vuoto salvo che per l'equipaggio, che riuscì a mettersi in salvo a terra, non si lamentarono in questo caso perdite umane.
L'attacco al Genova si era da poco concluso quando alle 15.20 (per altra fonte, alle 16) un'altra formazione di cacciabombardieri (o forse erano gli stessi?) piombò su Luino, sulla sponda opposta del lago, e vi trovò il Torino ormeggiato inerme al pontile: sotto i colpi delle mitragliere, anche il secondo dei tre gemelli venne avvolto da un violento incendio ed affondò in acque basse, rimanendo parzialmente emergente. Fortunatamente, essendo il battello all'ormeggio e vuoto salvo che per l'equipaggio, che riuscì a mettersi in salvo a terra, non si lamentarono in questo caso perdite umane.
L'affondamento di Torino e Genova indusse la direzione del servizio di navigazione a decretare la sospensione, durante le ore del giorno, dei collegamenti con i battelli su tutto il lago, ma il mattino seguente un reparto della Guardia Nazionale Repubblicana, intenzionato a raggiungere Intra da Laveno Mombello, impose al comandante del Milano, ormeggiato in quel porto, di partire ugualmente. Era giunto appena a metà strada quando venne a sua volta attaccato dai cacciabombardieri, con esito analogo a quanto capitato al Genova il giorno precedente: ucciso il comandante, strage tra i passeggeri, incendio a bordo; raggiunse a fatica Pallanza dove sbarcò i superstiti, poi ruppe gli ormeggi ed andò ad affondare al largo, in acque profonde. I morti furono almeno 26, tra militari e civili.
La
storia del Torino,
però, non doveva finire così. Mentre il Milano
era affondato in acque molto profonde (235 metri di profondità) ed
il Genova,
pur affondato in acque relativamente basse, aveva subito danni tali
da renderne impossibile la riparazione, il Torino
venne giudicato ancora recuperabile: nel 1945 il relitto del
piroscafo venne riportato a galla e rimorchiato nei cantieri di
Arona, dove fu sottoposto a radicali lavori di ricostruzione. La
vecchia macchina a vapore a triplice espansione a cilindri verticali
da 300 CV venne rimossa ed al suo posto fu installato un motore
diesel General Motors 6/71 accoppiati da 260 cavalli che garantiva
una velocità di 25,1 km/h, trasformando così il Torino
in una motonave e riducendo l'equipaggio da sette a quattro uomini
(comandante, motorista, timoniere e marinaio-bigliettaio). Alberi e
fumaiolo furono eliminati e le sovrastrutture furono completamente
rifatte in forme molto più moderne, tanto da rendere la nave del
tutto irriconoscibile: del vecchio Torino
rimase solo lo scafo, anch'esso sensibilmente modificato; la
lunghezza divenne di 42 metri, per 5,80 di larghezza e 1,80 di
pescaggio. Il battello rinato tornò in servizio nel settembre 1950,
a sei anni quasi esatti dall'affondamento: il 21 settembre 1950
effettuò le prove in acqua, in seguito alle quali risultò il
battello più veloce del lago. La rivista “Trasporti pubblici”
esaltò, nel suo numero di settembre 1950, la «forma
elegante e snella»
della nave ricostruita e gli «arredamenti
moderni e di gusto»
con «grandi
spazi sui ponti per i passeggeri di I e II classe».
La stampa locale battezzò la rinata Torino “cigno bianco”; poco tempo dopo l'ex piroscafo venne affiancato da due nuove motonavi che portavano il nome dei suoi perduti gemelli.
La stampa locale battezzò la rinata Torino “cigno bianco”; poco tempo dopo l'ex piroscafo venne affiancato da due nuove motonavi che portavano il nome dei suoi perduti gemelli.
La
Torino
nel 1950, dopo la ricostruzione; sotto, ormeggiata ad Arona con i
piroscafi Piemonte
(centro) e Lombardia
(a destra) (dalla rivista “Trasporti pubblici”)
Per decisione del Ministero dei Trasporti del 15 marzo 1948 la proprietà della flotta lacuale del Verbano e l'esercizio del servizio di navigazione erano frattanto passati, il 16 aprile 1948, dalla Società Subalpina Imprese Ferroviarie alla gestione commissariale governativa, poi divenuta Gestione Navigazione Laghi (GNL) – Navigazione Lago Maggiore, dipendente dal Ministero stesso. Nell'ottobre 1950 fu proprio la figlia del ministro dei trasporti Ludovico D'Aragona (recatosi in visita ad Arona dopo aver partecipato a Stresa alla VII Conferenza del Traffico e della Circolazione, tenutasi il 7-8 ottobre), Isea D'Aragona, ad inaugurare ufficialmente la Torino: alla cerimonia parteciparono anche il segretario particolare del ministro, dottor Fanelli, l'ispettore generale della motorizzazione, ingegner Perrone, il commissario governativo della Navigazione ingegner Ettore Parducci, il direttore dei servizi ingegner Barcia, il direttore del cantiere di Arona ingegner Branca ed i sindaci di Arona, Stresa ed altri comuni rivieraschi, imbandierati per l'occasione. La signorina D'Aragona tagliò il nastro tricolore e la motonave fu benedetta dall'arciprete di Arona, dopo di che partì per una crociera inaugurale in centro lago con a bordo il ministro ed il suo seguito, nonché altri ospiti tra i quali il generale Raffaele Cadorna con la moglie, il principe Borromeo, i direttori dei servizi di navigazione dei laghi di Como, d'Iseo e di Garda, i rappresentanti delle province di Varese e Novara, il direttore del compartimento MCTC per la Lombardia ingegner Di Bello, il direttore compartimentale delle ferrovie ingegner Fianchetti, il presidente della Camera di Commercio di Como dottor Lilia e l'ingegner Meyer del Comune di Locarno, quale rappresentante della navigazione sul bacino svizzero.
Sopra,
la benedizione della Torino
(da sinistra l’ingegner Parducci, il ministro D’Aragona e
l’ingegner Perrone); sotto, Isea D’Aragona taglia il nastro
(dalla rivista “Trasporti pubblici”)
La motonave Magnolia,
da poco rimodernata ed anch'essa visitata dal ministro, ed i
nuovissimi motoscafi Ibis,
Alcione,
Cigno,
Albatro
e Gabbiano
funsero da scorta d'onore, defilando accanto alla Torino
(che aveva appositamente ridotto la velocità) e compiendo
evoluzioni; ogni volta che sfilavano davanti alla Torino,
che inalberava al trinchetto una fiamma azzurra con ancora d'oro
quale insegna ministeriale, suonavano le sirene mentre gli equipaggi
eseguivano il saluto alla voce. Giunta all'Isola Bella, la Torino
vi sbarcò i passeggeri che qui consumarono una colazione offerta
dalla GNL ed ascoltarono un breve discorso del commissario Parducci.
Questi, dopo considerazioni più generali sulle caratteristiche della
navigazione sul Verbano, spiegò che «La
motonave Torino è compresa fra quelle di maggior capacità avendo
una portata di 500 viaggiatori. Chi è pratico del Lago Maggiore
ricorderà certo il piroscafo Torino che, assieme ai gemelli Milano e
Genova costituivano la terna di navi ad elica costruite in Italia,
assai indovinate, pratiche ed economiche. Gli avvenimenti bellici si
sono accaniti contro queste tre unità e tutte e tre sono state
mitragliate, incendiate ed affondate. Gli scafi del Milano e del
Genova giacciono sul fondo del lago assieme agli equipaggi ed ai
viaggiatori che si trovavano a bordo. Soltanto lo scafo del Torino
portato ad incagliarsi sulla spiaggia di Luino venne ricuperato. La
decisione di utilizzare il relitto trasformandolo in motonave con
caratteristiche moderne fu presa dopo attento studio. Il Cantiere di
Arona della navigazione, diretto dal giovane e valoroso ing. Branca,
coadiuvato dai tecnici e da tutta la maestranza che si è prodigata
con slancio e passione ha saputo, con opera paziente ed intelligente,
realizzare il progetto e da uno scafo contorto e bruciacchiato è
nata la svelta e bianca nave sulla sulla quale abbiamo navigato.
Particolare cura è stata portata nel rendere confortevole il viaggio
tanto ai passeggeri di 1a
classe quanto a quelli di 2a
classe e ciò per evidenti ragioni sociali ma anche per un senso di
riconoscenza ai viaggiatori della classe più economica che versano
alla gestione il 95 % degli introiti».
Sopra,
la Torino
rinata (Coll. Antonio Leucci, via www.navimaggiore.blogspot.com)
e sotto, l’interno della timoniera (dalla rivista “Trasporti
pubblici”)
La
Torino all’Isola Bella (Coll. Matteo Cerizza, via
www.stagniweb.it e
www.navimaggiore.blogspot.com)
Al termine dei lavori la sua lunghezza fuori tutto risultò essere di 43,16-44,30 metri, la larghezza di 5,80, la stazza di 240 tsl, il dislocamento di 203,20 tonnellate a pieno carico e la capienza divenne di 267 posti in piedi e 233 posti a sedere, di cui 94 al coperto (per altra fonte, 244 posti in piedi e 256 a sedere). Tre i ponti, di stiva, di coperta e superiore, con bar sul ponte di coperta e terrazza panoramica coperta sul ponte superiore. L'aspetto divenne quello di una motonave anni ‘50, in cui solo un occhio esperto avrebbe potuto indovinare le antiche origini dallo scafo insolitamente snello.
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La Torino come appare dopo l’ultima trasformazione (da www.navigazionelaghi.it) |
Il
9 ottobre 1984, in una nuova cerimonia tenuta a quarant'anni dagli
attacchi, il Torino
imbarcò rappresentanze delle autorità civili e religiose e del
personale NLM, i parenti dei membri dell'equipaggio deceduti su
Milano
e Genova
ed altre persone, e depose due corone di fiori sui luoghi
dell'affondamento dei due piroscafi. In entrambi i casi venne
impartita una benedizione, e fu celebrata una messa di suffragio a
bordo della nave.
A
110 anni ormai ampiamente compiuti, la Torino
continua a solcare le acque del Lago Maggiore, dov'è la seconda
unità più anziana ancora in servizio dopo il piroscafo a ruote
Piemonte
(ex Regina
Madre),
risalente al 1904 (un terzo ex piroscafo, il Lombardia
del 1909, è impiegato come ristorante galleggiante ad Arona): i due
battelli sono accomunati dall'essere le ultime unità in servizio con
lago ad avere ancora lo scafo chiodato, invece che saldato come sulle
navi più moderne. A differenza del Piemonte,
però, nessuno che non ne conoscesse la storia potrebbe immaginare
che dietro le linee moderne della Torino
si cela un ex piroscafo con oltre un secolo di storia alle spalle.
Che funziona come e meglio navi ben più giovani: nel 2005, quando la
motonave Delfino
è rimasta immobilizzata ed in balia del forte vento a causa di
un'avaria al largo di Locarno, è stata la Torino
a rimorchiarla in salvo.
Sopra,
la Torino
in arrivo a Locarno nell’aprile 2016; sotto, ormeggiata nell’aprile
2018 (da Wikimedia Commons)
Nel
Golfo di Ascona nell’aprile 2018 (da Wikimedia Commons)
Rimotorizzata
nell'inverno 2008-2009 e sottoposta a lavori di sostituzione delle
lamiere dello scafo nel 2011, la Torino
è oggi impiegata principalmente sul bacino svizzero del Lago
Maggiore, con corse tra Locarno e Magadino e tra le isole Borromee e
la parte svizzera del lago. Dal 2018 (dopo lavori di rinnovo condotti
nei cantieri di Arona e conclusisi nel marzo di quell'anno, che hanno
visto il rifacimento di pavimentazione e corrimani sui ponti di prua,
di poppa e del giardinetto e la realizzazione di una nuova cucina per
il servizio di ristorazione) fa parte, insieme alle motonavi
Capriolo,
Cicogna,
Airone
e Milano,
della flotta del neocostituito Consorzio dei Laghi – Swiss Italian
Navigation Group, un consorzio italo-svizzero formato in
compartecipazione dall'italiana Gestione Navigazione Laghi (GNL) e
dalla Società di Navigazione del Lago di Lugano (SNL) per la
gestione del servizio di navigazione sul bacino svizzero del Lago
Maggiore e sul Lago di Lugano. Per essa svolge crociere circolari tra
Ascona, Gambarogno e le Isole di Brissago.
Sopra,
la Torino
in arrivo ad Ascona nel giugno 2019 e sotto, in partenza da Locarno
nell’agosto 2021 (da Wikimedia Commons)
In
arrivo a Locarno nell’aprile e nel luglio 2022 (da Wikimedia
Commons)
Blog dedicato al Torino
Il Torino sul sito della Navigazione Laghi
La motonave Torino
Altro blog dedicato al Torino
Scheda della Torino nella sua configurazione odierna
“I nuovi servizi di navigazione del Lago Maggiore”, articolo sulla rivista “Trasporti pubblici” del settembre 1950
ACTA della Fondazione RSI
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